Thursday, Nov 25, 2021 • 42min

Ep.3: Il sogno dell’uomo forte

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Tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, il Quirinale è il centro di oscure manovre. Dietro la patina scintillante del Boom economico e della dolce vita, si consuma una stagione segnata da ricatti, trame occulte e scontri sotterranei tra gli apparati d’intelligence. I capi dello Stato Giovanni Gronchi e Antonio Segni coltivano il sogno dell’uomo forte al Colle. Gronchi punta sul governo Tambroni per realizzare una svolta presidenzialista, ma fallisce. Quattro anni dopo, Segni tenta di bloccare il centro-sinistra e durante una crisi di governo convoca al Quirinale il generale dei carabinieri Giovanni de Lorenzo. Si ode il tintinnar di sciabole. Comincia a circolare una parola impronunciabile: golpe. Episodio 4: fuori il 2 dicembre
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Talking about
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Speakers
(6)
Marco Damilano
Miguel Gotor
Rino Formica
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Transcript
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00:00
Chora.
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Marco Damilano
00:12
La mattina del 23 giugno 1959, il generale
Charles De Gaulle
, eroe della resistenza al nazismo e presidente della Repubblica francese, atterra all'aeroporto di Malpensa a
Milano
.
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00:25
È in visita ufficiale in
Italia
e il presidente della Repubblica,
Giovanni Gronchi,
lo accoglie in fondo alle scalette dell'aereo.
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00:36
I due capi di Stato sfilano per corso Sempione in piedi a bordo di una cabriolet nera, scortata dalle jeep dell'esercito e dai corazzieri a cavallo.
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00:46
Il generale, un uomo alto quasi due metri, in divisa militare e impettito, solenne, accanto a lui il metro e sessanta scarso di Gronchi in abito scuro, quasi non si vede.
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01:08
De Gaulle, è tornato al potere da un anno, alla fine degli anni cinquanta la
Francia
è un paese sconvolto dalla guerra coloniale in
Algeria
, ed è sul punto di un colpo di Stato militare.
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01:20
Il generale è stato abile a sfruttare il pericolo del golpe e a proporsi di nuovo come salvatore della patria.
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01:28
---
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Marco Damilano
01:42
Il primo giugno del '58 ha formato un Governo di unità nazionale, da destra a sinistra. Due giorni dopo ha ottenuto il potere di riscrivere la Costituzione. L'otto gennaio del cinquanta nove viene nominato presidente della Repubblica da un collegio di grandi elettori, poi arriverà l'investitura del popolo.
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02:10
Quella mattina di inizio estate a
Milano
de Gaulle e Gronchi rappresentano il destino incrociato dei due paesi.
Italia
e Francia sono state invase dalla Germania nazista, hanno combattuto la Guerra Mondiale su fronti opposti e sono uscite dal conflitto con istituzioni molto simili: un sistema politico fondato sui partiti.
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02:34
Ma il generale, quel sistema che assegnava al presidente della Repubblica funzioni limitate, lo ha spezzato e ha fondato una nuova repubblica con un potere personale, senza i partiti, contro i partiti.
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02:49
Gronchi, invece, si trova da anni in mezzo a una grave instabilità politica, segnata da governi deboli e crisi continue e al sogno di trasformare
l'Italia
in una repubblica presidenziale.
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03:03
La sera, quando i due si ritrovano sul palco reale della Scala, succede qualcosa di imprevisto. Dopo aver ascoltato in piedi gli inni nazionali, i due presidenti si siedono, ma Gronchi va giù per terra, fragorosamente, qualcuno gli ha tolto la poltrona.
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03:22
Sono
Marco Damilano
e questo è un podcast di Chora Media, si chiama Romanzo Quirinale.
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03:32
L'incidente di Gronchi fa due vittime eccellenti, a sorpresa: sono Ugo Tognazzi e Raimondo
Vianello
, i comici più popolari del momento, con i loro sketch nel varietà della
Rai
Un, due, tre.
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03:46
Nel mille nove cento settantuno, intervistato dal giornalista
Enzo Biagi
, Tognazzi racconta che poco prima di entrare in scena, fu lui a proporre a
Vianello
di aggiungere alla scenetta un pezzo nuovo, improvvisato,
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Ugo Tognazzi
03:59
Avevo, certe volte non avevo il coraggio di dirlo nemmeno a
Vianello
, per paura di doverne discutere con lui e mi ricordo che gli dissi: "Adesso, quando noi usciamo davanti a quel bancone" c'era un bancone dove facevamo, sprigavamo della posta, così comicamente, gli dissi: "Allora, ci presentiamo tutt' e due, io casco per terra, tu mi tiri su e mi dici" O ma chi ti credi di essere? "
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04:20
Allora lui al momento preso alla sprovvista, non aveva.. dice ma cosa? Poi capii, perchè avevamo visto insieme la cosa..
Vianello
avesse una faccia, però immediatamente dopo dovevamo andare in scena e si fece questa cosa, che però, voglio dire, non era nemmeno così irriverente, era un modo divertente di ripetere un incidente accaduto il giorno prima, con in più una battuta che poi non era appunto di irriverente nemmeno per il personaggio, perchè diceva a me: "Ti permetti anche tu di cadere in quel modo, non sei lui, insomma".
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Marco Damilano
04:53
La dirigenza
Rai
va su tutte le furie, entrambi i comici vengono licenziati in tronco.
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04:60
La caduta di Gronchi è un presagio, è il simbolo di una tentazione impossibile, la tentazione gollista, il sogno dell'uomo forte sul colle più alto di
Roma
.
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05:14
Tra gli anni cinquanta e sessanta, gli inquilini del
Quirinale,
per salvare le istituzioni o per ambizioni personali, i pieni poteri li vorrebbero.
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05:24
Il clima internazionale della Guerra Fredda tra lo schieramento occidentale e il blocco comunista, il pericolo di una svolta autoritaria guidata dall'uomo del Colle, non è un fantasma.
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05:36
Agita i capi dei partiti, gli apparati di sicurezza, l'esercito, i carabinieri, i servizi segreti, in pratica lo stato profondo.
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Rino Formica
05:45
Man mano che i partiti politici perdono quel carattere idealizzato nella Carta costituzionale, di partiti di massa come portatori di una rivoluzione democratica permanente, il presidente della Repubblica diventa più intrusivo o meno intrusivo?
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Marco Damilano
06:12
Rino Formica, ha novanta quattro anni ed è stato uno degli uomini simbolo della prima Repubblica, più volte ministro e figura di primo piano del Partito Socialista.
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Rino Formica
06:22
E diventa, anche a secondo delle proprie caratteristiche, anche più tentato ad superare quello che è il limite della intervento persuasivo, e privilegia il l'intervento autoritativo.
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06:45
Allora, i settenati vanno visti così, vanno valutati tenendo conto che nel
Quirinale
si forma poi un apparato, che con la debolezza o l'indebolimento dei grandi partiti di massa, come istituti di tenuta democratica, diventa un partito importante, il partito del Quirinale.
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Marco Damilano
07:16
In
Italia
i primi due presidenti, il capo dello Stato provvisorio,
Enrico De Nicola
e Luigi Einaudi, si erano attenuti al loro mandato formale.
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07:26
Einaudi, liberale, governatore della Banca d'Italia, poi ministro del Bilancio, era stato eletto nel mille nove cento quarantotto, grazie ai franchi tiratori, che proprio in quell'occasione avevano fatto la loro comparsa in scena nella storia repubblicana.
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07:43
Einaudi non era un uomo da piazza e neppure da balcone, toccò a lui stabilire la prassi dei poteri presidenziali, che nella Costituzione sono tutti o nessuno.
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07:55
L'articolo ottanta sette recita:
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07:59
Il presidente può inviare messaggi alle Camere, autorizza i disegni di legge, promulga le leggi, emana i decreti, indice le elezioni e i referendum, nomina i senatori a vita e i giudici della Consulta, ratifica i trattati, accredita i diplomatici, presiede il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio Supremo di Difesa. Dichiara lo stato di guerra, può concedere la grazia e commutare le pene, conferisce le onorificenze.
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Marco Damilano
08:33
Autorizza, promulga, emana, indice e poi nomina, ratifica, accredita, presiede, dichiara conferisce.
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08:47
Sono i verbi del presidente, Einaudi li riassumeva in tre: consigliare, incoraggiare, avvertire.
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08:56
I due poteri più importanti, però, sono previsti da altri due articoli. L'articolo novanta due: il presidente della Repubblica ha la funzione di nominare il presidente del
Consiglio
e, su proposta di questo, i ministri.
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09:10
E soprattutto l'articolo ottantotto: il capo dello Stato ha il potere di sciogliere le Camere.
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09:18
Ma non può farlo negli ultimi sei mesi del suo mandato, a meno che non coincidano, in tutto o in parte, con gli ultimi sei mesi della legislatura, è quello che viene chiamato il semestre bianco.
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09:29
In settanta cinque anni, spiega Formica, le guerre per il
Quirinale
si sono svolte attorno a questi due poteri.
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Rino Formica
09:37
I poteri del presidente della Repubblica, che sono previsti dalla Carta Costituzionale, sono poteri ampi dal punto di vista dell'intervento persuasivo o dell'intervento ad aiutare le istituzioni a funzionare, secondo il dettato costituzionale, ma solo un atto è definitivo e inappellabile, ed è l'atto dello scioglimento delle camere, cioè l'atto nel quale il presidente della Repubblica denuncia al Paese che si è inceppato il funzionamento del sistema democratico, fondato sulla centralità dell'istituto parlamentare.
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10:33
Presidente della Repubblica non è eletto direttamente dal popolo, ma il Presidente della Repubblica è un eletto di secondo grato, è eletto dal
Parlamento
.
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10:47
Quindi il paradosso qual è? Che quando si trova di fronte ad un inceppamento del sistema, scioglie il
Parlamento,
che è il suo interlocutori, che è la sua, il suo punto di riferimento, il suo punto di sostegno.
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Marco Damilano
11:08
Alla scadenza del mandato di Einaudi, nel millenove centocinquanta cinque, l'uomo più potente della politica italiana è Amintore Fanfani.
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11:18
Fanfani ha vinto il congresso della
Democrazia Cristiana
di Napoli e ha eliminato tutti gli eredi di Alcide De Gasperi, fondatore e padre nobile della
DC
.
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11:29
Occorre realizzare infine, e non è il meno importante, un affiancamento leale, cordiale, tra la
Democrazia cristiana
e tutti i partiti che concorrono con essa a difendere la democrazia in
Italia
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Marco Damilano
11:50
Come candidato per il Quirinale, Fanfani ha scelto Cesare Merzagora, un indipendente eletto nelle liste della
DC
, esponente dei poteri economici del Nord.
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12:02
Merzagora è il presidente del Senato, quando si aprono le votazioni, siede accanto al presidente della
Camera
Giovanni Gronchi
, che sfoglia le schede e legge il risultato.
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12:14
Il primo scrutinio è disastroso, la
DC
dispone di trecento ottanta due voti, Merzagora ne prende solo duecento ventotto, meno del candidato delle sinistre Ferruccio Parri.
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12:27
Gronchi viene votato da trenta elettori. Al secondo scrutinio Gronchi sale a cento ventisette, al terzo supera addirittura Merzagora, il duello imbarazzante tra i due presidenti delle Camere è l'effetto della spaccatura nella DC.
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12:47
È in questa elezione che si fissano le regole, non scritte, del genere.
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12:54
Regola numero uno: Salvo eccezioni, il candidato proposto dal leader più forte, è destinato a essere bocciato dall'aula, perché si colpisce il candidato al
Quirinale
per azzoppare il capo del partito.
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13:07
Regola numero due: I complotti per l'elezione del presidente della Repubblica sono sempre trasversali, i candidati di destra sono votati dalla sinistra e viceversa.
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13:19
Regola numero tre: Servono quelli che ironicamente
Aldo Moro
definì i mezzi tecnici, e cioè il pugnale, il veleno e soprattutto i franchi tiratori, gli strumenti del perfetto congiurato nella corsa per la presidenza.
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13:37
Anche l'elezione di Gronchi viene decisa dai franchi tiratori della
DC
, nel tempo privilegiato di ogni congiura, la notte.
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13:48
Il protagonista del complotto è un giovane deputato della
DC
, si chiama Giulio Andreotti.
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13:57
Con la morte del suo nume tutelare, De Gasperi, e con l'ascesa di Fanfani, Andreotti è fuori da tutto, non ha cariche di partito ed è stato escluso dal
Governo
presieduto da Mario Scelba.
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14:09
Ad appena trentasei anni la sua carriera politica rischia di essere già finita.
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14:15
Andreotti è uno dei capi della destra democristiana, uno dei più motivati a infliggere un colpo a Fanfani, che sarà sempre un suo nemico.
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14:24
Dai congiurati, ha ricevuto il mandato di cercare i voti per Gronchi nelle file nemiche, a sinistra, tra i socialisti e i comunisti, e per condurre la trattativa è stato scelto un altro futuro protagonista delle elezioni presidenziali, il socialista Sandro Pertini.
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14:44
Pertini convoca Andreotti a casa sua, sul lungotevere, per fare le cose in riservatezza, spedisce fuori la moglie Carla.
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14:52
Quando Andreotti arriva, però, a sorpresa, nel cortile dell'abitazione, c'è una piccola folla, sono pellegrini in processione con una Madonna, si aprono le porte dell'ascensore, Pertini esce in vestaglia per raccogliere Andreotti, lo trova in mezzo alla processione.
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15:09
"Cosa ci fai lì?" gli chiede, poi lo tira dentro e chiude. Per fortuna nessuno si accorge di loro e l'accordo segreto tra destre democristiane e sinistre è fatto.
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15:22
L'assemblea nazionale sta eleggendo il capo dello stato, presiede la seduta Gronchi, è l'ultima delle quattro votazioni. Nell'urna di vimini verde e oro Scelba depone la sua scheda, lungo il corridoio dei votanti passa Pella, nell'emiciclo l'atmosfera è ottimistica e cordiale.
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15:37
Tra gli elettori ecco Saragat, ecco Decaro, commossa attenzione delle tribune, si è iniziato lo scrutinio e Gronchi legge: Gronchi, Gronchi,... sono le diciassette e cinque quando ha pronunciato per la quattro cento venti treesima volta il proprio nome, ormai è il nuovo presidente.
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Marco Damilano
15:59
Il giorno dopo l'accordo segreto del lungotevere, Gronchi viene eletto presidente con sei cento cinquantotto voti su ottocento trentatrè, lo votano tutti, da destra e da sinistra, socialisti, comunisti e anche i neofascisti del Movimento Sociale italiano.
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16:19
Una valanga di schede col suo nome che Gronchi, in qualità di presidente della
Camera,
legge una ad una.
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Giovanni Gronchi
16:26
Dicevo che non mi fa velo alcun'ombra di vanità, perchè io comprendo bene che non è la mia persona, quali che siano le qualità benevolmente attribuitele, l'elemento determinante dello stato d'animo comune a tanta parte del popolo italiano, ma è la percezione precisa nella coscienza pubblica che un ciclo decennale si è chiuso ed una nuova fase si inizia. I problemi...
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Marco Damilano
16:58
Gronchi è il primo presidente democristiano e si sente legittimato a coltivare un rapporto diretto con il popolo. Lui vuole contare.
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17:07
Al
Quirinale
fa cambiare l'intero impianto elettrico, fa sostituire pavimenti, infissi, tendaggi, fa arrivare stoffe da parati da Parigi.
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17:16
Alla fine i costi per lavori e arredi nelle quattro residenze presidenziali supereranno i due milioni e mezzo dell'epoca, anche se lui non si trasferisce al
Quirinale
, preferisce restare nel lussuoso attico di via Carlo Fea, nel quartiere Nomentano, dove vive con la moglie Carla.
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17:36
I suoi sostenitori lo lodano per la modestia, gli avversari, invece, malignano che così può muoversi in assoluta libertà con le presenze femminili che lo circondano.
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17:46
Il gossip viene confermato quando il presidente fa aprire un piccolo portone in una via laterale del
Quirinale
. Da lì si può entrare senza essere visti e arrivare direttamente negli appartamenti presidenziali con un ascensore e una scala a chiocciola.
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18:05
Per la prima volta il
Quirinale
si organizza come un partito a sé, il partito del presidente. Nello staff di Gronchi entra un giovane funzionario della
Camera
, ha solo trentuno anni, si chiama Francesco Cosentino.
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18:24
Cosentino è uno dei personaggi chiave del nostro racconto, un'ombra che attraversa tutta la prima parte della storia repubblicana.
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18:35
Entriamo a Palazzo Giustiniani coi vice presidente del Consiglio e dei ministri, l'orologio della biblioteca scoccherà tra poco un'ora destinata a rimanere memorabile nella storia della nostra democrazia.
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18:45
A cento anni di distanza,
l'Italia
celebra il quarantotto dello Statuto col quarantotto della Costituzione.
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18:50
Sono le ore diciassette quando il presidente della Repubblica prende posto al tavolo della firma.
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Marco Damilano
18:55
Il ventisette dicembre del Quaranta sette a Palazzo Giustiniani, il capo dello Stato provvisorio,
Enrico De Nicola,
firma la Costituzione.
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19:05
Nella foto ci sono lui, De Gasperi, il presidente dell'assemblea costituente Umberto Terracini, il ministro della Giustizia Giuseppe Grassi e alle loro spalle si nota una figura anonima, in doppio petto, è il segretario del presidente De Nicola, tiene in mano la cartellina di cuoio in cui c'è la prima copia della Costituzione, aggiusta la sedia di De Nicola, indica ai presidenti dove va apposta la firma, conserva le copie firmate, è lui, Francesco Cosentino, l'ombra della Repubblica.
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19:41
Nel cinquantotto, dieci anni dopo quella firma e l'entrata in vigore della Costituzione, la Repubblica attraversa la sua prima, drammatica crisi di potere.
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19:51
A dominare la scena è Fanfani, appena cinquantenne, che concentra nelle sue mani il triplo incarico: segretario della
DC
, presidente del
Consiglio
e ministro degli Esteri, un potere in apparenza illimitato, in realtà fortemente osteggiato nel partito.
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20:12
Il nemico più insidioso per Fanfani è nella squadra ministeriale, è l'ambiziosissimo ministro dell'interno Fernando Tambroni Armaroli, un uomo molto vicino al presidente Gronchi.
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20:28
Si prepara uno scontro senza esclusione di colpi.
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20:34
La politica è fragile e gli apparati dello Stato si inseriscono nella partita per fornire munizioni ai contendenti, è una guerra sotterranea fatta di polizie private, dossier, ricatti, spioni e di giornalisti comprati e venduti, sempre pronti ad arruolarsi per passare le veline dei potenti.
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20:60
Alla fine degli anni cinquanta, in
Italia,
il panorama degli apparati di sicurezza, e diremmo oggi, di intelligence interna, è questo: ci sono due agenzie in rivalità tra loro, uno è il servizio informazioni forze armate, abbreviato Sifar, guidato dal generale dei
carabinieri
Giovanni De Lorenzo, l'altro è l'ufficio affari riservati del Ministero dell'interno, fedele a Tambroni.
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21:28
Tambroni, nell'ufficio affari riservati, ha portato a Roma l'ex questore di Trieste, Domenico De Nozza.
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21:37
De Nozza era già stato funzionario dell'OVRA, la polizia segreta fascista, ed è specializzato nella schedatura dei comunisti.
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21:46
A raccomandarlo a Tambroni è stato Robert Paul Briscoe, fiduciario della Cia in
Italia
.
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21:53
De Nozza quando arriva a Roma, si porta dietro i suoi fedelissimi, sono noti come il nucleo dei triestini.
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22:03
Una delle prime mosse dei triestini è infiltrare informatori nei partiti, nei sindacati e nella stampa.
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22:10
E subito iniziano a piazzare cimici, tecnologicamente molto avanzate per l'epoca, creando una rete capillare di intercettazioni ambientali e telefoniche.
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22:21
I triestini, nella pratica, sono una polizia segreta parallela. Uomini politici, sindacalisti, giornalisti, intellettuali vengono spiati, pedinati, minacciati.
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22:33
Gli agenti raccolgono una mole di fascicoli enorme a disposizione del loro capo agli Interni, il ministro Tambroni.
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22:46
A sostenere l'ascesa di Tambroni c'è anche un quotidiano, Telesera, finanziato dal Banco di Sicilia con quattrocento cinquanta milioni di lire.
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22:55
Tra i proprietari del banco, c'è una serie di personaggi chiave nelle trame di potere più oscure della prima repubblica.
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23:03
Ad esempio, c'è l'avvocato massone, Umberto Ortolani, che sarà socio di Licio Gelli nella futura loggia massonica eversiva Pi due.
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23:14
Senza contare i numerosi uomini d'affari imparentati con il factotum del Quirinale, Francesco Cosentino, l'ombra della Repubblica.
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23:25
Quando Fanfani viene rovesciato nella DC da una corrente appena nata, la corrente dei dorotei, per Gronchi e Tambroni si apre uno spazio, c'è la possibilità di fare come in Francia, di tentare lo strappo istituzionale, di cambiare il quadro politico.
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23:52
Il tre febbraio millenove centosessanta, esce nelle sale cinematografiche La dolce vita di Federico Fellini, il film simbolo
dell'Italia
che abbandona la povertà e conosce il benessere.
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24:05
Venti giorni dopo
Antonio Segni
si dimette da presidente del consiglio, si apre una delle crisi di Governo più drammatiche della storia della Repubblica.
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24:20
Miguel Gotor è uno dei più importanti storici italiani, esperto di segreti e retroscena dell'Italia repubblicana.
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Miguel Gotor
24:27
Inizialmente il presidente Gronchi pensò di affidare l'incarico a Fanfani, ma le consultazioni attestarono che non erano ancora mature le condizioni per un accordo con i socialisti. Al suo posto il capo dello Stato si decise a varare un Governo del presidente, per l'appunto, ossia basato su un legame di fiducia tra lui e il capo dell'esecutivo, la cui nomina prescindeva dalla volontà dei partiti.
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24:55
Gronchi individuò la figura adatta nell'ex ministro degli Interni Tambroni, perché voleva portare la sua linea politica, di tipo presidenzialista, che era ispirata alla contemporanea esperienza francese della Quinta Repubblica di De Gaulle, la voleva portare direttamente dentro l'esecutivo, potendo però contare sull'appoggio di un presidente del
Consiglio
più malleabile e con una personalità meno marcata di quella di Fanfani.
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Marco Damilano
25:30
Gronchi punta su Tambroni per due motivi: portare
l'Italia
alla svolta presidenzialista e portare i socialisti al
Governo
, ma il Partito socialista non si fida.
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25:43
Allora nasce un Governo tutto democristiano guidato da Tambroni, e Gronchi, il presidente della Repubblica, gli consegna un elenco di punti programmatici: l'attuazione della Costituzione, la riforma della scuola, l'energia elettrica e il nucleare.
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26:02
L'autore del programma è proprio Cosentino.
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26:06
È un progetto molto ambizioso con cui il presidente Gronchi sogna di diventare il De Gaulle italiano, ma il
Governo
che sta nascendo, in realtà, è debole, non ha i voti in
Parlamento
e per ottenere la fiducia della
Camera
è costretto a ricorrere all'appoggio del Movimento Sociale italiano.
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26:26
Per la prima volta nella storia della Repubblica, quindici anni dopo la caduta di Mussolini e la liberazione, un
Governo
è sostenuto dai voti dei neofascisti.
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26:36
Il nostro dovere di fronte al Paese, per altro quello di assumere anche da soli la responsabilità del
Governo,
quando altro non ci sia da fare ed in questo momento, consentitemi di ripeterlo, mi pare che altro da fare non ci sia
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Marco Damilano
27:02
Nell'estate millenove centosessanta, il
Governo
Tambroni trascina
l'Italia
sull'orlo della guerra civile.
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27:12
Il trenta giugno millenove centosessanta Genova, città medaglia d'oro della Resistenza, scende in piazza contro il
Governo
del democristiano Tambroni, sostenuto dal Movimento Sociale italiano, che ha indetto a Genova il suo congresso.
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27:30
Dopo durissimi scontri, il congresso viene disdetto, ma gli scioperi si allargano in tutto il paese con morti e feriti.
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Fausto Amodei
27:41
Compagno cittadino, fratello partigiano, teniamoci per mano in questi giorni tristi. Di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia, son morti dei compagni per mano dei fascisti.
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27:57
Di nuovo come un tempo, sopra
all'Italia
intera, fischia il vento ed urla la bufera.
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Marco Damilano
28:14
Il cinque luglio c'è un morto a Licata, il sei luglio nuovi scontri a Porta San Paolo a
Roma
, il sette luglio a Reggio Emilia la polizia spara sui manifestanti: cinque morti e decine di feriti tra la popolazione, ricordati dalla canzone Morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei. L'otto ci sono altri due morti a Palermo e uno a Catania.
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Fausto Amodei
28:37
Son morti sui vent'anni per il nostro domani, son morti come vecchi partigiani.
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Miguel Gotor
28:55
Dopo i drammatici fatti di Reggio Emilia, e non solo, perché in tutta
Italia
si contarono ben undici morti, fu la stessa DC, questo è significativo, a costringere Tambroni alle dimissioni.
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29:09
Eh.. quella crisi segnò l'inaspettato ritorno, dopo i lunghi anni cinquanta, di un antifascismo militante di tipo nuovo, che dimostrava come quei valori, intorno ai quali era stata fondata la Repubblica, non erano soltanto un patrimonio dei reduci della resistenza, che ormai avevano una quarantina d'anni, ma c'erano nuovi giovani disposti a difenderli.
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Marco Damilano
29:37
Tambroni si ritrova isolato, va allo scontro con
Aldo Moro,
segretario della
DC,
e perde.
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29:46
Il diciannove luglio si dimette, finisce così anche il sogno gollista di Gronchi.
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29:52
Gronchi uscirà di scena alla scadenza del mandato, nel millenove centosessantadue e morirà il diciassette ottobre millenove centosettantotto solo e dimenticato da tutti, con i funerali nella sua Pontedera, in Toscana, lontano dalla
Roma
che ha provato a conquistare e che l'ha tradito.
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30:13
Quello stesso giorno di ottobre, il ministero dell'interno ha reso pubblico il memoriale di
Aldo Moro
scritto mesi prima, mentre prigioniero delle Brigate Rosse.
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30:24
Nel memoriale, ritrovato in forma dattiloscritta nel covo brigatista in via Monte Nevoso a
Milano
, Moro parla dei principali eventi della storia repubblicana. Quando arriva al sessanta rivela per la prima volta cosa è successo davvero in quella estate.
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30:43
Questo fu il fatto più grave e più minaccioso per le istituzioni, intervenuto in quell'epoca, De Lorenzo, in continuo contatto con me, mi fornì tutte le intercettazioni utili ed altri elementi informativi, che mi permisero di esigere le dimissioni del
Governo
Tambroni e promuovere la costituzione del
Governo
Fanfani, che fu il primo a fruire dell'astensione socialista.
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31:05
In complesso il periodo dal sessanta al sessantaquattro fu estremamente agitato e pericoloso.
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Marco Damilano
31:11
E il protagonista di quel periodo, è proprio lui,
Aldo Moro
, è stato eletto segretario della
DC,
dopo Fanfani, perché sembrava debole e non disturba nessuno, invece si è rivelato un abilissimo tessitore.
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31:28
Il suo obiettivo è portare i socialisti nel
Governo,
deve però superare l'ostilità di quella che lui chiama la destra profonda, una destra politica, economica, ecclesiastica, militare, editoriale, decisa a dare battaglia.
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31:44
Per vincere Moro combatte con astuzia.
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31:49
Si libera di Tambroni con le intercettazioni del Sifar, il servizio militare del generale De Lorenzo, e per mandare avanti il progetto del centrosinistra, cede il
Quirinale
al suo principale avversario nella DC,
Antonio Segni
,.
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32:08
Il sei maggio del sessantadue, Segni succede a Gronchi e viene eletto presidente della Repubblica al nono scrutinio.
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32:17
Ha settantuno anni. è nato a Sassari ed è stato presidente del
Consiglio
due volte.
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32:24
Tutti abbracciarono il presidente, prima di giurare fedeltà alla Repubblica e di insediarsi al
Quirinale
, il nuovo capo dello Stato ha voluto ritornare in Sardegna da privato cittadino. Lungo la strada che da Fertilia porta a Sassari migliaia di persone gli gridano in dialetto sardo il loro benvenuto. Il capo dello Stato e Donna Laura si affacciano più volte al balcone, assediati da una folla che grida "Conservet Deus su presidente".
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Marco Damilano
32:47
È uno dei più importanti capi della
DC
, leader della corrente dei dorotei e forte oppositore dell'ingresso dei socialisti nel
Governo
.
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32:56
Nonostante questo, Moro l'ha voluto al
Quirinale,
perché pensa di conquistare così il suo appoggio alla svolta a sinistra e di tranquillizzare i settori più conservatori.
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33:07
Questa svolta politica per lo storico Gotor coincide con una stagione di profondi cambiamenti interni e internazionali
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Miguel Gotor
33:19
All'inizio degli anni sessanta, i radicali mutamenti economico e sociali prodotti dal cosiddetto boom economico, contribuirono a determinare la crisi del centrismo e l'ingresso dei socialisti nell'aria di maggioranza.
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33:38
Anzitutto l'inizio della distensione mondiale tra i blocchi della Guerra Fredda, fece cadere gli ostacoli frapposti dall'amministrazione statunitense a un coinvolgimento dei socialisti al
Governo.
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33:56
E le relazioni che arrivavano sul tavolo del nuovo presidente democratico John Kennedy spiegavano che quella formula era l'unica praticabile, per scongiurare il ritorno dei socialisti nelle braccia dei comunisti, ciò che bisognava principalmente evitare.
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34:19
Questo aspetto è importante, secondo me, perché ci consente di sottrarre la storia
d'Italia
a una lettura di tipo eccezionalista per collegarla, invece, agli sviluppi dei contesti internazionali, cui ha sempre teso ad adeguarsi.
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34:37
Se il centrismo era stata la configurazione politica ideologica assunta dal sistema istituzionale negli anni iniziali e più duri della Guerra Fredda, la formula del centrosinistra, guidata da Moro, con i socialisti nell'area di maggioranza, portò il Paese, gradualmente, a condividere il clima di distensione globale del nuovo tempo.
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Marco Damilano
35:09
Nel sessantatrè Moro, con i ministri socialisti, arriva a guidare il primo Governo di centrosinistra di sempre.
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35:17
La navigazione però, è subito agitata. Il
Governo
incontra una forte opposizione nella
DC
e in alcuni ambienti economici e militari, che guardano il presidente della Repubblica come un punto di riferimento per bloccare sul nascere l'avventura del centrosinistra.
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35:35
Qualche mese dopo, la mattina del due giugno del sessantaquattro, in via dei Fori Imperiali, si tiene la sfilata delle truppe per la festa della Repubblica.
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35:45
Al passaggio della brigata meccanizzata dei carabinieri, Segni viene visto piangere. Il giornale francese Le Figarò scrive che a
Roma
si respirava una strana psicosi da colpo di Stato.
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35:59
Il Governo Moro cade pochi giorni dopo, alla fine di giugno.
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36:06
Il presidente Segni prova allora a formare un esecutivo di salvezza nazionale, guidato dal presidente del Senato Merzagora e composto dai ministri tecnici e ministri provenienti da tutto l'arco parlamentare.
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36:20
Sarebbe il primo Governo di unità nazionale della storia repubblicana, presieduto da un uomo fuori dai partiti.
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36:28
L'ipotesi però naufraga ed entra in scena un altro protagonista, il generale De Lorenzo, il comandante dei
carabinieri,
l'uomo a capo dei servizi segreti militari del Sifar, viene convocato al
Quirinale
per le consultazioni.
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36:43
È una scena mai vista, è una scena inquietante.
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36:47
Nei palazzi circolano i fascicoli riservati del Sifar, pieni di dettagli sulla vita privata e sui gusti sessuali di politici, ministri, imprenditori, banchieri, cardinali, dossier che si intrecciano con un altro elenco che contiene i personaggi pericolosi per la sicurezza pubblica da arrestare. Sono quasi tutti di sinistra.
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37:12
Il sedici luglio il presidente Segni annota sul suo diario: "Moro è molto stanco e depresso". Quello stesso giorno De Lorenzo partecipa a un incontro segreto con i democristiani, c'è anche il capo della polizia.
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37:27
Cosa sta succedendo in quelle ore lo rivelerà tre anni dopo L'Espresso, nel sessanta sette, con un articolo di Lino Jannuzzi.
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37:36
Complotto al Quirinale, titola il settimanale diretto da Eugenio Scalfari.
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37:42
Quel giorno di luglio del sessanta quattro De Lorenzo ha convocato generali di divisione e di brigata, colonnelli, alti ufficiali; tutti sudano quando il generale avverte: "La Nazione ha bisogno di noi."
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Miguel Gotor
37:57
Le rivelazioni del settimanale trasformarono De Lorenzo, il quale aveva partecipato alla Resistenza, nel prototipo del generale neofascista col monocolo.
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38:11
In realtà egli funzionò da da capro espiatorio, per coprire le responsabilità istituzionali, denunciate in modo esplicito già dal settimanale, e che investivano direttamente il presidente della Repubblica Segni.
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38:31
Sia chiaro, in base alla documentazione nota e a quella superstite, il capo dello Stato Segni non avallò mai un golpe, ma sì che alimentò il progetto di una intentona, ossia di una minaccia di svolta autoritaria, con l'obiettivo di esercitare una pressione in grado di condizionare gli equilibri politici, frenando il centrosinistra con le buone o con le cattive.
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39:07
L'obiettivo era quello di edulcorare il centrosinistra, come scrisse Moro nel memoriale dalla prigionia nel millenove centosettantotto, e uno scopo che fu certamente raggiunto, questo è il punto, interpretando la volontà di settori intransigenti dell'amministrazione statunitense e della stessa comunità europea, che vigilavano sulla situazione italiana e sul suo evolversi, sempre con una preoccupazione crescente.
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Marco Damilano
39:43
È il piano solo, il tintinnar di sciabole, il fantasma del colpo di Stato che agita l'accaldata politica romana alle prese con la prima crisi del centrosinistra.
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39:55
Alla fine il piano non scatta, ma a Segni è bastata anche solo la minaccia del golpe, per ottenere quello che voleva: nasce un secondo
Governo
Moro, ma il Psi ha ceduto e di riforme non si parlerà più. Il nuovo centrosinistra è molto più moderato del Governo precedente, l'obiettivo di bloccare la svolta a sinistra è stato raggiunto, ma l'estate non è finita.
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40:22
Il pomeriggio del sette agosto il presidente della Repubblica Segni riceve nel suo studio il capo del
Governo
Aldo Moro
e il ministro degli Esteri Giuseppe Saragat.
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40:33
In anticamera sostano il capo del protocollo e due staffieri, dopo una ventina di minuti, sono testimoni di una lite accesissima.
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40:42
Dallo studio del presidente si sente urlare. Segni dice che lui ha sempre rispettato le istituzioni della Repubblica, Saragat invece lo accusa di averla messa in pericolo, tramando con i
carabinieri
. Segni protesta ancora urlando.
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40:57
Poi cala un silenzio improvviso.
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41:00
La porta si apre, esce Moro, pallido in volto, chiede aiuto. Gli staffieri entrano e vedono una scena spaventosa.
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41:09
Il presidente della Repubblica è riverso sulla poltrona dietro la scrivania, Saragat gli tiene sollevata la testa. Dopo qualche minuto arriva il medico del
Quirinale
, tasta il polso, ascolta il cuore, capisce che le condizioni di Segni sono gravi e ordina di portarlo subito nel suo alloggio.
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41:28
È la conclusione dell'estate politica del sessantaquattro, tra le più pericolose e misteriose della storia repubblicana. Con il malore del sette agosto, Segni esce di scena, si dimette qualche mese dopo per l'impossibilità di proseguire il mandato, al suo posto viene eletto l'uomo con cui stava litigando al momento del malore, Giuseppe Saragat.
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41:53
La Francia di De Gaulle è sempre più lontano.
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41:59
Romanzo Quirinale è un podcast di
Marco Damilano
, prodotto da Chora Media, scritto con Tommaso De Lorenzis.
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42:06
Supervisione, suono e musica di Luca Micheli, post-produzione e montaggio di Guido Bertolotti con Matteo Miavaldi. La cura editoriale è di Sabrina Tinelli con Alessia Rafanelli, il producer è Matteo Perkins. I fonici di Presa diretta sono Michele Boreggi, Roberto Colella e Alessandro Romano, il fonico di studio è Jacopo Lattanzio.
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42:29
Si ringraziano Radio Radicale, le Teche Rai e l'istituto Luce per i contributi di archivio.
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