Saturday, Mar 26, 2022 • 14min

Ep.10: La storia del vero Rocky Balboa

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In una fredda sera newyorkese un attore un po’ giù di morale entrò in un cinema dove trasmettevano a circuito chiuso un incontro di boxe tra Muhammad Ali e un pugile sconosciuto di nome Chuck Wepner, uno che saliva sul ring per prender pugni, più che darne. Un perdente che quella sera ebbe il suo momento di gloria. Uscito dal cinema, l’attore arrivò a casa e iniziò a scrivere una sceneggiatura. L’attore si chiamava Sylvester Stallone e il film che iniziò a scrivere quella notte era “Rocky”, il primo film di sport che abbia mai vinto un Oscar, nel 1977.
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(1)
Angelo Carotenuto
Transcript
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Angelo Carotenuto
00:12
Forse fu per il freddo, a
New York
quella sera facevano sei gradi, o forse fu per noia o per malinconia, per quel malumore che si portava da troppo tempo appresso, lui, un attore ormai trentenne, quasi sempre scartato a ogni provino, si mise in fila senza un vero perché, comprò un biglietto, sarà stata ottava, nona fila e con un pacchetto di noccioline tra le dita si buttò in un cinema dove trasmettevano a circuito chiuso il match di
Mohammed Ali
, il primo con la corona dei pesi massimi in palio dopo la riconquista di cinque mesi prima a Kinshasa
Zaire,
contro
George Foreman
.
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00:57
Se uno dovesse salvare un solo match in tutta la storia della boxe sarebbe quello, Rumble in the Jungle. Adesso però l'uomo che Ali aveva di fronte su un ring in Ohio, tra
Cleveland
e
Akron
, non aveva niente di indimenticabile. Il suo contributo alla storia della boxe era prendere pugni dai suoi avversari,
Chuck Wepner,
gli avevano dato un soprannome chiaro: il sanguinatore.
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01:31
Portava una collezione di segni sulla faccia di oltre trecento punti con cui ogni volta lo avevano cucito, eppure questo tipo così inadeguato, una specie di sacco molle con due occhi gonfi, aveva deciso che stavolta no. Stavolta avrebbe resistito davanti al grande Ali e più quello lo travolgeva più lui sanguinava, e più reagiva, finché al nono round lo buttò giù. Lui, ad Ali.
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02:04
Si voltò incredulo verso il suo angolo e disse al manager: "Al metti in moto la macchina, corri in banca, siamo milionari". Solo che si sentì rispondere: "Meglio che ti volti Chuck, lo hai fatto incazzare!".
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02:19
Eh sì, eh sì Ali picchiò senza più risparmiarsi, Chuck rimase in piedi fino a diciannove secondi dalla fine quando l'arbitro lo contò otto, nove e gli fece segno che il massacro era finito.
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02:35
Ma con quella sua lotta per la sopravvivenza era diventato il preferito della folla, l'attore seduto in mezzo al pubblico allora si mise a fantasticare, alzò il bavero del giubbotto, tornò a casa, infilò un foglio nella macchina per scrivere e iniziò a battere sui tasti la storia che gli passava per la testa. Pagina uno, titolo Rocky.
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03:05
Io sono Angelo Carotenuto, ogni mattina curò la newsletter Lo slalom e questo è Rimbalzi, un podcast prodotto da Chora Media.
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03:13
"Non vedo niente, aprimi l'occhio, apri, aprimi l'occhio". "No, io non me la sento". "Apri". "Ok dai provaci, provaci!". "Quello ti sta rovinando". "Apollo io getto la spugna". "No, tu non getti nessuna
spugna,
amico, non ti azzardare!". "Se ti rompi t'ammazzo, continua, la pelle è tua". "Si, dai Rocky che ce la fai! Lo hai distrutto, fino in fondo, fino in fondo".
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Angelo Carotenuto
03:52
Non andò proprio così, non esattamente almeno; però quasi, quasi,
Sylvester Stallone
aveva già scritto una sceneggiatura. La storia di tre fratelli che cercavano di tirarsi fuori dai guai e uno di loro era un pugile: Hell's Kitchen si chiamava, aveva venduto i diritti a due giovani produttori del
Texas
ma il progetto non partiva mai.
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04:17
Come
Chuck Wepner
, anche Stallone aveva una collezione di sfregi e di ferite, non lo avevano preso per il padrino, non lo avevano preso per Guerre Stellari, aveva accettato un ruolo in un film semiporno solo per smettere di dormire alla stazione degli autobus e all'ennesimo provino mancato, uscì dalla stanza dicendo ai boss "Ah comunque io scrivo pure", e lasciò sul tavolo Hell's Kitchen; incredibille, gli piacque, ma volevano evitare rogne e trattative con chi aveva già speso dei soldi.
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04:54
"Ci sai fare, scriverne un'altra". Stallone si chiuse allora in una stanza per tre giorni ossessionato dall'idea di un personaggio che parlasse di redenzione, un gangster, un cowboy, oppure uno come lui, un attore mezzo fallito, un perdente. Perché non un perdente? Un perdente come quello che si era trovato davanti l'altra sera, Chuck,
Chuck Wepner
, In fondo erano uguali.
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05:26
Un inetto che aveva mandato al tappeto
Mohammed Ali
, uno spiantato che aveva avuto un'occasione. Ecco che cosa doveva raccontare, non era più una faccenda di boxe, era una storia di riscatto, di espiazione, di salvezza, era la sua vita di attore dentro i guantoni di un pugile. Ci mise la corsa sulle scale, ci mise
Muhammed Ali
sotto forma di Apollo Creed, ci mise "Adrianaaa" e la storia finì come agli americani piace che vadano a finire le storie degli sfavoriti.
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06:14
La prima voce che avete sentito, la voce che diede l'annuncio, è quella di Jack Nicholson. L'anno prima aveva vinto lui con Qualcuno volò sul nido del cuculo, il ventotto marzo mille novecento settantasette, due anni dopo il match visto al cinema da Stallone, per la prima volta nella storia, Nicholson disse al mondo che la
Academy
di
Hollywood
dava il premio Oscar per il miglior film a una storia di sport.
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06:47
Qualche altro premio in precedenza era arrivato, mai quello principale. Nel mille novecento trentadue The champ aveva vinto per il miglior soggetto e per l'attore protagonista, Wallace Beery, dove tanto si piangeva per questo vecchio pugile, povero, dimenticato, alcolizzato, con un bimbo conteso dalla ex moglie.
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07:09
Dieci anni dopo l'idolo delle folle vinse per il montaggio, con Gary Cooper nei panni di Lou Gehrig, la stella del baseball appena morta. Nel mille novecento cinquanta miglior soggetto per Il ritorno del campione, ancora baseball, e
James Stewart
andò a prendere lezioni di lancio.
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07:29
Nel mille novecento cinquantasette, fotografia e scenografia per Lassù qualcuno mi ama, con
Paul Newman
a interpretare il pugile italoamericano
Rocky Graziano
. La traccia era chiara, il baseball e la boxe, la boxe e il baseball, due mondi attraverso i quali l'America poteva raccontarsi e parlare di sé.
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07:58
Colpire una palla con una mazza per andare alla conquista di una base, di un terreno, di uno spazio era il riflesso della nascita di una nazione, per dirla con
Mark Twain
era la precisione e l'energia della dirompente esplosione del diciannovesimo secolo, mentre per Walt Whitman una parte della frenesia e della velocità dell'atmosfera americana.
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08:23
Il baseball al cinema sapeva mascherare un tipo di violenza fraudolenta che invece era esplicita e leale sul ring, entrambi gli sport offrivano la possibilità di celebrare i re per una notte, gli eroi Han Sang, i non cantati, e il sogno americano. Il primo sport filmato era stato proprio la boxe nel mille ottocento novantaquattro, l'incontro tra
James J. Corbett
e il dilettante Peter Courtney, da allora si è perso il conto dei titoli anche per una questione tecnica.
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09:01
Dentro un'inquadratura ci stanno tutti i protagonisti rispetto ai cinque del basket o agli undici del calcio, come miglior film avrebbero poi vinto Momenti di gloria nel mille novecento ottantadue e Million Dollar Baby nel duemila cinque.
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09:19
Toro Scatenato dovette accontentarsi delle statuette per il montaggio e per il Miglior attore a
Robert De Niro,
e anche in Fronte del porto Marlon Brando era un ex pugile. Ma volete mettere con
Chuck Wepner
?
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09:34
Nessuno più di lui aveva tutto per diventare Rocky, l'antieroe perfetto. Qualche giorno dopo il match contro Ali, il
New York Times
intuì la portata narrativa della sconfitta di quell'uomo e scrisse:
Chuck Wepner
era un tale sfavorito che i bookmaker non hanno nemmeno aperto le scommesse.
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09:57
La maggior parte delle persone sono sfavorite nella vita
, Chuck Wepner
non è bello, il suo viso ricorda un vecchio guantone e anche la maggior parte delle persone non è bella.
Chuck Wepner
sanguina come la maggior parte delle persone dentro o fuori. Oltre che prendere pugni Chuck vendeva liquori, a fine carriera iniziò a farne anche un uso personale più smodato.
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10:27
Aveva sfidato tutti i più grandi, aveva combattuto con Foreman, aveva fatto lo sparring di Frazier, aveva perso con Liston. Quando chiesero a questi se Wepner fosse stato l'avversario più coraggioso mai incontrato rispose: "No no, era coraggioso il manager, ci voleva del fegato per mandarlo allo sbaraglio".
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10:52
Si disse che il match con Ali sarebbe stato come una gara di disegno fra un pittore e un imbianchino, solo che il pittore la snobbò: "Ali non spreca energie per un Wepner", disse il campione e l'imbianchino, l'imbianchino la prese molto sul serio. Prima del combattimento, sdraiato a letto con sua moglie le disse una cosa tipo: "Anche se non vinco voglio dimostrare di poter far parte di questo mondo", e in Rocky questa frase c'è.
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11:25
Wepner l'aveva riferita a Stallone, e gli raccontò pure di aver regalato a sua moglie una camicia da notte blu molto sexy e le disse di indossarla perché sarebbe andata a letto con il Campione del mondo dei pesi massimi.
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11:42
E quando Chuck tornò in albergo, la signora si fece trovare come aveva chiesto il marito, che nel frattempo aveva ventitre punti di sutura sul sopracciglio, con una certa prontezza di spirito gli chiese: "Vado io nella stanza di Ali o viene lui nella mia?", ma Adriana era troppo timida per poterla ripetere nel film al suo Rocky.
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12:06
Chuck e la moglie si stavano già lasciando, lui aveva bisogno di soldi, Stallone gli offrì una scelta: subito settantamila dollari o l'uno per cento sugli incassi del film; e Wepner prese i settantamila.
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12:28
La notte degli Oscar vide che sul palco c'era Muhammad Ali, non lui, a scherzare con Stallone, a far finta di prendersi a pugni: "Io sono il vero Apollo Creed, quella scena é mia".
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12:41
Il film aveva guadagnato duecento venticinque milioni di dollari. La saga era arrivata al sesto capitolo, quando Chuck si fece prendere dalla tentazione di far causa, di chiedere venti milioni, anche se ormai la vita di Rocky non era più la sua, quello "spiezzava" in due un russo durante la Guerra fredda, lui era ridotto a qualche sceneggiata nel wrestling e a scontare diciotto mesi di prigione per cocaina.
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13:11
Il primo Rocky prettamente, il Rocky dell'Oscar era stato uguale a lui, si erano mescolati la vita. Nessuno aveva riso più di
Chuck Wepner
quando era diventato Rocky. Lui aveva offerto a Balboa la propria mediocrità e in cambio l'altro lo aveva reso immortale. É questo alla fine che fa il cinema.
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13:47
Rimbalzi è un podcast di Angelo Carotenuto prodotto da Chora Media, la cura editoriale è di Francesca Milano, la producer è Monica De Benedictis, la post-produzione e il sound design sono di Filippo Mainardi, la supervisione del suono e della musica è di Luca Micheli.
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