Questa è la storia di due uomini che si sono sfidati due volte, a vent’anni di distanza. Hanno sempre avuto tra loro una tavola divisa in 64 quadrati, detti case. Hanno giocato lungo questo campo con sedici pezzi. Bianchi o neri. Uno era figlio di un fisico tedesco che lo abbandonò a due anni. L’altro aveva un padre militare e aveva imparato a muovere cavalli e alfieri in treno, durante la fuga da Leningrado sotto assedio.
Uno era americano, l’altro era sovietico. Uno era Bobby Fischer, l’altro era Boris Spassky.
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Angelo Carotenuto
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Angelo Carotenuto
00:11
Questa è la storia di due uomini che si sono sfidati due volte, a vent'anni di distanza. Hanno sempre avuto tra loro una tavola divisa in sessanta quattro quadrati detti case. Le otto file verticali si chiamano colonne. Le otto orizzontali traverse. Hanno giocato lungo questo campo con sedici pezzi bianchi o neri.
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00:36
Gli scacchi non hanno sfumature, prevedono solo estremi come loro due, come il mondo che abitavano. Si sono incontrati per gloria, per ideologia, per denaro.
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00:49
Uno era figlio di un fisico tedesco che lo abbandonò a due anni. Era stato cresciuto da una sorella a colpi di sciarade e indovinelli.
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00:58
L'altro aveva un padre militare, dei sacerdoti per antenati, una madre maestra e aveva imparato a muovere cavalli e alfieri in treno, in fuga da
Leningrado
sotto assedio.
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01:12
Uno era americano, l'altro era sovietico.
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01:17
Giocarono alla Guerra fredda con una coppia di re e una di regine.
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01:23
Uno era
Bobby Fisher
, l'altro era
Boris Spassky
.
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01:35
Io sono Angelo Carotenuto, ogni mattina curo la newsletter Lo Slalom. Questo è Rimbalzi un podcast prodotto da Chora Media.
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01:48
Due mesi prima che Bobby e Boris iniziassero a guardarsi di traverso, i loro capi di stato avevano preso a parlarsi più distesi, provando a togliere dal tavolo i giocattolini da cui il mondo era terrorizzato, le armi nucleari.
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02:03
Richard Nixon
diventava il primo presidente degli
Stati Uniti
a recarsi a
Mosca
tra il venti due e il trenta maggio mille nove cento settanta due.
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02:12
Lui e
Breznev
firmavano gli accordi Salt, non un disarmo, ma un buon compromesso. Così la Guerra fredda si spostava in uno scenario simbolicamente esatto, il gelo d'Islanda,
Reykjavik
, per la partita del titolo mondiale di scacchi.
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02:32
Fisher si è rifiutato di giocarla in
Russia
, dove non perdono dal mille nove cento quaranta sei.
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02:38
Alla fine si sono accordati per i mari del nord.. accordati.. insomma.
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02:44
L'americano ha fatto sapere che la cifra promessa non gli basta, chiede il trenta per cento degli incassi ai botteghini di questa partita, montata come un match di boxe, con il pubblico, biglietto da cinque dollari e la tv.
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03:00
Fisher minaccia di non presentarsi al tavolo, dove due file di pedoni devono simulare lo scontro che il mondo teme si realizzi per davvero. O gli danno i soldi giusti o la guerra al campione
dell'URSS
lui non va a farla.
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03:16
A ventinove anni è il primo americano che gioca per il titolo. È famoso in
Russia
quanto il pianista Avant Kleber, ha fama di computer umano, in più è geniale.
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03:28
Tutta questa roba deve avere un prezzo. Se ne è fatto carico un banchiere inglese,
James Slater
, disposto ad alzare la posta da cento venti cinque mila a due cento cinquanta mila dollari. Fisher aveva lasciato la scuola, perché non insegnavano niente di utile agli scacchi, odia perdere, fino al punto da non poter giocare spesso per non rischiare.
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03:55
Non ha amici, non ha fidanzate. Parla francese, spagnolo, russo e serbo. Quando gli domandano chi sia il più forte al mondo risponde che è gentile essere modesti, ma è anche stupido essere reticenti. "Volete la verità? Il più forte sono io".
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04:14
Ha un quoziente intellettivo di cento ottanta quattro.
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04:17
Il cinquanta per cento della popolazione negli anni settanta sta tra novanta e cento dieci, sopra cento quaranta ci va lo zero virgola cinque per cento, in quello zero virgola cinque percento è compreso
Boris Spassky
, campione da tre anni.
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04:33
Ha strappato il titolo a
Tigran Petrosian
. Perde tre chili di peso dopo ogni partita ed é irritato, molto irritato, dai capricci dell'americano, che arriva in
Islanda
e chiede una temperatura in sala non superiore ai ventuno gradi, più spazio davanti alle gambe, un certo modello di lampade, niente flash dei fotografi, una barriera per l'isolamento sonoro dagli spettatori e una camera in hotel senza finestre.
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05:03
Ah, Un'ultima cosa! Una sedia, una sedia girevole in cuoio e metallo. E se non se ne trovano in
Islanda
, ah fatti loro, che la facciano spedire da
New York.
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05:17
È diventata una guerra di nervi, Spassky protesta, esige che per la prima delle venti quattro partite previste sia inflitta a Fisher la sconfitta a tavolino, così impara a fare ritardo.
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05:31
In alternativa, vuole una lettera di scuse.
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05:34
Sui due peccatori il reverendo Henderson invoca il giudizio di Dio. Chiede al cielo che tenga conto della cupidigia di Fisher e dell'ira di Spassky.
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05:47
Più laicamente dall'America telefona Kissinger, parla con Fisher e gli dice di farla finita, che vada alla scacchiera, che batta quel russo.
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05:58
Pure Spassky ha le sue fissazioni, mangia solo salmoni e trote. Si è fatto aprire di notte la piscina in albergo, perché gli andava di nuotare e si è fatto allestire un campo da tennis nello spiazzale all'ingresso. Lo hanno allevato così, secondo lo stile sovietico, che vede negli scacchi un elemento per l'affermazione della superiorità del sistema sociale e politico.
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06:23
È stato selezionato e cresciuto con una serie di privilegi, un appartamento, una Dacia, un'automobile.
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06:31
Ha preso un diploma in giornalismo all'università di
Leningrado
, ma sa che dinanzi allo scarso impegno tutto sparirà. Come quando gli hanno tolto il passaporto per una sconfitta in un torneo studentesco. Niente viaggi all'estero per due anni. Niente premi.
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06:51
Sarà per il reverendo o sarà per Kissinger, Fisher la lettera la scrive.
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06:58
La consegna a mano quando sono occhi negli occhi, all'estrazione dei pezzi.
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07:03
Spassky è arrivato con dieci minuti d'anticipo pantaloni grigi e giacca azzurra.
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07:08
Fisher con venti di ritardo, abito verde, ma ha la busta.
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07:15
Mi sono lasciato trascinare - c'è scritto - ho offeso voi e il vostro paese. È sufficiente così, Spassky è soddisfatto, solo che Fisher non ha finito.
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07:25
Se è una partita di scacchi, che sembra box, eh allora lui sembra
Mohammed Ali
quando dice: "lo farò fuori in tredici partite". Ma ne occorrono dodici e mezzo per il titolo, cioè dodici vinte e una patta. Lui vuole batterlo come
Mohammed Ali
con
Liston
e poi danzargli attorno.
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07:47
I giornali scrivono che finalmente cominci questa corrida, in cui è difficile stabilire chi è il matador e chi è il toro.
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07:56
Eh, no, veramente no, non comincia, perché a Fisher non piace la scacchiera in marmo preparata da un artista locale, la vuole in legno e Spassky alza le spalle, ma sai che gliene frega, e vada per il legno.
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08:14
Alla prima partita Fisher perde la torre alla venti novesima mossa, chiede la patta alla quarantesima e Spassky studia coi suoi consiglieri la scacchiera tutta la notte, rigetta la richiesta e l'indomani lo batte in un'ora, mentre Fisher si alza in continuazione per chiedere l'allontanamento delle telecamere, dice che lo disturbano, non lo accontentano.
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08:38
Per protesta non si presenta alla seconda partita, altro che mondiale in tredici punti, è sotto per due a zero.
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08:45
Spassky gli offre di giocare la terza in una stanzetta privata senza pubblico, per togliere veleno al duello. Sarà l'errore psicologico decisivo.
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08:58
Quando Bobby arriva, lui è seduto al tavolo e si innervosisce nel vedere l'altro che ispeziona telecamere e microfoni. Finisce con la prima vittoria dell'americano.
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09:09
La quarta è patta, la quinta di Fisher, la sesta pure in modo spettacolare. Spassky addirittura si alza a battervi le mani insieme al pubblico. Ormai è soggiogato.
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09:20
La settima è pari, l'ottava di
Fisher
.
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09:23
Spassky
allora chiede il rinvio della nona per motivi di salute, ha perso il controllo dei nervi, e quando la giocano vede l'altro che si dondola sulla sedia e lo imita stizzito.
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09:37
Da
Mosca
chiamano, gli consigliano di abbandonare, a lui non pare dignitoso. Vanno avanti, si provocano.
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09:44
L'americano chiede di eliminare le prime sette file di spettatori dalla sala, ne tolgono tre. I sovietici denunciano l'uso di strumenti elettronici e chiedono una perquisizione.
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09:56
Alla ventunesima partita Spassky crolla, fa disastri, va alla sospensione serale in svantaggio e il giorno dopo annuncia il ritiro per telefono all'arbitro, mandando l'americano in bestia.
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10:15
Per vent'anni nessuno vedrà più il campione del Mondo, rifiuta di difendere il titolo, sparisce, non gioca, esce di classifica.
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10:23
Fino al settembre del mille nove cento novanta due, quando a un miliardario serbo Jetmir Vasilijevich, amministratore delegato della compagnia Jugoscandic, viene l'idea di offrire cinque milioni di dollari per rifare quella partita, e rifarla in Serbia, per sfidare le sanzioni dell'ONU durante la guerra nei Balcani.
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10:46
L'URSS
non esiste più, Spassky vive in
Francia
, Fisher fa il dissidente verso il sistema USA, dice che gli americani passano il tempo davanti alla tv e non leggono manco un libro.
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10:59
Di questo secondo incontro non sono importanti le mosse del pedone bianco o il gambetto di donna, l'apertura preferita da Spassky, la stessa dopo vent'anni.
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11:12
È importante che l'America se la lega al dito, il campione della guerra fredda ha giocato una partita oscena in mezzo al conflitto in
Jugoslavia,
spiccano un mandato di cattura, lo arrestano in
Giappone
nel due mila quattro, ufficialmente per irregolarità nel passaporto, ma senza estradizione. La vecchia amica
Islanda
gli fornirà un visto e un posto dove andare a morire in questa sorta di esilio.
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11:40
Ma è un mese dopo l'arresto che arriva la seconda lettera di questa storia e la scrive Spassky al presidente Bush. Gli dice: "Fisher è stato per voi un eroe nazionale, prima di violare le sanzioni, io sono cittadino francese e nessuno mi punisce. Bobby ed io" - scrive - "ci conosciamo da tempo e lui è una personalità tormentata, un asociale, ma è onesto. Non voglio giustificarlo, ma è fatto così. Presidente, chiedo per lui la grazia e se non fosse possibile, la prego, corregga l'errore della
Francia
. Ho commesso lo stesso crimine anch'io, mi arresti, mi metta in cella con
Bobby Fisher
e soprattutto presidente, ci faccia avere una scacchiera".
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12:46
Rimbalzi è un podcast di Angelo Carotenuto, prodotto da Cora Media. La cura editoriale e di
Francesca Milano
, la producer e
Monica De Benedictis
la post-produzione. Il sound design sono di Filippo Mainardi. La supervisione del suono e della musica è di luca michele.