Wednesday, Jun 15, 2022 • 24min

Ep.1: Un sottile male romantico

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Poche malattie hanno permeato l’immaginario artistico e letterario come ha fatto la tubercolosi. Dalla Traviata di Verdi alla Montagna Incantata di Thomas Mann, non si contano le opere in cui la malattia interviene, o viene descritta e raccontata. Era la malattia della rivoluzione industriale, delle città affollate e malsane, che dalle classi povere poteva contagiare anche i ceti più agiati; la malattia mortale che ha colpito artisti come Emily Bronte e Anton Cechov. Scienza, letteratura e società si toccano in queste opere e in queste biografie. Tramite loro, questo episodio racconta la nostra storia recente e l’evoluzione della nostra cultura.
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Talking about
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Speakers
(6)
Mario Calabresi
Marco Archetti
Paolo Giangrasso
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00:06
Chora.
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Mario Calabresi
00:14
Matilde aveva ventisei anni, era una ragazza riservata, chiara di capelli e più pallida della media, aveva perso la madre ad appena tre anni e c'era chi diceva che la distanza dal padre avesse favorito la compromissione del suo stato di salute.
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00:32
Nelle sue lettere raccontò che fin da bambina la definivano cagionevole, in queste accennava spesso a un malese, un mal di testa leggero ma costante, accompagnato da fiacchezza continua.
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00:47
Con l'accentuarsi dei sintomi, come la crescente stanchezza e le prime tossi, le venivano prescritti trattamenti a base di dieta salubre e aria buona della Toscana, a volte accompagnati dal salasso, un prelievo di sangue a scopo terapeutico che avrebbe dovuto riequilibrare il suo organismo.
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01:06
Ma la malattia avanzava lenta e costante, con sintomi sempre più gravi e inequivocabili.
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01:12
In una lettera al padre scriveva: "Mi hanno dovuto fare un salassino lunedì sera, perché con la tosse mi erano venuti cinque o sei spurghi di sangue. Mi hanno curato a ghiaccio e limonate e grazie a Dio da lunedì in qua non ho nessuno spurgo e spero di esserne fuori per questa volta".
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01:31
I trattamenti, verosimilmente a base di decozione di lichene islandico e fugo crispo, estratti di aconito e di iosiamo, in realtà non davano progressi.
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01:44
Matilde moriva il trenta marzo milleottocento cinquantasei, il suo epitaffio inizia così: "Qui riposa spenta da lento morbo".
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01:59
Ma chi era Matilde? Matilde era la più giovane figlia di Alessandro Manzoni, uccisa dal morbo lento, uno dei tanti nomi dati alla tubercolosi nel corso della storia.
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02:10
Scrofola, mal sottile, consunzione, tante parole per una malattia, che antica quanto l'uomo, non ha avuto una causa fino al milleottocento ottantadue.
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02:21
Un morbo che ha plasmato, più di ogni altro malanno, la nostra società e la nostra cultura, fino a scomparire dalle cronache, dalle opere della nostra parte del mondo, nella seconda metà del Novecento, come se non fosse altro che un ricordo di un passato molto lontano.
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02:41
Sono Mario Calabresi, questo è un podcast di Chora Media per The Global Fund, il fondo globale per la lotta contro l'aids, la tubercolosi e la malaria, si chiama Un filo blu.
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03:07
Le parole, i nomi, quanto sono importanti i nomi che diamo alle cose?
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03:12
Chiamare ciò che sta intorno a noi nella maniera corretta è un gesto tanto banale, quanto importantissimo; è ciò che segna l'identità e anche il tempo, l'attualità delle persone e delle cose che ci circondano.
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03:26
La tubercolosi ha cambiato moltissimi nomi durante la storia, ognuno accompagnato da un diverso significato. E oggi forse siamo assuefatti da questa parola, tubercolosi, al punto da non renderci conto della sua urgenza.
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03:41
La pensa così, provocatoriamente, Peter Sands, direttore del Global Fund, l'organizzazione internazionale, che finanzia, più di tutti, la lotta alla tubercolosi nel mondo.
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Paolo Giangrasso
03:56
Ho suggerito che dovremmo dichiarare finita la tubercolosi e il giorno dopo riconoscere una nuova malattia che assomigli in tutto e per tutto alla tubercolosi e in effetti, sempre di tubercolosi si tratterebbe, solo per guardarla con occhi diversi e dire: "Questa è una malattia diffusa in tutto il mondo ed è altamente contagiosa. È un'infezione respiratoria come il Covid".
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Mario Calabresi
04:25
Il paragone col Covid potrebbe forse rendere l'idea di cosa abbiamo di fronte, ma da solo può anche non bastare. Bisogna considerare un dato, un numero oltre alle parole, e quel numero è un milione e mezzo, un milione e mezzo di persone, di vite perse ogni anno per via della tubercolosi nel mondo.
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04:44
Il primo agente infettivo per morti e contagi, fino al duemila e venti, l'anno in cui è esplosa l'altra pandemia, quella di Covid diciannove, che abbiamo imparato a conoscere e che ci ha dato nuovamente la misura di quanto è difficile confrontarsi con le infezioni polmonari, di quanto siamo in fondo degli esseri fragili.
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05:06
Tubercolosi e Covid che condividono tante caratteristiche, anche se per alcuni aspetti la tubercolosi è persino più insidiosa.
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Paolo Giangrasso
05:19
Ma in realtà è più fatale del Covid, in particolare le varianti resistenti ai farmaci, che hanno un tasso di mortalità di circa il cinquanta per cento.
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05:29
Dovremmo considerare la tubercolosi come una pandemia.
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05:33
Dovremmo considerarla una minaccia per la sicurezza sanitaria globale.
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Mario Calabresi
05:38
Perché di questo si tratta, di una pandemia, esattamente come quella che ci ha costretti in casa per buona parte del duemila e venti e da qui ancora stentiamo a uscire.
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05:52
Per capire come ci si sia potuti dimenticare di un morbo che ancora oggi uccide oltre un milione e mezzo di persone, dobbiamo fare un salto indietro e ritornare alla vicenda di Matilde Manzoni.
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Eugenia Tognotti
06:05
La vicenda di Matilde Manzoni è sicuramente emblematica dell'andamento della tbc, diciamo della tubercolosi polmonare, la tisi quindi, e per per diversi motivi e uno di questi è il fatto che si la malattia si svolge nel nel ventennio che precede l'unità, ed è proprio il periodo in cui si trasforma da mal sottile, quindi una malattia individualizzante, intima, segreta, vissuta come dire nel silenzio, quella che sarà poi dalla seconda metà dell'ottocento, con l'urbanizzazione, l'industrializzazione, un flagello sociale, un tarlo, che colpirà poi in maniera differenziata, anche perché colpirà naturalmente le classi sociali più deboli, eccetera.
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Mario Calabresi
06:55
A parlare è Eugenia Tognotti, storica della medicina dell'università di Sassari.
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06:60
È lei a guidarci dentro la malattia di Matilde Manzoni e a farci cogliere, nel suo epitaffio, quei segni che distingueranno la tbc e il suo immaginario.
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Eugenia Tognotti
07:12
Il padre scrive per lei una breve nota dice: "Qui Matilde Manzoni, cui ripo riposa spenta dal lento morbo..."
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07:21
Lento morbo, una malattia che era così diversa da quella conosciuta, cioè dalle dalle malattie epidemiche, quelle il tifo o il colera, malattie che davano, come dire, che conoscevano un acme e poi scomparivano, lasciando soltanto quasi un breve ricordo dell'agente patogeno.
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Mario Calabresi
07:43
Una malattia lenta, che fa appassire le sue vittime senza stroncarle in pochi giorni, come le altre piaghe dell'epoca, ma anche un male sconosciuto, che non aveva una causa e di cui non si spiegava l'origine.
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07:56
Oggi sappiamo che la tubercolosi è causata da un agente patogeno preciso, si chiama Mycobacterum Tuberculosis, il suo nome è dovuto alle piccole piaghe, i tubercoli per l'appunto, che riempiono gli organi degli ammalati.
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08:10
Delle piccole cavernette, scavate nei tessuti, in cui si annidano migliaia di bacilli che possono essere espulsi coi colpi di tosse, diffondendosi nell'ambiente e contagiando altre persone.
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08:23
Sappiamo anche che è una malattia antichissima, che colpiva già gli antichi greci e che ha lasciato tracce del suo passaggio nelle mummie di faraoni egizi.
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08:32
Una malattia la cui prima traccia è antica di oltre diciassettemila anni, ma che ha avuto mille forme e mille nomi.
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08:40
Lo spiega bene Mario Raviglione, è docente di Salute globale dell'Università Statale di Milano ed è l'ex direttore del Programma globale tubercolosi dell'organizzazione mondiale della sanità.
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Mario Raviglione
08:53
Settanta ottanta per cento è polmonare, in un venti per cento, venticinque, a seconda delle condizioni del paese, se l'ospite è immuno compromesso, eccetera possono andare a, può può in realtà attaccare qualsiasi organo del corpo umano, e abbiamo principalmente tubercolosi linfonodali, linfonodi, per esempio nel collo o nel mediastino, abbiamo le forme pleurica, abbiamo le forme ossee, abbiamo le forme genito urinarie, quindi reni, ad esempio, gastrointestinali o meglio intestinali, più che altro, e fino alle forme disseminate, si chiamano miliari, perché l'aspetto è quello di grani di miglio dentro al polmone, sono dappertutto, sono dei puntini ovunque nel corpo fino alle meningi, provocando delle forme che sono spesso fatali.
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Mario Calabresi
10:03
Un male insidioso e mutevole, che dai tempi di Matilde Manzoni si distingue però anche per un altro aspetto, diventa il male d'elezione per artisti e letterati.
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10:16
In sottofondo sentiamo La Traviata di Giuseppe Verdi, Violetta Valéry, la protagonista dell'opera, è una cortigiana il cui desiderio di cambiare vita si scontra, prima con la rigidità della morale pubblica dell'epoca e infine con la malattia, la tisi, la forma polmonare della tubercolosi, il morbo di Violetta.
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10:36
Nell'atto finale dell'opera Violetta ha un sussulto vitale, si alza dal letto prima di accasciarsi al suolo esanime, anche lei come Matilde Manzoni e come i protagonisti e spesso gli autori di innumerevoli opere di quel periodo. Tra le vittime illustri si possono citare il pittore
Amedeo Modigliani
, lo scrittore drammaturgo
Anton Cechov
o la scrittrice
Emily Bronte
.
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11:02
La figura di Silvia della celebre poesia di
Giacomo Leopardi
è ispirata Teresa Fattorini, figlia del cocchiere del poeta, stroncata a vent'anni dalla tubercolosi e l'elenco potrebbe continuare.
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11:15
L'immaginario collettivo convive, si plasma con questa malattia e c'è chi, come i pittori preraffaelliti, vede in quel pallore candido degli ammalati un ideale di bellezza.
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Marco Archetti
11:30
Si pensò che per un artista la malattia fosse addirittura auspicabile. Chiunque fosse un artista doveva desiderare la tubercolosi, perché durante il suo decorso si diceva che garantisse una forma di estrema creatività.
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Mario Calabresi
11:50
A parlare è
Marco Archetti
, scrittore e curatore di una rubrica di critica letteraria sul
Foglio
, dove ha già affrontato il tema del rapporto tra tbc e letteratura.
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Marco Archetti
11:59
In più teniamo conto che ecco, poi a un certo punto il fenomeno scappò proprio di mano, fu proprio un ideale romantico, in realtà falciava soprattutto contadini, operai, tagliatori di pietra, gente che faceva lavori molto umile, molto faticosi.
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12:13
Lord Byron scrisse che gli sarebbe piaciuto morirne, le ragazze, addirittura, tutelavano il proprio pallore, perché questo sembrava dar loro un'aura bohemien che era il massimo della dell'attrattività.
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12:27
La malattia che da, probabilmente in virtù del fatto che ti sporge verso la morte, ti da la possibilità di vedere, ti da una vista più acuta, ti dà una percezione più profonda, tanto della vita quanto della morte, quanto di quel, in virtù ecco di quello stato di sospensione che sta tra l'una e l'altra, che la malattia, e la tubercolosi in particolare, sembrava garantire tra virgolette.
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12:53
Addirittura il processo di guarigione sembrava simile a un, al processo di, a un processo di redenzione.
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Mario Calabresi
13:02
Per comprendere questo processo bisogna entrare dentro il rapporto, dentro l'intimità che la malattia instaura con noi esseri umani, nel momento in cui entra in contatto con noi o con qualche caro, è un rapporto complesso, che modifica le dimensioni del nostro spazio e del nostro tempo.
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13:21
Chi ha affrontato in prima persona questo rapporto è Elena Loewenthal, scrittrice, traduttrice e direttrice del Circolo dei Lettori di
Torino
, ha pubblicato il libro "La vita è una prova d'orchestra", in cui affronta proprio il tema della malattia, dando voce alle esperienze dei malati stessi.
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13:39
Nel suo libro Loewenthal parla anche di un particolare spazio non solo fisico, ma anche mentale, verso il quale la malattia può trasportare, un mondo diverso, parallelo.
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Elena Loewenthal
13:53
La malattia è un'esperienza globale, che ti ti porta appunto in un mondo diverso, parallelo, che molto di rado incrocia il mondo, l'altro, e questo è, come dire, quasi un istinto, un riflesso condizionato del mondo dei sani, la malattia è male e quindi ci si difende prendendo le distanze.
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14:18
Sono due mondi paralleli, perché? Perché il mondo dei sani istintivamente rifiuta la malattia, la rifiuti anche tu nel momento in cui la trovi sulla tua strada.
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14:33
E lo spazio della malattia è uno spazio ristretto è una vita che conosce nuovi luoghi.
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14:42
Il mondo si restringe, diventa più piccolo, per certi versi persino più accogliente, più accudente, perché per definizione la malattia è, dovrebbe sempre essere, anche cura, però però diventa diventa un mondo estremamente più ristretto, in cui c'è sempre da varcare una serie di confini, una serie di confini difficili, una specie di corsa ad ostacoli.
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Mario Calabresi
15:10
Ecco i luoghi, quelli di cui parla Elena Loewenthal, sono anche spazi mentali, intimi, ma quelli legati alla tubercolosi, nella narrazione che ne ha accompagnato la storia, erano luoghi assolutamente fisici, erano le periferie fumose, affollate della rivoluzione industriale, quelle delle classi povere, dove il contagio correva spinto dalle scarse condizioni igieniche e dalla precarietà delle vite degli abitanti.
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15:38
Ma erano anche i gran tour delle classi più agiate di tutta
Europa,
che frequentavano le campagne italiane, con la speranza che l'aria pulita di queste terre potesse guarirle.
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15:48
Ma i luoghi che più di ogni altro hanno rappresentato la sospensione dello spazio e del tempo descritta da Loewenthal, sono senza dubbio i sanatori, le strutture inventate per ospitare i malati di tisi, per curarli e isolarli dal mondo dopo la scoperta del bacillo.
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16:04
Ne spuntano a bizzeffe, soprattutto sulle
Alpi
, in altura, dove l'aria di montagna deve ripulire i polmoni e dov'è possibile per gli ammalati stendersi su sdraio, lettini per fare i bagni di sole.
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16:15
In
Italia
si costruì a
Sondalo
, in
Valtellina
, una struttura organizzata in dieci padiglioni, il più grande complesso di questo tipo che sia mai nato in
Europa
.
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16:24
L'esperienza del sanatorio di
Davos
, dove venne curata la moglie, ispirò invece il capolavoro di
Thomas Mann
"La montagna incantata", con tutti i suoi simboli e significati.
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16:34
Ce ne parla di nuovo
Marco Archetti.
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Marco Archetti
16:36
È sicuramente il romanzo più fortemente simbolico, la storia, peraltro, è nota, c'è questo giovane ingegnere di Amburgo che è Hans Castorp, uomo mediocre in senso onorevole, dice Thomas Mann, che va a trovare il cugino, che è malato di tubercolosi e che sarà costretto a rinviare a sua volta la partenza, perché già che è lì si sottopone a una serie di di esami.
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17:02
E già dall'inizio Hans Castorp è chiaramente un uomo in balia di un destino che non controlla, di un destino che non è previsto che lui controlli, lui fa fa veramente delle verifiche, ma veramente perché è lì e poi ci rimarrà sette anni.
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Mario Calabresi
17:19
Mann ha ambientato la sua storia nel sanatorio di
Davos
,
in Svizzera
, il luogo che è stato anche il set del film Youth di Paolo Sorrentino.
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17:28
Oggi la struttura è diventata un hotel con camere da non meno di due cento euro a notte, ma già ai tempi di Mann era un luogo elitario, fuori dalla portata delle classi più sfortunate, quelle che, allora come oggi, subivano e subiscono le conseguenze peggiori della malattia.
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17:43
Per loro l'esperienza della tisi, così come la possibilità di contagio, erano ben diverse da quanto vissuto da Hans Castorp.
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Eugenia Tognotti
17:55
C'è questa questa differenza abissale tra i sanatori popolari, si chiamavano proprio così sanatorio popolare, dove naturalmente erano ricoverati i poveri e questi grandi senatori che talora vedevano in campo anche grandi imprenditori e capitalisti, che c'erano capitali e impiegati per quella che è chiamata, come dire, la terapeutica della ricchezza, della del benessere, della e lì andavano ovviamente grandi ricchi che si potevano permettere una una degenza che non durava ovviamente cinque giorni o, ma alcuni duravano, addirittura queste degenze duravano mesi e le zone di montagna diventano quei luoghi dove sorgeranno poi i senatori, sono o dei dei in zone, grandi altitudini, che sono costruite da ingegneri, specialisti anche di queste malattie e tanto che i malati erano esposti alla, diciamo, alla luce del sole in grandi terrazze e le sdraio per prendere il sole sono quelle che sono nate in quel tempo, dove i malati stavano a prendere il sole fino a tarda sera, imbacuccati per evitare la il freddo della notte.
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Mario Calabresi
19:10
Una testimonianza più cruda del passaggio nel sanatorio, viene dallo scrittore rumeno Max Blecher, raccontata nel romanzo Cuori cicatrizzati del millenovecento trentotto. In realtà anche lui arriva da una famiglia benestante, che si può permettere di pagare i suoi studi a Parigi, per intenderci, ma nel romanzo di Blecher, colpito da una forma rara di tubercolosi ossea, che lo ucciderà a ventinove anni, l'esperienza del sanatorio ha tinte decisamente più fosche.
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Marco Archetti
19:39
Max Blecher racconta un'epopea, che è un anti epopea, e che è tutta in negativo, cioè la malattia come sprofondo, la malattia come stato di assoluta, definitiva, irresolubile impotenza. Ci sono moltissimi degenti che lo sono dall'infanzia, ci sono persone che non hanno più la speranza della guarigione, ci sono persone che attendono, e non sanno per quanto toccherà loro di attendere, essenzialmente la morte.
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20:13
Tra questi c'è questo studente di di chimica che si chiama Emmanuel, le notti vengono descritte raccontandone proprio tutta l'angoscia, l'angoscità "L'umidore divenne nel corso della notte una tunica di fervore e di incubi" ricordo una frase che inizia un capitolo che dice proprio così.
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20:29
Qui non siamo tanto e solo in un sanatorio, quanto in un'intera città sanatorio, perché, come dice a un certo punto, faccio la citazione corretta, qualcuno a Emmanuel gli dice: "Berg è una cosa diversa da una città di malati, è un veleno assai insidioso, entra direttamente nel sangue chi ha vissuto qui non si ritrova da nessuna altra parte, lo avvertirai anche tu a un certo punto".
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20:55
Ma perché? Perché? Tutti i commercianti, tutti i medici di qui, i farmacisti e perfino i lettighieri, sono tutti ex malati che non sono riusciti a vivere da altre parti. Qui si è accumulata tutta la malinconia del mondo.
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Mario Calabresi
21:15
Dentro queste parole c'è il segno di un'epoca, nel secondo dopo guerra i miglioramenti delle condizioni di vita e gli antibiotici hanno segnato la fine dell'immaginario del sanatorio, hanno reso la tubercolosi una malattia curabile.
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21:28
Nel millenovecento settantuno l'Ospedale Morelli di
Sondalo
, il più grande sanatorio
d'Europa
come vi raccontavo, viene riconvertito a ospedale generale e avrà un ruolo chiave nella gestione della pandemia da Covid diciannove, mentre al posto del Sanatorio Berghof quello di
Thomas Mann
, come vi dicevo, oggi c'è un albergo di lusso, che però nel suo nome BergHotel Schatzalp, richiama la clinica del romanzo.
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21:54
La malattia è un retaggio del passato! No, sembra un retaggio, perché in realtà basta posare lo sguardo appena più a lato nella società, per capire che si tratta di una contingenza reale ancora oggi.
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22:08
Oggi come allora, la tubercolosi colpisce soprattutto i poveri e gli emarginati, la troviamo anche nelle nostre periferie, nelle nostre carceri, e le varianti più pericolose, quelle resistenti ai farmaci, sono un pericolo concreto per tutti, ma la realtà è che avremmo gli strumenti per contenerla, o sconfiggerla del tutto, come sostiene Peter Sands.
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Paolo Giangrasso
22:34
Questa è una malattia debellabile e curabile, abbiamo dimostrato di potercela fare, il fatto che non lo stiamo facendo è qualcosa di cui dovremmo vergognarci un po', dovremmo sbarazzarci di questa malattia, in parte perché ha un impatto terribile sulle comunità che colpisce, facendo perdere ancora tante vite, e in parte anche perché, nelle sue varianti farmaco resistente, rappresenta una minaccia per tutta l'umanità.
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23:04
Se esistessero varianti più trasmissibili delle forme più gravi di tubercolosi saremmo tutti minacciati, quindi la tubercolosi è una malattia che richiede un approccio nuovo, volto a sconfiggerla.
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Mario Calabresi
23:23
Per sconfiggerla serve conoscerla nelle forme che sta prendendo oggi e capirne la portata e i pericoli.
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23:36
Un filo blu è un podcast di Chora Media, scritto con Simone Clemente per The Global Fund, il fondo globale per la lotta contro l'aids, la tubercolosi e la malaria.
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23:45
Le registrazioni in studio sono di Nicolò Bosio.
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23:47
I fonici in presa diretta sono Loran volante per Kitchen Studio, Claudia Curre Lì e Cristiano Lo Mele, la voce di Peter Sands è di Paolo Giangrasso, l'editing e il sound design sono di
Francesco Ferrari
per Frigo studio. Le musiche addizionali sono su licenza Machiavelli music,
Universal Music Publishing
, ricordi srl, la produssero è Monia Donati. La cura editoriale di Sarah Poma
Marco Archetti
cita un passo di cuori cicatrizzanti di Max Blecher, edito in
Italia
da Keller con la traduzione di Bruno Mazzoni.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Mario Calabresi
Paolo Giangrasso
Eugenia Tognotti
Mario Raviglione
Marco Archetti
Elena Loewenthal
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