Saturday, Mar 12, 2022 • 6min

Ep.6: Il presidente corrotto

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È quasi uno scambio di favori: nel 1999 Eltsin si dimette nominando presidente a interim Putin, e Putin come primo decreto presidenziale firma un atto che assicura che accuse di corruzione contro l’ex-presidente e i suoi familiari non verranno perseguite. Ma la corruzione non riguarda solo Eltsin: un po’ dei soldi con cui gli oligarchi hanno oliato le leve del potere è finito anche in mano anche Putin.
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Speakers
(1)
Enrico Franceschini
Transcript
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00:03
Chora.
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Enrico Franceschini
00:09
E' il trentuno dicembre millenovecento novantanove
, Boris El'cin
si è appena dimesso da Presidente della Russia, nominando presidente a interim
Vladimir Putin
che soltanto nell'agosto precedente, appena cinque mesi prima, era stato nominato primo ministro e appena due anni prima capo dell'FSB, il servizio segreto russo e appena tre anni prima era un oscuro funzionario del
Cremlino
. Ebbene, qual è il primo decreto presidenziale firmato dal nuovo presidente a interim in quello stesso trentuno dicembre millenovecento novantanove, poche ore, se non pochi minuti dopo essersi seduto alla scrivania occupata in precedenza da
Boris El'cin
?
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00:54
Il primo decreto presidenziale, firmato solennemente da Putin, si intitola: Garanzie all'ex presidente della Russia e ai membri della sua famiglia. Assicura che accuse di corruzione contro l'ex presidente e i suoi familiari non verranno perseguite. In pratica un salvacondotto, una sorta di amnistia anticipata.
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01:21
Sono
Enrico Franceschini
e questo è Nella mente di Putin, un podcast prodotto da Chora Media.
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01:33
Evidentemente El'cin ha scelto Putin come successore, non solo perché è un duro, un ex agente del
KGB
che promette di ristabilire l'ordine in una Russia devastata dalla crisi economica e promette di vincere con metodi brutali la guerra contro la regione separatista della
Cecenia
. Tra loro c'è anche un patto per mettere El'cin e famiglia, al sicuro dalle accuse di corruzione che circolano da anni nei loro confronti.
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02:02
Gli oligarchi, ossia i grandi petrolieri e imprenditori che si sono impossessati dei più ricchi beni di Stato per quattro soldi, hanno unto le leve del potere con bustarelle di milioni e milioni. Un po' di quel denaro è sicuramente finito in mano anche a Putin, intanto che saliva verso la sommità del potere.
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02:24
Adesso che è arrivato in cima, garantisce al suo predecessore che non rischierà di finire in galera e si appresta a continuare ad arricchirsi molto più del presidente di cui ha preso il posto, con una spregiudicatezza e una sete di soldi che tradisce la sua vecchia frustrazione: quella del bambino bruttino e piccoletto vittima dei bulli del quartiere, la convinzione di essere una vittima e di doversi riprendere quello che gli spetta, con gli interessi.
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02:53
Altre inchieste giudiziarie dirette contro lo stesso Putin, a questo punto vengono rapidamente archiviate dalla magistratura che comincia a perdere quel po' di indipendenza acquisita negli anni di democrazia stile selvaggio west, anzi stile selvaggio est, visto dove si trova la
Russia
, che era esistita tra la fine dell'Unione Sovietica comunista nel millenovecento novantuno e la designazione di Putin a presidente nel giorno di Capodanno del
novantanove
.
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03:24
Tre mesi più tardi, il presidente a interim Putin viene confermato presidente da un voto popolare con il cinquantatré percento dei consensi. Vittoria netta, ma anche l'opposizione prende voti.
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03:36
In
Russia
a quel punto ci ancora un po' di pluralismo vero. Le elezioni sono ancora libere. Stampa e tv raccontano quello che vogliono, ma tutto questo sta per cambiare. Putin ha quarantotto anni, è un giovane presidente di un paese immenso, con immense ricchezze naturali e immensi problemi e uno spaventoso arsenale nucleare.
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03:59
Non è un genio, ma in una leadership stanca e corrotta è riuscito a emergere senza sforzo. Pensa che gli basti continuare così per governare a lungo. Si mette d'accordo con gli oligarchi miliardari, siano fedeli a lui, continuino a versargli parte dei loro soldi e li lascerà in pace. Altrimenti... ci siamo capiti.
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04:22
Rade al suolo Groznyj, capitale della
Cecenia,
con bombardamenti a tappeto, vincendo la guerra con i separatisti e insedia un governo fantoccio, a lui fedele, che governa con pugno di ferro e corruzione dilagante anche lì. La forza bruta e i soldi, il suo sistema di potere è quello.
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04:43
E con il resto del mondo che fare? La
Russia
ha seimila testate atomiche, è l'unica superpotenza in grado di distruggere gli
Stati Uniti
. Putin sembra disposto a mantenere la pace e ad avere buoni rapporti con l'Occidente.
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04:57
Offre al presidente Bush piena solidarietà dopo l'attacco terrorista all'America dell'undici settembre duemila e uno. Quando incontra il segretario generale della
Nato
, George Robertson, gli chiede addirittura quando sarà che la Russia può venire invitata a entrare nell'alleanza atlantica, visto che i due avversari della Guerra Fredda non sono più nemici.
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05:18
"Nella
Nato
non si viene invitati, nella
Nato
ci si candida a entrare" gli risponde perplesso Robertson, che è un ex ministro della Difesa britannico. Sono parole incaute, "Non si rende conto di chi ha davanti. Non ci metteremo certo in coda con Paesi che non contano niente!" sbotta Putin visibilmente irritato.
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05:39
Si sente di nuovo umiliato, come quando i bulli del quartiere lo pestavano da ragazzino. La voglia di rivincita non si è esaurita nemmeno ora che è presidente della Russia. Gliela farà vedere lui all'Occidente prima o poi.
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05:59
Nella mente di Putin è un podcast di
Enrico Franceschini
prodotto da Chora Media.
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06:03
La cura editoriale è di
Francesca Milano.
La producer è
Monica De Benedictis
. Il sound designer è Filippo Mainardi. La supervisione del suono della musica sono di
Luca Micheli
.
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Enrico Franceschini
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