Thursday, Jan 20, 2022 • 7min

Ep.9: L’ultimo errore in Afghanistan

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L’ultimo atto della guerra in Afghanistan è un drone americano su Kabul che doveva colpire una cellula dell'Isis, ma ammazza dieci civili di cui sette bambini. Il New York Times ha ottenuto il filmato attraverso una causa legale negli Stati Uniti in cui si è appellato al Freedom of Information Act. Per questo, il video del Pentagono è appena stato declassificato. Il Pentagono ha riconosciuto che le persone colpite erano civili e non terroristi, ma ha detto che da parte loro non sono stati commessi errori.
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(1)
Cecilia Sala
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00:07
Chora.
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Cecilia Sala
00:18
L'ultimo atto della guerra in
Afghanistan
è un drone americano su Kabul che ammazza dieci civili, di cui sette bambini.
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00:26
E adesso per la prima volta, lo possiamo vedere.
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00:29
Il
New York Times
ha ottenuto il filmato attraverso una causa legale negli
Stati Uniti
, in cui si è appellato al Freedom of Information Act.
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00:37
Per questo il video del Pentagono è appena stato declassificato.
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00:41
È il video di un errore, questo anche se il Pentagono dopo un'indagine interna ha detto che nessuno ha sbagliato, che queste sono le procedure standard e date le circostanze purtroppo ci stava che andasse così.
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00:54
Questa è la storia di quelle ore, di quelle persone e di come la guerra degli americani in
Afghanistan
non potesse finire peggio.
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01:10
Sono Cecilia Sala e questo è Stories, un podcast di Chora Media che vi racconta una storia dal mondo, ogni giorno.
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01:34
Se vi capita di guardare delle serie come Homeland o dei film di guerra tipo quelli di
Kathryn Bigelow
, o comunque relativi a guerre recenti, lo sapete.
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01:43
Il video è in bianco e nero ed è un video muto come tutti quelli di questo tipo, quindi non ve lo posso far sentire.
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01:50
Dura venticinque minuti e le telecamere che riprendono sono quelle incorporate nella pancia di due droni MQ-nove Reaper.
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01:58
Forse questo nome vi dice qualcosa perché ne abbiamo parlato la settimana scorsa, quando abbiamo raccontato la storia dell'uccisione del generale iraniano Soleimani, che è stato ucciso con un drone dello stesso modello.
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02:11
I due droni americani sorvolano il centro di
Kabul
, intercettano un'auto, una Toyota bianca, e iniziano a seguirla.
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02:19
Quell'auto è Zemari Ahmadi.
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02:22
La macchina li porta fino alla casa della sua famiglia, parcheggia, poco dopo c'è il primo strike che colpisce la casa e il cortile.
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02:32
Il drone poi mantiene nel mirino l'obiettivo ma si allontana, cioè sale più in alto.
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02:37
Passano alcuni minuti e a un certo punto si vedono altre due figure.
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02:42
Sono nel cortile e si corrono incontro.
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02:45
Una è alta, l'altra è esile e bassa.
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02:49
È un bambino.
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02:51
Il drone bombarda di nuovo.
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02:55
É il ventinove agosto duemila ventuno, i morti, appunto, sono dieci e sette sono bambini.
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03:02
Tra le vittime c'è Zemari Ahmadi, quello che guidava la macchina all'inizio del filmato.
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03:08
Adesso, come siamo arrivati a questa scena?
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03:11
Tre giorni prima, il ventisei agosto, c'era stato un attentato
dell'IS-KP
o ISIS-K,
l'ISIS
in
Afghanistan
ed era stato all'aeroporto internazionale
Hamid Karzai
di
Kabul
.
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03:24
Era la fine delle evacuazioni degli americani e dei loro alleati, quelle caotiche fatte in tutta fretta dopo che i talebani avevano preso anche la capitale a Ferragosto.
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03:34
All'aeroporto si erano ammassati migliaia e migliaia di afghani disposti a tutto pur di scappare dal paese e forse vi ricordate la scena di quelli che si sono addirittura aggrappati alle ali e alle ruote di un Air Force in fase di decollo e che poi erano precipitati al suolo.
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03:51
Centosettanta di quegli afgani che volevano scappare sono morti quel ventisei agosto per l'attentato dell'Isis all'aeroporto e sono morti anche tredici soldati americani.
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04:16
---
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Cecilia Sala
04:29
Dalla
Casa Bianca
Joe Biden
diceva in conferenza stampa con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso e riferendosi ai terroristi: "Non perdoneremo e non dimenticheremo."
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04:40
E poi che loro sanno chi sono, dove sono e che gliela faranno pagare.
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04:46
Ma non erano lì, non erano in quella casa, in quel cortile e in quella macchina che secondo gli americani conteneva bombe
dell'Isis
.
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04:55
Quelle che hanno scambiato per bombe erano taniche d'acqua e quello che hanno scambiato per un terrorista, Zemari Ahmadi, invece lavorava per una ONG californiana, la Nutrition & Education International di Pasadena.
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05:11
Il filantropo e fondatore di questa organizzazione umanitaria si era già mosso negli
Stati Uniti
per ottenere il visto per il suo dipendente e i suoi familiari e per ottenere rassicurazioni sul fatto che sarebbero stati evacuati al più presto su un volo dell'aeronautica.
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05:26
Il Pentagono ha riconosciuto che quelli erano civili e non terroristi ma ha detto: "Ciò a cui abbiamo assistito in questo caso è stata l'esecuzione delle procedure, non il risultato di negligenza, non il risultato di cattiva condotta, non la conseguenza di una cattiva leadership. Nessuno ha sbagliato."
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05:49
Ha comunque promesso risarcimenti alla famiglia delle vittime, di cui però non è rimasto in vita quasi nessuno.
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05:56
Non si conoscono i dettagli sull'ammontare di questo risarcimento ma sappiamo che per esempio nel duemila diciannove per i decessi di questo tipo causati dalle forze armate statunitensi, il Pentagono ha offerto settantuno pagamenti ed erano tutti compresi tra i centotrentuno dollari e i trentacinquemila dollari.
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06:16
L'esempio più recente però, riguarda un bambino ucciso in un raid aereo in
Afghanistan
all'inizio del duemila ventuno, lo stesso anno dello strike che vi ho appena raccontato.
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06:26
Allora i talebani non avevano ancora preso il potere e in quel caso il risarcimento era passato attraverso
l'Esercito Afghano
alleato.
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06:35
La cifra pagata ai genitori del bambino è stata cinquemila dollari.
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06:49
Stories è un podcast di Cecilia Sala, prodotto da Chora Media.
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06:53
La cura editoriale è di
Francesca Milano
, l'advisor
è Pablo Trincia
, la producer
è Monica De Benedictis
, il sound designer è Daniele Marinello, la sigla e la supervisione del suono e della musica sono di Luca Micheli.
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