Thursday, Dec 9, 2021 • 47min

Ep.5: I picconatori

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Se Sandro Pertini è stato il presidente più amato dagli italiani, Francesco Cossiga è stato il più incompreso, e indecifrabile. I due sono diversissimi, ma ad accomunarli c’è la stessa smania di condizionare direttamente la vita politica e la stessa volontà di forzare i limiti del loro mandato. Entrambi arrivano ad attaccare il funzionamento di quello Stato di cui rappresentano il vertice. Dalla lotta al terrorismo alle sconcertanti rivelazioni sulla rete Gladio, dal terremoto in Irpinia ai violenti conflitti istituzionali che preannunciano l’inizio di Mani pulite, Pertini e Cossiga hanno picconato le fondamenta della prima Repubblica. Ep.6: fuori il 16 dicembre
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Talking about
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Speakers
(10)
Marco Damilano
Paolo Guzzanti
Sandro Pertini
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Transcript
Verified
00:08
Chora.
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Marco Damilano
00:19
La sera del ventitré novembre millenove centottanta la terra trema, le scosse sfiorano la magnitudo sette della scala Richter, epicentro in
Irpinia
.
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00:45
Il terremoto è percepito in tutta l'Italia meridionale.
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Emilio Fede
00:50
A parte l'epicentro, le scosse hanno colpito piccoli paesi dove attualmente si svolge l'opera di soccorso e non ci sono i collegamenti, anche in questi Paesi manca la luce e le, i collegamenti telefonici sono difficilissimi.
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Marco Damilano
01:05
Il bilancio della tragedia sembra un bollettino di guerra: tre mila morti, quasi nove mila feriti, duecento ottanta mila sfollati.
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01:14
Un'intera regione è devastata e i soccorsi tardano ad arrivare, per giorni.
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01:38
Ma non trema solo il Mezzogiorno d'Italia, le scosse scuotono anche i palazzi romani.
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01:44
Al
Quirinale
, c'è il socialista
Sandro Pertini
.
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01:50
Pertini è una leggenda della resistenza, è stato capo partigiano e membro del Comitato di liberazione nazionale. È evaso da Regina Cieli e ha organizzato un'insurrezione di
Milano
nell'aprile del millenovecento quarantacinque.
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02:05
All'indomani del terremoto, a ottantaquattro anni, il Presidente parte per visitare le zone colpite, in molti casi il corteo presidenziale arriva prima dei soccorritori.
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02:18
Quando torna a
Roma
, Pertini non trattiene l'indignazione, vorrebbe spedire un messaggio alle Camere, ma il segretario generale del
Quirinale
,
Antonio Maccanico
, gli suggerisce di fare una dichiarazione in televisione. Il Presidente, allora, chiama le telecamere della Rai e si rivolge direttamente ai cittadini.
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Sandro Pertini
02:41
Sono arrivato in quei paesi subito dopo la notizia che mi è giunta a
Roma
della catastrofe. Sono partito ieri sera. Ebbene, a distanza di quarantott'ore non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. È vero, io sono stato avvicinato da abitanti delle zone terremotate, che mi hanno manifestato la loro disperazione, il loro dolore, ma anche la loro rabbia.
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03:05
Non è vero, come qualcuno ha scritto, che si siano scagliati contro di me, anzi, io sono stato circondato da affetto, da comprensione umana, ma questo non conta.
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03:14
Questo che ho potuto constatare, che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci ancora, ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione, di sepolti vivi e i superstiti presi di rabbia mi dicevano: "Ma noi non abbiamo gli attrezzi necessari per poter salvare questi nostri congiunti, liberarli dalle macerie".
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03:38
Ebbene, io allora in quel momento mi sono chiesto come mi chiedo adesso questo: nel millenovecento settanta in
Parlamento
furono votate leggi riguardanti le calamità naturali.
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03:52
Vengo a sapere adesso che non sono stati fatti, attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi e mi chiedo se questi centri di soccorso immediato sono stati istituiti, perché non hanno funzionato? Perché a distanza di quarantotto ore non si è, non hanno fatto sentire, non si è fatto sentire la loro presenza in queste zone devastate?
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Marco Damilano
04:17
Non era mai successo che il Presidente della
Repubblica
si rivolgesse direttamente al popolo, che un attacco così violento allo Stato arrivasse proprio dal vertice dello Stato.
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04:30
È il primo atto di un populismo che sta iniziando a scalzare i partiti già in crisi. Sono le prime picconate al sistema e il primo picconatore della
Repubblica
è lui,
Sandro Pertini
.
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04:46
Sono
Marco Damilano
e questo è un podcast di Chora Media. Si chiama Romanzo
Quirinale
.
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Sandro Pertini
04:56
Giuro di essere fedele alla
Repubblica
e di osservare lealmente la Costituzione.
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Marco Damilano
05:07
Otto luglio mille e novecento settantotto, Pertini è eletto Presidente della
Repubblica
con ottocento trentadue voti su mille e undici, il più votato della storia repubblicana.
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05:22
Un partigiano come Presidente nel momento più difficile, dopo le dimissioni del predecessore, Giovanni Leone, e dopo l'omicidio del leader della
Democrazia Cristiana
Aldo Moro
, ucciso dalle
Brigate Rosse
.
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05:38
Nello staff del nuovo Presidente ci sono
Antonio Maccanico
e il generale dei carabinieri Arnaldo Ferrara. Maccanico è stato il vice segretario generale della
Camera
con Francesco Cosentino, un nome che continua a tornare nelle trame oscure della
Repubblica
.
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05:59
Alto funzionario dello Stato, gran manovratore legato alla loggia massonica Propaganda due, la Pi due, la centrale eversiva che infiltrava i vertici dello Stato.
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06:10
Ferrara aveva buoni rapporti con Moro e con il leader del partito repubblicano Ugo La Malfa, è stato a lungo il numero due dell'arma dei carabinieri e un avversario interno del comandante generale Giovanni De Lorenzo.
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06:25
In questo podcast ci siamo già occupati di De Lorenzo.
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06:31
Nel millenovecento sessantaquattro, proprio lui avrebbe tramato col Presidente Antonio Segni per realizzare una svolta autoritaria in
Italia
.
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06:41
Rino Formica ha conosciuto bene Pertini. Sono stati a lungo compagni di partito nel Psi e su queste nomine ci rivela un retroscena.
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Rino Formica
06:52
La Malfa chiese che Pertini dovesse aveva un segretario generale e un consigliere militare già indicato preventivamente.
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07:04
E il segretario generale doveva essere Maccanico e il il consigliere militare il generale Ferrara.
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07:14
Questo intervenire sulla scelta del segretario generale del
Quirinale
è sempre stato presente nella alta dirigenza della Camera dei Deputati e l'alta dirigenza della Camera dei Deputati ha avuto sempre una scuola dominante, che era la scuola di Cosentino.
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07:41
Perché il partito del
Quirinale
è un partito importante, perché quando è debole il sistema dei partiti politici, è forte, è sempre più forte il partito di qualità, che diventa il punto nel quale quella funzione di garanzia e di vigilanza del Presidente della
Repubblica
diventa una posizione interventista, oggettivamente interventista.
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Marco Damilano
08:13
Il Partito del Quirinale assiste da vicino Pertini nei suoi primi anni di presidenza. Sono anni difficili.
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08:22
Alla stazione ferroviaria di
Bologna
si è verificata un'ora e mezza fa esattamente una violentissima esplosione. Purtroppo il bilancio appare catastrofico. Vi chiediamo scusa della confusione, siamo appena rientrati dalla scena del disastro. È veramente allucinante.
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08:38
Lo scoppio di enorme potenza ha fatto crollare un tratto dell'intero fabbricato della stazione centrale di
Bologna
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Marco Damilano
08:45
Il due agosto del millenovecento ottanta una bomba esplode nella sala d'aspetto di seconda classe alla stazione di
Bologna
.
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08:55
Uccide ottantacinque persone e ne ferisce più di duecento.
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09:05
È la strage, l'attentato più sanguinoso degli anni di piombo.
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09:20
Valerio Verbano, il giovane rimasto vittima venerdì a
Roma
del barbaro attentato rivendicato dai NAR, è stato inumato oggi nel cimitero del Verano.
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09:30
Ieri le compagnie organizzate per il contropotere femminista avevano rivendicato gli attentati a quattro cinema romani, due dei quali distrutti da un incendio, che trasmettono film erotici.
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09:40
Le armi sequestrate nel covo di via Alessandria, rapinate dai NAR, l'organizzazione eversiva di estrema destra, in una armeria.
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Marco Damilano
09:49
Il terrorismo scatenato, le
Brigate Rosse
colpiscono quasi ogni giorno.
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09:55
Un altro maresciallo di pubblica sicurezza assassinato a
Roma
dalle
Brigate Rosse
.
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10:00
Non destano preoccupazioni le condizioni degli agenti e del vigile feriti nell'attentato compiuto nelle prime ore di oggi a
Roma
contro la caserma Massaua della polizia sulla via Nomentana.
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10:11
L'attentato è stato rivendicato con due telefonate ad altrettanti giornali romani, dalle
Brigate Rosse
e dalle ronde comuniste per il contropotere territoriale.
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10:21
La rapina da oltre mezzo miliardo all'interno del ministero dei Trasporti rivendicata dalle
Brigate Rosse
.
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Marco Damilano
10:30
La mafia intanto ammazza uomini dello Stato.
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10:33
Indignazione e sgomento a Palermo e in tutta la Sicilia, ma più ancora sincero dolore per l'atroce delitto Mattarella era stimato e molto popolare nel mortale agguato è rimasta lievemente ferita alle mani anche la moglie del Presidente della Regione, signora Irma, nel tentativo di proteggere il marito dai colpi del sicario.
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Marco Damilano
10:52
Nel millenovecento ottantuno vengono scoperte e pubblicate le liste della Pi due, tra le carte del Gran Maestro, il venerabile Licio Gelli, c'è il documento dettagliato del piano di rinascita democratica.
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11:06
L'obiettivo è riscrivere la Costituzione e imprimere una svolta presidenzialista.
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11:12
Alcuni sospettano che il vero autore del piano sia Francesco Cosentino, l'ombra della
Repubblica
, ritiratosi nel frattempo da incarichi istituzionali.
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11:24
Insomma
l'Italia
dei primi anni ottanta è un Paese impantanato in una crisi letteralmente sistemica.
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11:34
I partiti contano sempre meno, cominciano a perdere peso e credibilità.
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11:39
Dalle elezioni del millenovecento settantanove escono governi deboli, è partita una legislatura tormentata, tocca al Presidente intervenire e Pertini è scatenato, l'affondo sul terremoto in
Irpinia
, non lascia spazio a dubbi, le accuse sono pesantissime.
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Sandro Pertini
12:02
Adesso non si deve, però, non si può pensare soltanto ad inviare tende in quelle zone. Sta piovendo, si avvicina l'inverno, con l'inverno il freddo e quindi è assurdo pensare di ricoverare, di far passare l'inverno ai superstiti sotto queste tende, bisogna pensare a ricoverarli in alloggi, questi superstiti e poi bisogna pensare a dare loro una casa.
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12:25
Su questo punto io voglio soffermarmi, sia pure brevemente. Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice, i terremotati vivono ancora in baracche, eppure allora furono stanziati, fu stanziato il denaro necessario, le somme necessarie furono stanziate.
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12:42
Mi chiedo: "Dov'è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo, costui è in carcere come dovrebbe essere in carcere? Perché la peggiore per me è quella di speculare sulle disgrazie altrui".
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Marco Damilano
13:03
Le critiche del capo dello Stato finiscono in prima pagina su tutti i quotidiani, aprono i telegiornali della sera, agitano il paese. La sera dell'intervento televisivo di Pertini,
Antonio Maccanico
scrive sul suo diario: "Ho commesso un errore".
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13:21
Secondo il segretario generale del Quirinale, la dichiarazione del Presidente è risultata troppo critica dello Stato e dei precedenti governi. Maccanico si sente responsabile. Doveva convinvere Pertini a non esporsi tanto. Un errore che di lì in avanti non intende più commettere. E di lì in avanti le occasioni non mancheranno, perché il Presidente i limiti dei suoi poteri, fissati dai precedenti inquilini del
Quirinale,
non li rispetta, li scavalca.
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13:54
Pertini si sostituisce al
governo
, i controllori di volo scioperano e la vertenza la risolve lui. Pertini si congratula con i magistrati che fanno arresti. Pertini attacca ministri in carica
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14:09
Non so cosa sta succedendo, onestamente.
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14:12
È arrivato il Presidente Pertini.
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Marco Damilano
14:14
E poi va a Vermicino.
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14:16
Salutato da un applauso generoso, il capo dello Stato è venuto qui a seguire di persona, uno degli atti di cui Pertini e Capaci, di cui noi conosciamo la sensibilità del Presidente, il quale si sta informando in questo istante.
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Marco Damilano
14:35
Un bambino è caduto in un pozzo artesiano vicino Frascati, si chiama Alfredino Rampi.
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14:41
Pertini sta chiedendo, si sta facendo raccontare a che punto è l'opera di salvataggio.
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Marco Damilano
14:47
Le operazioni di salvataggio vengono riprese in diretta televisiva e il Presidente è lì fino alla fine, fino al fallimento dei soccorsi e alla morte del bambino.
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Rino Formica
14:60
Bergomi, Scirea, Tardelli... gol gol.
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Marco Damilano
15:07
Il Presidente va allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid a tifare per
l'Italia
nella finale dei Mondiali di calcio del millenovecento ottantadue.
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15:22
Voglio dire, dal profondo del cuore: "Grazie Presidente Pertini".
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Marco Damilano
15:32
Il Presidente riporta a
Roma
la salma del segretario del
Pc
Enrico Berlinguer, morto a Padova l'undici giugno mille e novecento ottantaquattro
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15:42
Per come sei voluto stare accanto a Enrico, alla sua famiglia, a tutti noi.
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Marco Damilano
15:56
Il Presidente, dopo trentasei anni, toglie palazzo Chigi alla
Dc,
conferisce il mandato di formare il
governo,
prima al repubblicano Giovanni Spadolini, poi al socialista
Bettino Craxi
.
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16:10
Pertini, è il vertice dello Stato, ma è anche una persona, èil potere personalizzato con il suo volto, le sue simpatie e antipatie, i suoi scatti d'umore, il Presidente è popolare, amatissimo, ma anche onnipresente, iperattivo, strabordante.
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16:29
È un Presidente interventista, tanto da attaccare frontalmente il funzionamento di quello stato di cui dovrebbe essere l'espressione più alta. I partiti e le istituzioni sono costretti a guardare o a vigilare invano.
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Paolo Guzzanti
16:47
Allora, vai, guida te!
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Marco Damilano
16:50
Possiamo cominciare?
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16:52
Paolo Guzzanti è stato una delle firme di punta della
Repubblica
e della Stampa, socialista di formazione, giornalista di razza, conosce a fondo i segreti del
Quirinale
.
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17:04
Ma negli anni della presidenza Pertini diventa famoso soprattutto per una performance che va oltre il giornalismo.
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17:12
È la notte del quattordici giugno, mille e novecento ottantacinque su Rai due va in onda l'ultima puntata di Quelli della notte, varietà satirico condotto da Renzo Arbore e destinato a fare il pieno di ascolti, diventando un programma di culto.
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17:30
All'improvviso viene annunciata in diretta la telefonata che nessuno si aspetterebbe mai, dall'altra parte della linea, c'è lui, il Presidente
Sandro Pertini
, almeno così pensano tutti appena l'inconfondibile voce risuona nello studio.
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17:49
E invece..
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Paolo Guzzanti
17:50
La raccolto volentieri e sarà veramente la millesima ed ogni volta mi accolgono che ci sono dei nuovi dettagli, comunque, quella cosa lì, io ero a casa di amici, c'era Quelli della notte di Renzo Arbore, insomma chiamai Arbore, di cui avevo dalla sua trasmissione.. e annunciò: "Momento, momento abbiamo una telefonata, chi c'è, chi c'è, chi c'è? Presidente, Presidente!" e io facevo: "Arbore davvero bravi, voi l'umorismo, il la democrazia sono gli elementi fondamentali, ed è vero, io ricordo quando era esule in Francia, avevo sempre il capello da muratore fatto col Canard enchaine, che era la Bibbia di quel momento".
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18:39
Poi io mi dilungato e faceva Arbore, temeva che si scoprissero troppo la cosa: "Allora grazie, grazie" "Un momento Arbore lei mi trattando male" anche una cosa, perché poi di Pertini io adoravo il malumore, ehm l'aggressività ed era un uomo cattivissimo scambiato per una persona dolcissima, buona, una persona che telefonava a
Repubblica
di notte dicendo: "Mi avete messo nel sommario".
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Marco Damilano
19:06
Guzzanti Pertini lo conosce bene, fin da quando a inizio carriera lavorava per L'Avanti, il quotidiano del partito socialista.
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Paolo Guzzanti
19:16
A quei tempi venivano non so Pietro Nenni, Riccardo Lombardi e c'era sempre il problema del congresso in cui Pertini aveva una sua mozione, detta lettera Pertini, con cui pretendeva di ottenere il due e mezzo per cento che gli fosse consacrato, in quanto partigiano. E allora gli altri si opponevano già e a volte che Pietro Nenni diceva: "Il nostro Sandro ha la testa fatta di solo osso".
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19:41
Con una spalla più alta e una più bassa, e quindi veniva lo stesso Pertini, veniva spesso in tipografia, si imbufaliva moltissimo se trovava degli errori, era cattivo con i tipografi, cattivo... e poi prendevamo il caffè da Giolitti e quando si vide che lui era un possibile candidato, fece non molte scene di civetta, disse: "Via da me, non è vero, non è vero, non voglio, non voglio che diciate queste cose". E quindi questo mi divertiva dal punto di vista comico, perché la percezione che il popolo aveva di Pertini era quella che poi è rimasta, che è anche giusto che sia quella che è, e cioè di partigiano, patriota, l'uomo dei grandi principi, la guerra contro le
Brigate Rosse
, il terrorismo.
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Marco Damilano
20:35
Pertini è tutto: è garante, custode, sindacalista, difensore civico, è nazional popolare, social televisivo, demiurgo costituzionale, costituzional paternalista.
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20:49
Ma Pertini è stato il primo Presidente populista? Che usiamo questo aggettivo, un po', anche un po' a casaccio.
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Paolo Guzzanti
20:58
Sì, sono d'accordo con te nel dire che è un aggiuntivo che usiamo a casaccio, perché..
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Marco Damilano
21:03
Allora diciamola meglio: il primo che sta al vertice dello Stato e dice che lo Stato fa schifo, come fece sul terremoto, quello è stato il momento più clamoroso, no?
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Paolo Guzzanti
21:15
Sì, anche se allora non mi ricordo se la parola populista..
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Marco Damilano
21:18
No, non c'era
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Paolo Guzzanti
21:19
Era stata usata solo per l'uomo qualunque di Guglielmo Giannini, cioè populismi, populismo, Giannini, fascisti poi tutto sommato.
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21:27
E quindi e così era liquidata la cosa.
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21:30
Certo, c'è stato ed è riuscito a Pertini scavalcare, aggirare un
Parlamento
piuttosto screditato, come purtroppo la nostra democrazia da molto tempo ha, e rappresentare da solo una coscienza collettiva, nella quale si sono ritrovati anche molti non di sinistra e in questo è stato un grande, non c'è dubbio.
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21:55
E allora se per populismo intendiamo la possibilità di includere anche quelli che non sono solo da una parte e allora sì, possiamo, allora in questo caso la parola populista assumere una sua nobiltà, o perlomeno bisogna discuterne prima.
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22:14
Campani, Cossiga, Cossiga, Cossiga, Cossiga, Cossiga, Cossiga, Cossiga, Cossiga, Cossica.
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Marco Damilano
22:34
Il venti quattro giugno millenovecento ottantacinque, il sistema sembra rifiatare, ci sono le elezioni per il
Quirinale
, e il segretario della Democrazia Cristiana, Ciriaco De Mita, riesce nell'impresa di far passare al primo scrutinio il candidato del partito, il Presidente del Senato
Francesco Cossiga
, l'intero arco costituzionale convergere sulla candidatura Dc.
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23:02
Cossiga è il figlio prediletto del partito, il più stimato da papa Montini, uno dei più precoci presidenti del
Consiglio
, il più giovane Presidente della
Repubblica.
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23:13
Ha studiato fin da piccolo per diventare un perfetto uomo di Stato, è ambizioso e riservato e conosce a fondo le dinamiche del potere, anche le più lugubri.
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23:27
Si è scontrato con la ragion di Stato quando le Br hanno rapito e ucciso il suo amico e maestro
Aldo Moro
e la linea del
governo
è stata: Non si tratta con i terroristi!.
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23:39
Lui era il ministro dell'interno e proprio a lui, Moro, ha scritto la prima lettera dal covo delle
Brigate Rosse,
cominciava con un affettuoso e personale: Caro Francesco.
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23:52
La mattina del rapimento ha già deciso di dimettersi, comunque vada a finire.
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23:58
Il giorno dopo i funerali, un fotografo l'ha colto di fronte alla tomba di Moro in lacrime, non è riuscito a salvarlo.
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24:07
Guzzanti, che è stato il cronista più vicino a Cossiga negli anni del
Quirinale
, il tormento del Presidente se lo ricorda bene.
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Paolo Guzzanti
24:17
La sua reazione, anche fisica, alla notizia della morte di Moro, è esagerata, perché gli viene la vitiligine all'istante, lui era sicuro di averlo salvato Moro.
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24:30
Per cinque anni Cossiga non apre bocca, la sua è una presidenza notarile, che registra senza sussulti le decisioni dei partiti. Poi, nel mille e novecento novanta avvisa
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24:44
Di colpo, come accade quando ci si sveglia di soprassalto, mi sono rimbalzati in testa alcuni problemi italiani. Da ora in poi mi toglierò qualche sassolino dalle scarpe.
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Marco Damilano
24:55
Venti quattro mesi più tardi i sassolini saranno una valanga.
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24:60
Ma il ventitré ottobre del novanta Cossiga è un uomo felice
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25:16
È in visita di Stato nel suo paese d'elezione: il Regno Unito.
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25:21
Il Presidente è un anglofilo dichiarato, amico di Margaret Thatcher, cultore di filosofi come Thomas More e John Henry Newman, per lui il cerimoniale di Buckingham Palace ha fatto le cose in grande.
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25:35
Cossiga arriva a Vittoria Station e viene accolto dalla famiglia reale, c'è la regina Elisabetta, avvolta in una cappa viola, c'è la principessa Diana in livrea verde e cappellino modello pillbox. Il trasferimento a palazzo avviene insieme ai sovrani sul cocchio di Stato millenove cento due, la storica carrozza trainata da sei cavalli.
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25:58
Il Presidente italiano visita la residenza dei reali inglesi in frac.
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26:04
Per Cossiga è una giornata di festa anche per un altro motivo, sulle agenzie italiane e internazionali è rimbalzata la lunga conversazione che ha concesso al quotidiano britannico The Indipendent prima di lasciare
Roma
è un'intervista importante, a un anno di distanza Cossiga ragiona sulle conseguenze italiane della caduta del muro.
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26:28
Due paesi sono stati spaccati da una cortina di ferro, la
Germania
sul piano territoriale e
l'Italia
politicamente, moralmente, ideologicamente. Io non so dove la cortina di ferro sia caduta più pesantemente, non viene mai sottolineato che il crollo del muro di
Berlino
è anche il crollo di un muro invisibile, oltre alla
Germania
, anche noi siamo stati liberati e riunificati, anche per noi la guerra è quasi finita.
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Marco Damilano
26:59
Quasi finita, perché per Cossiga resta da portare a termine il processo di cambiamento della sinistra post comunista. Secondo il Presidente il comunismo è profondamente radicato in
Italia
, il Pc è un grande partito di massa, è stato il più grande partito comunista
dell'Europa occidentale
capace di raccogliere un enorme consenso elettorale e adesso, con la caduta del muro di
Berlino
, il
PPcpuò
diventare un partito progressista e aspirare per la prima volta, a governare in
Italia
.
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27:33
Il Presidente si ferma anche a ragionare sulla novità del momento la
Lega
.
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Umberto Bossi
27:38
La
Lega
avanzerà, baionette in canna, paese per paese, villaggio per villaggio, andremo a sgridare, anche nel profondo sud, la partitocrazia.
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Marco Damilano
27:53
Cossiga la considera una reazione popolare allo strapotere dei palazzi romani, c'è tutto, si potrebbe dire, manca solo un dettaglio: chi potrà guidare
l'Italia
fuori dalla palude?
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28:05
All'elezione del nuovo Presidente della
Repubblica
mancano meno di due anni, e a fine mandato Cossiga è un uomo ancora giovane, ha appena sessantadue anni. Chi meglio di lui potrebbe essere il garante del cambiamento?
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28:20
Mentre Cossiga visita Buckingham Palace a Londra, a
Roma
, la sua intervista all'Indipendent ha già fatto il giro di tutte le scrivanie di Palazzo Chigi, e il messaggio è chiaro: Cossiga vuole farsi rieleggere al Colle, almeno così lo interpreta il Presidente del
Consiglio,
Giulio Andreotti.
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28:40
Il divo Giulio nutre delle ambizioni per le prossime elezioni presidenziali, punta all'unica carica che ancora gli manca, punta al
Quirinale
.
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28:51
Le dichiarazioni dell'amico di partito rischiano di intralciare la sua corsa, Andreotti ci mette poco a organizzare una risposta ed è una mossa spettacolare, una carambola che tira il boccino a destra per scompigliare la sinistra: il colpo dello scorpione, in grado di strappare Cossiga al fronte del cambiamento che si proponeva di guidare.
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29:15
Il Presidente aveva appena finito di sdoganare gli eredi del partito comunista sulla stampa internazionale. Ora che la Guerra Fredda è finita, li vuole includere in una stagione delle larghe intese, ma Andreotti, col suo colpo dello scorpione, si prepara a trasformarlo in un nemico agli occhi dei comunisti, una persona di cui non ci si può più fidare.
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29:38
Il veleno del divo Giulio agisce in un pugno di frasi pronunciate alla
Camera
per rispondere a un'interrogazione parlamentare.
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29:46
L'occasione è il ritrovamento in un appartamento di via Monte Nevoso
a Milano
, di una copia del memoriale di
Aldo Moro
, quasi con distrazione, in un passaggio veloce, il Presidente del
Consiglio
fa una rivelazione che ha dell'incredibile: ammette che dagli anni cinquanta in poi operava in
Italia
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Giulio Andreotti
30:03
Una istituzione che esiste nel quadro della Nato e che prevedeva, in caso di occupazione da parte di forze nemiche, che vi fosse una rete di salvaguardia, una rete sia informativa sia di reazione, tutto fatto nel quadro della alleanza, con regole estremamente rigide, anche di controllo reciproco.
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Marco Damilano
30:34
È l'operazione Stay Behind attiva in
Europa occidentale
, che in
Italia
prende il nome di Rete
Gladio
, una struttura segreta promossa dai servizi di Intelligence americani, che opera in chiave anticomunista.
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30:53
In visita a Edinburgo, Cossiga accusa il colpo, capisce al volo che la mossa di Andreotti è diretta contro di lui e prova subito a difendersi.
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31:02
Davanti ai giornalisti conferma di aver collaborato a Gladio, ma solo in via amministrativa, come sottosegretario alla Difesa, ed è certo di avere agito correttamente, poi rassicura il compagno di partito: non ha nessuna intenzione di farsi riconfermare al Quirinale, dopo la scadenza del mandato presidenziale.
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31:21
Sembra finita e invece il dramma di Cossiga è appena iniziato, perché il colpo di Andreotti è andato a segno.
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31:31
Gli uomini del Partito Comunista, che si sta trasformando in un Partito democratico della sinistra, non si fidano più del Presidente. Cossiga lo capisce appena tornato in
Italia
, chiama Ugo Pecchioli, il ministro dell'interno ombra del
Pc
, il suo principale interlocutore negli anni della lotta al terrorismo, durante i cinquanta cinque giorni del sequestro Moro.
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31:53
È una persona con cui c'è la confidenza costruita in un lungo rapporto di collaborazione e invece, per la prima volta, l'inquilino del
Quirinale
si trova davanti al gelo, Pecchioli lo rimprovera di aver tenuto i comunisti all'oscuro di Gladio, la questione è gravissima.
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32:09
Da quel momento in poi l'isolamento del Presidente è totale e la sua amarezza enorme.
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32:17
Claudio Martelli è stato il delfino del leader socialista
Bettino Craxi,
nel millenovecento novantuno era ministro di grazia e giustizia ed è da questa posizione istituzionale che assiste alla caduta del muro di
Berlino
e dei regimi comunisti dell'Europa orientale.
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Claudio Martelli
32:34
Io penso che ogni passaggio storico, in particolare ogni passaggio d'epoca, come probabilmente è stato quello, è un nodo nel senso letterale, cioè un un è un luogo in cui si intrecciano e confluiscono diverse spinte, chiamiamole così, o tendenze di lungo periodo, o viceversa ictus del momento, infarti o o mutamenti che che siano.
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Marco Damilano
33:02
In
Italia
le grandi trasformazioni dello scenario internazionale hanno ricadute epocali, gli schemi della prima repubblica saltano, si rimette tutto in discussione.
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Claudio Martelli
33:13
Il vento dell'est non colpisce solo i comunisti, riguarda anche noi, ecco, questo punto secondo me Craxi non l'ha capito, non l'ha visto, o l'ha sottovalutato, non Cossiga, Cossiga l'ha capito perfettamente. Intendiamoci, non è che i comunisti abbiano mai preso la maggioranza e siano stati impediti di prendere il
governo
, è che che i traffici onesti o nascosti con loro avevano un limite invalicabile, non si poteva allearsi con chi in
Italia
rappresentava l'Unione Sovietica, gli interessi di potenza dell'Unione Sovietica, non soltanto il PCUS, il legame ideologico, il legame di ferro, era di ferro, in quanto era un legame che andava oltre gli interessi di partito.
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33:59
Il partito comunista e l'Unione Sovietica, l'Unione Sovietica hanno tenuto a battesimo la nascita del
Pc,
l'hanno voluta loro, Cossiga lo capisce e comincia a, intanto a martellare i limiti della prima Repubblica, ma non perché volesse produrre un rovesciamento delle alleanze, perchè voleva che si prendesse coscienza che era cambiato il mondo e di conseguenza doveva cambiare anche
l'Italia
, le sue regole, la sua costituzione, cos'è che, non è che era impazzito, come qualcuno racconta, era molto lucido, è cambiato il mondo deve cambiare anche
l'Italia
.
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Marco Damilano
34:37
Nella primavera del novantuno diventa evidente che lo scontro di Cossiga non è più solo con l'opposizione, con il nuovo partito erede del
Pc, il
Pds guidato da Achille Occhetto, lo scontro è interno al vecchio sistema, si consuma nel cuore della
Democrazia cristiana
, nel partito del Presidente, dove tutti ormai sono uniti da una sola cosa: la voglia di stritolare l'ex figlio prediletto.
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35:06
In un'intervista alla Stampa, Cossiga confessa di sentirsi come il suo maestro nel covo delle Br, abbandonato dal suo partito.
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35:15
Figuriamoci, la
Dc
ha già buttato alle ortiche
Aldo Moro
, figuriamoci se non ha la faccia di gettare alle ortiche anche me.
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Marco Damilano
35:23
Poco tempo dopo scrive una lunga lettera aperta al quotidiano democristiano Il Popolo, annuncia di voler lasciare la
Dc
e di rifiutare l'iscrizione al gruppo democristiano del Senato. E anche con Andreotti lo scontro è furibondo.
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35:40
Nell'estate del novantuno Cossiga spedisce un messaggio di ottantacinque cartelle alle Camere, argomento: le riforme istituzionali.
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Francesco Cossiga
35:49
È una Costituzione gloriosa, la cura le ha permesso quarant'anni di vita democratica, ma il mondo è cambiato,
l'Italia
è cambiata e non è vano interrogarsi se non vi sia qualche cosa della Costituzione che debba essere cambiato.
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Marco Damilano
36:09
Nel cambiamento provocato dalla caduta del muro di
Berlino
, il Presidente vede un momento magico, in
Italia
esiste una domanda di riforma che sale dalla società civile, è il momento per sperare in un reale cambiamento delle regole della politica, quindi il Presidente sottolinea la debolezza del
governo
e propone di aprire una fase nuova, di eleggere un'assemblea costituente e formare un governo provvisorio di grande coalizione, aperto cioè agli eredi del
Pc
.
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36:44
Nel messaggio non manca niente, nemmeno l'apertura alla democrazia diretta, a una revisione della Costituzione conclusa da un referendum popolare. La reazione di Andreotti è gelida, le osservazioni del divo Giulio sono affilate, definitive. Andreotti contesta la fotografia
dell'Italia
fatta da Cossiga, la considera ingiusta e piena di incertezze.
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37:09
Per Rino Formica il messaggio alle Camere del novantuno è un tentativo di misurarsi con la fine della Guerra Fredda e il nuovo scenario globale.
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Rino Formica
37:18
Lui lancia l'idea del, che c'è questa preoccupazione, che bisogna affrontare il problema delle istituzioni, che il crollo del muro di
Berlino
, che la caduta della della frontiera, come frontiera di due imperi contrapposti, pone un problema di riorganizzazione totale del sistema politico italiano.
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37:44
Nel novanta prepara il messaggio, che fa alle Camere, lo fa nel novantuno, nel giugno del novantuno e fa questo messaggio nel novantuno, sapendo di avere l'ostilità dei comunisti e dalla democrazia cristiana, ma il
Parlamento
lo accoglie negativamente, e anzi lo snobba.
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38:09
Non vi è dibattito sul messaggio e prima c'è la questione della firma del messaggio, perché Andreotti si rifiuta di firmare il messaggio ed il messaggio è firmato dal ministro guardasigilli, da Martelli, ma non è firmato dal Presidente del Consiglio
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Marco Damilano
38:30
Il messaggio di Cossiga sarà dimenticato in fretta un atto mancato che precede di alcuni mesi le inchieste di Mani Pulite e la strage di Capaci che costerà la vita al magistrato antimafia Giovanni Falcone, a sua moglie e a tre uomini della scorta.
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38:45
Il crollo finale della prima
Repubblica
è prossimo.
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38:50
I telefoni di ministri, deputati, direttori e giornalisti squillano all'alba, è il Presidente che chiama si mostra deluso, puntualizza, si difende, contrattacca, si deprime.
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39:03
E si moltiplicano i retroscena, i racconti maliziosi sulla follia dell'inquilino del Colle: la Cassandra del
Quirinale
, il sardo matto, externetor, la lepre marzulina, il picconatore, il buffone della
Repubblica
. Un atto unico, dramma e farsa e viceversa.
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39:25
Non la pensa così Paolo Guzzanti.
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Paolo Guzzanti
39:28
Tutti dicevano che Cossiga era pazzo.
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39:30
Io stavo talmente appiccicato che vedevo, mi ricordo benissimo, i capelli della nuca ad uno ad uno che si alzavano e si abbassavano, e lo guardavo e mi dicevo: questo non è matto, sta facendo un numero di grande indignazione, molto violento però..
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Marco Damilano
39:48
Senti ma lui, tu, allora lui ti dice a un certo punto: "Io non solo matto, io faccio il matto", cioè in nel senso full, nel senso quasi shakespeariano del termine, cioè quello che facendo il matto dice la verità, allora che cos'è che lui voleva dire in quel periodo?
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Paolo Guzzanti
40:06
Ma lui diceva una cosa, la diceva in chiaro, ed era molto, oltre che comprensibile, devo dire, lungimirante e vera, era caduto il muro di
Berlino
, era finito la Guerra Fredda e
l'Italia
, che ci aveva marciato sulla sua posizione di cerniera, facendo il porco comodo suo, ricattando gli uni e gli altri e facendo affari col petrolio. Andreotti, mentre stava con gli americani però stava coi russi, mentre stava coi russi però stava coi palestinesi, però stava anche con Israele, dando bidoni a tutti. E lui disse: "È arrivato il momento in cui ce le fanno pagare tutte", quindi il suo passaggio era che i partiti siano si preparino, perché, se non si prepareranno al contraccolpo di questa nuova situazione, saranno spazzati via. Non faceva una piega.
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41:02
Naturalmente non ci fu il minimo segnale di ragionamento su questa analisi di Cossiga potevano pure dire che era sbagliata, ma e invece dissero: "Ah! Pazzo assoluto, totale, i partiti, la democrazia, il nemico, cioè..."
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Marco Damilano
41:20
Con cadenza regolare Cossiga appare in televisione per demolire un pezzo delle istituzioni e gli uomini che le incarnano, i signori che da sempre governano
l'Italia,
tratta i notabili democristiani che l'hanno eletto al Colle come la nomenclatura sovietica, il vertice del sistema parla come il leader antisistema, usa un linguaggio pieno di disprezzo e di sberleffi, come se non fosse il sovrano, ma il buffone che dice la verità; bombarda il quartier generale, ma dall'alto del suo scranno. E così la prima repubblica muore con questo marchio di fabbrica, lo chiameranno in molti modi: populismo, antipolitica, il leader che smette di guidare e si mette a livello dell'uomo comune, il capo che rinuncia alla responsabilità di indicare una direzione e si pone alla testa della contestazione della rivolta, il politico di professione, da sempre inserito nella foto di gruppo ministeriale che esce dalla famiglia degli uomini in blu, si infila la maglietta, e va in televisione e come Cassandra lancia il sasso contro la sua stirpe.
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Piero Chiambretti
42:28
Ma io sa cosa avevo detto?
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Francesco Cossiga
42:29
No!
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Piero Chiambretti
42:29
Che lei molte volte è più divertente di certi comici! Era era da denuncia questa cosa?
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Francesco Cossiga
42:33
Non è vero, non l'ho detto!
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Piero Chiambretti
42:33
Appunto! Non è un'offesa al capo dello Stato.
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Francesco Cossiga
42:36
Io ho una grande, io ho una grande stima per i comici, sai io di chi ho paura?
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Piero Chiambretti
42:40
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Francesco Cossiga
42:40
Di quelli che credendo seri, fanno ridere!
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Piero Chiambretti
42:43
Appunto
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Francesco Cossiga
42:43
Lei una persona rispettabile
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Piero Chiambretti
42:45
Grazie
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Francesco Cossiga
42:45
Lei fa il comico che fa ridere.
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Piero Chiambretti
42:47
Grazie.
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Francesco Cossiga
42:47
La cosa che fa piangere
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Piero Chiambretti
42:49
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Francesco Cossiga
42:49
Sono quelli che vorrebbero dire cose serie e fanno ridere e in giro ce ne sono tanti.
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Piero Chiambretti
42:53
Ce ne sono tanti
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Marco Damilano
42:54
Il venti cinque aprile mille e novecento novantadue Cossiga lascia.
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43:00
Le elezioni del cinque aprile sono state un terremoto, i partiti di governo hanno perso voti e traballano pericolosamente di fronte all'avanzata della
Lega
di Umberto Bossi.
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43:11
Cossiga decide di dimettersi prima della fine del suo mandato, con quella mossa inverte il gioco delle poltrone: prima si sceglierà il nuovo Presidente della
Repubblica
, poi il Presidente del
Consiglio
.
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43:26
Il leader socialista
Bettino Craxi
, che punta alla presidenza del
Consiglio
, si ritrova così in una situazione difficile, adesso deve decidere quale candidato della
Dc
votare per il Quirinale, prima di essere arrivato a Palazzo Chigi.
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43:41
Cossiga, per annunciare le sue dimissioni, sceglie il venti cinque aprile, una data non casuale, un evento misterioso, in apparenza l'ennesimo colpo di testa dopo l'elezione alla presidenza della
Camera
del suo rivale, il democristiano Oscar Luigi Scalfaro.
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43:59
Scalfaro pochi mesi prima ha attaccato Cossiga in
Parlamento
.
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44:04
Il Presidente prende la sua elezione come uno schiaffo, ma in realtà le sue dimissioni sono un gesto a lungo meditato, Cossiga nutre perplessità sulla candidatura di Craxi a Palazzo Chigi, da qualche tempo ha cominciato regolarmente a sentire uno sconosciuto pubblico ministero milanese, si chiama Antonio Di Pietro.
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44:28
Alcuni mesi prima i suoi colleghi in toga hanno organizzato uno sciopero senza precedenti contro Cossiga, che per la Costituzione è anche Presidente del Consiglio superiore della magistratura. Solo in sei non hanno aderito alla protesta, Di Pietro è uno di loro, e per Cossiga è un merito.
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44:46
Erano anche cominciate le inchieste di
Milano
, quando Cossiga si dimette, una tesi è che si sia dimesso, perché sapeva in anticipo che l'inchiesta di
Milano
sarebbe salita di livello.
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Claudio Martelli
44:58
Questo è anche possibile, che si sia sottratto alla pugna, perché per il temperamento, per quello che aveva detto e fatto rispetto alla magistratura politicizzata negli anni precedenti, avrebbe dovuto ergersi come uno scudo umano a difesa del sistema dei partiti e non aveva nessuna voglia di farlo evidentemente.
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45:19
E comunque li considerava anche ingrati, perché gli avevano detto no a quella che era una riforma per salvare, non quel sistema lì, ma la democrazia repubblicana, rinnovandola in qualche modo.
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Marco Damilano
45:36
Il rapporto tra Cossiga e Di Pietro ha il suo peso quando arriva il momento di dare la picconata finale, quella decisiva.
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45:44
Cossiga ha canali di informazione riservati nella procura di
Milano
, sa in anticipo cosa sta per accadere, l'inchiesta di Mani Pulite che punta in alto, punta a
Roma
.
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45:57
Per Cossiga le dimissioni sono il fatto più importante della sua presidenza, il gesto con cui il buffone si consegna alla storia, la Cassandra del
Quirinale
ha esaurito il suo compito, ma il dramma della Repubblica è appena cominciato.
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46:15
Anni dopo il picconatore dirà
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46:18
Lasciando il
Quirinale
a casa ho trovato una candela, e ho acceso una candela, poi è venuto il temporale, le loro candele si sono spente, la mia è rimasta accesa.
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Marco Damilano
46:34
Romanzo Quirinale è un podcast di
Marco Damilano
, prodotto da Chora Media, scritto con Tommaso de Lorenzis.
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46:41
Supervisione suono e musica di
Luca Micheli,
post-produzione e montaggio di Guido Bertolotti con Matteo Miavaldi, la cura editoriale è di Sabrina Tinelli con Alessia Rafanelli, il producer è Matteo Perkins, i fonici di presa diretta sono Michele Boreggi, Roberto Colella e Alessandro Romano, il fonico di studio è Jacopo Lattanzio.
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47:04
Si ringraziano Radio Radicale, le Teche Rai e l'istituto Luce per i contributi di archivio.
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Add podcast
🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Marco Damilano
Emilio Fede
Sandro Pertini
Rino Formica
Paolo Guzzanti
Umberto Bossi
Giulio Andreotti
Claudio Martelli
Francesco Cossiga
Piero Chiambretti
BETA
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