Tuesday, Sep 21, 2021 • 36min

Ep. 3: La bulimia, il disturbo invisibile

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Si pensa sempre che chi soffre di un disturbo alimentare sia molto magro o molto sovrappeso. Invece in moltissimi casi la bulimia non ha sintomi visibili, perchè mangiare e vomitare rende la persona normopeso ma non per questo sana. Il corpo di Juliette è un corpo "normale" nonostante le sue abbuffate notturne, e allora lei, per mostrare il suo disagio, inizia a praticarsi dei tagli sulle gambe. Questa è la storia del suo percorso di guarigione.
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Talking about
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Speakers
(3)
Fiorenza Sarzanini
Giuliette
Laura Dalla Ragione
Transcript
Verified
00:07
Chora.
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Giuliette
00:07
Io mi chiamo Giuliette, ho ventidue anni. Io sono malata di bulimia. La bulimia era arrivata a un punto drammatico che occupava tutta la mia vita.
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00:33
Cioè c'era solo quello, è rimasto solo quello e la mia giornata ruotava solo intorno alla malattia e ai sintomi che comportava questa malattia.
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00:45
E quindi ho smesso di studiare, ho smesso di lavorare, ho smesso di uscire con gli amici, ero arrivata a praticare autolesionismo, in maniera costante e molto pesante.
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00:60
Era diventato veramente un problemone; ho le cicatrici, sono cicatrici che mi rimarranno per il resto della vita perché comunque erano tagli molto, molto profondi.
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01:13
In realtà in quel periodo era l'unica cosa che mi piaceva del mio corpo, vedere le ferite.
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Fiorenza Sarzanini
01:32
Io sono Fiorenza Sarzanini, vicedirettore del
Corriere Della Sera
e questo è un podcast che racconta come si cade in un disturbo alimentare, come si riconosce e soprattutto come se ne esce.
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01:48
È prodotto da Chora Media, si chiama Specchio.
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01:59
Se la incontri per strada non diresti mai che Giuliette ha un disturbo alimentare, non è né troppo magra né troppo grassa.
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02:06
Il suo corpo apparentemente non chiede aiuto, però Giuliette a un certo punto l'aiuto lo ha chiesto a gran voce perché ha sentito che da sola non riusciva a uscire da questa spirale.
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Giuliette
02:21
Io in realtà ho cominciato nel duemila e diciannove all'incirca a restringere molto fortemente, quindi avevo ridotto significativamente il cibo che mangiavo.
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02:36
Mangiavo, però mangiavo molto poco e mangiavo solo determinate cose.
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02:41
Il perché, perché vabbè, io non mi ero mai piaciuta, anche al liceo ho avuto periodi in cui digiunavo, in cui mangiavo poco, cercavo di mangiare il meno possibile però non sono cose che sono andate avanti molto a lungo.
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02:55
E invece nel duemila e diciannove potevo fare un po' come mi pare perché stavo all'università, io mi preparavo da sola il cibo oppure andavo alla mensa, quindi stava a me.
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03:03
E io ho deciso di togliere qui, di sostituire là e piano piano, io poi ero una ragazza che si muoveva molto, camminavo da una parte all'altra, facevo tante scale,
Perugia
è tutta in salita, quindi facevo tantissime, tantissima strada a piedi e quindi ero stanca e non mi stavo nutrendo a sufficienza diciamo così.
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03:26
Ero proprio, era una fase di restrizione abbastanza forte e ho perso parecchio peso inizialmente e io già da lì ho capito che c'era qualcosa che non andava.
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03:38
Però sinceramente finché perdevo peso mi andava anche bene, perché ero contenta, stavo ottenendo un risultato che io desideravo.
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Fiorenza Sarzanini
03:47
Succede spesso che in chi soffre di anoressia a un certo punto subentri una specie di istinto di sopravvivenza, l'organismo sa che per sopravvivere deve mangiare, ma la testa si rifiuta di accettare l'idea che il corpo riprenda peso.
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04:01
E così in questo cortocircuito si cade nella bulimia; è successo anche a Giuliette.
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Giuliette
04:08
Sono andata avanti finché è subentrata la bulimia, che mi ha detto senti Giuliette fermati perché io non ce la faccio più.
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04:15
Il mio corpo ha detto basta, io non ce la faccio e quindi sono subentrate le abbuffate, che era una cosa di cui ho sentito parlare, ma non avevo idea di cosa si trattasse veramente.
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04:31
La gente può sentire abbuffata e magari pensa "Eh, ha mangiato un pezzo di pizza in più, ha mangiato un po' più in fretta del solito", ma un'abbuffata, come le ho vissute io almeno sono delle cose impensabili che io veramente mai pensavo di essere anche capace di fare le cose che ho fatto, e di arrivare al punto a cui sono arrivata.
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Fiorenza Sarzanini
04:55
Giuliette è una bella ragazza, alta, non troppo magra, ha lunghi capelli neri, ha gli occhi verdi.
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05:02
Quando entro a Palazzo Francisci la noto perché proprio non ha il viso smunto, non è come le altre ragazze e soprattutto perché fa dei grandi sorrisi.
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05:11
Penso che sia un'assistente invece mi viene incontro e comincia a parlare della festa che sta organizzando per quella sera, allora capisco che lei è una delle ragazze ospiti della residenza.
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05:22
Mi racconta che il suo periodo di cura in questo centro è finito; adesso lei andrà al nido e allora sta organizzando questo rito scaramantico, questo saluto per le altre. Succede sempre così, si sceglie un tema e tutti si devono adeguare.
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05:39
Giuliette ha scelto il Liberty, ha apparecchiato la tavola con tutti i centrini, i sottobicchieri, ha messo i fiori, nel suo percorso verso la guarigione rimane ancora un tratto, ma lei è vicino al traguardo.
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05:52
Quanto accaduto adesso le appare un ricordo lontano.
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05:56
Apparentemente ne parla con tranquillità, riesce addirittura a sorriderne.
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06:02
Poi ogni tanto gli occhi si velano di lacrime. Per dimostrare di essere autonoma Giuliette studiava, ma aveva anche cominciato a lavorare.
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06:11
Tutti i soldi guadagnati li spendeva però al supermercato, riempiva il carrello di prodotti ipercalorici, dolci, cereali, biscotti e poi si chiudeva in camera e passava la notte a mangiare.
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Giuliette
06:24
Ho sperperato tutti i soldi del mio lavoro sul cibo che poi andavo a rimettere, andavo a vomitare.
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06:33
Prendevo tutto quello che volevo, tutto quello che mi andava lo prendevo e inizialmente erano spese di dieci euro, otto euro.
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06:43
Poi sono arrivate anche a una trentina di euro e io consumavo tutto in un giorno, prendevo caramelle, cioccolata, biscotti, brioches, tutte cose molto dolci.
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06:55
Poi anche un po' di cose salate, ma soprattutto il dolce e tutti carboidrati, carboidrati, carboidrati, perché quelle erano le cose che non mi permettevo di mangiare, perché io al di fuori delle abbuffate continuavo a restringere, perché comunque mi preoccupava questa cosa delle abbuffate e ho detto devo compensare, quindi quando non mi abbuffo devo mangiare il meno possibile.
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Fiorenza Sarzanini
07:17
Nei mesi in cui l'università organizza la didattica a distanza, la situazione peggiora perché molti studenti tornano a casa e anche la ragazza che divide la camera doppia con Giuliette va via.
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07:30
Quando sei malata, pensi in continuazione al momento in cui rimarrai da sola.
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07:35
Attendi con ansia che nessuno stia lì a controllare quello che fai, quello che mangi, quante volte vomiti.
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07:41
La pandemia moltiplicato il numero di persone che soffrono di un disturbo alimentare.
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07:47
Giovani ma soprattutto giovanissimi, femmine ma anche maschi, adesso manifestano rifiuto oppure ossessione per il cibo.
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07:54
Mentre la pandemia era all'apice, Giuliette ha trascorso lunghi periodi da sola.
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Giuliette
08:01
La mia coinquilina non c'era, io avevo la camera per me, solo in solitaria io facevo queste cose, davanti alle persone mai.
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08:09
E quindi cercavo tutti i modi di trovare un momento solo per me e facevo questa spesa me la portavo, mi preparavo tutto e poi c'erano ore e ore e ore passate in camera a mangiare vomitare, mangiare e vomitare, andava avanti molto a lungo questa cosa e appunto io mangiavo fino a star male, andavo a vomitare.
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08:32
Poi mi rendevo conto che non mi bastava, non aveva risolto niente e quindi ricominciavo da capo. E ancora, ancora, ancora e ci sono state giorni, ma soprattutto le notti, in cui l'ho fatto questo ciclo di abbuffata e vomito si è ripetuto anche fino a dieci volte in un giorno e quindi io sono arrivata qui che ero esausta, cioè io non ce la facevo più.
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Fiorenza Sarzanini
08:58
Giuliette racconta tutto alla madre, parla con lei al telefono; è come se cercasse di chiedere aiuto, ma è proprio in quella fase che avviene il distacco.
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09:08
Il padre di Giuliette è morto quando lei aveva diciassette anni e da allora lei ha vissuto con sua madre e con i suoi tre fratelli più piccoli.
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09:16
Quando ti racconta questo strano ruolo che aveva nella famiglia, piccola ma nello stesso tempo trattata come un'adulta e quindi caricata di responsabilità, capisci che lei è stata male.
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09:28
Quando sei malata capita frequentemente che i rapporti familiari abbiano evoluzioni strane, inaspettate, soprattutto che lo abbia il rapporto tra madre e figlia.
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09:41
La complicità spesso viene sostituita da una competizione, peggio dall'insofferenza nei confronti di chi cerca di costringerti a reagire, di chi vorrebbe vederti mangiare.
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09:53
Nel caso di Giuliette questo malessere è diventato ancor più forte quando è andata via di casa e le è sembrato di non essere più il centro del mondo.
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10:02
Per anni si è occupata dei fratelli, è stata il punto di riferimento di sua mamma.
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10:07
All'improvviso invece le è apparso di non essere più importante, ed è proprio in quel momento che è andata in pezzi.
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Giuliette
10:19
Con la bulimia poi ho smesso di fare qualsiasi cosa. Son tornata a essere un po' una bambina, io che mi son sempre descritta come una ragazza abbastanza matura, responsabile, mi sono sempre presa cura io dei miei fratelli più piccoli, ho fatto un po' la mamma in famiglia e invece mi ritrovavo io a fare la bambina che aveva bisogno di aiuto.
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10:48
Da una parte era quello che volevo, dall'altra è una cosa che mi pesa molto perché io voglio sempre aiutare l'altro, non voglio pesare sull'altro.
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10:59
Con mia madre io avevo un rapporto, ero molto molto attaccata a mia madre. Eravamo unitissime, finché vivevo a casa io stavo attaccatissima a mia madre.
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11:14
Se usciva lei volevo uscire insieme a lei, eravamo quasi più amiche che madre e figlia.
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11:20
Poi io mi sono trasferita per l'università, da
Macerata
che è il mio paese nelle
Marche
sono venuta a
Perugia,
e a
Perugia
ho risentito molto del distacco con mia madre perché io ero abituata a starci sempre, e io l'ho detto a mia mamma prima di partire.
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11:41
Ho detto proprio "Mamma io devo per forza andare da qualche altra parte", perché fra tutti noi, noi siamo in cinque noi figli, fra tutti noi io ero quella più attaccata a mia madre, ho detto "Mamma se non me lo faccio, cioè se non mi spingo da sola, se non decido da sola, io non me ne andrò mai, quindi io devo costringermi ad andarmene".
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12:00
E quindi inizialmente è andata molto bene, poi quando non l'ho più vista ho sofferto molto perché mi sono sentita poco cercata, mi son sentita meno parte della famiglia perché per me la famiglia era sempre fondamentale.
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12:17
Io ho un ruolo molto centrale in famiglia e pensavo di essere insostituibile, di essere molto, molto importante e poi ho visto che me ne sono andata, la famiglia andava avanti anche senza di me e penso di esserci rimasta un po' male.
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12:31
E quindi magari litigavamo molto spesso, perché dicevo non mi cercate, non mi mandate messaggi, non mi chiamate, le mie amiche la mamma la chiama ogni notte, tu non mi chiedi niente, non sai niente e quindi è nato un po' di risentimento nei confronti di mia madre.
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12:48
Poi con la malattia il rapporto è cambiato molto, è andato peggiorando in realtà, perché io mi sono allontanata molto da mia madre e devo dire che è una delle cose su cui sto lavorando di più in realtà qua dentro, il mio rapporto con mia madre, coi miei fratelli, la mia storia, comunque il lutto per mio padre che penso dovrò affrontarlo per il resto della mia vita sicuramente.
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Fiorenza Sarzanini
13:18
Giuliette parla della morte di suo padre, ma non parla mai di lui.
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13:22
Non racconta com'era la vita con lui, racconta soltanto quella dopo di lui; ed é come se da quel giorno lei avesse preso la responsabilità della famiglia.
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13:33
Aveva soltanto diciassette anni, sua madre era una donna forte, era una donna presente; eppure era lei a badare ai fratelli e anche per la mamma era diventata quasi un'amica.
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13:43
Si confidavano, si dividevano i compiti quotidiani, Giuliette è cresciuta in fretta, o forse è stata costretta a sentirsi più grande.
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13:53
È stato questo, alla fine, che l'ha fatta ammalare.
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13:57
I rapporti familiari, le tensioni sono una delle cause scatenanti del disturbo alimentare.
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14:04
Quando Giuliette si ammala, però, non se ne accorge nessuno.
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14:07
Non dimagrisce, non mostra segni della malattia e quindi peggiora senza che nessuno, né tra i familiari né tra gli amici, inizialmente neanche lei, se ne renda conto.
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Giuliette
14:22
Per me la bulimia è ancora più dolorosa, perché io dopo essermi ammalata mi son detta "Ma perché non potevo ammalarmi di anoressia io? Perché mi è toccata la bulimia?".
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14:34
Perché la gente non vedeva che stavo male, io avevo perso peso all'inizio poi con le abbuffate ho ripreso tutto e anche se vomiti qualcosa rimane, cioè è difficile comunque le abbuffate poi di quella portata che erano veramente enormi, cioè io ho fatto il conteggio delle calorie, era una cosa assurda.
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14:55
Una volta non so per farmi del male ho contato le calorie di un'abbuffata.
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14:60
Voi magari leggete su internet questi numeri però sono veramente, io superavo le diecimila calorie in un'abbuffata in un giorno, quindi comunque si riprende peso con la bulimia molto spesso.
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15:12
Quindi le persone in realtà hanno detto tu stai meglio adesso, quando io non sono mai stata peggio di così.
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15:17
Avevo ripreso peso, la gente si era preoccupata all'epoca perché avevo perso molto peso, poi avendolo ripreso "Ah ma adesso stai bene".
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15:25
Quando stavo malissimo e io volevo che, volevo anche che si vedesse che stavo male, io volevo che la gente mi credesse, perché a un certo punto ho detto "Ma non è che mi sto inventando tutto io?".
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15:37
Perché cioè io vomitavo decine di volte al giorno, e mi chiedevo "Ma non è che sto bene e che in realtà mi sto inventando tutto?".
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15:47
Perché la gente dice che non vede dove sta il problema.
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15:51
La gente non lo sa, non lo capisce perché l'immagine di una ragazza con disturbi alimentari, per la maggioranza e soprattutto per chi non ci è passato, ma persino per chi ci è passato a volte, è quello di una ragazza gravemente sottopeso.
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Fiorenza Sarzanini
16:15
Giuliette arriva al paradosso di desiderare di essere anoressica e non bulimica, perché l'anoressia almeno si vede, perché il corpo di una anoressica parla, chiama aiuto.
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16:25
Il corpo di una persona normopeso invece, non dice molto, se lo vedi da fuori non dice niente.
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16:31
Invece dentro avvengono i danni più gravi, al contrario degli anoressici i bulimici mangiano, ma hanno la stessa fobia di ingrassare e quindi cercano di eliminare il cibo ingerito con l'uso dei lassativi, oppure provocandosi il vomito.
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16:47
Lo fai una volta, lo fai due, lo fai tre, lo fai anche tutti i giorni, anche più volte al giorno.
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16:55
Alla fine finisci nel vortice, non puoi più uscirne.
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16:58
Un meccanismo infernale, mangi e già pensi a quando poi andrai a vomitare.
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17:06
Non ti freni, tanto lo sai che poi nel tuo corpo non resterà più nulla.
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17:11
Provocarsi il vomito serve anche a nascondere agli altri la malattia.
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17:15
Mentre stai a tavola ti comporti come tutti, e quindi è difficile accorgersi che non stai bene.
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17:21
Poi trovi una scusa, vai in bagno, capita spesso mentre stai mangiando, che ti arrivi la frenesia di liberarti dal cibo ancora prima di terminare il pasto; non riesci a fermarti, non ti controlli, i danni ci mettono poco tempo ad arrivare.
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17:36
Provocarsi il vomito, infatti, infiamma la bocca, il tratto digerente, infiamma persino le mani, lo dicono i medici, lo dicono i trattati.
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17:48
Si chiamano segni di Russell perché sono stati scoperti da uno psichiatra britannico,
Gerald Russell
, che per primo ha correlato queste evidenze con la presenza di disturbi del comportamento alimentare.
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18:02
La dottoressa Laura Dalla Ragione conosce questi segni, sa che cosa li provoca e soprattutto sa che cosa provoca la bulimia.
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Laura Dalla Ragione
18:12
La bulimia non è, come spesso si pensa il contrario, le persone possono essere magrissime perché compensando, vomitando usando metodi di compenso, riescono a raggiungere i livelli di magrezza come quelli dell'anoressia.
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18:26
Delle tre patologie anoressia, bulimia e Binge Eating Disorder, l'anoressia nervosa è quella meno prevalente.
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18:34
La patologia prevalente è la bulimia nervosa, quindi generalmente le ragazze cominciano con una anoressia restrittiva, poi non ce la fanno a restringere, passano alla bulimia, quindi abbuffate con metodi di compenso.
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18:47
Il risultato ottenuto è sempre la magrezza patologica, però è ottenuta in tutto in un altro modo.
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18:54
Quindi in questo momento la patologia prevalente è sicuramente, sono tutte le patologie del discontrollo degli impulsi, la bulimia nervosa è il disturbo da alimentazione incontrollata che in grandissimo aumento.
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Giuliette
19:07
Tu vedi una ragazza come me, io sono sempre stata normopeso, se non leggermente sottopeso dopo il mio periodo di restrizione.
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19:15
Quindi la gente, un pochino io non ci credevo, ma le persone dicevano ma tu stai bene, cioè guardati, sei sana, non c'è un problema.
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19:26
Disturbo alimentare se pesi trenta chili tu non pesi trenta chili, quindi non è possibile che hai un disturbo alimentare, quando io ho un disturbo alimentare molto, molto grave che ha messo in stallo tutta la mia vita.
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19:39
Ed è una cosa che mi sta molto a cuore dirla questa, perché era una delle mie sofferenze più grandi entrata qua dentro.
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19:46
Io non mi sentivo parte di questo posto, perché dicevo io non c'entro niente, le ragazze qui sono sottopeso.
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19:53
Io non sono sottopeso e mi ero, mi ero convinta che ero un'imbrogliona.
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Fiorenza Sarzanini
20:01
A differenza di molte ragazze e ragazzi che non credono di aver bisogno di aiuto e non vogliono rivolgersi agli specialisti, Giuliette chiede per diversi mesi di poter essere ricoverata a
Todi
.
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20:14
I primi medici a cui si rivolge però, non ritengono che il suo caso sia così grave allora le propongono di partecipare soltanto ad alcune sedute psicologiche.
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20:23
Lei si sente sottovalutata, ignorata, ancora una volta si sente invisibile, proprio come le succedeva a casa, proprio come dopo la morte di suo padre e allora peggiora.
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Giuliette
20:38
Io ho richiesto più volte il ricovero a
Todi
e non è mai accaduto, fino a quando sono arrivata a un punto veramente disastroso.
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Fiorenza Sarzanini
20:51
Le restrizioni, le abbuffate, il vomito non bastano più; Giuliette incomincia a praticare atti di autolesionismo sul suo corpo, si fa dei tagli sulle cosce, tagli anche molto profondi, di cui le resteranno per sempre le cicatrici.
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21:06
Mentre lo racconta, i suoi occhi si velano di lacrime. È il momento della massima fragilità, quello in cui decide di liberarsi dei fantasmi che da anni le affollano la mente, descrive nei dettagli quello che faceva e cerca di esorcizzare il problema.
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Giuliette
21:25
Era proprio un'opera tra me e me, ero molto soddisfatta, dicevo ho fatto un buon lavoro.
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21:31
Perché alla fine non mi ha mai aiutato, io mi sono detta che mi aiutava, che mi faceva stare meglio, che era un modo per sfogarmi, ma secondo me era solo un modo per esternare il mio dolore e per renderlo proprio evidente, così che si vede si dice cavoli, qui non c'è ombra di dubbio che sta male.
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21:47
E quindi io guardavo spesso le mie gambe e guardavo le cicatrici, invece adesso sono una cosa che mi fanno soffrire molto e per me è molto positivo il fatto che mi fanno soffrire, perché penso sia molto più sano dell'essere soddisfatta.
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22:05
Mi tagliavo perché poi cercando un po' di rielaborare e capire, io penso che volevo far vedere anche a me stessa che c'era una cosa vera.
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22:14
Cioè volevo che si vedesse proprio, perché il mio corpo, si magari la gente vedeva che avevo un po' di sbalzi di peso, aumentavo, diminuivo, quindi quello sì, però non era una cosa così evidente, era cioè uno a vedermi non pensava invece se vedi mie gambe dici cavoli, questa sta male.
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Fiorenza Sarzanini
22:37
Se delle abbuffate e della bulimia Giuliette parla apertamente con i suoi familiari, di questo invece no, si rende conto di starsi spingendo troppo in là nell'autodistruzione e allora cerca di sminuire il problema; vuole nascondere le ferite a tutti, le mostra soltanto ai medici del centro di
Todi
durante le visite.
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22:57
Quando vuoi guarire, accade proprio così; riesci a dire ai medici quello che fino a qualche giorno prima non riuscivi a confessare nemmeno a te stessa, perché prendi coscienza dei problemi che hai e finalmente riesci a reagire.
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Giuliette
23:14
Io con i miei sintomi andavo proprio all'estremo su tutto come con le abbuffate, con il vomito, anche con il taglio.
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23:21
Io ogni notte stavo lì e facevo questo mio lavoretto, era proprio una cosa, una mia creazione e quindi mi mettevo a fare questa cosa, e più giù, più profondo andavo meglio era e più sangue usciva meglio era, e io mi dicevo mentre facevo "E ma questi si vedranno per il resto della mia vita".
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23:40
A me mi fregava niente cioè ero contenta, dicevo va bene.
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23:45
E invece adesso, cioè è cambiato completamente questa cosa mi sembra assurdo, ci soffro parecchio.
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Fiorenza Sarzanini
23:54
Durante il ricovero, Giuliette ha ripensato al rapporto con sua madre e ha visto in quella relazione qualcosa di problematico.
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24:02
Qualcosa non del tutto risolto, qui a Palazzo Francisci ha avuto il tempo di riflettere sul passato e di confessare a se stessa e ai medici che cosa le è mancato, e che cosa forse, ha fatto nascere in lei questo problema.
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24:16
Quando sei malato, il rapporto con i tuoi genitori è molto duro da gestire.
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24:21
Ti senti incompresa, giudicata e anche se ogni tanto avverti la voglia di accudirti, non ci riesci mai in maniera serena.
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24:29
Sei sempre in guardia, sei vigile, sei diffidente verso tutti coloro che ti circondano.
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24:34
Non ti fidi di nessuno perché in realtà tu non ti fidi di te stessa.
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Giuliette
24:45
Mia madre non è mai stata una di quelle che ti chiama ogni giorno, ti scrive come stai, che fai, cos'hai mangiato, cos'hai fatto.
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24:51
Ci ha sempre guidato a essere autonomi, indipendenti ed è una cosa di cui sono molto grata perché siamo tutti noi cinque figli, siamo tutti molto capaci, abbiamo molte risorse, lo vedo nei miei fratelli, e non è un caso cioè siamo stati cresciuti tutti da mamma e papà, e ci hanno insegnato tante cose.
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25:14
Però allo stesso tempo porta un po' di sofferenza questo sentirsi soli, proprio abbandonati al mondo, fai tu, io, tu vai, cavatela da sola, e dico ma io come faccio? Io non lo so, io non ce la faccio da sola, e quindi ci sono state le volte che ho detto "Mamma, io la voglio una mamma".
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25:33
Cioè io voglio una mamma che mi prende per mano, e mi da il bacetto, e mi viene a prendere da scuola.
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25:41
E invece a volte mi è mancata questo tipo di mamma, però no io ci tengo molto al mio rapporto con mamma e quindi ci voglio, ci voglio lavorare e penso sia uno dei miei grandi traguardi di questo percorso il mio rapporto con mia madre, come il mio rapporto con me stessa, ma più vado avanti, ai gruppi, ai colloqui tutto esce mamma, mamma, mamma, mamma.
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26:05
Perché penso che il rapporto con il materno, con la propria mamma, sia molto, molto importante, decisivo nei disturbi del comportamento alimentare.
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Fiorenza Sarzanini
26:19
Mamme troppo presenti, mamme troppo assenti, non c'è un manuale quando si diventa genitori, eppure si ha sempre l'impressione di sbagliare qualcosa.
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26:28
Se stai troppo addosso ai figli si sentono oppressi, se li rendi troppo indipendenti si sentono abbandonati.
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26:35
Essere un genitore è complicato in situazioni normali, quando devi affrontare la malattia di un figlio ti sembra di essere sempre inadeguato.
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26:42
E così a un certo punto della vita ci si trova a fare i conti con le accuse, con i silenzi, con il distacco. Da piccola Giuliette seguiva sua madre come un'ombra, adesso ha deciso di prenderne le distanze.
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Giuliette
26:56
Giusto ieri ho deciso di rispondere a un suo messaggio, perché in realtà mi sono rifiutata di parlarle per la maggior parte del mio percorso qua dentro, non ci ho voluto parlare, ma non perché mi avesse fatto qualcosa, ma perché avevo paura che potesse andare a influenzare il mio percorso.
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27:23
Sono molto gelosa del mio percorso, dico non me lo può toccare nessuno, non posso lasciare che entri nessuno, io devo fare quello che devo fare e non voglio che qualcuno possa subentrare e pormi nuovi ostacoli. Quindi dicevo, ok per sicurezza mia madre la teniamo fuori.
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27:39
Perché mia madre è un po' come me è una persona molto, cioè no io non sono cocciuta, però non si tiene le cose per se.
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27:47
Cioè lei dice tutto, la sua opinione la esprime, è una persona molto forte, molto si fa sentire come persona e io a volte ho paura di quello che può dire mia madre.
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27:59
Mia madre mi attiva molte cose e quindi è una cosa che ho cercato un pochino di evitare, ma so che non posso evitare per sempre quindi voglio ritornare a ricostruire un tipo di rapporto un po' diverso con mia madre.
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28:14
Adesso sto cercando di capire come costruirlo, sto cercando, ci sto andando molto cauta perché voglio capire cosa fare, ma ecco stiamo rientrando in contatto.
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28:28
Ma adesso il nostro contatto è un messaggino su whatsapp una volta a settimana, più o meno.
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Fiorenza Sarzanini
28:34
Dopo due mesi di ricovero in quello che la dottoressa Dalla Ragione chiama l'ospedale in forma di casa, Giuliette sta per compiere il passo successivo, va al centro diurno di
Todi
.
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28:45
Il nido delle rondini è il centro dove le ragazze che non hanno più bisogno di assistenza costante possono ricominciare a vivere, pur essendo coinvolte durante il giorno in varie attività.
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28:58
È il ritorno a una vita che si avvicina a quella normale.
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29:02
Le giornate sono ancora scandite da visite mediche e terapie, però il controllo si allenta; a differenza di Palazzo Francisci, nel nido non si dorme, e quindi ogni ragazza ha il suo appartamento e può dividerlo con altre persone, può uscire la sera, non ha chi sorveglia, soprattutto non ha chi controlla, che cosa mangia e quanto mangia.
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Laura Dalla Ragione
29:27
Dunque i livelli di trattamento sono quattro e sono tutti utili e importanti.
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29:32
Il sessanta per cento delle pazienti e dei pazienti può essere trattata in ambulatorio, che vuol dire che io vado una due volte a settimana dallo psicologo, dal nutrizionista e dal counselor familiare, cioè dalla persona che aiuta la famiglia.
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29:47
Diciamo che la micro equipe di un trattamento ambulatoriale di base è costituita da tre figure professionali che sono queste.
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29:55
Ripeto, nel sessanta per cento dei casi nel momento in cui io ho preso, ho intercettato precocemente il disturbo posso trattarla senza bisogno di ricoverarla.
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30:07
Purtroppo nel quaranta per cento dei casi io possa avere bisogno a un certo punto di un ricovero residenziale oppure ospedaliero.
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30:16
Il ricovero ospedaliero è il cosiddetto ricovero salvavita, e scatta quando le condizioni cliniche sono appunto a rischio di vita.
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30:24
Quindi io devo fare la nutrizione artificiale, devo fare la nutrizione parenterale, devo stare in un ambiente ospedaliero protetto.
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30:32
Quando le mie condizioni migliorano però, io posso essere inserita in una struttura residenziale come questa di Palazzo Francisci, dove le persone sono ancora gravi ma fuori dalla fascia a rischio e quindi possono essere trattate in un ambiente extra ospedaliero protetto, per ricominciare appunto la riabilitazione nutrizionale, pian piano a mangiare.
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30:56
Qui ci sono cinque pasti al giorno, c'è l'assistenza al pasto, c'è appunto un accudimento che pian piano riesce a portare le ragazze fuori da questo problema.
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31:07
Quindi c'è una fase acuta e una fase di riabilitazione, che è quella che si fa nelle strutture residenziali extra ospedaliere.
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31:15
In molte regioni manca questa parte qua, cioè manca la parte della riabilitazione, quindi magari la persona va in ospedale, esce dal ricovero salvavita e torna a casa.
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31:25
E dopo un po' però si riaggrava, perché è come se io mi fossi rotta una gamba, faccio un intervento alla gamba e poi non faccio la riabilitazione per riprendere a camminare.
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31:36
Questo è un pochino il senso.
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Fiorenza Sarzanini
31:40
Giuliette va a vivere con una ragazza del centro in uno degli appartamenti messi a disposizione da Palazzo Francisci e dal
Comune Di Todi
.
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Giuliette
31:50
Per adesso io rimarrò lì.
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31:52
È una casa bellissima, c'è un panorama stupendo e quindi sono anche contenta di andare al nido, così avrò più tempo libero a casa per godermela un po' perché è in una posizione stupenda la casa, è molto bella, e io parlando con la mia coinquilina dicevo ma questo è il tipo di casa in cui io mi vedo, mi rivedo un giorno, nel futuro io voglio comprarmi una casa così.
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32:17
Quindi sono in semi residenza, dormirò lì e poi durante il giorno sarò al nido.
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32:25
È più o meno simile a come è organizzato qui, solo che i weekend, per esempio, li gestisci da sola.
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32:31
Quindi è un passetto in avanti verso un'ulteriore autonomia ed è una cosa che mi spaventa molto, molto, molto.
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32:39
Però io sono arrivata al punto che sapevo che era arrivata l'ora, che io volevo voglio andarmene.
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32:46
Cioè io amo questo posto, però voglio andare via perché io voglio altro.
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32:50
E il fatto che voglio altro per me è bellissimo perché per quasi, cioè per gran parte del mio percorso io ho detto agli operatori ma voi non vi accorgete, io non arriverò mai al giorno in cui dirò "Vi prego, io voglio uscire", cioè io vorrò rimanere qui a vita e mi metteva tristezza, dicevo ma perché io voglio rimanere rinchiusa in questo posto, perché non voglio provare a uscire?
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33:12
Io non volevo andarmene assolutamente, e invece sono arrivato a questo punto e ho detto: ma sai che non mi dispiace che me ne vado.
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33:20
Io voglio, voglio scoprire nuove cose.
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33:23
Voglio voglio andare avanti, non voglio rimanere ferma, ferma oppure andare indietro.
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Fiorenza Sarzanini
33:44
Andare avanti, sembra facile.
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33:47
Quando sei malato non riesci a farlo.
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33:50
Non guardi al futuro, sei fermo in un presente che rende tutti i giorni uguali, non hai stimoli, non hai sogni.
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33:58
Io so che la tua mente ha un unico pensiero, il cibo.
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34:03
So che tutto il resto non ti interessa, non lo ritiene importante.
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34:07
E così trascuri gli amici, gli affetti, riesci a lavorare ma certamente non sei nella tua forma migliore.
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34:15
In ogni caso eviti i rapporti stretti con i colleghi, gli incontri, la vita sociale lentamente passa in secondo piano.
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34:25
Ti isoli, ti allontani da tutto, ti allontani da tutti.
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34:29
All'improvviso però qualcosa accade, prendi coscienza di quanto sta succedendo, ti spaventi, oppure più semplicemente ti stanchi delle privazioni.
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34:39
Nessuno sa dare una spiegazione del motivo che fa scattare la molla.
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34:43
Io non so qual'è quel motivo.
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34:46
Però so che forse è semplicemente l'istinto di sopravvivenza, e so che all'improvviso decidi di farti curare.
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34:55
Forse perché hai avuto una notte insonne.
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34:58
Forse perché sei stremata oppure semplicemente succede che vedi una foto e non ti riconosci, ecco può succedere proprio così.
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35:08
Lo specchio ti ha sempre rimandato un'immagine distorta, la fotografia invece non mente.
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35:15
La guardi e scopri una te che non credevi potesse esistere, addirittura all'inizio non capisci che sei proprio te quello scheletro che fissa l'obiettivo con gli occhi sgranati e la bocca serrata, tu quella che si sentiva bellissima, che invece in un momento si scopre orrenda.
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35:33
Allora reagisci, proprio come accade a chi sta affogando e tira fuori la testa perché prende aria, decidi di curarti e di farti aiutare.
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35:43
Fai quel passo più lungo degli altri che ti fa riprendere il cammino, ricominci ad avere progetti, aspettative e speranze.
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35:51
E allora, in quel momento, di fronte a quella foto, capisci che puoi davvero guarire.
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36:06
Specchio è un podcast di Fiorenza Sarzanini prodotto da Chora Media. È scritto da Fiorenza Sarzanini e
Francesca Milano
. Post-produzione di Giuseppe Magazù. La cura editoriale è di
Francesca Milano
. Il producer è Matteo Perkins, assistente al montaggio Francesca Abruzzese. I fonici di presa diretta sono Lorenzo Ferrillo e Gabriele Amendola, il fonico di studio è Jacopo Lattanzio.
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Giuliette
Fiorenza Sarzanini
Laura Dalla Ragione
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