Saturday, May 28, 2022 • 22min

Puntata 3: Caterina Marcenaro

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Storica dell’arte e museologa, è figura fortemente legata alla città di Genova di cui diventa, nel 1945, la prima docente donna dell’ateneo cittadino, incarico che abbandona all’inizio degli anni ‘50 per dedicarsi integralmente all’ufficio di Belle Arti, come Direttrice. Ripenserà i palazzi storici e nobiliari, trasformandoli in musei e spazi espositivi e inserendosi pienamente in quella fase di rinnovamento che dà i natali al moderno concetto di museo. A lei si deve la creazione del sistema dei musei civici di Genova, oggi patrimonio UNESCO.
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Talking about
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Speakers
(3)
Serena Dandini
Raffaella Fontanarossa
Caterina Marcenaro
Transcript
Verified
Serena Dandini
00:12
Che la storia dell'arte sia piena di figure femminili non è certamente una novità. C'è il vizio però, pessimo, di tendere a indicarle come la fonte dell'ispirazione artistica. La fonte d'ispirazione per chi, scusate? Eh, già: noi le muse, loro i creatori.
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00:30
Ecco, io qui voglio invece raccontare un'altra storia: una storia di conquiste professionali, di coraggio, passione e tenacia, in nome dell'arte, della sua scoperta, custodia e promozione. Otto ritratti di donne che hanno vissuto e lottato per l'arte e la cultura.
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00:47
Sono Serena Dandini e vi presento Paladine, una serie podcast realizzata da Chora Media per la Direzione Musei del Ministero della Cultura.
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00:59
Oggi vi racconto la storia di
Caterina Marcenaro
.
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01:05
Spesso leggermente velata, tra l'azzurro e il bianco, sui colli di un verde opaco, quasi restia a lasciarsi conoscere, quasi un incastro di quartieri e modi di vedere ermetici, l'uno per l'altro "sono le parole dello scrittore
Guido Piovene
per descrivere
Genova
a metà degli anni Cinquanta.
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01:25
Gli stessi anni in cui la protagonista del nostro racconto,
Caterina Marcenaro
, rivoluziona i palazzi storici della città per farli diventare musei, dando un nuovo volto alla
Genova
distrutta dalla guerra. Ricostruire la storia di questa donna non è stata cosa facile, perché Caterina ha fatto di tutto per far perdere le sue tracce.
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01:47
Ci è riuscita la storica dell'arte Raffaella Fontanarossa, attraverso un lavoro meticoloso nell'archivio della città e non solo, mossa proprio dal desiderio di restituire la memoria di colei che ha plasmato la
Genova
del dopoguerra, ma poi è stata dimenticata.
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Raffaella Fontanarossa
02:03
Mi ha molto incuriosito questa assenza, questo silenzio totale su una figura che in realtà è stata una protagonista di quella che è, a tutti gli effetti, considerata una delle stagioni più importanti della museologia internazionale.
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02:19
Mentre, appunto, l'intero lavoro era giustamente e correttamente celebrato sui più grandi manuali di architettura e di design del mondo, e continuava a essere presente, appunto la committente, colei che ha lanciato questo progetto, era completamente sparita dalla scena.
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Serena Dandini
02:36
Raffaella Fontanarossa ha scavato anche nei ricordi delle amiche e delle colleghe, e uno dei soprannomi di Caterina ha dato il titolo al suo libro: La capostipite di sé.
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Raffaella Fontanarossa
02:47
Nella città delle grandi famiglie aristocratiche Caterina Marcenaro, invece, arrivava da una famiglia molto semplice. Era anche rimasta orfana di padre molto presto, non era una fille de familie e, dunque, si è davvero fatta da sola ed è per questo che una delle sue colleghe al liceo Doria l'aveva proprio soprannominata "La capostipite di sé".
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Serena Dandini
03:14
Nata a
Genova
nel mille novecento sei
Caterina Marcenaro
sarà innanzitutto una pioniera della museologia, visto che questo termine entrerà nel dizionario della lingua italiana solo nel mille novecento cinquantacinque, ma anche molte altre cose.
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Raffaella Fontanarossa
03:30
È un'amministratrice, un funzionario e poi un dirigente del Comune di Genova, ma lei sarà soprattutto una grande committente nell'assegnare poi gli incarichi che determineranno la ricostruzione dei musei e civici, anzi inventerà l'intera rete museale cittadina.
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Serena Dandini
03:49
Lo scrittore Giuseppe Marcenaro, omonimo ma non parente, la descrive così: "Una donna elegante, come lo possono essere le genovesi, s'intende. Gonna a piegoline, camicetta bianca e giacchettina di lana, possibilmente blu. D'estate abiti blu a pisellini bianchi. Portava i guanti di filo. Era una donna difficile".
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Raffaella Fontanarossa
04:11
In effetti
Caterina Marcenaro
teneva moltissimo a ogni sua azione e cercava di controllare non solo la sua stessa figura, ma anche ogni suo movimento, compreso appunto anche la scrittura, naturalmente.
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Serena Dandini
04:28
Per idee, appunti, ordini, circolari, si affida alla sua fidata penna stilografica, che talvolta si usura e manda a riparare, previa autorizzazione dell'ufficio economato del Comune che, ogni volta, come protesta alle sue missive di reclamo, la fa attendere un tempo per lei infinito.
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Caterina Marcenaro
04:48
Trovo molto strano, e perlomeno controproducente, che l'esecuzione di una piccola riparazione non possa essere autorizzata con maggiore rapidità.
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Serena Dandini
04:58
Sulla sua scrivania sono immancabili anche due matite: quella grigia, per correggere bozze e copie, e quella rossa, per gli errori da sottolineare.
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05:08
Un'abitudine degli anni in cui ha insegnato Storia dell'Arte al liceo Doria, durante il Ventennio. Come altre donne del tempo, non è un caso che insegni Storia dell'Arte; durante il fascismo, infatti, alle donne non è consentito insegnare le materie fondamentali, ma solo quelle considerate secondarie.
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Raffaella Fontanarossa
05:26
Per questo motivo andrà a studiare a Roma, alla Sapienza, che era all'epoca l'unico approdo per fare un perfezionamento in Storia dell'Arte. Una tappa fondamentale perché darà a Marcenaro la possibilità, appunto, di perfezionarsi nella materia, ma anche di incontrare, di tessere tutta una rete di rapporti fin da allora con gli altri suoi colleghi, vale a dire
Giulio Carlo
Argan, Palma Bucarelli e tutti gli altri.
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05:52
Ma soprattutto, appunto, il perfezionamento in Storia dell'Arte le darà anche la possibilità di approcciare il mondo del lavoro, perché si troverà appunto a concorrere per le prime cattedre di Storia dell'Arte nei licei.
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06:06
Cittadini, lavoratori: sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a
Genova
e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.
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Serena Dandini
06:32
Usciti dalla parabola del fascismo e dall'atrocità della guerra,
Genova
è una città da ricostruire e proprio a ridosso della liberazione si presenta per
Caterina Marcenaro
l'opportunità di una collaborazione con quello che all'epoca si chiamava l'Ufficio Belle Arti del Comune, allora guidato da
Orlando Grosso
.
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Raffaella Fontanarossa
06:52
Da subito si scontrano due modi di intendere la Storia dell'Arte e quindi, di conseguenza, l'ordinamento dei musei. E quindi, diciamo, l'iniziale sodalizio con il suo predecessore verrà a breve interrotto, perché poi
Orlando Grosso
andrà presto in pensione e
Caterina Marcenaro
diventerà lei stessa la direttrice dei Musei Civici e ne cambierà per sempre il corso.
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Serena Dandini
07:22
C'è un luogo che è particolarmente significativo per la storia di Caterina, un palazzo di un'illustre e nobile famiglia di Genova, i Brignole Sale.
Guido Piovene
lo descrive così: "Genova ha oggi la fortuna di uno dei musei meglio ordinati d'Italia, quello del Palazzo Bianco è il teatro della prima grande sfida di Caterina".
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Raffaella Fontanarossa
07:48
Caterina Marcenaro
sceglie una direzione opposta a quella di
Orlando Grosso
che aveva valorizzato la casa museo, la dimora storica, il palazzo ricostruito, e lei si rivolge a un altrettanto giovane architetto,
Franco Albini
, milanese d'adozione.
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08:05
E' proprio a
Palazzo Bianco
che nasce questo grande sodalizio intellettuale tra la storica dell'arte Marcenaro e l'architetto Albini e insieme, appunto, riprogettano un percorso che aprirà per la prima volta a
Genova
nel mille novecento cinquanta, sarà uno shock per tutti questa inaugurazione, perché al taglio del nastro si troverà l'antica dimora dei Brignole Sale completamente trasformata al suo interno. Non ci sarà più traccia della dimora storica, degli arredi, ma ci sarà un grande white cube, una sequenza di white cube.
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08:48
Siamo nel Cinquanta e questo si vedeva forse a
New York
, nelle gallerie newyorkesi di arte contemporanea. E tutto ciò accadde invece nella vecchia Europa, a
Genova
degli anni Cinquanta, in un museo di arte antica, quindi questo sarà un grande shock.
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Serena Dandini
09:06
La sequenza minimale delle sale di
Palazzo Bianco
non passa inosservata. Piovono le reazioni da parte degli addetti ai lavori vicini al Movimento Moderno per l'architettura, ma anche di amici come
Giulio Carlo Argan
, Bruno Zevi, che lodano l'innovazione, dove finalmente è l'opera al centro del percorso, isolata sulle pareti bianche, minimali, francescane.
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Raffaella Fontanarossa
09:29
Addirittura alcune opere, soprattutto alcune tavole fiamminghe, vengono liberate dalle cornici, perché quando le cornici, appunto, non erano coeve all'opera, in qualche modo potevano inquinarne, turbarne la lettura.
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09:43
E allora i quadri si presentano, vengono presentati, da Albini e Marcenaro, nudi, appesi alle pareti, addirittura esposti in un sistema a bandiera. E quindi con la possibilità di leggerli sul recto e sul verso, con la possibilità di spostarli, di movimentarli. Questa è una rivoluzione perché va ad abbattere uno dei grandi tabù, al museo non si può toccare nulla, e loro invece fanno in modo che, come diceva Albini, bisogna passare dall'idea di ambientare l'opera a quella di ambientare il pubblico.
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Serena Dandini
10:12
Come faranno per l'allestimento dei frammenti del Sepolcro, di epoca medievale, di Margherita di Brabante e di Giovanni Pisano, che viene posizionato al centro di una sala su un supporto metallico a cannocchiale che, attraverso un sistema a motore, può ruotare di trecentosessanta gradi. Una lettura inconsueta di un'opera medievale.
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10:32
E questo diventa, quindi, anche motivo di pungentissime critiche.
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10:39
Ecco una delle reazioni più violente apparse sulla stampa cittadina: "L'espediente volgarissimo di sollecitare l'interessamento e la curiosità del pubblico più sciocco, ficcando su un trespolo meccanico la povera
Margherita di Brabante
col suo naso ammaccato, e facendola volgere come una civetta sulla gruccia per attirare i merli, cioè i visitatori, e dar loro da intendere che è la great attraction della galleria".
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Raffaella Fontanarossa
11:11
Viene sempre attaccata la direttrice, la storica dell'arte, ancorché, ovviamente, sia un progetto firmato, cofirmato, dal'architetto
Franco Albini
, il quale invece viene celebrato giustamente da importanti studi e monografie. In primis, a capitanare questa fazione, appunto contraria alle nuove proposte di allestimento di
Palazzo Bianco
, c'è un giornalista, Giovanni Ansaldo, originario di
Genova
, che si firmava con uno pseudonimo: Stella Nera.
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Serena Dandini
11:43
Dalla penna velenosa di Ansaldo-Stella Nera emerge nemmeno una tanto velata questione di misoginia.
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11:50
Si urla allo scandalo perché la direttrice arrivata al potere, sissignori al potere, è inclusa in quella schiera di funzionari che negli anni di questo dopoguerra hanno cercato di dimostrare l'importanza dell'avvento femminile nei Pubblici Uffizi con un dinamismo sconvolgente. Caterina è infatti una donna al potere, e questo dà molto fastidio.
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Raffaella Fontanarossa
12:18
In pochi anni sono tantissimi i cantieri che la direttrice dei musei si trova ad aprire perché, di fronte al Bianco, l'altra grande dimora donata alla città dalla stessa Duchessa di Galliera, è il Palazzo Rosso, appunto. Anch'esso danneggiato durante la guerra ma, naturalmente, anche l'apertura di Palazzo Rosso, esattamente dieci anni dopo il Bianco, nel mille novecento sessanta, sarà oggetto di grande grande stupore da parte dei primi visitatori.
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Serena Dandini
12:48
Ben presto le immagini di
Palazzo Bianco
e Palazzo Rosso fanno il giro del mondo e vengono contese dalle riviste internazionali. Questo grazie all'intuizione di
Caterina Marcenaro
, precorritrice dei tempi, di valorizzare al massimo la comunicazione, cosa che allora non era l'imperativo che abbiamo noi adesso.
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Raffaella Fontanarossa
13:07
Tutt'oggi costituiscono per noi le foto di Paolo Monti, insieme a quelle di altre agenzie di stampa e di fotografi, una testimonianza molto importante, perché oggi la maggior parte degli allestimenti di cui parliamo non esiste più.
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Serena Dandini
13:20
Le foto che scatenano più clamore sono però quelle legate a un articolo intitolato "Casa di un amatore d'arte", uscite sul numero trecento sette della rivista Domus del mille novecento cinquantacinque, diretta da Gio Ponti.
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13:37
Questo arredamento di Albini rappresenta il caso perfetto in cui trova la sua ragion quella commistione tra antico e moderno che, diffusa tra i nostri architetti migliori, è ormai divenuta carattere italiano.
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13:52
Non si fa il nome della direttrice, ma in realtà si tratta dell'appartamento all'ultimo piano di Palazzo Rosso dove andrà a vivere
Caterina Marcenaro
, pagando un regolare canone d'affitto e dove passerà il resto della vita, salendo fino alla fine i suoi novantasei scalini.
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Raffaella Fontanarossa
14:10
Va detto che si tratta di una porzione del palazzo abitualmente destinato ai funzionari del Municipio, come del resto capita in molti altri musei statali o locali. Naturalmente, a curare tutta la ristrutturazione, sono
Franco Albini
e Franca Helg
e, naturalmente,
Caterina Marcenaro
vi abiterà e, soprattutto, questo intervento è oggi parte del percorso all'interno del museo di Palazzo Rosso, quindi è un intervento che è rimasto alla collettività. Ma, trattandosi appunto di un personaggio, quello di Caterina Marcenaro, molto discusso, all'epoca fu oggetto di grandi, grandi critiche.
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Serena Dandini
14:53
"Chi sarà mai questo amatore d'arte fortunatissimo che dispone, siffattamente, dell'ultimo piano di un antico palazzo?, chiede ai lettori Stella Nera e prosegue, scagliandosi direttamente sulla direttrice:" È esatto, signorina, ciò che si dice, cioè che voi vi siete fatta accomodare, per vostro uso, l'appartamento situato all'ultimo piano di Palazzo Rosso? ".
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15:17
Caterina Marcenaro,
intelligente e sagace, replica tempestiva alle provocatorie illazioni comparse sul Borghese, che arrivano persino a criticare la sua colazione.
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Caterina Marcenaro
15:29
Signor Direttore, ai sensi dell'articolo otto della Legge sulla Stampa, la prego di rettificare che io non prendo mai il cappuccino, bensì caffè nero. E senza zucchero. Se questo particolare può interessare, come mi lusingo, i suoi lettori. In attesa della pubblicazione del testo integrale di questa mia, e con i miei più distinti saluti.
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Serena Dandini
15:55
Entrando nell'appartamento, dopo un primo salotto con divani e poltrone, vi è la sala col camino sospeso, uno dei manifesti dello stile Albini-Helg. Il camino è isolato, il focolare pensile per regolarne all'occorrenza l'altezza. La camera da letto, con al centro un piccolo letto antico, è monastica.
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16:17
L'etica e il rigore incarnano ogni azione di Caterina e ogni scelta, che si riscontra anche nell'arredamento stesso della sua mansarda che cura in ogni dettaglio, con un tocco di raffinatezza magistrale e con attenzione alle novità del design. E naturalmente nella progettazione degli allestimenti dei musei che dirige.
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16:41
Dai carteggi copiosissimi tra Marcenaro, Albini e
Franca Helg
, si comprende quanto Caterina sia parte attiva nella progettazione, nella scelta dei materiali, nell'ideazione, come per il museo giudicato da lei il migliore della sua direzione: il Museo del Tesoro di San Lorenzo.
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Caterina Marcenaro
16:59
Mi è venuta un'idea che teoricamente non mi dispiacerebbe, perché accentuerebbe il senso di forziere che vorrei dare al nostro tesoro, ma che praticamente ed esteticamente, potrebbe essere sbalorditissima.
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Raffaella Fontanarossa
17:14
Il Museo del Tesoro di San Lorenzo: un museo molto particolare, uno spazio sepolto, costruito e scavato sotto il cortile dell'arcivescovato di Genova. Genova è una città verticale, molto stretta, il
Museo del Tesoro
doveva necessariamente essere collegato alla Cattedrale e dopo molti, molti progetti, durante un viaggio in Grecia,
Caterina Marcenaro
ha un'intuizione.
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17:41
Visita le tombe micenee e scrive a
Milano,
ad Albini, una cartolina dicendo: "Ho la soluzione: faremo così anche noi a
Genova".
Da lì che, appunto, Helg e Albini interpretano la sua intuizione, trovando appunto, scavando sotto il cortile dell'arcivescovato e costruendo un piccolo museo-scrigno dove esporre i tesori, appunto, della Cattedrale, proprio ripensando a queste, al sistema delle tombe micenee e utilizzando però materiali del territorio, materiali anche contemporanei. Il tetto è costruito in cemento a vista quindi anche con scelte, anche qui molto forti, molto radicali.
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Serena Dandini
18:26
L'otto giugno mille novecento cinquantasei scrive all'amico
Giulio Carlo Argan
, insistendo sulla visione diretta degli oggetti che solo così, immersi nello spazio, si potranno apprezzare.
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Caterina Marcenaro
18:40
Valeva veramente la pena che io mi rovinassi il fegato per cinque anni? Che cosa conta un fegato in confronto ad un cristallo, quale quello del
Museo del Tesoro
? Sono sempre più soddisfatta di aver voluto il museo nel sottosuolo del cortile del palazzo arcivescovile, e di essermi fatta odiare per realizzarlo.
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19:00
L'odio continua, ma la suggestione è tale che ci si limita a dir male di me, ma non si osa demolire il museo. Lo considero il migliore dei lavori della mia direzione, e la più bella opera di Albini.
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Raffaella Fontanarossa
19:13
Bersagliata dalle critiche, Caterina Marcenaro
diceva: "Distruggeranno me". E così è stato, perché è stata completamente eclissata, "Ma non distruggeranno sicuramente almeno il mio museo più bello", quello che lei considerava il progetto più compiuto, che infatti è l'unico spazio che ancora si conserva anche, seppure in maniera non integrale, ma ancora conserva, diciamo così, lo spirito iniziale della progettazione.
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19:40
Diciamo,
Genova
ha fatto una scelta molto radicale: quella di cancellare gli interventi pur autoriali, pur ormai storici di Helg, Albini e Marcenaro: gli allestimenti di
Palazzo Bianco
, di Palazzo Rosso, di Sant'Agostino sono stati completamente stravolti e, dunque, credo che anche per
Genova
sia venuto il momento di cambiare pagina, di onorare l'eredità culturale di questa generazione.
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Serena Dandini
20:09
Caterina Marcenaro dovrebbe essere ricordata anche per la sua crociata, sono parole sue, per l'introduzione dell'insegnamento della Museologia all'università. Infatti, col sostegno dell'allora neonata ICOM, l'Organo Internazionale Unesco per i Musei, Caterina riesce a introdurre la disciplina nell'Ateneo genovese nel mille novecento sessantatre, in anticipo di alcuni anni rispetto al Ragghianti in Toscana.
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20:34
A lei, alla zarina di
Genova
, stimatissima da alcuni, ma odiata da tanti altri, viene perdonato ben poco. Forse perché poco c'è da perdonare a quella donna rigorosa, dal carattere terribile, con l'etica a farle da guida.
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20:49
Nulla c'è da perdonare, perché lei stessa aveva ricacciato in fondo al cuore qualunque tentazione di umana debolezza, per dedicarsi all'etica di un lavoro diventato la vera, unica passione della vita.
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21:02
Le venne perdonato poco, ma a lei tanto si deve.
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21:11
Io sono Serena Dandini e in questa puntata di Paladine vi ho raccontato la storia di
Caterina Marcenaro,
con la voce di Orsetta De Rossi.
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21:22
Paladine è una serie podcast realizzata da Chora Media per la Direzione Musei del Ministero della Cultura. Questa puntata è scritta da Francesca Borghetti. La produzione esecutiva è di
Valentina Meli
. La post-produzione è di Stefano Tumiati. In redazione Anna Iacovino. Il fonico di presa diretta è Danilo Guidarelli. Il fonico di studio è Ruben Stacchi. Ha partecipato Raffaella Fontanarossa. Questo podcast è stato realizzato con il supporto di Cinecittà. Si ringrazia Archivio Luce.
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