Thursday, Nov 11, 2021 • 42min

Ep.1: Il botto

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Maggio 1992. L’inchiesta di Mani Pulite punta in alto: punta ai vertici del sistema politico. Mentre la prima Repubblica si sgretola sotto una valanga di avvisi di garanzia, un parlamento di inquisiti si prepara a eleggere il nuovo capo dello Stato. La battaglia per il Quirinale dilania la Democrazia cristiana, lacerata da un furibondo scontro interno. Passano i giorni e i grandi elettori non trovano un accordo. Intanto, misteriose centrali lanciano messaggi obliqui, evocano lo spettro di una soluzione violenta per superare lo stallo. La soluzione è il boato del tritolo: il botto della strage di Capaci. Due giorni dopo Oscar Luigi Scalfaro viene eletto presidente della Repubblica. Episodio 2 online il 18 novembre!
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Talking about
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Speakers
(8)
Marco Damilano
Paolo Cirino Pomicino
Oscar Luigi Scalfaro
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Transcript
Verified
00:16
Onorevoli colleghi. Onorevoli. Chi è quello là?
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Marco Damilano
00:19
Il tredici maggio mille novecento novantadue è un mercoledì, ed è il giorno in cui cominciano le votazioni per eleggere il nuovo inquilino del
Quirinale
, il nono presidente della
Repubblica Italiana
.
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00:34
Dovrà succedere a
Francesco Cossiga
che si è dimesso a sorpresa con due mesi di anticipo, dopo il terremoto delle elezioni politiche del cinque aprile.
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00:43
Il
Quirinale
è un palazzo circondato da superstizioni.
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00:48
Il primo capo dello Stato provvisorio,
Enrico De Nicola
, lo disertò, come re Vittorio Emanuele secondo temeva che sull'edificio pesasse una maledizione di Pio nono, l'ultimo Papa ad avervi abitato.
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01:00
Il
Quirinale
è circondato da leggende nere, dall'ambizione di occuparlo, che prima o poi tenta tutti i protagonisti della politica italiana.
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01:10
Perché la presidenza della Repubblica è il centro attorno cui ruotano gli altri poteri politici, economici, interni e internazionali. Ogni sette anni la battaglia presidenziale è il palcoscenico su cui si muovono gli intrighi repubblicani.
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01:28
In questa serie vi raccontiamo le stagioni più misteriose della storia d'Italia. Scandali, trattative, interventi di forze esterne. Ieri la Chiesa, la massoneria, gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica. Oggi l'Europa e i social, a volte anche le stragi. È la storia segreta della
Repubblica
scritta sul Colle più alto di
Roma
.
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01:52
Sono
Marco Damilano
e questo è un podcast di Chora Media, si chiama Romanzo Quirinale.
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02:02
Terremoto nel titolo del Corriere della Sera, l'Italia protesta, elezioni, terremoto, dice l'occhiello, il voto affonda il quadripartito e non preme alle opposizioni tradizionali. Difficile fare il
governo,
crolla dovunque la Dc.
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Marco Damilano
02:17
Alle elezioni del cinque aprile mille novecento novantadue la
Democrazia Cristiana
perde due milioni di voti e il partito socialista guidato da
Bettino Craxi
subisce una battuta d'arresto, dopo che per dieci anni era cresciuto con regolarità.
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02:33
A fare il pieno di voti è un partito nuovo, un partito anti sistema, è la Lega Nord di Umberto Bossi.
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02:40
I barbari sono arrivati in
Parlamento
, commenta subito qualcuno. I giornali parlano già di stagione dell'ingovernabilità e fuori dal palazzo l'indignazione sta crescendo di ora in ora.
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02:51
Gli occhi e le orecchie degli italiani sono puntati sulle indagini di Mani Pulite.
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02:56
Otto imprenditori che avevano stipulato appalti con alcuni dei più grossi ospedali milanesi sono stati arrestati questo pomeriggio su ordine di custodia cautelare emesso dal sostituto procuratore della
Repubblica
di
Milano
Antonio Di Pietro
.
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Marco Damilano
03:08
L'inchiesta sulla corruzione politica in
Italia
è partita da un giro di tangenti, scoperto a
Milano
, ma ora si sta spostando sui vertici nazionali dei partiti. Punta in alto, punta a
Roma.
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03:21
Hanno creato un clima infame, hanno creato un clima infame.
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Marco Damilano
03:30
Lunedì undici maggio, mancano due giorni alle elezioni presidenziali. Siamo di fronte a Palazzo Sturzo, l'edificio fu costruito negli anni cinquanta, doveva essere una sorta di monumento alla Democrazia cristiana nel quartiere dell' Eur, lontano dal centro di
Roma
.
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03:47
Invece è un orrendo blocco di cemento in mezzo a un parcheggio anonimo, quasi sempre deserto.
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03:53
Qui nel pomeriggio i vertici della
Dc
si riuniscono per confrontarsi sul candidato del Partito alla presidenza della
Repubblica
.
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04:03
Ci sono il segretario,
Arnaldo Forlani
, il presidente, Ciriaco De Mita, i capigruppo, Antonio Gava e Nicola Mancino, e il capo del
Governo,
Giulio Andreotti
, detto "il divo", come Giulio Cesare.
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Giulio Andreotti
04:18
Prendersi un po' in giro da solo fa molto bene per non montarsi la testa, per non darsi delle arie e per non credersi veramente un uomo superiore. Io mi diverto tanto a non credermi, solo perché non lo sono, tra parentesi, quindi ma però se mi guardo in giro non ne vedo tanti.
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Marco Damilano
04:39
Parlano tutti in quell'ufficio di palazzo Sturzo, tranne Andreotti. Lui non dice una parola ascolta per un po', poi si alza, se ne va prima della fine, senza rilasciare dichiarazioni alla stampa.
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04:52
Nel mille novecento novantadue Andreotti ha settanta tre anni, è a capo del suo settimo governo ed è il signore della politica italiana.
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05:02
Dopo quasi mezzo secolo in
Parlamento
è stato nominato da un anno senatore a vita, eh ma gli ultimi mesi sono stati tormentati, carichi di presagi, avvertimenti, incubi.
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05:14
È stato costretto a firmare un decreto che ha riportato dietro le sbarre i boss della Mafia scarcerati per decorrenza dei termini. Il decreto lo ha firmato lui, ma il regista è stato il giudice
Giovanni Falcone
.
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Giovanni Falcone
05:28
La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere, non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutta la forza migliore delle istituzioni.
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Marco Damilano
05:57
Falcone è stato giudice istruttore del primo maxi processo alla mafia, adesso lavora con il Ministro della
giustizia
Claudio Martelli,
è il nemico numero uno di Cosa Nostra.
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06:09
Il dodici marzo, in piena campagna elettorale, la mafia ha risposto uccidendo a
Palermo
l'euro parlamentare Salvo Lima, uno dei fedelissimi di Andreotti in Sicilia.
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06:22
Alla lunga carriera politica del divo Giulio manca solo una carica: il Quirinale.
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06:27
Quella sera ne scrive l'agenzia
Repubblica
, un foglio ufficioso di quattro pagine diffuso nei palazzi romani, carico di messaggi trasversali e vicino al deputato democristiano Vittorio Sbardella.
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06:39
Sbardella, detto "lo squalo", è stato per anni un uomo di Andreotti, ma tra i due non corre più buon sangue, anzi.
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06:47
"Andreotti vuole correre solo per sé" titola l'agenzia e prosegue dicendo che il Presidente del
Consiglio
si starebbe muovendo da solo come uomo per tutte le stagioni, anche alla luce di cosa ha detto poche ore prima, durante un convegno al Ministero dell'Interno.
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07:03
Davanti ai prefetti riuniti al Viminale, il Capo del Governo si è lasciato andare a qualche ragionamento insolito per lui.
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07:12
Può darsi che sia meglio che i Partiti se ne vadano, che sciolgono le fila o che almeno si trasformino in comitati elettorali all'americana. I problemi che nascono dalle recenti inchieste vanno affrontati politicamente, bisogna abolire il finanziamento pubblico dei partiti prima che sia un referendum a farlo.
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Marco Damilano
07:35
In platea i presenti sono sconcertati, impietriti.
Giulio Andreotti
, il simbolo vivente del sistema, sta facendo autocritica, anzi, sta addirittura sostenendo che sarebbe ora di dimezzare il numero dei ministeri.
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07:53
Secondo qualcuno quello è il programma di Andreotti per il
Quirinale
, ma non è ancora finita. Il divo Giulio è un uomo profondamente cattolico e la sentenza più terribile, quella per cui non si può sperare in nessuna redenzione, se l'è tenuta per ultima.
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08:12
Per certe cose, per certe scelte che abbiamo fatto, meritiamo l'Inferno, che il Signore ci perdoni.
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Marco Damilano
08:19
Andreotti non è l'unico a sentire che la fine è vicina, anche
Arnaldo Forlani
percepisce la caduta incombente. Quando la delegazione del Pds guidata da
Achille Occhetto
incontra lo stato maggiore della
Dc
per discutere del
Quirinale
, il segretario della
Democrazia Cristiana
comincia divagando, almeno all'apparenza.
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08:40
Si dice che abbia iniziato a raccontare di
Adolf Hitler
assediato nel bunker della cancelleria di
Berlino
, dell'angoscia dei gerarchi nazisti, delle fiale di cianuro.
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08:51
Forlani conclude dicendo che sapevano di andare a morire, che si preparavano al suicidio, ma continuavano come se nulla fosse, e solo a quel punto l'Arnaldo si dichiara disposto a discutere di
Quirinale
.
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09:05
Ma i democristiani non sono gli unici a fiutare l'aria da fine impero, anche i socialisti ricevono segnali inquietanti da chi non ti aspetteresti mai.
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Claudio Martelli
09:14
Io mi ricordo che ero appunto vicepresidente e fui invitato nel settembre dell'ottantanove, sia dai socialisti ungheresi dissenzienti sia dai polacchi, che invece ben conoscevo, e anche da un gruppo sparuto di socialisti dissidenti della Germania est. E quindi andai a Budapest, a Varsavia e a
Berlino
.
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Marco Damilano
09:39
Claudio Martelli
è il delfino del segretario del partito
Bettino Craxi
ed è Ministro della
giustizia
del
governo
Andreotti.
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09:49
Una sera a cena a
Berlino Ovest
, poco prima della caduta del muro, si trova a discutere con un generale americano che presiedeva il checkpoint Charly, uno dei varchi di frontiera tra
Berlino Ovest
e
Berlino
Est.
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Claudio Martelli
10:02
Che comincia un suo discorso dicendo: "Ah io ho combattuto i comunisti tutta la vita. Però se adesso Gorbaciov va avanti e abbattono quel muro che io devo sorvegliare tutti i giorni, io vado a Stoccolma e faccio clap clap, lo applaudo, vado in aereo a spese mie" e bravo bravo.
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10:23
"Ma no, ma sa perché presidente? Perché quell'uomo non solo ci ha liberato dal pericolo di una guerra atomica avviando il disarmo eccetera, ma ci ha liberato anche dalla situazione per noi, veramente, guardi, insopportabile, in cui ci trovavamo di tenerci per alleati, gente che proprio non amiamo".
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10:45
Io lì per lì pensavo a Marcos, Origa, chissà di chi diavolo sta parlando.
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10:50
Però mi era rimasto nell'orecchio, alla fine della cena ciascuno va verso la sua macchina, io lo seguo, mi affretto un attimo e gli dico, gli metto la mano sulle spalla e gli dico: "Ma scusi? Ma a chi si riferiva lei? Appunto, a Marcos, a?" e lui mi guarda e mi fa: "Dear friend" una manata sulle spalle "no gente molto più vicino a lei".
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Marco Damilano
11:13
Your friend, Martelli capisce e si inquieta. Gli americani stanno per scaricare i loro amici italiani: i democristiani e socialisti.
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11:24
In questo clima
Arnaldo Forlani
e
Giulio Andreotti
si preparano alla guerra del Colle. Sono due generali democristiani di lungo corso e sanno che questa è per entrambi l'ultima battaglia.
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Paolo Cirino Pomicino
11:39
Nello studio di
Giulio Andreotti
, piazza in Lucina, nello stesso palazzo c'era anche lo studio di Forlani, ci fu un incontro fra Forlani, Andreotti e il sottoscritto.
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Marco Damilano
11:50
Questo è Paolo Cirino Pomicino, leader democristiano, esponente di primo piano della corrente andreottiana e all'epoca ministro del bilancio.
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Paolo Cirino Pomicino
11:59
E la mia impudenza è nota, per più a un certo momento della discussione su tutti i vari argomenti, io posi il problema della scadenza, dicendo: "Guardate, se noi non abbiamo un orientamento preciso, va a finire in malo modo".
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12:16
Anzi, lo dissi con una, ricordo con una espressione poi io stesso mi ripresi, mi misi a ridere, ragazzo vi dovete mettere d'accordo, perché se no diventa difficile, i ragazzi tenevano quasi settantacinque anni per ciascuno, quindi erano un problema vero. Il ragazzo in quella occasione ero io, naturalmente.
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12:38
Però la risposta fu quella che poi io ho trasferito a Sorrentino, e Sorrentino l'ha trasferito nel film, perché Forlani disse: "No, ma se candidate Giulio io non ci sto" e Giulio disse: "No, se candidate Arnaldo io non ci sto".
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12:53
Ho capito, erano entrambi candidati. E quindi la cosa diventava molto complessa.
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Marco Damilano
12:60
La mattina di martedì dodici maggio mille novecento novantadue, la direzione della
Dc
è convocata nella sede di piazza del Gesù, la linea del partito è chiara: per il Quirinale bisogna mettere in campo il nome più rappresentativo, che non è il capo del
governo
Giulio Andreotti
, ma è il segretario
Arnaldo Forlani
.
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13:21
Non c'è più tempo, è deciso. Tra ventiquattro ore iniziano le votazioni per eleggere il successore di Cossiga e Andreotti deve adeguarsi.
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13:38
A Piazza del Gesù è tutto come sempre: ci sono i soliti capi, seduti intorno al solito tavolo, ci sono le solite telecamere, che riprendono il solito evento.
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13:47
Fuori, invece, la tensione è già palpabile. Il tabaccaio di
Montecitorio
ha raddoppiato le ordinazioni: duecento novantacinque chili di bjorne.
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13:56
Alla Buvette rafforzano le scorte di tramezzini e supplì. Tutto è pronto per il gran ballo della
Repubblica
.
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14:05
Le incognite nella corsa al
Quirinale
sono due: una è la
Lega,
che alla prima prova elettorale raggiunge un risultato che supera ogni previsione, otto virgola sei per cento, cinquantacinque deputati, venticinque senatori. La seconda sono i grandi elettori, che non siedono solo tra i banchi del
Parlamento
, ma stanno anche fuori, a
Milano
, al Palazzo di Giustizia.
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14:29
Arrestato a
Milano
il presidente di un Ente comunale di assistenza agli anziani, l'Ingegnere Mario Chiesa, l'accusa è di concussione. L'Ente gestisce un notevole patrimonio finanziario.
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Marco Damilano
14:41
Quando gli avvisi di garanzia firmati dal pm
Antonio Di Pietro
raggiungono i due ex sindaci di
Milano
del Psi, Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, i grandi tessitori della
Dc
sono costretti a cambiare i piani.
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14:53
L'ipotesi di mandare al Colle un democristiano con i voti dei socialisti e in cambio di mandare a Palazzo Chigi un socialista coi voti democristiani, non è più contemplabile.
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15:05
Il segretario
Bettino Craxi
in questa partita punta alla presidenza del
Consiglio
, si gioca il tutto per tutto il quattro maggio.
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15:12
In via del Corso, sede del partito, Craxi è circondato dai fotografi. Il caldo è insopportabile. "Se mi fate respirare vi leggo una dichiarazione" dice, poi estrae un foglietto.
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15:25
Sto facendo l'elenco dei colpevoli, sto compilando la lista di coloro che hanno confessato grossi reati contro la Pubblica Amministrazione, di coloro che ne sono sospettati e di coloro che lo potrebbero essere, e poi sto compilando la lista degli sciacalli, degli ipocriti e dei falsi moralizzatori.
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15:44
La moralizzazione della vita pubblica non farà un passo in avanti sulla base della menzogna e dell'ipocrisia, il mondo politico dei casi di
Milano
ha di che riflettere.
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Marco Damilano
15:58
Questo discorso è fondamentale, non solo per la primavera del mille novecento novantadue, sono poche righe, ma dentro ci sono già tutti i temi e le parole d'ordine degli anni successivi: il golpe mediatico giudiziario, il complotto delle toghe, l'uso politico, qualcuno pochi anni dopo dirà criminoso, della giustizia.
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16:18
Ma in quel momento la sfuriata di Craxi ha l'effetto immediato di polarizzare gli schieramenti, contrapponendo politica e magistratura.
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16:26
Per i primi tre scrutini la Costituzione prevede una maggioranza qualificata: i due terzi di voti del
Parlamento
riunito in seduta comune, il quorum è fissato a seicento settantasei preferenze.
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16:40
A condurre i lavori dell'aula è il Presidente della
Camera,
onorevole
Oscar Luigi Scalfaro,
ha settantatre anni, è un democristiano navigato, è stato più volte Ministro.
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Oscar Luigi Scalfaro
16:53
Onorevoli colleghi, Onorevoli colleghi, qui non si applica la giustizia di piazza, qui non si applica la giustizia di piazza. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghi.
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Marco Damilano
17:10
La mattina del tredici maggio, dentro e fuori il
Parlamento
accadono cose mai viste prima. Tutti i giornali aprono con la foto di Severino Citaristi, segretario amministrativo della
Dc
, in pratica il cassiere del Partito, non è un personaggio pubblico, di faccia non lo riconoscono nemmeno i giornalisti, ma la notizia è enorme.
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17:31
La Procura di
Milano
lo accusa di aver ricevuto settecento milioni di lire da un imprenditore, per lui sarà il primo avviso di garanzia di una lunga serie.
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17:40
Alla fine saranno settantaquattro, un record che varrà a Citaristi una condanna definitiva a sedici anni di carcere e otto miliardi di lire in ammende.
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17:52
La seconda scossa arriva poco dopo l'inizio dei lavori del
Parlamento
. Le agenzie di stampa battono che un nuovo avviso di garanzia ha raggiunto anche il capo del Partito repubblicano milanese, Antonio Del Pennino, uno degli uomini più vicini al presidente del Senato, Giovanni Spadolini.
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18:10
I grandi elettori sono tutti profumati e impomatati, indossano l'abito scuro delle occasioni solenni e stanno facendo tutti gli stessi calcoli.
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18:19
L'inchiesta sui socialisti Tognoli e Pillitteri sfiora Craxi, quella su Citaristi colpisce Forlani e ora con Del Pennino sfuma anche l'opzione Spadolini come soluzione istituzionale per il Quirinale.
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18:33
Lo scenario è inestricabile e infatti in aula è bagarre.
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18:40
Dai banchi di destra i parlamentari del movimento sociale gridano ladri contro i parlamentari della
Dc
.
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Oscar Luigi Scalfaro
18:47
Uno è l'onorevole Berselli, che richiamo all'ordine.
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Marco Damilano
18:53
Il deputato Filippo Berselli si scaglia verso i banchi dei democristiani ed è bloccato dai commessi.
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Oscar Luigi Scalfaro
18:60
Siccome questa non è aula di pugilato, ma è aula di pensiero, se si è capaci di usarlo.
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Marco Damilano
19:07
Il presidente
Scalfaro
fa una gran fatica a riportare l'ordine.
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Oscar Luigi Scalfaro
19:12
Si seggano. Si seggano. Senta onorevole nessuno la obbliga, però, ma neanche nessuno la obbliga a ragionare, è facoltativo. La ringrazio, a lei la parola.
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Marco Damilano
19:29
Alla fine il Presidente della
Camera
riesce a riportare la calma e comincia la prima chiama, cioè l'appello nominale degli elettori.
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Oscar Luigi Scalfaro
19:36
Si proceda alla chiama.
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Marco Damilano
19:48
A un certo punto dai banchi dell'opposizione scatta un applauso, lo lancia il radicale Pio Rapagnà quando lo speaker pronuncia il nome di un deputato pidiessino che si chiama come il suo eroe: Di Pietro.
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20:00
Lo farà ogni volta, per tutti e sedici gli scrutini.
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20:05
Fuori un gruppo di sostenitori dei Verdi presidia piazza Montecitorio, tengono uno striscione con su scritto "Forza Di Pietro", e lanciano pacchi di banconote false contro chiunque esca dal palazzo.
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20:18
Il primo giorno di votazione si conclude come previsto, con un nulla di fatto.
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20:22
Tra le schede nulle ci sono diversi voti per il magistrato, ma Di Pietro non può essere votato, perché non ha ancora compiuto cinquant'anni.
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20:30
Nella
Dc
intanto è guerra aperta. Gli schieramenti sono chiari, c'è la linea ufficiale che sostiene Forlani, ma sottotraccia Andreotti continua a insistere sulla propria candidatura.
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20:42
Il divo sa di poter contare sulle fila di un partito ombra, che si estende lungo tutto l'arco parlamentare, il partito andreottiano.
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20:52
Gli emissari del Presidente del
Consiglio
, gli uomini fidati che tengono i contatti a destra e a sinistra sono due: uno è Nino Cristofori, sottosegretario alla presidenza del
Consiglio,
l'altro è Paolo Cirino Pomicino.
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Paolo Cirino Pomicino
21:07
L'orientamento è che io avrei dovuto lavorare sulla sinistra e Nino sulla destra, per intercettare, siccome nelle elezioni del presidente della
Repubblica
la tradizione è nota, come è giusto che sia in un parlamento democratico, ci sono molti liberi pensatori in un senso e nell'altro.
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Marco Damilano
21:25
Cioè i franchi tiratori.
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Paolo Cirino Pomicino
21:26
Da un lato c'erano i franchi tiratori e dagli altri, come dire, gli amici nascosti e quindi potevamo un attimo compensare i franchi tiratori con gli amici nascosti.
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Marco Damilano
21:39
Intanto l'altro emissario Nino Cristofori incontra il deputato del Pds Claudio Petruccioli, l'uomo del segretario
Achille Occhetto
.
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Claudio Petruccioli
21:49
Io avevo il compito di tenere i rapporti per conto di Occhetto con, diciamo, i referenti dei grandi elettori, diciamo no. E fra questi, prima, prima che cominciassero le loro azioni, andai da Cristofori, che era il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio
di Andreotti e gli dissi: "Senti, guarda, l'opinione non mia, ma di Occhetto è la seguente, noi non voteremo per nessuno del Caf" che erano Craxi, Andreotti, Forlani.
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22:23
Quindi noi non voteremo per Andreotti, se voi contate sui nostri voti, quelli che siano siano, per Andreotti non li avrà. Ma se volete la certezza che i nostri voti non andranno né a Craxi, né a Forlani, ce l'avete.
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22:41
Questo è quello che io dissi prima che cominciassero le votazioni, poi come venne valutato non lo so. Però questo fu la nostra partenza.
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Marco Damilano
22:53
La sera di venerdì quindici maggio, al termine del quarto scrutinio, la
Democrazia Cristiana
decide di mettere in atto il piano. Si prendono i contatti con gli alleati socialisti, socialdemocratici, liberali e si dà la linea: domani eleggiamo Forlani.
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23:13
Secondo i cronisti parlamentari insieme valgono cinquecento quarantasei voti, il quorum è cinquecento otto.
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23:20
Dal quarto scrutinio, infatti, per eleggere il capo dello
Stato
è sufficiente la maggioranza assoluta. Rimane l'incognita dei cosiddetti franchi tiratori, i parlamentari che per coscienza o per calcolo, votano a scrutinio segreto contro la linea ufficiale del partito, per indebolirla.
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23:41
La mattina di sabato sedici maggio l'aula è affollata come non mai, Forlani arriva vestito di fresco lana blu chiaro, ha dormito benissimo, dice, e si avvia alla battaglia.
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23:55
Lo accompagna un giovane Pier Ferdinando Casini, che per scaramanzia si è messo un completo verde. Dalle pagine del Popolo, il quotidiano di partito della
Dc
, arrivano grandi rassicurazioni: i democristiani voteranno compatti per il segretario Forlani, ma basta fare un giro tra i corridoi di
Montecitorio
per capire che non è così.
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24:17
I dissidenti si muovono a gruppi, più piccoli, ma loro sì, davvero compatti.
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24:22
Quando
Scalfaro
comincia a contare le schede, ci si accorge subito che il nome di Forlani va a rilento.
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Oscar Luigi Scalfaro
24:31
Forlani, Forlani, Iotti, Iotti, Iotti, Spadolini.
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Marco Damilano
24:44
Andreotti seduto in terza fila tiene il conteggio dei voti, impassibile.
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Oscar Luigi Scalfaro
24:49
Iotti, Miglio, Pazzaglia, Bianca.
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Paolo Cirino Pomicino
24:56
Che cosa accadde? Accadde che il giorno dopo noi non votammo Forlani, ma era il minimo.
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Marco Damilano
25:01
Arriviamo sullo scenario di Montecitorio.
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Paolo Cirino Pomicino
25:02
Era il minimo e ti aggiungo che noi non eravamo solo, soli noi.
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Marco Damilano
25:09
Forlani ebbe quaranta voti in meno nella prima votazione.
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Paolo Cirino Pomicino
25:12
Forse un po' di più, forse un po' di più. Credo ne avesse almeno settanta.
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Marco Damilano
25:20
Alla fine della mattinata, alla chiusura del quinto scrutinio, Forlani, candidato unico della
Dc
e dei socialisti di Craxi, si ferma a quota quattrocento sessantanove, quaranta voti meno del quorum, settanta meno delle previsioni. Un disastro.
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25:39
Nella
Dc
partono la caccia ai traditori e le trattative a tutto campo per recuperare altrove i voti mancanti.
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Oscar Luigi Scalfaro
25:47
Iotti, Miglio, Parzaglia.
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Marco Damilano
25:50
Lo spoglio riparte nel pomeriggio, alle diciassette, ma la conta continua andare a rilento, finché il nome di Forlani si blocca a quattrocento settantanove preferenze.
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26:02
Al quorum ne mancano ventinove. Colonnelli e caporali hanno procurato al segretario solo dieci voti. È finita.
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26:13
Ti sei pentito di aver fatto il franco tiratore quella mattina?
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Paolo Cirino Pomicino
26:17
Molto.
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Marco Damilano
26:18
Cioè, pensi che è stata quella mattina che si è consumata la fine della
Dc
?
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Paolo Cirino Pomicino
26:22
Beh quella mattina si è consumata la fine della prima Repubblica, la fine della prima Repubblica.
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Marco Damilano
26:28
Eh, ma la Dc e la prima Repubblica sono la stessa cosa.
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Paolo Cirino Pomicino
26:32
Non c'è dubbio, non c'è dubbio, e ti aggiungo che anche qui io ero l'effetto, ma la causa era nelle mani di Forlani.
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26:39
Il segretario del Partito non può andare dal Presidente del Consiglio a dire "Il Partito è d'accordo con te", quindi sei tu il candidato e dopo un'ora cambiare, quindi una reazione che non si addice, ma siccome noi sapevamo che in realtà il Presidente della Repubblica era difficile che venisse eletto alla prima volta.
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27:02
Cossiga fu l'unica occasione che avvenne alla prima volta, perchè c'era un accordo anche con la sinistra, ma si pensava sempre del Presidente della Repubblica ci volevano tre, quattro, cinque votazioni. Quindi noi volemmo dare, diciamo un segnale in prima battuta, che migliorammo subito alla seconda, ma se avesse resistito saremmo andati avanti ad eleggerlo, a Forlani.
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Marco Damilano
27:29
Come se non bastasse, nelle urne sono spuntati cinque voti non previsti, cinque in più del numero dei votanti.
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27:35
Le misure prese dal presidente della
Camera
Scalfaro
per evitare altri brogli, fanno capire a Forlani che questa non è un'elezione come le altre.
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Paolo Cirino Pomicino
27:46
Impressionò Forlani il fatto che alcuni della sinistra vollero che si mettessero le cabine chiuse e vennero nel votare
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Marco Damilano
27:55
I catafalchi, come furono.
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Paolo Cirino Pomicino
27:57
I catafalchi, esatto. E Forlani immaginò che i catafalchi fossero per massacrarlo nella terza votazione.
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Marco Damilano
28:05
Diciamolo questo: era la prima volta nella storia delle elezioni repubblicane che furono messi questi enormi confessionali, catafalchi, con dove si votava dentro.
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Paolo Cirino Pomicino
28:14
E se non vado errato-
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Marco Damilano
28:14
Perché prima si arrivava con la scheda aperta.
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Paolo Cirino Pomicino
28:18
Con la scheda aperta o comunque scheda chiusa, ma insomma comunque.
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Marco Damilano
28:19
Si votava dove, dove ti, dove capitava.
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Paolo Cirino Pomicino
28:22
Come si vota adesso peraltro.
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Marco Damilano
28:27
Craxi è furioso, dice di levare subito i catafalchi, altrimenti li farà saltare in aria.
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28:33
Ma in quelle cabine di legno con le tendine, tanti vedono qualcos'altro, la raffigurazione lugubre dei tempi.
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28:40
Per il repubblicano Oscar Mammì un sistema in agonia aveva bisogno di un catafalco, per Mario Borghezio, della
Lega,
non si sta più andando a votare per eleggere il Presidente, si va per firmare la fine della prima Repubblica.
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28:54
È un rito funebre collettivo. La notte stessa Forlani decide di ritirarsi. L'agnello è stato sacrificato.
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29:04
Dopo è il diluvio, i grandi elettori vengono chiamati per nome e passano sotto i catafalchi, bruciano candidati uno dopo l'altro, divorano padri della patria come il cattolico Giovanni Conso, ex presidente della Corte costituzionale, proposto dal Pds o come Leo Valiani, Senator a vita, ottantatre anni, su cui la Dc prova a costruire un consenso più ampio.
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29:27
È tutto inutile, il quorum è lontanissimo, Craxi capisce di dover rompere gli indugi e prova a lanciare un candidato del Psi al
Quirinale,
è Giuliano Vassalli, antifascista, l'uomo che ha fatto evadere da Regina Coeli due futuri presidenti: Saragat e Pertini, un uomo torturato dai nazisti in via Tasso, medaglia d'argento della Resistenza, padre del diritto penale italiano, ex Ministro della
giustizia
, un uomo con il prestigio e la competenza necessari per arrestare la valanga di Mani Pulite prima che travolga tutto e tutti.
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30:05
La
Dc
riunisce i sui grandi elettori e dà l'okay, accompagnato da un timido applauso.
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30:13
È giovedì ventuno maggio, da otto giorni il Parlamento italiano sta provando a eleggere un Presidente della
Repubblica
. Da otto giorni, sotto i colpi delle procure di
Milano
e delle trame di palazzo, la prima Repubblica viene demolita senza pietà, pezzo per pezzo.
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30:34
L'agenzia Repubblica dello Squalo Sbardella si chiede perché, dopo una dozzina di candidati bruciati da Forlani in giù, adesso tutti debbano serrare i ranghi e risparmiare Vassalli, e perché questo sistema morente si sia incagliato e non si riesca a trovare una via d'uscita.
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30:51
È la sera del ventuno maggio, quando l'agenzia vicina a Sbardella parla per la prima volta di strategia della tensione, di colpo grosso, di un attentato contro un'alta personalità dello Stato e la sua scorta.
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31:08
Quando venne meno la solidarietà nazionale e il sistema politico apparve anche allora bloccato, ci ritrovammo davanti al rapimento di Moro e alla strage della sua scorta. Non vorremmo che ci provassero, non certo per farci trovare un Andreotti a gestire l'immobilismo del sistema, ma magari uno Spadolini o una
Scalfaro
, quirinalizzati.
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Marco Damilano
31:29
Tre giorni prima
Giovanni Falcone
ha compiuto cinquantatre anni. Ha festeggiato a
Roma
con l'amico Giuseppe Ayala, deputato del Partito repubblicano. Tra gli invitati c'è anche il segretario del Partito repubblicano Giorgio La Malfa, che aveva proposto proprio Falcone al Ministero dell'Interno, in un governo di tecnici.
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31:50
Al suo ritorno a casa, a
Palermo
, mancano meno di quarantotto ore.
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31:57
Il pomeriggio del ventidue maggio l'elezione di Vassalli si trasforma nell'ennesima mattanza. Trecento cinquantuno voti, lontanissimo dal quorum.
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32:07
Chi sta seguendo la diretta televisiva da
Montecitorio
assiste al suicidio dei partiti che hanno governato
l'Italia
per cinquant'anni, il
Parlamento
è nel caos, eppure i tessitori di fine impero credono ancora che il sistema possa sopravvivere in qualche modo.
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32:23
Si potrebbe rilanciare Forlani, non più come segretario della
Dc
, ma come nome super partes, un candidato di tutto il
Parlamento
.
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32:32
Oppure potrebbe essere il momento del divo Giulio, da generale dei franchi tiratori a salvatore della Patria. Per la seconda sera di fila l'agenzia
Repubblica
allude a un altro scenario.
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32:46
Avremo dunque la candidatura obbligata e vincente di Giovanni Spadolini. Manca ancora, perché passi in modo indolore, questa candidatura del partito trasversale, qualcosa di drammaticamente straordinario.
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33:01
I partiti cioè, senza una strategia dell'attenzione che piazzi un bel botto esterno, come ai tempi di Moro, la giustificazione di un voto d'emergenza, non potrebbero accettare di auto delegittimarsi.
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Marco Damilano
33:16
Manca qualcosa di drammaticamente straordinario. Manca un bel botto esterno.
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33:22
È la notte romana di venerdì ventidue maggio,
Giovanni Falcone
chiude l'ultima telefonata con i colleghi del pool di Mani Pulite di
Milano
. Dall'altra parte c'è
Antonio Di Pietro,
si accordano su come collaborare per le rogatorie internazionali e promettono di sentirsi ancora all'inizio della settimana successiva.
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33:47
Il giorno dopo le votazioni per il
Quirinale
sono sospese, tutto sembra sospeso.
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33:52
L'Italia
è un paese bloccato, le forze politiche sono paralizzate, è l'impasse, è il momento che Andreotti sceglie per lanciare la sua candidatura.
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34:04
Sono le sedici e quarantacinque di sabato ventitre maggio,
Giovanni Falcone
con la moglie Francesca Morvillo, si imbarca da Ciampino per
Palermo
.
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34:15
L'aereo atterra a Punta Raisi cinquanta tre minuti dopo, ad attendere il Magistrato ci sono l'autista, Giuseppe Costanza, e gli uomini della scorta.
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34:25
Nei palazzi romani il tempo scorre lentissimo, mentre si cerca un accordo per sbloccare la situazione.
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34:31
In Sicilia, invece, è partito il conto alla rovescia.
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34:35
Tre Fiat Croma si muovono verso
Palermo
, nella seconda c'è
Giovanni Falcone
che ha chiesto di guidare, sua moglie gli siede accanto. Sono le diciassette e cinquantasette.
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34:48
A
Roma
intanto il Ministro della Giustizia Martelli è nello studio privato di
Giulio Andreotti
per un incontro delicatissimo.
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Claudio Martelli
34:59
Mi convoca Andreotti, vado nel suo studio alla
Camera
, nello studio della Dc alla
Camera,
e lui comincia a ragionare, dicendo: "Io non ho insistito, non ho chiesto nulla, credo di essermi comportato con lealtà con i socialisti di questi anni, ma adesso che la carriera di Forlani è tramontata, chiedo, perché siamo stati alleati, mi sembra di avere tutte le carte per chiedere il vostro consenso". E io comincio la risposta: "Non ti possiamo garantire il voto di tutti i socialisti, c'è una storia di, ciascuno di noi ha una storia".
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35:35
Squilla il telefono, lo sento un po' concitato, mette la mano sulla cornetta: "C'è stato un attentato a Falcone". Dove? Come? Quando? Dice: "A
Palermo,
sull'autostrada". Mi alzo, io vado a vedere, ciao. E così è finita la candidatura di Andreotti.
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36:05
Buonasera. Siamo in grado di darvi le prime immagini dello spaventoso attentato nel quale ha perso la vita il giudice
Giovanni Falcone
e almeno tre uomini della scorta. Venti le persone che sono rimaste ferite, l'attentato è avvenuto nel tardo pomeriggio sull'autostrada che collega Palermo a Trapani.
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Claudio Petruccioli
36:24
So la notizia della strage di
Capaci
. Non si sa ancora se ha ma, Falcone è morto, non è morto, si sa che c'è stata l'attentato.
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Marco Damilano
36:35
Questo è Claudio Petruccioli.
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Claudio Petruccioli
36:37
Non passano due minuti che mi arriva una telefonata che Cristofori mi chiama, mi dice di andare da lui a Palazzo Chigi.
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36:48
Io a quel quel punto ecco, dico, scatta l'operazione emergenza, no?
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36:54
Mi chiama Cristofori per dirmi: "Senti in queste condizioni bisogna votare Giulio" e io mi preparo a rispondere: "Va bhe, guarda, senti, io mi impegno adesso, appena finito, di parlare con Occhetto, però per quanto mi riguarda ti confermo quello che ti ho detto all'inizio, che per noi la posizione resta quella, poi riferisco ad Occhetto, se lui cambia posizione te ne informo".
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37:23
E invece entro nella stanza del, insomma quella più bella, diciamo, quella più, con tutti gli ori, gli specchi e così via, e vedo Cristofori bianco in volto, "Ah ciao Petruccioli, siedi!", e lui mi dice tutto l'opposto di quello che mi mi aspettavo.
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37:44
Mi dice: "Hai visto quello che è successo?" e dico sì, e pensavo che continuasse secondo il mio schema mentale e lui mi ha detto: "Questa cosa è contro Giulio, volevo dirti che Giulio non, non è disponibile per il
Quirinale"
. Io resto allibito.
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Marco Damilano
38:08
A pochi minuti dall'attentato di
Capaci
, Andreotti ha già capito: la strage è contro di lui, prevale la paura. Il divo si ritira dalla corsa per il
Quirinale
.
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38:19
Inizia l'inferno.
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Rosaria Costa
38:20
Io Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani, battezzata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a nome di tutti coloro che hanno, che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato.
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38:37
Chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso, rivolgendomi agli uomini della della Mafia, perché ci sono qua dentro, e non, ma certamente non cristiani, sappiate, che anche per voi c'è possibilità di perdono. Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare.
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39:08
Hanno dimostrato che lo
Stato
non è con noi. Buffoni! Buffoni!
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Marco Damilano
39:24
A
Palermo a
rappresentare le Istituzioni c'è il presidente del Senato Giovanni Spadolini, in quel momento tutti scommettono che sarà lui il nuovo Presidente della
Repubblica,
ha già pronto il discorso di insediamento.
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39:38
Le cose però vanno diversamente. Il giorno prima, davanti al
Parlamento
riunito in seduta comune, il presidente della
Camera
Oscar Luigi
Scalfaro,
ha formulato una domanda che fa tremare
l'Italia.
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Oscar Luigi Scalfaro
39:50
Senza invadere il campo di chi deve investigare e far giustizia, ci si domanda "Ma è solo mafia, questa? Ma non ha anche il marchio atroce e inumano del terrorismo? E perché tutto ciò avviene proprio mentre il mondo politico appare debole, sconcertato, quasi ferito nella fiducia, non subito capace di raccogliere la voce del popolo che si è espressa nel voto, non subito capace di liberarsi dalle miserie di una politica più idonea ai no, imbelli e orgogliosi, che ai sì fatti di sacrificio per la gente, per la patria".
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Marco Damilano
40:39
Quel discorso è molto più di una commossa rievocazione delle vittime della strage di
Capaci
, sono parole che vogliono riscattare un'istituzione travolta dagli scandali, piegata dagli avvisi di garanzia, schiacciata da una crisi di legittimazione.
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40:54
Sono parole che in un momento tragico possono valere tanto. Possono valere il Colle più alto di
Roma.
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41:07
Scalfaro
, Cossiga,
Scalfaro
,
Scalfaro
.
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Marco Damilano
41:22
Lunedì venticinque maggio mille novecento novantadue, alle ore ventuno e trentasette, il
Parlamento,
in seduta comune, elegge con seicento settantadue voti
Oscar Luigi Scalfaro
, il cattolicissimo deputato novarese ha settanta tre anni ed è il primo magistrato ad arrivare al
Quirinale
.
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41:43
Lo ha votato sull'onda emotiva dell'attentato di
Capaci
, uno schieramento che va dalla
Dc
ai radicali di Pannella, dai Verdi, agli ex comunisti. Toccherà a lui guidare dal
Quirinale
la transizione che si sta per aprire e che si rivelerà terribile perché, come aveva previsto Andreotti, la prima repubblica è finita e quella che verrà dopo è una nebulosa oscura in cui è pericoloso navigare.
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42:12
Romanzo
Quirinale
è un podcast di
Marco Damilano
prodotto da Chora Media, scritto con Tommaso De Lorenzis. Supervisione suono e musica di
Luca Micheli,
post-produzione e montaggio di Guido Bertolotti con Matteo Miavaldi. La cura editoriale è di Sabrina Tinelli con Alessia Rafanelli, il producer è Matteo Perkins.
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42:34
I fonici di presa diretta sono Michele Boreggi, Roberto Colella e Alessandro Romano, il fonico di studio è Jacopo Lattanzio. Si ringraziano Radio Radicale, le teche Rai e l'Istituto Luce per i contributi di archivio.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Marco Damilano
Giulio Andreotti
Giovanni Falcone
Claudio Martelli
Paolo Cirino Pomicino
Oscar Luigi Scalfaro
Claudio Petruccioli
Rosaria Costa
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