Saturday, Apr 23, 2022 • 13min

Ep.14 - Ribot, il cavallo che nessuno ha battuto

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Era piccoletto e nervoso, era il più veloce di tutti ed era un cavallo. Il suo nome per anni è stato usato per dire “scatenato”, perché in pista al galoppo in due anni vinse con il fantino Enrico Camici 16 gare su 16 e 165 milioni di lire. E’ morto una mattina d’aprile del 1972 nel centro di allevamento Darby Dan Farm di Lexington. Sulla sua lapide c’è scritto: “Qui giace un campione mai sconfitto”.
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Talking about
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Speakers
(1)
Angelo Carotenuto
Transcript
Verified
Angelo Carotenuto
00:11
Non ci siamo mai domandati cosa sarebbe stato della leggenda di
Alessandro Magno
senza il suo Bucefalo, né come se la sarebbe passata in battaglia Napoleone privato del suo Marengo, oppure
Giulio Cesare
abbandonato da Austurcone, né di vedere gli Achei vittoriosi a
Troia
senza il cavallo di legno. Ovviamente non se ne parla proprio.
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00:34
Ce n'era uno anche tra gli dei sull'olimpo, quel Pegaso alato, lo stallone bianco di Zeus nato dal sangue versato di medusa. Balio era l'amico dalle zampe veloci del piè veloce Achille, era stato generato dal vento Zefiro e dall' Arpia Podarge, aveva il dono della parola come Xanto che predisse al suo padrone una morte imminente e insieme, Balio e Xanto, furono alla guida del cocchio che fece scempio del carattere di Ettore. Quanto a Caligola, i romani colsero la sua follia dal fatto che volesse nominare console il suo Incitatus. I cinquantenni sanno che Furia era a cavallo del
West
, per i ventenni non scherziamo! Quel ruolo appartiene a Spirit.
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01:29
Raramente si è visto Tex senza Dinamite o Zorro sfuggire alla cattura senza Tornado, e quando Sergio Leone incontrò
Bernardo Bertolucci
alla prima del buono, il brutto e il cattivo, gli domando: perché ti piacciono i miei film? E quello rispose: "mi piace come riprendi il culo dei cavalli". Gli altri registi scelgono il profilo benissimo, si sentì dire, allora ti farò scrivere il prossimo.
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01:58
Ma nessuno, nessuno è mai diventato un modo di dire come accadde al puledro di Tenerani e
Romanella,
centosessantatrè centimetri al garrese, con un passaggio di cinghia di centottantacinque diventò un sinonimo di scatenato, perché in pista al galoppo prese parte a sedici corse in due anni e le vinse tutte.
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02:24
Calmati! Dicevano allora le mamme e ai loro bambini ipereccitati, e dopo aggiungevano alla richiesta il nome di quel cavallo imprendibile come fosse una preghiera impossibile da esaudire: "calmati, calmati!" Ribot. Io sono Angelo Carotenuto, ogni mattina curo la newsletter e lo slalom, questo è rimbalzi un podcast prodotto da Chora Media.
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03:03
Nella cultura dei nativi d'America la scelta di un nome metteva addosso alla persona che lo portava una specie di segno del fato, era la prima grossa responsabilità di un genitore. Dopo, più banalmente tra noi, i nomi delle donne e degli uomini hanno preso a ripetersi tutti uguali. Nel mondo dei cavalli è proibito, si nasce unico e si resta unico non c'è ripetizione. Al massimo, dopo la morte di un predecessore, si può procedere con la numerazione, come nel caso dei re.
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03:37
Gli allevatori sono allora i più grandi consultatori di dizionari di testi greci e latini, altri sfogliano la Bibbia, qualcuno inventa un nome a tavolino, accosta sillabe o suoni senza significato. Don Chisciotte impiegò quattro giorni per darne uno al suo che era bruttarello, di scarsa qualità, un ronzino senza pedigree, magro, piccolo, ma aveva ai suoi occhi un gran valore, veniva prima di tutti: ante, ecco allora! Ronzinante.
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04:14
Anche Ribot era nato piccolo, un baio stortignaccolo, a
Newmarket
in
Inghilterra
dove la mamma era stata mandata a partorire nel Febbraio del millenovecentocinquantadue, quelli della scuderia "Razza Dormello
Olgiata
" di Dormelletto vicino
Novara
scelsero allora per lui il nome di un pittore francese, un'acquarellista di scene storiche, composizioni religiose, nature morte. Il suo primo lavoro era stato dipingere le insegne dei negozi,
Ribot
Il pittore rifaceva i bordi a una gelateria come Cardone nella banda degli onesti. Alcune delle opere, compreso un autoritratto, sono esposte al
Museo D'Orsay
.
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05:03
Ma quando oggi si pronuncia quel nome nove volte su dieci é per dire del cavallo. La sua genealogia non era regale, è piccolo e mogio, disse di lui
Enrico Camici
, il fantino che lo avrebbe accompagnato sui traguardi più prestigiosi, sempre davanti a tutti, un cavallino senza peso lo giudicò
Federico Tesio
il suo allevatore, uno dei più grandi di sempre soprannome: il Leonardo da Vinci dell'ippica
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05:37
Fu tra i primi a cogliere l'importanza della trasmissione genetica per linea maschile nella riproduzione tra i cavalli da corsa. Un uomo coltissimo, era diventato senatore, perse la vista, morì due mesi prima del debutto di Ribot.
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05:54
Non gli stava simpatico quel cavallino perché trovava lunatica già sua madre,
Romanella,
che soffriva di formelle, aveva cioè i sovraossi alle parti laterali anteriori del pastorale della corona, ai piedi. Eppure Ribot volava, Camici disse: "quando galoppa Ribot mi pare di stare in poltrona".
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06:19
Ha vinto a San Siro, due volte al Longchamp, una volta ad Ascot, i più classici tra gli ippodromi
d'Europa
. Tra le grandi corse ha mancato solo il derby perché il regolamento dell'epoca prevedeva che andasse iscritta la fattrice gravida, e invece non diedero credito all'ingovernabile Romanella.
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06:43
Non era assai così docile nemmeno lui eh! Marcello, l'artiere che lo curava a
Milano
, giudicava Ribot irrequieto e ribelle perché più intelligente degli altri cavalli coetanei. Era un seminatore di zizzania, c'era un solo modo di calmarlo, mettergli nei paraggi il suo amico silenzioso e fedele, il dirimpettaio del box, si chiamava Magistris e restava Immobile a fissarlo senza reagire, ogni volta che quello accennava a qualche nervosismo.
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07:19
Era il solo che avesse il potere di placarlo, era il suo compagno di allenamento, il suo gregario riservato, timido, serio. Si salutavano ogni mattina con un nitrito e insieme salirono per la prima volta su un aereo con la testa incappucciata, secondo la legge, e un casco con una calotta protettiva in acciaio e gomma. Magistris al portellone urtò la testa contro lo stipite superiore una, due volte, tre e sempre tornava indietro, mortificato per non farcela. Ribot fumantino perse la pazienza, salì sulla passerella, abbasso la testa, varcò la soglia e si voltò verso il suo amico con un nitrito: "diamine, si fa così!" E allora anche Magistris passo.
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08:11
Ribot aveva tre anni quando vinse per la prima volta l'Arc de Triomphe, la più importante corsa di galloppo al mondo contro i migliori purosangue francesi, inglesi e irlandesi. Ribot si presentò sulla scena parigina con il suo corpo così privo di armonia, il torace stretto ma dalla grande capacità polmonare, era brutto a vedersi ma implacabile. Nel ciclismo erano gli anni della gloria di
Fausto Coppi
e molti li accostavano, uno imprendibile su quattro zampe l'altro sulle due ruote, la bicicletta che
Gianni Brera
chiamava l'anti cavallo.
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08:51
Ribot partì dalla sedicesima posizione alla corda, davanti a lui tutti i migliori Cordoba, Rapace, Beau Prince, allo scatto Camici lo portò subito in quinta posizione, rimontando nella scia di Mahon che conduceva a un ritmo tale da sfiancare quasi tutti, tutti tranne
Ribot
. Sull'ultima curva prima della dirittura finale, come faceva sempre, piazzò l'ultimo sforzo.
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09:16
Scoprì di avere nei paraggi Hidalgo, un cavallo che aveva perduto il suo fantino per strada e aveva continuato la corsa da solo. L'istinto da capo mandria lo spingeva verso quell' estraneo di cui voleva disfarsi, voleva buttarlo fuori. Camici lo tenne in riga, lasciarono il secondo piazzato a tre lunghezze di distanza e l'anno dopo tornò, tornò per la sua ultima corsa. I francesi si aspettavano un malinconico tramonto e invece
Ribot
corse la sua gara più bella, in uscita dalle ventitré gabbie si portarono in testa prima Fisherman e poi Career Boy. Ribot produsse l'ultima delle sue indimenticabili folate e nessuno tiene il passo.
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10:03
Camici si regala un gesto che era un misto di orgoglio e sfrontatezza ma pure la sintesi della sua carriera passata insieme a quel cavallo, si sporse dalla sella e si voltò indietro per vedere quanto lontano fosse il primo dei battuti.
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10:20
Dopo sedici primi posti in sedici corse avevano vinto uno con l'altro centosessantacinque milioni di lire. Organizzarono un'esibizione d'addio a
Roma
, all'ippodromo di Capannelle ma
Ribot
non gradì, non c'erano avversari, non voleva partire. Lo convinse il solo che potesse, esatto! Magistris. Allora Ribot allungò forte, più forte, più forte ancora, più forte, più forte, Camici tentò di rallentarlo e lui non rispondeva anzi, e in fondo al rettilineo consuma la sua vendetta. Chissà che cosa pensano i cavalli? Con un colpo di reni mandò il fantino a terra, usciva di scena e se la prendeva tutta, Ribot, con un gesto da brutto anatroccolo ribelle.
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11:14
Non potendo comprare lui gli americani affittarono le sue monte con un contratto pazzesco per gli anni sessanta, un miliardo per cinque anni. Volavano giumente da tutto il mondo per raggiungerlo. Due dei suoi puledri avrebbero vinto a loro volta l'Arc de triomphe, lui sarebbe rimasto nel Kentucky per sempre senza più Magistris con se.
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11:41
C'era un chitarrista blues che gli suonava canzoni per calmarlo, ma non era sicuro che ci sarebbe riuscito anche in volo su un aereo. Alla prima vampata di ira la legge avrebbe dato diritto al comandante di abbatterlo, nessuna compagnia d'assicurazione vuole rischiare. Ribot è morto una mattina d'Aprile del millenovecentosettantadue nel centro di allevamento Darby Dan Farm di
Lexington
per una colica intestinale. Qui giace un campione mai sconfitto, si legge sulla sua lapide. Nessuno alla fine aveva mai saputo dirgli per davvero, calmati Ribot!
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Angelo Carotenuto
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