Saturday, May 7, 2022 • 12min

Ep.16 - Pietrangeli, il ragazzo terribile del tennis italiano

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È uno dei pochi atleti a essersi visto intestato un impianto sportivo ancora in vita, ed è proprio lì che vuole che venga celebrato il suo funerale. Di lui tutti ricordano il rovescio aggraziato, la passione per la bella vita, e la notte in cui andò a letto con la coppa Davis.
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Speakers
(1)
Angelo Carotenuto
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Angelo Carotenuto
00:12
Nicola Pietrangeli
lo riconoscerebbe pure chi non l'ha visto mai, è quel signore abbronzato di rara eleganza che appare nelle tribune di
Roma
,
Montecarlo
oppure
Parigi
, i tre posti fra i tanti al mondo dove ha lasciato un solco profondo da tennista. Eppure gli faremmo un torto a considerarlo solo uno di quei tipi che con una racchetta, ai suoi tempi di legno, scagliano una pallina di qua o di là.
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00:45
Il
Nicola Pietrangeli
quarantenne poteva giocare a calcio in mezzo ai calciatori veri, come faceva ogni tanto a
Tor Di Quinto,
quando chiedeva alla
Lazio
campione
d'Italia
di partecipare alla partita di allenamento di metà settimana.
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01:01
Nicola Pietrangeli
, per dire, è un tipo in grado di raccontare barzellette che erano irresistibili anche per chi lo faceva di professione, come
Carlo Dapporto,
che ne amava una in particolare, aveva a che fare con una gara di tiro con l'arco.
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01:20
Nicola Pietrangeli
è uno dei pochi sportivi a essersi visto intitolato uno stadio ancora in vita, uno dei campi più suggestivi al mondo al Foro Italico di
Roma
, e si chiama come lui. Questo per dire che dentro di lui non c'è mai stato solo il batti e ribatti del gioco, ma c'è sempre stato tutto intero il gioco, il gioco della vita! Sia la dolce vita, sia quella amara, un' esistenza farcita senza rinunce di successo.
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01:59
Nicola Pietrangeli
è quel signore che meglio di tutti è stato descritto da Ken Rosewall, australiano, otto titoli di Slam vinti ovunque, tranne che a Wimbledon. Quando Rosewall pensa al modo in cui Pietrangeli vinceva, alzandosi al mattino dopo una notte di gioie corporali, allora dice: "Se ai nostri tempi ci avessero confinato in un'isola per sei mesi senza campi da tennis e poi ci avessero fatto disputare un torneo, Nicola ci avrebbe battuto tutti quanti".
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02:44
Io sono Angelo Carotenuto, ogni mattina curo la newsletter Lo slalom e questo è Rimbalzi, un podcast prodotto da Chora Media.
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02:57
Chi lo ha visto giocare racconta che Pietrangeli fosse un regolarista d'ingegno, uno strano fenomeno a metà strada tra il palleggiatore accanito da fondo campo e un colpitore capace di carezze dolci. Erano tempi nei quali il cemento non era così diffuso come oggi; o si giocavano interminabili partite sulla terra battuta oppure si andava sui prati in erba, senza che per questo si accorgessero i tempi degli scambi.
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03:29
Pietrangeli aveva nel rosso la superficie preferita. Aveva un rovescio aggraziato e un gioco di volo giudicato buono, considerato che non era la sua principale caratteristica. Aveva effetti e traiettorie multiple, non era mai banale esattamente come fuori dal campo, dove si era inventato una vita che in certi passaggi aveva contenuto più fantasia di quanta ne avrebbe messo uno scrittore a inventarla.
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04:03
Quando giocava nei loro paraggi correvano a vederlo
Liz Taylor
e
Richard Burton
. Lui si fidanzò con l'attrice Samantha Edgar e si lasciarono perché lei voleva dormire con la finestra aperta. Passava le serate a ridere con
Walter Chiari
oppure giocando a carte con
Marcello Mastroianni
. Se era a Los Angeles, giocava il doppio con
Charlton Heston
a
Madrid
, con il re Juan Carlos e a
Montecarlo
con Ranieri di Monaco.
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04:32
Una partita di Coppa Davis a
Parigi
gli permise di conoscere il proprietario del
Crazy Horse
, Alain Bernardin e il resto immaginatelo voi. Una sera in
America
era tra gli ospiti di un Galà di beneficenza e la moglie di
Frank Sinatra
lo scambiò per il leggendario titolare di un marchio di pasta italiana e lo volle al tavolo.
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04:58
E lui allora mentì, mentì tutta la sera pur di passarla con il signore di "and did it my way". La sua via l'aveva attraversata tutta e se la ricordava bene, perciò quando il compagno di doppio
Orlando Sirola
lo accusava di frequentare solo gente benestante, a Nicola pareva che non ci fosse proprio nulla di sbagliato. Il tennis era la sua scala a pioli verso una vita imprevedibile.
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05:38
Prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale suo padre Giulio, figlio di un abruzzese, di una signora napoletana, emigrati in
Tunisia
, era stato un uomo ricco e temuto. I Pietrangeli abitavano nel quartiere arabo di
Tunisi
, la madre di Nicola aveva origini danesi e russe.
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05:59
Era figlia di un colonnello e nipote del medico di famiglia degli Zar. Aveva in tasca un passaporto francese da esule antibolscevica. Giulio Pietrangeli lavorava nell'industria edile, aveva preso parte alla costruzione della prima linea ferroviaria di
Tunisi
e aveva studiato con il futuro presidente Bourguiba.
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06:21
Non se la passavano male, fino al momento delle bombe lanciate dagli alleati anglo-americani contro l'asse Italo-tedesco nella campagna di
Tunisia;
persero tutto. Giulio finì in un campo di prigionia a Gammarth, trecento chilometri da casa.
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06:41
Le sue conoscenze furono sfruttate per la costruzione di un campo di calcio e uno di tennis, così quando un paio di volte a settimana Nicola poteva andare a fargli visita con la mamma, giocavano il doppio insieme. Il suo primo torneo non ufficiale si tenne là, dentro il recinto di filo spinato, vinsero. Il premio era un pettine bianco fatto con la scheggia di una bomba, l'espulsione dalla
Tunisia
riportò tutta la famiglia a
Roma
. C'era da inventarsi un mestiere.
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07:19
Giulio si mise a lavorare come becchino e Nicola ogni tanto andava a dargli una mano, fino al giorno in cui il padre riuscì a farsi affidare l'esclusiva del franchising per
l'Italia
delle magliette con il coccodrillo. Ma quando si rifiutò di coinvolgerlo negli affari, per dispetto edipico, Nicola si scelse il logo di un altro sponsor famoso da portare sul petto.
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07:49
Aveva scartato l'idea di giocare a pallone e si era ormai dato con più convinzione alla racchetta, tirando la pallina contro i muri delle villette sui quali aveva tracciato con il gesso una riga all'altezza della rete.
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08:06
Il bambino che sognava di fare l'esploratore aveva capito che con il tennis l'avventura sarebbe stata poi la stessa. Jaroslav Drobny, uno dei grandi campioni degli anni Cinquanta, sosteneva che Nicola in campo fosse così imprevedibile proprio perché prendeva le cose alla leggera. Ha detto di lui che quando era in vena giocava da sogno, fino alla nausea.
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08:39
Ma non tutta
l'Italia
se ne accorse, il tennis non era quello di oggi, nè per il pubblico, né per i suoi artisti. Divenne popolare invece con Panatta e con la Coppa Davis del mille novecento settantasei, quando la Nazionale andò a giocare la finale nel
Cile
di Pinochet contro le pressioni della politica italiana che spingeva per il boicottaggio, fu gioia e fu dolore.
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09:09
Pietrangeli era il capitano non giocatore, nel tennis il commissario tecnico si chiamava così, e con la squadra finì male. Anni dopo ne avrebbero chiesto l'allontanamento perché era una presenza ricca di personalità, diciamo pure ingombrante. Ma la sera, la sera in cui tornarono da
Santiago
, Nicola si regalò l'ultima notte di follia, fra le tante che il tennis gli aveva concesso, prese la coppa e se la portò a letto.
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09:46
Una volta Pietrangeli ha detto che il tennis è lo sport dei pazzi e degli uomini soli; ripete appena può che, quando sarà, il funerale si dovrà tenere al campo che porta il nome suo, il campo della Pallacorda con le diciotto statue al Foro Italico. Perché? Perché c'è il parcheggio, e se piove le signore non devono bagnarsi le scarpe.
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10:18
Ah un'ultima cosa, la barzelletta. La barzelletta che faceva ridere Carlo Dapporto.
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10:26
Torneo di tiro con l'arco, antica Inghilterra: il primo arciere entra in gara, chiude un occhio, prende la mira, rilascia la freccia e centra da cinquanta metri la mela messa sulla testa di un bambino. La folla applaude, lui fa l'inchino e si presenta al Re: "I am William Tell".
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10:53
Il secondo arciere allora fa lo stesso: entra in gara, chiude un occhio, prende la mira, rilascia la freccia e centra pure lui la mela sulla testa del bambino e la gente applaude. Lui fa l'inchino al Re e si presenta: "I am Robin Hood".
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11:18
Allora arriva il terzo arciere, chiude un occhio, prende la mira, rilascia la freccia, solo che la gente non applaude, la gente fa "oooh". La freccia ha preso il bimbo al centro della fronte; allora il terzo arciere si guarda intorno, fa l'inchino al re e si presenta: "I am sorry".
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Angelo Carotenuto
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