Saturday, Sep 10, 2022 • 12min

Ep.32 - Chiedi chi era Arthur Ashe

Play Episode
Nel tennis è difficile sapere con esattezza quale sarà la tua ultima partita. È successo a Serena Williams, scesa in campo per il primo turno agli Us Open pensando di dare l’addio e poi uscita da quel campo con una vittoria e una nuova partita da giocare. Ed era successo anche ad Arthur Ashe, afroamericano come lei. Il campo da tennis dove ogni anno davanti a 23.771 spettatori si gioca la finale del torneo di New York, a Flushing Meadows, porta il suo nome. E questa è la sua storia. Il contributo audio di questa puntata è tratto dall'intervista rilasciata da Arthur Ashe a Lynn Redgrave della BBC nel luglio 1992 disponibile su Youtube
Read more
Talking about
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Speakers
(2)
Angelo Carotenuto
Arthur Ashe
Transcript
Verified
Angelo Carotenuto
00:12
I calciatori invitano i vecchi compagni; a volte entrano in campo tenendo una figlia o un figlio per la mano. Alcuni giocano un tempo della loro partita d'addio con una squadra, e il secondo con l'altra, se per caso hanno avuto due amori lungo il cammino di una carriera.
Share
00:33
Quelli del basket hanno una cerimonia per i loro campioni, come se ne tengono solo in chiesa. Alzano la maglia al soffitto, quasi che il ritiro dal parquet sia un'ascensione al cielo.
Share
00:47
La cosa buffa per chi gioca a tennis, è che invece non sa mai davvero quando smette. Può programmare al massimo l'ultimo torneo della sua vita, non l'ultima partita, l'ultimo game, l'ultimo punto.
Share
01:01
Entra nello stanzone, si spoglia, e non sa per quante altre volte allaccerà le scarpe, o metterà il lucchetto all'armadietto, finanche il match point per l'avversario non è che un'ipotesi di addio.
Share
01:17
Chi gioca a tennis non ha nemmeno il tempo di gustarsi per intero il sapore dell'ultimo istante, dell'ultimo colpo, il famoso riverbero del raggio verde; è in campo per cancellarlo, non per assaporarlo. D'innanzi all'ipotesi che si tratta dell'ultimo scambio, si gioca sempre per averne un altro.
Share
01:38
Quando Arthur Ashe era volato in
Austria,
aveva vinto tre titoli di Slam, era il numero sette del mondo, aveva trentasei anni e no, non immaginava affatto che nel giro di qualche ora sarebbe diventato un ex.
Share
02:00
Io sono Angelo Carotenuto, ogni mattina curo la newsletter Lo Slalom e questo è Rimbalzi, un podcast prodotto da Chora Media.
Share
Arthur Ashe
02:10
You grow up black, in the American South, in the late 40s and the 50s. You have no control. White segregation is law, tell you where to go to school, which bus you can ride on, where you can ride on the bus, which taxis to take, what you can say. Your life is proscribed. And then in the 60s, what we call the American Black Social Revolution, then you had black ideologues trying to tell me what to do, and so I'm all the time I'm saying to myself hey, when do I get to decide what I want to do?
Share
Angelo Carotenuto
02:48
Questa è la voce di Ashe, la voce che il sedici aprile del mille novecento ottanta avrebbe detto con un cenno di resa: "C'è una stagione per tutto. Da oggi finisce la mia Odissea senza sosta, alla ricerca del servizio perfetto. Mi ritiro, mi ritiro dal tennis".
Share
03:09
Qui sta dicendo alla
BBC
che le leggi e il segregazionismo non gli avevano mai permesso di decidere nulla: dove andare a scuola, quale bus prendere, dove sedersi, su quale taxi salire. Anche col tennis andò così.
Share
03:25
Si era iscritto a un torneo fra le montagne in
Austria
, aveva promesso a Jeanne sua moglie, che ne avrebbero approfittato per fare una vacanza sulle Alpi.
Share
03:34
Al secondo turno inciampò in una sconfitta inattesa contro un giocatore di secondo piano, un francese, Christophe Freyss.
Share
03:44
Quel che accadde dopo fu decisamente peggio. Una telefonata dall'America di sua sorella Loretta lo avvertiva del ricovero in ospedale di suo padre per un attacco di angina. Era un presagio.
Share
03:58
Pochi giorni dopo il rientro
dall'Austria
, un attacco di cuore capitò pure a lui. All'inizio pensò che si trattasse di un'indigestione, provò a riaddormentarsi.
Share
04:07
Quando si svegliò l'indomani mattina si sentiva bene. Aveva due impegni, due clinic di tennis, uno nel
Bronx,
e il secondo nel Queens.
Share
04:18
Giocò otto game contro Butch Seewagen, firmò qualche autografo, si riparò dal sole, e poi sentì di nuovo quella martellata al petto.
Share
04:31
Un medico stava giocando su un altro campo.
Share
04:34
In sette minuti lo portarono al pronto soccorso.
Share
04:37
In dieci aveva una maschera ad ossigeno, quattro aghi nel braccio, una macchina per l'elettrocardiogramma attaccata al torace.
Share
04:45
Ashe non aveva mai fumato, aveva bevuto raramente. Uno stile di vita rigoroso per diventare il primo, il solo tennista afroamericano campione a
Flushing Meadows
nel mille novecento sessantotto, in Australia nel mille novecento settanta, a
Wimbledon
nel mille novecento settantacinque, con una delle partite più famose di sempre, in finale contro Connors.
Share
05:14
Era salito al numero uno della classifica mondiale, aveva preso una laurea in Scienze della Finanza, girava i campi di tutto il mondo tenendo spesso un libro tra le mani.
Share
05:25
Usava i tornei per non perdersi i musei. Se giocava al
Roland Garros
frequentava il Louvre, con una finale a
Wimbledon,
se ne andava alla
National Gallery
.
Share
05:37
Era diventato la proiezione nel tennis della grazia e dell'eleganza, facendo conoscenza con ogni tipo di razzismo.
Share
05:47
Per tre anni aveva chiesto di partecipare al torneo di
Johannesburg
, nella
Sudafrica
dell'Apartheid, ma il visto di ingresso gli era stato negato dal
Governo
.
Share
05:58
Quando nel mille novecento settantatre aveva ottenuto il via libera, era arrivato in finale e aveva vinto il doppio.
Share
06:06
Risalendo il suo albero genealogico era arrivato a una donna che nel mille settecento trentacinque era stata deportata dall'Africa Occidentale a
Yorktown
, in
Virginia
, come schiava a bordo della nave Doddington, e scambiata per del tabacco.
Share
06:23
La linea paterna risaliva a un uomo di proprietà di tale Samuel Ashe, tra i primi governatori della Carolina Del Nord. Lo stemma di famiglia era una catena spezzata tra i grappoli di foglie di tabacco.
Share
06:38
Arthur portava sempre in tasca il certificato di nascita: dieci luglio millenovecento quarantatre. Diceva: "Nato vivo a mezzanotte e cinquantacinque minuti", era il ricordo di sua madre, morta quando lui era bambino. Papà Ashe raccontava che quel giorno smisero di cantare anche gli uccelli davanti casa.
Share
07:01
Aveva deciso il cuore al posto suo, quando il tennis era diventato di troppo. L'ultima partita di Arthur Ashe sarebbe rimasta per sempre questo banalissimo sedicesimo di finale giocato in mezzo a una montagna in Europa.
Share
07:16
Eppure nei mesi precedenti, tra la fine del mille novecento settantotto e l'inizio del mille novecento settantanove, aveva giocato la finale del Master contro John McEnroe, la finale a Philadelphia con Jimmy Connors il numero uno del mondo, aveva battuto Vilas che era il numero tre, Gottfried che era il numero otto, Gerulaitis che era il numero sei.
Share
07:38
Ashe stava accettando l'idea che la carriera fosse arrivata all'ultima curva, ma era tutt'altro che un giocatore in disarmo.
Share
07:45
Aveva perso a Wimbledon contro Chris Karsten, un giocatore che Arthur definiva come un tipo, che al di là della famiglia, dei suoi amici, forse un paio di vicini di casa, nessuno aveva mai sentito nominare.
Share
08:01
Eppure non c'era motivo per pensare davvero al ritiro, sentiva di avere ancora due anni di tennis nelle gambe, forse anche tre.
Share
08:12
L'avversario di quella che sarebbe stata la sua ultima apparizione su un campo da tennis veniva da
Strasburgo
.
Share
08:19
Freyss
aveva venti tre anni e giocava in prevalenza sulla terra battuta, era stato due volte in finale a un torneo, era anche riuscito a toccare l'ottantaduesima posizione nella classifica mondiale, ma non aveva mai battuto, fino a quel giorno là, uno dei migliori dieci al mondo.
Share
08:38
E la cosa più sorprendente gli sarebbe successa dopo, dopo aver smesso, quando ebbe una seconda carriera da coach, tra il mille novecento ottantasei e il mille novecento ottantanove per la Federazione Francese, dal novantotto al duemilacinque per la Federazione Egiziana, ma in mezzo, tra novanta e novantasette, come allenatore dei giovani della Federazione Svizzera al centro di Ecublens, vicino
Losanna
, dove in mezzo ai ragazzini ai quali diceva: "Fai questo, fai quello, colpisci così, attento là", ce n'era uno che di nome faceva
Roger, Roger Federer,
e per giunta non gli pareva manco granché.
Share
09:22
Anche Freyss quasi trent'anni dopo Ashe avrebbe avuto un infarto, mentre era al
Roland Garros
come coach del tunisino Malek Jaziri.
Share
09:34
Quando Ashe venne dimesso, sperava di poter ricominciare come prima, si stupiva addirittura che gli chiedessero perché.
Share
09:42
Perché adoro giocare, rispondeva, e perché sono uno dei migliori al mondo.
Share
09:47
Nessuno chiede al settimo miglior dottore del mondo, o al settimo miglior avvocato del mondo, perché vogliono continuare a fare la loro professione. Gli mancavano i viaggi, le partite, la compagnia degli altri giocatori, le scemenze da dire negli spogliatoi.
Share
10:04
I medici avevano esaminato i risultati degli esami. Furono chiari. Non se ne parlava, a meno che non volesse operarsi.
Share
10:14
E Ashe si operò, si fece mettere quattro bypass, gli presero alcune vene dalle gambe, e con quelle sostituirono alcune arterie ostruite. Non bastò.
Share
10:27
Durante un viaggio a lungo molto atteso, in
Egitto
, andò a fare una corsetta fuori dall'albergo.
Share
10:33
Erano passati tre mesi dall'operazione, progettava di tornare al tennis ormai nel giro di poche settimane, ma sentì un dolore, di nuovo, di nuovo la sensazione che il mondo si fosse fermato. Tornò lentamente in hotel, svegliò sua moglie e le disse: "Jeanne la carriera, la carriera da tennista è finita".
Share
11:02
Scrisse una lettera spiritosa per dare l'addio al suo gioco amato, prima di diventare un attivista politico contro le discriminazioni, un editorialista per il Time, commentatore per la ABS Sport, fare il capitano della squadra statunitense di
Coppa Davis,
fondare un istituto per il sostegno delle persone sprovviste di un'assicurazione medica. Tutto questo è stato Ashe.
Share
11:26
Disse al pubblico nella lettera: "Nel caso vi chiediate come sto, sappiate che penso di campare fino a cent'anni, me l'hanno detto i medici, ma non lo metteranno per iscritto".
Share
11:39
Arthur Ashe
, invece è morto di AIDS, contagiato da una trasfusione di sangue, dopo uno degli interventi al cuore. Aveva quarantanove anni.
Share
11:49
Magic Johnson era appena stato alle Olimpiadi di
Barcellona
come sieropositivo all'HIV.
Share
11:56
Il campo da tennis, dove ogni anno davanti a ventitremila settecento settantuno spettatori si gioca la finale del torneo di
New York
a
Flushing Meadows
, porta il suo nome. E' il più grande al mondo. Deve pur significare qualcosa, o no?
Share
12:24
Rimbalzi è un podcast di Angelo Carotenuto, prodotto da Chora Media. La cura editoriale è di
Francesca Milano
, la producer è
Monica De Benedictis
, la post-produzione e il sound design sono di Filippo Mainardi, la supervisione del suono e della musica è di
Luca Micheli
.
Share
12:44
Il brano che avete ascoltato è tratto dall'intervista rilasciata da Ashe a Lynn Redgrave della
BBC
nel Luglio mille nove cento novanta due, sette mesi prima di morire. È custodita negli archivi della tv britannica ed è disponibile anche su YouTube.
Share
Add podcast
🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Angelo Carotenuto
Arthur Ashe
BETA
Sign in
🌎