Saturday, Dec 18, 2021 • 32min

Ep.4: Una storia ancora aperta

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Quando Grace Ngulube capisce di avere l’Hiv ha solo 11 anni. Nessuno glielo dice chiaramente, almeno non subito, ma l’atteggiamento degli adulti attorno a lei cambia e il suo cuore va in pezzi. In Africa la sua non è una tragedia isolata, ma la storia di molti ragazzi che, come lei, sono stati contagiati già nel grembo materno. Don Dante Carraro di Cuamm lavora proprio al fianco degli adolescenti africani, le categorie più a rischio nel continente. Dalla sua prospettiva, aiutare i giovani a conoscere ed evitare il rischio di contrarre l’Hiv è fondamentale. È una sfida che dobbiamo vincere anche in Occidente, dove, come ci ricorda Jonathan Bazzi, la paura del virus ci spinge a una sorta di negazione. Nonostante i progressi, però, lo scoglio culturale non è ancora l’ultimo: la sfida politica per diffondere test e terapie è ancora aperta.
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Talking about
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Speakers
(6)
Mario Calabresi
Grace Ngulube
Peter Sands
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Transcript
Verified
00:06
Chora.
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Grace Ngulube
00:15
Mi chiamo Grace Ngulube e sono del
Malawi
ho ventisei anni e ho l'HIV da quando ne avevo undici.
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00:28
All'epoca nella scuola che frequentavo era in corso una campagna sanitaria.
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00:31
Facevano il test per l'HIV, così io e alcuni amici abbiamo deciso di farci testare senza chiederlo ai nostri genitori.
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00:43
Una volta fatto il test, siamo usciti e abbiamo aspettato i risultati.
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00:49
A un certo punto sono arrivati i responsabili della campagna sanitaria e hanno detto a tutti i miei amici di entrare, mentre a me hanno detto di aspettare fuori.
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01:01
In quel momento il mio cuore si è spezzato.
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01:04
É allora che ho capito che avevo l'HIV, anche se loro non mi avevano ancora.
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01:13
Quando i miei compagni sono usciti L'infermiera mi ha detto di entrare e poi si è rivolto al mio insegnante e gli ha chiesto, dovrei dirle dei risultati, lui ha risposto, no, ha detto di chiamare i miei genitori.
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01:24
Sono tornata a scuola con mia zia, lei ha parlato con i miei insegnanti e con l'infermiera, quando è uscita e mi ha detto nulla.
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Mario Calabresi
01:36
La storia che ci racconta Grace Ngulube, attivista sui temi dell'aids, è quella di un intero continente.
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01:43
Sua madre è morta a causa del virus e anche lei, poco più che bambina, ha scoperto di essere sieropositiva dalla nascita,
Africa
da alcuni anni L'aids è ormai una questione perlopiù femminile.
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01:55
Nella zona sub-sahariana del continente, nella fascia di popolazione tra i quindici e i diciannove anni, sei diagnosi su sette riguardano ragazze e bambine.
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02:05
La disuguaglianza, la discriminazione e la violenza di genere, ma anche l'accesso limitato all'istruzione e la mancanza di servizi fatti su misura per le persone alimentano nuove infezioni e colpiscono proprio l'accesso di donne e ragazze all'assistenza sanitaria.
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Grace Ngulube
02:27
Qualche anno dopo, credo due sono stata male.
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02:30
Mia zia mi ha portato all'ospedale e mi hanno diagnosticato la tubercolosi.
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02:34
Ed è lì che il medico ha detto a mia zia che era arrivato il momento di spiegarmi che ero sieropositiva, così l'ho saputo.
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Mario Calabresi
02:48
Sono Mario Calabresi.
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02:49
Questo è un podcast di ChoraMedia, scritto con Silvia Cucini, in collaborazione con
The Global Fund
, il fondo globale per la lotta contro l'aids, la tubercolosi e la malaria.
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02:59
Si chiama un filo rosso.
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03:11
Anche se lo sospettava da tanto, Grace di fronte alla diagnosi va in pezzi, arriva anche a pensare al suicidio.
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03:20
A tredici anni si ritrova a fare i conti con quel virus che si è portato via sua madre.
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03:26
Il suo destino, però, grazie ai farmaci che finalmente sono disponibili anche in
Africa
, può essere e sarà diverso.
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03:33
Ma la paura e i pregiudizi la rendono profondamente infelice.
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03:36
La situazione cambia quando, come accade spesso con i dolori, comincia a parlare apertamente di come si sente.
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Grace Ngulube
03:47
Quando ho deciso di unirmi all'associazione dei ragazzi sieropositivi, le cose sono cambiate, perché ho incontrato molti altri giovani con me, questo mi ha dato molta speranza perché mi sono sentita meno sola all'epoca.
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03:59
Io non avevo mai avuto rapporti sessuali, però le persone quando sapevano che avevo l'HIV pensavano subito che io avessi avuto una vita promiscua.
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04:12
È lì che ho capito che probabilmente l'avevo preso da mia mamma.
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04:20
Dal gruppo dei giovani sieropositivi della mia comunità.
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04:23
Sono passata l'Associazione Nazionale Per I Giovani con HIV li ho incontrato tantissime persone che avevano voglia di parlare della loro condizione di sieropositivi.
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04:33
Questo mi ha aiutata tantissimo e mi ha dato forza.
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04:37
I primi tempi, dopo la diagnosi, stavo molto male psicologicamente, avevo pensato seriamente al suicidio.
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04:46
I ragazzi spesso fanno fatica ad accettare di aver contratto il virus.
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04:50
È davvero una cosa, molto difficile da affrontare.
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04:55
Questo perché c'è uno stigma verso le persone sieropositive.
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04:59
Ti chiedi sempre perché è successo a me.
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05:04
Per noi è molto difficile dare supporto ai ragazzi sieropositivi durante la terapia antiretrovirale, perché comunque siamo indietro.
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05:13
Capita che alcuni ragazzi decidano di suicidarsi non appena scoprono di avere l'HIV.
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05:19
Penso però che qualcosa stia cambiando e ora sia più facile accettare di essere sieropositivi.
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05:27
Spesso quando dico alle persone che ho l'hiv non ci credono, non mi credono e mi dicono Ah wow, quindi una persona sieropositiva può essere come te?
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05:36
E io dico sì, è possibile.
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Mario Calabresi
05:42
Per farmi raccontare la situazione attuale nella lotta all'aids, sono venuto a trovare Don Dante Carraro.
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05:48
Lo conosco da molti anni, è un medico e un sacerdote.
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05:52
La sua vita è con
l'Africa
come l'organizzazione che guida il Cuamm medici con
l'Africa
.
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05:58
Con lui sono stato negli ospedali ugandesi e la sua energia, la sua capacità di sperare e di pensare diverso sono per me di grande ispirazione.
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Don Dante Carraro
06:09
L'aids è una patologia che continua a essere molto diffusa nel continente africano e in particolare nell'Africa subsahariana.
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06:21
Complessivamente parliamo di numeri importanti, venticinque milioni di sieropositivi di cui complessivamente ci sono il venticinque percento che sono donne é che sono giovani.
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06:39
La fascia più critica è proprio quella degli adolescenti ed è lì che stiamo anche concentrando in particolare il lavoro.
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06:50
Non c'è dubbio poi che è il covid ha aggravato la situazione perché questi pazienti che hanno bisogno di cure di terapie adeguate per la paura, non venivano non sono venuti in ospedale.
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07:11
Quindi sono rimasti a casa, penso la seconda città del paese, dove insomma la prevalenza della HIV è molto elevata si calcola attorno al dodici tredici percento a popolazione insomma quindi un centro che ha una prevalenza molto elevata.
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07:31
Beh, durante il covid abbiamo perso il quaranta per cento dei giovani che non sono più venuti a prendersi le terapie.
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Mario Calabresi
07:41
A Don Dante, chiedo se veda segni di speranza e come si possa guardare avanti oggi.
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Don Dante Carraro
07:46
Una novità che ci è stata recentissimamente sono i test per diagnosticare l'HIV fai da te, l'altro grande elemento su cui si sta lavorando è il test and treet e tu fai il test e non aspetti a vedere il sistema immunitario.
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08:04
Inizi la terapia.
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08:05
Perché comunque si è visto che se si mette in trattamento subito quel paziente positivo eh, si riduce la possibilità che quel paziente possa diffondere la malattia.
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08:19
L'altro grande lavoro che chi come noi fa molta sanità pubblica sul territorio è evitare che i pazienti positivi vengano in ospedale, ma decentralizzare molto.
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08:33
A Ber abbiamo l'associazione plumsana il significato e donne che si aiutano a vicenda, donne stiamo sostenendo ormai da una decina d'anni.
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08:42
Che positive in trattamento avvicinano altre ragazze, le mettono, come dire, in una zona confortevole di dialogo e di rapporto e queste si avvicinano al tema.
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08:55
Questa è la chiave più efficace, abbiamo visto, per raggiungere chi invece non si avvicina al test.
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09:03
Ed è per questo, per esempio, che anche in Mozambico usiamo molto il teatro dove esplicita una voce alta, una forma teatrale.
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09:13
Quindi, come dire, abituarle a dirla sta cosa, prendendo coraggio in teatro in una no, quindi è una sorta di attore, che però dopo dell'attore tante volte è il vero portatore di HIV.
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09:27
Insomma, ecco, quindi rendere queste ragazze più capaci di ritrovare dignità, anche nel proprio essere ammalate.
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Mario Calabresi
09:39
Dire e recuperare dignità, rompere il silenzio una strada che porta lontano,, un gruppo di ragazze africane, un ragazzo di
Rozzano
, periferia milanese.
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09:50
Questo ragazzo si chiama Johnathan Bazzi e nel duemiladiciannove ha pubblicato Febbre, un romanzo autobiografico in cui racconta una vita di marginalità e fratture.
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10:01
Tra queste anche scoprire di essere sieropositivo.
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10:05
Il libro ha un grande successo, arriva in cinquina il Premio Strega, ma soprattutto ha il merito di riportare l'HIV e l'AIDS nel discorso pubblico.
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10:15
E di farlo tra i giovani, che sono anche la categoria più a rischio.
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10:19
In Italia la maggior parte delle nuove diagnosi di sieropositività riguardano persone tra i venticinque e i ventinove anni.
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Johnathan Bazzi
10:28
Io ho deciso di parlare pubblicamente della mia sieropositività lo stesso anno in cui l'ho scoperto.
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10:34
Quindi a gennaio duemilasedicimila mi è arrivata questa febbre che non passava e si è poi insomma tramutata nella diagnosi, più o meno un mese dopo, quando ci stavamo avvicinando alla Giornata mondiale per la lotta contro L'aids, appunto il primo dicembre io ho pensato che mi sarebbe piaciuto scrivere una cosa, che usasse la mia esperienza.
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10:59
Io ho cominciato a pensare al test, ovviamente sin dall'adolescenza sin dai primi rapporti sessuali.
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11:11
Però ne ho sempre avuta molta paura, e quindi, come spesso facciamo con le cose che ci fanno paura, ho teso a rimuoverlo, ad accantonarlo, metterlo in un angolo.
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11:23
Quindi per più di un decennio io appunto, ho avuto rapporti, una vita sessuale senza fare il test.
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11:32
Io in più sono stato fortunato per vari motivi, uno perché ho convissuto per diversi anni con questa infezione, senza che esplodesse senza finire in Aids ma anche perché quando ho scoperto di essere sieropositivo io stavo con il mio ragazzo da tre anni e noi avevamo avuto rapporti non protetti per tutto quel tempo e lui non si è contagiato, non ha preso il virus.
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11:60
Poi, appunto, noi siamo rimasti assieme e siamo insieme ancora, ancora oggi.
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Mario Calabresi
12:07
Come racconta Bazzi, quello che lui cerca di fare non è solo parlare di HIV in modo chiaro e diretto, ma di farlo usando anche parole e un tono, nuovi.
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Johnathan Bazzi
12:18
Mi sembra che si inizino anche un po' a variare i registri nei confronti di questo tema.
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12:24
Per oggi la condizione, appunto, delle persone sieropositive è cambiata e l'aspettativa di vita delle persone sieropositive è sovrapponibile, si dice a quella delle persone sieronegative.
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12:35
E quindi anche la possibilità, per esempio, di parlarne con leggerezza, con ironia, uscendo da tutto quell'apparato, anche estetico, di parole, di immagini, di musiche che sempre venivano utilizzate quando no, quando si si facevano i servizi.
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12:60
Credo che uscire o quantomeno variare questo questo modello che è stato unico di fatto per molti anni, possa essere anche un modo per sciogliere, appunto quella paura paralizzante di cui parlavo prima che è la stessa che mi ha portato appunto a non fare il test per più di un decennio.
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Mario Calabresi
13:24
La paura quando ci troviamo faccia a faccia con la paura, noi esseri umani diventiamo irrazionali, illogici, alla disperata ricerca di una via d'uscita, qualsiasi essa sia, come ha dimostrato e ancora sta dimostrando la pandemia di covid diciannove, che di analogie con l'aids, come ci racconta Jotham Bazzi ne ha parecchie.
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Johnathan Bazzi
13:46
Un elemento in comune, secondo me c'è in questa dinamica per cui le persone, quando si trovano a fare i conti con qualcosa di inquietante, di ingombrante dal punto di vista emotivo, tendono a gestirlo trovando dei dei volti no, dei volti concreti ma anche per un bisogno comprensibile di vedere, di nominare, di trovare delle delle figure, no, dei capri espiatori.
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14:13
Poi si si può anche definire così e quindi lo si è visto sin dall'inizio con prima i cinesi poi è iniziata tutta quella creazione, appunto, di sottocategorie di colpevoli o di responsabili.
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14:30
Quindi i runner che portava fuori i bambini, eccetera.
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14:36
E questo è qualcosa che è successo anche con l'HIV il fatto di aver di aver pensato che si trattasse appunto di un virus, di una malattia che colpiva solo alcune categorie no, quindi sieropositivi o tossicodipendenti, ha fatto sì che fa sì ancora oggi, in realtà, che ci si senta automaticamente protetti, no.
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15:01
Quindi questo, questo proprio questa stortura cognitiva che fa porre l'attenzione appunto più sull'identità e sull'appartenenza che sui singoli comportamenti.
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15:17
Mentre sappiamo, appunto che il virus non ha pregiudizi, non ha questo tipo di strutture di canale di preferenza, di corsie di preferenza mentali e quindi lui semplicemente fa il virus.
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15:34
Cioè se trova un la possibilità di contagio e di replicarsi, di ingresso in un corpo lo fa.
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15:44
Non è che sta a guardare se si tratta appunto di una persona omosessuale, di una persona promiscua, se una persona che ha avuto moltissimi rapporti prima o se quello è il suo unico primo, solo rapporto non protetto.
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Mario Calabresi
16:03
Viene da chiedersi se abbiamo imparato qualcosa in questi quarant'anni, da quando il virus della venne riconosciuto per la prima volta.
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16:11
Se possiamo dire di essere cresciuti, di essere più consapevoli di sapere qual è la posta in gioco, il direttore del Global Fund Petersen, vede luci, ma anche ombre nel nostro presente.
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Peter Sands
16:29
Penso che dalla lotta all'aids si possano trarre tante lezioni.
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16:33
Una grande lezione che in realtà non sono sicuro abbiamo imparato del tutto è che non puoi sconfiggere una malattia infettiva tremenda se non hai la comunità dalla tua parte.
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16:47
E quando si pensa al covid, in realtà, ci si rende conto che molte delle risposte nazionali sono state calate dall'alto verso il basso e molti dei fallimenti legati al covid sono avvenuti quando le comunità hanno praticamente detto no, non lo vogliamo.
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17:02
Non ci piacciono questi lockdown, non ci piacciono le mascherine, non vogliamo essere vaccinati e così via.
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17:10
E quindi penso che una lezione molto potente della lotta all'aids sia proprio questa.
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17:16
Le comunità devono essere una parte della soluzione, perché se non lo sono, non si ottengono risultati.
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17:30
C'è anche un altro punto che vorrei sottolineare.
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17:34
Anche il covid, come AIDS prospera grazie alle disuguaglianze e le alimenta.
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17:40
Se si guarda il bilancio delle vittime, anche nei paesi più ricchi del mondo, ci si rende conto che colpisce in modo sproporzionato alcune comunità che sono più vulnerabili e con minori possibilità di accedere ai servizi sanitari.
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Mario Calabresi
18:00
Ma c'è una lezione più importante di tutte le altre, che ci è stata insegnata dalla lotta all'aids.
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18:06
Una lezione cruciale oggi è fondamentale per il nostro futuro.
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Peter Sands
18:14
Abbiamo davvero affrontato l'HIV e l'AIDS solo quando ci è stato uno sforzo globale.
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18:19
La somma degli sforzi nazionali non sarà sufficiente per sconfiggere questa pandemia.
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18:24
Gli sforzi devono essere globali, devono andare oltre i confini.
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18:27
Il virus non rispetta i confini.
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Mario Calabresi
18:34
Quarantaquattro milioni di vite salvate sono un risultato straordinario.
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18:40
Se ci pensiamo è la popolazione di un paese europeo, grande come l'ucraina.
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18:44
Sono persone che non sarebbero vive se il Global fa non fosse esistito, se i paesi non avessero fornito quel supporto.
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18:52
Ma la battaglia non è ancora vinta e non è vinta finché non è finita.
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18:57
Ma oggi qual è la sfida che un organismo come il Global Fund ha davanti?
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Peter Sands
19:09
La sfida principale per il Global Fund è diventare inutile.
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19:14
Siamo stati creati per porre fine alle pandemie, di HIV, tubercolosi e malaria.
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19:19
E il nostro obiettivo è farlo entro il duemila e trenta.
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19:23
Questo non significa eradicare completamente le malattie, perché quello è un compito ancora più grande, ma significa che non sono più una minaccia per la salute pubblica.
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19:33
Non incombono sulle comunità come una sorta di ombra terribile.
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19:36
E questo è ancora il cuore di quello che dobbiamo fare.
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Mario Calabresi
19:44
Nel duemilaventi, trentasette virgola sette milioni di persone in tutto il mondo vivevano con l'HIV.
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19:50
Nello stesso anno ci sono state un milione e mezzo di nuove infezioni e seicentoottantamila persone sono morte a causa di malattie legate all'aids.
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19:59
Prima che il Global Fund diventi inutile c'è ancora molta strada da fare, come racconta
Mario Draghi
in occasione della settantaseiesima sessione dell'assemblea generale delle
Nazioni Unite
in cui si sono celebrati i vent'anni del Global Fund.
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20:28
Draghi spiega come arrivo del covid diciannove abbia travolto i sistemi sanitari di tutti i paesi.
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20:34
Dirottato all'emergenza della pandemia, le risorse economiche prima destinati all'aids alla tubercolosi e alla malaria.
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20:41
E come questo abbia determinato un calo vertiginoso delle diagnosi, delle cure e della ricerca.
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21:08
Alla stessa Assemblea Generale delle
Nazioni Unite
ha parlato anche anni Lenox, voce indimenticabile degli Eurythmics, ha passato gran parte della sua vita fuori dal palcoscenico a lottare contro le disuguaglianze, soprattutto quelle di genere.
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21:25
É lei a introdurre un tema molto importante.
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21:31
Di quanto la pandemia di covid diciannove abbia avuto un impatto devastante sulle persone sieropositive o malati di AIDS, soprattutto sulle donne.
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21:45
Gli effetti pratici della pandemia di covid sull'aids ce li spiega bene Grace, Grace Ngulube, la giovane attivista del
Malawi
con cui si è aperto questo episodio.
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21:56
Come vedremo, non si tratta solo dell'intuitiva difficoltà a proseguire le cure, ma anche delle conseguenze subdole del lockdown.
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22:05
Conseguenze molto più pesanti per le donne.
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Grace Ngulube
22:11
Quello del Lockdown è stato un periodo molto complicato.
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22:15
Io avevo il compito di consegnare i farmaci a casa dei ragazzi in cura.
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22:19
Quando vivevano lontano era difficile.
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22:21
Sapevo che se non fossi riuscito a portare i farmaci in tempo, quel giorno quel la persona avrebbe saltato la terapia antiretrovirale.
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22:29
Nel periodo in cui le scuole sono rimaste chiuse in molte studentesse hanno dovuto tornare nei loro villaggi.
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22:35
Ci sono arrivate notizie di violenze sessuali, abusi, gravidanze, matrimoni precoci, abbandono scolastico.
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22:42
Purtroppo con gli abusi aumenta anche il rischio di contagio.
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22:45
E questo si è verificato durante la pandemia.
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22:49
In alcuni casi le ragazze che hanno perso il lavoro hanno dovuto iniziare a prostituirsi perché altrimenti non riuscivano a mantenersi.
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Mario Calabresi
22:59
Una cosa abbiamo imparato l'unica risposta possibile alle pandemie di ieri, di oggi e a quelli che arriveranno domani e continueranno a colpire chi è più fragile, è la risposta globale.
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23:11
Non ci sono muri contro i virus, nulla può proteggerci, se non ci occupiamo della salute di tutti.
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23:17
E così bisogna ragionare affinché, i test, le terapie, i vaccini e i dispositivi di protezione personale siano accessibili anche in
Africa
.
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23:27
La storia dell'HIV AIDS ci insegna che, investendo nel rafforzamento dei sistemi sanitari dei paesi a basso reddito, sviluppando tecnologie, trasferendo brevetti, lavorando con i governi e le comunità più colpite su programmi sanitari, la situazione può cambiare e milioni di vite possono essere salvate.
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23:47
Global Fan non si è tirato indietro nemmeno quando il covi ed ha cominciato a dilagare.
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Peter Sands
23:56
Abbiamo un ruolo da svolgere e con il covid diciannove, il Global Fund è stata la principale fonte di finanziamento per i paesi a basso e medio reddito.
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24:04
Abbiamo distribuito test diagnostici, potenziato laboratori, fornito trattamenti, incluso l'ossigeno, dispositivi di protezione individuale e finanziato tutta una serie di altri servizi necessari per rispondere efficacemente al Covid diciannove, perché non si può fare affidamento solo sui vaccini.
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24:24
E poi penso che avremo un ruolo significativo in relazione a come il mondo sarà in grado di prepararsi alla prossima pandemia.
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24:30
Una parte significativa di quello che il Global Fund fa, in particolare a livello di investimenti nei sistemi sanitari, ha effettivamente contribuito a gestire la pandemia.
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24:43
Gran parte delle risposte dei paesi a medio e basso reddito si sono basate sugli investimenti che noi abbiamo fatto nei sistemi e nella sorveglianza delle malattie, nelle catene di approvvigionamento dei farmaci, nei laboratori, eccetera eccetera.
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Mario Calabresi
24:60
Però dobbiamo intenderci anche sulle parole che usiamo, sul significato che diamo alle malattie.
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25:05
Quando la mia intervista con
Peter Sands
è ormai finita e stiamo per salutarci, mi viene in mente di chiedergli di darmi una definizione di pandemia e di epidemia.
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25:16
Mi risponde in modo provocatorio, in un modo che mette a nudo le nostre ipocrisie.
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25:21
E allora, accendo il registratore e gli chiedo di ripetere
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Peter Sands
25:31
Una delle domande che faccio sempre è: cosa intendi per pandemia?
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25:36
Beh, chi è che decide cosa vale come pandemia?
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25:40
E implicitamente quello di cui parlano le persone è una malattia che uccide o che potrebbe uccidere le persone nei paesi ricchi.
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25:48
E nel momento in cui la malattia è tenuta sotto controllo nei paesi ricchi, anche se sta ancora dilagando nelle parti più povere del mondo, il linguaggio cambia.
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25:58
Le persone iniziano a parlarne come di un'epidemia o di una malattia endemica.
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26:04
E queste parole in realtà sono piuttosto pericolose, perché c'è una percezione diversa del valore della vita delle persone.
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26:13
Quindi un'epidemia è una pandemia che non uccide più nei paesi ricchi, uccide solo nei paesi poveri.
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26:23
Per fermare una malattia che viene considerata endemica abbiamo gli strumenti necessari, ma non abbiamo la volontà politica di utilizzarli in pieno.
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26:33
E quindi quando pensiamo alla preparazione per le pandemie, dobbiamo dire, cosa stiamo includendo?
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26:41
Solo la prossima malattia per cui sono preoccupati i paesi ricchi?
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26:45
Oppure includiamo anche le vecchie pandemie?
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26:48
L'HIV, la tubercolosi o ancora più vecchia, la malaria, che non abbiamo ancora sconfitto e a cui permettiamo di uccidere centinaia, migliaia, milioni di persone nel mondo.
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Mario Calabresi
27:08
Accanto alle cose che abbiamo imparato ce ne sono altre che, al contrario, non abbiamo imparato.
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27:14
Non abbiamo ancora imparato, ad esempio, che una persona sieropositiva in cura non può trasmettere il virus.
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27:20
Eppure lo sappiamo da dieci anni.
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27:23
Il racconto che Johnatan Bazzi fa del giorno in cui è andato a vaccinarsi contro il covid rende bene l'idea di quanto l'ignoranza e il pregiudizio, ammantati di buone intenzioni, sopravvivano anche tra chi certe cose dovrebbe saperle, cioè i medici.
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Johnathan Bazzi
27:40
Sono entrato nella stanza per fare il vaccino c'erano due medici, uno più avanti con gli anni seduto alla scrivania e uno invece più giovane, che avrebbe dovuto materialmente inocularmi il vaccino e quello più anziano, ha detto, dopo aver visto, segnato sul questionario, appunto, che sono sieropositivo, ha detto con un tono, che mi è subito suonato strano, ha detto all'altro medico, mi raccomando, massima gentilezza e massime precauzioni.
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28:16
E io l'ho trovato allucinante.
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28:21
Uno perché dal punto di vista diciamo deontologico e umano, quella comunicazione che, pretendeva di passarmi sopra la testa, di escludermi dalla stanza, come se io non mi rendessi conto di che cosa stava cercando di dire con quel tono, appunto fintamente iper cordiale.
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28:43
Ma poi c'è un problema, perché appunto, le precauzioni dovrebbero essere le stesse per tutti.
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28:51
Perché anzi, nel mio caso, se così come nel caso di chiunque, sa di essere sieropositivo ed è in terapia, oggi si sa che non si é in grado di trasmettere il virus, neanche con dei rapporti non protetti, a differenza appunto, di persone che non sanno di essere sieropositive.
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Mario Calabresi
29:17
L'altra, cosa che non abbiamo imparato è che se l'HIV, grazie ai farmaci può non essere più una malattia mortale, questo non significa che prenderla o non prenderla sia la stessa cosa a dirlo con forza, soprattutto ai più giovani è Rosaria Iardino, ve la ricordate?
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29:36
È la ragazza del bacio che ruppe il Tabù sulla trasmissione del virus, ora si occupa di comunicazione in ambito sanitario e tutti i giorni combatte per ricordare soprattutto ai ragazzi e alle ragazze che il sesso protetto fa la differenza.
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29:51
E lo fa portando ad esempio la cosa più cara che ha, la sua vita.
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Rosaria Iardino
29:56
Guarda, io credo che oggi più che un bacio, bisogna spiegare ai giovani che avere l'hiv e non averlo non è la stessa cosa.
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30:07
Loro oggi sono convinti che il problema AIDS sia africano, le istituzioni non se ne sono più occupate, pensando che comunque essendoci una risposta terapeutica, questa fosse sufficiente.
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30:24
Ma prendere i farmaci a non prendere i farmaci è completamente differente.
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30:29
Noi abbiamo ogni anno quattromila nuove infezioni.
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30:33
Vuol dire persone che lo vengono a sapere perché si fanno per sbaglio il test, non c'è più la cultura del test o perché cominciano ad avere dei sintomi.
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30:42
Non si muore più come prima, si muore molto meno però, per esempio, io oggi ho cinquantacinque anni, ma grazie al virus e ai farmaci biologicamente ne ho sessantacinque.
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30:55
E se sei stanco e magari hai degli effetti collaterali, ti cambiano il farmaco, avrai dei nuovi effetti collaterali, ma tu non potrai mai stare un mese senza farmaco e questo fa la differenza tra fare sesso, farlo protetto e non avere il problema dell'HIV e avere l'HIV che comunque è un problema.
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Mario Calabresi
31:19
Questo è l'ultimo episodio di un filo rosso è un podcast di ChoraMedia scritto con Silvia Guccini per il Fondo globale per la lotta contro l'aids, la tubercolosi e la malaria. Le registrazioni in studio sono di
Francesco Ferrari
per Frigo Studio e Riccardo Mazza per Experimental Studios.
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31:36
I fonici in presa diretta sono Davide De Benedetti, Fran,
Francesco Ferrari
, Lorenzo Ferrillo e Jacopo Lattanzio. La voce di Peter Saints'e di Paolo Jean Grasso, la voce di Glasgow Lube e dichiara Leoncini L'editing Il sound design sono di
Francesco Ferrari
per
Frigo
Studio, il supporto redazionale di Antonella Serre, Kia La Producer e Anna Nenna La cura editoriale e di Sarah Poma.
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Grace Ngulube
Mario Calabresi
Don Dante Carraro
Johnathan Bazzi
Peter Sands
Rosaria Iardino
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