E inizia a immaginare una didattica che lei chiamerà sperimentale, che ha come cardine soprattutto il rapporto con la scuola. Quindi, con una scuola che deve essere chiamata a collaborare con il museo. Questa mi sembra anche una grande novità e inizia ad andare lei stessa, come dire, a cercare questo pubblico. Lei inizia a immaginare che un'équipe, quindi non una sola persona, ma un gruppo fatto di psicologi, sociologi e storici dell'arte possa andare soprattutto nelle periferie a produrre, diciamo, e a cercare il pubblico da portare al museo.