Friday, Feb 18, 2022 • 25min

Ep.3: Restituire bellezza

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«Rigenerare» è una parola entrata nel lessico dell’architettura e dell’urbanistica. Rigenerare significa riparare, riconvertire, riqualificare ciò che già esiste. Ma non c’è vera «rigenerazione» se i gesti di chi progetta e costruisce non si lasceranno ispirare da altre due parole: «sostenibilità» e «bellezza». La storia del Bosco Verticale a Milano e della riqualificazione di Porta Nuova è l’esempio di un nuovo modo di operare e intervenire sul tessuto urbano, dove sostenibilità e bellezza sono le stelle polari che guidano l’azione. Ospiti: Stefano Boeri, Manfredi Catella, Patricia Urquiola.
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Talking about
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Speakers
(4)
Francesca Milano
Stefano Boeri
Patricia Urquiola
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00:06
Chora.
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Francesca Milano
00:12
Quello che viviamo è un tempo segnato da grandi cambiamenti, non sempre positivi. Anche il linguaggio cambia e si fa specchio della trasformazione. Lo stesso lessico dell'architettura e dell'urbanistica ha fatto spazio a nuove parole e concetti. Una di queste è rigenerazione urbana. Espressione che riassume una filosofia, un metodo, un sentimento nuovo con cui guardare la città e il territorio.
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00:36
In questo episodio cercheremo di capire che cosa significa rigenerazione urbana e perché, specie nell'esperienza della pandemia, l'azione di rigenerare non può prescindere da un bisogno umano tanto elementare quanto necessario: il bisogno di bellezza.
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00:56
Mi chiamo
Francesca Milano
, faccio la giornalista e questo è Nuove radici. Un podcast di Chora Media sulle città del futuro, promosso da Coima, protagonista da oltre quarant'anni della trasformazione urbana sostenibile in Italia. Nel corso di quattro episodi realizzati con le voci di chi le città le costruisce, le immagini e le abita, raccoglieremo testimonianze, visioni e proposte sull'avvenire delle città e del territorio italiano per rispondere ai bisogni delle donne e degli uomini di domani.
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01:33
Rigenerare è una filosofia che non può fare a meno di un nuovo senso di responsabilità verso la società e verso l'ambiente, anche alla luce della verità incontrovertibile del cambiamento climatico di cui i capi di stato di tutto il mondo hanno tanto discusso negli ultimi mesi del duemila ventuno.
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01:50
Rigenerare significa maggiore attenzione al consumo di suolo e valorizzazione dell'esistente. Molti segnali indicano che il rilancio economico e sociale dopo la pandemia non può che partire da un simile orizzonte di valori e resilienza.
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02:04
Ne parleremo in questo episodio con l'architetto
Stefano Boeri
, con l'architetta e designer
Patricia Urquiola
e con Manfredi Catella, amministratore delegato del gruppo d'investimento e sviluppo immobiliare Coima.
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02:16
Sono proprio i principi della rigenerazione urbana a ispirare, ormai da molto tempo, l'azione di Coima. A Manfredi Catella ho chiesto che differenza c'è, a suo giudizio, tra ricostruire e rigenerare.
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Manfredi Catella
02:29
I due termini, rigenerare e ricostruire, dal mio punto di vista, per come almeno li interpreto, sono la medesima attività. Ricostruire ha un'accezione più meccanica, quindi più indifferente, più di processo che di qualità del processo. Rigenerare ha un'accezione che deriva da un verbo molto importante che è generare. Generare fa immediatamente pensare a... alla nascita di un bambino.
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03:01
Quindi in qualche modo la nascita come evento straordinario, quindi certamente vuol dire costruire, ma vuol dire anche costruire qualcosa di fantastico, o qualcosa di straordinario. Quindi sicuramente preferisco il termine rigenerare a quello di ricostruire perché aggiunge un elemento qualitativo all'atto del costruire.
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03:24
Ciò detto, che cosa vuol dire rigenerare? Per me vuol dire svolgere un'attività che appunto quella del costruire o ricostruire con un senso di responsabilità molto forte, con un'aspirazione a realizzare qualcosa che abbia una sua armonia.
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Francesca Milano
03:43
La riqualificazione di
Porta Nuova
a
Milano
, in una grande area compresa tra
Piazza della Repubblica
e la
Stazione Ferroviaria Garibaldi
, è stato uno dei progetti più universalmente noti di
Coima
e ha comportato nel tempo la nascita di diversi nuovi edifici e residenze.
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03:59
Oggi nel parco della
Biblioteca Degli Alberi
, circondati dai nuovi grattacieli, è possibile incontrare i bambini che imparano ad andare in bicicletta, famiglie che fanno picnic, gruppi di runner in scarpe da ginnastica e un continuo via vai di persone spesso giunte da molto lontano, che ammirano da vicino i giardini pensili della Torre De Castillia e della Torre Confalonieri.
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04:20
Si tratta di due edifici, rispettivamente di centodieci e settantasei metri di altezza, che formano il
complesso del Bosco Verticale.
All'architetto
Stefano Boeri
, che ha progettato le torri, abbiamo chiesto che cosa intende per rigenerazione urbana. Non poteva che tornare all'esperienza vissuta nel grande cantiere di
Porta Nuova
.
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Stefano Boeri
04:40
Non posso fare a meno, ovviamente, di ricordare le origini del progetto del
Bosco Verticale
e dell'area di
Porta Nuova
. Un progetto di rigenerazione a tutti gli effetti, su una zona abbandonata per cinquant'anni. Il
Bosco Verticale
nasce come l'idea di un'architettura che accetta di confrontarsi con la natura, con la natura vivente, non come decorazione o come ornamento, ma come presenza costitutiva dell'architettura stessa.
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05:10
E in qualche modo è una sfida, io direi, vinta per diverse ragioni. Nel senso che ormai sono passati molti anni questo edificio continua ad avere una efficenza importante. E chi la abita cioè gli alberi, ottocento, gli arbusti, quattromila cinquecento, le piante circa altri undicimila, mi pare che vivano molto bene, così come gli umani, così come anche molti volatili che l'hanno scelta come luogo di nidificazione. Quindi è un ecosistema biologico nel cuore di una città. E io devo a Manfredi Catella, a Jeremy Hines per l'aver accettato questa sfida che all'inizio era davvero molto difficile.
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Francesca Milano
05:48
Chi scende la rampa lastricata che parte da
Piazza Gae Aulenti
, magari in una bella giornata di sole, non può che restare incantato di fronte allo spettacolo del
Bosco Verticale.
Questa integrazione, così riuscita, tra piante e architettura non è un fatto superficiale estetico, ma risponde ai principi della sostenibilità ambientale.
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06:07
Basta pensare al fatto che l'intero complesso di alberature del
Bosco Verticale
corrisponde a una superficie boschiva di diecimila metri quadri. Significa più ossigeno e meno anidride carbonica. Ma per incidere davvero sulla realtà, i principi della sostenibilità ambientale devono trovare applicazione anche su grandezze più piccole. Che cosa significa, per esempio, realizzare un oggetto con criteri sostenibili?
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06:31
Patricia Urquiola
, nata in
Spagna
,
a Oviedo
e milanese di adozione, vive a Milano dalla fine degli anni ottanta, dove si è laureata con
Achille Castiglioni
e ha lavorato a fianco di Vico Magistretti. Oggi è una delle designer più apprezzate del nostro Paese e a lei abbiamo chiesto che cosa significa sostenibilità ambientale nel contesto del design e della progettazione di oggetti.
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Patricia Urquiola
06:53
Cosa deve essere, tener chiaro no? Che pensiamo allo sviluppo sostenibile. Dobbiamo pensare in un senso e spero sempre più ampio, no? Voglio dire con questo che sia sempre, non soltanto alla sezione di ambiente, comunque, ma una interconnessione con, con tante altre dinamiche che hanno a che fare con la parte economica, sociale e penso che il secondo tema per capire uno soltanto parlare design no? Che per me è chiaro come per tutti noi, adesso che la visione antropocentrica non ha più così tanto senso e abbiamo aperto la finestra, una visione biocentrica un po' più ampia. Questo secondo me è alla base di qualunque pensiero che ne possiamo condividere, no?
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07:37
Sono tutti temi che sembrano molto semplici, però, che in qualche modo stiamo seguendo un po' compiti, no? E in questo periodo... tra l'altro guarda, io sono nata nel ventidue aprile, che è il giorno della celebrazione della Terra, no? E questo starà sempre qui a ricordarmelo. Non è male.
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07:55
Per esempio, guarda, penso sempre a
Timothy Morton
che ha tanti bellissimi testi, comunque, che a me hanno tanto influito e penso non soltanto a me, dove lui dice, più che a volte la parola sostenibilità, lui è un uomo che parla più, fa delle riflessioni più sul concetto di un nuovo pensiero ecologico.
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Francesca Milano
08:16
C'è un termine che interessa molto a
Patricia Urquiola
, una parola della lingua inglese "upcycle" o "upcycling" che riguarda la seconda vita degli oggetti, il loro recupero e riutilizzo virtuoso.
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Patricia Urquiola
08:30
Upcycling mi piace molto perché penso che ci aiuta molto al bisogno di esaltare la bellezza nella rigenerazione, secondo me da sempre, in qualche modo nella produzione abbiamo anche usato tante volte materiale del riciclo, ma molte volte anche negando quasi di farlo. No? Perché era comunque era come un disvalore. O può darsi, era molto meglio partire con materiale nuovo. Tutte queste poetiche sono cambiate, questa logica di performance di materiali. Non bastano. E finalmente includiamo un nuovo sistema dei valori. In questo sistema dei valori, sicuramente il modo di fare alla gente, apprezzare le cose e trovare una nuova formula di bellezza e di attrazione.
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Francesca Milano
09:12
La pandemia e la crisi climatica hanno completamente trasformato le nostre vite e rimodellato la nostra visione del mondo. La dismisura e gli eccessi che hanno caratterizzato i modelli produttivi ed economici del secolo scorso non sono più sostenibili. Occorre cambiare strada e occorre farlo subito.
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09:29
Il cambiamento deve avvenire prima di tutto dentro la cultura e nei valori che ci guidano sul lavoro e nella vita di ogni giorno. Armonia e bellezza, lungi dall'essere una sorta di supplemento, di appendice decorativa, devono tornare al centro della nostra riflessione. Ne è convinto anche Manfredi Catella.
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Manfredi Catella
09:47
L'armonia ovviamente è un termine qualitativo, non lo si può interpretare in tanti modi. Però certamente l'armonia in una città è determinata da elementi quantitativi ed elementi anche qualitativi. Se quelli quantitativi oggi, considerando il nostro pianeta in che stadio è della sua vita, sicuramente si legano molto all'impatto ambientale, ad esempio quindi sono riferiti a dati puntuali, no? Il consumo energetico, le emissioni di anidride carbonica e quindi elementi che sono molto puntuali non sono però, dal mio punto di vista, necessariamente più importanti di quelli qualitativi. Quelli qualitativi sono ad esempio la bellezza. Bellezza che magari viene un po' trascurata a volte nel dibattito, come se quasi fosse secondario perché soggettiva, in qualche modo meno, raccontabile.
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10:44
Ma non è così, perché se ci pensiamo perché vengono a da tutto il mondo a visitare
Venezia
o
Firenze
o
Roma
e, magari più di recente, anche
Milano
, perché sono le città bella. Quindi la bellezza è data dall'architettura, è data dalla forma, è data dalla composizione delle forme, è data dagli spazi vuoti tra le forme, quindi le piazze, i parchi, eccetera.
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11:09
E quindi, insomma, il tema del gusto e dello stile che è importantissimo, sicuramente è un'altra dimensione altrettanto importante di quella quantitativa, che insieme determina poi un risultato che alimenta il termine rigenerare rispetto a un più meccanico ricostruire.
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Francesca Milano
11:35
In questo faticoso ma ambizioso e necessario processo di ripensamento delle vecchie prassi urbanistiche e architettoniche occorre provare a individuare delle nuove soluzioni e dei nuovi paradigmi. Proprio il modello sperimentato col Bosco Verticale sembra incarnare una novità all'altezza dei tempi.
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11:53
Lo confermano l'adattabilità che sta rivelando in diversi contesti e il brivido utopico ed ecologico che la sua semplice immagine comunica, grazie all'esuberanza e alla vivacità della vegetazione visibile sulle facciate e i balconi, dove i colori cambiano radicalmente a seconda delle stagioni e dei mesi.
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Stefano Boeri
12:12
Io credo che l'esperienza che abbiamo fatto col
Bosco Verticale
può essere declinata in modi diversi ed è quello che noi facciamo. Nel senso che noi, in ogni luogo del mondo in cui siamo stati chiamati a costruire un'architettura che ha quelle caratteristiche, abbiamo in realtà modificato e reinterpretato il progetto originario, perché le condizioni climatiche diverse generano una selezione diversa delle specie arboree e dunque, progettando noi di fatto case per alberi, dove lo spazio tra i balconi e logge è costruito sulla specifica traiettoria evolutiva di ogni singolo albero e di ogni singola specie, un po' come si fa quando si disegna il layout interno di un appartamento sulla base delle domande di una famiglia, di una singola famiglia, questo significa che noi abbiamo in questi anni esplorato diverse forme di declinazione del Bosco Verticale dalla Cina al Messico, dall'Egitto all'Olanda e oggi abbiamo ormai in costruzione o terminati una variazione molto interessante.
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13:10
Direi che le declinazioni sono soprattutto due: una è quella di rendere questa tipologia accessibile a tutti e devo dire la costruzione appena finita, la torre di
Bosco Verticale
ad Eindhoven in social housing è un esempio e l'altra è di provare a variare, anche dal punto di vista dell'altezza, della forma e forse l'edificio a corte verde che stiamo costruendo sui Navigli a
Milano
e l'edificio che abbiamo ultimato ad
Anversa,
sono dei boschi verticali a corte, quindi non vanno più in altezza, ma tendono di più a costruire uno spazio pubblico ai loro piedi, a diciamo così, in qualche modo anche adattarsi all'altezza degli edifici di contesto.
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Francesca Milano
13:49
Dopo il
Bosco Verticale
oggi l'architetto Boeri sta lavorando a un nuovo progetto: si chiama Botanica e sarà un nuovo tassello del progetto di riqualificazione di Porta Nuova.
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Stefano Boeri
14:02
Botanica rappresenta un passo ulteriore molto interessante perché è un Bosco Verticale a tutti gli effetti. Innanzitutto con una logica di costruzione veramente nuova e avanzata perché l'uso del legno, soprattutto perché riguarda le solette, ci permette di ridurre la produzione di COdue nella fase di cantiere, che è una delle grandi questioni oggi dell'edilizia.
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14:25
Ma poi anche perché la presenza delle piante, degli arbusti e del verde, distribuita su tutti i piani con un sistema di diverse essenze sovrapposte, in modo tale che questa abbastanza incredibile capacità che ha anche il
Bosco Verticale
di
Milano
di cambiare colore e presenza a seconda delle stagioni, a seconda della, dei giorni dell'orientamento della luce del sole, sarà ancora più forte. L'idea è che questo torre cambi davvero, da un punto di vista cromatico, a seconda delle diverse fasi stagionali.
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Francesca Milano
14:57
La spettacolarità e la magnificenza del
Bosco Verticale
, insomma la sua bellezza, non sono un caso e sono coerenti col tipo di filosofia e valori tecnologici espressi in questa nuova architettura. La potenza espressiva del Bosco Verticale, dei suoi balconi foresta è confermata ogni giorno dalle foto che centinaia di persone si scattano usando il bosco di Boeri come sfondo. Insomma ecco il valore sociale della bellezza.
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15:24
Patricia Urquiola
nella sua carriera, oltre ad aver progettato
spa,
hotel, uffici e ristoranti ha disegnato decine di oggetti: poltrone, cucine, tappeti, lavabi, lampade e divani. Ma che cosa è più importante per un designer? La funzione o la seduzione? La praticità o la bellezza?
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Patricia Urquiola
15:44
Se mi domandi cosa è la funzione, la seduzione, la comodità, la percentuale di bellezza, onestamente io non... è come quando mi domando se sono spagnola o italiana. Ecco io credo che una delle grande meraviglie che comunque una somma le parti e si diventa o di nuovo una unità, ecco.
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16:03
Dipende dal progetto, soprattutto limita anche la varietà di approccio per il quale possiamo avere. E sicuramente la funzione è un oggetto, per me è sempre stato sempre di più la funzione emozionale non va dimenticata. È fondamentale che il concetto di questa forma funzione inteso in modo tradizionale, ovviamente non, ha molte limitazioni.
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16:26
Ma il concetto di bellezza, come dice bellezza, bellezza non è soltanto una ricerca, un elemento trascinante, è piuttosto bene indagarsi su come è cambiato il concetto di bellezza.
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16:38
Sempre di più noi viviamo con oggetti che sono protesi della nostra mente, parlando degli smartphone, per capirci, e che ogni volta di più abbiamo degli oggetti che sono sia protesi fisiche, ma la stessa volta smart-intelligenti e lo saranno sempre di più. Ma il mondo di relazioni e di traduzione di quegli oggetti e di bellezza e di seduzione e di linguaggio e di appropriazione dello spazio di quegli oggetti è veramente diverso.
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Francesca Milano
17:09
C'è una parola che torna spesso nelle interviste che
Patricia Urquiola
ha rilasciato negli ultimi anni. Quella parola è: empatia. Ma che cosa centra l'empatia col design?
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Patricia Urquiola
17:20
Diciamo che io lavoro con... sempre in base a dei briefing che arrivano di aziende con chi collaboro o di un ente che vuole che facciamo una mostra dedicata a qualcosa o un lavoro di architettura dove bisogna creare un viaggio relazionale con chi... e più empatico o più coinvolto è, il progetto viene meglio.
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17:43
Allora credo che sono tante empatie, secondo me che devono essere... a me interessa, un termine secondo me importante, ovviamente come se troppo utilizzato le parole sempre dobbiamo essere un po' legate a loro, ma possiamo... troveremo anche tanti termini. Spero che anche empatia diventi un termine così importante che evolva anche lui. Non so se mi spiego, ma fondamentale secondo me.
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18:06
Credo che una delle cose, per esempio nello studio io sono, lo studio è cresciuto con un ampio spettro, no? Perché affrontiamo da progetti di architettura, design industriale, a piccoli legati anche a temi molto minori o d'artigianato, vediamo adesso un lavoro con la scuola de
Capodimonte
. Sono gli esercizi molto importanti che mi aiutano anche a me a capire l'importanza di cambiare contesto. Vede quanto è importante il contesto, quanto in questo dialogo nostro con chi stiamo facendo e comunque il mondo che intorno a noi è importante da mediare. E' da lì la bellezza, secondo me, che viene fuori.
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Francesca Milano
18:44
La ricerca di
Patricia Urquiola
come designer progettista, va a interrogare in profondità il senso del proprio lavoro. Significa porsi ogni volta una domanda e chiedersi come un oggetto può contribuire al benessere e alla felicità delle persone che lo usano arricchendo o semplificando la loro vita quotidiana.
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19:02
Ho girato una domanda simile a Manfredi Catella, consapevole della grande complessità del quesito. Insomma, ho chiesto a Catella che lavora sulla trasformazione del tessuto urbano, se gli italiani sono felici delle città e dei luoghi in cui vivono.
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Manfredi Catella
19:17
La felicità degli italiani nelle città, difficile ovviamente commentarlo, no? Perché o uno l'ha studiato, l'ha analizzato, ha fatto dei sondaggi o credo sia molto difficile poterlo affermare. Quindi posso solo dare un'opinione personale no? Che ha un valore ovviamente molto relativo.
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19:35
Credo che siano più felice gli italiani a vivere in città più a dimensione umana nel senso della, della qualità delle nostre città, della facilità di movimento, perché sono più piccole, eccetera, rispetto agli abitanti della Città del Messico o di città cinese molto grande. Quindi le nostre città hanno delle caratteristiche comunque più vicine alla comunità, a come la comunità si evolve.
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20:06
Il che non vuol dire ovviamente sottovalutare i problemi che anche le nostre città hanno, le nostre periferie, la gestione di alcune città per l'amore del cielo... Però credo siano città che proprio perché hanno una configurazione illuminata e resiliente che deriva da come le nostre città sono state pensate nella storia, e non parlo solo di città, parlo anche di città più piccole, no? Che però tutte sono straordinarie non nelle loro mura, nelle loro piazze, nelle loro straordinarie composizioni urbanistiche. Quindi in qualche modo penso che siano più facilmente vivibili e apprezzabili, forse oggi più che prima.
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Francesca Milano
20:50
Lo abbiamo detto all'inizio di questa puntata. É anche grazie o a causa della pandemia se ci stiamo ponendo tante nuove domande che probabilmente erano già lì nell'ombra in attesa che qualcuno gli desse voce.
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21:03
Siamo tutti chiamati a riflettere come cittadini e come professionisti, ciascuno nel proprio ambito di lavoro. Che cosa ci ha lasciato, quindi l'esperienza che abbiamo collettivamente vissuto in questi due anni di pandemia? Forse una grande fragilità e l'urgenza di cambiare il nostro rapporto col mondo? Pensa Boeri.
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Stefano Boeri
21:20
La pandemia ci ha lasciato una grande fragilità, dovuta a una consapevolezza diversa del nostro rapporto con la natura. Quella natura che come architetti, come urbanisti abbiamo in fondo cercato o di controllare o comunque di tenere fuori dai nostri corpi, fuori dalle nostre case, fuori dalle nostre città.
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21:38
Si è improvvisamente palesata all'interno del nostro stesso corpo con un microrganismo che in poche settimane si è diffuso su tutti i membri della nostra specie su tutto il pianeta. E questa questa fragilità, è una fragilità con cui dobbiamo fare i conti.
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21:55
Quindi, da questo punto di vista, la pandemia ci ha lasciato una... necessario ripensamento sul nostro rapporto con la natura, naturalmente con la biodiversità della natura che abbiamo capito essere fondamentale per la nostra vita, non solo per le nostre difese immunitarie, ma anche per conservare un equilibrio bilanciato tra noi e le altre specie viventi, sia vegetali che faunistiche sul pianeta.
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22:19
Poi biodiversità vuol dire anche imparare a guardare gli ambienti in cui viviamo, assumendo il punto di vista delle altre specie viventi. Quindi cambiare anche la prospettiva nella progettazione degli spazi e anche degli spazi aperti.
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22:31
Più in generale, le città dovranno cambiare, dovranno cambiare nella suddivisione oggi troppo rigida degli spazi e dei tempi legati alle funzioni dell'abitare, del lavoro e del tempo libero. Il lavoro remoto ci ha fatto capire che ci vuole una fluidità maggiore bisogna arrivare a de-sincronizzare anche le città e le attività.
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22:52
Non ha più senso avere delle città che si muovono secondo dei tempi fissi per grande funzione di apertura e chiusura. E poi ancora avremo probabilmente molta più necessità di vivere all'aperto, di vivere nei terrazzi, nelle logge, sui tetti. I tetti saranno probabilmente uno degli spazi più appetibili.
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23:07
Stiamo già noi lavorando su diversi progetti in cui i tetti sono diventati un po' quello che erano i cortili. Qualche anno fa o qualche decennio fa, sono dei luoghi semi pubblici e destinati naturalmente agli abitanti, ai condomini, ma con una funzione collettiva di coworking, di orto collettivo, di incontro, di spazio culturale e questo è molto interessante.
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Francesca Milano
23:29
Pandemia e cambiamento climatico. Ci attendono prove difficili, ma non dobbiamo demordere, bensì accettare la sfida. Esperimenti come quello del
Bosco Verticale
ci insegnano che la riconquista di un rapporto tra uomo e natura è la strada che dobbiamo percorrere ed è ciò che le persone naturalmente desiderano. Basta fare una passeggiata sotto le due torri e osservare come quel luogo si è trasformato in uno spazio di socialità.
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23:55
Sarà proprio il bisogno di stare insieme in rapporto alle città in cui viviamo l'argomento del quarto ed ultimo episodio.
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24:13
Nuove radici è un podcast di Chora Media promosso da Coima. Le registrazioni, l'editing e il sound design sono di Davide De Benedetti per Filmico. La producer
è Anna Nenna
, la cura editoriale è di Sara Poma.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.38.1
Francesca Milano
Manfredi Catella
Stefano Boeri
Patricia Urquiola
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