Saturday, Jun 18, 2022 • 17min

Puntata 6: Paola Della Pergola

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Funzionaria ministeriale, sarà allontanata dagli uffici pubblici perché ebrea. Dopo la guerra venne nominata ispettore alla Galleria Borghese, dove divenne direttore nel 1949 e mantenne il ruolo fino al 1973. Può essere considerata la fondatrice della disciplina definita “didattica dei musei”, grazie al suo impegno per l’avvicinamento del grande pubblico e delle scuole ai musei.
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Talking about
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Speakers
(5)
Serena Dandini
Antonietta Biondi
Paola Della Pergola
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Serena Dandini
00:12
Che la storia dell'arte sia piena di figure femminili non è certamente una novità, c'è il vizio però, pessimo, di tendere a indicarle come la fonte dell'ispirazione artistica. La fonte d'ispirazione per chi, scusate? Eh, già: noi le muse, loro i creatori.
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00:30
Ecco, io qui voglio invece raccontare un'altra storia: una storia di conquiste professionali, di coraggio, passione e tenacia, in nome dell'arte, della sua scoperta, custodia e promozione. Otto ritratti di donne che hanno vissuto e lottato per l'arte e la cultura. Sono Serena Dandini e vi presento Paladine, una serie podcast realizzata da Chora Media per la Direzione Musei del Ministero della Cultura.
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00:58
Oggi vi racconto la storia di Paola Della Pergola.
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01:05
Nel cuore di Roma,
Villa Borghese
è uno dei parchi più spettacolari della città.
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01:09
E nel cuore di questo parco, c'è la residenza di diletto del principe
Scipione Borghese
che oggi tutti conosciamo come la
Galleria Borghese
, un grande meraviglioso museo che si definisce aperto al pubblico e al servizio della società, promuove la ricerca e la crescita culturale e contribuisce allo sviluppo sociale della comunità locale e della collettività.
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01:33
Ha come obiettivo primario quello di promuovere il museo come luogo di educazione al patrimonio e ai suoi valori, lavora in maniera partecipata e condivisa con la società civile per rendere più comprensibili, fruibili e accessibili le proprie collezioni ai diversi pubblici. Normale, no? Ecco, se tutto questo oggi lo troviamo scontato, in verità scontato non lo è stato per nulla. Lo dobbiamo al duro lavoro e la tenacia di una donna: Paola Della Pergola.
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Francesca Cappelletti
02:02
Paola Della Pergola è stata uno dei grandi personaggi della storia della
Galleria Borghese
.
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Serena Dandini
02:08
L'attuale direttrice
Francesca Cappelletti
la ricorda così, partendo dal suo arrivo alla galleria accolta dal direttore del tempo Aldo De Rinaldis.
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Francesca Cappelletti
02:17
Si capisce dalla sua biografia che lei arrivò qui all'inizio, nel quarantaquattro, e aiutò moltissimo Aldo De Rinaldis a riordinare con pazienza la galleria per renderla di nuovo aperta al pubblico.
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Serena Dandini
02:34
Ricostruire le vicende alterne e burrascose della sua vita non è cosa facile, ci sta provando la storica dell'arte Patrizia Dragoni.
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Patrizia Dragoni
02:42
Della vita di Paola Della Pergola, soprattutto degli aspetti più privati, ancora non si sa molto.
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02:56
L'ebraismo mondiale è stato durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del partito.
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Patrizia Dragoni
03:12
Allo stato attuale degli studi sappiamo solamente che ha dovuto lasciare il lavoro nel mille novecento trentotto, dopo l'emanazione delle Leggi razziali e per il fatto che, essendo di religione ebraica, non poteva più lavorare all'interno di un ufficio pubblico.
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03:31
Ci sono sei anni di buco che bisognerebbe provare a recuperare. Non è facile, perché poi in alcuni casi parte della documentazione di questo periodo è andata perduta. Noi stiamo provando ad entrare anche all'interno degli archivi della questura, degli archivi della prefettura.
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Serena Dandini
03:53
Poi, nell'estate del mille novecento quarantaquattro, quando anche
Roma
viene liberata, Paola viene reintegrata alla sovrintendenza e da lì a qualche anno assume la direzione della
Galleria Borghese
.
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04:11
Il museo all'epoca risente ancora dei postumi della guerra, molte opere sono state distribuite presso uffici ministeriali, altri musei o ambasciate. Paola si impegna in un preziosissimo lavoro di loro inventariazione nel recupero di quelle fuori sede, in una campagna fotografica degli oggetti de nella formazione di uno schedario fotografico completo di notizie storiche e bibliografiche di tutte le opere contenute in galleria.
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Francesca Cappelletti
04:38
Da quello che ho potuto vedere, studiando soprattutto i cataloghi, cataloghi ai quali lei verosimilmente si dedicò appena arrivata qui, sulla fine degli anni Quaranta, perché è il primo, il catalogo dei dipinti della
Galleria Borghese
, esce il primo volume nel mille novecento cinquantacinque, il secondo nel mille novecento cinquantanove, opera monumentale ancora oggi importantissima.
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Serena Dandini
05:05
Infine, si dedica all'allestimento delle maestose sale secondo il criterio collezzionistico che fu del principe
Scipione Borghese.
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Patrizia Dragoni
05:14
Non vuole tagliare quello che era stato l'allestimento storico voluto da
Scipione Borghese
e poi, successivamente, dai Borghese, anzi lo recupera attraverso lo studio degli inventari.
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05:26
Però l'allestimento non deve in un certo senso fermare quello che è poi il ruolo del museo, lei capisce che la società sta cambiando.
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Serena Dandini
05:40
Antonietta Biondi, storica dell'arte, si sta dedicando a comprendere nel dettaglio il metodo sperimentale di Paola Della Pergola.
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Antonietta Biondi
05:48
Inizia anche subito a preoccuparsi del pubblico che deve entrare all'interno del museo. Perché è importante per lei che, come dire come direttrice, che ci sia una ampia possibilità del pubblico di visitare questo museo. Soprattutto quelle classi che non erano mai state non solo in un museo, ma forse neanche a
Villa Borghese
, quindi forse neanche nel centro di
Roma
.
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Serena Dandini
06:14
La storica direttrice, la nostra paladina, ricorda che un giorno, durante una delle prime aperture straordinarie della galleria, fece un incontro significativo nei pressi dell'ingresso.
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Paola Della Pergola
06:30
Vidi una donna vestita in modo molto modesto, incerta, quasi smarrita. La avvicinai e cominciai ad illustrarle alcune opere più famose. Seppi così, conversando, che andava a fare le pulizie in certi uffici nei dintorni di Via Mercadante e che, passando tutte le mattine davanti alla
Galleria Borghese
, aveva avuto il desiderio di entrare, ma non aveva mai osato. Non poteva pagare l'ingresso, ma aveva sempre desiderato di vedere com'era fatto un museo.
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07:02
Il sapere cosa c'era dentro. Quando le dissi: "Ma lei sa che questi tesori sono anche suoi?", la vidi sgranare gli occhi incredula, come sgomenta.
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Serena Dandini
07:13
É un piccolo aneddoto, ma di grande significato che forse, se mai ce ne fosse stato il bisogno, apre gli occhi di Paola Della Pergola.
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Paola Della Pergola
07:21
Se questi cittadini, che non voglio chiamare di seconda categoria, hanno dovuto vincere un timore e una timidezza per accostarsi al museo, che cosa ha fatto il museo fino ad oggi per sollecitare il loro interesse?
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Serena Dandini
07:37
Paola ha le idee chiarissime: il museo deve cambiare pelle, deve uscire dalla sua immobilità e dal suo isolamento, ed essere esso ad andare incontro al suo pubblico. Essere un organismo vivo.
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Antonietta Biondi
07:55
E inizia a immaginare una didattica che lei chiamerà sperimentale, che ha come cardine soprattutto il rapporto con la scuola. Quindi, con una scuola che deve essere chiamata a collaborare con il museo. Questa mi sembra anche una grande novità e inizia ad andare lei stessa, come dire, a cercare questo pubblico. Lei inizia a immaginare che un'équipe, quindi non una sola persona, ma un gruppo fatto di psicologi, sociologi e storici dell'arte possa andare soprattutto nelle periferie a produrre, diciamo, e a cercare il pubblico da portare al museo.
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Serena Dandini
08:34
La sua visione è politica, vuole contribuire a cambiare la società. Del resto,
Paola Della Pergola
all'epoca della guerra e immediato dopoguerra, è stata membro del Partito d'Azione, poi successivamente membro del Partito Comunista e la sua ispirazione è anche data dalla conoscenza dell'esperienza sovietica.
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08:53
In quell'epoca, i musei sovietici sono attivamente impegnati a organizzare attività, conferenze, incontri presso le fabbriche, le caserme, presso qualsiasi luogo in cui potesse esserci socializzazione. Questo è quello che Paola vede direttamente attraverso due viaggi nell'ex
Unione Sovietica
, rimane colpita dal ruolo della cultura, dal teatro alla danza, promosso a tutti i livelli della società.
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Patrizia Dragoni
09:17
Paola Della Pergola inizia a comprendere che, per avvicinarsi quanto più possibile ad un'idea di museo sociale, bisogna anche andare incontro a quelle persone che di loro spontanea volontà non sarebbero mai entrate all'interno del museo o, comunque, avrebbero avuto delle difficoltà a farlo. Per cui inizia a mettere insieme un'équipe interdisciplinare per muoversi proprio all'interno di alcune borgate. Il
Trullo
,
Casal Bertone
, Torre Nerone, all'interno delle quali vengono prima fatti degli incontri per comprendere come sono proprio gli abitanti di queste borgate e poi, da lì, per avvicinarli ai monumenti, alla storia, alla storia dell'arte del territorio all'interno del quale vivevano.
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Antonietta Biondi
10:04
Quindi queste operatrici vanno nelle borgate, lavorano con chi verrà poi alla galleria, in collaborazione con chi operava nel territorio. Per esempio, le scuole per l'alfabetizzazione, per la lotta all'analfabetismo, ovviamente, e poi le porta in galleria quindi fa vedere secondo dei percorsi, degli itinerari.
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10:28
Quindi è interessante anche questa modernità, di pensare alla galleria con degli itinerari. Quindi, non so, prima Bernini, poi Caravaggio, prima le sculture, poi le pitture. E poi farà fare dei questionari.
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Serena Dandini
10:41
Sì, i questionari, quando ancora non si parlava di indagini sul pubblico. Se pensiamo che una delle prime indagini statistiche sui visitatori dei musei in
Italia
è del mille novecento novanta, lei già negli anni Settanta realizza questionari, indaga e studia il suo pubblico con domande precise. Cosa hanno visto? Cosa gli è piaciuto di più? Torneranno al museo con i loro parenti?
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Antonietta Biondi
11:05
Lei comprende che le opere sono poco conosciute, la gente non le conosce perché sono poco diffuse le immagini. Oggi, in un'epoca di sovraesposizione ci sembra assurdo, ma è così. La gente aveva pochi testi a disposizione. Capisce che è importante proprio una diffusione delle immagini, ecco perché prende poi là dove può.
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11:23
Quindi può prendere dalle foto del catalogo, ma anche da quello che trovava a disposizione: calendari, pubblicità, tutto quello che era a disposizione per poter dare delle immagini, delle opere all'interno della galleria da portare fuori.
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11:44
Quindi anticipa anche quello che saranno poi dei grandi fascicoli, per esempio della "I maestri del colore", no, fatti dalle diverse case editrici che poi diffonderanno ben settanta milioni di copie nelle case degli italiani. Quindi diciamo, stiamo parlando di qualcosa di enorme. Ma, un'altra cosa che lei comprende, è per esempio il ruolo della televisione.
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12:02
La televisione è importante perché da un approccio diverso, visivo, quindi la gente è interessata a vedere, no? Quindi lei in questo senso capisce quanto è importante l'immagine, che l'immagine anticipa la necessità di entrare dentro un museo. Quindi che la gente vuole avere, no, delle riproduzioni, quindi delle fotografie.
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Serena Dandini
12:25
Paola ritiene fondamentale attivare l'aspetto psicologico, interessare il visitatore attraverso ciò che di comune può rintracciare fra la sua vita e l'opera d'arte. E così, l'impatto con la collezione principesca della
Galleria Borghese
, così fortemente legata anche ad una certa élite culturale, prova a diventare accessibile attraverso lenti diverse.
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12:47
La collezione rimane, sì, una collezione storica, ma le storie e gli aneddoti che appartengono all'opera d'arte fin dal momento della sua creazione sono molteplici. E lei immagina che queste storie possano interessare un tipo di pubblico non avvezzo alla classica visita a un museo sotto il profilo più prettamente estetico-artistico. Un pubblico che ha tuttavia diritto di conoscere e frequentare quel luogo.
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Paola Della Pergola
13:11
A volte le domande possono sembrare eccessivamente semplici, ingenue, anche risibili. Coloro che dovranno rispondere dovranno abituarsi a non sorprendersi, a non irridere, ma a rispondere invece con calma e nel modo più intelligibile, cercando di condurre il neofita verso la comprensione e sempre verso il traguardo della cultura.
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Serena Dandini
13:44
Certo, poi, poteva anche scattare qualcosa di più, un desiderio di comprensione superiore verso ciò che un'opera d'arte può raccontare nella sua totalità, anche stilistica, iconografica. La complessità dell'opera d'arte è qualcosa che deve essere insegnato attraverso un'attività didattica mirata.
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Paola Della Pergola
14:04
Il museo deve farsi scuola esso stesso, in accordo con la scuola reale, fin dalle classi elementari, e poi in progressivo sviluppo per la media dell'obbligo, per il biennio ancora da riformare, e per la scuola dei gradi superiori.
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14:20
Secondo questa escalation, e mi sia permesso usare per un fine costruttivo questa parola, il museo da sussidio sia pure di alto livello, diventa poco a poco protagonista, e si integra con l'insegnamento scolastico in una funzione e in un compito a cui desidero dare prima, e soprattutto, valore di civismo.
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14:47
Per prima cosa, dunque, sarà necessario istituire nei musei una sezione didattica; si tratterà di dare inizio a un esperimento che dovrà affermare la libertà individuale, lo spirito d'inventiva, il senso di una conquista nuova e importante.
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Serena Dandini
15:13
Paola Della Pergola viene eletta come consigliere comunale dal 1960 al 1966, nelle liste del PC e, per la prima volta, nel bilancio capitolino, viene inserita la voce "attività didattica". La sua discesa in politica è per lei cosa importante: non che essere una storica dell'arte in un mondo dominato dai critici uomini non fosse già un'affermazione in sé, ma è importante per il ruolo della donna nella società che lei vuole costruire.
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15:40
Un ruolo diverso. Un ruolo attivo, da protagonista.
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Antonietta Biondi
15:46
Siamo eredi di Paola Della Pergola, perché siamo eredi della sua grande idea di inclusione. Quindi inclusione vuol dire tutti, vuol dire abbiamo detto prima le lavoratrici, vuol dire persino le famiglie hippy che iniziavano a girare per
Roma
con i bambini sulle spalle.
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16:01
Vuol dire anche, per esempio, i diversamente abili: c'è un piccolo volantino in cui chiede al pubblico diciamo normodotato di non toccare le sculture, che invece saranno toccate in una visita guidata da bambini non vedenti. Siamo eredi dell'idea che il museo è un bene comunque, è un bene di tutti, quindi in questo senso lei-
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16:20
Siamo eredi dell'idea che in qualche modo siamo tutti un po' responsabili dei beni, oggi si chiamano beni culturali, che appartengono un po' a tutti, quindi a chi sta lontano e anche a chi sta vicino. Questa mi sembra una grande eredità.
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Serena Dandini
16:36
Ecco, se oggi il concetto di inclusione è assimilato, almeno in termini teorici, se oggi ogni museo ha una sezione didattica, ecco, questo lo dobbiamo alla grande eredità che ci ha lasciato Paola Della Pergola.
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16:57
Io sono
Serena Dandini
e in questa puntata di Paladine vi ho raccontato la storia di Paola Della Pergola con la voce di
Orsetta De Rossi
.
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17:07
Paladine è una serie podcast realizzata da Chora Media per la Direzione Musei del Ministero della Cultura. La puntata che avete ascoltato è scritta da Francesca Borghetti. La produzione esecutiva è di
Valentina Meli
, la post-produzione è di Stefano Tumiati. In redazione Anna Iacovino.
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17:29
Le registrazioni in presa diretta sono di Daniele Marinelli e Francesca Borghetti. Il fonico di studio è Ruben Stacchi. Hanno partecipato Antonietta Biondi,
Francesca Cappelletti
, Patrizia Dragoni. Questo podcast è stato realizzato con il supporto di
Cinecittà
. Si ringrazia Archivio Luce.
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Build n. 1.38.1
Serena Dandini
Francesca Cappelletti
Patrizia Dragoni
Antonietta Biondi
Paola Della Pergola
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