Friday, Sep 3, 2021 • 11min

Disastri ambientali ed epidemie: il collasso di Roma - Seconda parte

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Tante sono le ipotesi sulle cause della caduta dell’Impero Romano. Tra queste il clima e le pandemie. Il cambiamento climatico impattò sulla produzione di cibo e le condizioni igieniche precarie portarono alla diffusione di nuovi e aggressivi agenti infettivi. Silvia Giorcelli Bersani, docente di Storia romana ed Epigrafia latina presso l’Università di Torino, racconta a Storiainpodcast alcuni dei fenomeni che ricerche recenti ritengono cruciali per l’accelerazione del declino di Roma imperiale. - La caduta dell’Impero (Prima parte) - Cambiamenti climatici (Seconda parte) - Epidemie (Terza parte) https://storiainpodcast.focus.it https://storiainpodcast.focus.it - Canale Le questioni della Storia A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina. ------------ Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427 https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427 Siamo in tutte le edicole... ma anche qui: - Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/ https://www.facebook.com/FocusStoria/ - Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare) - Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo https://www.youtube.com/user/focusitvideo - Twitter: https://twitter.com/focusstoria https://twitter.com/focusstoria - Sito: https://www.focus.it/cultura https://www.focus.it/cultura
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(1)
Silvia Giorcelli Bersani
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00:05
La storia in podcast di Focus.
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Silvia Giorcelli Bersani
00:32
Oggi siamo molto più sensibili di vent'anni fa, trenta anni fa, ai cambiamenti climatici, all'alterazione nell'atmosfera terrestre, con tutta una serie di conseguenze drammatiche. Ma in misura certamente diversa i cambiamenti climatici hanno caratterizzato anche la storia passata, insomma, per cause come dire assolutamente naturali, cioè prima che gli uomini cominciassero a scaricare nell'atmosfera delle sostanze chimiche e a riversare nelle acque degli elementi tossici. Noi abbiamo accelerato questa trasformazione, questa catastrofe. Nel mondo antico questi cambiamenti ambientali c'erano e anche molto evidenti ma gli uomini però erano degli spettatori, più che degli attori, di queste storie di trasformazioni ambientali.
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01:18
Oggi chi studia la storia antica non può fare a meno di tenere in considerazione anche questi aspetti che, ripeto fino a venti, trent'anni fa, erano completamente assenti dai parametri storiografici con i quali si lavorava sul mondo antico.
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01:34
Oggi si suole ripetere in modo sensato che l'impero romano sia stato possibile anche grazie ad un optimum climatico, quello che gli studiosi di paleoclima chiamano "il periodo caldo romano". Questo periodo di ottimo climatico favorire lo sviluppo della società romana. Cosa significa periodo di ottimo climatico? Significa alti e stabili livelli di insolazione un'umidità stabile e una tutto sommato debole attività vulcanica: l'evento di
Pompei
, insomma, del vulcano del
Vesuvio
non deve trarci in inganno, ecco, quello fu un periodo di debole attività vulcanica. Quindi in questo periodo la buona insolazione, l'umidità stabile, favorirono ovviamente le coltivazioni, le coltivazioni favorirono la diffusione del cibo. Questo creò un aumento demografico, con tutte le conseguenze positive che l'aumento demografico in un contesto come quello che portava con sé.
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02:44
Si tratta di meccanismi climatici globali molto complessi, che è molto difficile definire in modo semplicistico, se non altro perché l'impero romano occupava tre continenti con situazioni molto diverse. Quello che accadeva in Anatolia non accadeva nello stesso momento nella penisola iberica quello che succedeva in
Britannia
non era la realtà dell'Africa settentrionale. Quindi parlare complessivamente del clima per umano è difficile.
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03:12
Però è vero che tra il 200 a. C. e il 150 d. C., più o meno fino a più o meno l'età
di Marco Aurelio
noi leggiamo alcuni dati a cui i dati che ci documentano questo periodo di caldo di umidità da questo periodo di crisi, ma stabile in gran parte degli, senza dimenticare, naturalmente, che 350 anni non sono sufficienti per comprendere una fase climatica come questa, insomma una fase climatica del tardo Olocene.
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03:42
Però di questa stabilità del clima i naturalisti romani avevano già che avevano già notata. Avevano già notato come alcune piante che crescevano in montagna, ad esempio i faggi, fossero diventate piante normalmente di pianura e altre piante, come ad esempio la vite fossero coltivate ad altitudini maggiori. Quindi il calore, il caldo continuo aveva favorito le coltivazioni anche in quote più elevate. Le alluvioni naturalmente, continuavano a essere specie quelle del
Tevere
, che noi possiamo leggere perché sono ben documentate, ben descritte, ma c'era un sistema intero che riusciva a contenere anche gli effetti negativi delle alluvioni.
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04:31
L'Africa settentrionale
era una zona molto fertile, era il principale granaio di
Roma
. Da lì arrivavano grandi navi che portavano grano a
Roma
e poi in
Occidente.
Il
Nilo
aveva piene regolari e tutto questo, naturalmente un periodo di benessere straordinario. Questo optimum climatico estese le superfici coltivate e la produttività del terreno. Questa situazione cambia poi a partire dalla seconda metà del III secolo, poi per tutto il IV secolo in cui l'instabilità climatica è invece più frequente. Cosa vuol dire instabilità climatica? Vuol dire siccità in alcune zone, vuol dire più freddo in altre zone e quindi raccolti compromessi. I raccolti compromessi, portano cose tutta una serie di conseguenze economiche e sociali che, integrate alle difficoltà di tipo militare, creano quella situazione di difficoltà che è stata interpretata appunto come decadenza e poi fine dell'impero romano.
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05:48
I romani erano consapevoli dei cambiamenti del clima e di parte delle conseguenze anche dell'intervento dell'uomo sulla natura. Non possiamo dire che i romani avessero una sensibilità ecologista perché questo è veramente dire troppo, però certamente avevano osservato alcuni elementi di causa-effetto rispetto allo sfruttamento delle risorse. Naturalmente un impero, le dimensioni dell'impero romano aveva bisogno di enormi risorse per potersi sviluppare e poter essere sempre prospero. Per cui i romani sfruttarono intensamente tutte le risorse della natura nelle aree che via via conquistavano, inserivano all'interno dell'impero. E quindi penso al legname, penso all'acqua, penso alle risorse minerarie.
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06:39
Insomma furono degli sfruttatori capillari, i romani, soprattutto nell'epoca dell'imperialismo, della costruzione dell'imperto, quindi verso la fine della
Repubblica
e poi nei primi secoli dell'età dell'impero. A un certo punto ebbero certamente una qualche consapevolezza dei danni di interventi così pesanti sulla natura. Questo anche nel mondo greco, insomma, c'è una sensibilità di questo tipo.
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07:08
Per esempio Platone in un dialogo importante, il Crizia, dice le seguenti cose di fronte allo sfacelo che aveva sfigurato il territorio dell'Africa dove per, dice, "molte grandi inondazioni hanno reso il nostro paese simile alle ossa di un corpo malato e di questa terra è rimasto solo lo scheletro. Ma prima le colline erano piene di terra grassa e le montagne erano coperte di foreste. Ora vi sono monti che danno nutrimento soltanto alle api, ma non è molto che gli alberi furono tagliati per coprire grandi edifici e questi edifici esistono ancora. C'erano anche vasti pascoli per il bestiame e non andava perduta. L'acqua che adesso dal nudo il suolo fluisce nel mare, ma ogni anno essa si conserva nel seno della terra e dalle alture si diffondeva nelle valli, formando fonti e fiumi."
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08:01
Ecco, questo è quello che diceva Platone. I romani colsero il segnale d'allarme per l'aggravarsi di una dipendenza in qualche modo inaggirabile nel vistoso, incessante incremento dell'uso per esempio del legname, sia da ardere sia da costruzione però non riuscirono a fare praticamente nulla, perché le ragioni dell'impero erano evidentemente più forti delle ragioni dell'ecologia e dell'ambiente.
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08:32
E quindi operarono degli spostamenti veramente massicci un po' in tutto l'impero per produrre sovrano, per costruire, per costruire, ma per questioni alimentari, naturalmente. Gli impieghi alimentari furono molto significativi in relazione allo sfruttamento del legname. Poi il legname da combustione che serviva per scaldare non soltanto le case, ma pensiamo a tutti gli impianti termali, insomma, nelle domus, naturalmente. E poi le fornaci, le fornaci da cui si ricavavano presenti mattoni che servivano per la costruzione delle case delle città, insomma e queste erano delle divoratrice di energia, erano destinate alla produzione di laterizi in generale mattoni, tegole di svariate forme, dimensioni ed erano ampiamente richiesti proprio all'esplodere dell'edilizia pubblica e privata, nella costruzione di edifici, gli acquedotti, di palazzi, ville e furono veramente annientati boschi interi, intese inferti, intere aree. Pensiamo all'isola d'Elba, pensiamo alla
Sila
, pensiamo a molte delle aree alpine.
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09:45
Gli eserciti avevano dei costi in termini di risorse, perché costruire accampamenti, costruire strade, insomma costruire tutto quello che serviva per la gestione di questi eserciti significava appunto impiegare fortemente il legname.
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10:02
La guerra generale costava anche in termini di risorse di legname, non soltanto di legname nei cantieri navali, ma nei cantieri, anche dove si realizzavano navi per i mercati e i grandi ponti, tutte le attività minerarie, insomma. Tutto questo sfruttamento ebbe naturalmente delle conseguenze delle conseguenze fatali.
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10:27
Il depauperamento della copertura boschiva e ancor più, insomma, la sua distruzione ebbero delle conseguenze terribili. L'erosione accelerata determinata proprio dalla mancanza di questa protezione arborea, prima spazza via lo strato di humus, poi dilava completamente le pendici, mettendo a nudo in maniera irreversibile le rocce sottostanti.
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10:50
E quindi che cosa succede? Succede quello che noi conosciamo molto bene oggi vengono giù dalle alture devastanti torrenti di fango con alluvioni improvvise, rovinose che non sono più attenuate dalla vegetazione e che si abbattono con crescente frequenza ovunque nell'impero e anche su
Roma
.
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11:08
Il fenomeno più grave fu però, come dire l'incremento delle paludi, perché non essendoci più un contenimento non sicuro dei corsi d'acqua verso il mare e queste paludi. E le paludi erano naturalmente il focolaio della malaria di altre malattie endemiche che flagellavano l'impero romano per tutta la sua storia.
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11:48
Vi aspettiamo con tutti i nostri podcast sul sito storiainpodcast.focus.it.
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Silvia Giorcelli Bersani
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