Saturday, Mar 5, 2022 • 32min

Ep.5: Ostia. Addio

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Il mistero perfetto Le cose che non tornano sull'ultima notte di Pier Paolo Pasolini sono troppe. Perché Ostia, se Pelosi lo aveva incontrato a Termini. Era un ricatto? Stava andando a recuperare le pellicole che gli avevano rubato? È stato un agguato legato alla sua sessualità o sono veri i sospetti che i mandanti lo avevano condannato per le voci che circolavano circa la scrittura di Petrolio? Siti parla anche di una pagina inedita, ritrovata recentemente, in cui Pasolini fa nomi e cognomi. La puntata si chiude con uno struggente addio di Walter a Pier Paolo, sul luogo della sua morte. Testimonianza del Vicequestore Vincenzo Calia, esperto del caso Mattei.
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Talking about
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Speakers
(3)
Walter Siti
Gianmarco Perale
Vincenzo Calia
Transcript
Verified
Walter Siti
00:00
Nella notte tra il primo e il 2 novembre 1975, Pasolini fu assassinato in uno spiazzo deserto del litorale di
Ostia
. Subito si pensò alla pista omosessuale. Il giovane assassino disse di essersi ribellato a richieste che riteneva inaccettabili.
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00:15
Presto si capì che il ragazzo non poteva essere stato solo quella notte. Si pensò allora a una lezione che i magnaccia volevano dare al ricco scrittore omosessuale.
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00:25
Man mano che l'inchiesta proseguiva anche fuori dal processo, gli indizi portavano però sempre di più verso un'esecuzione programmata e complessa. L'ipotesi che ora appare più probabile, anche se la riapertura del processo è finita in un nulla di fatto, è che Pasolini sia stato ucciso in un agguato deciso per ragioni politiche e per paura di ciò che avrebbe potuto scrivere.
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00:48
Pasolini non è uno scrittore di cui non si possa fare a meno. Non è Dante, non è Cervantes, né Shakespeare, né Dostoyevsky. Leggendo quelli si capisce che cosa può fare la letteratura. Leggendo Pasolini si capisce che cosa si può avere dalla letteratura. Quelli ne mostrano la potenza, lui ne sente la miseria.
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01:08
Viaggiare verso Pasolini, a cento anni dalla sua nascita, vuol dire viaggiare verso il nostro bisogno, oppure no, di letteratura.
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01:16
Archivio Luce presenta: Perché Pasolini? Una serie di Walter Siti realizzata da Chora Media.
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Gianmarco Perale
01:32
Riconosci qualcosa?
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Walter Siti
01:33
Devo dire non ricordo niente. Mi ricordo la Chiesa che è proprio accanto e qui appunto c'era lo strapiombo con le borgate.
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Gianmarco Perale
01:43
Direi che è un bel paesaggio.
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Walter Siti
01:45
Stranamente me la ricordavo come una casa più alta. Probabilmente era tale l'aspettativa che avevo come l'impressione di essere salito per quattro o cinque piani. Invece no, sono soltanto due. Però sì, tutto è cominciato qui, però effettivamente.
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Gianmarco Perale
02:03
Allora siamo arrivati alla quinta puntata di questo podcast, ed è l'ultima. Di solito il primo a parlare sei sempre tu. Questa volta invece vorrei iniziare io.
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Walter Siti
02:13
Bene.
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Gianmarco Perale
02:13
Quando siamo arrivati in Via Eufrate, davanti alla casa in cui Pasolini ha vissuto nei suoi ultimi anni a
Roma
, la tua voce era un po' cambiata. Non so come spiegare, ma mi sembrava quasi rotta. Cosa rappresenta per te quella casa?
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Walter Siti
02:30
Non era tanto la casa, era il rimettermi in una situazione di presenza. In realtà, anche se avevo fatto la tesi su di lui, però, è andando in quella casa che la cosa ha cominciato a prendere corpo del mio rapporto con lui, che poi sarebbe durato così tanto.
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Gianmarco Perale
02:47
Ecco, allora raccontami la prima volta che ci sei stato.
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Walter Siti
02:51
Sì ci eravamo scambiati alcune lettere. Ero andato lì per correggere il capitolo della mia tesi. Mi ricordo che per casa c'era Ninetto che, boh, saltava, ballava un po' di qua e di là. E poi soprattutto c'era la madre, Susanna, e io ho dato il rapporto con la mia ero veramente colpito e anche un po' disorientato dal rapporto di estrema confidenza che c'era tra di loro.
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03:16
Cioè, la teneva sulle ginocchia, la chiamava con dei diminutivi, la chiamava Picinina, Grassona, Apitinicia, e quindi a me mi sembrava, boh, non lo so, qualche cosa di un pò innaturale.
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Gianmarco Perale
03:29
Ok, tu ogni volta dici Pasolini non è Dante, non è Cervantes, eccetera eccetera. L'hai detto tu. E quindi io, mi chiedo, perché allora hai fatto la tesi su di lui?
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Walter Siti
03:40
C'è qualche cosa che evidentemente mi lega a lui a un livello più profondo. In realtà non ho mai detto niente su Pasolini così senza schermi come sto facendo adesso, perché di solito ho lo scudo della competenza, cioè l'esperto di Pasolini. Adesso qui non sono esperto di niente, devo soltanto parlare del mio rapporto con lui.
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04:06
Questo gesto suo di invitarmi a casa, di prendere sul serio il mio lavoro, di trattarmi con amicizia. Quindi mi riaccompagnava lui alla stazione. Insomma, questa serie di cose mi hanno fatto pensare non è il solito scrittore su cui fai la tesi, capite? Poi finita lì. Perché?
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04:29
Perché c'era un po', non so come dire, una proprio, una sua forma di gentilezza, attenzione, di umanità. Poi questo riconoscersi immediatamente come appartenenti allo stesso circuito, diciamo, minoritario, evidentemente mi ha fatto scattare...
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Gianmarco Perale
04:47
Secondo te, lui cos'ha visto in te?
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Walter Siti
04:51
No, semplicemente credo, un ragazzo serio. che valeva la pena di aiutare.
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Gianmarco Perale
04:56
Lui non si è mai non ha mai visto in te, non so, qualcuno di talento che sarebbe mai potuto sfociare in...
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Walter Siti
05:04
No, io ero proprio un normalista classico che si è presentato a lui come studioso. Quindi lui chiaramente mi ha preso, anzi come un po', un secchione, probabilmente, bravo. Dopodiché la palla che invece io non ho raccolto è stata quella dell'omosessualità, nel senso che non me la sono sentita di affrontare con lui ulteriormente questo discorso.
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Gianmarco Perale
05:26
Hai rimpianti su questa cosa?
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Walter Siti
05:30
Forse.
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Gianmarco Perale
05:31
Cosa gli avresti chiesto?
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Walter Siti
05:32
Mi sarebbe piaciuto litigarci un po'. Cioè che lui mi spiegasse perché bisognava così vergognarsi di quella cosa. E come aveva fatto lui a venirne fuori.
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Gianmarco Perale
05:47
Io ti sento proprio impossibilitato a mettere il punto. Ora un po' di più, soprattutto andando nei luoghi.
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Walter Siti
05:54
Io ecco in realtà è come se te lo volessi consegnare, anche se poi non so cosa tu ne potresti fare.
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05:60
Però, è proprio non so, è come se avessi bisogno finalmente di liberarmi dalla sua ombra che poi in realtà l'avevo fatto questo taglio, diciamo, per questa cosa di dire adesso però basta no, è stato il mio amico Nando Taviani che siccome io, periodicamente, ogni cinque o sei o dieci anni dicevo adesso però basta Pasolini non lo studio più eccetera, eccetera mi ha detto: "Ma guarda che però noi abbiamo una responsabilità rispetto alle cose che sappiamo".
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Gianmarco Perale
06:32
È vero.
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Walter Siti
06:33
Perché non è un caso che sappiamo quelle e non ne sappiamo altre, e ho pensato che effettivamente era vero, e che quindi non era un caso che io mi fossi così intestardito a studiare lui.
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06:44
Poi ho cominciato a studiare davvero tutte le sue opere e lì sono stato poi invece preso da questa cosa che è quella poi per me decisiva, diciamo, che mi ha catturato, dalla sua profonda consapevolezza che amare la letteratura e basta è troppo poco.
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Gianmarco Perale
07:11
Non so se sei pronto a dirgli addio. Non so neanche se sia vero che vuoi farlo. E forse, non lo so, questo podcast più che per me non vorrei sia una trappola per te.
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Walter Siti
07:23
Guarda. No, credo di no. Io ho veramente bisogno di chiudere. È una cosa di legittima difesa. É come se, se non chiudessi questa porta, io non potessi vivere serenamente e scrivere serenamente le mie ultime cose.
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Gianmarco Perale
07:36
Ok. Comunque ora dobbiamo cominciare la puntata. Ancora un po' di biografia pasoliniana, diciamo.
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Walter Siti
07:42
Sì, papà.
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Gianmarco Perale
07:42
Lo avevamo lasciato a
Roma
, nel '68, preso da mille cose, il cinema, teatro, i movimenti studenteschi.
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Walter Siti
07:49
Quelli sono proprio anni di passaggio. Scrive articoli politici in quel momento, insomma, un momento in cui si espone molto politicamente, tra il '68'e il 69 attacca il presidente della
Repubblica,
attacca la
Chiesa,
comincia a pensare a un film su San Paolo.
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08:04
Insomma, è come se sentisse che anche la politica non lo soddisfa più. Non si riconosce più nell'ideologia che ha avuto fino a quel momento.
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Gianmarco Perale
08:12
Spiega meglio. Era impegnato socialmente o no?
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Walter Siti
08:16
No, era certamente uno scrittore impegnato, perché quello che succedeva intorno a lui aveva un riflesso preciso sulla sua vita, solo che aveva perso, credo, completamente la speranza, cioè aveva l'impressione che ormai la civiltà, diciamo, occidentale avesse preso una strada che per lui era sbagliata e che questa strada fosse irreversibile.
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08:35
Vede prima di altri intellettuali quello che sta accadendo nel cambiamento del corpo e della testa delle persone, soprattutto dei ragazzi che lui desiderava, perché se gli cambiano quelli è come se lui non avesse più niente da desiderare nella vita.
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Gianmarco Perale
08:51
Non ti ho mai chiesto una cosa: qual è la tua opera, e ci metto dentro tutto, preferita di Pasolini?
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Walter Siti
08:59
Ma, un'opera sola è difficile, perché in realtà io penso che l'opera migliore di Pasolini sia fare uno zapping tra le sue opere, come faccio io quando stai a vedere la televisione la sera, però, se proprio dovessi scegliere una sola, direi Una disperata vitalità, perché c'è dentro tutto c'è tutto, c'è il meglio e il peggio di lui, cioè la retorica e anche invece, come dire, la profondità. Quindi io sceglierei Una disperata vitalità.
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Gianmarco Perale
09:25
Hai mai calcolato quante ore hai passato a studiarlo?
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Walter Siti
09:29
Ma in realtà, guarda, meno di quelle che sembra, perché poi ho fatto moltissime altre cose, quindi quante ore non so, poi chi se ne frega, una le butta anche via le ore.
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09:40
Posso dirti quante pagine ho scritto, proprio perché adesso le sto raccogliendo tutte. Sono più di cinquecento, quindi proprio recentemente me le sono anche dovute rileggere tutte. È stato più faticoso rileggere le pagine che ho scritto su di lui che rileggermi delle cose di Pasolini che mi piacciono.
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09:57
Mi sono riletto l'unica lettera superstite del nostro carteggio, perché quelle di lui a me io le ho perse tutte, ne è rimasta una invece che credo abbiano ritrovato tra le sue carte, una specie di brutta copia, qualcosa del genere, beh, dice delle cose molto interessanti e a un certo punto dice "Come professore ti do trenta e lode, però invece come psicanalista sei un dilettante. In realtà ripeti in un modo strutturalista delle cose che mi sono state rimproverate per tutta la vita".
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10:29
E dice "In realtà inconsapevolmente sei crudele e penso che un giorno o l'altro di questa crudeltà si vergognerai". Che è vero, io poi l'ho riletto e mi sono vergognato.
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10:44
Sì, fortunatamente dopo sono migliorato un pochino. L'ultima cosa appunto l'ho scritta proprio un paio di mesi fa e mi sembra meglio di quello che scrivevo cinquant'anni fa ed è una postazione a Petrolio, una specie di mia edizione, diciamo, di Petrolio dopo quella del '92 di Roncaglia.
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Gianmarco Perale
11:01
A proposito, vale la pena leggere Petrolio?
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Walter Siti
11:04
Secondo me sì, anche se non credo che sia il capolavoro di Pasolini, come spesso dicono, perché purtroppo è in uno stato troppo di abbozzo.
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11:15
Dunque Petrolio è la storia di un protagonista che si chiama Carlo, come il padre di Pasolini, un protagonista che Pasolini definisce tiepido, cioè non dotato di forti passioni né verso il bene né verso il male. E quindi, dal punto di vista di Pasolini, ripugnante.
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11:34
non ha voglia di starci a lungo con questo protagonista. Peccato che questo protagonista gli somigli parecchio. Allora nel romanzo Carlo si divide in due, Carlo Primo e Carlo secondo. Carlo Primo è tutto preso
dall'Eni
e dalle questioni pubbliche e di potere. Carlo Secondo, è tutto preso dalla sua ossessione sessuale.
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11:56
Però io ho l'impressione che Pasolini abbia usato questo vecchio trucco, diciamo così, della scissione in due del personaggio per coprire qualcosa di più profondo e intimo dentro di lui, cioè una reale contraddizione che lo riguardava e un coesistere, senza possibilità di poterlo dividere, di ossessione sessuale e interesse pubblico, che negli ultimi anni era diventato fortemente nichilista, cioè crollo di ogni speranza, rivelazione come lui dice alla fine di Petrolio del nulla sociale, rispetto al quale non resta che ritirarsi in un eremo e guardare il mondo con un atteggiamento ironico, "Ho eretto questa statua per ridere" scrive alla fine.
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12:47
Quindi il fatto che questo protagonista, che dovrebbe essere la miccia, diciamo così, per rivelare tutto il marcio,
d'Italia,
le stragi eccetera, eccetera, finisce per essere un protagonista di cui non sappiamo quale sia il destino alla fine.
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13:04
In realtà il romanzo è così incompiuto che non ha un finale. Sappiamo soltanto che Carlo si castra e si ritira in una sua villa isolata in Piemonte. Ma non sappiamo se questo viaggio che fa nelle ultime pagine in Giappone sia un viaggio iniziatico.
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13:23
Quindi se il libro dovesse avere un esito, diciamo così, sapienziale o se invece un nastrino che un ricercatore in
Nepal
riesce a registrare dove un americano della
Cia
mescolato con la mafia rivelerebbe finalmente chi sono i mandanti delle stragi in
Italia
, fosse invece quello il vero finale?
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13:46
Non lo sappiamo, Pasolini non aveva nessuna prova sulle stragi in
Italia
, quindi non avrebbe potuto rivelare niente. E in ogni caso, diciamo, il fascino che il romanzo esercita ancora adesso è proprio in questo suo esito sospeso.
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Gianmarco Perale
14:02
In molti vedono in Petrolio la causa dell'assassinio.
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Walter Siti
14:06
Si, è una delle ipotesi che si sono fatte. Ho l'impressione, tra l'altro, che essendosi così concentrati su questa cosa, molti si siano scordati di leggerlo questo libro.
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Gianmarco Perale
14:17
Io, ad esempio, sapevo solo che Pasolini è stato ammazzato mentre era in compagnia di un ragazzo. Ma poi, durante il viaggio verso Ostia, mi hai spiegato che c'è molto di più.
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Walter Siti
14:28
E
Ostia
era il posto dove andavano non per dire stiamo tranquilli a fare sesso, anche perché è un po' scomodo arrivare, con tutti i posti che lui conosceva più vicini, eccetera.
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14:42
Poi, una volta arrivati lì, anche lì ormai le testimonianze sono parecchie, appena loro due si sono isolati, quello spiazzo si è riempito di gente, un agguato.
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14:56
Lui è arrivato con la sua macchina e con Pelosi in questo spiazzo che allora era desolato, naturalmente.
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15:03
E lì hanno cominciato ad arrivare delle macchine, troppe per essere semplicemente una cosa diciamo di due magnaccia della prostituzione maschile, perché è arrivata un'auto targata
Catania
e si sentiva parlare siciliano. Qualcuno ha detto'arrusu' che è un modo palermitano per dire, appunto, finocchio.
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15:24
Poi è arrivata una macchina molto simile a quella stessa di Pasolini, quasi uguale, macchina che poi il giorno dopo pare sia andata una carrozzeria perché aveva dei bozzi e sembra, addirittura, tracce di sangue. Poi è arrivata una motocicletta e quindi è cominciata questa colluttazione che hanno ascoltato questi che stavano nelle baracche lì vicino.
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15:48
Hanno sentito Pasolini che a un certo punto gridava "Mamma" e comunque molte voci insieme. Quindi io penso che effettivamente quello sia stato un agguato preparato da persone, diciamo così, del mestiere.
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Gianmarco Perale
16:03
Ok, ma tutto questo come si lega a Petrolio?
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Walter Siti
16:06
Una delle ipotesi, che sembra la più probabile, è che si fosse diffusa l'idea che Pasolini stava scrivendo un romanzo su Cefis, su
Eugenio Cefis
, quello che era stato presidente
dell'Eni
e poi è diventato presidente della Montedison, quindi uno degli uomini più potenti
d'Italia
in quel momento. E che nel romanzo ci fosse scritto che Cefis era stato il mandante dell'omicidio Mattei.
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16:33
Per questa stessa ragione, cioè per il fatto di avere detto o comunque prefigurato in una sceneggiatura che stava preparando per il caso Mattei di Francesco Rosi, il fratello di Tullio De Mauro che si chiamava
Mauro De Mauro
, che era il giornalista dell'Ora di Palermo per avere prospettato probabilmente questa connessione, cioè tra Cefis e l'omicidio Mattei, De Mauro nel 1970 fu rapito e poi di lui non si è saputo più niente.
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17:04
E quindi, come dire, effettivamente si è pensato che se Pasolini cinque anni dopo, avesse scritto la stessa cosa, con la notorietà che aveva Pasolini, che naturalmente era maggiore di quella di
Mauro De Mauro
, sarebbe stato ancora più dannoso per le persone che già avevano fatto tacere
De Mauro
.
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Gianmarco Perale
17:24
Ma quindi è vero che Cefis centra con l'omicidio Mattei?
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Walter Siti
17:28
Ma, per esempio, un libro che è uscito da poco proprio su Cefis sostiene che non ci sono le prove su questo. D'altra parte, a noi in fondo, diciamo, non interessa se sia vero o no, l'importante è che Pasolini lo credesse e fosse disposto a scriverlo, appunto, in questo libro.
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17:46
Ed è per questo che sono andato a parlare con un procuratore che è quello, appunto, che ha pochi anni fa riaperto la faccenda dell'omicidio Mattei, il procuratore Vincenzo Calia.
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Vincenzo Calia
17:59
Sì, ovviamente non lo so, non so se Cefis abbia preso parte in qualche modo, direttamente o indirettamente all'omicidio di
Enrico Mattei
, io posso solo riferire quello che ho trovato.
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18:13
Una prima cosa che posso dirle è che tra i vari documenti acquisiti presso questure, servizi e così via, nel fascicolo dell'Ucigos ho trovato un appunto riservato, questo appunto del 9 dicembre 1970, in questo appunto si fa riferimento alla vicenda di Enrico Mattei e ai sospetti che aleggiavano anche all'interno dell'Eni su una non estraneità di Eugenio Cefis alla sua morte.
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18:41
Le posso leggere l'appunto è brevissimo, son poche righe: "Le recenti polemiche sulla morte di Enrico Mattei avrebbero indebolito la posizione di Eugenio Cefis per i sospetti ingenerati sulla sua condotta passata. Sembra che anche all'interno della stessa Eni non manchi chi crede veramente che la morte di Mattei sia stata tutt'altro che fortuita e che la responsabilità del Cefis sia molto più diretta di quanto emerso sino a questo momento".
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19:19
Forse posso anche dirle una curiosità, si tratta di un libro francese pubblicato nel 1968. Il libro si chiama Le Monde Parallèle, scritto da tre persone, un tale Yves Ciampi, Pierre Acos e Jean Devever.
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19:37
In questo libro c'è una voce narrante che è quella di un militare francese del servizio segreto, lo Dgse.
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19:47
Nel capitolo dieci si parla dell'omicidio di un certo Alberto Fernetti, magnate svizzero del petrolio. Omicidio da parte dello Dgse, dei servizi francesi. In questo racconto, in riferimento all'omicidio di
Enrico Mattei
, sono palesi. Alberto Fernetti, alla stessa età di Mattei, vive in un appartamento privato in un albergo come Mattei, all'Hotel Eden.
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Walter Siti
20:13
In questo libro, in questo Le Monde Parallèle, c'è anche un personaggio che sembra alludere a Cefis?
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Speaker 4
20:19
Certo, si chiama Eric Garnet. Il signor Fernetti, quindi, che sarebbe Mattei, dice all'agente dello Dgse che l'aveva contattato "Questo è il mio braccio destro". E aggiunge, ancora, questo lo aggiunge l'agente dello Dgse "Ha accettato di giocare" les jeu che viene proposto.
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Walter Siti
20:41
Quindi nel libro francese questo avatar, diciamo così, di Gefis accetterebbe di giocare la partita dello Dgse per l'eliminazione
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Vincenzo Calia
20:51
Per l'eliminazione di Fernetti-Mattei. E spiega anche all'agente perché, dice: "Un'ambizione smisurata e il desiderio di ereditare una buona parte dell'impero son patron".
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Walter Siti
21:03
Quindi esistevano questi sospetti di cui Pasolini può essere in qualche modo venuto a sapere.
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Vincenzo Calia
21:10
Magari qualcuno, da qualche amico francese, gliel'ha detto o gli ha dato questo libro Le Monde Parallèle, non so.
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Walter Siti
21:18
Insomma, effettivamente è tutto ancora abbastanza confuso. Adesso, per esempio, in questa edizione pubblico una pagina che era stata esclusa dal '92 perché c'era scritto "appunto da distruggere" e hanno pensato che effettivamente bisognasse eliminarlo.
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Gianmarco Perale
21:34
Pasolini ha scritto "appunto da distruggere"?
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Walter Siti
21:37
Pasolini ha scritto questo appunto, dove ci sono delle cose piuttosto interessanti, tra cui la cosa specifica che il protagonista aiuta Cefis ad ammazzare Mattei. Poi, però, c'è una successiva frase dove il protagonista, durante i funerali di Fanfani, aiuterebbe qualcuno a uccidere Cefis. Quindi è come se volesse buttare tutto un po' sul distopico.
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Gianmarco Perale
22:00
Che storia. Si potrebbe fare una serie Netflix su questa cosa?
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Walter Siti
22:04
Sì, hanno fatto anche un film infatti, già.
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Gianmarco Perale
22:06
Mi interessava capire una cosa. Fino a che punto era arrivato nella scrittura di Petrolio?
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Walter Siti
22:10
Beh, era molto iniziale. Lui a un certo punto parlò addirittura di un romanzo che avrebbe avuto duemila pagine, quelle che noi abbiamo sono poco meno di seicento, diciamo. Però erano anche gli ultimi due anni, due anni in cui lui aveva una quantità enorme di progetti, quasi come se sentisse di non poterli finire tutti, diciamo. Anche perché si metteva un po' volutamente in situazioni sempre più pericolose, anche con i ragazzi.
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22:38
Questa cosa del sadomasochismo lo aveva portato spesso a situazioni difficili. Il che non vuol dire, come diceva Giuseppe Zigaina, il suo amico pittore friulano, che lui avesse programmato la sua morte. Questo non credo. Però è vero che era diventato come una vita in accelerazione continua. Nessuno è mai stato così vivo nel momento di morire.
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23:03
Lui si era comprato questa specie di castello a Chia, dove a un certo punto dice avrebbe voluto ritirarsi a comporre musica, cosa che tra l'altro non sapeva fare. E finisce, mi sembra, una lettera dicendo: "ci sono dei vecchietti allegri, io sarò uno di quelli". E quindi è come se lui sognasse davvero una vecchiaia pacificata, solo che non ci è arrivato.
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Gianmarco Perale
23:26
E a te invece la letteratura ha aiutato a invecchiare?
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Walter Siti
23:30
Ma non lo so, nel senso che io poi sai, sono uno scrittore tardivo, il mio primo romanzo è uscito che io avevo l'età quasi simile a quella che aveva lui quando è morto. Quindi figurati, io sono molto più facile alla rassegnazione. Io non ho neanche un centesimo del coraggio che aveva lui e forse nemmeno del talento.
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23:51
in realtà, poi, facendo questo podcast che stiamo quasi finendo, mi sono reso conto che mi sto un po' sbagliando quando dico che il mio addio a lui è una forma di liberazione. Può darsi che sia anche una forma di liberazione, però è anche secondo me un atto di vigliaccheria. In realtà voglio tagliare i ponti con qualcuno che continua a rimproverarmi del fatto che non ho coraggio.
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Gianmarco Perale
24:18
Ecco, appunto. Alla fine prova a risponderti, perché Pasolini?
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Walter Siti
24:27
Perché é uno scrittore non risolto e quindi così, come io me lo sono tirato dietro per tanti anni, mi sembra adatto anche a un giovane scrittore che si sta ancora cercando. Per te, che vuoi fare lo scrittore nella vita, vorrei insomma che restasse l'esempio di qualcuno per cui la letteratura non era la soluzione, era solo un elemento della soluzione, era qualcosa da conquistare volta per volta.
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24:55
Io spero insomma che conoscere Pasolini perché i ragazzi della tua età o anche più giovani di te perché, insomma, tu non è che sia proprio giovanissimo, spero che voglia dire farsi carico di questa distanza tra desiderio e realtà, se la cosa è ancora un senso, ma credo che ce l'abbia perché ho l'impressione, le volte che parlo con i giovani, che intanto la realtà sia diventata una cosa contemporaneamente contro cui non si può combattere e un po' evanescente, e dall'altra fanno molta fatica a capire che cos'è un desiderio.
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25:32
Però io sono venuto qui adesso per fare una cosa specifica e che credo di dover fare assolutamente per andare avanti.
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Gianmarco Perale
25:44
Che cosa?
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Walter Siti
25:45
Dire addio a questo signore che mi ha accompagnato per tanto tempo.
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Gianmarco Perale
25:55
Fra cento metri è dove è morto Pasolini?
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Walter Siti
25:57
Beh, penso così ci dice il navigatore.
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Gianmarco Perale
26:01
Sento il tuo respiro un po' più...
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Walter Siti
26:03
E non volevo esserci, facevo finta di niente, volevo parlare d'altro però mi sta prendendo un po' d'ansia.
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Gianmarco Perale
26:14
Fai un respiro profondo.
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Walter Siti
26:15
Ma abbiamo diritto di andarci?
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Gianmarco Perale
26:20
Lo scopriremo.
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Walter Siti
26:26
Beh, ormai siamo qui.
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Gianmarco Perale
26:28
Ormai non torniamo indietro.
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Walter Siti
26:29
No, non torniamo indietro.
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Gianmarco Perale
26:30
È qua? Mi sta venendo l'ansia anche a me...
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26:42
Grazie.
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Walter Siti
26:48
E qui c'è il monumento. È diventato un parco. Un parco a tema. Ma secondo te chi ci viene qua? Nessuno?
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Speaker 5
27:02
Ma, un misto fra un deserto e l'Eden, un po'. Con queste colline, con questi...
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Walter Siti
27:10
Il posto adesso è quasi bello. Se devo dire, l'unica cosa un po' stonata sono le panchine.
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27:17
La gente potrà stare in piedi, Dio santo.
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Gianmarco Perale
27:21
Ci siamo.
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Walter Siti
27:24
Eh, ma non ho voglia.
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27:28
Questo era lo spiazzo. Quindi forse non c'erano neanche tutti questi alberi, queste cose, non c'era nulla. Era un terreno vago, come si dice. Quindi? Tutto il carosello di macchine, eccetera, è qui che è avvenuto.
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Gianmarco Perale
27:42
Non ti sei avvicinato tanto?
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Walter Siti
27:45
No, ma no, perché è tutto, è tutta una cosa che non ha senso.
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27:54
Non ha senso che sia morto a cinquantatré anni. Non ha senso che sia morto così. Non ha senso...
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28:03
È andato, andato fino in fondo. Nel senso che voleva sapere delle cose. Ha cercato in tutti i modi, in tutti i modi di saperle.
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28:11
E a un certo punto l'hanno incastrato.
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Gianmarco Perale
28:17
Prima, venendo qua, mi è venuta in mente una cosa. Ma se quella sera fosse sopravvissuto, avrebbe continuato poi con le ricerche, secondo te?
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Walter Siti
28:27
Quello sicuro, quello sicuro. Perché ci teneva, ci teneva troppo.
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28:34
Stava chiedendo a tutti. Forse avrebbe incontrato qualche politico. Sicuramente avrebbe continuato con le ricerche.
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28:42
Io la cosa di cui non sono proprio sicuro è che avrebbe finito Petrolio. Petrolio era un'impresa veramente quasi impossibile per lui. Per tutta la vita ha fatto dei progetti talmente giganteschi che non poteva finire.
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28:59
Adesso ho fatto un po', il mio mestiere, quindi mi sono un po' tranquillizzato.
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29:08
Io però, questa cosa che ero venuto a fare la voglio fare. Nel senso che ero venuto qui con una letterina per salutarlo definitivamente, dopo cinquant'anni. E quindi vorrei provare a leggere questa letterina.
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29:31
E non mi siedo sulla panchina. La leggo in piedi.
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29:37
Caro Pasolini, la chiamo caro, anche se lei certo non può ricordarsi di me. Io invece la sua opera me la sono portata addosso fin qua, per cinquant'anni. Le parlo dallo spiazzo di
Ostia
dove lei è stato ammazzato.
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29:55
Immagino l'attimo dell'agguato, quando sono arrivate le altre macchine la moto e lei ha capito che non ne sarebbe uscito vivo, e ha gridato "Mamma". Ammiro in lei il coraggio di aver seguito la sua ossessione fino in fondo, fino a quando è diventata perversione inarrestabile, mentre io come un vigliacco sono ancora qui.
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30:18
Avere meno talento è una condanna che aiuta a vivere più a lungo.
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30:24
E doppiamente le invidio il coraggio con cui ha saputo utilizzare le sue ossessioni sessuali come arma di lotta, mentre io sto rimpiattato a mugugnare da una sponda sicura. Nel frattempo, ho fatto quello che a lei non è stato consentito di fare. Sono invecchiato.
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30:43
Lei temeva che il desiderio di benessere avrebbe alienato gli umani e abolito le classi. Io temo che la tecnologia li abbia già disumanizzato e si stia creando un abisso tra i pochi che vincono e i moltissimi che perdono. Il momento in cui la ragione non ha altra voglia che suicidarsi, di cui lei parlava, è forse arrivato, e la rivoluzione non è più nemmeno un sentimento.
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31:10
La vecchiaia è un paese di mostri anemici, dove l'ossessione può diventare una quieta abitudine. Lei non può dirmi più niente, e a niente io posso più servirle.
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31:21
La lascio alle sue furenti disperazioni, alla sua ricerca infinita. Da questo spiazzo del malaugurio le dico definitivamente addio.
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31:43
Io non posso dire più niente a questo punto.
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32:01
Archivio Luce presenta Perché Pasolini, un podcast di Walter Siti con Gianmarco Perale realizzato da Chora Media con la collaborazione di Alessia Rafanelli.
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32:13
La cura editoriale è di Michele Rossi e Sabrina Tinelli. La post-produzione è di Michele Boreggi. La produzione esecutiva è di Valentina Meli. I fonici di presa diretta sono Daniele Cutrufo, Enrico Piva, Roberto Colella, Matteo Bennici. Il fonico di studio è Federico Slaviero per PM nove. In questa puntata ha partecipato Vincenzo Calia.
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Walter Siti
Gianmarco Perale
Vincenzo Calia
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