Tuesday, May 31, 2022 • 25min

1997: Carmen Consoli

Play Episode
Carmen Consoli è ancora uguale a ieri “Noi dobbiamo andare a Sanremo e farci buttare fuori”. Con queste premesse il 18 febbraio 1997 una ragazza con la chitarra a tracolla e il caschetto nero torna sul palco più famoso d'Italia. Aveva avuto la garanzia dai suoi discografici che con l'ultimo accordo di "Confusa e felice" la sua avventura all'Ariston sarebbe finita. Fu quello che accade. La carriera di Carmen Consoli, invece, iniziava proprio in quel momento. Impossibile non farsi accecare dallo splendore di quella 22enne siciliana che, seguendo i precetti del suo maestro Franco Battiato, era lì per "disattendere il pubblico". È lei la protagonista della quarta puntata di Venticinque, che per l'occasione, dopo averla seguita in un tour davvero speciale che l'ha vista (e la vedrà) attraversare l'Italia in compagnia degli amici di sempre (il fido Massimo Roccaforte e l'amica Marina Rei, conosciuta proprio a Sanremo 25 anni prima) ha preso un volo per Catania. Per ascoltare con lei la voce del mare per Acitrezza, inebriarsi dei profumi del mercato del pesce, raccontare dall'inizio una storia musicale che è assieme per pochi e di tutti. Dalle notti insonni a registrare alla passione per gli Uzeda e Morrissey, dal successo alla famiglia. Un racconto del tutto inedito, personalissimo, imperdibile. Che vi regala una prospettiva diversa su un'artista meravigliosa e unica. Scritto da Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip. Un ringraziamento speciale a Marina Rei, Massimo Roccaforte, Otr Live, Francesco Barbaro, Manuela Martignano, MN comm, Marianna Petruzzi, Narciso Records ed Elena Guerriero. Cover di Paolo Leone Elaborazione Giulia Cortinovis
Read more
Talking about
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Speakers
(2)
Carmen Consoli
Marina Rei
Transcript
Verified
Carmen Consoli
00:03
Fortunatamente, dopo questi due anni, di arresti domiciliari e DAD sono partita in tour.
Share
00:31
Inizialmente così, con Massimo roccaforte, il mio chitarrista, ci eravamo detti "Sarebbe bello portare questo nuovo disco così come è nato". Nella mia stanza da letto a Punta Lazo alle pendici dell'Etna. Eravamo io e Massimo con le chitarre e Massimo mi diceva "Sì, però poi il secondo tempo cosa succede?"
Share
00:50
Al che io siccome mi stavo esibendo con Marina, avevamo fatto alcuni concerti per chitarra e batteria. È già da tempo che con Marina abbiamo questo progetto per cui mi sono presa, ho preso la pillola del coraggio, ho chiamato Marina e le ho "Senti,
Marina Rei
! Ma tu verresti con me in tour? Faresti la mia batterista?"
Share
01:11
Lei mi disse "È bellissimo, ti prego, voglio venire con voi, rinasciamo. Riviviamo, viviamoci questa esperienza come se fossimo dei compagni di classe". Poi Marina è una delle mie più care amiche, per cui è stato a ovviamente andare in tour con la mia compagnetta.
Share
Marina Rei
01:26
Con Carmen abbiamo fatto dei concerti tanti anni fa in Messico,
Guadalajara
e abbiamo fatto anche un altro concerto in
Italia
c'è stato un grande successo quindi io che amo essere anche soltanto una batterista ho naturalmente accettato, perché non lo farei per tutti. Per lei, per Carmen.
Share
01:48
Lo faccio per la nostra grande amicizia, per la stima che abbiamo l'una dell'altra e perché so bene che entrambe ci focalizziamo sulla qualità della musica che stiamo facendo. Quindi è stata un'esperienza che avevamo già assaggiato anni fa, ma che si è ripresentata in una forma diversa ma altrettanto potente, potentissima.
Share
Carmen Consoli
02:12
Ci siamo dette ma sai, Marina, che se qualcuno di noi due diventa positiva salta il tour E come facciamo? Noi siamo donne, dobbiamo viaggiare molto. Dobbiamo evitare gli aerei, dobbiamo evitare gli autogrill. Prendiamo il camper così abbiamo la nostra casetta su quattro ruote.
Share
02:28
Quando viaggiamo di notte siamo stanche e ci buttiamo nel lettino. Oppure mentre viaggiamo, ci riposiamo. È stata la mia prima esperienza in camper.
Share
02:37
I miei genitori non erano molto per la quale il Camp Ying L'ho realizzato due anni fa e l'anno scorso per inventarmi una vacanza per mio figlio e l'ho realizzato in giardino, nella mia casa in montagna, per cui ho portato in campeggio mio figlio nel giardino di casa e ho in parte provato questa questa questa sensazione questo brivido il camper quest'anno é arrivata
Marina Rei
.
Share
03:03
Purtroppo ce la dobbiamo portare da presto. Purtroppo purtroppo me la devo portare. Cosa devo fare? Devo fare che piacere che sei venuta qua mi fa veramente molto piacere.
Share
03:16
Ma guarda che bello! Due cantanti che stavano nella stessa una bella dimostrazione di amicizia!
Share
03:25
Principalmente ci siamo divertite, ci siamo divertiti e ci siamo molto legati. La cosa importante era fare musica insieme e fare tutto quel rumore insieme, stupirci il rumore che riusciva a creare.
Share
03:52
Marina si arrabbiava con me scherzosamente perché lei stava seduta davanti. Io invece andavo nella stanzetta da letto, dormivo e ogni volta che mi svegliavo Marina riprendeva col telefono, diceva no, ma fatelo un sonnellino e mi prendevano in giro perché stavo sempre a dormire.
Share
04:13
Ci siamo che facciamo ragazzi? Quello che che certo abbiamo rischiato perché sarebbe stato insomma ovvio andare con una chitarra elettrica.
Share
04:38
Ma la scelta tecnica mia è stata questa siccome sapevo anche dal mio ex produttore
Francesco Virlinzi
, che gran parte dei muri di chitarra, soprattutto nella musica degli anni novanta,
Grant Lee Buffalo
ma anche
Neil Young
,
Nirvana
e
Rem
erano proprio realizzate con delle chitarre acustiche trattate come fossero elettriche. Ovviamente è devastante. Perché non controlli feedback, non controlli tante cose, però dall'altra parte.
Share
05:03
Hai un bel muro di suono che non lesina frequenze basse. Ci è piaciuta anche questa sperimentazione, però far farlo insieme, giocare con la musica. Questo è stato molto bello. Ci ha fatto ritornare a quando suonavamo nel garage e sognavamo di fare le rockstar.
Share
Speaker 3
05:29
Venticinque, millenovecento, novantasette duemila e ventidue gli anni che hanno rivoluzionato la musica italiana. Un podcast prodotto dall'hiv medio é Rockit scritto da Dario Far Cini,
Giacomo De Poli
e Marjorie Millenovecento Novantasette
Carmen Consoli
Mi sei complicata nella mia squadra.
Share
Carmen Consoli
06:39
Il catanese fa la spesa al mercato. Tu il pesce dove lo vuoi comprare? In pescheria, da Orazio, lo vai a comprare. E Orazio ogni mattina chiama "Aiu u pisci bellu friscu ppo' picciriddu, cchi fa, tu veni a pigghi?" "Sì, sì, sì, signor Orazio, arriva adesso vengo a prendere il pesce fresco per Carlo" "U piscammu propriu assira, l'ha pigghiari"
Share
07:02
E lui ha questa bancarella, questa bancarella, questo banco del pesce e con il telefono la linea fissa sì, zero nove cinque... geniale
Share
07:19
Io prima vivevo solo ed esclusivamente per la musica, io ero circondata solo da musicisti, parlavo solo di musica, studiavo solo musica. Tutti i miei interessi erano legati solo ed esclusivamente alla musica, scrivere, eccetera eccetera.
Share
07:35
Ho deciso di ritagliarmi una parte della mia vita per vivere, per andare ad accompagnare mio figlio a scuola, per andare alle riunioni con le mamme, per studiare.
Share
07:46
Sono iscritta all'università, per inciso, per andare al mercato a fare la spesa. La mia vita si è riempita di altre cose che servono alla musica, perché poi quando torna alla musica le racconto
Share
08:01
Mi rilassa tanto andare al molo, io vado là a correre. Ci ha portato anche Marina a correre e vado là spesso. Vado a fare i picnic con mio figlio, quando c'è il bel tempo e lo menziona anche in un in un pezzo qualcosa di me che non ti aspetti è giù al molo. Andiamo giù al molo e c'è un angolo riparato dal freddo. Io lo so qual è, perché quando cioè il vento e il molo è un po' ostico perché è tutto aperto.
Share
08:27
Però è bellissimo, soprattutto andarsi a mangiare solo il panino. Che fai? Pausa pranzo. Andiamo a mangiarci il panino al molo. No, questa è la vita di
Catania
fondamentalmente
Share
08:46
È una canzone in cui Colapesce dice "Ma tu che ascolti i Pixies? Ma sei di
Catania
?" Ma perché ascolti, Pixies mi ha fatto troppo ridere.
Share
08:57
D'altronde a
Catania
era questo il mondo. E poi C'era la parentesi
Shellac
,
Fugazi
,
Jesus Lizard
. Ricordo quando eravamo piccolini, ma C'era tutta una scuola capeggiata da questa band che è l'orgoglio di
Catania
si chiama
Uzeda
.
Share
09:14
E incredibile
Catania
era, quello era un periodo veramente in cui noi stavamo fuori dal mondo. Tutto ciò che succedeva fuori da
Catania
, nel resto
d'Italia
noi non lo conoscevamo. Il fenomeno House Music non arrivò qua qua imperversava sister dei Sonic Youth.
Share
09:35
Era un po' strano. Infatti ogni tanto io mi guardo con Massimo dicevo "Ma tu ti rendi conto che noi andavamo in discoteca e ballavamo na na na na na na na na na na" ballavamo gli
Smith
, che era la cosa più pop in assoluto.
Share
09:51
Io volevo sposare
Morrissey
, ho magliette di
Morrissey
, sono pazza di Morrissey, quando al Nord Italia volevo sposare
Simon Le Bon
.
Share
09:59
Veramente i
Rem
vendevano a
Catania
il cinquanta percento delle copie vendute in tutta
Italia
. Era successa una bolla strana. Io non me lo so spiegare.
Share
10:10
Eccoci. Adesso presentiamo una cantante. La prossima cantante, nuova proposta, è una che ha passato la sua vita a studiare sempre. Sì, credo la musica con la chitarra, facendo i club dappertutto. Ha sempre fatto musica, credo. Carne si fida, credo.
Carmen Consoli
vuole un amore vero, un amore di plastica.
Share
Carmen Consoli
10:34
Quando partecipai a
Sanremo
con Amore di Plastica, per me cominciò una vita completamente diversa. Andai a Milano perché dovevo fare promozione, quindi andai a stare da sola. Cominciò una vita fantastica, un mondo da rockstar. Forse più di adesso, devo dire perché erano tantissimi impegni, tanti, tanti. E tutti volevano sapere di me.
Share
10:55
Tutti erano curiosi e io stavo in questo albergo. Non dico quale fosse L'albergo, però era in corso Buenos Aires e io ricordo che gran parte di confusa e felice fu proprio scritta lì nelle camere d'albergo durante il tour e poi registrato a
Catania
. Perché poi
Catania
noi chiudevamo il cerchio sempre.
Share
11:15
Eravamo a casa nostra, avevamo la serenità di andare in studio. Allora era vivo Francesco Virlinzi, per cui era sempre una grande festa quando registravamo i dischi
Share
11:25
Registrare un disco era trasferirci tutti in una casa e dividerci dei compiti anche proprio di convivenza. Lavorare e vivere insieme era proprio un ritiro.
Share
11:34
"Cosa vuoi tu per colazione?" "Massimo? Devi andare a fare la spesa". "Va bene, ppi mia mi raccumannu i biscotti senza glutine". "Si, quali?" "Chiddi" "Sì, chiddi" e c'era tipo "Chi fa la spesa? Hai apparecchiato la tavola?" "Chi li fa i piatti oggi? Bene". "Te". Li dovevo fare sempre io? Ovviamente no, perché tu capisci che Massimo Roccaforte non può fare i piatti. Avevamo dei ruoli ben precisi.
Share
Speaker 5
11:57
Era bello ritrovarci soprattutto a tavola quella cosa che si era creata forte dall'alchimia. Quindi l'alchimia tu ce l'hai a pranzo? Perché alla fine le prove i gruppi ci fanno a tavola. Anche no.
Share
12:11
Non soltanto quegli strumenti in mano è quindi si fanno anche in un contesto per dire esterno a quello prettamente musicale. Quindi nel momento in cui tu sei in un contesto in cui vive assieme, stai sempre con quelle persone. Le idee veramente diventano a cascata.
Share
Carmen Consoli
12:29
Pausa. Cosa? C'è oggi Pausa. Tutti a tavola in questa stanza luminosissimo in questo tavolo era un po' l'atmosfera de dell'università. Quando stai studiando una cosa e ti prende proprio quel momento di relax e parli di musica, di sogni di di tutto e poi registrare registravamo sul nastro lo chiamavamo il furgone era un il furgone.
Share
12:53
Ogni tanto ci auguravamo che fosse buona la prima quindi si provava tanto prima di cominciare le registrazioni e si provava un mese. Dovevi provare tanto perché il pezzo doveva essere proprio tuo.
Share
13:13
Ti doveva entrare nel bioritmo il brano dopo un mese che suonavamo otto ore al giorno, i brani della scaletta eravamo pronti per registrare spesso lì registravamo live tipo fino all'ultimo è proprio un due tre che per me doveva essere buona la prima nella sua espressione totale.
Share
13:35
A me piace. Io sto apprezzando sempre più l'imperfezione l'imprecisione l'umano dentro le cose, sapendo che oggi puoi sistemare tutto. E questa cosa mi ha fatto porre una piccola sfida. Io non voglio sistemare niente arte.
Share
13:54
Che mi succede?
Share
14:02
Noi facevamo il disco e poi c'era il pubblico mentre registravamo col pubblico perché io mi devo ispirare. Quindi se io devo cantare, adesso che ho sangue infetto doveva avere pubblico. Siccome questa registrazione era avvenuta alle tre del mattino. Nessuno era disposto a venire.
Share
14:17
Luciano Turani la sera dopo mi portò due sue amiche, una di novantasei anni e una di ottant'anni è assistevano a questo mio recording. Gli dissi Luciano, ma almeno le potevi chiamare quando cantavo blu notte che me So che c'è e non sono per niente stanca. Ricordo che tanto non credo che gradirono tanto poi o forse sì, non lo so. No, era poi facciamo orari impossibili e noi registriamo la notte alle tre.
Share
14:50
Alle quattro avevamo degli orari e il fare una cosa quando gli altri dormono, ci faceva sentire fuori dalle righe fuori dai binari, no? E ci piaceva questa cosa perché pensavamo di fare qualcosa di particolare. Già, solo perché registravamo in orari allucinanti col fuso orario di New York registrava ore quattro.
Share
Speaker 5
15:18
Mi ricordo questa cosa delle nottate dell'inversione della notte col giorno. Quindi quando un attimo si calma tutto e sembra che appunto, quando gli altri vanno a dormire tu inizi. Magari ha a creare come se ci fosse una sorta di pace che ti permette di riorganizzare le idee.
Share
15:36
È una cosa molto strana. Mi ricordo. Facevamo con le quattro o le cinque e poi addirittura quando si facevano le quattro e mezzo alle cinque ci aspettiamo un altro poco. Andiamo a fare colazione. No, andava a fare colazione.
Share
15:48
Arrivavamo, immagino arrivavamo al bar del paese alle sei e mezzo. E il proprietario credeva questi ragazzi sui venticinque trent'anni alle sei e mezzo del mattino in siciliano diceva che sono bravi questi ragazzi che si svegliano presto senza sapere che in realtà insomma aveva fatto la nottata.
Share
Carmen Consoli
16:07
No, il pezzo che avevamo pensato di portare a
Sanremo
quell'anno era blu notte e io ricordo Francesco Veer, Linz Stefano se Nardi, che allora era direttore della polygram a cena una sera mi dissero Te la senti di seguire questa idea che abbiamo io?
Share
Speaker 6
16:28
Ditemi Allora si presenta con tanto di chitarra la canzone l'ha scritta Lei é di
Carmen Consoli
? Parole, musica.
Share
Carmen Consoli
16:36
Noi dobbiamo andare a
Sanremo
e farci buttare fuori.
Share
16:40
In che senso? Devo fare una cosa maleducata? No, devi portare confusa e felice e sicura. Ti garantiamo che ti buttano fuori. L'ultimo accordo. Ci sto.
Share
Speaker 6
16:52
Dirige il maestro e
Margherita Greci
. Maestra. Complimenti! E una donna. Ok, canta
Carmen Consoli
.
Share
Carmen Consoli
17:02
Noi eravamo andati a
Sanremo
con l'intento di portare probabilmente tra le mie canzoni, la meno richiamabile proprio per dimostrare che noi io non volevo andare a
Sanremo
per vincere, ma volevo andare a
Sanremo
per portare un pezzo di me. Poi ci sarebbero state altre canzoni, un po' più gradevoli.
Share
17:23
Smentisco rispetto ai tempi rispetto a quella canzone lì. Però io sono questa. Se porto una canzone che voi vi aspettate che io possa portare oggi a
Sanremo
io non la portero'. E là mi ricordo le parole di
Franco Battiato
e disse Il pubblico va disatteso, ma il pubblico va disatteso non per un gesto di diciamo poco rispetto, ma per far capire che c'è qualcosa Ltro.
Share
17:54
Quindi ho voluto portare la cosa più interiore che avessi, a costo di farmi buttare fuori. Infatti l'hanno buttato fuori subito erano dei produttori di cui potevo fidarmi, dicevano cose che si aggravano.
Share
Speaker 5
18:06
Francesco uno che aveva migliaia di dischi a casa, migliaia quando mi faceva ascoltare mi diceva Guarda, ti faccio sentire questo gruppo non li conosce nessuno. Un gruppo che adesso stanno girando su questo qui una temo ed erano i placebo.
Share
18:21
Oppure guarda questo dj set. Questo qui è uno che fa dj set ancora e questo era Peck per dire no quando ancora erano sconosciuti. Quindi quando tu hai una visione di questo tipo ti devi in un certo senso fidare delle tue spinte?
Share
Carmen Consoli
18:36
No, quello che tu sei come musicista però ti devi fare anche guidare da persone che hanno una visione più ampia, solo davvero molto costruttivo del periodo era un periodo in cui negli anni novanta che musica ascolti e sentivi spesso delle risposte, del tipo io non ascolto musica italiana, ma solo musica straniera.
Share
19:01
Ma non era una cosa bella questa e noi soffrivano molto questa cosa dicendo ma solo perché siamo italiani ci considerano carini in
Italia
stessa. Se invece arriviamo dall'estero c'era era un po'. Questo problema è sempre stato da italiani. Portando la nostra cultura potevamo fare la differenza nelle mie tasche.
Share
19:31
Perfetto.
Share
19:32
Ai miei tempi il modo migliore per lanciare un artista e per sapere se questo artista potesse durare nel tempo era mandarlo in tour e a poco a poco, anno dopo anno, concerto dopo concerto, crearsi il proprio zoccolo duro, quindi era una carriera che cresceva gradualmente.
Share
19:54
Però se tu volevi dal vivo, infatti, ricordo che Lyndsey mi veniva a vedere dal vivo per capire se dal vivo leggessi e questo fatto di suonare faceva crescere anche noi, faceva acquisire padronanza del palco.
Share
20:08
Però attraverso gli occhi del pubblico capivamo quale momento la nostra esibizione creava una risposta era proprio sul campo.
Share
20:20
Certo, oggi con certi fans certi ammiratori fammi chiamare ammiratori dai, sono vecchie amicizie.
Share
20:29
Quando rivedo una persona dopo ventisei anni che ho rivisto i concerti, magari mediche, sono diventati genitori dei bravi professionisti proprio in quella storia di quell'ammiratore, cioè tutta la tua storia, no, così in un attimo è il mio rapporto, è sempre lo stesso.
Share
20:47
Cerco di incontrarli il più possibile di leggere quello che mi scrivono e mi girano le cose su Facebook che loro mi scrivono, le stampano perché io non vado su Facebook, io al Massimo posso arrivare a mandare una email adesso ho imparato questa cosa e invece mio figlio ha installato WhatsApp sei mesi fa per la prima volta nella mia vita gli ha messo una bella foto di profilo di una scimmia che canta e non la so togliere.
Share
21:19
Faccio parte di tutta la Libia, la biblioteca tipo dei miei no, sono tutte robe di diritto, ma anche le cose di tutto diritto, diritto di liceo, addirittura scritto con la storia vitale. É scritto a mano.
Share
21:39
Io qua, in questo corridoio detto vabbè, poi ci sei mio figlio, questo corridoio, detto io, posso passare delle ore di tutta la cosa del famiglia. Che cose antichissime. Ora a poco a poco io li vado, li porto rilegare a sistemare.
Share
21:59
Mia madre è ancora da ristrutturare. Abbiamo veramente cioè una una quantità infinita, perché questa casa era stata bombardata nella seconda guerra mondiale e praticamente abbiamo riaperto queste stanze nel millenovecento novantasei prima dei nostri più.
Share
22:14
Sarà allora che abbiamo trovato moltissimi questi libri ancora dai calcinacci. Abbiamo ristrutturato cose assurde, scene di vita, lasciate come in quel momento in cui sono scappati con la bomba.
Share
22:31
Devo dire che questa vita per me è una vita molto ma molto bella.
Share
22:37
In questa vita io sono stata molto fortunata, ho avuto una famiglia meravigliosa, ho avuto un figlio meraviglioso, ho realizzato tutti i sogni che che avrei voluto realizzare. Vivo in una città stupenda, tra L'altro anche l'occasione di viaggiare grazie al mio lavoro è ancora la Mamma viva che è una Mamma speciale.
Share
23:01
Tanti amici Carlo Carletto È molto difficile stare lontano da un bambino di otto anni, troppi giorni partire e non avere lui mi pesa, ma anche lui pesa, no? Poi mi chiama, si mette in videochiamata, dice Mamma, guarda come sono questa cosa al pianoforte.
Share
23:22
Ti piace? Allora parliamo di musica, Suoniamo io con la chitarra, Lui col suo piano suoniamo, diciamo cose. Giochiamo. Ci siamo inventati anche dei giochi a distanza. Tanto lui sa usare benissimo il telefono. Ma é aggiustata. Vediamo.
Share
23:38
Non avevo niente da fare. Scusami. Fa vedere se resiste.
Share
23:44
Si era rotta la testa di Pinocchio. Il bimbo si è sperimentato che ha attaccato due calamite. Una da una parte, uno dall'altra gli appiccicato alla testa.
Share
23:54
Dobbiamo fare i compiti.
Share
23:57
Mi sto improvvisando anche. Tipo insegnante Amore.
Share
24:10
Cosa? Che tonalità è? Carlo?
Share
24:24
Non sembra buon accordo Minore.
Share
24:29
So quindi potresti essere qualsiasi tonalità. Potresti essere il mio. Potrebbe essere un terzo grado di dopo che il fosse un file Mi dovrebbe essere un semi di minuto.
Share
24:40
Va bene, Minore. Settima ce l'ha Ora per fortuna trovo l'insegnante per Carlo che te ne sei? Battiato ha. Se è accettato, viene domani.
Share
24:57
Egli comincia a fare l'insegnante. Giocano con la musica. Sei fortunato. È che ti segue Angelo che è una cosa bella, perché anche Angelo ha detto sai così piccoli che hanno questa passione, magari sei un insegnante troppo rigido, fa passare la voglia.
Share
Speaker 3
25:22
Avete ascoltato venticinque, millenovecento novantasette, duemila e ventidue gli anni che hanno rivoluzionato la musica italiana. Un podcast prodotto dall'hiv Chet Medio é Rockit scritto da Dario Far Cini,
Giacomo De Poli
e
Marco RIP
. Produzione e montaggio
Marco RIP
e
Giacomo De Poli
.
Share
Add podcast
🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Carmen Consoli
Marina Rei
BETA
Sign in
🌎