Saturday, May 28, 2022 • 25min

Puntata 2: Fernanda Wittgens

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Prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, ne mette in salvo le opere dalle razzie naziste e dai bombardamenti. Aiuta ad espatriare diverse famiglie ebree e perseguitati politici durante la guerra, è arrestata nel 1944 e condannata a 20 anni, esce da San Vittore con la Liberazione. Diventata soprintendente alle Gallerie della Lombardia, si devono a lei la ricostruzione delle gallerie di Brera distrutta dalle bombe, oltre che del Museo Teatrale alla Scala, del Museo Poldi Pezzoli e il famoso restauro del Cenacolo di Leonardo.
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Talking about
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Speakers
(3)
Serena Dandini
Giovanna Ginex
Fernanda Wittgens
Transcript
Verified
Serena Dandini
00:12
Che la storia dell'arte sia piena di figure femminili, non è certamente una novità; c'è il vizio però, pessimo, di tendere a indicarle come la fonte dell'ispirazione artistica. La fonte d'ispirazione per chi, scusate? Eh, già: noi le muse, loro i creatori.
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00:30
Ecco, io qui voglio invece raccontare un'altra storia: una storia di conquiste professionali, di coraggio, passione e tenacia, in nome dell'arte, della sua scoperta, custodia e promozione. Otto ritratti di donne che hanno vissuto e lottato per l'arte e la cultura. Sono
Serena Dandini
e vi presento Paladine, una serie podcast realizzata da Chora Media per la Direzione Musei del Ministero della Cultura.
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00:58
Oggi vi racconto la storia di Fernanda Wittgens.
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01:05
Trentasette sale, ventiquattro mila metri quadri: è la
Pinacoteca di Brera
a
Milano
, voluta da Napoleone per raccogliere la più ampia rappresentanza della pittura italiana, dal Trecento all'epoca moderna.
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01:18
A descrivercela è la storica dell'arte Giovanna Ginex.
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Giovanna Ginex
01:23
Brera, rispetto agli altri grandi musei nazionali, ha una caratteristica: tutte le grandi gallerie nazionali nascono dalla munificenza privata, cioè i grandi collezionisti aristocratici che lasciavano le loro opere per implementare le collezioni pubbliche, invece
Brera
no.
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01:41
La collezione di
Brera
si è formata soprattutto per spoliazione. Napoleone ha iniziato la spoliazione dei beni della Chiesa e ha incominciato a raccogliere queste opere all'interno della struttura monumentale di
Brera
. È per questo che
Brera
ha dei capolavori veramente assoluti: perché provengono, anche, dalle grandi chiese e basiliche del Regno d'Italia napoleonico.
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Serena Dandini
02:10
Eppure, nell'estate mille novecento quarantatre, le bombe si sono abbattute anche su tanta bellezza, rischiando di distruggerla per sempre, insieme ad altri simboli di Milano.
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02:21
Milano, dopo gli ultimi bombardamenti terroristici, ogni italiano osservando lo strazio compiuto nel vivo e nobile cuore della città ambrosiana, sentirà che qualcosa di suo è stato distrutto o ferito.
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Serena Dandini
02:33
Se oggi possiamo ancora perderci ed emozionarci tra queste sale, lo dobbiamo soprattutto ad una persona, una donna eccezionale.
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02:50
Milano
, maggio mille novecento quarantacinque. Tra i tanti che nei giorni della liberazione escono dal carcere di
San Vittore
, c'è anche lei: Fernanda Wittgens.
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03:02
Classe mille novecento tre, figlia di un professore del Liceo Parini di origine austriaca, una laurea a pieni voti in Storia dell'arte, nominata ispettrice per i beni culturali a
Brera
nel mille novecento trentacinque e direttrice della Pinacoteca nel Quaranta.
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03:18
Fernanda era stata arrestata nel mille novecento quarantaquattro per aver nascosto e agevolato la fuga di ebrei e antifascisti. Ora è di nuovo libera. Ha ricevuto la nomina a commissario straordinario per
Brera
e fa ritorno al museo.
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03:34
Lo spettacolo che le si para davanti è straziante. Lo descriverà lei stessa in una lettera ad un'amica. Ventisei delle trentasette sale che formavano il museo sono distrutte. La facciata non è che una quinta pericolante.
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Fernanda Wittgens
03:51
Murature divelte, volte crollate, pavimenti sprofondati. Un intrico diabolico di capriate lignee, contorte dagli spostamenti d'aria. Una funerea testimonianza di travi arse dalle bombe incendiarie e lì, verso la piazzetta, il muro perimetrale del palazzo inclinato di dodici centimetri, in modo da minacciare la staticità dell'intero edificio.
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Serena Dandini
04:16
Davanti a tale sfacelo, le torna in mente un pomeriggio del mille novecento ventotto, quando ha sceso quella scalinata di corsa, trattenendosi a malapena dall'urlare di gioia.
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04:28
Era entrata a
Brera
da poco, col suo primo contratto da operaia temporanea eppure il direttore,
Ettore Modigliani,
le aveva affidato il compito di seguire la nuova campagna di restauro dei cicli di affreschi nelle chiese di
Milano
e dintorni.
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04:44
Un incarico importantissimo, sproporzionato al suo ruolo, e aveva solo venticinque anni. Fuori faceva un freddo cane, ma per lei era arrivata la primavera.
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04:57
Sarà durante quel lavoro lungo e appassionante che studierà a fondo il cenacolo di Leonardo e, insieme a Modigliani, decideranno di salvarlo.
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05:08
Modigliani, caro Ettore, il soprintendente migliore che si potesse immaginare: antifascista, ebreo, l'avevano prima trasferito a L'Aquila e poi gli avevano revocato l'incarico per spedirlo al confino, ma Fernanda non l'aveva mai abbandonato.
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05:25
Nel frattempo, però, si era ritrovata sola con il nuovo soprintendente gradito al Regime, a cercare di mettere in salvo i quadri di
Brera
dalla guerra che avanzava. Aveva viaggiato avanti e indietro per
l'Italia
, accompagnando personalmente nei rifugi alcuni tra i più importanti tesori dell'arte italiana, caricati su autocarri rimediati per pochi soldi.
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Fernanda Wittgens
05:46
Siamo senza autorità, senza mezzi. Una circolare del
Ministero
dice che l'autorità militare non può concedere né picchetti armati né scorte per i nostri ricoveri nelle campagne e vuole ritirare quelli in servizio.
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Serena Dandini
06:02
Aveva sfidato le bombe e i saccheggi, dormendo in alloggi di fortuna e mangiando latte e polenta offerti dai contadini per salvare i capolavori che il mondo ci invidiava e ci invidia, come spiega Giovanna Ginex, che a Fernanda ha dedicato due biografie.
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Giovanna Ginex
06:18
Gran parte delle opere fu ricoverata nei dintorni di Perugia, in diverse ville, castelli anche di proprietà privata, come Villa Marini Clarelli, ad esempio, perché i locali si prestavano ed erano sicuri. E questo, appunto, dal Quaranta al Quarantuno, anche Quarantadue, in viaggi continui che Fernanda faceva da sola, con gli aiutanti di
Brera
, sempre con molto pericolo, perché nel frattempo i bombardamenti continuavano in tutta
Italia
.
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06:43
Il problema poi sorse dopo l'otto settembre del quarantatre, perché in
Italia
si rovesciò la situazione, ovviamente politiche belliche, e quindi di nuovo fu necessario spostare le opere. E i capolavori come ad esempio le opere di Mantegna Il Cristo morto, Raffaello Lo Sposalizio della Vergine, il Bramantino il Cristo alle colonne; insomma tutte le meraviglie con cui è identificata ancora oggi la collezione della Pinacoteca furono messe in salvo con molta difficoltà.
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Serena Dandini
07:12
Sono tanti i ricordi che affollano la mente di Fernanda Wittgens in quel maggio del Quarantacinque: davanti a quelle travi penzolanti e alla coltre di polvere che ricopre i cumuli di macerie, ai raggi di luce che filtrano dai tetti crollati.
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07:28
Ma non c'è mica tempo per la nostalgia, bisogna ricostruire
Brera
, bisogna rifare tutto e subito, come se una voce dicesse che gli anni a sua disposizione stanno per consumarsi in fretta.
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07:41
Il primo bersaglio della sua impazienza è il nuovo sindaco di Milano, Antonio Greppi. Ecco come, nelle sue memorie, ricorda il loro primo incontro: "Non dette quasi all'usciere il tempo di annunziarla, e mi vidi davanti una donna diversa da tutte le altre. Un erudito classicheggiante avrebbe immaginato in lei Pallade Atena, io pensai alla Valchiria. Il nome me lo ripeté lei, allungandomi la mano. Sono Fernanda Wittgens".
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08:17
Ma
Brera
non va soltanto ricostruita come prima, bisogna migliorarla.
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08:25
Con la guerra Fernanda si è convinta che l'arte non può servire solo a elevare lo spirito di alcuni eletti, ma può e deve educare. Espressione di bellezza, modello di moralità: la sua diffusione può migliorare la società. L'arte deve quindi arrivare a tutti, e il nuovo museo dovrà essere vivente.
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Giovanna Ginex
08:47
Il significato è molto semplice, in realtà: significa che il museo non dev'essere ingessato nelle sue sale, fermo, bloccato e limitato a chi capisce già, a chi può comprendere, ma deve vivere con attività, con la didattica soprattutto, a contatto dei visitatori, e richiamare i visitatori. Quindi deve essere un organismo proprio vivente, oggi per noi è molto semplice, perché tutti i musei perseguono questa logica. Ma nei primi anni Cinquanta era diverso, erano pochi che recepivano questa indicazione.
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Serena Dandini
09:22
L'idea del museo vivente è in linea con gli ideali della Wittgens, gli stessi ideali che l'hanno spinta durante il Ventennio a nascondere famiglie di ebrei antifascisti e a organizzarne la fuga in
Svizzera
.
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Giovanna Ginex
09:35
Fernanda era antifascista come tutta la famiglia, una famiglia laica e democratica di origine lombardo-veneta, quindi con un senso dello stato e dell'etica fortissimo. Lei aveva già iniziato ad aiutare antifascisti e, naturalmente, dopo il Trentotto, ebrei. Aveva una rete, soprattutto composta da donne, che hanno aiutato decine di ebrei e di antifascisti a passare la frontiera verso la
Svizzera
.
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10:03
E lei, nella sua posizione, poteva per esempio utilizzare un'automobile. Era una donna di potere, Fernanda Wittgens, a
Milano,
come direttrice di
Brera
.
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10:13
Di più, però, nel luglio del Quarantaquattro, Fernanda con la sua rete aveva organizzato il passaggio di altri ebrei attraverso la frontiera
Svizzera,
dopo Como. Tra questi c'era un giovane, un giovane ebreo tedesco diciannovenne che però probabilmente anche per paura, denunciò questa cosa.
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10:35
Denunciò Fernanda Wittgens che una sera di luglio appunto del quarantaquattro, venne arrestata in casa, in piena notte, e portata in galera. Condannata lei e le altre quattro sue sodali a vent'anni di carcere dal
Tribunale Speciale dello Stato.
Vent'anni.
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Serena Dandini
10:57
Dal carcere aveva scritto alla madre che era preoccupata per la sua sorte.
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Fernanda Wittgens
11:03
Quando crolla una civiltà e l'uomo diventa belva, chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà, di continuare ad affermare che gli uomini sono fratelli, anche se per questo dovrà pagare? Sarebbe troppo comodo essere intellettuale nei tempi pacifici e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c'è pericolo.
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Giovanna Ginex
11:25
L'idea del museo vivente, l'idea che il museo doveva aprirsi al pubblico più vasto, al popolo, nasce da questa fortissima esperienza emotiva e politica del carcere, per una donna che invece aveva sempre vissuto in una situazione di privilegio.
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Serena Dandini
11:52
Ettore Modigliani
rientra in servizio nel febbraio mille novecento quarantasei e riesce a far inserire la ricostruzione di
Brera
tra i provvedimenti d'urgenza del
Ministero
, ma ancor prima, insieme a Fernanda, ispezionano il cenacolo di Leonardo.
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12:07
Il refettorio che lo conteneva è crollato, lasciando in piedi soltanto la parete con l'affresco, che era stata assicurata con una struttura di legno, imbottita di sacchi di sabbia.
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Giovanna Ginex
12:19
La pittura di Leonardo, correttamente, la pittura di Leonardo era completamente coperta da una muffa bianca. Perché? Immaginatevi dei sacchi di sabbia contro una parete: cosa succede in tre, quattro anni in cui continua a piovere, c'è umido, poi c'è il sole, eccetera. Si forma la muffa.
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12:38
Ecco, e qui c'è un contrasto fortissimo con
Roma
. Anche perché Cesare Brandi, a
Roma
, un personaggio importante, che stava costituendo l'Istituto Centrale del Restauro, manda qualche tecnico a
Milano
e decide e scrive, divulga il fatto che il cenacolo è irrecuperabile. Al contrario, a Milano, Modigliani, Wittgens, il restauratore Mauro Pellicioli insistono affinché invece il Cenacolo possa essere sottoposto a dei tentativi di recupero.
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13:10
Per fortuna ce la fanno, ma è stata una grande battaglia. Se abbiamo oggi il Cenacolo ancora lo dobbiamo alla pervicacia, alla forza di questa donna e di Modigliani.
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Serena Dandini
13:23
Il ventidue giugno mille novecento quarantasette Modigliani muore per le conseguenze di una polmonite. Tre giorni dopo la sua scomparsa, iniziano finalmente i lavori di restauro sull'affresco di Leonardo, che si sarebbero conclusi soltanto nel mille novecento cinquantatre, con una medaglia per benemerenza al restauratore capo Mauro Pellicioli, che aveva lavorato praticamente gratis.
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13:46
Intanto Fernanda Wittgens si è accorta che i fondi stanziati per la ricostruzione di
Brera
sono insufficienti e il suo maestro non c'è più. Questa volta è davvero sola, e ha davanti una sfida enorme, ma non arretra di un passo, serissima, inarrestabile. Le foto ce la mostrano allo scrittoio, intenta a compilare le sue innumerevoli missive.
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Fernanda Wittgens
14:11
Cara eccellenza-
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Serena Dandini
14:12
Per il
Ministero
, per il Comune, per i funzionari.
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Fernanda Wittgens
14:15
Mi rivolgo a lei per una questione che sta molto a cuore-
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Serena Dandini
14:17
Per i collezionisti, per i donatori, per i direttori delle istituzioni straniere.
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Fernanda Wittgens
14:22
Colmare una lacuna dolorosa in
Brera
, non potremo sperare che-
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Serena Dandini
14:24
Oppure, la vediamo in occasioni ufficiali: una stazza imponente, guarda ogni interlocutore dritto negli occhi.
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Fernanda Wittgens
14:30
Io pensavo che si potrebbe organizzare-
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Serena Dandini
14:32
Tenta tutte le strade e gestisce una complicatissima rete di relazioni per ottenere ciò che serve al museo.
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Fernanda Wittgens
14:39
Perché questa tappa fondamentale nella rinascita di
Milano
si realizzi-
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Serena Dandini
14:42
È sempre in abito scuro, elegante, rigoroso.
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Fernanda Wittgens
14:46
Ringraziandola per la cura concessami, esprimo-
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Serena Dandini
14:48
I capelli raccolti dietro la nuca, al collo al massimo un doppio filo di perle.
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Fernanda Wittgens
14:55
Un abbraccio. Con affetto e gratitudine, Fernanda Wittgens.
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Giovanna Ginex
15:02
Nelle cartelle personali di Wittgens, appunto, nell'archivio di
Brera
, ci sono appunto dei documenti che provano come Fernanda fosse diventata il terrore dei burocrati del
Ministero
a
Roma
. Lo sappiamo perché arrivavano delle veline al suo capo, cioè al sovrintendente alle gallerie, si diceva così allora, in cui insomma, dal Ministero di Roma, si lamentavano per la violenza e la continua presenza della direttrice di Brera e anche per alcune cose che lei faceva un po' scorrette, in effetti.
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15:34
Insomma, se doveva affrettare una pratica, lo faceva. Se doveva saltare qualche passaggio burocratico per ottenere per
Brera
dei fondi o personale, perché il personale era pochissimo, lo faceva.
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Serena Dandini
15:49
Dopo quattro anni di lavoro senza sosta, finalmente all'inizio del mille novecento cinquanta, il cantiere volge al termine. Ancora pochi mesi e la Pinacoteca sarà ripristinata, perfettamente aderente all'idea museografica di Wittgens: ha scelto tutto lei, dalla disposizione dei quadri, alle luci e agli impianti di riscaldamento, ai marmi che decorano le sale.
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Fernanda Wittgens
16:12
Davvero prometto che dopo mi riposerò. Per ora vivo ancora nella polvere del cantiere, ma con la gioia di un entusiasmo generale di tutti gli operai che, a volte, ha episodi commoventi.
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Serena Dandini
16:24
ll nove giugno mille novecento cinquanta tutto è pronto per la riapertura. Prima di spalancare i cancelli davanti alla folla che si accalca in Via Brera ventotto, un ultimo sguardo agli ambienti. Poi, un bel respiro e via col discorso inaugurale.
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Fernanda Wittgens
16:42
Non dimenticheremo mai i muratori bergamaschi che tradussero in cemento armato le ottanta prodigiose capriate dallo sviluppo di ottocento metri.
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16:50
Non dimenticheremo i fabbri, i falegnami, gli stuccatori, i vetrai, gli elettricisti che posarono arditamente sopra i velari ventidue chilometri di conduttori costituenti l'impianto elettrico. I corniciai, le squadre senza alcun aiuto di montacarichi. I cinquecento quadri. Infine, i restauratori che diedero nuova vita ai dipinti, sotto la guida del mago del restauro italiano Mauro Pellicioli.
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Serena Dandini
17:16
Il successo è clamoroso. Wittgens ha vinto tutto: ha vinto contro chi ha dubitato delle sue capacità, ha vinto contro i cosiddetti passatisti che le criticavano scelte troppo innovative e contro i modernisti che avrebbero invece snaturato l'impianto espositivo della galleria, esaltando soltanto i capolavori e lasciando in ombra i pezzi minori.
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17:38
Ma ha vinto soprattutto con se stessa, contro i dubbi, le insicurezze, i timori reverenziali che assillano una donna al comando in una società patriarcale.
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Giovanna Ginex
17:49
Un altro tema importante che oggi sembra forse un po' scontato, ma all'epoca era centrale, era il fatto che Fernanda Wittgens fosse una donna, una donna non sposata, una donna che viveva del suo lavoro, in una posizione appunto di potere. Erano pochissime.
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18:06
Quindi lei aveva sempre presente questa difficoltà, questa necessità di porsi davanti agli altri che erano tutti maschi, con un'autorevolezza che le doveva venire, le poteva venire solo dalla sua bravura, preparazione, determinazione.
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Serena Dandini
18:23
Nel mille novecento cinquantatre Fernanda vince un'altra sfida, inaugurando la retrospettiva di Picasso al
Palazzo Reale
.
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18:32
Trecentotrenta opere esposte per duecentomila visitatori. Un'antologica di Picasso era stata già organizzata nella Capitale mesi prima, voluta fortemente da Palma Bucarelli alla Galleria Nazionale. Ma
Roma
era troppo compromessa con il potere perché Picasso accettasse di esporvi il suo capolavoro antifascista e pacifista, il quadro più celebrato del momento: Guernica.
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Giovanna Ginex
18:59
Invece Fernanda insiste su questo punto e riesce a fare arrivare Guernica e le altre opere antifasciste a
Milano
. Ci riesce grazie alla mediazione di Attilio Rossi, che era un grafico e un artista molto giovane, che però aveva conosciuto Picasso durante la guerra di Spagna e quindi avevano questo legame politico e anche, insomma, diciamo, di comunanza di un'esperienza importante.
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19:25
E la mostra cresce a tal punto, dopo che Rossi incontra Picasso, da contare trecentotrenta opere esposte. Tantissime. Sede anche importante. Ed è questo che convince Picasso a esporre. La Sala delle Cariatidi, a
Palazzo Reale
.
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19:44
La Sala delle Cariatidi era stata bombardata e quasi distrutta. Rimanevano questi mozziconi di cariatidi. Picasso dice: "Esponiamo Guernica nella Sala delle Cariatidi così com'è, cioè che si veda cosa sono i disastri della guerra all'interno di un'opera architettonica", e quindi l'allestimento fu assolutamente scioccante, meraviglioso.
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Serena Dandini
20:15
All'inizio degli anni Cinquanta, finiti gli aiuti del piano Marshall, i soldi pubblici che arrivano alla cultura sono sempre di meno, ma il lavoro da fare è ancora tanto. E allora Fernanda Wittgens, come le ha insegnato Modigliani, corteggia collezionisti e potenziali donatori per finanziare mostre, incontri e nuovi percorsi didattici aperti a tutti. Insomma, per far vivere il suo museo.
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Giovanna Ginex
20:40
Fernanda inizia subito con l'attività didattica. Costituisce una sezione
didattica a Brera
che inizia delle lezioni anche serali e visite, per esempio ai mutilatini di Don Gnocchi, agli operai della
Falck
, agli operai della Pirelli, agli artigiani. Nessuno mai aveva fatto questo. Ecco cos'era il museo vivente.
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Serena Dandini
21:03
Usa anche un metodo più nuovo e spregiudicato di attirare l'attenzione e il pubblico: il marketing, anche se ancora in
Italia
non si chiama così.
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21:13
Dal ventinove aprile al sei maggio mille novecento cinquantasei, la Pinacoteca ospita la manifestazione Fiori a
Brera
, che Wittgens organizza grazie al sostegno economico dei grandi magazzini La Rinascente. Le sale del museo sono riempite di decorazioni floreali che richiamano quelle dipinte sulle tavole e sulle tele appese alle pareti.
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Fernanda Wittgens
21:38
Decisamente ho perduto milioni facendo l'impiegata statale, dovevo fare l'agente pubblicitario o il giornalista. Pensa che la trovata del fiore a
Brera
ha letteralmente svegliato l'indifferenza cittadina verso il museo aulico, in modo da paralizzare di stupore La Rinascente.
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21:55
Perché dalle nove e trenta di stamane alle diciannove, Via Brera ha nereggiato di folla come il quartiere intorno allo stadio.
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Serena Dandini
22:08
Autunno mille novecento cinquantasei. Fernanda ha ormai ceduto l'incarico di soprintendente per concentrarsi soltanto sulla Pinacoteca di Brera. La stanchezza non lascia tregua. È già gravemente malata, ma non demorde.
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Fernanda Wittgens
22:23
Modigliani mi scongiurava di tener conto degli esseri mediocri e incapaci di generosità, degli esseri che vivono di risentimento. Io non so che cosa siano le posizioni negative, ma la mia vitalità è qualche volta per se stessa un'offesa per chi ama viver pigramente o, peggio, per chi non sa altra affermazione al di fuori del compromesso.
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Serena Dandini
22:47
Alla fine, però, è costretta a preoccuparsi della sua salute, le risposte non sono incoraggianti. Dopo mesi di lotta contro la malattia, le rimangono solo le energie per le cure e per un'ultima lettera a Paola Della Pergola, direttrice della Galleria Borghese di
Roma
, l'amica alla quale negli anni ha potuto confidare ogni debolezza, finanche le pene d'amore.
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Fernanda Wittgens
23:11
Paola cara, tu mi sei sempre stata vicina. Tu hai conosciuto Fernanda, non solo la Wittgens. Adesso ti chiedo di avere fede ed essere serena per me, per Fernanda. Il mio stato è serio ed è venuto il momento di dirti quale difficile lotta io intraprenda con i miei grandi medici. Carissima, bisogna accettare, oltre al dolore proprio, l'altrui e spero che tu saprai accettare la mia prova.
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Serena Dandini
23:42
Fernanda Wittgens muore l'undici luglio mille novecento cinquantasette. Quella contro la malattia è la sua prima vera sconfitta, forse perché la partita non le era sembrata importante in un'esistenza interamente dedicata al patrimonio artistico.
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23:57
Nessuna concessione al privato, né alle gioie del successo. Soltanto un piccolo vezzo segreto: una scatoletta di cipria speciale, che si fa arrivare da Parigi.
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24:12
Dunque c'era dell'altro dietro quella scorza dura di valchiria e forse, un po' più di tenerezza accanto alle tante soddisfazioni professionali, non avrebbe guastato. Ma una donna, in quegli anni, ma poi mica solo in quegli anni, doveva scegliere: o una vita, o l'altra, niente sconti.
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Fernanda Wittgens
24:32
Io oggi sono soltanto un capo che pilota la nave verso il porto, con tutto il prestigio di chi ha vinto e con tutta la freddezza di chi è solo. Un capo? Non può essere che solo, ma da questa solitudine ho un immenso beneficio, perché senza romanticismi vedo chiaro come mai prima.
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Serena Dandini
25:01
Io sono
Serena Dandini
e in questa puntata di Paladine vi ho raccontato la storia di Fernanda Wittgens con la voce di Orsetta De Rossi.
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25:11
Paladine è una serie podcast realizzata da Chora Media per la Direzione Musei del Ministero della Cultura. Questa puntata è scritta da Michela Guberti. La produzione esecutiva è di
Valentina Meli
, la post-produzione è di Stefano Tumiati. In redazione Anna Iacovino. Il fonico di studio è Ruben Stacchi. Ha partecipato Giovanna Ginex. Questo podcast è stato realizzato con il supporto di Cinecittà. Si ringrazia Archivio Luce.
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