Friday, May 13, 2022 • 20min

Ep.3: Strada

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Emiliano Malagoli è un motociclista. Nel 2011, mentre era in sella alla sua moto, ha avuto un incidente e ha perso una gamba. Proprio come Giovanni Cupidi, l’host di questa serie, Emiliano non considera affatto una tragedia ciò che gli è accaduto. Da allora la sua vita è cambiata in meglio: continua ad andare in moto e ha fondato un’associazione - Diversamente Disabili - che aiuta altri ragazzi a fare altrettanto. In questa puntata parlano di lui anche alcuni degli amici che condividono la sua stessa passione. Sofia Righetti racconta cosa si intende per “pornografia motivazionale”.
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Talking about
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Speakers
(5)
Emiliano Malagoli
Giovanni Cupidi
Sofia Righetti
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Transcript
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00:06
Chora.
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Emiliano Malagoli
00:13
La mia vita è cambiata nel luglio duemila undici, ormai più di dieci anni fa. Mentre tornavo dal lavoro a bordo della moto, ho perso il controllo da me solo della moto e... è successo il patatrac, ovvero subito dopo l'incidente ho ripreso i sensi e mi sono accorto che era successo qualcosa di grande. Era accaduto qualcosa di importante perché non avevo sensibilità dalle gambe in giù. Il mio primo pensiero è stato che ero rimasto in carrozzina. Poi, dopo ho perso definitivamente i sensi, sono arrivati i soccorsi. Quando mi sono risvegliato dopo qualche giorno in ospedale mi hanno detto che avevo perso una gamba.
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00:56
La mia prima reazione, potrà sembrare strano, ma mi sono messo a ridere. Ok, ho perso una gamba. Intanto uno a zero sono vivo, due a zero ho perso soltanto una gamba.
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Giovanni Cupidi
01:09
Ci sono varie cose che io ed Emiliano abbiamo in comune. Una è che la nostra vita a un certo punto ha preso una svolta, ha cambiato direzione. È stato per entrambi improvviso, inaspettato. Un'altra è che nessuno di noi ha mai vissuto questo cambiamento come una tragedia.
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Emiliano Malagoli
01:28
E da lì la mia vita è cambiata tanto e, sembra strano, ma è cambiata in meglio. Diciamo che dietro al problema ho trovato un'opportunità. Ho scoperto un'opportunità. Perché da quel giorno sono riuscito a dare valori differenti alla mia vita. Priorità differenti, pensieri diversi.
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01:47
Ho capito realmente l'importanza di ogni singolo giorno. E il significato che gli diamo qua sulla terra. Perché poi fondamentalmente sono arrivato a pensare che niente accade per caso e noi tutti abbiamo uno scopo nella vita. Non siamo qua solo per mangiare e dormire, sporcare, inquinare ma abbiamo uno scopo, un qualcosa da portare a termine. Forse il mio era ciò che faccio oggi.
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Giovanni Cupidi
02:14
Io sono Giovanni Cupidi e questo è Senza cornice. Un podcast di Chora Media promosso da SpecialMente il programma di responsabilità sociale d'impresa di BMW Italia.
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Emiliano Malagoli
02:31
Sono Emiliano Malagoli sono del millenovecento settantacinque, toscano ma ormai da nove anni abito a
Roma
e mi occupo prevalentemente di tutto quello che concerne la disabilità e la moto.
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Giovanni Cupidi
02:48
Disabilità e moto sono due parole che sinceramente non si sentono accostare molto spesso. Già di per sé correre a trecento chilometri orari su un ammasso di ferraglia é considerata un'attività estrema. Figuriamoci quanto possiamo essere abituati a immaginarci una persona con disabilità su una moto.
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03:08
Ma vi ricordate che all'inizio dicevo che io Emiliano abbiamo molte cose in comune? Ecco un'altra è questa. Durante la mia carriera universitaria ho incontrato diverse difficoltà, ma non ho mai rinunciato al sogno di laurearmi in scienze statistiche. Quello che sapevo, e che mi ha permesso di indirizzare forza e rabbia nella giusta direzione, era che il mio problema non era la carrozzina, ma un ateneo che stava solo da poco prendendo in considerazione le esigenze degli studenti che ne avevano una. E quindi invece di rinunciare a quello che volevo, ho cercato di fare quello che era in mio potere per cambiare le cose.
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03:44
Lo stesso è successo a Emiliano, anche se nel suo caso il motore di intraprendenza è stato un motore vero e non una metafora per dire libri pieni di numeri che per qualche strano motivo mi appassionavano.
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Emiliano Malagoli
03:57
In ospedale, subito... qualche giorno mi sono fatto portare le fotografie di quando correvo in moto, l'ho attaccate tutte sull'armadietto accanto al letto. Ma perché ogni volta che mi giravo e guardavo me in pista in moto avevo ben chiaro cosa dovevo fare, le azioni che dovevo fare, i pensieri che dovevo avere. E il ruolo della moto è stato fondamentale perché è sempre stata la mia passione fin da piccolo. È sempre stato il mio modo di sentirmi vivo e riuscire a tornare in moto senza una gamba dopo il mio incidente, superare la paura, superare anche il pensiero della famiglia no? che magari non voleva che tu tornassi in moto, è stato fondamentale per riprendere in mano la mia vita.
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Giovanni Cupidi
04:41
Riprendere in mano la sua vita che aveva ricevuto uno scossone e riempirla di nuovo dalle cose che amava. Dal giorno uno Emiliano ha lavorato al rientro in pista, ma nel farlo si è reso conto del vero problema: non l'assenza di una gamba o di una mano o di un braccio, ma il deserto in termini di aiuti o percorsi pensati ad hoc per i motociclisti con disabilità.
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Emiliano Malagoli
05:02
Oggi in nessuna scuola guida
d'Italia
ci sono moto adattate per riprendere la patente. Un ragazzo disabile che vuole prendere la patente per la moto deve acquistare la moto prima di riprendere la patente. Perciò ho detto perché non dare la possibilità ai ragazzi senza doversi acquistare una moto, senza doversi acquistare l'abbigliamento, senza dover fare tutto da soli, dare la possibilità di riprovare a guidare una moto adattata in base alle proprie disabilità. Perciò ho acquistato delle moto, lo modificate tutte in base alle varie disabilità: amputazioni alle gambe, amputazione alle braccia, ragazzi paraplegici, perciò adattate per ragazzi in carrozzina. E ho cominciato a girare
l'Italia
in lungo e in largo, dando la possibilità di provarle.
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Giovanni Cupidi
05:46
L'associazione di Emiliano si chiama Diversamente Disabili. Organizzano corsi di educazione stradale, giri in moto usati come terapia per chi non può mettersi in sella da solo e aiutano a ottenere la patente per la moto e magari anche a gareggiare se ne hanno voglia. Uno di questi è Michele.
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Michele Moffa
06:05
Mi chiamo Michele Moffa, ho quarantasei anni e vivo in
provincia di Bologna
. Per vivere faccio il metalmeccanico e in più ho una ditta come elettricista. Dopo un incidente in moto ho avuto una lesione del plesso del braccio sinistro che m' ha portato a una completa paralisi e da quel giorno rimontare in modo per me è stato soltanto un sogno irrealizzabile.
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06:28
Grazie Emiliano Malagoli e all'associazione Diversamente Disabili ho avuto la possibilità di riprendere la patente e tornare in moto e realizzare il mio sogno. Grazie alla sua iniziativa tanti ragazzi come me o con una disabilità possono tornare in modo e con qualcuno accanto che non li discrimina per la propria disabilità e che li fa sentire come qualunque altro.
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Emiliano Malagoli
06:51
Io quando sono in pista con la mia moto, io, ma credo anche tutti gli altri nostri ragazzi, ci sentiamo vivi, ci sentiamo noi stessi. Io quando sono lì sono Emiliano, sono libero da ogni vincolo, e faccio la cosa più bella al mondo.
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07:07
Il motociclismo è considerato uno sport, magari un po' estremo non per tutti, riuscirlo a fare in una mia situazione fisica senza una gamba oppure da ragazzi in carrozzina e vanno in moto a trecento all'ora su una pista, sicuramente la loro stima si alza di un livello altissimo e perciò è quello che accade anche a me.
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07:25
Io quando sono in moto mi sento un leone, mi sento al centro del mio mondo perché la mia vita é li'. Mi sento realmente vivo. Credo che in situazioni complicate come quella che è successa a me abbiamo solo due scelte o aspettiamo che sia la vita a cambiare noi o cambiamo noi in relazione alla vita.
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07:44
Perciò immaginare realmente cosa vogliamo tornare a fare, cosa vogliamo raggiungere: i nostri obiettivi, i nostri traguardi. Non bisogna sicuramente chiudersi, piangersi addosso e cercare di porsi obiettivi importanti fin da subito.
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07:59
Io dico sempre due tipi di obiettivi: quelli a breve termine e quelli a lungo termine. Quelli a breve termine a me sono serviti per trovare tanta motivazione sull'immediato, avere quel fuoco dentro e quelli a lungo termine invece servono per mantenere focalizzato dove vuoi arrivare.
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Giovanni Cupidi
08:18
A questo punto del racconto sento il bisogno di precisare una cosa. La storia di Emiliano è molto incoraggiante ed è bellissimo ascoltarlo parlare. Ti mette addosso un'energia e una positività davvero travolgenti. Però non è per forza per tutti così. Ognuno ha il suo carattere, la sua prospettiva, il suo motore, tanto per rimanere in tema. E invece ho l'impressione che alla persona con disabilità venga chiesto di essere più forti degli altri. Sembra quasi che raccontarci come eroi sia più facile per chi ci guarda che non per noi stessi.
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08:58
Ho chiesto alla mia amica Sofia Righetti, filosofa e attivista per i diritti delle persone con disabilità, di parlarmi di questo fenomeno.
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Sofia Righetti
09:07
Ciao Giovanni, l'Inspiration Porn è quel fenomeno abilista dove le persone disabili vengono rese oggetto di ispirazione a beneficio delle persone non disabili, ossia ad uso e consumo delle persone, appunto non disabili. Si crede che la disabilità sia una tragedia, no? Qualcosa da dover superare. E per questo se una persona disabile ce la fa, allora tutti devono applaudire e considerarla straordinaria, anche se sta facendo le cose più banali come guidare l'auto oppure fare la spesa. Il tipico esempio sono le pubblicità, dove si vede un bambino con le protesi che sta correndo e si sta facendo gli affari suoi come qualsiasi altro bambino e sotto però troviamo le scritte: "what's your excuse?" ossia qual è la tua scusa? Che tradotto significherebbe: se lui è talmente sfortunato da avere una disabilità e nonostante questo corre e si diverte? Qual è la tua scusa per non fare niente? L'Inspiration porn è devastante, umiliante e svilente, perché fa leva sulla bassa aspettativa che le persone hanno nei confronti delle persone disabili e nel considerare la disabilità qualcosa di tragico.
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10:30
È una narrazione altamente tossica poiché non prende in considerazione i privilegi economici, di classe, di salute e di genere e in generale tutti i privilegi sociali che contribuiscono a far sì che una persona disabile o meno possa fare determinate cose. Per spiegartela meglio: se una persona in carrozzina non ha migliaia di anni euro per pagarsi viaggi in giro per il mondo, può avere tutta la forza di volontà che vuole, ma i viaggi non li fa. Così come non può fare sport se non ha sponsor e soldi per pagarsi gli ultimi modelli di protesi oppure di handbike.
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11:09
Concentrarsi sulla abbattere l'albinismo sistemico invece che continuare in questa perversa narrazione ispirazionale dove le persone disabili sono tutti eroi e non lasciare la responsabilità della propria realizzazione sulle spalle delle persone disabili è il primo passo per contribuire a rendere la società davvero paritaria.
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Giovanni Cupidi
11:33
Se riesce a compiere un'impresa titanica, una di quelle che si può dire ce l'ha fatta nonostante la disabilità, allora sei una storia, un esempio. Altrimenti non esisti. È come se le persone con disabilità non fosse concesso di essere normali, ordinarie, pigre o spaventate. O siamo eroi o siamo fantasmi.
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Emiliano Malagoli
11:56
Chi non conosce il mondo della disabilità purtroppo considera il disabile sfigato, inferiore e che non è in grado a fare determinate cose. Come tutte le cose che non conosciamo fa paura. E quando fa paura pensiamo che chi la vive sia una persona inferiore o vive una vita, diciamo, peggiore di tutti gli altri ma non è assolutamente così.
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12:16
Io ringrazio il giorno che sono diventato disabile perché ho conosciuto un mondo bellissimo, un mondo parallelo di persone fantastiche, di persone che danno il loro meglio ogni giorno per raggiungere i propri obiettivi. Non vorrei mai tornare indietro e riavere la mia gamba perché non avrei mai potuto vivere questo.
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12:36
Ho preso un cane dopo due anni dal mio incidente. Ho preso un cane, l'ho voluto tripode. L'ho cercato a tre gambe perché ho detto: "Cavolo, se io sto bene con una su due, figuriamoci il cane, quando sono buone tre su quattro!" Spesso andiamo a passeggio, io sto sul lago e perciò il cane avanti a me c'ha il guinzaglio lungo di circa sette otto metri, passiamo e ci sono le persone sulla panchina, vedono camminare il cane con tre gambe e dicono "Ah poverino!" Poi quando vedono arrivare me, magari si si nascondano. Perché a dire poverino al cane m'hai detto poverino anche a me. Ecco la cosa che mi dà maggiormente fastidio è l'essere considerato inferiore rispetto a tutti gli altri.
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Giovanni Cupidi
13:20
Quello che dovremmo chiederci è: "Sono le persone con disabilità a doversi ritagliare uno spazio nella società? O è la società a dover creare spazi affinché abbiano le stesse opportunità degli altri?"
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Emiliano Malagoli
13:32
La disabilità è la situazione effettiva. A me manca una gamba e questa è la mia disabilità. Se mi mettono in condizione di fare determinate cose, la disabilità, ovvero essere senza una gamba, non è più il problema.
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Claudio Comigni
13:46
Allenarsi con Emiliano è tosta! Direi che tosta è la parola giusta perché l'errore più facile e più grosso che si potrebbe commettere è sottovalutare le sue prestazioni atletiche per via della disabilità.
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Giovanni Cupidi
14:05
Questa è la voce di Claudio Comigni, compagno di maratone di Emiliano.
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Claudio Comigni
14:09
Come ho conosciuto Emiliano? Ma ricordo sette otto anni fa durante una tappa del Bridgestone Champions Challenge. Allora organizzavamo questo campionato monogomma tramite un promoter, gare di moto, categoria milleseicento e il promoter dell'epoca, mi pare fosse la la tappa di
Misano Adriatico
, mi presenta questo ragazzo amputato a una gamba. E questo ragazzo inizia a raccontarmi della sua storia e della sua idea folle e allo stesso tempo grandiosa di portare altri ragazzi con disabilità come lui, a correre di nuovo in pista, in moto durante una competizione.
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Giovanni Cupidi
14:50
Da quel momento si può dire che non si sono più separati. Insieme hanno già corso la maratona di
New York
e si preparano ad affrontarne altre. Abbiamo chiesto a Claudio di descrivere l'Emiliano atleta.
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Claudio Comigni
15:03
Si potrebbe utilizzare la parola resiliente, però ultimamente mi sembra una parola piuttosto inflazionata ed anche abusata. Quindi mi rifarei a termini, un po' più tradizionali. Lo definirei un atleta cocciuto e tenace. Cocciuto perché... beh possono esserci veramente mille motivi perché un ragazzo amputato a una gamba non debba imbarcarsi in un'impresa come correre in moto in pista durante delle competizioni o, per esempio, correre una maratona, una mezza maratona. E tenace perché è chiaro che quando ci si mette in testa di fare queste cose, i problemi che sorgono sono molti.
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Emiliano Malagoli
15:53
I primi quindici, venti chilometri li ho fatti anche un buonissimo ritmo. Avevo una previsione di arrivo intorno alle cinque ore, sarebbe stato fantastico. Poi l'infortunio che ho avuto quindici giorni prima ha cominciato a farsi sentire, perciò sempre più difficile, sempre più dura. Ogni passo sembrava pesare sempre di più. Poi ho avuto la fortuna di avere a fianco a me una persona che ha corso tutta la maratona insieme a me e mi ha motivato anche lui. Quando ero in crisi mi incitava, mi dava voglia. Ma prevalentemente chi ti da voglia a
New York è
il pubblico. C'è un pubblico fantastico e io ci avevo sulla maglietta scritto il mio nome, perciò in continuo sentivo dire: "Emiliano, Emiliano go! Go!" Gli ultimi dieci chilometri credo di averli corsi totalmente di testa, non con le gambe. Sembravo poter camminare come sopra l'acqua, ok? Andare passo dopo passo e non sentirli neanche più.
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16:48
C'ho messo tantissimo, ci ho messo circa sette ore e dal mio punto di vista e gli ho dato ancora più valore. Magari si fa a chi fa prima, no? A chi la chiude prima, ma facendolo in più tempo, ho durato fatica ancora di più. Sono partito
dall'Italia
. Sono andato a
New York
che non sapevo nemmeno se riuscivo a fare dieci chilometri. Più che con le gambe l'ho fatta con la testa.
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Giovanni Cupidi
17:09
Come presidente della onlus Di. Di., Diversamente Disabili, Emiliano Malagoli continua a seguire quotidianamente tutte le attività dell'associazione: i corsi di guida learn and try con cui riavvicina i ragazzi con disabilità alle moto, la moto usata come terapia degli ospedali, i corsi per riprendere la patente AS dando la possibilità a molte persone di tornare a guidare in
strada
, riacquisendo la loro indipendenza nella mobilità.
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17:35
BMW Italia, supporta Emiliano sia come presidente dell'associazione Di. Di., sia come pilota paralimpico per fare correre lui e i suoi ragazzi dei campionati dedicati ai piloti disabili che furono creati proprio da Emiliano e dalla sua ferrea volontà di andare oltre la disabilità.
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17:54
Sì, lo so, lo so che abbiamo fatto tutto il discorso sugli esempi e sul fatto che si può anche non essere dei super atleti come Emiliano. Però io cosa ci posso fare e la sua storia è questa? L'unica cosa che mi è venuta in mente è stata chiedere proprio un consiglio a lui.
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Emiliano Malagoli
18:10
Che ti posso dire? Il fatto di essere stata una persona sempre un po' fuori dalle righe, considerata fuori dalle righe, mi ha aiutato tanto. Questo forse è stato il mio essere un po' pazzo di natura fin da piccolo mi ha aiutato tanto in questa mia reazione.
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18:25
Magari fossi stato un tipo più timido, più chiuso mi avrebbe dato più fastidio, mi avrebbe ancor più chiuso in me stesso e avrebbe fatto vedere difficoltà che invece non, non ho trovato. Se una persona non ha la passione come l'ho avuta io per la moto gli dico di trovarsele! Devi trovare subito, fin da subito, degli obiettivi, delle motivazioni.
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18:48
Un qualcosa che ti smuova, un perché, un perché devi reagire, un perché devi dimostrare che puoi farcela. Un perché dove ti poni i traguardi da raggiungere. Solo in quel modo puoi dare il meglio di te e uscire dalla cosiddetta comfort zone, no?
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19:03
Perché tante volte anch'io prima ero così, cerchiamo di fare tutto quello che non ci porta fuori dalla comfort zone, quello che è regolare, che è tranquillo, che è normale. Poi però è un'illusione, perché poi t'arriva una cosa come la mia e ti ci butta in automatico la vita fuori dalla comfort zone. E se non sei abituato a starci diventa veramente difficile. Perciò ecco, iniziare a fare cose che ci portino fuori dalla nostra comfort zone, perché poi se ti diventa un'abitudine starci fuori tutto diventa più semplice e più bello.
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Giovanni Cupidi
19:42
Senza cornice è un podcast prodotto da Chora Media. È promosso da SpecialMente il programma di responsabilità sociale d'impresa di BMW Italia. È stato scritto insieme a Ilaria Orrù e Antonella Serrecchia. Le registrazioni sono di Cristiano Lellini per Kea Sound e di Daniele Sciacca. L’editing delle interviste è di Francesca Bottenghi. La consulenza editoriale sulla disabilità è di Sofia Righetti. L’editing e il sound design sono di Davide De Benedetti per Filmico. La producer è Anna Nenna. La cura editoriale è di Sara Poma.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Emiliano Malagoli
Giovanni Cupidi
Michele Moffa
Sofia Righetti
Claudio Comigni
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