Monday, Jan 18, 2021 • 31min

Episodio 4: Immunità e Oblio

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Il 2020 è stato l'anno del virus, del distanziamento sociale, dell'isolamento e della solitudine. Nel quarto e ultimo episodio di Ossigeno, Paolo Giordano analizza quelle contraddizioni sociali che il virus ha reso ancora più evidenti, e si interroga su come dovremo ricordare questo momento delle nostre vite, senza lasciarlo cadere nell’oblio.
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Talking about
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Speakers
(6)
Paolo Giordano
Giorgio Bonino
Cinzia Spanò
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Transcript
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00:07
Chora.
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Paolo Giordano
00:11
É sera, non c'è quasi più luce e mancano un paio d'ore al coprifuoco. E qui siamo a Villa Aldobrandini, che è un giardino pensile, un giardino pieno di palme non particolarmente curate. Nulla qui è particolarmente curato. Ci sono delle statue in giro con teste mozzate, arti mozzati e c'è questa villa, appunto, che sovrasta i giardini anch'essa non troppo curata. È un po' un giardino segreto che nemmeno molti romani conoscono. E questo stato di disordine e di segretezza ogni tanto lo vengo a cercare.
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00:60
Era l'estate dei miei diciannove anni ed ero appena tornato dalle vacanze a fine agosto. Me lo ricordo perché in casa c'ero ancora solo io, gli altri erano dispersi altrove. La mattina mi sono avvicinato alla finestra del soggiorno della casa dove abitavo con i miei, che aveva una vista, una vista memorabile che infatti è un po' l'imprinting di tutta la mia vita da cui si vedeva il fiume, il Po e la collina di
Superga
dietro. Io ero molto abituato ad avvicinarmi alla finestra e guardare fuori e guardando il cielo quel giorno l'ho visto tutto spruzzato di macchie nere, completamente macchiato di nero, come l'inchiostro.
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01:42
Avevo fatto delle prove chiudendo prima un occhio, poi l'altro. Mi ero reso conto che le macchie non erano nel cielo, ovviamente, ma erano nel mio occhio sinistro e era venuto fuori che avevo un'infezione e un possibile distacco di retina. Tra tutti gli esami che feci in quel momento, ce ne fu uno particolarmente curioso per me, un esame che si chiama fluorangiografia, in cui ti viene iniettato del liquido di contrasto.
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02:10
Il liquido di contrasto è un liquido fluorescente. Questo liquido fluorescente va a innervare ovviamente i capillari dell'occhio, tutti i vasi sanguigni dell'occhio e attraverso delle fotografie che fanno risaltare questa fluorescenza permette di capire se c'è una vascolarizzazione corretta, se c'è una... se ci sono dei punti in cui ci sono delle ostruzioni o dei malfunzionamenti. E quello che vedi alla fine è una specie di diramazione. Cioè vedi i rami, come se vedessi la struttura fine del tuo occhio. Le diramazioni fin più piccole dei vasi sanguigni che che ti permettono di vedere. È strano vedere la propria vista... è sempre una cosa che mi ha affascinato.
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02:57
E questa immagine è rimasta lì con me, quest'idea della fluorescenza che permetteva di rivelare, appunto, questa struttura altrimenti invisibile di un organo come come come la vista.
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03:11
E mi è tornata in mente in modo molto inaspettato all'inizio di tutta questa lunga emergenza del Covid, perché mi sembrava che questo virus venisse iniettato all'interno della nostra vita sociale esattamente come una specie di liquido di contrasto. Un liquido fluorescente che all'improvviso faceva emergere dei funzionamenti nascosti del nostro vivere e li rendeva evidenti e faceva vedere tantissimi collegamenti che erano lì, ma che in qualche modo noi non riuscivamo a riconoscere.
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03:49
Il virus infetta le persone, ma il virus infetta anche la società, la vita sociale tutta. Ed è stato un'iniezione di un liquido nuovo, fluorescente per come lo immagino io, all'interno di tutti i meccanismi del nostro vivere. Ci mostra collegamenti che non sapevamo, ci mostra otturazioni che non immaginavamo, ci mostra le risacche, ci mostra i circoli viziosi, ci mostra i paradossi e è forse la scansione più approfondita del nostro vivere contemporaneo che sia mai stata fatta da un evento.
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04:36
Io sono
Paolo Giordano
e questo è un podcast prodotto da Chora Media. Si chiama Ossigeno.
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04:56
Il distanziamento sociale e l'igiene delle mani sono efficaci.
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05:00
Dobbiamo adottare corretti comportamenti, quindi mantenere le distanze...
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05:04
Mi raccomando, rispettiamo le regole, leviamoci le mani, teniamo la distanza di sicurezza...
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05:09
... intanto mandare questo messaggio a tutti quanti voi giovani... abbiate un occhio di riguardo per voi stessi, per i vostri genitori e soprattutto per i vostri nonni.
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05:16
Le scuole chiuse sono una ferita per tutti.
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Giuseppe Conte
05:20
Disponiamo anche la chiusura di tutte le attività commerciali, ad eccezione dei negozi di generi alimentari...
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05:27
C'è stato un tentato suicidio ogni giorno, sostanzialmente cento tentati suicidi in novanta giorni.
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05:34
L'Italia
di nuovo in lockdown, strade e piazze deserte....
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05:38
Proprio nel periodo natalizio noi dovremmo allontanarci da quelle che erano le nostre tradizioni di fare il Natale...
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Paolo Giordano
05:51
È disorientante, arrivati a questo punto, dopo quello che è successo, pensare che tutto ha avuto inizio in un momento specifico e in un luogo specifico. Che esiste una storia della pandemia prima della pandemia e che esiste un istante zero quando il primo essere umano è venuto in contatto con il virus, probabilmente in un mercato cinese nell'indifferenza generale. È il momento del salto di specie, dello spillover del
Coronavirus
da un serbatoio animale alla specie umana. E probabilmente non sapremo mai con esattezza quando e come si è verificato.
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06:35
Questa parola, spillover, è piombata nelle nostre vite all'improvviso, ma per alcuni di noi era già presente da qualche anno nella testa come un monito, almeno per quelli che avevano letto il libro di David Quammen, con quel pipistrello in volo pieno di minacce sulla copertina nera.
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06:57
Negli ultimi mesi ho parlato diverse volte con David Quammen. L'ho ritrovato sempre nello stesso posto nella sua stanza Bozeman, in
Montana
, dove vive rigorosamente isolato insieme alla moglie, a due cani, un gatto e un pitone.
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Giorgio Bonino
07:17
Viviamo in un mondo di virus, è lo stato naturale delle cose. Esistono milioni di virus che infettano diverse creature cellulari in tutto il mondo: animali, piante, funghi, batteri. I virus possono esistere e replicarsi solo vivendo come parassiti genetici in creature cellulari, dato che non sono cellule. In particolare negli animali ci sono migliaia e migliaia di virus sconosciuti. Alcuni di questi hanno il potenziale per passare da loro ospite ad altre specie, inclusi gli esseri umani.
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07:55
Quando parliamo di questo spillover, in senso medico, in un contesto in cui si parla di malattie, stiamo parlando di un virus o batterio infettivo o qualsiasi altra sorta di patogeno che fuoriesce dal suo ospite naturale, definito specie serbatoio, per passare al nuovo tipo di ospite, a una nuova specie.
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08:18
Il virus non viene a cercarci. Non agisce così. Non vola verso di noi, ma arriva all'uomo perché è venuto in contatto con la sua specie serbatoio. L'uomo è venuto in contatto con quella specie catturandola, uccidendola, macellanola, mangiandola o anche solo intervenendo nel suo habitat e avvicinandosi abbastanza da permettere al virus di passare da un non umano, un animale, all'uomo. È un'opportunità e il virus può approfittare di quella opportunità per replicarsi nell'uomo, per poi passare da un uomo a un altro. E se questo succede diventa un virus umano. Questo processo si chiama zoonosi.
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Paolo Giordano
09:04
Nella prima parte di Spillover c'è una pagina che avevo sottolineato leggendolo e in cui David Quammen parla del Next Big One, il patogeno emergente che prima o poi avrebbe infettato il mondo intero. Scriveva Quammen che non si trattava di se, ma solo di come e quando sarebbe successo, di quale patogeno avrebbe infettato l'umanità.
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09:29
Diceva che magari si sarebbe trattato di un
Coronavirus
, magari di un
Coronavirus
proveniente dai pipistrelli, e che magari quel
Coronavirus
avrebbe fatto il suo esordio in un mercato della Cina meridionale.
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09:43
La descrizione che dava anni prima di quello che poi sarebbe effettivamente successo è così precisa che in molti, rileggendola, hanno pensato a David Quammen come a un profeta. Anche se lui ogni volta che gli viene detto, risponde che gli unici profeti sono gli scienziati e lui si è limitato ad ascoltarli.
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Giorgio Bonino
10:09
L'ultimo
Coronavirus
che aveva causato una malattia nell'uomo, una malattia grave, era quello del duemila e due e si era diffuso in tutto il mondo nel duemila tre, causando la SARS. La sua origine era stata collegata ai pipistrelli. Quindi oggi sappiamo che la specie serbatoio del primo virus SARS è il pipistrello.
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10:30
Nella
Cina
del sud e probabilmente in altre aree del sudest asiatico, questo virus, identificato come
Coronavirus
, era stato sospettato di essere arrivato dai pipistrelli. Una scienziata di nome Zheng Lishi e i suoi colleghi a
Wuhan
per quindici anni hanno lanciato l'allarme sull'esistenza di altri
Coronavirus
dei pipistrelli potenzialmente pericolosi per l'uomo.
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Paolo Giordano
10:59
Per cercare le origini della prima SARS, David Quammen è entrato fisicamente nelle grotte dove vivono i pipistrelli che ospitano il virus.
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Giorgio Bonino
11:14
Mentre facevo le ricerche per il libro Spillover, dieci anni fa, sono andato in
Cina
con uno scienziato che stava ricercando le origini della SARS, il virus SARS originale. Io, lui e i suoi colleghi cinesi siamo andati in una serie di caverne nella provincia di Guangdong. Ci siamo spinti a sud dove vivono questi pipistrelli'ferro di cavallo' e ci siamo arrampicati nelle caverne.
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11:40
In un caso abbiamo dovuto strisciare a pancia in giù attraverso un'apertura molto stretta al livello del terreno sul fianco di una scogliera. Quindi questi giovani biologi hanno strisciato in questo buco e anche io mi sono sdraiato sulla pancia. Io sono un po' più vecchio e li ho seguiti. Siamo sbucati nella stanza di questa caverna dove c'erano questi piccoli pipistrelli che ci volavano intorno.
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12:06
Erano disturbati dalla nostra presenza, quindi hanno cominciato a volare intorno alle nostre teste in questa stanza delle dimensioni di un garage. C'era una sporgenza. Ci siamo arrampicati su questa sporgenza e lo scienziato e i colleghi cinesi hanno cominciato a provare a catturare questi pipistrelli nella caverna, usando retini per farfalle. Molto delicatamente, per quanto possibile, per non far loro del male.
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12:34
Una volta catturati, li riponevano con attenzione in una sacca di stoffa, quindi chiudevano con un nodo queste sacche e le passavano a me che le legavo a un palo di legno che avevamo preparato. E in quella occasione non indossavo nessun dispositivo di protezione individuale e neanche le maschere. Lo facevamo e basta. A posteriori penso che siamo stati un po' superficiali, direi più che un po' superficiali. Ma ci è andata bene. Abbiamo raccolto una dozzina circa di pipistrelli nelle sacche e siamo andati in laboratorio dove li ho guardati, mentre molto attentamente prelevavano sangue e campioni di feci da questi pipistrelli e credo anche campioni di saliva.
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13:17
Quindi gli animali venivano lasciati liberi mentre i campioni venivano mandati a un altro laboratorio per essere testati alla ricerca di sezioni di materiale genetico che potesse indicare se c'erano virus e di che tipo.
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Paolo Giordano
13:35
Questo è un virus dei luoghi chiusi. È probabile che sia nato nel chiuso delle grotte. Quelle stesse grotte che ha visitato Quammen. E da lì che abbia trovato la sua via verso l'esterno. É un virus che si diffonde in prevalenza nei luoghi chiusi perché non c'è ricircolo d'aria ed è un virus che ha chiuso tutti noi nelle nostre case.
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13:58
Nel duemila e venti abbiamo sperimentato per la prima volta che cosa significhi avere delle limitazioni al proprio movimento, alla propria libertà e cosa significhi starsene molto più tempo del normale dentro le stesse mura.
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14:13
E forse questo ha avvicinato molti di noi a un pensiero che normalmente non facciamo. Ci ha portato a pensare di più ai luoghi chiusi per eccellenza, magari l'abbiamo fatto di sfuggita. Ma forse abbiamo sentito più intimamente che cosa significhi essere confinati e abbiamo pensato alle carceri del nostro paese e ai detenuti che ci vivono dentro.
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14:40
Le carceri sono un luogo che, per ragioni abbastanza evidenti, sono una bomba epidemiologica e lo sono perché...
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papa Francesco
14:46
Un appunto ufficiale della Commissione dei Diritti Umani che parla del problema delle carcere sopraffollati che potrebbero diventare..
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Paolo Giordano
15:03
Quella carceraria è stata una crisi dentro la crisi. Gia' in tempi normali è difficile accedere alle carceri per raccontarle: servono permessi, attese, mille cautele. In questo tempo di pandemia, poi, gli istituti penitenziari sono diventati delle vere e proprie bolle inespugnabili, più isolate ancora dentro l'isolamento generale.
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15:27
Ma la pandemia ci ha almeno suggerito delle nuove strategie per restare in contatto. E così, almeno attraverso la voce e grazie a internet sono riuscito a entrare per un attimo nel carcere delle
Vallette
di
Torino
e a parlare con due detenuti e alcuni membri del personale.
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15:48
Questo Covid che... tanti di noi non... dall'inizio non gli abbiamo dato importanza mai, vedendo in tv, in carcere, stando e guardando la tv, abbiamo visti diversi casi che succedevano fuori. Non ci... non si aspettava nessuno che potesse arrivare proprio di entrare proprio nel nel mondo carcerario. Pensavamo non poteva entrare qua. Siamo protetti, diciamo. Fine a un giorno, quando la direzione ha deciso di farci tamponi, ma non... non a tutti.
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Paolo Giordano
16:29
Nel duemila e tredici
l'Italia
è stata condannata dalla
Corte Europea
per il sovraffollamento dei suoi istituti penitenziari. Ufficialmente il tasso di sovraffollamento delle carceri è del centocinque virgola cinque percento. Ma certe associazioni sostengono che sia più alto.
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16:46
L'epidemia che richiede il distanziamento fisico, è arrivata in alcuni degli ambienti più densamente popolati del paese. A
Torino
il carcere delle
Vallette
, uno dei cluster, è stato legato alla squadra di rugby dei detenuti. I piccoli momenti di libertà e di socialità sono diventati quelli più a rischio, esattamente come succede nel mondo fuori.
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17:09
E un giorno come siamo scesi al campo a allenarci che gioco anche a rugby e... pensato che ho preso solo un po' di raffreddore, così. E dopo diciamo due tre giorni stavo di più male e ancora di più. Lo sai quando ho avuto più paura? Quando vedevo in ospedale che erano quattro stanze lì, un po' più grandi. E erano tanti, di più erano anziani, altri anziani che stavano quelle altre camere non si muovevano e diciamo, venivano alla sera o magari alla mattina, prendevano con le barriere già coperti. Lì ho capito che li portavano già senza vita, li portavano, li portarono via.
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Paolo Giordano
18:16
Il Covid ha trasformato le dinamiche del carcere che già normalmente sono appese a un filo. Ogni modifica della routine che da fuori potrebbe apparire irrisoria nella vita carceraria ha in realtà un impatto emotivo molto più forte. Me ne parla la comandante Mara Lupi.
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Mara Lupi
18:34
Mi ricordo i camion, per camion intendo i mezzi di trasporto nostri militari del corpo, con i bagagli dei detenuti, perché abbiamo dovuto velocemente spostare detenuti sani da un padiglione a custodia attenuata all'interno. Bisognava spiegare ai detenuti che in quattro e quattr'otto e per salvarsi dal contagio dovevano andare allocati, magari anche una situazione meno confortevole di quella che avevano vissuto fino ad ora.
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19:05
E poi mi ricordo i camion con le valigie, i sacchi dei detenuti che viaggiavano da una parte all'altra dell'istituto perché insomma con le persone e almeno un minimo di cose bisognava portarle.
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19:19
Per me qua è... ok, sono in carcere da dieci anni, però con questo virus io non sono mai stato così a lungo tempo chiuso in una cella ventiquattro su ventiquattro e mi ha costretto a una vita di sentire davvero le carceri.
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Paolo Giordano
19:35
Ancora prima del virus è stata la paura a contagiare il carcere e il personale si è trovato a dover spiegare e spiegare e spiegare molto più di quanto faceva normalmente.
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19:48
Ma soprattutto all'inizio, le spiegazioni non sono bastate. Quando è stato annunciato ai detenuti che le visite ai familiari sarebbero state interrotte, sono scoppiate rivolte in molte carceri del paese: a
San Vittore
, a
Foggia
, a
Modena
.
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20:10
Sono state avviate le indagini sulla violenta rivolta messa in atto negli ultimi giorni dai detenuti di ventisette istituti penitenziari italiani per la paura del contagio.
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Mara Lupi
20:21
Sono stata male anch'io in quei giorni. Un malessere strano. Io ho sempre detto una strana gastrite e pensavo che fosse colpa appunto dell'agitazione, delle rivolte, anche di quelle cose che si vedevano in televisione
: Foggia
,
Modena
,
San Vittore.
Si è stati anche colti di sorpresa, diciamo da tanta violenza, tanta brutalità che proveniva anche dai rimandi televisivi che non solo arrivano gli operatori, ma anche direttamente ai detenuti che hanno il televisore insomma in cella notoriamente. Io dicevo appunto "Questa strana gastrite, non capisco bene" e poi dopo molti mesi ho scoperto che il Covid lo avevo fatto anch'io.
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Paolo Giordano
20:59
Nel duemila e venti abbiamo vissuto tutti un surrogato del carcere. È stato l'anno del distanziamento, del lockdown e della solitudine. E di questo anno, così isolato,
David Quammen
forse non è stato l'unica voce profetica. C'è stata un'altra profetessa, più inconsapevole, del lockdown e del distanziamento fisico.
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21:23
Io avevo letto Il mio anno di riposo e oblio, il romanzo di Ottessa Moshfegh nell'estate del duemila e diciannove, quindi qualche mese prima che iniziasse la pandemia. É la storia di una ragazza che per superare un lutto decide di chiudersi in casa e di dormire per un anno intero. Il tempo necessario, secondo lei, affinché ogni cellula del suo corpo perda la memoria del dolore che ha attraversato.
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Cinzia Spanò
21:56
Il mio anno di riposo e oblio è un romanzo ambientato tra il duemila e il duemila e uno a
Manhattan
,
New York
e racconta la storia di una giovane donna sulla ventina. È alta, bionda, bellissima e completamente infelice. Vive da sola nell'Upper Eastside e lavora in una galleria d'arte, un lavoro che non ama per nulla.
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22:19
Ha appena perso entrambi i genitori, suo padre per cancro e sua madre per suicidio. Praticamente è allo stremo delle forze. Non vede un gran futuro davanti a sé e tutto ciò che riesce a fare per rimanere a galla e guardare film in videocassetta, in particolare l'intera filmografia di Whoopi Goldberg.
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22:39
E così si convince che, se solo dormisse abbastanza, consentirebbe a tutte le cellule del suo corpo di rinnovarsi fino a dimenticarsi chi è stata e con quella ambizione trova uno psichiatra pazzo e irresponsabile che le prescrive qualunque cosa possa servire a una persona per dormire.
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22:59
Per lei inizia questo viaggio in cui resta priva di sensi per un anno e quindi è un libro sul rinnovarsi, sull'auto analisi e anche sul potere di anestetizzarsi. Il potere del sonno per aiutarci a dimenticare, a rimuoverci dalla coscienza del presente e da quello che accade attorno a noi e ad affrontare la perdita in modo da... da permettere alla nostra parte più profonda, il nostro io subconscio, di guarire, mentre il nostro io cosciente sta in qualche modo prendendosi una vacanza.
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Paolo Giordano
23:46
Se il duemila e venti è stato l'anno della malattia, il duemila e ventuno promette di essere quello dell'immunità. L'immunità che potrebbe arrivare a tutti noi con il vaccino, anzi con i vaccini. Viene allora da chiedersi se lasciarsi indietro il Covid significherà, come nel romanzo di
Ottessa
Moshfegh, lasciarsi indietro anche tutta la memoria utile di quanto è successo.
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Cinzia Spanò
24:17
L'atto di andare avanti dopo una tragedia è molto complicato perché siamo stati colpiti e feriti e porteremo i segni del trauma per il resto delle nostre vite.
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24:34
Ma siamo anche animali e sappiamo dalla notte dei tempi che la morte prima o poi arriva. Tutti moriremo. E penso che un modo per andare avanti, così da poter vivere le nostre vite rispettando comunque coloro che abbiamo perso e tutto ciò che è successo durante la pandemia, sia fingere a tratti di dimenticare, mantenendoci vicini alla superficie della nostra coscienza e della nostra stessa mortalità.
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25:04
Credo che questa sia una cosa positiva. Io non sono ossessionata dalla morte e non credo di essere una persona particolarmente macabra, ma penso che ogni volta che ho perso qualcuno perché è morto, che poi è la vera perdita, questo mi ha fatto apprezzare di più la mia vita e i suoi limiti.
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25:26
Sono qui solo per un certo numero di anni, quindi anche un singolo giorno è significativo. E il modo in cui tratto le altre persone è importante, perché anche loro chissà per quanti altri giorni ci saranno e il modo in cui tratto chiunque, il il modo in cui tratto il pianeta, anche i suoi giorni finiranno, no?
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25:49
Come riconciliarsi con la tragedia e andare avanti? Non essere stronzo o sprecone o avaro, e magari dare il giusto peso a tutti quei momenti difficili in cui ti dispiace per te stesso e pensi che la vita faccia schifo perché non so, sta succedendo qualcosa di banale che ti dà noia. Si spera che queste cose ora non ci infastidiscano più così tanto.
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26:18
Per esempio: internet non funziona o non hai le scarpe più alla moda, parlo di queste cose. Dobbiamo andare oltre queste stupidaggini e riconnetterci con qualcosa. La spiritualità, che non dovrebbe essere un argomento tabù. Per me la spiritualità ha molto a che fare col fatto che sono transitoria e con questa consapevolezza forse vivremmo meglio se tenessimo stretto questo pensiero, forse renderemmo la vita un poco migliore per tutti.
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Paolo Giordano
27:00
Marguerite Duras
ha scritto una frase paradossale sulla fine delle guerre, sul fatto che il momento peggiore di una guerra è proprio quello in cui finisce, perché è il momento in cui iniziamo a dimenticare. Ha scritto: "Ecco che si intravede la fine della guerra. È come un grande buio che cala, è l'inizio dell'oblio".
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27:24
E se succedesse anche a noi? Se il vaccino insieme all'immunità, portasse con sé anche l'oblio? Per oppormi all'oblio ho appuntato da febbraio duemila e venti fino a oggi, giorno per giorno, ogni pensiero che mi sembrava nuovo e ho chiesto ad altre persone di raccontarmi quale sarebbe il ricordo, l'immagine di tutto questo che vorrebbero trattenere con sé anche quando il resto sarà dimenticato. Se potessero sceglierne uno soltanto.
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28:02
Conserverò per sempre l'immagine del mio grande papà che mi saluta dalla sua stanza in ospedale con un videomessaggio. Sempre ottimista e sereno, nonostante la sua consapevolezza che probabilmente non ci non ci avrebbe mai più potuto riabbracciare. Fiero di essere tuo figlio. Arrivederci papà. Ti amo.
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28:26
Mi sono ritrovata spesso a pensare ai carcerati, ai reclusi. A cosa può voler dire trovarsi in questa condizione per anni, non poter fare una passeggiata, andare al mare o in un bosco...
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28:39
L'immagine di questi mesi che non voglio dimenticare: la mia carissima amica che mi viene a portare il lievito perché volevo cimentarmi, come tanti, nel fare la pizza fatta in casa.
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28:53
Mia figlia di quattro anni che sventola un disegno davanti allo schermo del computer per farlo vedere alle maestre...
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29:03
È una persona di una certa età, con la paura addosso, vivere da sola. Pensavo di morire.
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29:14
In mezzo a tutte quelle persone di cui vedeva solo gli occhi, mio padre era davvero smarrito e io non potrò mai dimenticare la sua voce mentre mi supplicava "Vienimi a prendere, ti prego! Non lasciarmi qui. Non ce la faccio più! Diglielo al dottore che posso venire via con te!" Quella voce, quelle parole, io credo che non potrò mai, mai dimenticarle.
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29:40
Questa specie di infinita pazienza collettiva nel fare le code al supermercato senza più neanche cercare di riempire il tempo, mandare un messaggio WhatsApp o guardare le notizie sul cellulare. Io non me lo portavo neanche dietro. Stare lì e basta.
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29:56
È l'immagine della mia mamma a maggio che mi dice: "Eh so che non ci possiamo abbracciare". Però poi mi ha toccato con la mano una spalla e si è commossa. Ecco in quel gesto c'erano tantissime cose.
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Paolo Giordano
30:37
Ossigeno, un podcast di
Paolo Giordano
prodotto da Chora Media. La cura editoriale è di Sabrina Tinelli, il produttore esecutivo è Pablo Trincia. La regia, il sound design e le musiche originali sono di
Luca Micheli
. Il mastering, la finalizzazione di Guido Bertolotti. La ricerca di contenuti delle storie è di Debora Campanella e Oliviero Del Papa. La producer è Valentina Meli. Il fonico di studio è Michele Boreggi. La voce Ottessa Moshfegh è di Cinzia Spanò, la voce di David Quammen è di Giorgio Bonino.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Paolo Giordano
Giuseppe Conte
Giorgio Bonino
papa Francesco
Mara Lupi
Cinzia Spanò
BETA
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