Tuesday, Mar 22, 2022 • 7min

Ep.54: Quello che sappiamo su Mariupol

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Il video giornalista Mstyslav Chernov e il fotografo Evgeniy Malolétka sono gli unici giornalisti rimasti a Mariupol. Il loro è stato un lavoro prezioso, perché senza quelle immagini non avremmo visto né capito quello che è successo a Mariupol. Un lavoro così prezioso i medici dell’ospedale gli prestano dei camici per camuffarli da dottori per evitare che i russi li catturino. Così prezioso che i soldati ucraini hanno rischiato la loro vita per salvarli.
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Speakers
(1)
Cecilia Sala
Transcript
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Cecilia Sala
00:19
Ci stanno dando la caccia. I russi hanno una lista di nomi, inclusi i nostri, e stanno arrivando.
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00:26
Queste parole sono di Mstyslav Cernov, un video giornalista ucraino che lavora per
Associated
Press, lui ha seguito l'assedio di
Mariupol,
insieme al fotografo, anche lui ucraino, Evgeniy Maloletka.
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00:38
Da quando le cose si sono messe male a
Mariupol
, se non fosse stato per loro, non avremmo capito nulla.
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00:46
Torniamo alla scena dell'inizio: loro sono gli unici giornalisti rimasti e da più di due settimane raccontano quello che succede.
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00:53
Sono dentro l'ospedale, quando arrivano degli uomini armati e cominciano a perlustrare le corsie. Hanno le divise dei soldati ucraini, ma ormai a
Mariupol
nessuno si fida di nessuno.
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01:03
Potrebbero essere dei soldati russi che hanno ucciso dei soldati ucraini e poi si sono scambiati i vestiti per entrare in città indisturbati.
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01:11
I chirurghi danno dei camici bianchi ai due giornalisti per proteggerli.
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01:15
I soldati chiedono: "Dove sono i due giornalisti?"
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01:19
Loro decidono di fidarsi e si identificano, a quel punto i soldati dicono che hanno l'ordine di portarli via.
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01:27
É il quindici marzo e a
Mariupol
si vive nei bunker. Uscire è pericoloso. Piovono bombe e si spara contro i palazzi con l'artiglieria pesante. Loro escono dai sotterranei con i soldati e dicono: "Chissà se rimaniamo vivi?".
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01:49
Sono Cecilia Sala e questo Stories, un podcast di Chora Media che vi racconta una storia dal Mondo ogni giorno.
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02:13
Uscire dal bunker significa: correre e cadere, rialzarsi e cadere di nuovo, ricominciare a correre, sei in mezzo ai colpi e lo spostamento d'aria ti butta a terra. Dopo dieci minuti arrivano al veicolo blindato che li porterà in un altro bunker, lontano e più sicuro.
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02:34
Mstyslav ed Evgeniy non capiscono perché l'Esercito Ucraino abbia rischiato la vita dei suoi soldati, facendoli correre tra le bombe, per andare a prendere proprio loro due. Glielo spiegano subito.
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02:44
Il loro lavoro è senza dubbio il più incredibile e prezioso lavoro giornalistico che sia stato fatto in
Ucraina,
da quando è cominciata l'invasione.
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02:52
Le loro foto e i loro video sicuramente li avete visti tutti, l'ospedale bombardato, la donna incinta portata via in barella, che poi è morta, le fosse comuni con i cadaveri nei sacchi di plastica.
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03:05
I soldati spiegano: i russi stanno arrivando se catturano voi due vi costringono a dire in camera che tutto quello che avete raccontato su Mariupol era una bugia, cioè tutto ciò che conosciamo sugli eventi più importanti e più tragici di questa guerra ci sarebbe sembrato una bugia.
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03:23
In quel momento Mariupol non ha la più pallida idea di che cosa succede fuori e noi non sapremo niente di cosa succede a Mariupol, se non grazie a loro due.
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03:35
Infatti, una bomba dopo l'altra, era sparito tutto: l'elettricità, le scorte di cibo, l'acqua potabile, il riscaldamento, la rete telefonica e la rete internet.
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03:45
Come hanno fatto Mstyslav ed Evgeniy?
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03:49
Per giorni non possono mandare nulla alla redazione centrale, poi trovano un punto dove c'è ancora un po' di connessione, è molto debole, loro riescono a mandare qualcosa, ma poi sparisce.
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04:00
Tornano nel bunker, oltre al problema della connessione, c'è quello dell'elettricità, un medico dell'ospedale si rivolge a loro e dice: "Nessuno fuori da qui sa quello che sta succedendo, usate un po' del nostro generatore di emergenza per ricaricare le vostre batterie".
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04:17
Ma c'è ancora il problema della connessione, risalgono in superficie, dopo averla cercata ovunque, scoprono che c'è qualche tacca che permette di usare i loro apparecchi satellitari vicino alla finestra del settimo piano di un palazzo.
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04:30
Al settimo piano si è molto esposti, è pericoloso e bisogna rimanerci poco, ma la connessione é lenta e per mandare qualche immagine ci vuole tempo.
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04:40
Tagliare le comunicazioni ha due effetti, li ha spiegati benissimo Mstyslav Cernov.
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04:46
Il primo è il caos, le persone non capiscono più niente, non sanno cosa succede, impazziscono e vanno nel panico.
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04:53
Il secondo è l'impunità, gli effetti della guerra dei russi non ci arrivano e loro poi possono raccontarcela come vogliono.
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05:01
Adesso provate a immaginarlo: non c'è nessun racconto in presa diretta, non c'è nessuna fonte indipendente sul posto, solo qualche video piuttosto freddo e anonimo, girato da lontano, dai droni o dalle telecamere a circuito chiuso.
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05:14
Finiti i combattimenti, se i russi sono riusciti ad occupare la città, non ci fanno vedere i morti civili, la stampa internazionale forse non avrebbe più potuto metterci piede, o chissà quando, i sopravvissuti sarebbero già stati spostati altrove, e anche se fossimo riusciti a rintracciarli, e chissà quando, difficilmente avrebbero potuto accettare di parlare o non gli sarebbe stato permesso di farlo liberamente.
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05:39
Il giorno del bombardamento all'ospedale di
Mariupol
,
Mstyslav
ed Evgeniy stanno cercando di mandarci il video di quello che è successo, ma è quasi l'ora del coprifuoco. Devono rientrare nel bunker e stanno per rinunciare. Li vede un poliziotto, ma non gli intima di rientrare nel rifugio, anzi, si offre di portarli dove sa che c'è un po' di connessione e dove c'è un generatore della
Polizia
che ancora funziona.
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06:05
I due sono stupiti, loro sono lì dalla notte tra il venti tre e il venti quattro febbraio, la mattina alle quattro e mezza del venti quattro febbraio è cominciata l'invasione, ed è dal venti sette febbraio che vedono bambini morti.
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06:18
La prima che hanno visto quel giorno è una bambina ferita dalle schegge, che non è stato possibile salvare, poi è arrivato un altro bambino già morto in ospedale, poi ne è arrivato un altro ancora e dal quarto hanno perso il conto.
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06:30
Per questo non capiscono subito che quel giorno, il giorno del bombardamento all'ospedale è successo qualcosa di così importante e di così straordinario.
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06:38
Il poliziotto, invece, capisce che quello che è successo quel giorno, se esce dai confini di
Mariupol
, può cambiare il corso di questa guerra ed è effettivamente stato così nella percezione di tutti noi.
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06:50
Loro mettono tre telefoni uno accanto all'altro, spezzano in tre il video e lo mandano separatamente in tre parti, perché altrimenti, data la lentezza della connessione, non sarebbe mai arrivato.
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07:02
Se quel giorno abbiamo capito quello che abbiamo capito, è grazie al fatto che quel video ci è arrivato, e se questi due giornalisti non sono più a
Mariupol,
è perché salvarli significava salvare la credibilità di ciò che sappiamo rispetto a questa guerra.
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07:24
Stories è un podcast di Cecilia Sala prodotto da Chora Media.
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07:28
La cura editoriale è di
Francesca Milano
, l'advisor
è Pablo Trincia
, la producer è Monica De Benedictis, la post-produzione e il sound design sono di Daniele Marinello, la sigla e la supervisione del suono e della musica sono di
Luca Micheli
.
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