Friday, Feb 18, 2022 • 23min

Ep.2: Città connesse

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Connettere ciò che è separato, connettere una città con l’altra, un quartiere con un altro quartiere, la città e la campagna, il nord e il sud, è la sfida che il Paese ha di fronte per superare le proprie endemiche arretratezze. E connettere, oggi, significa non solo progettare nuove infrastrutture fisiche, ponti e gallerie, ma dotarsi di migliori infrastrutture digitali per consentire il flusso di dati e informazioni. Il destino delle nostre città e la qualità della nostra vita quotidiana, infatti, dipenderà sempre di più dall’efficienza delle sue connessioni, materiali e immateriali. Ospiti: Manfredi Catella, Francesca Bria, Sara Loffredi, Pietro Salini.
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Talking about
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Speakers
(5)
Francesca Milano
Pietro Salini
Francesca Bria
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Transcript
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00:06
Chora.
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Francesca Milano
00:13
Rammendare è un'arte e una scienza. Lo ha detto l'architetto
Renzo Piano
nella prima puntata di questo podcast. Ma rammendare non significa soltanto riparare e prendersi cura di ciò che si è rotto e strappato. L'ago e il filo evocano in noi anche l'azione lenta e scientifica di riavvicinare un lembo a un altro lembo di stringere, di porre di nuovo a contatto ciò che è separato.
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00:38
Rammendare il territorio, quindi, significa cucire lo spazio tra un luogo e l'altro. Mettere in comunicazione una città con l'altra, ricongiungere il nord e il sud, la metropoli e la campagna. Che sia attraverso un ponte, l'alta velocità o le infrastrutture digitali che consentono a dati e informazioni di viaggiare da un punto all'altro del mondo. Insomma, detto con una parola più vicina al nostro tempo, significa connettere.
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01:09
Mi chiamo Francesca Milano, faccio la giornalista e questo è Nuove Radici. Un podcast di Chora Media sulle città del futuro, promosso da COIMA, protagonista da oltre quarant'anni della trasformazione urbana sostenibile in
Italia
.
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01:24
Nel corso di quattro episodi realizzati con le voci di chi le città le costruisce, le immagina e le abita, raccoglieremo testimonianze, visioni e proposte sull'avvenire delle città e del territorio italiano per rispondere ai bisogni delle donne e degli uomini di domani.
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01:47
La necessità di connettere un punto A e un punto B nella storia si è incarnata tanto nella passerella di legno sul torrente, quanto in grandiose opere ingegneristiche come il traforo del
Monte Bianco
. Oggi quella stessa esigenza riguarda non solo il mondo tangibile della materia, ma l'universo impalpabile dei dati e delle informazioni.
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02:06
Il destino delle nostre città dipende, infatti, dall'efficienza delle sue connessioni e infrastrutture. Ne parleremo in questa puntata con
Pietro Salini
, imprenditore e amministratore delegato di Webuild, nuova denominazione sociale del gruppo industriale Salini Impregilo; con
Francesca Bria
, presidente del Fondo Nazionale Italiano per l'innovazione di Cassa Depositi e Prestiti; con la scrittrice Sara Loffredi, autrice di un romanzo dal titolo Fronte di scavo. Infine, sentiremo di nuovo la voce di Manfredi Catella, CEO di
COIMA
, gruppo che da oltre quarant'anni opera con grande impegno sulla rigenerazione del territorio italiano.
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02:45
Pietro Salini
è amministratore delegato di Webuild, un gruppo multinazionale italiano attivo nella costruzione di dighe, autostrade, tunnel, porti e aeroporti. Tra il duemila diciotto e il duemila venti, insieme a Fincantieri Infrastructure, Webuild ha lavorato alla ricostruzione del Ponte Morandi di
Genova
, crollato nell'agosto duemila diciotto e riaperto due anni più tardi.
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03:07
Mi incuriosiva chiedere a
Pietro Salini
che cos'è per lui una città. Ne è venuto fuori un excursus storico che parte da un importante centro urbano del nostro Medioevo,
Siena
, con la sua particolare funzione
nell'Europa
del tempo e arriva a ipotizzare i bisogni delle grandi città italiane del ventunesimo secolo.
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Pietro Salini
03:27
Molte delle nostre città storiche soffrono del fatto che non hanno più una mission e quindi non c'è più quel bisogno che le ha fatte sorgere. Faccio un esempio per tutti:
Siena.
Nasce come luogo di ristoro sulla Francigena, c'è questo grandissimo traffico che porta i pellegrini verso la
Francia
e poi verso la
Spagna
.
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03:47
Ecco, questa città a un certo punto, quando questo traffico si interrompe, perde l'importanza e scompare. Oggi è una bellissima città con retaggio meraviglioso di storia, una città turistica. Tutte le nostre città nascono sulle esigenze che sono esigenze pratiche. Non sono esigenze filosofiche, sono esigenze pratiche.
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04:05
Ecco, e questo cambiare, questo modificare il lavoro, e quindi qual è lo scopo, la mission di ogni città, è un tema importantissimo, perché potrebbe essere sovvertito dalla tecnologia. Chiaramente, se oggi potessimo immaginare un lavoro da distante e quindi servito dalla tecnologia, allora questi centri riprendono la loro funzione di sviluppo perché non è più il luogo geografico quello che fa la necessità di una città, ma è la bellezza e dove abito e dove voglio vivere. Ma dove anche lavoro.
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04:37
Se per esempio oggi immaginiamo
Genova
e
Milano
uniti dall'alta velocità e possiamo pensare a gente che lavora a
Milano
che va a casa, dove ha la famiglia a
Genova
in quaranta minuti, questo modifica la dimensione delle città che diventano posto dove si lavora, il posto dove si dorme, separati da una struttura, da un'infrastruttura.
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Francesca Milano
05:02
I primi documenti relativi a quella via Francigena, menzionata poco fa da Salini, risalgono al nono secolo e si riferiscono proprio un tratto di strada nella odierna provincia di Siena. La strada cominciava da
Canterbury
, in
Inghilterra
, e terminava a
Roma
.
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05:17
Nello stesso periodo una complessa rete di itinerari attraversava
l'Europa
e arrivava in
Spagna
, a Santiago De Compostela. In
Spagna
, a Barcellona ha lavorato per diverso tempo
Francesca Bria
dove, in qualità di Chief Technological Officer, ha diretto con successo il progetto Barcellona Smart City durante
l'amministrazione
guidata dalla sindaca Ada Colau.
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05:40
Quando pensiamo alla smart city, di solito immaginiamo dei grandi agglomerati urbani attraversati da una rete di tubi invisibili, da una infrastruttura immateriale dove circolano dati e informazioni. Ho chiesto a Bria che cosa ne pensasse di questa visione, forse troppo convenzionale.
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Francesca Bria
05:57
Da questo punto di vista, non dobbiamo cadere nella trappola che, ad esempio, alcune di queste visioni come quella della smart city, della città intelligenti, siano viste come più tecnologia.
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06:10
In realtà una smart city significa essere capaci di progettare il futuro coinvolgendo le comunità e i cittadini e soprattutto dando una direzione alla tecnologia, ovvero non partire dalla tecnologia, il famoso soluzionismo tecnologico, ma partire dai problemi concreti che si vogliono risolvere.
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06:33
Quindi, appunto, una mobilità sostenibile, combattere il cambiamento climatico e l'inquinamento, ripulire le nostre città, renderle più verdi. Riforestare, ad esempio le nostre città, portare gli alberi e il verde in città.
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06:50
Ripensare poi la mobilità, che significa una mobilità connessa, elettrica, ad idrogeno magari, in cui bisognerà poi ripensare un po' tutto la pianificazione urbanistica, perché si vanno a liberare alcuni spazi prima occupati dalle automobili e si creano nuovi spazi pubblici e quindi nuovi spazi di socialità.
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07:14
E poi chiaramente la grande, direi, partecipazione democratica dei cittadini è necessaria per definire come verranno ascoltate queste grosse sfide. Quindi direi che una delle grosse lezioni del modello Barcellona è mettere i cittadini al centro, non partire dalla tecnologia, partire dalle sfide urbane, ecologiche e sociali che dobbiamo affrontare e fare in modo che le infrastrutture, quelle fisiche ma anche quelle immateriali, quindi la connettività, i dati, i sensori, diventino appunto un grosso strumento al servizio delle persone.
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Francesca Milano
07:58
Fronte di scavo, romanzo della scrittrice Sara Loffredi, valdostana di origine e oggi residente a
Milano
, è la storia di un giovane ingegnere milanese che tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio dei sessanta lavora a un'impresa memorabile: il traforo del
Monte Bianco
. Undici chilometri e mezzo di tunnel scavati sotto duemilacinquecento metri di granito, divisi tra versante italiano e versante francese. L'opera, iniziata nel millenovecento cinquantasette, venne portata a termine nel millenovecento sessantacinque.
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08:31
Spesso chi non è addetto ai lavori ignora ciò che accade oltre le reti e le protezioni che di solito circondano l'area di un grande cantiere e non ha idea della vita brulicante che si svolge al suo interno, tra ingegneri, geologi e squadre di operai. Ho chiesto a Sara Loffredi di raccontarmi che cosa ha scoperto durante le ricerche che hanno preceduto il libro a proposito del cantiere del
Monte Bianco
.
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Sara Loffredi
08:55
Il cantiere in realtà era un universo a sé stante. Consideriamo che c'erano circa cinquecento persone che dovevano vivere appunto nel cantiere. Giustamente il, l'edificio centrale era la mensa. La mensa doveva rimanere sempre aperta ma su tre turni perché si scavava su tre turni sulle ventiquattro ore.
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09:13
I fabbri dovevano rinforzare con delle reti metalliche le pareti dello scavo, le pareti anche la volta. Uno si immagina, magari, solo i minatori e quindi dobbiamo immaginarci questi fabbri che proprio sul, sul fronte di scavo agivano e agivano anche e soprattutto sul carroponte.
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Francesca Milano
09:34
Salini Impregilo muoveva i suoi primi passi in quello stesso momento storico in cui erano iniziati i lavori del traforo del
Monte Bianco
.
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09:44
Quando provo a chiedere a
Pietro Salini
un elenco delle opere che in questo momento gli sembrano più urgenti, il suo pensiero torna proprio a quel periodo tra gli anni cinquanta e sessanta, caratterizzato da un forte spirito di iniziativa e da un grande attivismo edilizio.
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Pietro Salini
10:00
È un elenco molto lungo, direi di progetti di cui ha bisogno
l'Italia
per una ragione di fondo cioè che
l'Italia
negli ultimi dieci anni ha investito pochissimo nelle proprie infrastrutture. Primo punto io metterei la manutenzione di quello che abbiamo perché sono tutte opere costruite in un momento di euforia.
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10:18
Negli anni cinquanta uscivamo dalla devastazione della guerra, c'era questa voglia di fare il paese. E in quel momento si scoprì il calcestruzzo, il calcestruzzo armato e pensiamo che questa materia, questo nuovo materiale, sia eterno. In realtà non lo è.
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10:34
Dura meno di cinquant'anni e sono infrastrutture progettate per durare meno di cinquant'anni che oggi sono tutti largamente superati. Se vediamo tutte le nostre grandi infrastrutture sono più vecchie di cinquant'anni: l'Autostrada del Sole, i grandi attraversamenti.
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10:48
Il secondo importante tema è la mobilità sostenibile delle città. Ma questa è un'altra cosa in cui se guardiamo le nostre città e le affrontiamo a quelle europee, vediamo che la gente da noi si sposta con i mezzi privati, per la maggior parte perché non ci sono una, non c'è una rete metropolitana capace e sufficiente. Dobbiamo investire anche su quello.
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11:06
E il dissesto idrogeologico: ogni anno, quando comincia a piovere, ci diciamo di tutti i colori sul fatto che che viene giù un pezzo del paese o che si porta appresso case, uomini e animali.
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11:18
Quindi questi sono tutti i temi che rimangono da affrontare da molto tempo. La scelta ambientale è una scelta che non può avere un freno. Dobbiamo in tutti i modi affrontarla tutti. È importante per il pianeta nel suo complesso, è importante per noi, per la qualità della vita.
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Francesca Milano
11:36
Riassumendo, tra le priorità individuate da
Pietro Salini
vi sono la manutenzione di ciò che col tempo si è guastato: il rammendo direbbe
Renzo Piano
. E poi la mobilità sostenibile e il dissesto idrogeologico. Quali sono le prossime sfide che il nostro Paese deve affrontare? È la domanda che ho girato anche a
Francesca Bria.
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Francesca Bria
11:56
L'Italia,
chiaramente, ha una grossissima sfida dal punto di vista infrastrutturale. Questo rammendo scientifico è assolutamente un grossissimo investimento che il paese deve fare sulle infrastrutture.
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12:10
Le infrastrutture in
Italia
significano banda larga come diritto fondamentale per tutti, che connette il Nord e il Sud Italia, ma significano anche nuove infrastrutture digitali, come il cloud computing come il cinque G come l'intelligenza artificiale e i dati.
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12:28
I dati che sono materia prima nell'economia digitale e che se messe a disposizione dei cittadini e gestite come infrastruttura pubblica, chiaramente rispettando la privacy e i diritti fondamentali delle persone, condivisi possono generare anche nuova economia e un'innovazione molto forte dei servizi urbani, che sono poi quelli che ci fanno migliorare la mobilità, riefficientare i nostri edifici, migliorare la gestione, ad esempio, dei rifiuti urbani e passare ad una città che è veramente più verde, più sostenibile, più democratica e più inclusiva.
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Francesca Milano
13:06
Connessione fisica e digitale, dunque. Una necessità sostenuta anche da COIMA attraverso un'opera costante e intelligente di rigenerazione sostenibile del territorio. In questa ottica, rigenerare significa privilegiare la riqualificazione di spazi esistenti, degradati o abbandonati all'occupazione di nuovo suolo. Significa favorire la salvaguardia del verde e di quegli spazi liberi che possono consentire il collegamento fra aree diverse delle città, fra i grandi centri urbani e le migliaia di cittadine e borghi del nostro Paese e infine fra centro città e periferia. La questione del rapporto centro-periferia è antica e può essere affrontata da più punti di vista.
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13:49
Un tema è senz'altro quello della distanza e della connessione tra queste due dimensioni apparentemente in conflitto. Manfredi Catella è abituato a interrogarsi sullo sviluppo delle città. A lui abbiamo chiesto un commento sul rapporto tra centro e periferia. Ne è emersa una riflessione interessante, in particolare su
Roma
, che oggi presenta grandissime opportunità di rinnovamento del tessuto urbano.
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Manfredi Catella
14:13
Il problema delle periferie come le risolvi? Non facendola. E come fai a non farle? Connettendo come stiamo già facendo. Come c'è anche nel piano nazionale del
Governo
. Più ci connettiamo, più forse vivere e lavorare in una città o nell'altra diventa più indifferente, no? Così come vivere in periferia di Londra e andare a lavorare in centro non è diverso da vivere a
Genova
o Torino o a Bologna e venire a lavorare a
Milano
. Quindi io credo che noi abbiamo una grandissima opportunità, lo dobbiamo fare a livello nazionale.
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14:40
La priorità non è
Milano
, la priorità è il centro-sud.
Roma
non ha ancora espresso un'evoluzione di pensiero e di progetti nella rigenerazione. Quindi direi che è una città che deve assolutamente trovare una sua linea, anche perché poi rappresenta un luogo straordinario per tutto il resto
dell'Italia
. Quindi... insomma, tanti punti. Però io credo che sono puntini che se uniti, una visione la possono fare.
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Francesca Milano
15:04
Torniamo a un'epoca, molto diversa da quella in cui stiamo vivendo. Era l'inizio degli anni sessanta in
Italia
e in
Francia
centinaia di operai e ingegneri lavoravano al tunnel del
Monte Bianco
. Il traforo venne finalmente inaugurato il sedici luglio millenovecento sessantacinque.
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15:21
L'emozione fu grande proprio come nell'agosto del duemila venti è stata forte l'emozione dei genovesi e di tutti gli italiani di fronte all'apertura del viadotto Genova San Giorgio e al passaggio delle prime macchine. Il diciassette marzo millenovecento sessantasette, a venti mesi dall'inaugurazione del tunnel, venne festeggiato il milionesimo autoveicolo in transito. Per puro caso si trattava di un'automobile che stava portando in
Francia
una cantante nota all'epoca Marisa Sannia, a bordo di una Duetto guidata dal padre.
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15:53
A Sara Loffredi, che sul traforo del
Monte Bianco
ha scritto un romanzo, ho chiesto di raccontarmi se ha avuto modo di conoscere qualcuno dei protagonisti che parteciparono a quell'impresa, che ancora oggi resta un modello e una fonte di ispirazione per le grandi opere di domani.
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Sara Loffredi
16:08
Come testimone dei fatti, ha incontrato Franco Cuaz, che è stato il primo direttore di esercizio del tunnel. Diciamo che lui era era presente già alla fine dello scavo, nel millenovecento sessantaquattro, come consulente per la costruzione della soletta stradale delle condotte di ventilazione.
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16:27
Poi nel sessantacinque, all'apertura, è stato nominato direttore di esercizio. Colui che ha avuto in mano il tunnel per trent'anni. È una persona che ha amato profondamente quell' opera e che ha fatto del suo lavoro un valore grande.
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16:39
Ovviamente lui mi ha mi ha raccontato l'emozione quando il sedici luglio del sessantacinque il presidente della Repubblica Italiana Saragat e il presidente della Repubblica Francese De Gaulle avevano inaugurato il tunnel e lui era lì ed era lì anche tre giorni dopo, il diciannove luglio, quando alle sei del mattino mi ha detto le prime automobili sono entrate in galleria.
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Francesca Milano
17:01
Nel millenovecento cinquantasette, prima di procedere ai lavori per il traforo, venne costituita la Società Italiana Per Il Traforo Del Monte Bianco Spa. Il tema del rapporto pubblico-privato resta ancora oggi di grande importanza quando parliamo della realizzazione di opere urbane e infrastrutture.
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17:17
Lo sa bene COIMA che dal duemila cinque al duemila quindici a
Milano
ha trasformato l'ex scalo ferroviario di
Porta Nuova
in un quartiere interconnesso e inclusivo, realizzando strade, fognature, infrastrutture sotterranee e di superficie, così come Bam - Biblioteca degli Alberi
di Milano
, un grande parco pubblico attraversato ogni giorno da centinaia di persone. Della Biblioteca degli Alberi, oggi Coima cura la manutenzione e la sicurezza e, attraverso la Fondazione Riccardo Catella, il programma culturale, grazie a un'innovativa partnership pubblico-privato con il Comune e con la stessa fondazione.
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17:53
La grande questione del rapporto pubblico-privato è certamente cara anche a
Pietro Salini.
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Pietro Salini
17:58
È un tema rilevante nel nostro Paese perché pubblico-privato nel passato non sono stato sinonimo di successo.
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18:05
Chiaramente c'è un tema di di mancanza di fiducia nell'affrontare delle operazioni pubblico-privato. Sono sempre piene di regole, piene di controlli, piene di verifiche perché tentano, o vogliono evitare che si verifichi cose di questo tipo. Oggi però la collaborazione pubblico-privato è indispensabile.
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18:25
Noi abbiamo provato a fare un esempio positivo di pubblico-privato che è il ponte di
Genova. Allora
, in questo tema che cosa è successo? Siamo riusciti a fare un'opera che nel nostro Paese avrebbe richiesto molto tempo per essere fatta tutti insieme, lavorando allo stesso obiettivo in un tempo che è stato giudicato non solo da noi, ma anche dal mondo che ci ha guardato. Perché questo ponte è stato visto da tutti, mi chiedono tutti di questo ponte dovunque che io vada nel mondo, nonostante abbiamo costruito cose più grandi, il ponte è rimasto nell'immaginario collettivo, quindi c'erano circostanze speciali per realizzarle. E in parte questo è vero. Cioè in parte c'erano circostanze speciali, ma è quello che dovremmo cercare di replicare.
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19:08
Cioè la circostanza speciale, non sono le leggi speciali che non c'erano o anzi c'erano ma non sono state utilizzate, ma era l'afflato continuo e collettivo di tutta la gente che viveva nelle vicinanze del cantiere o anche nella città, degli amministratori, di chi ci lavorava, di tutti quelli che fornivano e facevano per raggiungere un obiettivo.
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19:30
Ecco quindi in questo c'era come una sorta di volontà collettiva di raggiungere un obiettivo... e ci si è riusciti. Altre volte è successo questo nel passato, quando per esempio abbiamo fatto l'Autostrada del Sole c'era lo stesso afflato collettivo.
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Francesca Milano
19:47
Insomma, come nel caso del nuovo ponte Genova San Giorgio, secondo
Pietro Salini
c'è bisogno di un afflato continuo e collettivo per connettere i luoghi e realizzare le opere di cui il Paese ha bisogno. Ho chiesto a
Francesca Bria
se, dal suo punto di vista,
l'Italia
e
l'Europa
si trovano oggi dopo la pandemia, nelle condizioni giuste per fare uno scatto in avanti.
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Francesca Bria
20:09
Io credo ci sia questo bisogno di avere una visione complessiva del futuro ma anche di renderla un progetto pragmatico, attuabile e che quindi poi vada a migliorare la vita delle persone. Io credo che siamo in una fase per cui questa visione ce l'abbiamo, non solo in
Italia
ma in
Italia
come parte
dell'Europa
.
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20:37
Io vorrei sottolineare che la straordinarietà anche delle multiple crisi che viviamo adesso ha dato uno scatto in avanti
all'Europa
come paese che si dà una progettualità forte del futuro.
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20:53
Io credo che se mettiamo insieme con tutti gli investimenti non solo il Recovery Plan, ma se vediamo gli investimenti, perché si parlava prima di investimenti produttivi nel digitale, nel verde, con una direzione comune che
l'Europa
si sta dando intorno ai due trilioni di euro, la, diciamo, neutralità climatica e quindi il green deal con una strategia digitale che va nella direzione effettivamente di un umanesimo verde e digitale che mette le persone al centro, i diritti fondamentali e la partecipazione dei cittadini, ma che permette
all'Europa
di competere nelle catene del valore del futuro.
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21:33
Ci sono investimenti importanti sull'idrogeno, sulle batterie elettriche, sulla produzione di energie rinnovabili, ma anche su individuare quali saranno i settori strategici del futuro, dove si può competere, ma allo stesso tempo mantenendo questo famoso welfare e un allargamento dei diritti dei lavoratori sull'ambiente e delle persone.
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Francesca Milano
21:59
Riascoltando le parole di
Pietro Salini
, Francesca Bria, Manfredi Catella e Sara Loffredi c'è un passaggio in particolare, breve ma puntuale, che ha risvegliato in me delle memorie. Mi riferisco al momento in cui
Pietro Salini
poneva il tema del dissesto idrogeologico, affermando che ogni anno, quando comincia a piovere, viene giù un pezzo di paese che si porta appresso case, uomini e animali.
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22:25
È quello che accade nel millenovecento novantotto, a pochi chilometri da casa mia. Avevo diciotto anni. In Campania, a Sarno, un fiume di fango, improvvisamente sceso dalla montagna, travolse la vita di centosessantuno persone e distrusse per sempre le loro famiglie. Anche per questo costruire, curare, riparare e rammendare sono azioni quanto mai necessarie.
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23:00
Nuove Radici è un podcast di Chora Media promosso da COIMA. Le registrazioni, l'editing e il sound design sono di Davide De Benedetti per Filmico, la producer è
Anna Nenna
, la cura editoriale è di Sara Poma.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.36.0
Francesca Milano
Pietro Salini
Francesca Bria
Sara Loffredi
Manfredi Catella
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