Saturday, Mar 5, 2022 • 31min

Ep.4: Roma. Cinema e teatro

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Durante un ritorno dall'aeroporto di Fiumicino, Pasolini, che ormai è uno scrittore di successo, cerca di descrivere il sole in versi. Non trova le parole, non riesce più a comporre le sue famose terzine. È la fine della sua vita di poeta? No. Inizia a scrivere con un nuovo mezzo, la “macchina da presa”. Poi si butta sul teatro. È il momento della sua “disperata vitalità”.
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Talking about
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Speakers
(6)
Walter Siti
Gianmarco Perale
Claudio Di Consoli
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Transcript
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Walter Siti
00:00
Il successo, diceva Pasolini, è causa di grande infelicità. A Pasolini il successo è arrivato soprattutto col cinema. È riuscito a essere trasgressivo e scandaloso, usando argomenti mainstream come la religione cristiana o la crisi del marxismo.
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00:14
Ma il successo si è sempre ribellato con una serie di abiure. Il suo è lo strano caso di qualcuno che riesce a essere insieme inattuale, ma sempre sul pezzo. Controcorrente, ma nello stesso tempo aggiornatissimo sulla cronaca e in sintonia con lo spirito dei tempi.
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00:32
Pasolini non è uno scrittore di cui non si possa fare a meno. Non è Dante, non è Cervantes, né Shakespeare, né Dostoyevsky. Leggendo quelli si capisce che cosa può fare la letteratura. Leggendo Pasolini si capisce che cosa si può avere dalla letteratura. Quelli ne mostrano la potenza, lui ne sente la miseria.
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00:52
Viaggiare verso Pasolini, a cento anni dalla sua nascita, vuol dire viaggiare verso il nostro bisogno, oppure no, di letteratura.
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00:60
Archivio Luce presenta: Perché Pasolini? Una serie di Walter Siti realizzata da Chora Media.
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01:15
No, la strada per Fiumicino effettivamente credo che fosse per lui veramente il raccordo col mondo, perché questa era la strada da cui si arrivava all'aeroporto e poi da lì si poteva partire per
l'Africa
, per l'India. Io penso che il cinema suo gli sia servito anche per questo, per essere sempre sul procinto di partire.
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01:37
Si', io credo che alcuni dei momenti più felici della sua vita lui li abbia passati quando faceva i sopralluoghi per il cinema. Anzi, a dir la verità uno dei film che a me piacciono di più è un film fatto solo di sopralluoghi, come se fosse un film a proposito di un film che doveva fare.
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Gianmarco Perale
01:52
E come si chiama?
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Walter Siti
01:54
Si chiama Appunti per un'Orestiade africana. Era appunto una specie di tentativo di girare l'Orestea di Eschilo in
Africa
, cioè la voce di Pasolini che legge i versi di Eschilo.
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Gianmarco Perale
02:05
Ricordati che in questa puntata dobbiamo parlare anche del teatro, eh?
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Walter Siti
02:09
E io posso morire adesso con questo, non ce la faccio a tenere dietro a tutto. Mi dici per favore dove eravamo arrivati, allora, nella cosa di Pasolini?
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Gianmarco Perale
02:20
Eravamo arrivati al 1960 e alla sua crisi.
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Walter Siti
02:25
Si, è una crisi di poetica e anche politica. La crisi politica è che lui, semplicemente, non crede più che il marxismo serva per spiegare la storia. In realtà, questa crisi come succede poi sempre in lui, questa crisi di comprensione delle cose coincide con una crisi stilistica.
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02:46
In realtà questa strada che va a
Fiumicino
ce ne parla una volta mentre va a
Fiumicino
, e c'è il tramonto, invece, quindi lui ha il sole negli occhi, il sole sta tramontando negli occhi.
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Gianmarco Perale
02:57
Era in macchina, sta guidando.
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Walter Siti
02:59
In macchina, sta guidando, ed è quella volta di cui ti parlavo, che non riesce poi a descrivere il sole in versi, e quindi si fa tutta la metrica, le cose. Ma qui, è proprio qui.
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03:14
Lui in macchina sta andando verso il tramonto e prova a scrivere una poesia sul sole, cioè una poesia che descriva il sole.
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03:22
Soltanto che appunto non riesce a finirla, perché gli sembra che il sole è talmente grande che non può essere contenuto nelle parole e, tra l'altro credo, che questo sia per lui un aggancio per il cinema, perché la pellicola - come lui dice più a volte - si scrive con il sole.
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03:40
Io ho l'impressione che per lui la via d'uscita dalla crisi letteraria sia proprio buttarsi a fare cinema e che, diciamo, in qualche modo consideri il cinema una specie di poesia fatta con mezzi più potenti.
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03:55
Uno che ama la vita violenta invece
è Pier Paolo Pasolini
ppp
Fiumicino
con il suo ultimo discepolo, tale Ninetto Davoli di Trastevere.
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Speaker 4
04:03
Ninetto è il protagonista dell'ultimo film di Pierpaolo che si chiamerà Uccellacci e uccellini. Pasolini vuol mantenere il più completo mistero sul suo film, così nessuno è riuscito a scoprire se Ninetto sia uccellaccio o l'uccellino, è un segreto che il regista vuole tenere tutto per sé.
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Gianmarco Perale
04:17
Ma non ho capito, lui la sapeva usare o no la macchina da presa?
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Walter Siti
04:20
No, all'inizio no, è questa la cosa divertente, che lui si buttava in qualunque impresa, nel senso che era proprio come se imparasse a farlo man mano che lo faceva.
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Gianmarco Perale
04:30
Ma le sceneggiature invece le scriveva tutte lui?
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Walter Siti
04:32
Non solo le scriveva lui, ma a un certo punto ha pensato che la sceneggiatura, proprio in quanto tale, potesse diventare un genere letterario. E quindi, di nuovo, è come se il cinema fosse stato un po' una specie di appiglio che gli è servito per inventarsi uno stile nuovo.
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Gianmarco Perale
04:49
Ah sì, ricordo, del cinema ne abbiamo parlato con Roberto Chiesi.
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Roberto Chiesi
04:55
Lui aveva, si era avvicinato al cinema come spettatore, ma in realtà non particolarmente assiduo. Non è mai stato un cinefilo nel senso.
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Walter Siti
05:04
E poi come sceneggiatore.
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Roberto Chiesi
05:05
Ma come sceneggiatore, sì, come lui ha collaborato a tantissimi film tra la metà dei Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta, ma in realtà non si sa nemmeno bene esattamente tutti i contributi che veramente Pasolini ha dato al cinema.
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Walter Siti
05:17
Ha scritto delle scene per La dolce vita.
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Roberto Chiesi
05:20
Ecco, sì.
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Walter Siti
05:20
C'è un aneddoto che riguarda appunto proprio Fellini, che aveva fondato questa piccola casa di produzione che si chiama Federiz, dove Pasolini ha cercato di fargli vedere le prime scene che aveva girato di Accattone per farsi produrre, per farsi produrre da Fellini stesso.
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05:34
E pare che Fellini abbia visto queste scene che erano molto sgrammaticate secondo lui, c'erano dei controluce per cui le cose si vedevano male, si vedevano appunto tutte nere, e che alla fine Fellini abbia detto: "Sì, però questo non è cinema".
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Roberto Chiesi
05:49
No, lui scrive di essere caduto in una disperazione nera dopo questo rifiuto della Federiz. Poi se la prende molto con Fellini, lo definisce il vescovone
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05:58
Perché lo ha rifiutato.
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06:01
Cioè non se la prende con se stesso.
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Walter Siti
06:03
Lui ha fatto una bella recensione a La dolce vità
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Roberto Chiesi
06:05
Sì sì, sì ma lui in realtà ammirava molto il cinema di Fellini, aveva delle magari delle riserve su alcune cose, però in generale è uno dei pochi registi che lui ama, perché non erano molti.
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Walter Siti
06:20
In effetti il suo cinema è quasi l'opposto di quello di Fellini.
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06:25
Fellini tra L'altro è un visionario, mentre lui aveva assolutamente bisogno di teorizzare.
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Gianmarco Perale
06:31
Ok, ma se dovessi dirmi tre film di Pasolini che devo assolutamente vedere?
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Walter Siti
06:37
Ma guarda, direi Accattone. Il primo, certamente, perché è la sua scoperta di cosa significa appunto fare il cinema. La trama non è un granché, la storia di questo pappone che a un certo punto non se la sente più di sfruttare la ragazza di cui invece si è innamorato, prova a lavorare, però gli sembra una cosa talmente atroce che non ce la fa.
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06:59
A un certo punto dice: "Ma che è, Buchenwald?". E quindi prova a rubare, però lo beccano subito e muore in un incidente.
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07:08
Visto che in Italia i registi fanno gli attori e gli attori fanno i registi,
Pier Paolo Pasolini
, scrittore, si è messo a fare l'Accattone. Quella che sembra una buona notizia, è invece un gioco di parole. L'Accattone è il titolo del film che Pasolini gira come regista. È tanto per cambiare una storia di ragazzi di vità.
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Speaker 6
07:21
Che vita, ragazzi, per quel film dove gli accattoni diventano stelle, le stelle accattoni e Pasolini fa il regista. Non sarebbe meglio che lo scrittore scrivesse il film, lo realizzasse il regista e gli attori, invece di fare tanta confusione?
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Walter Siti
07:35
Il secondo, ti direi La ricotta. Nel film c'è un regista esteta, appunto, che usa i quadri esattamente come avevano accusato lui di aver usato Masaccio, per esempio, in Accattone, e vuole ricostruire la crocifissione di Cristo con dei quadri famosi. Il Pontormo, la Deposizione di Rosso Fiorentino, eccetera, eccetera.
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07:57
E c'è un poveraccio che deve fare la parte del ladrone buono che si chiama Stracci, che non mangia quasi mai, che invece adesso lì prima approfitta di tutti i cestini, poi, vedendo la sua voracità, a un certo punto gli organizza una specie di banchetto.
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08:11
Si ingozza anche di ricotta, al punto che gli viene una specie di indigestione, quando per la terza volta il regista lo fa inchiodare sulla croce, lui muore davvero di indigestione sulla croce stessa.
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08:23
Il terzo film, io ti direi un altro corto, che è Che cosa sono le nuvole, che invece si svolge in un teatro di burattini dove si recita l'Otello. E c'è Totò, tutto dipinto di verde perché l'invidia è verde, che fa Iago. E invece Ninetto dipinto di nero fa Otello.
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08:43
Finché a un certo punto il pubblico, che è un pubblico molto ingenuo, di borgata appunto, è talmente sdegnato contro Iago che assalta il teatrino e lo devasta, per cui questi burattini si trovano all'aperto, mezzi rovinati, e vengono portati al monnezzaro, appunto.
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09:01
E quello che guida il camion della mondezza è
Domenico Modugno
, che canta una canzone composta da Pasolini stesso con dei versi dell'Otello di Shakespeare.
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09:10
E finalmente quando poi arrivano alla discarica e lui butta giù i burattini, i burattini per la prima volta vedono il cielo.
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09:19
Però, in realtà, a me mi vien voglia di dirtene quattro di film, se ne sopporti uno in più, che è Teorema, anche perché per me è abbastanza interessante come legame con Pasolini, perché è stato proprio vedendo Teorema, io avevo ventun anni all'epoca, nel '68, che ho deciso che avrei fatto la tesi su Pasolini.
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Gianmarco Perale
09:39
Come mai?
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Walter Siti
09:40
Beh, perché in teoria, ma c'è una scena che fu abbastanza famosa all'epoca, perché dicevano che era il primo nudo frontale nel cinema italiano, in cui questo ospite è la storia di un ospite divino, una specie di Dioniso, che va a visitare una famiglia e pian piano fa l'amore con tutti i membri della famiglia, col figlio, con la figlia, con la mamma, con il papà e anche con la serva.
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10:03
Per cui c'è la scena in cui, appunto, questo bellissimo ragazzo, che poi
Terence Stamp,
si spoglia tranquillamente nudo per andare a letto.
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10:12
E io, vedendo appunto il corpo di
Terence Stamp,
ho detto questo scrittore di cui so abbastanza poco, so che lui deve avere intorno ai 45, 46 anni, io ne ho 20, però vediamo il corpo maschile nello stesso modo. E quindi il giorno dopo sono andato al mio professore gli ho chiesto una tesi su Pasolini.
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Gianmarco Perale
10:32
Ma il pubblico, invece, come ha accolto i film di Pasolini?
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Walter Siti
10:35
Mah, erano film indubbiamente piuttosto difficili, quasi non c'è film suo che non sia stato denunciato o per oscenità o per oltraggio alla religione di stato o cose di questo genere.
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Gianmarco Perale
10:46
Insomma, sempre dentro e fuori dai tribunali. Ma come faceva a trovare il tempo per lavorare?
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Walter Siti
10:52
Come al solito, come abbiamo detto, cioè avendo nove vite come i gatti, e quindi pensa che addirittura a un certo punto ha avuto un attacco d'ulcera pesante, duro, per cui è stato ricoverato in ospedale nel '66 e tra l'ospedale e la convalescenza, che in tutto sarà durato un mese, ha buttato giù qualcosa come sei drammi teatrali.
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11:15
Come ci ha detto
Stefano Casi
, quando siamo stati a sentirlo al Teatro di vita.
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Stefano Casi
11:22
Nel 1965 c'è un dibattito a livello nazionale molto intenso, molto ricco sulla crisi del teatro e sulle soluzioni. E il punto di crisi e di soluzione viene trovato nel drammaturgo.
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11:43
Cioè la questione è: sono gli scrittori che devono tornare a scrivere per il teatro, perché il problema è che non ci sono testi italiani nuovi, allora.
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Walter Siti
11:53
Mancano gli autori.
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Stefano Casi
11:54
Mancano gli autori. Pasolini stesso viene trascinato in questo dibattito, e tutta la platea di addetti ai lavori gridano a Pasolini: "Tu devi scrivere per il teatro, devi scrivere per il teatro".
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Walter Siti
12:08
E infatti ne scrive sei l'anno dopo.
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Stefano Casi
12:10
Ne scrive sei. In realtà lui non voleva impegnarsi ancora troppo con il teatro, perché si è reso conto che il teatro porta via tantissimo tempo rispetto per esempio al cinema.
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Walter Siti
12:20
Infatti per difendersi dice: "Quello, il teatro, è una cosa che o lo fai per tutta la vita o non lo fai".
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Stefano Casi
12:25
Esatto.
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Walter Siti
12:25
Però ho l'impressione che lui col teatro sia andato a ravanare nel suo inconscio molto di più che con gli altri generi letterari.
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Stefano Casi
12:33
E ne sono convintissimo, anche perché il teatro era concettualmente per lui la possibilità di mettere in scena, di rendere corpo tutto questo, la sua omosessualità e le sue cose, l'incesto, il desiderio e di farlo davanti a un pubblico, cioè davanti a dei testimoni.
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Gianmarco Perale
12:55
Non riusciva a sganciarsi dall'autobiografia neanche a teatro.
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Walter Siti
12:58
Si, solo che lì c'era una complicazione in più.
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13:01
Per questo, secondo me il teatro, contrariamente al cinema, gli faceva proprio paura, mentre il cinema lo affascinava molto, lo attirava. Sulla scena, invece aveva dei corpi in carne e ossa, di attori che dovevano rappresentare i fantasmi del suo inconscio. E quello, secondo me, a un certo punto era un modo di mettersi a nudo che lui non riusciva a sopportare. Gli faceva proprio paura.
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Gianmarco Perale
13:26
Dimmi tre opere teatrali, di Pasolini, di cui non si può fare a meno.
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Walter Siti
13:31
Ma in realtà, come dire le cose teatrali non sono la cosa più grande di Pasolini.
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13:36
Però se vogliamo parlare in questo momento del teatro e dovessi sceglierne tre, forse la prima, direi proprio Orgia, che è quella che tra l'altro lui ha tentato di mettere in scena come regista con due attori bravissimi, cioè
Laura Betti
che faceva la donna e
Luigi Mezzanotte
, un attore di
Carmelo Bene
che faceva l'uomo, che è una storia sadomasochista di quest'uomo che tortura psicologicamente la donna per tutto il tempo, diciamo della tragedia e poi finisce invece per impiccarsi lui e prima di impiccarsi si veste da donna.
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14:08
Insomma, tanto per dire, il groviglio psicologico che c'è dentro.
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14:12
E poi il secondo direi sicuramente Affabulazione, che è una specie di Edipo rovesciato. In realtà c'è un padre che si innamora del figlio e vuole essere ucciso da lui.
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14:25
E il terzo direi Porcile.
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14:26
È la storia di un ragazzo che vive, appunto, in una famiglia borghese di quelle tedesche, tremende, questi che hanno proprio la faccia da maiale. Solo che lui, il ragazzo, prendendo tutto alla lettera, ama fisicamente i maiali e a un certo punto viene sbranato dai maiali proprio dentro un porcile.
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Gianmarco Perale
14:45
Ma secondo te lui cosa voleva in realtà? Voleva essere un poeta, un regista, un teatrante?
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Walter Siti
14:53
Ma lui voleva essere Dio, all'inizio, naturalmente. Quindi, come dire, la scrittura gli sembrava sempre troppo e troppo poco.
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15:07
Pasolini, fin dall'inizio, e uno che scrive per essere chiamato scrittore. E Pasolini era affamato della necessità di dover affermare che lui, escluso dal mondo, riesce a riappropriarsi del mondo per via di scrittura. Quindi, c'è una specie di rabbia, di rancore di "Ah, sì? Voi mi avete tagliato fuori, io sono un gatto che non crepa", no?
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15:28
Lui è uno che vorrebbe essere contemporaneamente Rimabaud e Zola. Le due cose insieme non si tengono tanto, così come gli piacerebbe avere successo, restando però sempre trasgressivo. E da un lato scrive cose provocatorie e scandalose, come se volesse respingere il lettore, dall'altra però, se tu leggi le sue lettere, intanto è molto ansioso di riconoscimenti, quindi vuole vincere tutti i premi letterari, scrive alle persone perché lo votino, tiene, diciamo i rapporti giusti, eccetera.
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16:05
E poi anche un'altra cosa, più profonda, c'è in lui che lui, quasi inconsapevolmente, con le sue opere è come se fosse sempre al posto giusto nel momento giusto.
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Gianmarco Perale
16:19
Ma in che senso, al posto giusto nel momento giusto? Era un paraculo?
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Walter Siti
16:25
In realtà ho l'impressione che lui ogni volta si credesse sincero. Però non c'è dubbio che le sue opere erano sempre tinte di qualche cosa che in quel momento era particolarmente in discussione.
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Gianmarco Perale
16:37
Ma hai detto che voleva vincere tutti i premi. Ma quanti ne ha vinti, davvero?
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Walter Siti
16:42
Voleva vincere tutti i premi e soprattutto, devo dire, all'inizio, poi gli passa questa cosa. Però appunto, con i premi letterari non ha mai avuto particolare fortuna. Per esempio il Premio Strega, che è il più importante premio letterario italiano, lui non l'ha mai vinto, pur avendolo tentato tre volte.
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Gianmarco Perale
16:57
Mi ricordo, ce ne ha parlato Stefano Petrocchi, il direttore della
Fondazione Bellonci
.
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Walter Siti
17:01
Quella del Premio Strega, certo.
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Stefano Petrocchi
17:05
Pasolini è sempre stato fra i finalisti del premio, tutte e tre le volte è arrivato in cinquina. Quando concorse con Ragazzi di vita perse da Comisso. Un gatto attraversa la strada, un libro di racconti.
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Gianmarco Perale
17:19
E come la prendeva lui la sconfitta?
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Walter Siti
17:21
Beh, ovviamente si incazzava parecchio. La cosa principale è che effettivamente aveva proprio bisogno di essere riconosciuto come scrittore.
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17:31
Poi i rapporti col salotto Bellonci si sono definitivamente rotti nel '68 con il, diciamo, il putiferio che è successo al premio Strega di quell'anno, quando Pasolini si presentava con Teorema.
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Stefano Petrocchi
17:44
Intanto, vabbè, l'anno è particolare. La prima votazione del premio si svolge qui, presidiata dalle forze dell'ordine, perché si teme un ingresso violento di alcuni gruppi studenteschi, che poi non ci sarà.
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17:57
Comunque sarà una serata ricca di sorprese, la maggiore delle quali è che tutti quanti nell'ambiente pensano che Pasolini sia destinato a vincere quel premio con Teorema, mentre invece l'esito della prima votazione dà primo in classifica, e con un certo distacco,
Alberto Bevilacqua
che concorre con L'occhio del gatto.
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18:18
Il primo a sorprendersene e' probabilmente proprio Pasolini, che il giorno dopo scrive sul Giorno, uno dei quotidiani, diciamo, più di riferimento del mondo culturale dell'epoca, un articolo molto acceso in cui lamenta che è venuto meno il gioco democratico all'interno della giuria del premio, perché si è inserito un elemento nuovo, che è l'industria editoriale, rappresentata dall'editore di Bevilacqua, che era Rizzoli, e questo aveva diciamo portato a uno sconvolgimento.
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Walter Siti
18:48
Ma questo era vero o invece la forza degli editori nel decidere il premio esisteva già prima ed era il clima del '68 che aveva portato in superficie una cosa che c'era già?
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Stefano Petrocchi
19:00
L'una e l'altra cosa insieme, direi. Intanto diciamo che il '68 al Premio Strega comincia due anni prima, nel '66, quando un altro libro di Rizzoli di Michele Prisco, Una spirale di nebbia, prevale su un libro di Calvino, e quello è il primo Premio Strega vinto da Rizzoli, che negli anni successivi, in quindici edizioni, vincerà la metà delle volte.
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19:24
Mi colpisce un'altra cosa della sua vicenda del '68, è che lui comunque, con la sua forza argomentativa riesce a tirare dietro di sé intanto tutti gli altri finalisti, che lo seguono nelle dimissioni dalla votazione, dalla cinquina.
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19:40
Pasolini riesce a mettere in scacco tutto il premio, perché non solo viene seguito appunto dagli altri finalisti, ma anche i votanti cominciano a parteggiare per lui, e sono votanti non ininfluenti. Per esempio, Moravia che lascia il comitato direttivo dello strega.
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Gianmarco Perale
20:01
Ma secondo te, al di là delle tensioni, dell'influenza eccetera eccetera, Pasolini se li meritava o no quei premi? Perché mentre facevamo il giro mi ha colpito una cosa: guardando le librerie con tutti i libri dei vincitori, ecco, Pavese e il tuo, mi ha fatto strano che Pasolini non ci fosse.
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Walter Siti
20:19
Ma sai, io penso che la vittoria dei premi c'entra veramente molto poco col valore dei libri, no? Dipende da tanti altri fattori.
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20:28
Pensa per esempio, che lo Strega non l'hanno mai vinto né Calvino ne Gadda, mentre l'hanno vinto persone di cui adesso si conosce abbastanza poco, diciamo.
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20:36
Oltretutto non so se al giorno d'oggi il premio letterario inteso come era inteso una volta abbia ancora un gran senso rispetto, appunto, ai nuovi modi di diffusione della letteratura.
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20:52
Io ho l'impressione che questo tipo di letteratura fondamentalmente sia condannato a morte, cioè che non ci sarà quasi più fra dieci quindici vent'anni. Qui sono solo libri di carta in fila, uno dopo l'altro, dà proprio l'impressione come dire di essere un po' un lamento funebre su una letteratura che è destinata a svanire.
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Stefano Petrocchi
21:14
Io accolgo, diciamo, la suggestione del lamento funebre perché secondo me questa è una casa soprattutto carica di presenze, e i libri sono dei medium speciali tra chi c'è e chi non c'è più.
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Walter Siti
21:26
Più dei video, forse.
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Stefano Petrocchi
21:27
Più dei video, esatto.
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Gianmarco Perale
21:31
A proposito dei video, Pasolini oggi sarebbe super attuale. Sarebbe forse il famoso artista multimediale, no? In tanti stanno facendo quello che faceva lui alla fine: scrivono i libri, poi li fanno diventare serie tv, netflix, poi film, eccetera eccetera.
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Walter Siti
21:47
Ma un po' effettivamente sì, tra l'altro mi ricordo che nella famosa poesia che fa recitare a Orson Welles ne La ricotta, no, quella che comincia. "Io sono una forza del passato" però dice anche "Io sono più moderno di ogni moderno".
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22:01
Effettivamente sì, come ti dicevo prima, questa trasformazione della letteratura, della letteratura solo scritta, a diventare invece qualche cosa di multimediale, ho l'impressione che sia una mutazione vera, importante, che sta accadendo adesso.
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22:16
Io ho l'impressione che la cosa che stranamente si sta un po' perdendo sia il fatto che la letteratura è un mondo alternativo.
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22:25
Cioè, è semplicemente un gioco di parole, per l'appunto, che per secoli è servito per portare in superficie il nascosto, diciamo così, e quindi è esattamente come i sogni. Quella cosa lì, secondo me, se parte come gioco di parole, non ha molto senso dirlo, ma lo faccio diventare anche un gioco visivo. lo faccio diventare un gioco sonoro. Sì, d'accordo, ma è un altro gioco, con l'idea di dire si può fare di più in realtà stai giocando un altro gioco.
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22:59
E quindi è veramente una cosa che mi colpisce adesso. Cioè, non so se come dire, se veramente la gente non abbia più voglia di giocare, perché è un gioco impegnativo.
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23:11
Tutte queste cose non le ho mai pensate, le sto pensando adesso durante questo viaggio. Però è curioso.
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23:19
Sì, ero un po' confuso, devo dire, in quel discorso che mi veniva così, un po' all'improvviso. Però non rinnego la mia stupidità. Provo a dirlo adesso in un altro modo. Mi chiedo se i libri di carta, le pagine, proprio quelle materiali, per i ragazzi stanno diventando quasi invisibili, perché loro vedono l'immateriale, il virtuale, il veloce.
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23:43
La domanda che mi faccio è: quando succederà che vorranno tornare indietro, la parola che sta ferma, la parola sarà sempre lì ad aspettarli?
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Gianmarco Perale
23:51
Ecco, è per questo che hai voluto fare la prova con Claudio, quel producer giovanissimo?
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Walter Siti
23:57
Sì sì mi ricorda me sedicenne, mi sembrava intelligentissimo.
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24:01
Devo dire che, appunto, passa le sue giornate sui social, eccetera. Fa musica, però, appunto, alla sua età la produce pure e mi sembrava che avesse le idee molto chiare su cose che io non capivo. Però mi sembra che fossero idee chiare.
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Claudio Di Consoli
24:16
Che ho fatto tutto in fretta. Ho sempre una mentalità che prima arrivo e meglio alloggio, no?
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Gianmarco Perale
24:19
Quindi ho iniziato a fare musica. Trap?
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Claudio Di Consoli
24:22
No, non ho mai avuto questa identificazione. Che fai? Non lo so che fai, arte.
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Gianmarco Perale
24:27
Io e Walter discutevamo sull'energia di Pasolini che era uno che si buttava in tutto. Tu ti ci rivedi in questa cosa di energia? Ti senti un'energia addosso?
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Claudio Di Consoli
24:36
No, io non sono sicuro che riuscirei a fare teatro, cinema, produzion, non ce la farei mai. Perché non sarei costante. Meglio farne una bene che mille male, no?
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Walter Siti
24:47
Cos'è che invece non vorresti mai essere? Il tipo di vita che rifiuti?
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Claudio Di Consoli
24:51
Una marionetta, una vita monotona. Niente variabilità a livello di pensiero, niente scoperte.
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Gianmarco Perale
24:58
La stessa cosa per magari vent'anni.
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Claudio Di Consoli
24:59
Fisso, per sempre, no?
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Walter Siti
25:01
Questo sì che è pasoliniano.
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Gianmarco Perale
25:03
Sì, questo sì.
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Claudio Di Consoli
25:04
E puoi diventare boomer, per me è monotonia.
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Gianmarco Perale
25:06
Non stare al passo, insomma.
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Claudio Di Consoli
25:08
Più che non stare al passo non interessarsi nemmeno, no?
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Gianmarco Perale
25:11
Tu hai sedici anni, giusto?
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Claudio Di Consoli
25:12
Sì.
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Gianmarco Perale
25:12
Come vedi la tua generazione?
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Claudio Di Consoli
25:16
L'artistico è uno stallo. Non c'è un'identità.
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Walter Siti
25:20
Quindi da questo punto di vista ti senti piuttosto solo dal punto di vista culturale? Cioè devi cavartela da solo?
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Claudio Di Consoli
25:24
E alla fine sì. Ma è come tutti gli artisti dell'ultimo decennio. Non c'è un movimento.
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Walter Siti
25:32
Allora, appunto, se tu dovessi dire di chi ti fideresti, che ti potesse dire sei bravo e capire che non è il gatto e la volpe, appunto, che vuole solo approfittarsene.
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Claudio Di Consoli
25:41
Ma di nessuno, perchè non decide né il gatto e la volpe né io, decide il pubblico. Io più posso dare il centodieci percento di me, ma se non piaccio.
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Walter Siti
25:49
Ma sei sicuro che il pubblico non si sbagli? Non si possa sbagliare?
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Claudio Di Consoli
25:54
Si sbaglia, ma tu comunque non puoi farci nulla e tu non puoi deviare questa scelta, cioè se il pubblico ti etichetta come tot persona tu sei tot persona per il pubblico.
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Walter Siti
26:04
Quindi l'idea di andare artisticamente controcorrente non, pensi che non possa funzionare?
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Claudio Di Consoli
26:09
No funziona, anzi fa scandalo, fa scandalo, ma c'è il rischio che sia uno scandalo mediatico che poi e finisce, un fuoco che si spegne.
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Walter Siti
26:17
Degli artisti del passato hai presente qualcuno che invece abbia fatto scandalo e ti interessa proprio perché è andato contro l'opinione dell'epoca?
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Claudio Di Consoli
26:26
Sì ci sono esempi. Ci sono artisti che però, ripeto, non ti segnano perché non è la tua di era.
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Walter Siti
26:32
E quindi, fammi capire, a scuola cosa vi fanno leggere?
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Claudio Di Consoli
26:36
A scuola non ci fanno leggere nulla, si legge pochissimo.
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Walter Siti
26:39
Ma tu non hai mai ho avuto l'esperienza che io, per esempio, quando avevo la tua età ce l'avevo, me lo ricordo, che leggi un libro e che dopo hai l'impressione di aver trovato un amico che ti può aiutare nella tua vita?
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Claudio Di Consoli
26:54
No. Ma nemmeno con la musica, no. Ma perché è molto più superficiale tra virgolette no, cioè si ragiona poco, si pensa poco, si è molto più smart. Qua chi c'è che analizza, che racconta? Pochissimi. Guardaci, siamo spenti, siamo automi, non c'è una vera e propria rivoluzione tra i giovani.
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Walter Siti
27:13
Ecco, appunto, questo ti volevo chiedere, ma se secondo te, a te ti piacerebbe che da qualche parte nel mondo qualcuno ogni tanto facesse una rivoluzione?
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Claudio Di Consoli
27:21
Ogni tanto lo speso. Lo so, guardo qualche film, dico però mi piacerebbe, ne prenderei parte, forse.
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Gianmarco Perale
27:30
Alla generazione Z, gli manca qualcosa, e forse hanno qualcosa che noi non capiamo.
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Walter Siti
27:35
Io di sicuro. Non sapevo nemmeno che ci fosse, una generazione Z. Mi sono perso nell'alfabeto.
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Gianmarco Perale
27:40
Però poi all'esperimento ci hai sorpreso.
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Walter Siti
27:45
No, io ho fatto una cosa che nell'antichità si chiamava un centone, nel senso che si prendevano dei versi di un classico, presi da poesie differenti, da luoghi differenti, e li mettevano insieme per fare una specie di testo unico, no?
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27:59
Allora io ho preso dei versi che vengono da un film che lui aveva girato, che poi non era veramente un film era un documentario, La rabbia, cioè momenti proprio di conflitto, di voglia, di rivoluzione, cose di questo genere. E ci ho messo dentro anche invece un pezzetto di una poesia, la quale invece pure si intitola La rabbia e quindi li ho messi in fila e sono venute due strofe.
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Claudio Di Consoli
28:25
Vado?
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28:28
Lotta di classe, ragione di ogni guerra. Soffì rabbiosi del ricco che si difende. Panna di sangue del povero che offende. La classe padrona della ricchezza, i Crespi, gli Agnelli, i Valletta, i potenti della società. È arrivata per loro l'ora che non ha proporzione, l'ora della rivoluzione, che ha sottratto capitale al bene comune.
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28:49
Andate, legatelo con la fune dei massacri. In fondo a
Piazzale Loreto
ci sono ancora alcune pompe di benzina. È ora di rifarne un sepolcreto. È la classe di giubbini Zara, dei leopardati da poco prezzo, la classe media che dà supremo valore ai suoi pochi euro.
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29:04
Anche quella è amara morte, se non è più capace di illuminare la gioia della gente, la fatalità del morire. Corrompere un operaio non costa niente. Basta far balenare, con segreto disprezzo, alla nobiltà del suo cuore un riconoscimento di nobiltà.
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29:19
È un buon figlio, un buon padre, e vuole far parte anche lui dei festini di chi ha. Così confonde il compare con la libertà.
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Walter Siti
29:32
Questo l'ha scritto, praticamente.
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Claudio Di Consoli
29:34
Che canzone, eh?
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29:37
È un testo che oggi non vedi più. Più che altro non c'è più questo tipo di scrittura.
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Walter Siti
29:45
Beh, ha detto un pezzone. E poi ha anche aggiunto, è un testo che oggi non si scrive più. Quindi no, in realtà, credo che sto sbagliando io, cioè il gioco della poesia continua a fare effetto sui ragazzi. Forse, come dire, semplicemente appunto, come dicevi tu prima, seguono delle altre strade che io adesso faccio fatica a seguire.
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30:05
Però io ho l'impressione che questa voglia di dirsi delle cose con un ritmo e con una rima sia molto difficile da sradicare.
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Gianmarco Perale
30:13
Ma quando lo abbiamo intervistato eravamo vicini all'Eur, così ne abbiamo approfittato.
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Walter Siti
30:17
Sì si vedeva la Chiesa Di San Pietro e Paolo.
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Gianmarco Perale
30:25
Ma visto che siamo all'Eur, perché non andiamo a vedere dove abitava?
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Walter Siti
30:29
Il palazzo non lo ricordo esattamente. Però sicuramente era via Eufrate e non so perché mi sembra di ricordare via Eufrate 9.
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30:38
È questa, sì, è via Eufrate. Questa che imbocchiamo ora.
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30:49
É però sì, tutto è cominciato qui, però, effettivamente.
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30:55
Archivio Luce presenta Perché Pasolini, un podcast di Walter Siti con Gianmarco Perale realizzato da Chora Media con la collaborazione di Alessia Rafanelli.
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31:06
La cura editoriale è di Michele Rossi e Sabrina Tinelli. La post-produzione è di Michele Boreggi. La produzione esecutiva è di Valentina Meli. I fonici di presa diretta sono Daniele Cutrufo, Enrico Piva, Roberto Colella, Matteo Bennici. Il fonico di studio è Federico Slaviero per PM nove.
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31:26
In questa puntata hanno partecipato Claudio Di Consoli, Roberto Chiesi,
Stefano Casi
, Stefano Petrocchi. Si ringrazia la
Fondazione Bellonci
e il comitato direttivo del Premio Strega.
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Walter Siti
Gianmarco Perale
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