Friday, May 27, 2022 • 20min

Ep.5: Fatica

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A prima vista il rugby non sembra esattamente uno sport nobile. Eppure può veicolare dei valori profondi e speciali. Per questo motivo è nato il progetto Rugby Oltre le Sbarre, che coinvolge tre istituti penali fra cui il carcere minorile Beccaria. Il giornalista Giorgio Terruzzi e l’educatore Valerio Savino raccontano all’host Giovanni Cupidi il potere del rugby e in che modo questo sport può incentivare una cultura dell’accoglienza e del sostegno. Don Gino Rigoldi, cappellano dell’Istituto Beccaria di Milano, racconta a Giovanni come vivono i ragazzi all’interno dell’istituto.
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Talking about
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Speakers
(4)
Giovanni Cupidi
Giorgio Terruzzi
Valerio Savino
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Transcript
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00:06
Chora.
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Giorgio Terruzzi
00:12
C'è un'etica del fare nel rugby molto rilevante, per cui all'inizio, non è proprio un attimo trasferire questo modo qui di stare in campo, no? Cioè devi far sì che questi ragazzi si fidino, che non si sentano strumentalizzati, non si sentano per un'altra, ennesima volta non ascoltati.
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Giovanni Cupidi
00:33
Se vi piace lo sport, probabilmente avrete già riconosciuto questa voce. È quella di
Giorgio Terruzzi
, giornalista sportivo, scrittore e appassionato di rugby. Anzi, molto più che appassionato. Terruzzi fa parte dell'associazione sportiva
Rugby Milano
, che tra le altre cose anni fa ha dato vita al progetto Rugby oltre le sbarre, progetto che
Bmw
SpecialMente, lo scorso anno, ha deciso di sostenere. Rugby oltre le sbarre ha portato questo sport all'interno di tre istituti penali milanesi: la casa di reclusione di
Milano Bollate
, la casa circondariale di
Milano San Vittore
e l'Istituto Penale Minorile Beccaria di
Milano
. Ed è proprio dei ragazzi che si trovano al Beccaria che Terruzzi sta parlando.
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Giorgio Terruzzi
01:25
Sono ragazzi spessissimo soli e spaventati, che hanno fatto una stupidata. Cioè è raro che ci siamo un reato con premeditazione, sono ragazzi che hanno fatto un errore e quindi devi trovare una modalità di comunicazione, è anche facendo lo sport che li aiuti a sciogliere qualche grumo, no? Qualche nodo.
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Giovanni Cupidi
01:50
Rugby oltre le sbarre coinvolge detenuti in un gioco di squadra che può sembrare un po' rude, ma che in realtà si basa sulla gestione dell'aggressività e su un sistema di regole tecniche ma soprattutto etiche.
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02:04
I ragazzi del Beccaria sono tutti giovanissimi e a quella età si ha bisogno non solo di divertirsi, ma anche di stare all'interno di un clima di scambio e di condivisione con gli altri. Il rugby può insegnare loro tante cose, alcune anche inaspettate, come ad esempio riconoscere una seconda opportunità.
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02:30
Io sono Giovanni Cupidi e questo è Senza cornice. Un podcast di Chora Media promosso da SpecialMente, il programma di responsabilità sociale d'impresa di Bmw Italia.
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02:47
C'è un detto che dice più o meno così: "Il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini". Mi piace molto questo fatto che il rugby, visto dall'esterno, sembri così brutale, mentre in realtà si tratta di uno sport molto nobile. Bisogna saper guardare le cose anche dalla giusta prospettiva.
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03:08
Ma partiamo dall'inizio. Le mie autrici hanno incontrato
Giorgio Terruzzi
e gli hanno fatto un po' di domande. Per prima cosa gli hanno chiesto com'è nata questa idea di portare il rugby all'interno delle carceri, in particolare al Beccaria.
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Giorgio Terruzzi
03:26
Questo è un progetto che è nato molti anni fa, quindici anni fa, in seguito a un incontro con
Don Gino Rigoldi
che è il cappellano del Beccaria ma è uno di quei preti che assomigliano a Trapattoni. Cioè è uno di quelli che ama il fare, molto pragmatico, una persona in gamba, davvero in gamba. È stato un po' questo, cioè l'ipotesi di portare il rugby, che è uno sport di combattimento basato sulla gestione dell'aggressività, dentro un contesto come il carcere Beccaria dove stanno ragazzi che hanno quel problema lì cioè gestione dell'aggressività, un po' una sfida. Ci abbiamo pensato, abbiamo cominciato e... ed è un'avventura ormai lunga e piena di fiori bianchi su un fondo nero, perché ogni tanto qualcosa succede ed è emozionante vederlo, no? Cioè vedere come una semplice attività sportiva possa dare un qualcosa a questi ragazzi. Cioè produrre una riflessione, produrre un un avanzamento non so... non solo sul campo, ma nel loro percorso. Perché spesso ci vuol poco, spesso ci vuole poco.
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Giovanni Cupidi
04:34
Allora parliamoci chiaro, io conosco bene il rugby, perché quando si tratta di sport, per così dire, io sono sempre in prima fila. Mentre conosco meno il mondo delle carceri. Per questo ho chiesto aiuto a chi ne sa più di me.
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04:50
Una di queste persone è proprio
Don Gino Rigoldi
, il cappellano del Beccaria che Terruzzi ha citato poco fa e che abbiamo già sentito nell'episodio in cui abbiamo parlato del carcere di
Rebibbia
. Abbiamo chiesto a
Don Rigoldi
di parlarci del Beccaria. Quali sono le cose di cui i ragazzi hanno più bisogno?
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Gino Rigoldi
05:11
Io direi che la formazione e la via e il lavoro sono assolutamente centrali. Intanto Beccaria ha una possibilità e anche un problema. Il problema è relativo, però adesso il problema relativo è che avendo soltanto trentacinque posti e non i sessanta settanta che dovremmo avere, vuol dire che l'altra metà gira per
l'Italia
e quindi non ha nessuna formazione.
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05:35
Perde il contratto con, il contatto con la famiglia. Il progetto per il futuro non glielo fa nessuno. Quelli che sono dentro, di quelli che sono dentro, alcuni stanno dentro diversi mesi o qualche anno.
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05:44
Per questi è necessario avviare attività di formazione, di formazione vera, di una professione qualunque, ma che sia che non è una un'infarinatura di qualche cosa. La formazione vera e questo è un qualcosa che stiamo perseguendo con un po' di problemi perché, come si saprà abbiamo una direzione, una struttura che continuamente è in movimento, non si è ancora definita e quando è finita la ristrutturazione della casa e la presenza del del direttore nominato per il Beccaria. Quando avremo questa consolida... questo consolidamento potremmo fare di più per i tempi lunghi dev'essere fatto qualcosa di serio per la formazione. Andare a piantare i pomodori sarà una cosa bellissima, ma nessun ragazzo che viene da da Corsico, da
Sesto San Giovanni
nella sua vita successiva pianterà pomodori. Questo mi sembra certo. Quindi la falegnameria, il panificio, speriamo anche un qualche apprendimento di competenze informatiche questo dovrebbe, deve essere fatto. È fatto in parte e dovremmo farlo molto, ma molto di più. Le potenzialità ci sono.
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Giovanni Cupidi
06:53
Accanto a queste attività, diciamo più professionali, c'è bisogno di portare avanti anche delle occupazioni culturali. Non è solo una velleità. La cultura e lo sport possono dare tantissimo ai ragazzi, non solo a loro, ma a tutti i detenuti. Abbiamo chiesto a
Don Rigoldi
di fare qualche esempio.
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Gino Rigoldi
07:15
Il teatro, lo sport, al Beccaria c'è il rugby, ma anche il calcio che viene poi... un teatro che va molto bene... anche tutte le attività più culturali sono sono cose che servono a integrare una povertà culturale o anche in una bassa capacità di tirar fuori delle qualità che ci sono.
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07:35
Quindi serve ai ragazzi, tirano fuori le loro, le loro qualità, imparano di essere capaci di essere attori, di ricordarsi, di capire una parte. Direi anche, che una parte di cura del bello e di cura della del del teatro, per esempio insieme con lo sport, sono elementi di sviluppo necessari che stanno bene insieme alla formazione professionale, direi di necessità simile. Gli adolescenti, quando si accorgono che tu gli dai fiducia che per te valgono, ci stanno a relazionarsi, ci stanno a camminare.
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Giovanni Cupidi
08:08
Ora che abbiamo capito qualcosa di più sul mondo degli istituti penitenziari, torniamo al rugby. Al Beccaria lo sport è quasi un pretesto per poter trasmettere ai ragazzi dei valori importanti. Abbiamo chiesto a uno degli educatori e allenatori, Valerio Savino, di spiegarci meglio questo aspetto.
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Valerio Savino
08:30
Nel rugby ci sono dei codici che sono sia legati alle regole, quindi le regole sono state codificate in modo che non ci sia un'espressione di violenza. Poi cioè in più un codice diciamo etico del rugbista, per cui non c'è mai la ricerca di un atto violento, secondo me, da parte di un rugbista nell'interpretare il gesto sportivo.
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08:55
Io personalmente credo molto nella capacità educativa dello sport in generale, soprattutto sui giovani e la disciplina sportiva, il praticare sport, l'essere dentro lo sport riesce a muovere delle cose che poche altre cose riescono a muovere, forse l'arte in alcuni casi.
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Giovanni Cupidi
09:15
Anche Terruzzi ha spiegato meglio il fattore educativo del rugby.
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Giorgio Terruzzi
09:21
Secondo me i valori del rugby sono preziosissimi per per ciascuno di noi, perché le parole sono sostenere, condividere e appartenere. Il fatto che l'ultimo sia quello che conta di più, è che quindi tu devi badare all'ultimo e beh, è una roba che è importante- no? - nella vita, un po' trascurata questa cosa qua. E poi le regole non non sono in discussione. Non ci sono scorciatoie nel rugby. Che è un po' una cosa che va in contrasto con la mentalità nostra, no? ci sono... sono sempre pronti a cercare una un vantaggio. Ecco, lì non ci sono scorciatoie ed è uno sport che premia la fatica. La fatica restituisce. Quindi in questo senso qui... secondo me, ma è una bella esperienza.
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10:06
Lo vediamo con i bambini, lo vediamo... e poi è squadra. Il il fatto che tu possa insieme agli altri anche sporcarti, buttarti per terra, cioè buttar fuori aggressività, però dentro un sistema di regole è un'esperienza quasi rara. Non succedere spesso, no? I bambini non hanno il cortile più. Non hanno quella abitudine lì a condividere un'esperienza così no? E questo determina anche dei legami perché i tuoi compagni di squadra ti aiutano.
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Giovanni Cupidi
10:34
Quando ci si trova ad avere tanto tempo vuoto, cioè senza niente da fare i giorni possono essere lunghissimi. E se non si può nemmeno incontrare un amico, fare un giro all'esterno, cose semplici, la testa ha bisogno comunque di qualche diversivo. Io questa cosa la capisco molto bene.
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10:54
Quando sono stato male ho trascorso diversi mesi in ospedale. Da un giorno all'altro mi sono ritrovato a passare le mie giornate chiuso in una stanza con una preoccupazione che potete solo immaginare. Per potermi vedere qualche secondo in più mia mamma aveva trovato uno stratagemma. Il mio letto all'Istituto Besta di
Milano
era messo proprio di fronte le porte di città dello stanzone, poi c'erano un corridoio e la sala di attesa. Mia madre aveva scoperto che quando le porte si aprivano contemporaneamente, io dal mio letto riuscivo a vedere la sala di attesa. Quindi decise di restare seduta lì tutto il giorno in modo che io, quando le porte si aprivano, riuscissi a vederla per qualche secondo in più. Era un modo per farmi sapere che era lì con me.
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11:48
C'è un'altra, cosa che mi ha aiutato molto in quel periodo: la musica che mi permetteva di distogliere la mente dalle preoccupazioni, in particolare quella del mio amico
Lorenzo Jovanotti
. A prescindere da tutto, ci sono comunque dei momenti no, quando le cose vanno male, una delle cose più difficili da recuperare è la fiducia.
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12:12
Fiducia nel mondo, nella vita. Penso sia capitato un po' a tutti di sentirsi arrabbiati e diffidenti. Penso che anche i ragazzi del Beccaria conoscano questo sentimento. Per questo sono curioso di capire come reagiscono quando si trovano a fare il rugby. A volte per fidarsi di nuovo di qualcosa o di qualcuno serve un po' di tempo, soprattutto a quell'età. Sentiamo ancora Valerio Savino.
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Valerio Savino
12:39
Se vogliamo all'inizio c'è un po' di timore nel provare a fare qualcosa di diverso e lì però sta alla logica nostra e di cercare di fargli capire che in realtà non, non siamo lì per misurare le loro capacità, siamo lì per giocare.
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12:53
Quindi dal... dal nostro punto di vista, negli anni abbiamo cercato sempre cercato di costruire un approccio molto leggero, molto, molto legato al gioco, molto legato alla sperimentazione progressiva, molto legato al non prendersi troppo sul serio. no?
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13:08
Non prendersi sul serio, ma al contempo prendersi anche sul serio rispetto agli obiettivi. Io quello che dico sempre non abbiate paura di di di di di provare se sbagliamo, siamo qua per, siamo qua insieme per per per correggere, e perché soprattutto io cerco di stimolarli e dargli degli obiettivi.
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Giovanni Cupidi
13:30
Anche
Giorgio Terruzzi
la pensa così.
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Giorgio Terruzzi
13:32
All'inizio molta diffidenza, un po' perché non conoscono il gioco ed é, sembra una una pazzia. Nel senso che devi passare indietro, conta l'ultimo, devi tornare indietro per avanzare. Cioè sono cose che alla loro, nella loro vita spesso non non sono mai successe.
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13:51
Cioè sono soli, per cui l'idea che qualcuno possa fare qualcosa per te o che tu possa fare qualcosa per qualcun altro é spesso assente. Arriva lì, curiosamente, insomma arriva lì, no? E questa cosa prima di arrivare a, ad applicare, a capire, ad assimilare questo meccanismo ci vuole un po'.
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Giovanni Cupidi
14:15
Un altro concetto di cui secondo me è importante parlare è quello di riabilitazione.
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Valerio Savino
14:21
Il calcio deve essere un percorso riabilitativo e non punitivo, appunto. Il novanta percento della gente dice è il carcere, deve esserci in un'ottica punitiva, c'è poco da fare. Quindi che stiano male, che siano trattati come animali, che siano privati di libertà, oltre quella che è la necessità, chi se ne frega! Hai fatto... hai commesso un problema? Ma stai là! Meglio che stai là piuttosto che stai qua, che mi crei altri problemi. Purtroppo è così, in alcuni paesi di più, in altri di meno. Però questo è... cioè è l'incapacità di capire che invece ci deve essere la possibilità... bisogna dare la possibilità a uno, che se ha sbagliato, non di essere solo punito, ma anche di essere messo nella condizione di di capire bene i suoi sbagli e di poterci riprovare a invece a non commetterli più.
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15:10
Per i ragazzi poi è tutto un altro processo. Per i ragazzi... allora teniamo conto che poi, io realmente ho visto ragazzi nel minorile fare dei percorsi di evoluzione importanti. Quindi io credo molto nella capacità riabilitativa dell'esperienza carceraria se è fatta bene in ambito minorile, quindi agganciata a una serie di percorsi, non limitata al, alla vita del carcere ma estesa a espere... a percorsi esperienziali lavorativi, sportivi, di relazione umana. Io ci credo moltissimo, ma credo che possa essere così anche per il carcere dei grandi.
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Giovanni Cupidi
15:45
L'obiettivo di Rugby oltre le sbarre, come abbiamo detto anche all'inizio, è proprio quello di preparare i ragazzi ad accogliere le opportunità.
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Giorgio Terruzzi
15:55
L'obiettivo è dare una, una piccolo contributo al percorso di questi ragazzi che spesso è sorprendente nel senso che, magari hanno fatto una sciocchezza, ma essendo così giovani, una riflessione determina proprio la, una consapevolezza che non c'era e quindi un, come dire veramente, una preparazione per una seconda opportunità.
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Giovanni Cupidi
16:22
Nell'ambito di questo progetto, al Beccaria sono accadute anche molte cose belle, ma ce n'è una in particolare che mi fa proprio sorridere. Sto parlando di quando cinque giocatori degli
All Blacks
, la squadra di rugby più famosa al mondo, sono state in visita al carcere
Beccaria
di
Milano
.
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16:39
Gli All Blacks
sono quelli che prima di ogni incontro eseguono la famosissima danza maori tradizionale che si chiama Haka. Se l'avete vista non potete non ricordarla. Comunque, quello di All Blacks al Beccaria non è un episodio recente, è successo ormai più di dieci anni fa, precisamente nel duemila e nove. Ancora oggi, comunque, resta una pietra miliare e soprattutto ci dice qualcosa di molto interessante sui ragazzi del Beccaria.
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Giorgio Terruzzi
17:11
Allora gli All Blacks al Beccaria fu una, un'emozione. Loro erano in tour in
Europa,
e avevano una partita con contro
l'Italia
e hanno mandato una delegazione di cinque giocatori. I più bravi del mondo che sono venuti lì, hanno fatto una giornata completamente a disposizione dei ragazzi.
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17:30
C'era un pilone maori, Tialata, che a un certo punto si è tolto la maglia, era completamente tatuato. Per fare il mazzo ai ragazzi sul non tatuarsi perché diceva io queste cose sono parte di una cultura. Non fate, non scimmiottate. Veramente a disposizione. Hanno fatto una una giornata come se fossero gli ultimi educatori di una di una squadra, come se fossero i nostri. Però con l'autorevolezza che ti dà quella maglia lì. Loro non fanno
l'Haka
se non quando devono farla.
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18:02
E i ragazzi hanno chiesto, hanno chiesto, hanno chiesto, per cui gli hanno fatto una specie di mini Haka davanti e mi ricordo che quando sono arrivati, li abbiamo presentati a un ragazzo di... loro qualche volta questi ragazzi hanno quella strafottenza da, da teppa... e si alzò e disse al loro capitano: "Non avete paura di giocare con noi?"
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18:24
Questo si è avvicinato, sembrava un armadio a sei ante, a questo ragazzo gli ha detto: "No!" ridendo. E fu una scena, un po' comica, ma che dava la misura di tante cose.
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Giovanni Cupidi
18:38
Nell'episodio precedente di questo podcast vi ho raccontato come mio padre fosse un grande appassionato di fotografia. Quando abbiamo deciso il titolo di questa serie senza cornice, ho pensato subito a lui, alle foto che faceva sviluppare e che poi teneva posate in un cassetto senza incorniciarle.
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19:01
Mio padre si chiamava Gianfranco, era un medico ed era professore universitario. Era uno di quei medici che prendono a cuore i propri pazienti, che tengono davvero a quello che fanno. Ha lottato moltissimo per me, per cambiare università e renderla più accogliente per le persone con disabilità.
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19:22
Aveva un grandissimo rispetto per le persone, si interessava a loro, osservava e per questo credo gli piacesse tanto la fotografia. Chi ci ha conosciuti entrambi dice che ci somigliamo molto. Io spero davvero che sia così.
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19:37
Ecco le storie che ho raccolto in questa serie sono un po' un omaggio a quelle foto che faceva mio padre. Ho cercato di posare su quelle vite, compresa la mia, lo stesso suo sguardo. Piccole storie uniche che, come le foto di mio padre, sono libere e senza cornice.
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20:08
Senza cornice è un podcast prodotto da Chora Media. È promosso da SpecialMente il programma di responsabilità sociale d'impresa di Bmw Italia.
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20:18
È stato scritto insieme a Ilaria Orrù e Antonella Serrecchia. Le registrazioni, l’editing e il sound design sono di Davide De Benedetti per Filmico. Il fonico di presa diretta è Daniele Sciacca. La producer è Anna Nenna. La cura editoriale è di Sara Poma.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Giorgio Terruzzi
Giovanni Cupidi
Gino Rigoldi
Valerio Savino
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