Saturday, Mar 5, 2022 • 30min

Ep.3: Roma. Ragazzo a Trastevere

Play Episode
Alla fine degli anni’50 Pasolini arriva a Roma, senza un soldo, senza un lavoro, senza prospettive. È proprio qui che però fa degli incontri che gli cambiano la vita: il poeta Sandro Penna, Elsa Morante, Alberto Moravia, ma soprattutto i “riccetti” delle borgate. In questa puntata un ex “ragazzo di vita” ci racconta l’amicizia e il rancore che lo legano a Pasolini, trasportandoci nelle atmosfere dei suoi romanzi.
Read more
Talking about
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Loading...
Speakers
(5)
Walter Siti
Mario Elia
Gianmarco Perale
Show more
Transcript
Verified
Walter Siti
00:00
Le borgate romane create negli anni Trenta per ospitare il popolino fatto sloggiare dal centro città o i reduci delle guerre fasciste, negli anni Cinquanta erano diventate un luogo di povertà mista. I giovani di quel mondo, quando andavano in centro, dicevano "Annamo dentro
Roma
",
come se si trattasse di una spedizione in un paese straniero.
Share
00:19
Ora alcune di quelle borgate si sono gentrificate, sono diventate zone di lusso. E
Pasolini
fece in tempo ad assistere con grande dolore a questa perdita d'anima.
Share
00:30
Pasolini
non è uno scrittore di cui non si possa fare a meno. Non è Dante, non è Cervantes, né Shakespeare, né Dostoyevsky. Leggendo quelli si capisce che cosa può fare la letteratura.
Share
00:41
Leggendo
Pasolini
si capisce che cosa si può avere dalla letteratura. Quelli ne mostrano la potenza, lui ne sente la miseria.
Share
00:50
Viaggiare verso
Pasolini
, a cento anni dalla sua nascita, vuol dire viaggiare verso il nostro bisogno, oppure no, di letteratura.
Share
00:57
Archivio Luce presenta: Perché
Pasolini
? Una serie di
Walter Siti
realizzata da Chora Media.
Share
01:08
Forse varrebbe la pena di parlare mentre siamo in viaggio, cioè di cosa dev'essere stato per uno come lui…
Share
Gianmarco Perale
01:14
Arrivare qui…
Share
Walter Siti
01:15
Arrivare in una città di questo tipo, che fa impressione a me, capito? Che pure ci sono stato già a venticinque anni, e io torno qui e dico: che cazzo di posto è questo?
Share
Gianmarco Perale
01:25
Chi me l'ha fatto fare?
Share
Walter Siti
01:29
Perché sono venuto via da
Roma
, lo so: per troncare un rapporto con una persona che viveva lì, e ho pensato che se ci mettevo seicento chilometri di mezzo era fatta. Però, insomma, questa cosa non interessa a nessuno. E tu, invece, quante volte sei stato a
Roma
?
Share
Gianmarco Perale
01:42
Sono stato una volta sola, circa una settimana. E tu invece, ti ricordi quando sei stato a
Roma
per la prima volta? Com'era?
Share
Walter Siti
01:49
No, io la prima volta che ci sono andato me la ricordo anche troppo bene.
Share
01:53
È il primo ricordo è, appunto, io avrò avuto, penso ventun anni. Quindi doveva essere il '68. Il primo ricordo proprio preciso, non lo so, è un ricordo di un'ubriacatura. E io ebbi appunto questa impressione, di una bellezza perfino eccessiva, gratuita, che ogni tanto alzavi gli occhi, era già cambiato il cielo, era diventato rosa o viola o di tutti i colori. Giallo. Una bellezza impressionante.
Share
02:23
Torniamo a noi. Abbiamo lasciato
Pasolini
dopo lo scandalo in
Friuli
. Lui non vedeva quasi più nessuno, riceveva minacce anonime, biglietti dove lo prendevano in giro. Insomma, era praticamente diventata una vita invivibile.
Share
02:38
Sicché il 28 gennaio del 1950, alle cinque del mattino, prende un treno con la madre, di nascosto dal padre, per andare a
Roma
,
perché hanno deciso di rifugiarsi presso un fratello della madre, lo zio Gino, lo zio Gino Colussi.
Share
02:54
La prima
Roma
che
Pasolini
vede appena trasferito, quindi, non sono le borgate ma il centro, perché lo zio Gino gli procura una stanzetta in Piazza Costaguti, nel ghetto ebraico, e la madre Susanna si impiega come governante da una vecchia signora.
Share
Gianmarco Perale
03:08
Erano poveri, ma poveri veri o recitavano la povertà?
Share
Walter Siti
03:12
Ma io credo fossero poveri veri. Credo che Susanna si fosse portata dei gioielli da casa, però, forse, ma alla fine non non riuscivano a ricavarne tanto da questa vendita. Insomma, non soffrivano la fame, credo. Però
Pasolini
, appunto, da piccolo borghese, aveva l'ansia e l'affanno di non riuscire a trovare un lavoro e quindi le ha provate tutte per, credo, un anno o un anno e mezzo.
Share
03:35
Ha dato lezioni private, si è iscritto addirittura al sindacato comparse di
Cinecittà
per vedere se poteva prendere almeno, come dire, il cestino e la paga giornaliera. Scrive al cugino di mandargli dal
Friuli
dei libri della sua biblioteca da vendere, corregge bozze in un giornale.
Share
03:52
Il primo amico letterato, diciamo, che incontra lì a
Roma
, è
Sandro Penna
. Un poeta geniale, diciamo, anche se ha scritto poco. E con lui facevano delle scorribande notturne intorno ai vespasiani del
Lungotevere
e al Colosseo.
Share
04:07
Però, mentre
Sandro Penna
sostanzialmente non ha mai lavorato in vita sua, e un po' se ne fregava, diciamo, di avere un lavoro fisso, e invece
Pasolini
era piuttosto ossessionato dal fatto di non avere un lavoro.
Share
Speaker 3
04:20
Di
Sandro Penna
non ho letto nulla, ma ti ricordi quando abbiamo camminato sul
Lungotevere
andando verso la Sinagoga? Ecco, lì ho pensato che mi sarebbe potuto interessare leggere qualcosa.
Share
Walter Siti
04:36
Il fatto, appunto di conoscerlo così subito,
Sandro Penna
, appena arrivato a
Roma
, gli ha provocato da una parte, credo, una specie di affetto che poi è durato tutta la vita.
Share
04:50
Credo veramente che gli volesse un sacco di bene, però contemporaneamente si sentiva inferiore, cioè sentiva che
Sandro Penna
aveva fatto una scelta, appunto, unica, decisiva che lui non era capace di fare, cioè di dire questo mio desiderio per i ragazzi è l'unica cosa che conta nella vita.
Share
Gianmarco Perale
05:16
C'è sempre quel discorso da fare, visto che hai nominato
Sandro Penna
e i ragazzini, che penso fossero molto giovani.
Share
Walter Siti
05:23
Beh, quelli di
Penna
sì, penso che fossero, sai, tra i dodici e i quattordici anni. Insomma, più o meno.
Share
05:30
Riprendiamo però un attimo
Pasolini
, lì a
Roma
che sta cercando un lavoro.
Share
05:36
Nel frattempo il padre, che non aveva saputo della fuga, ovviamente quando insomma la cosa è chiara, eccetera, alla fine decide di raggiungerli e, con l'aiuto anche del padre, si trovano finalmente una una casa in periferia, vicino al penitenziario di
Rebibbia
, e lì ha cominciato a cercare qualche lavoro, un po' meglio remunerato, e quindi soprattutto di pubblicare dei racconti sui giornali romani. Colpito dalla differenza che c'è tra i ragazzi romani, molto diversi dai ragazzi friulani e cattolici, dove c'era sempre un po' il senso di colpa, diciamo, dietro l'angolo
Share
06:16
E lì, invece, vede che è molto più facile, in un certo senso, ma anche tutto molto più arido, più rapido, diciamo così.
Share
Gianmarco Perale
06:24
C'è un suo bellissimo racconto in cui descrive uno di questi ragazzi romani, si chiama Ragazzo Trastevere, e lo ha letto per noi
Josafat Vagni
.
Share
Josafat Vagni
06:34
Io per me, vorrei poter sapere quali sono i congegni del suo cuore attraverso i quali
Trastevere
vive dentro di lui, informe martellante, ozioso.
Share
06:45
I suoi due occhi sono come due suggelli, due ceralacche nere impresse sul grigio del viso, dove non c'è luce che emerga dall'interno, largamente compensata del resto da quella esteriore del cielo di
Roma
.
Share
06:59
Il suo cuore è come una tenia, che digerisca in un istante milioni di grida, sospiri, sorrisi ed esclamazioni che abbia digerito senza che il suo possessore se ne rendesse mai conto, e ne usufruisce un'intera generazione di coetanei, poco più che creta, poco meno che apolli. Dietro di lui il Tevere è un abisso, disegnato su una carta velina.
Share
Gianmarco Perale
07:28
E i ragazzini Romani come lo vedevano lui?
Share
Walter Siti
07:31
Guarda, secondo me la cosa migliore in questo caso è sentire quello che ci ha detto uno dei ragazzini di allora, che aveva quindici anni quando ha conosciuto
Pasolini
, ed è rimasto, secondo me, ancora adesso che di anni ne ha sessanta, ha la stessa freschezza di allora, per cui credo che ci possiamo fidare nel capire, attraverso le sue parole, che cosa ha incontrato
Pasolini
incontrando quei ragazzi nelle borgate.
Share
Mario Elia
08:01
Dunque io, febbraio del '44 son nato a
Roma
,
a un quartieraccio, il Mandrione, noto come un casino nel vero senso della parola: ladri, puttane, insomma e son nato là nel '44.
Share
Walter Siti
08:19
Mario l'ho conosciuto parecchi anni fa e penso che quando
Pasolini
l'ha incontrato fosse anche un ragazzetto piuttosto piacevole fisicamente, perché faceva il pugile.
Share
Mario Elia
08:32
Ho cominciato a fare il monello verso quindici anni, così, a rubare qui e lì, insomma, è capitato. Mi hanno arrestato la prima volta a
Roma
per uno scippo a San Giovanni e ho scontato quasi un mese. Mi hanno trasferito alla Casa di rieducazione per giovani difficili, ex riformatori, che infatti avevano le sbarre, le celle.
Share
08:58
Il regolamento diceva questo, che se tu sei troppo delinquente per loro ti mandano via perché rischi di rovinare anche gli altri. Mi ha chiamato il direttore, ha detto io ti mando a
Roma
ti mando a casa, però ricordati che la prossima volta che caschi non vieni più qui, vai in carcere a Regina Coeli e sono cazzi tuoi.
Share
09:20
Infatti, come è successo a me. Praticamente allora mi hanno liberato, così ho cominciato a entrare nell'ambiente, insomma. E, niente, ho cominciato a fare, mi hanno arrestato, riarrestato. Quando uscivo, rivedevo Pierpaolo. Gli dispiaceva, mi diceva: Stà attento! Stà qui, stà là. Ma tu sei affetto da cupio dissolvi. Io pensavo che dissolvi era il solvente dei carrozzieri.
Share
09:49
Cazzo dice questo qui?
Share
Walter Siti
09:51
Cioè voleva dire che ti rovinavi da solo.
Share
Mario Elia
09:53
Eh sì, certo. No, poi mi sono imparato qualcosa.
Share
Walter Siti
09:57
Senti, ci racconti invece le prime volte che l'hai conosciuto Pierpaolo?
Share
Mario Elia
10:01
Allora...
Share
Walter Siti
10:02
Cosa avevi, quindici anni?
Share
Mario Elia
10:03
Si, quindici anni e mezzo. Andavo in palestra, io, facevo i guanti. E praticamente allora io scendo dal tram a Porta Furba, Travertino, attraverso la
strada, la Tuscolana, c'era
Lucianino, fumo,'a Mario, Bananarama me chiamavano a me.'A bonà, vien qui, te presento uno. Me fa l'occhietto. Questo apre la bocca. Vado lì. Questo è frocio, ho detto io.
Share
10:27
Senti, come parla bene, questo? Ciao. Buonasera.
Share
Speaker 6
10:32
Ma chi è, gli faccio a Luciano? Non so, dice che scrive. Ma te, come te chiami?
Pier Paolo.
Pure il nome c'ha da frocio. È scoppiato a ridere e lì abbiamo fatto amicizia. Poi mi ha detto, facciamo due passi. Cominciamo dal Travertino, andiamo verso l'Appia. Ci stanno, conoscete il Parco delle tombe latine?
Share
Mario Elia
10:53
A un certo punto, che a dir la verità mi ero rotto pure il cazzo, gli dico: "Senti, papà, dimmi la verità, prima di, ma ce l'hai i soldi?". Certo. "I soldi per pagarmi ce l'hai? Fammi vedere". Mille lire, una cosa... Ho cominciato a correre, io poi correvo, capirai, quindici anni, allenato, ma lui non mi ha detto niente.
Share
Gianmarco Perale
11:15
Ah, ma glieli hai rubati i soldi?
Share
Mario Elia
11:17
Sì.
Share
Gianmarco Perale
11:18
E sei scappato?
Share
Speaker 6
11:18
Sì. Dalle mani, veloce, poi me sono andato. Dopo sei, sette giorni, una settimana, dicevo, Americo, un altro cugino,'a Bananaro? Ma che vuoi? C'è uno che ti cerca? Chi, alla luce sua, sono Pier Paolo. Gli ho detto, guarda che il millante l'ho spianato, non c'è più. Ma no, ma che scherzi, mica rivoglio quello!
Share
11:43
Guarda, che vuoi? Ce li facciamo due passi, dai? Guarda che te riscippo, gli ho detto. Insomma ci siamo appartati, lì vicino, una specie vicino alle tombe ci sta un cunicolo che, niente, li facciamo quello che abbiamo dovuto fare, per la prima volta, e poi non mi ha mollato più. Veniva in palestra, mi aspettava fuori in via Merulana.
Share
Walter Siti
12:05
Ma parlavate anche di altre cose?
Share
Mario Elia
12:08
Chi capiva un cazzo?
Share
Walter Siti
12:13
Da tutto questo discorso di Mario forse cominci a capire qual è il fascino che anch'io ho provato, poi, quando sono andato nelle borgate.
Share
12:23
Il fascino di queste persone è che non hanno difese, per cui dopo cinque minuti ti raccontano delle cose di un'intimità tale che un borghese ci metterebbe, boh, sei mesi per arrivare a quel grado di sincerità. Quindi credo che anche
Pasolini
sia rimasto molto colpito da questa, da questa freschezza, da questa intimità.
Share
Gianmarco Perale
12:46
Ma torniamo a quei primi anni a
Roma
.
Oltre ad incontrare questi ragazzini delle borgate, cos'è che faceva?
Share
Walter Siti
12:53
Beh, lavorava. Lavorava come una bestia, a certo punto trova un insegnamento a
Ciampino
, poi per come era fatto lui, a un certo punto, sulla depressione, sull'ansia, eccetera prevale invece la voglia di vivere, l'entusiasmo.
Share
13:09
E quindi ha l'impressione che ci sia proprio un mondo nuovo che gli si offre davanti, che
Roma
sia una specie di universo tutto da scoprire.
Share
13:20
Ci sono dei versi del Pianto della scavatrice, che è una delle sue poesie più note delle Ceneri di Gramsci, dove a un certo punto dice: I pochi amici che venivano da me nelle mattine o nelle sere dimenticate sul penitenziario, mi videro dentro una luce viva. Mite, violento, rivoluzionario nel cuore e nella lingua. Un uomo fioriva.
Share
13:43
Ed è proprio quella la sensazione che aveva.
Share
Gianmarco Perale
13:45
Ma in generale lui restava amico, poi, con i ragazzi con cui andava?
Share
Walter Siti
13:50
Dipende, nel senso che io credo che lì veramente ci fossero una specie di radar per capire il grado di innocenza di questi ragazzi.
Share
13:60
Un suo amico-nemico, appunto, che era Franco Fortini, quando poi
Pasolini
era morto, scrisse una cosa proprio sul tema della seduzione e diceva, in realtà il problema vero non è il fatto di sedurre un ragazzo per farci l'amore, il momento grave dal punto di vista morale della seduzione è quando tu invece un ragazzo, dopo averlo illuso che tu sarai il suo amico per sempre, che tu lo aiuterai a fare carriera, eccetera, eccetera, poi invece lo molli ed è il momento in cui lui sente di non essere più nessuno, no, che questa cosa gli è venuta meno.
Share
14:37
E credo che questo sia accaduto spesso quando
Pasolini
poi andava in Africa per i film, perché, diceva, a questi ragazzi africani: "Venite a
Roma
, che io vi inserirò nel mondo del cinema" eccetera.
Share
14:48
Poi magari questi venivano, e lui non si faceva trovare.
Share
Gianmarco Perale
14:52
E qui tornerebbe la domanda.
Share
Walter Siti
14:53
Quella che continuiamo a rimpallarci. Però adesso basta, affrontiamo questo tema appunto, della pedofilia.
Share
15:01
Di questa cosa, se ti ricordi, ci ha parlato.
Edoardo Albinati
, lo scrittore, perché lui per molti anni ha insegnato, credo che insegni ancora, al carcere di
Rebibbia,
e lì c'è stato un episodio che mi ha coinvolto e in cui appunto si è trattato proprio in modo piuttosto duro di questo problema.
Share
Edoardo Albinati
15:20
Beh, doveva essere la fine degli anni Novanta. Io, insieme ad altri, organizzavamo in galera, dove io insegno da molti anni, questi incontri nella biblioteca centrale di
Rebibbia
.
Share
15:32
Organizzammo questa non soltanto una giornata, proprio un'intera iniziativa con donazione di libri. C'erano Mario Sesti che parlava del cinema di
Pasolini
, tu che parlavi delle opere e poi c'era
Laura Betti
, appunto.
Share
15:45
La giornata era stata molto bella, entusiasmante, fino al momento in cui un detenuto si alzò, dopo che noi avevamo parlato della poesia, del cinema di tutto il resto, un po' sdentato, insomma un ex tossico probabilmente, borgataro, che disse: "Sì, vabbè, abbiamo parlato del poeta, abbiamo parlato del regista, uomo di cultura, eccetera eccetera, però io mi ricordo quando lui veniva in borgata, da noi, e si inchiappettava gli amichetti miei di dodici, tredici anni.
Share
Speaker 8
16:13
Quindi come la mettiamo, con questa storia? Perché qui in galera quelli come lui stanno al G9 primo piano.
Share
Walter Siti
16:19
Quello, mi ricordo.
Share
Edoardo Albinati
16:20
Il reparto degli infami, cioè, quelli che hanno commesso reati di tipo sessuale contro donne o bambini, e le spie. E questo chiaramente provocò un sussulto molto forte nei partecipanti.
Share
16:35
Tutti, ci saranno state una cinquantina di persone dentro la biblioteca, tutte pressate. Le guardie stavano sulla porta e cominciò, si creò una grande tensione, perchè questo è un tema molto, molto sentito lì dentro, per cui c'era chi diceva "È vero, era un frocione, un pedofilo" e qualche altro lo difendeva, "No, è un artista, è un poeta".
Share
16:55
Quindi sì, e io pensai, ecco qua ci siamo, è la fine nel mio sogno di professore progressista che fa gli incontri culturali, che soprattutto qui finisce male. E questa situazione stava degenerando quando, senza dire niente, quello è stato un grandissimo colpo di teatro
, Laura Betti
ha cominciato a leggere la famosa poesia di
Pasolini
, la Supplica a mia madre.
Share
17:21
Cominciò a leggere, anche a voce bassa, e lentamente questa sua parola si diffonde, tutti quanti, uno alla volta, che già si stavano accapigliando, si rimettono seduti, posso dire io ho sentito e anche fatto innumerevoli letture, io non ho mai sentito una lettura così.
Share
17:44
É andata avanti. Non è pittoresco, è realmente vero. Ho visto spuntare dei lucciconi nell'angolo degli occhi di alcuni di loro e l'incontro è finito in quel modo. E ricordo che sono andati via i detenuti ordinatamente, ciascuno verso il proprio reparto. Noi siamo usciti e lei stessa disse: "Non so come ho fatto, è un qualcosa di miracoloso".
Share
Gianmarco Perale
18:11
Mi sembra che nessuno voglia davvero parlare dell'argomento da cui siamo partiti, e cioè
Pasolini
e quei ragazzini. Ci son sempre mille pretesti per rimandare la discussione. In questo caso è stata una poesia a spostare l'attenzione su altri argomenti.
Laura Betti
ha come, diciamo, ammaliato, no, i detenuti che pensando alle loro madri si sono dimenticati del resto. Però, diciamo, il fatto rimane.
Share
Walter Siti
18:38
Il fatto, certamente, c'è.
Pasolini
era cosciente, insomma, non se lo nascondeva. Qualche volta, addirittura, ci scherza perfino un po' sopra nelle lettere.
Share
18:49
Per esempio, se una lettera che ha scritto un organizzatore di cinema piuttosto noto a
Cinecittà
, che si chiamava Antonio Altoviti, con cui era amico, anche lui omosessuale, e gli scrive da Ortisei perché stava lì in montagna per girare un film di Luis Trenker, e gli scrive: "Qui i ragazzi sono belli fino agli otto anni. Troppo poco anche per me".
Share
19:10
Appunto, scherzando sull'età. Ora appunto, come abbiamo detto per Penna, non credo che l'età degli oggetti di un'ossessione erotica possa influire sul giudizio di valore dei testi.
Share
Gianmarco Perale
19:22
Ma, secondo te,
Pasolini
si è mai innamorato davvero di uno di questi ragazzini?
Share
Walter Siti
19:27
Ma, secondo me, in realtà, solo di Ninetto. Che è stato diciamo il grande amore della sua vita, perché credo che al di là del sesso, la cosa poi che veramente li ha tenuti insieme per tanti anni sia stato questo enorme affetto. Lui si è occupato anche della famiglia di Ninetto, quasi come se fosse una specie di figlio, diciamo così.
Share
19:45
C'è un pezzo che secondo me è uno dei pezzi narrativi più belli che
Pasolini
abbia scritto, ma non sta in un suo romanzo, non sta neanche in un suo racconto. Sta in una rubrica coi lettori. Dice: "Oggi, girando con Ninetto lungo le rive del Trasimeno, perché Ninetto faceva il militare lì, tentando di avvicinarmi al lago attraverso i campi coltivati mi sono imbattuto in alcuni alberi di melo.
Share
20:11
Chi avrebbe mai potuto trattenere Ninetto? E anch'io ho ceduto alla tentazione. Erano mele meravigliose, di una bontà inesprimibile. Sotto quello slavato cielo estivo, nella pace ambigua della campagna, ho assaggiato l'ambrosia, sole e pioggia mescolati insieme ".
Share
20:30
Dimmi tu se questo non è il giardino terrestre prima del peccato. C'è anche la mela.
Share
Gianmarco Perale
20:38
Dal vetro ci stanno facendo dei segni che siamo lunghi.
Share
Walter Siti
20:41
Insomma, perché bisogna dare per scontato che chi ascolta un podcast abbia la capacità di concentrazione di un sarago o di una triglia?
Share
20:49
Vabbè, dai in fretta. Allora, Ninetto, dicevo, però tutto si guasta quando Ninetto gli dice che ha intenzione di sposarsi.
Share
20:56
E lui va in una crisi terribile. Ci sono delle cose di una violenza inusitata, di misoginia contro questa ragazza, sia legata al fatto che proprio semplicemente che lei è una donna, che sia invece il fatto soprattutto che lei è una piccolissima borghese, e quindi l'idea di vedere, di pensare a Ninetto che se ne va al
Terminillo
, con la famiglia di lei, che hanno la casetta, che guardano la televisione eccetera, lo fa letteralmente impazzire.
Share
21:23
E sta veramente male. A un certo punto parla con Elsa che gli dice, ma io ho sempre pensato che volere bene a una persona significa volere il suo bene. Tu dovresti capire in questo momento che il bene per Ninetto è sposarsi, amare questa ragazza, sposarsi, eccetera. E lui gli scrive una lettera molto bella dove dice io capisco la tua posizione, eccetera.
Share
21:48
Però, tu invece non hai capito me, non hai capito la gravità del momento in cui mi trovavo e non hai capito che in quel momento potevo morire.
Share
21:58
A proposito di Elsa e di Moravia, appunto che era suo marito. In realtà forse bisogna anche dire una cosa, che
Pasolini
, almeno fino a una certa data, tra i letterati, non era un perseguitato, non era uno isolato, anzi lo sostenevano molto tutti.
Share
22:16
Basta pensare che quando c'è stato il processo a Ragazzi di vita, che è stato processato per oscenità, eccetera, al processo hanno parlato Carlo Bo, Ungaretti, critici cattolici, e ne hanno parlato in modo talmente positivo che poi in effetti
Pasolini
è stato assolto.
Share
22:35
Quindi, da questo punto di vista, non era affatto un isolato. Era molto sostenuto, diciamo così. Tra l'altro era proprio il suo momento di massima gloria letteraria, diciamo così. Perché Ragazzi di vita, forse anche proprio per il processo, ha avuto un notevole successo anche di vendita, eccetera.
Share
22:53
Due anni dopo, nel '57, escono Le ceneri di Gramsci, che sono il suo principale, diciamo così, libro di poesia. Si trovava in questa fase quando, intorno al '58, comincia invece una crisi che forse simbolicamente si può anche rappresentare con la morte del padre. A dicembre del '58 muore suo padre.
Share
23:11
E
Pasolini
in una lettera ammette di aver avuto un po' di rimorsi per la freddezza e per le ostilità con cui lo ha sempre trattato. Mentre negli ultimi anni il padre era completamente, diciamo, dedicato ai successi del figlio.
Pasolini
scrive a un certo punto: "È commovente vedere come vive di me".
Share
Gianmarco Perale
23:30
Penso che i padri siano un grosso problema. Vorresti odiarli, ma poi non non ci riesce mai fino in fondo.
Share
Walter Siti
23:37
Ma adesso stai parlando di te, o sbaglio?
Share
Gianmarco Perale
23:41
Ho l'impressione che mentre parliamo di
Pasolini
continuiamo a parlare di noi.
Share
Walter Siti
23:46
È questo il problema vero che io ho sempre avuto con
Pasolini
. Cioè che in realtà non riesco a staccare l'interesse che lui aveva per la vita dall'interesse che aveva per la letteratura. Ho l'impressione che, proprio, come dire, lui stesso non riuscisse a separare le due cose.
Share
24:03
Lui aveva degli abissi interiori, terrificanti, una nevrosi vera, diciamo, di quelle che non passano, ma anche un interesse per l'esterno, per le vite degli altri, perché lui, sì, parlava appunto delle proprie nevrosi, della madre e del padre, però poi usciva e incontrava ragazzi come Mario Elia.
Share
Mario Elia
24:26
Non è che eravamo stupidi, solo che eravamo troppo pericolosi, troppo avventurieri.
Share
24:34
Trovo un posto di blocco dei carabinieri, tra la
Flaminia
vecchia e la Flaminia nuova, mi hanno sparato, da lì ho fatto cinque anni e passa, cinque anni e due mesi. La mia ragazza, poraccia, mi ha rispettato. Io ho cominciato a studiare, ho fatto le elementari là praticamente. Poi ho fatto il bibliotecario, ho fatto. Portavo i libri ai detenuti, ho conosciuto tutti della mafia.
Share
Walter Siti
24:58
Ma mentre facevi il bibliotecario hai cominciato anche a leggere tu delle cose?
Share
Mario Elia
25:01
Si si si, certo. Ho trovato addirittura dei libri poi introvabili. Mi ricordo Sesso e carattere di Otto Weininger.
Share
Walter Siti
25:09
Figurati.
Share
Mario Elia
25:09
Ho conosciuto Jaunet, che poi ho comprato il libro, il diario, di Jaunet. Io adesso lo riguardo più di
Pasolini
.
Pasolini
pure, poi ho cominciato a ragionare, dico, lui per noi che ha fatto?
Share
25:24
Per noi delle borgate, che ha fatto? Ha descritto, ma non ha fatto niente. Quello camminava così, Tommaso quello della taglioletta faceva quello, sì, ma tu per noi che hai fatto? Tu sei morto senza fare un manifesto per noi, senza un grido d'aiuto. Chiacchierava, scriveva, ma che scriveva? Parlava di borgatari, ma che stai a fa'per questi borgatari? Non sta a fare niente.
Share
Gianmarco Perale
25:51
Ma secondo te
Pasolini
a quei tempi sapeva che alcuni ragazzi pensavano questo di lui, che li avesse usati per i suoi libri e basta?
Share
Walter Siti
26:00
Gli scrittori sono comunque sempre dei vampiri delle vite altrui.
Share
Mario Elia
26:05
Quando l'ho visto l'ultima volta
Pasolini
a
Roma
io stavo al bar con altri due amici. Ciao Mario. Ciao ciao, è da un po' che non ti vedo, e poi mi ha accompagnato a casa e voleva, gli ho detto no, non sono più un ragazzo.
Share
Walter Siti
26:21
Tu ormai avevi trent'anni?
Share
Mario Elia
26:22
Trentun anni.
Share
Walter Siti
26:23
Troppo vecchio.
Share
Speaker 6
26:26
Che c'entra, per un amico lo farei. Se capisco che, come dice, la foglia, lo farei, ma in quel caso mi sembrava troppo strumentale.
Share
Walter Siti
26:39
Dopo questo periodo di carcere, per il resto, poi non ci sei cascato più? Ti sei sposato e hai messo su famiglia?
Share
Speaker 6
26:46
Nel periodo del carcere sono stato forse più fortunato del Romani, trentacinque anni senza carcere, imbattibile, tant'è vero che quando mi hanno preso, adesso, "Era ora che ti carceravano".
Share
Walter Siti
26:60
Ma come ti hanno preso adesso?
Share
Mario Elia
27:02
Per la roba.
Share
Walter Siti
27:03
Ma quando?
Share
Mario Elia
27:03
Nel 2004, 2003.
Share
Walter Siti
27:04
Ma avevi sessant'anni. E ti sei fatto prendere per la roba a sessant'anni, ma sei scemo...
Share
Mario Elia
27:11
Ma che poi avevo cinque grammi e basta. Ma io ho detto, misurate il mischio. Infatti hanno fatto l'analisi, erano tre grammi e mezzo. Buona, però.
Share
Walter Siti
27:20
Ma era per te, per uso tuo?
Share
Mario Elia
27:22
Sì, stavo solo. Io posso pippare a casa mia, da solo.
Share
Walter Siti
27:26
Senti, ma ti posso fare una domanda personale?
Share
Mario Elia
27:29
Non me ne frega niente, io ho pagato tutto.
Share
Walter Siti
27:31
Se tu adesso, guardandoti indietro, alla vita che hai passato, eccetera, ti sta bene di aver vissuto così o avresti potuto vivere in un'altra maniera? Cosa cosa pensi della vita che hai fatto?
Share
Mario Elia
27:44
Ma io quando ho conosciuto mia moglie non mi volevo sposare, non volevo figli. Avevo scelto proprio la carriera da bandito, ormai conoscevo il mestiere fino in fondo.
Share
Walter Siti
27:54
E ti dava soddisfazione fare quella vita?
Share
Mario Elia
27:60
Sì mi dava soddisfazione.
Share
Walter Siti
28:02
La cosa curiosa è che effettivamente la letteratura è come se fosse contagiosa, perché anche Mario poi ha scritto un libro autobiografico. Si intitola "Nati all'ombra del Mandrione".
Share
Gianmarco Perale
28:13
E quando ci ha salutati ha regalato una coppia a tutti.
Share
Walter Siti
28:16
Ci ha fatto anche vedere un libro di
Pasolini
con la dedica autografa dell'autore.
Share
Mario Elia
28:21
Ah, ragazzi, aspetta, quanti siete? Quattro. Volete il libro voi?
Share
Gianmarco Perale
28:26
Grazie mille.
Share
Mario Elia
28:28
Questo è quello che ho scritto io.
Share
28:30
Questo è
Pasolini
, vedi, con la dedica.
Share
Walter Siti
28:35
È carina la dedica, dice "A Mario Elia, con l'augurio di diventare migliore senza annoiarsi".
Share
28:42
Però invece c'è stato un momento nella tua vita in cui invece veramente ti sei annoiato?
Share
Gianmarco Perale
28:51
Ma secondo te
Pasolini
si è mai annoiato?
Share
Walter Siti
28:54
Non credo proprio, perchè lavorava per venti persone.
Share
28:59
Siamo arrivati, mi pare intorno al '58, '59. Allora, tanto per dire, esce Una vita violenta che il suo romanzo più strutturato, diciamo.
Share
29:08
Contemporaneamente esce il film, lui comincia a pensare a diventare lui stesso un regista e quindi ha veramente un'enorme quantità di cose, ma già con la sensazione che qualcosa si stia incrinando, che il momento felice, '55 -'57, sia finito.
Share
29:26
Cioè ha l'impressione che il mondo stia cambiando troppo rapidamente intorno lui e l'unica cosa che sente, l'unica emozione vera che sente dentro di lui, è l'emozione della rabbia.
Share
Gianmarco Perale
29:37
Quindi mi pare che sia in crisi, e come ne esce?
Share
Walter Siti
29:40
E ne esce al suo solito modo, cercando di trasformare la sua debolezza in un punto di forza, quindi rinnovando completamente, il suo stile, il suo modo di scrivere e sorprendendo con uno dei suoi soliti salti acrobatici. Però di questo ne parliamo nella prossima puntata.
Share
29:58
Archivio Luce presenta Perché
Pasolini
, un podcast di
Walter Siti
con Gianmarco Perale realizzato da Chora Media con la collaborazione di Alessia Rafanelli. La cura editoriale è di Michele Rossi e Sabrina Tinelli. La post-produzione è di Michele Boreggi. La produzione esecutiva è di Valentina Meli.
Share
30:17
I fonici di presa diretta sono Daniele Cutrufo, Enrico Piva, Roberto Colella, Matteo Bennici. Il fonico di studio è Federico Slaviero per PM nove. In questa puntata hanno partecipato
Mario Elia
,
Edoardo Albinati
. Si ringrazia Josafat Vagni per la lettura dei testi di
Pasolini
.
Share
Add podcast
🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Walter Siti
Gianmarco Perale
Josafat Vagni
Mario Elia
Edoardo Albinati
BETA
Sign in
🌎