Saturday, Mar 5, 2022 • 35min

Ep.1: Bologna. Adulto mai

Play Episode
Pierpaolo Pasolini è nato a Bologna il 5 marzo del 1922. Sotto i portici della città ha letto i libri della sua formazione , ha scritto le sue prime poesie, la sua prima opera teatrale, la sua prima sceneggiatura cinematografica. Ma cosa resta di lui oggi? Gli studenti dell’università, in cui lui stesso ha studiato, cosa sanno della sua opera?
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Talking about
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Speakers
(7)
Walter Siti
Gianmarco Perale
Elsa
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Transcript
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Walter Siti
00:00
Pasolini
è morto quarantasei anni fa. I giovani non hanno idea di chi sia stato e del perché valga la pena conoscerlo. Hanno sentito parlare dei suoi scandali, delle sue polemiche, del giallo non ancora risolto del suo omicidio. È stato raffigurato in giganteschi murales, è diventato un'icona pop.
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00:19
Pasolini
non ha raggiunto la perfezione in nessun campo.
Montale
è un poeta migliore di lui. La Morante è un romanziere migliore di lui.
Fellini
è più grande di lui come regista. Ma lui ha fatto tutte queste cose insieme, con mille contraddizioni.
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00:35
È stato eccessivo, approssimativo, laico, mistico, moralista, trasgressivo, rivoluzionario, conservatore, impegnato, disperato. Soprattutto, è stato coraggioso, sempre disposto a ributtare sul piatto la propria reputazione. Da vivo si è fatto molti nemici. Da morto è diventato un mito, ma lo leggono in pochi.
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00:58
Pasolini
non è uno scrittore di cui non si possa fare a meno. Non è
Dante
, non è Cervantes, né
Shakespeare
né Dostoyevsky. Leggendo quelli, si capisce che cosa può fare la letteratura. Leggendo
Pasolini
, si capisce che cosa si può avere dalla letteratura. Quelli ne mostrano la potenza. Lui ne sente la miseria.
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01:18
Viaggiare verso
Pasolini
, a cento anni dalla sua nascita, vuol dire viaggiare verso il nostro bisogno, oppure no, di letteratura.
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01:25
Archivio Luce presenta: Perché
Pasolini
? Una serie di Walter siti realizzata da Chora Media.
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01:49
Quello è Gianmarco no? Sì? Eccoci qua. Ciao bello, scusa il ritardo.
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Gianmarco Perale
01:55
No, figurati, tranquillo. Come mai Bologna? Prima domnda, così.
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Walter Siti
02:02
Ti ho dato appuntamento qui perché stiamo cominciando a parlare
Pasolini
. E lui era bolognese.
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02:11
Pensavo friulano, o cose...
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02:13
Aveva la mamma friulana. Però il papà era di
Ravenna
e lui ha studiato qui. Ha scritto qua le prime cose. Poi teneva per il
Bologna
, ha sempre tenuto per il
Bologna
tutta la vita.
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Gianmarco Perale
02:23
Ah, sì? Giocava anche a calcio, forse?
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Walter Siti
02:25
Giocava a calcio, sì, un ala, credo. Correva molto veloce e pare che lo chiamassero stukas, che era un missile, no cos'era, un aereo...
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02:34
Certo, sembravamo finti da morire.
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Gianmarco Perale
02:37
Fintissimi.
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Walter Siti
02:38
Ma credo che fosse anche l'imbarazzo del microfono. Comunque, ora siamo qui in studio e dobbiamo intanto dire chi siamo. Io sono Walter Siti, critico letterario, scrittore.
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02:50
Mi sono occupato per tanti anni di
Pasolini
. Ho sofferto quella che si chiama l'angoscia dell'influenza. Tu chi sei?
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Gianmarco Perale
02:57
Beh, io sono Gianmarco Perale, ho scritto un libro, sono un cameriere, ho trentadue anni e vorrei sapere qualcosa di più su
Pasolini
.
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Walter Siti
03:07
Ti ho portato a fare quel viaggio, attraverso i luoghi di
Pasolini
, anche perché voglio tenderti una trappola.
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Gianmarco Perale
03:13
Che trappola?
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Walter Siti
03:14
Questo te lo dico, più in là.
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Gianmarco Perale
03:16
Boh, mi dici qualcosa su chi era
Pasolini
da ragazzino? Com'era?
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Walter Siti
03:20
Allora, era un bambino viziato. Lui racconta che a un certo punto aveva preteso dal suo papà di avere un giocattolo al giorno.
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03:27
Giocava, credo, abbastanza poco. Ha cominciato a divertirsi un po' quando il fratellino minore, che aveva tre anni di meno, è stato abbastanza grandicello per cominciare a giocare con lui. Giocavano soprattutto alla guerra. E siccome, appunto,
Pasolini
era già un bambino colto, giocavano
all'Iliade
.
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03:45
Quindi facevano finta di essere Ettore, uno dei fratelli, ovviamente
Pasolini
, era Ettore. Nel frattempo disegnava,
Pasolini
era piuttosto bravo a disegnare fin da ragazzino, e si era messo a disegnare lo scudo di Achille, quello appunto descritto nell'Iliade.
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Gianmarco Perale
04:01
Walter, ma ti ricordi quando siamo andati al Fondo
Pasolini
, quello a
Bologna
?
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Walter Siti
04:05
Si, certo che mi ricordo.
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Gianmarco Perale
04:11
Fa freddo. Chi è che dobbiamo incontrare adesso?
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Walter Siti
04:14
Allora, adesso stiamo andando verso il Centro Studi
Pasolini
, c'è una cosa molto interessante per chi vuole studiare
Pasolini
perché ci sono tutte le cose di giornali pubblicate su
Pasolini
e tutte le polemiche nate intorno alle affermazioni di
Pasolini
, alle cose che lo riguardavano, eccetera eccetera. Stiamo per incontrare il direttore che si chiama Roberto Chiesi.
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Roberto Chiesi
04:40
C'è una bibliografia. In sostanza è proprio una raccolta bibliografica per cui sì, oltre ai testi relativi alle varie polemiche che furono numerosissime, ci sono proprio i testi critici.
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Gianmarco Perale
04:53
Chi è che viene di solito qua?
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Roberto Chiesi
04:54
C'è un pubblico molto eterogeneo, perché sia lo studioso, il docente universitario che chiaramente trova qui già riunito tutto il materiale critico, e sia lo studente che deve preparare la tesi.
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05:11
Quindi in realtà è un pubblico vario. Comunque sì, ormai
Pasolini
è una sorta di mito, nel bene e nel male. E quindi...
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Walter Siti
05:19
Lo è ancora o è passata questa cosa?
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Roberto Chiesi
05:22
No, no, io direi che sia ancora molto viva, no? È un fenomeno quasi paradossale, no? Perché più
l'Italia
si allontana da quella che ormai è lontana anni luce da quella che
Pasolini
amava, e più rappresenta per molti italiani, anche per dei giovani.
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05:39
Sono affascinati dall'immagine di questo artista italiano, multimediale come si dice oggi, io direi rinascimentale, del fatto di aver usato tutti, quasi tutti i mezzi espressivi e di essere stato anche uno che usava...
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Walter Siti
05:54
Poesia, romanzo, giornalismo, teatro, cinema...
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Gianmarco Perale
05:58
Domanda: ma avrebbe usato i social, tipo?
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Roberto Chiesi
06:02
Ma lui i mezzi li usava. In effetti li usava a modo suo, magari anche contro il mezzo stesso. Era anche imprevedibile, quindi è difficile dire.
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Walter Siti
06:10
L'unico mezzo di comunicazione che non ha mai usato, tranne qualche caso singolo, sporadico, è stata la televisione.
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Roberto Chiesi
06:18
No, lui la odiava.
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Walter Siti
06:21
E quindi suppongo che, rispetto ai social, avrebbe avuto forse un po' lo stesso atteggiamento.
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Roberto Chiesi
06:27
Io credo più che altro che lui avrebbe odiato la virtualità, perché lui è un uomo che aveva bisogno del rapporto fisico, carnale, sessuale con le cose.
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Walter Siti
06:36
Un paio di aggiunte veloci sulla televisione.
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06:39
Allora, lui ha fatto in modo, quando ha riscritto l'Histoire du soldat di
Stravinsky
, che il diavolo fosse il capo della televisione. E l'altra cosa, a proposito di social, mi veniva in mente che lui per due anni su Vie Nuove ha tenuto i dialoghi coi lettori, ed era particolarmente in palla quando parlava con le persone semplici.
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06:59
Quindi suppongo che, se i social fossero stati per lui un modo per mettersi in contatto con delle persone semplici a cui rispondere, quello gli sarebbe piaciuto.
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Gianmarco Perale
07:11
Ma io mi immagino un post
Instagram
di
Pasolini
, per esempio. Secondo te, cosa ci metterebbe?
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Walter Siti
07:17
No, lui ci metterebbe certamente molte cose che lo riguardano, metterebbe immagini su eccetera. Però credo anche che se ne stuferebbe abbastanza presto, perché un po' tutti i social adesso hanno un difetto che per lui sarebbe stato terribile da sopportare, cioè una mancanza di realtà. Quindi credo che a un certo punto se ne sarebbe andato dopo aver litigato a morte con qualcuno.
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Gianmarco Perale
07:42
Ecco, ma a proposito di realtà, io penso invece al porno amatoriale e facile che c'è oggi. Cosa avrebbe scatenato?
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Walter Siti
07:52
Cioè, tu pensi alla realtà e la prima cosa che ti viene in mente è il porno. Interessante...
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Gianmarco Perale
07:55
È la cosa più reale, il porno amatoriale è la cosa più vicina alla realtà...
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Walter Siti
08:03
No, io credo che lui non fosse uno da
porno
, diciamo, guardato. A lui piaceva andare in caccia la notte, per cui, come dire, aveva proprio bisogno degli odori, delle persone vere. Non credo che si sarebbe accontentato di uno schermo.
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Gianmarco Perale
08:18
Ecco, della sessualità ne abbiamo parlato anche quando siamo andati a Teatri di Vita.
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Walter Siti
08:24
Allora, qui veniamo apposta perché ci aspetta
Stefano Casi
, che è uno dei maggiori studiosi del teatro di
Pasolini
e poi volevo fargli qualche altra domanda a proposito, invece, del tema dell'omosessualità in
Pasolini
.
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08:45
Sta arrivando. Eccolo lì. Allora Stefano ciao, lui è Gianmarco Perale.
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Stefano Casi
08:53
Possiamo entrare dentro a Teatri di Vita, visto che il nome di questo centro teatrale. Teatri di Vita ha nel suo nome il rimando a Ragazzi di vita.
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Walter Siti
09:05
Ah, non ci avevo pensato.
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Gianmarco Perale
09:06
Come no? È la prima cosa che mi è venuta in mente...
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Stefano Casi
09:10
E non solo questo, ma all'interno dei Teatri di Vita, la sala principale si chiama Sala Pasolini.
Pasolini
fin dall'inizio era incerto se fare il poeta, il pittore o l'attore. La sua prima opera teatrale, l'ha scritta a sedici anni ed è un'opera che ha già in nuce, incredibilmente, già tantissimi temi e tantissimi elementi proprio dell'intera poetica di
Pasolini
.
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Walter Siti
09:40
Ti ricordi come si chiama il protagonista, che è un compagno di Silvio Pellico?
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Stefano Casi
09:45
Guido Solera.
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Walter Siti
09:46
La cosa però, invece, che a me mi ha sempre molto colpito era che lui nella verità si chiamava Giovanni Solera, e lui si sbaglia e lo chiama Guido, vedi caso come il fratello.
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Stefano Casi
09:56
Infatti secondo me non è uno sbaglio, ma rientra un po' in un'attitudine di
Pasolini
, in una attenzione onomastica molto importante, un po' in tutte le sue opere, no, c'è questa attenzione al nome e all'importanza del nome.
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10:11
E in questo caso, appunto, nella sua gloria, Guido Solera è Guido è il fratello, ma il personaggio, questo Guido, è in realtà la proiezione di
Pasolini
. Quindi, insomma, è estremamente complesso. Tra l'altro, appunto, un personaggio che è un poeta, che sogna la gloria attraverso la poesia, almeno in prima battuta, prima di scoprire l'impegno politico. E lo fa in un rapporto con la madre.
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Walter Siti
10:40
Quella è la cosa che a me mi ha molto colpito, nel senso che c'è questa scena della madre che vede il figlio portato alla morte, sostanzialmente.
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Gianmarco Perale
10:49
Può essere che inconsciamente desiderasse la morte del fratello? Chiedo, una domanda stupida magari...
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Walter Siti
10:55
Ma mica tanto stupida..
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Stefano Casi
10:57
No, infatti era proprio quello che stavo per dire, nel senso che effettivamente questa cosa è molto, molto particolare. C'è tutto questo pensiero sul fatto che effettivamente la morte di Guido abbia in qualche modo, abbia dato a passioni la possibilità di prendere tutto l'affetto della madre che prima invece condivideva con con il fratello.
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11:20
E io ho sempre pensato che l'amore di
Pasolini
per la madre sia stato assolutamente totalizzante, potentissimo.
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Walter Siti
11:37
La madre è un punto sacro in tutto, diciamo, il percorso di
Pasolini
. Una delle prime cose che lui ricordava della sua infanzia era un sogno in cui sognava di perdere la madre e di cercarla, come dice lui, lungo le strade rossicce e i portici di
Bologna
. Questo attaccamento alla madre, questa paura di perderla, di distanziarsi da lei, credo che ce lo dovremo ricordare, perché appunto è una delle cose che torneranno continuamente in questo nostro viaggio su
Pasolini
.
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12:12
Penso che il suo amore per la madre, in un certo senso, sia già una costruzione secondaria che nasce da cose più antiche. Penso che il suo primo amore, in realtà, fosse stato per il padre.
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Gianmarco Perale
12:24
A proposito, non mi hai ancora parlato del padre.
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Walter Siti
12:28
Se è per questo, neanche tu mi hai mai parlato del tuo. Magari ci arriveremo.
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Gianmarco Perale
12:32
Si.
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Walter Siti
12:32
Allora, il padre di
Pasolini
era appunto di
Ravenna
, uomo generoso dalle mani bucate, bassetto, piuttosto attraente, credo, fisicamente.
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12:43
Pasolini
dice: "Con la complessione di chi deve avere un gran cazzo". Ed è stato il grande punto interrogativo nella vita di
Pasolini
, che non c'è quasi mai nelle sue opere, salvo il fatto che nell'ultima opera che stava scrivendo quando è morto il protagonista aveva il nome di suo padre.
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Gianmarco Perale
12:59
Ok, mi viene un dubbio.
Pasolini
era omosessuale, giusto?
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Walter Siti
13:03
Si, su questo mi pare non ci siano dubbi, così si dice.
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Gianmarco Perale
13:07
Ma è possibile che il padre non accettasse l'omosessualità del figlio?
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Walter Siti
13:13
Io ho l'impressione che il padre per molto tempo non l'abbia proprio saputo, perché
Pasolini
era stato sempre molto molto cauto nel raccontare queste cose, soprattutto, figurati, nel farlo sapere ai genitori. Pero' torniamo a sentire, a proposito, quello che ci ha detto Stefano Casi.
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Stefano Casi
13:32
Rispetto all'omosessualità, quello che secondo me al padre di
Pasolini
non andava giù del figlio, era il suo essere un intellettuale, non appunto un uomo d'azione.
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Gianmarco Perale
13:43
Ok.
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Stefano Casi
13:44
Questo era un po'... Il padre era un ufficiale, era militare, un militare fascista, quindi un figlio maschio deve essere... E invece il figlio, scriveva poesie.
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Walter Siti
13:59
Tu prima hai parlato del fratello. Credo che il primo aneddoto che si ricorda, appunto, del rapporto di
Pasolini
con la sua
omosessualità
riguarda proprio il fratello. Che era, credo, appunto, rispetto a
Pasolini
, molto meno riflessivo e molto più impulsivo, e anche fisicamente coraggioso.
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14:19
Per cui sembra che sia stato lui a difenderlo una volta che, qui a
Bologna,
gli dicevano ‘busone’, che è il modo bolognese appunto di dire omosessuale in modo piuttosto offensivo, diciamo.
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14:30
E lui reagiva intellettualmente, cioè appunto, cercando di scrollarsi le cose di dosso. Invece il fratello lo ha difeso coi pugni, diciamo così.
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Gianmarco Perale
14:40
Non doveva essere facile all'epoca fare il proprio coming out, soprattutto con un padre così. E non che oggi sia sia semplice, credo.
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Walter Siti
14:49
Oggi, almeno a giudicare dalla mia esperienza, è comunque con tutte le difficoltà, poi anche questo dipende molto dall'estrazione sociale, è molto, molto più facile già da quando l'ho dovuto fare io negli anni Sessanta e credo molto di più di quando l'ha dovuto fare
Pasolini
negli anni Quaranta. E, però, anche allora contava l'estrazione sociale.
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15:09
Se stavi in
Italia
sotto il
fascismo
ed eri un piccolo borghese che doveva stare un po' attento a come si muoveva, era molto, molto più, difficile. Su questo non c'è dubbio.
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15:21
A
Bologna
effettivamente a sedici, diciassette anni l'omosessualità era diventata per lui chiaramente anche un problema sociale, no? Cioè, a chi dirlo, come dirlo, come farlo sapere? Intimamente lui se le era sempre covata da solo ed era stato precocissimo. Questo lo capisco bene, perché io credo di averlo saputo intorno ai tre anni e mezzo o quattro anni che ero omosessuale.
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15:44
Per lui dev'essere stata più o meno la stessa cosa. C'è un ricordo che a me è sempre parso molto significativo, di un cartellone di cinema che lui a un certo punto aveva visto quando aveva appunto quattro o cinque anni, che ritraeva un uomo che combatteva con una tigre.
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16:02
Ma lui lo aveva visto come se fosse un uomo mezzo mangiato già dalla tigre, e aveva sentito qualche cosa di fortemente sessuale, la sera, nel ripensare a questo uomo mentre veniva mangiato e divorato dalla tigre. E poi ci sono degli episodi anche abbastanza divertenti a
Bologna
, quando lui, come dire, cerca ancora di nascondere la sua omosessualità perfino agli amici.
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16:28
C'è un episodio che racconta
Michele Ranchetti
, quello che è diventato poi lo storico delle religioni, insomma eccetera, di un campeggio che avevano fatto sull'appennino in cui a un certo punto questi ragazzi, tutti i maschi, scoprono che c'è un campeggio tutto femminile lì vicino e naturalmente progettano di fare una specie di visita al campeggio femminile.
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16:48
E mentre si stavano preparando, vestendo,
Pasolini
dice agli altri: "Facciamogli uno scherzo a queste ragazze, quando arriviamo li facciamo finta che io sono omosessuale". A un certo punto, addirittura, arriva a dire che la sua omosessualità deriva da una sua nonna monferrina, perché suppone che il Monferrato, come dire, spesseggiasse di omosessuali.
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17:09
In realtà, la cosa che io non gli ho mai davvero perdonato, da questo punto di vista, a
Pasolini
, è che lui si vergognava di essere omosessuale. Io ricordo una lettera che mi scrisse, che purtroppo ho perso, dove però ricordo una frase precisa.
Pasolini
mi scriveva: "Per me l'orgoglio di essere poeta è stato maggiore della vergogna di essere omosessuale".
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17:32
La parola che usava proprio è quella, me lo ricordo, era la parola vergogna.
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Gianmarco Perale
17:37
Non ci credo che l'hai persa.
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Walter Siti
17:38
Sì, io perdo molte cose, ma soprattutto, sai, l'inconscio manda dei messaggi. Quella lettera l'ho persa due volte, nel senso che poi l'avevano ritrovata, me l'hanno restituita. Io l'ho messa in una busta per spedirla a
Nico Naldini
, che stava curando l'epistolario.
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17:55
Sono andato a fare rifornimento con la Cinquecento e io non so perché ho lasciato la busta sul tettuccio della Cinquecento e poi sono ripartito. E la lettera, la busta è finita chissà dove. Però, tornando alla sessualità di
Pasolini
, i saggi, i tre saggi sulla sessualità di
Freud
, lui li ha letti proprio a
Bologna
, appunto da adolescente, e li ha comprati al Portico della Morte.
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18:20
Allora adesso andiamo verso una libreria che si chiama Libreria Nanni, che era già funzionante al tempo in cui
Pasolini
studiava qui, quindi nel '41-'42, anzi era una libreria, un po' chic, perché imitava un po' i
bouquinistes
che stanno sulla
Senna
a
Parigi
, con delle bancarelle con i libri esposti.
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18:48
E in questo Portico della Morte di
Pasolini
ha letto i libri della sua formazione iniziale. Ha letto
Dostoevskij
,
Shakespeare
, il Macbeth, insomma, ricorda tutta una serie di letture formative che ha fatto qui.
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Gianmarco Perale
19:02
Intanto non mi aspettavo che in centro a
Bologna
ci fosse una una libreria con una grande vetrina, con un sacco di libri fascisti.
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Walter Siti
19:09
Sì anch'io effettivamente sono rimasto abbastanza colpito.
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Gianmarco Perale
19:12
Ma, a proposito delle svastiche che abbiamo visto e di tutte quelle cose lì, che rapporto aveva
Pasolini
con il Regime?
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Walter Siti
19:17
Nei primi anni naturalmente lui è cresciuto in una nazione che era a grande maggioranza, diciamo, fedele al Regime e quindi, come molti giovani intellettuali dell'epoca, ha partecipato alle iniziative culturali del
fascismo
, appunto, ai cosiddetti Gufi, gruppi universitari fascisti, però non è mai stato antifascista militante, in realtà era una esigua minoranza di intellettuali giovani che fossero già consapevoli di lottare contro il
fascismo
.
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19:48
Apparteneva, diciamo, a quella schiera piuttosto ampia di giovani intellettuali che si sentivano stretti dalle censure fasciste, dal fatto appunto che certe cose, non so, dagli
Stati Uniti
o da altre parti del mondo non potevano arrivare.
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20:02
Avevano bisogno di libertà, ma soprattutto, appunto, di libertà culturale e intellettuale. Però, diciamo, che sostanzialmente il
fascismo
lo ha subito
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Gianmarco Perale
20:12
Walter, ma è vero che la destra ha cercato di strumentalizzare una frase di
Pasolini
o più frasi di
Pasolini
recentemente?
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Walter Siti
20:20
No, in realtà la destra è da quando
Pasolini
è morto che lo sta strumentalizzando, come peraltro tutti lo tirano per la giacchetta. Adesso credo che tu ti riferisca invece a quella frase specifica del comizio di
Salvini
, quando lui ha citato
Pasolini
proprio durante il comizio.
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Gianmarco Perale
20:37
Esatto…
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Matteo Salvini
20:38
“Non parlerò di passato. Noi siamo qua per parlare di futuro e non uso parole mie. Mi chiedo se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi, a
fascismo
finito, non sia in fondo un'arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per vincolare il dissenso, spingere le masse a combattere un nemico inesistente, mentre il consumismo moderno striscia, si insinua e logora la società già moribonda”.
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21:21
Pier Paolo
Pasolini
, 1973.
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Walter Siti
21:26
Guarda, io proprio non ci metterei la mano sul fuoco. Però, credo che quella frase citata da
Salvini
sia un fake. Cioè non credo che sia una frase pasoliniana, per vari motivi. Secondo me non è lo stile di
Pasolini
.
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21:40
Credo che lui si sarebbe fatto uccidere piuttosto che usare una frase come "veicolare il dissenso" e poi il gioco di parole su armi di distrazione, di massa, eccetera, invece che di distruzione, mi sembra molto più recente del '73.
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21:54
E, a proposito di fake, sempre lì a
Bologna,
abbiamo parlato con un bravissimo distruttore di fake che
Roberto Bui
.
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Gianmarco Perale
22:04
Quello dei Wu Ming 1.
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Walter Siti
22:05
Esattamente, che ci ha parlato appunto di
Pasolini
e del suo rapporto anche con la politica.
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22:10
Volevo che tu mi parlassi un po' di questa faccenda, del presupposto diciamo avvicinarsi di
Pasolini
alla destra negli ultimi anni della sua vita.
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Wu Ming 1
22:19
Ovviamente nei suoi ultimi anni
Pasolini
non si avvicinò affatto alla destra, continuò a denunciare la violenza neofascista che lui definiva più propriamente neonazista. Quando lui parlava del
fascismo
degli antifascisti lui si riferiva alla Democrazia Cristiana e ai partiti che governavano con lei: il
Partito Comunista
, anche la Chiesa Cattolica e gli intellettuali, tutti quanti.
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22:43
Lui accusa di non aver opposto alcuna resistenza alla mutazione antropologica portata avanti dal neocapitalismo, dalla società dei consumi, che lui chiama una forma di nuovo
fascismo
usando una figura retorica.
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22:57
Perché chiaramente per la sua generazione non c'è nulla di più orrido del
fascismo
. E difatti continua a denunciare anche nella sua produzione giornalistica e da polemista degli ultimi tempi, continua comunque a denunciare la violenza neofascista in quanto funzionale al potere, in quanto integrata all'interno di questo sistema.
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Walter Siti
23:16
Forse l'aspetto invece in cui, come dire,
Pasolini
è più vicino a un'ideologia protofascista, quella dei fiumani e di
Ettore Muti
, è il vitalismo. Proprio il concetto di vitalismo. C'è un piccolo vocabolario che ho trovato tra le sue carte, dove alla voce Vitalismo lui ha messo cinque o sei segni sottolineati con la penna biro, eccetera, come se fosse una cosa in cui si riconosceva moltissimo.
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Gianmarco Perale
23:41
Ma infatti questa è una cosa che mi ha colpito tantissimo di
Pasolini
, cioè il fatto di muoversi costantemente, dappertutto, su un sacco di fronti artistici. Quindi scrittura, cinema, teatro.
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Walter Siti
23:53
Lui vuole vivere al centoventi per cento, non c'è niente da fare. Ha proprio una vitalità che basterebbe per tre o quattro persone, diciamo così, quindi è la cosa che lo caratterizza più di tutte. Però adesso, visto che stiamo parlando della sua formazione di
Bologna
, secondo me la cosa che ti farà più invidia di tutte è che lui, a vent'anni, ha avuto uno spettacoloso colpo di culo.
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24:17
Allora lui si stava scambiando delle poesie con i suoi amici bolognesi e reggiani, ed erano poesie in italiano. Un po' mediocre, quelle di tutti quanti, diciamo le sue, come quelle degli altri, finché a un certo punto gli viene come spontaneo di scrivere alcuni versi in friulano, in un friulano che tra l'altro lui non conosceva nemmeno troppo bene, come se fosse un una lingua fatta apposta per la poesia. Scrive un piccolo libretto e lo fa stampare in una stamperia di Bologna coi soldi di papà, senza molte speranze.
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24:52
Lo legge forse il più grande critico che ci fosse all'epoca in
Italia,
Gianfranco Contini
. Pubblica una recensione dove dice: "Ho letto questo libretto di un giovane ventenne molto promettente". E poi scrive a
Pasolini
dicendogli quanto ha trovato straordinarie quelle sue poesie.
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Gianmarco Perale
25:11
Vabbè, una botta di culo.
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Walter Siti
25:12
È qualcosa di più. Addirittura per
Pasolini
è una specie di incoronazione a poeta, capito? Ha vissuto una cosa che non so se tu, che hai cominciato a scrivere da poco, puoi capire cosa significa.
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25:24
Quando una ha l'impressione di avere trovato una voce che è solo sua. Quel momento lui per un attimo si è sentito un re. Dopodiché gli ci è voluto molto tempo, naturalmente, per avviarsi effettivamente in una carriera, eccetera, eccetera.
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25:38
E, nel frattempo, si preparava appunto a tutto. Cioè provava a scrivere teatro, provava a scrivere cinema, c'è una sceneggiatura sua che ha fatto quando aveva diciotto anni, una sceneggiatura cinematografica.
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25:49
Fatto sta che aveva moltissime occasioni di cultura, di allargare anche il suo spazio universitario e quindi ti ho voluto portare all'università come ultima tappa nostra bolognese.
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26:03
Perché mi sono chiesto se, per i ragazzi che fanno adesso l'università a
Bologna,
sia così facile avere degli stimoli che vadano oltre gli esami, diciamo così.
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Gianmarco Perale
26:14
Ah, lì è dove abbiamo conosciuto Elsa, la studentessa...
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Walter Siti
26:18
Ragazza intelligente e insomma, per me è stato un po' un colpo al cuore.
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Elsa
26:24
Purtroppo c'è sempre più gente che viene a studiare a
Bologna
anche da fuori, e quindi hanno dovuto canalizzare in un qualche modo anche l'apprendimento di queste materie. Secondo me renderle un po' più sterili e dare meno possibilità poi alle persone che concludono il loro percorso di studi.
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26:43
E, avendo dei numeri molto alti di iscrizione, c'è molto dietro uno stereotipo del sì, bravo, ti sei laureato in Lettere, ma non concluderei mai niente, perché poi non trovi effettivamente una strada. Uguale per il cinema, uguale per il teatro.
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27:01
Abbiamo delle grandi scuole in
Italia
in cui uno può andare a studiare, ma anche lì è un po' un terno al lotto, cioè se hai la fortuna di essere notato da qualcuno bene, però la la percentuale molto bassa, ovviamente.
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Gianmarco Perale
27:14
L'energia, perché per esempio
Pasolini
era una persona super energetica, nel senso che si buttava dentro le cose con tutta l'energia possibile. Secondo te, questa energia c'è ancora?
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Elsa
27:25
Ti dico che secondo me l'energia più forte che abbiamo adesso in realtà proviene da degli ambienti molto più piccoli dell'università, come possono essere dei cinema molto poco frequentati, dei teatri molto poco frequentati, delle compagnie che cercano sempre delle reclute perché magari sono in calo, però anche lì poi alla fine è difficile, a meno che arrivino effettivamente a formare realmente qualcosa.
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Walter Siti
27:54
Quindi non ho capito, ma state frequentando l'università un po' rassegnati?
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Elsa
27:59
Dipende dal corso che si decide di frequentare.
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Walter Siti
28:02
Il corso in lettere è uno dei più rassegnati.
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Gianmarco Perale
28:06
Walter ma
Pasolini
quando seguiva l'università era rassegnato secondo te? No, assolutamente.
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Walter Siti
28:09
No, no, assolutamente. Intanto fare l'università all'epoca significava come minimo uscire e avere un posto nella scuola.
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28:18
Ma, soprattutto, ho l'impressione che proprio
Bologna
fosse un centro di cultura particolarmente vivo, in quel momento. Succedevano un sacco di cose., ecco. Non so se adesso ci sia qualcosa di altrettanto vivo che gli studenti dicono "stasera andiamo lì perché sta succedendo qualcosa di interessante."
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Elsa
28:37
No, no, no, non c'è ma poi io ti parlo da parte di una persona che ha iniziato l'università col covid. Per me l'università è stata il computer, ma non ho visto nient'altro.
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Walter Siti
28:47
Tu ne hai mai sentito parlare di
Pasolini
? Sai chi è?
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Elsa
28:51
Beh, si certo. Poi vabbè, ho fatto il classico prima, quindi insomma è stato.
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Walter Siti
28:56
Cosa vi dicono di
Pasolini
alle superiori?
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Elsa
28:59
Purtroppo viene trattato come tutti gli altri. Quindi viene passata molto poco l'individualità nei programmi scolastici, ti viene passato il fatto, quindi è nato tal giorno, nella vita ha fatto questo questo e questo, ha scritto questo questo e questo. Questo é importante. E questo non è importante. Ricordati questo.
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Walter Siti
29:18
E cosa ti hanno detto che è importante?
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Elsa
29:20
Non me lo ricordo. Non me lo ricordo.
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Walter Siti
29:23
Ok, quindi non ti succede mai di pensare nella tua vita normale, di dire "Forse quella cosa lì di
Pasolini
mi interesserebbe vederla"?
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Elsa
29:32
No.
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Walter Siti
29:33
No, certo.
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29:35
Queste cose che ci ha detto Elsa, appunto, mi hanno fatto un po' male al cuore, perché ne ho come ricavato che in questo momento, per i ragazzi che fanno l'università, è difficile inserire degli interessi personali nel loro percorso di studio. Insomma, ho come l'impressione, non so dimmi tu, che per un giovane che si sta formando tentare un po' tutte le direzioni, indipendentemente diciamo dalla carriera, è forse la cosa che conta di più. Provare, provare a capire che cosa uno può essere.
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30:09
Per questo io ti dicevo che
Pasolini
forse è uno scrittore che può interessare i giovani, perché è uno scrittore che non ha mai smesso di essere davvero adolescente. È come se lui si fosse cercato continuamente per tutta la vita.
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30:24
C'è una sua poesia che ha scritto in realtà a Roma, dove lui dice "Adulto?", punto interrogativo, e poi si risponde: mai. Mai come l'esistenza che non matura, resta sempre acerba. Come se lui veramente facesse fatica a considerarsi arrivato, è sempre alla ricerca di qualcosa.
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Gianmarco Perale
30:42
È sempre affamato, sembra uno che ha che ha sempre fame di vita e, forse sbaglio, ma forse chi ha troppa fame di vivere in realtà è perché non ci riesce appieno.
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Walter Siti
30:53
E questo, questo lo diceva anche
Montale
. Se uno fosse veramente felice non scriverebbe poesie. In effetti è come se in realtà è davvero adulto, non lo fosse mai stato. E qui a
Bologna
abbiamo invece visto lui quando giovane lo era davvero. Stranamente ho l'impressione che forse il suo momento di massima soddisfazione di sé lui l'abbia avuta proprio a vent'anni, dopodiché è sempre stato più incerto su se stesso di come era stato quella volta lì.
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31:24
C'è un pezzo molto bello, non ricordo neanche dove, forse un'intervista che gli hanno fatto, dove lui dice: "Le due più grandi soddisfazioni letterarie nella mia vita sono state la recensione di Contini quando avevo vent'anni e un giovane borgataro, un ragazzino di borgata che a un certo punto mi ha detto che aveva letto Ragazzi di vita e cosa ne pensava".
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31:48
Quindi forse a questo punto lasciamo la
Bologna
dove abbiamo visto, appunto, lo scrittore da cucciolo. Lui poi ci è tornato, varie volte, ci è tornato perché ha fondato lì una rivista che si chiamava
Officina
, che aveva la sede a
Bologna
.
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32:01
Ci è tornato per girare alcune scene finali di Edipo, dove c'è Ninetto e lui che si siedono sulle gradinate di
San Petronio,
e perfino nell'ultima opera, le Lettere luterane, ha fatto in modo che fosse
Bologna
stessa a parlargli con delle parole piuttosto toccanti.
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32:24
So che mi ammiri e mi consideri ancora la migliore città
d'Italia.
Sei perciò tentato di stabilirti qui, di lavorare qui, di abitare magari nella casa di Via Zamboni, dove sei nato.
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32:36
Ma c'è qualcosa che ti spaventa. Nel momento in cui sono insieme una città sviluppata e una città comunista, sono una città dove non c'è alternativa.
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32:48
Prefiguro cioè l'eventuale
Italia
del compromesso storico, in cui la popolazione sarebbe tutta di piccoli borghesi, essendo stati antropologicamente eliminati dalla borghesia gli operai.
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Walter Siti
33:06
In realtà io non credo che poi lui davvero si sarebbe mai trasferito a
Bologna
, come si fa dire invece, appunto da
Bologna
che parla a nome proprio eccetera, mentre più volte ha avuto la tentazione di isolarsi dicendo che voleva tornare in Friuli.
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33:24
E, a proposito di questo, vorrei proprio concludere questa prima puntata con alcuni versi di un suo amico nemico che era
Franco Fortini
, che dopo la morte di
Pasolini
ha scritto questo epigramma.
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33:40
Dicevi di voler ritornare al tuo paese, ma quello non era il tuo paese.
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33:46
Così l'inganno di oggi ti rivelava quello di allora, o infelice. Nulla ti fu mai vero, non sei mai stato. I tuoi versi stanno. Tu mostruoso, gridi. Così le membra dello squartato sul palco.
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34:13
Archivio Luce presenta Perché
Pasolini
, un podcast di
Walter Siti
con Gianmarco Perale realizzato da Chora Media con la collaborazione di Alessia Rafanelli.
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34:24
La cura editoriale è di Michele Rossi e Sabrina Tinelli. La post-produzione è di Michele Boreggi. La produzione esecutiva è di Valentina Meli. I fonici di presa diretta sono Daniele Cutrufo, Enrico Piva, Roberto Colella, Matteo Bennici. Il fonico di studio è Federico Slaviero per PM nove.
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34:44
In questa puntata hanno partecipato Roberto Chiesi, Stefano Casi,
Roberto Bui
, Elsa Maria Frabetti. Si ringrazia la Fondazione Cineteca di
Bologna
.
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