Ep.13 - L'uomo che ha inventato la schiacciata

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Quando nel marzo del 1936 fu chiamato per un provino con la nazionale americana di basket, Joe Fortenberry non trovò nessuno che gli pagasse il viaggio, e la compagnia petrolifera per cui lavorava gli fece sapere che se fosse partito, nessuno gli avrebbe garantito il posto al ritorno. Joe partì lo stesso. Arrivò a New York e fece una cosa che nessuno aveva mai fatto prima: saltò verso il tabellone e con le mani spinse forte la palla nel canestro, dall’alto verso il basso. In quel momento - mentre se ne stava sospeso per aria - Joe aveva inventato la schiacciata.
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Speakers
(2)
Angelo Carotenuto
Tito Stagno
Transcript
Verified
Angelo Carotenuto
00:10
L'America
del presidente Franklin Delano Roosevelt aveva otto milioni di disoccupati, il panico di un giovedì nero a
Wall Street
era diventato la Grande Depressione. Il
Social Security Act
aveva introdotto una indennità per chi avesse perso il lavoro e una seconda per la vecchiaia.
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00:32
Le chiacchiere al caminetto del presidente, i discorsi informali che rivolgeva dalla radio ai cittadini puntavano a scongiurare un clima di pessimismo, ma non c'era nessuno, nessuno che pagasse il viaggio di Joe da
Kansas City
a
New York
in quel mese di marzo del mille novecento trentasei.
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00:54
Nessuno che coprisse le spese a un ragazzo di venticinque anni che si era meritato un provino per la Nazionale Usa di basket in preparazione per le Olimpiadi di
Berlino
; non volle tirar fuori un dollaro nemmeno la compagnia petrolifera per cui lavorava, i proprietari della sua squadra la Globe Refiners, anzi gli dissero che se fosse andato nessuno gli avrebbe garantito il posto al ritorno.
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01:26
Joe Fortenberry
partì lo stesso, si procurò in qualche modo una macchina, era una Ford e si fece mille duecento miglia. Posò la borsa, mise un pantaloncino corto e si presentò in campo con i suoi duecento uno centimetri d'altezza.
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01:47
Forse nulla sapeva del fatto che pochi giorni prima, a Planica in
Slovenia,
avevano visto il primo uomo sugli sci rimanere in aria per cento metri, né poteva importargli davvero che nella stessa settimana si fossero alzati in volo, per la prima volta, il più grande dirigibile di sempre, l'Hindenburg, e l'aereo da caccia Supermarine Spitfire.
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02:14
Niente sapeva di tutto questo Joe quando anche lui volò. Lasciò il pavimento stringendo la palla e mentre i piedi restavano sospesi a galleggiare nel vuoto la appoggiò con due mani verso il basso, dentro il canestro, come un cliente di una caffetteria inzuppa un panino nel caffè.
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02:41
Questa la scrisse Arthur J. Daley, giornalista sportivo vincitore del premio Pulitzer per il New York Times. Era seduto in tribuna a guardare l'allenamento, scrisse che l'azione aveva lasciato gli osservatori sbalorditi. Chiamò quel gesto "dunk" e sebbene Joe non avesse abbastanza soldi per tornare a casa, aveva inventato la schiacciata.
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03:15
Io sono Angelo Carotenuto ogni mattina curo la newsletter Lo slalom e questo è Rimbalzi, un podcast prodotto da Chora Media.
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03:27
La pallacanestro alle Olimpiadi non c'era mai stata prima, quella spedizione americana del mille novecento trentasei avrebbe trasformato un ragazzo del sud, il figlio di un contadino dell'Ohio, in un eroe dell'atletica di nome Jesse Owens.
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03:43
Joe Fortenberry
non solo superò il provino, ma di quella squadra mandata in
Germania
a gareggiare nell'edizione che Hitler usò per la sua propaganda, era il capitano, era il capitano e la stella, il trascinatore contro l'Estonia, le Filippine, il Messico, in finale contro il Canada, otto punti segnati su un campo in terra battuta all'aperto, o forse si dovrebbe dire sul fango visto che si era scatenato un temporale.
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04:17
L'altezza di Fortenberry intimidiva gli avversari, alla vigilia del torneo i giapponesi proposero di escludere qualsiasi giocatore fosse sopra il metro e ottantotto, proposta bocciata.
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04:33
Ma quando Joe rientrò in
America
con la medaglia d'oro e il titolo di Miglior realizzatore dei giochi, quando portò di nuovo la sua squadra alla vittoria nel Campionato dilettanti, la Amateur Athletic Union, cambiò le regole; stabilirono che non si potesse più fermare una palla in discesa verso il canestro dopo il tiro di un avversario.
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04:59
È una regola arrivata fino a noi, la chiamiamo interferenza. Questo, esattamente questo faceva Joe, si piazzava lì sotto e gli bastava allungare un braccio per mandarla via come una zanzara, la palla o la scacciava o la schiacciava. Dopo di lui lassù si sono arrampicati in tanti e forse, forse anche prima di lui.
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05:31
Certi filologi della pallacanestro hanno scovato negli archivi l'uso della parola "dunk" nelle cronache precedenti il mille novecento trentasei, ce n'è traccia in una partita di Davis Bernard Barney Dobbas dell'Università della
California
contro il Chico
State College
, a dieci minuti dalla fine "dunk".
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05:54
Ma la vicenda è controversa, non è chiaro se fosse quella che oggi intendiamo come schiacciata, in alcuni libri di basket della prima metà del mille novecento la parola "dunk" significava segnare in qualsiasi modo, anche quando la palla era di cuoio, più larga e più pesante della sua versione moderna. Joe Lapchick, un giocatore dell'epoca, la definiva una zucca ingombrante.
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06:23
Consideriamo Fortenberry il primo perché quel giorno in tribuna passava un giornalista che mise lo stupore nero su bianco. È stato allora il primo a schiacciare davanti alle persone giuste, mettendoci dinanzi al dilemma su chi sia un innovatore, quello che inventa o quello che promuove meglio la sua innovazione?
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06:48
Come si stabiliscono la primogenitura di un'idea o la tracciatura di una strada? Vichinghi e Islandesi erano probabilmente arrivati sulle stesse sponde prima di
Cristoforo Colombo
, ma lui aveva un diario, una regina alle spalle, il controllo della narrazione. Sono stati gli italiani a perfezionare il cannocchiale, ma sulla Luna ci sono andati gli americani.
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Tito Stagno
07:17
"Vai piano dicono da Huston, cinque piedi e mezzo, due metri, piano ancora dicono da terra, ha toccato! Ha toccato il suolo lunare".
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Angelo Carotenuto
07:52
Neil Armstrong si era sollevato dalla terra con la sua navicella nel mille novecento sessantanove e si era posato lassù, dove erano arrivati solo i poeti col pensiero e i cavalieri a recuperare il senno perduto, ma gli uomini volanti al basket continuavano a far paura.
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08:12
Si poteva schiacciare un'orma sulla luna e non si poteva schiacciare la palla in un canestro. Due anni prima della missione dell'Apollo undici l'associazione del basket nei college, la NCAA, aveva messo al bando quel gesto che i difensori consideravano un insulto, la rottura di una regola non scritta e nel frattempo si rompevano anche i tabelloni. Il pretesto fu quello, il divieto accampava come scusa gli incidenti, qualcuno gonfiò la cifra dei giocatori feriti fino a millecinquecento. La chiamarono Lew Alcindor Rule, dal nome dell'universitario diventato il sultano della schiacciata, lui, il futuro, Kareem Abdul Jabbar.
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09:01
Joe Fortenberry, reduce dalla Seconda guerra mondiale, seguiva il dibattito con una certa curiosità dalla sua casa in
Texas
,
Amarillo
, dove si era trasferito con la moglie e i tre figli, lavorava per la
Phillips Petroleum Company
e continuava a giochicchiare sul mezzo campetto nel cortile dietro casa.
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09:23
Tutto stava succedendo a causa sua, il primo a brontolare era stato un noto allenatore, Phog Allen, chiese di alzare il canestro da tre metri e cinque centimetri a tre metri e sessantacinque per renderlo inaccessibile.
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09:40
La schiacciata era diventata il modo più efficace di segnare un canestro per i giocatori fisicamente dominanti, quelli che non hanno tecnica dicevano i denigratori, ma nelle tredici regole scritte nel mille ottocento novantuno dal dottor Naismith non c'era traccia di una presunta irregolarità. Era precisato solo che i difensori non toccassero o danneggiassero il cerchio, ma nulla si diceva di specifico sui tiratori.
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10:13
L'espressione dunk era uscita a poco a poco dal gergo sportivo, proprio come il gesto che ribellandosi alla gravità terrestre era diventato come la celebrazione di uno stile di vita. Era arrivato ai playground di
Manhattan
e di
Harlem
.
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10:34
Alexander Wolf, reporter della rivista americana
Sports Illustrated
, ha detto che la schiacciata è diventata davvero popolare quando gli afroamericani si sono appropriati del basket, al posto delle persone di fede ebraica, quando il gioco è diventato più fisico e più politico, quando potevano schiacciare
Bill Russell e Wilt Chamberlain,
quando Gas Jackson spaccò un canestro e poi dimostrò in un bar che avrebbe potuto fare altrettanto se anche lo avessero messo a tre metri e mezzo, saltò e toccò una trave posta a quell'altezza. La schiacciata era il momento jazz del basket e molti vissero la sua messa al bando come una forma di discriminazione verso gli atleti neri.
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11:26
Ma i proibizionismi
d'America
hanno in genere le gambe corte, nella lega ABA continuava a schiacciare e a dare spettacolo Julius Erving detto "Doctor J", pare sia stato l'elemento decisivo nel convincere la NBA a fondere i due campionati. Nell'anno in cui i college evocavano il divieto intorno a quel gesto proibito, i professionisti organizzarono addirittura uno show: la prima gara di schiacciate, aveva vinto il fascino dell'illecito come se un giorno avessero messo in piedi nell'Eden un concorso tra mangiatori di mele, dopo la cacciata di Adamo ed Eva.
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12:08
Abbiamo visto da allora
Michael Jordan
schiacciare dalla linea del tiro libero e
Dominique Wilkins
mulinare le braccia intorno all'anello, c'è chi ha messo il mantello di Superman per la sua esibizione, altri si sono lanciati sopra le teste dei pupazzi delle mascotte presenti sul parquet.
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12:29
E Joe, e Joe una trentina d'anni prima di morire, quando ne aveva già cinquantacinque, una sera rientrò a casa dal lavoro e vide suo figlio Oliver che stava tirando a canestro nel vialetto di casa.
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12:44
Portava il soprabito, il cappello, la pipa, i pantaloni, le scarpe di pelle, Joe pensò che il basket lo stava dimenticando. Non hanno infatti mai messo il suo nome nella Hall of Fame, l'elenco delle persone che si sono distinte nella storia.
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13:03
Si sfilò il cappotto e disse: "Ragazzo dammela, dammela, dammi la palla. Ti stai chiedendo se posso farlo ancora? No papà" rispose Oliver "non mi sto chiedendo niente". E allora Joe si sollevò di nuovo da terra, così come era vestito negli abiti del borghese che era diventato.
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13:27
Lo aveva detto Leonardo da Vinci: una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo perché là siete stati e là desidererete tornare. Joe prese la rincorsa e saltò, saltò e schiacciò un'ultima volta una palla in un canestro, lui che era stato il primo, vide volare quella volta la sua pipa. Rise. "Non credo che capiterà di nuovo ragazzo mio", era l'ultimo panino inzuppato nel caffè.
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Angelo Carotenuto
Tito Stagno
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