Saturday, Jul 9, 2022 • 13min

Ep.25 - Il Mundial che ci restituì le piazze

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Il 1982 era un anno di guerre, più o meno esplicite: sugli scogli delle Isole Falkland combattevano gli eserciti di Argentina e Gran Bretagna. Israele bombardava i quartieri arabi alla periferia di Beirut per smantellare le postazioni dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina. La Polonia viveva sotto la legge marziale del generale Jaruzelski. El Salvador era squassato dalla guerra civile. Il Cile era sotto una dittatura militare. E in Italia, dove risuonava ancora l’eco degli anni di piombo, i lavoratori scendevano in piazza riaccendendo nel paese una coscienza sindacale di massa. Quel che fece il gioco del calcio, nel giro di quaranta giorni, fu cambiare il segno alla presenza della folla nelle strade, non più per rabbia ma per gioia.
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Talking about
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Speakers
(1)
Angelo Carotenuto
Transcript
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00:07
Chora
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Angelo Carotenuto
00:11
Il mondo intorno al Mondiale del mille novecento ottantadue era un annuncio di rovine imminenti.
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00:18
Cinquecento ventiquattro ragazzi con un'età media tra i ventisei e ventisette anni, si presentavano in
Spagna
da cinque continenti per giocare a calcio e per esorcizzare le paure della loro generazione.
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00:32
Erano uno spicchio di quella gioventù che su tutta la terra si angosciava per il rumore dei cacciabombardieri e delle torpediniere in azione in quei giorni nei mari.
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00:43
Scendevano in campo per quello che il
Times
chiamò un sospiro di sollievo collettivo al di sopra del trambusto.
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00:51
La
Spagna
viveva la prima legislatura della transizione dopo la morte di
Francisco Franco,
si era vista restituire nove mesi prima dal
MoMA
di New York Guernica, la tela dell'angoscia e dell'apocalisse di Picasso.
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01:08
L'etologo Desmond Morris aveva appena pubblicato il suo libro La tribù del calcio che aveva definito la nostra guerra senza violenza, ma la guerra intorno al Mundial c'era per davvero.
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01:24
Gli eserciti di
Argentina
e
Gran Bretagna
si combattevano sugli scogli delle
Isole Falkland
o Malvinas.
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01:32
Papa Wojtyla faceva la spola tra i due Paesi per predicare la pace.
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01:37
Israele
stava colpendo i quartieri arabi alla periferia di
Beirut
per smantellare le postazioni dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
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01:46
La
Polonia
da sei mesi viveva sotto la legge marziale del generale Jaruzelski.
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01:51
El Salvador era squassato dalla guerra civile.
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01:56
Il
Cile
era sotto una dittatura militare e con l'eccezione del Medio Oriente si trattava di paesi che avevano tutti la loro squadra ai Mondiali di calcio.
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02:07
Iniziati sotto l'incubo di una guerra nucleare, i pacifisti manifestavano davanti al muro di Berlino come a Comiso, dove si faceva lo sciopero della fame contro l'installazione dei cruise americani.
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02:20
Era la generazione che in
Italia
non aveva fatto il Sessantotto e non era reduce dal Settantasette.
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02:28
Predicava che il privato è politico, e incredibile a dirsi, a conti fatti, molti anni dopo, avrebbe considerato questa estate d'ansia come la più bella della propria vita, perché il privato politico andò a finire così.
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02:45
Bergomi! Gentile! É finito! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!
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Angelo Carotenuto
03:00
Io sono Angelo Carotenuto ogni mattina curo la newsletter Lo Slalom e questo è Rimbalzi, un podcast prodotto da Chora Media.
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03:18
L'Italia
aveva le sue cupezze nazionali, il processo Moro stava ospitando la deposizione di
Patrizio Peci
, il brigatista pentito al quale per ritorsione i terroristi avevano ammazzato un fratello.
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03:31
Roberto Calvi, banchiere dell'Ambrosiano, sparì per qualche giorno prima che il suo corpo fosse trovato sotto un ponte sul Tamigi a Londra, dando il via a congetture, ipotesi, misteri legati alla loggia P2 di
Licio Gelli
.
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03:48
La Confindustria aveva abolito i patti sulla scala mobile, riaccendendo nel paese una coscienza sindacale di massa.
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03:56
L'Italia
entrò per due volte in sciopero generale nel giro di un mese, il più riuscito dalla stagione calda del mille novecento sessantanove.
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04:06
Quattrocentomila persone scesero in piazza per protestare, quando riempire le piazze era diventata un gesto politico non povero di rischi.
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04:17
Quel che fece il gioco del calcio nel giro di quaranta giorni fu cambiare il segno alla presenza della folla nelle strade, non più per rabbia ma per gioia.
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04:28
Chiama in avanti Cabrini, Rossi, goal! Rossi! L'Italia è in vantaggio! Rossi, quinto minuto.
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Angelo Carotenuto
04:38
Gioia perché
Paolo Rossi
aveva ricominciato a fare goal.
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04:45
Era rientrato in Nazionale a fine maggio, dopo due anni di squalifica.
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04:49
Rispetto al Mundial del settantotto in
Argentina
, l'Italia
aveva perso Roberto Bettega per infortunio.
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04:56
Aspettava almeno il suo Pablito ma, come scrivevano i giornali, si confondeva la speranza con la fiducia.
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05:03
Nell'hotel del ritiro a
Pontevedra
, in Galizia, il clima si era fatto subito pesante.
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05:10
Le ultime amichevoli della
Nazionale
erano state un disastro, tanto che il primo zero a zero con la
Polonia
venne accolto con un sospiro da chi temeva il peggio, ma con le critiche da chi non si aspettava niente di buono.
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05:24
Al secondo pareggio, un uno a uno con il Perù, i titoli andavano da "Azzurri che pena" ad "Ammucchiata indecorosa".
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05:34
La media in pagella per Rossi fu quattro.
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05:38
Il giudizio più clemente diceva che si era infilato in un vicolo cieco dal quale sarebbe uscito soltanto in tempi lunghi. E i più severi parlavano di un omino dalla faccia scavata che perde la palla, che non ha scatto, che protesta, che parla continuamente, che non ne indovina una, completamente vuoto.
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05:60
E cominciarono così i giorni più duri per il ct
Enzo Bearzot
.
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06:05
Era partito tra gli insulti all'aeroporto, una ragazzina lo aveva chiamato scimmia e lui aveva reagito con uno schiaffo.
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06:14
La stampa romana lo attaccava perché non aveva convocato Pruzzo, la stampa milanese perché in
Nazionale
non c'era Beccalossi e Altobelli andava in panchina.
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06:24
Bastò pareggiare con il Camerun per passare il girone, con una partita che viene definita una delle più penose nella storia della
Nazionale
.
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06:35
Quando i giornali scrissero che la qualificazione dell'Armata Brancazot avrebbe fruttato un premio da sessanta settanta milioni a testa, in
Italia
si accese un balletto che comprese un esposto alla Procura della Repubblica contro il presidente della Federazione Federico Servillo, per peculato, per distrazione di fondi pubblici, più quattro interrogazioni parlamentari.
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06:60
Enzo Bearzot
replicò "Sarebbe opportuno che qualche interpellanza fosse fatta su questi signori, sui loro guadagni" e i politici reagirono.
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07:10
A distanza di decenni siamo soliti collocare in quel punto il momento della svolta, quando la
Nazionale
decide di proclamare il silenzio stampa, per protesta contro le notizie enfatizzate dai giornali, il premio era di venti milioni.
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07:28
Aggiungiamoci pure un articolo che ironizzava sulla natura della relazione d'amicizia tra Rossi e Cabrini, compagni di stanza.
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07:38
È il paradosso più eclatante di una spedizione che ebbe al seguito la più alta qualità di narratori di sport; tre scrittori premi Strega addirittura, Giovanni Arpino e Manlio Cancogni per Il Giornale, Mario Soldati per il Corriere Della Sera.
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07:56
E Il Giornale arruolò anche il futuro Nobel
Mario Vargas Llosa
, per Il Mattino scriveva Alberto Bevilacqua, per La Stampa
Oreste Del Buono
, Gianni Brera era da qualche mese a Repubblica, eppure non si capirono.
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08:12
Quel silenzio stampa ha cambiato per sempre il rapporto tra l'informazione e il mondo del calcio.
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08:18
Grottesco, ridicolo, ambiguo, così venne definito il silenzio stampa dalla stampa, che a sua volta andò in silenzio, per protesta contro gli editori.
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08:28
Cinque giorni di sciopero complessivi in pieno mondiale per il rinnovo del contratto di lavoro.
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08:36
Non ci fu pace nemmeno dopo il due a uno all'Argentina, campione in carica, quando Gentile cancellò Maradona dalla partita con l'accusa di averlo picchiato.
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08:47
Al novantesimo, rivolse la sua furia verso la tribuna stampa e grido "bastardi".
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08:52
Molti giornalisti avevano iniziato a disertare la conferenza stampa di Zoff, unico portavoce della squadra, fino al pomeriggio in cui
Paolo Rossi
ritornò Pablito al Sarrià.
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09:06
È già oltre la linea di fondo quindi calcio d'angolo per gli azzurri
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Angelo Carotenuto
09:08
Era sceso in campo con una collanina bianco rossa di corallo, acquistata su una spiaggia di
Barcellona
da un paio di amici ristoratori, erano i colori del Vicenza che aveva dovuto lasciare tre anni prima, il momento in cui era iniziata tutta la sua sofferenza di campione gentile, a suo agio nella provincia che lo aveva cresciuto e protetto.
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09:29
Ed è pareggio, di nuovo Rossi! Di nuovo Rossi!
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Angelo Carotenuto
09:34
"Ho avuto la conferma" disse Bearzot, "che avevo visto bene nel credere in lui", e iniziò una resa dei conti tra le file della critica.
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09:45
Arpino attaccò i mestatori e gli scribacchini d'accatto.
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09:51
Il Guerin Sportivo che aveva difeso il ct sin dall'inizio, se la prese con i criticonzi.
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09:57
Antonio Ghirelli, reduce dagli anni come portavoce di Sandro Pertini al
Quirinale
, disse "Siamo una Nazionale pazza, un paese pazzo, un popolo pazzo e imprevedibile".
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10:11
Manlio Scopigno, l'ex allenatore del Cagliari Campione d'Italia, assai critico nei giorni precedenti ammise "Avevano ragione loro, Zoff, Bearzot, Rossi, tutti quelli che avevamo invitato a cambiare mestiere. Chiedersi come siano arrivati ad avere tanto clamorosamente ragione richiede lo stesso impegno" disse, "che mettere i sandali alle formiche".
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10:35
E Rossi segnò ancora, due in semifinale contro la
Polonia
, il primo in finale contro la Germania, nella notte in cui Pertini agitò la pipa in tribuna allo stadio Bernabeu, dicendo "Non ci prendono più!".
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10:48
Quando Tardelli esultò quella volta e per sempre con un urlo più famoso di quello disegnato da Munch.
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10:56
Rossi vinse la classifica cannonieri e il Washington Post scrisse che bisognava scolpire il suo nome accanto a quelli di
Leonardo Da Vinci
e Gina Lollobrigida, nel pantheon dei grandi italiani.
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11:11
Francesco De Gregori aveva fatto uscire proprio in quei giorni il suo nuovo album, Titanic.
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11:18
Evocava la stessa catastrofe in arrivo anche la ristampa del poemetto di T S. Elliot "La terra desolata" a sessant'anni dalla prima edizione.
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11:29
Ma nessuno, per fortuna, schiacciò mai i bottoni delle valigette nucleari.
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11:34
Di questa incredibile esperienza, dell'estate più angosciante diventata la più felice, rimane testimonianza nel pamphlet "Dov'è la vittoria" di
Vittorio Sermonti
, un saggio metaforico sulla natura del trasformismo all'italiana.
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11:51
Due giorni dopo la finale, una volta giocata pure la famosa partita di scopone sull'aereo del presidente Pertini
, Enzo Bearzot
si sfogò e disse che tutto quel miele all'improvviso lo stava nauseando.
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12:07
Nessuno, nessuno ha mai capito fino in fondo come fece a restare saldo e dritto tra le critiche, questo italiano superbo, anomalo.
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12:17
Nessuno ha mai capito come fece a intuire che sei goal sarebbero arrivati da un centravanti nel quale nessun'altro era più disposto a credere.
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12:27
È il mistero, è il mistero che ancora oggi spinge a domandarci se ci sarebbe mai stato un Rossi senza un Bearzot, se ci sarebbe mai stato Bearzot senza Pablito.
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12:49
Rimbalzi è un podcast di Angelo Carotenuto prodotto da Chora Media.
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12:54
La cura editoriale e di Francesca Milano, la producer è
Monica De Benedictis
, la post-produzione e il sound design sono di Filippo Mainardi, la supervisione del suono e della musica è di Luca Micheli.
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