Tuesday, Jun 14, 2022 • 28min

Ep.2: Il primo bacio sotto le bombe

Play Episode
Nel 1944 Margherita Hack sposa Aldo De Rosa. La cerimonia è in Chiesa, nonostante le titubanze di Marga: «mi sentivo come un cane in Chiesa». Ma ne è valsa la pena: dal primo bacio sotto ai bombardamenti, Marga e Aldo hanno trascorso la loro storia d'amore, durata 69 anni, ridendo e discutendo. Non potevano essere più diversi: lui credente, lei atea, lui uomo di lettere, lei scienziata, lui socievole e gentile con tutti, lei un po’ brusca e spesso schiva. Eppure erano inseparabili. Per Marga c'è un segreto: la diversità e non tenersi dentro le cause di disaccordo. La vita di Marga è stata densa di amori che, come Aldo, la accompagneranno per sempre. Uno di questi è lo sport.
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Talking about
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Speakers
(4)
Federico Taddia
Margherita Hack
Livio Lodi
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Transcript
Verified
00:06
Chora.
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Margherita Hack
00:07
Ci siamo sposati nel quarantaquattro.
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Federico Taddia
00:14
Nel quarantaquattro, ok.
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Margherita Hack
00:17
Prima di laurearmi mi pare.
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Federico Taddia
00:18
Ah prima di laurearti?
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Margherita Hack
00:19
Mi laureai a gennaio dei quarantacinque.
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Federico Taddia
00:22
E lui già lavorava?
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Margherita Hack
00:23
No, nemmeno lui era laureata anche lui.
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00:26
Infatti io stavo a casa dei miei lui a casa dei suoi, si mangiava ognuno a casa sua.
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Federico Taddia
00:31
Da sposati?
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Margherita Hack
00:32
Eh sì, perché nessuno dei due guadagnava.
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Federico Taddia
00:36
Quindi la prima parte del matrimonio era così, quindi avevate una casa, dove vivevate?
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Margherita Hack
00:41
Si a casa mia ma mangiare si mangiava ognuno a casa propria.
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Federico Taddia
00:46
Per quanto tempo è andata avanti così?
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Margherita Hack
00:49
Fino a che non siamo andati a
Milano
,
Milano
, siamo andati nel quarantasette.
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Federico Taddia
00:55
Aldo De Rosa e
Margherita Hack
sono stati sposati per sessantanove anni, ridendo, soprattutto ridendo, ridendo, tanto, ridendo sempre o comunque trovando il modo per poter tornare a ridere insieme.
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01:09
Aldo Margherita, l'ha sempre supportata e seguita nel suo lavoro e nei suoi viaggi.
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01:15
I due si confrontavano su tutto la scienza, la storia, la fisica, l'astronomia, la filosofia e spesso si trovavano in disaccordo.
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01:23
Non potevano essere più diversi, Margherita e Aldo.
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01:26
Lui credente, lei atea, lui uomo di lettere, lei scienziata, lui socievole e gentile con tutti, lei brusca, spesso schiva.
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01:35
Eppure erano inseparabili, per la sua dedizione a lei e alla carriera di lei, rinunciò ad avere una carriera propria.
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01:42
Alcuni presero persino a chiamarlo il moglio di Margherita, cosa che lo lasciava assolutamente indifferente.
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01:50
I due si sono conosciuti da bambini per caso in un parco.
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01:54
Si sono poi persi di vista per un sacco di anni e ancora per caso si sono ritrovati adulti e lì, quasi senza dirselo, si sono trovati innamorati l'uno dell'altro.
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02:05
In una delle sue autobiografie intitolata qualcosa di inaspettato, del marito Margherita nel duemila quattro scriveva.
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02:14
"Se rifletto su tutti questi anni passati insieme posso dire con certezza che il segreto della nostra unione è stata la diversità e non tenersi dentro le cause di disaccordo.
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02:26
A forza di discutere ci siamo capiti in pieno, trovando il modo di affrontare ogni problema.
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02:32
Oggi andiamo d'accordo su molte cose e mi fa sorridere ripensare alle tante discussioni del passato ".
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02:44
Io sono
Federico Taddia
e questo è Marga, vita rigorosa e spettinata di
Margherita Hack
, un podcast prodotto da Chora Media e presentato da
Ducati
.
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Margherita Hack
03:09
Il bulino è un giardino pubblico, è un bel giardino pubblico vicino, relativamente vicino a casa e c'era il problema di trovare qualcuno con cui giocare perché a volte cela delle compagnie che posso giocare anch'io? No, tu no.
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03:26
Oppure si ti facevan giocare, dipendeva.
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03:29
E fra questi un giorno là arrivò Aldo e con una c'era un'altra bambina con il suo fratellino e il fratello d'Aldo.
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03:39
E Aldo mi disse: "ah ma non ci fa giocare che tu c'ha la palla e noi si fa tornei".
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03:50
Possiamo giocare insieme.
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03:53
C'avevo sempre io il problema di trovare con cui giocare.
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03:57
Invece loro non c'aveva la palla e così ci siamo conosciuti io e Aldo.
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04:06
E poi si giocava a guardie e ladri io e Aldo si faceva sempre ladri.
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04:12
Ci si nascondeva. le guardie, dovevan venire a trovarci, mi ricordo una volta me lo nascosta tanto bene non veniva più a cercarmi nessuno, mi ero stufata di stare nascosta di cespugli finché venni fuori.
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Federico Taddia
04:32
È l'estate del millenovecento trentatré Margherita ha undici anni, Aldo un paio in più.
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04:37
Chiunque abbia passeggiato tra i freschi vialetti del bobolino avrà avuto la fortuna di incontrare lui.
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04:42
Il caro cedro secolare che veglia sui giochi di tutti i bambini.
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04:47
Sono stato a fargli visita, è una pianta imponente, con due rami altissimi e il tronco modellato da una tromba d'aria.
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04:54
Se ora Margherita mi ascoltasse mi manderebbe sicuramente a quel paese.
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04:59
Ma è comunque emozionante sapere che quelle foglie hanno visto l'incontro tra Aldo e Margherita hanno assistito alle loro corse, alle truffe, agli abbracci complici e alle intramontabili partite a nascondino.
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05:10
Dove Aldo, quando arrivava la base, non gridava mai tana libera tutti, ma sempre solo libero me e libero Marga.
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05:17
Ma ora l'arrivo dell'autunno e il trasferimento lontano da
Firenze
della famiglia di Aldo dividono le strade dei due ragazzi.
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05:25
Ma il loro lo sappiamo, è tutt'altro che un addio.
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Margherita Hack
05:28
Dopo a settembre e ottobre si tornava a scuola, non ci si vede più e poi seppi da questa bambina che abitava vicino a noi che Aldo e la sua famiglia erano andati a vivere all'Aquila.
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05:43
Non erano più a a
Firenze
e quindi non ho saputo più nulla.
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05:49
Anzi, io lo conoscevo per Aldo sapeva nemmeno come si chiamava di cognome.
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05:53
Come si conosce ai giardini pubblici, ci si conosce per nome e basta e poi non seppi più nulla fino a quando facevo già atletica.
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Federico Taddia
06:04
Ora mi devo scusare con chi di voi si sta appassionando a questa storia d'amore, ma mi devo interrompere per introdurre un'altra storia d'amore altrettanto importante quella di Margherita, con l'atletica leggera.
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06:22
A me l'ha confidato più volte.
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06:24
Lo diceva con convinzione la passione della mia vita non sono state le stelle.
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06:29
La passione della mia vita è stata atletica.
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06:32
Margherita è sempre stata attratta da quello sport e dalle gesta delle atlete olimpiche di quelle giungeva notizia comincia però a praticarlo solo nell'estate del millenovecento quaranta e il tutto ancora una volta succede un po' per caso.
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Margherita Hack
06:48
Da tanto tempo sognavo di fare atletica, dai tempi delle olimpiadi di
Berlino
, quando ci fu la Testoni, la Valla, mi pare la Testoni la vinse le olimpiadi ottanta ostacoli però non sapevo come fare a cominciare. non sapevo a chi rivolgermi.
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07:06
E a scuola a ginnastica si faceva il lancio del pallone.
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07:11
Non era vera atletica e non sapevo come fare.
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07:16
Poi un giorno, l'ultimo anno di liceo mi pare e c'era i giochi della gioventù a Roma e lì mancava una per lanciare il peso e dissero oh vieni te che si fa così, e io andai.
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07:35
Mi ricordo si partì la sera da
Firenze
in treno, tutta la notte in viaggio.
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07:42
Mi ricordo c'era un mio compagno, il Venturini e faceva il salto con l'asta che ci aveva è stata di bambù, allora erano di bambù, lunga, lunga e rischiava di lanciarla negli occhi a tutti, tutta la notte in treno.
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07:58
Finalmente e ci misero a dormire in una caserma con letti a castello.
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08:06
E poi si mi portarono appunto a far le gare naturalmente.
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08:11
Poi facessi, avevo preso il peso in mano nemmeno una volta mi aveva solo fatto vedere come si facesse.
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08:17
E lì però mi vide Piccio, Piccio era
Danilo Innocenti
che era l'allenatore del Giglio Rosso.
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08:27
Mi vede, mi disse: "ah ma te, tu c'hai la taglia atletica non sei adatta per il peso".
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08:33
Ero alta allora un metro e settanta era parecchio infatti alle adunate ero sempre in fondo.
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08:41
E allora andai, andai subito felice al Giglio Rosso il giorno dopo, appena tornata a
Firenze
e lì cominciai a fare di testa mia, salto in alto, salto in lungo.
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08:54
Io dovevo studiare e andavo la mattina alle sei e mezzo, alle sette in bicicletta al Giglio Rosso.
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09:01
Allora il salto in alto si faceva ancora la forbice, all'americana e stava cominciando allora il ventrale che ci si rigida sull'asta in modo che il sedere e la parte più pesante va in aria
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09:17
E lui mi insegnò il nuovo stile e col nuovo stile guadagna subito dieci centimetri.
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09:24
E questo è merito suo.
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Federico Taddia
09:27
Questo lui, di cui parla Margherita, è sempre Piccio,
Danilo Innocenti
, il suo allenatore di allora, l'atletica, negli anni ha perfezionato molte tecniche per sfruttare al massimo la meccanica del corpo umano e migliorarne le performance.
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09:42
La sforbiciata è uno stile che veniva utilizzato agli albori di questa disciplina, principalmente perché permetteva di cadere in piedi in un'epoca in cui non vi erano ancora materassi nella zona di atterraggio.
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09:52
Fu presto sostituita dal salto ventrale che permetteva di fare più forza sulle gambe, quindi elevarsi maggiormente.
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09:58
Anche questo permetteva di saltare senza materasso ed alcuni fu utilizzato fino alla fine degli anni settanta
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10:05
A superare per efficienza entrambi gli stili tuttavia arriva al Fosbury, un salto nel quale la schiena dell'atleta è rivolta verso l'asticella il ventre verso il cielo l'inventore lo statunitense
Dick Fosbury
, che grazie a questa tecnica si aggiudica la medaglia d'oro nel salto in alto alle Olimpiadi di
Città del Messico
, del millenovecento sessantotto.
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Margherita Hack
10:25
Lo sport che ho abbandonato per forza, quando è finita la guerra non c'era tutte le società erano sciolte, non c'era più nessuna attività.
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10:35
Intanto io avevo cominciato a lavorare e quindi se ci fosse stata ancora le società un'attività avrei seguitato.
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10:43
Mi ricordo l'ultima gara che feci.
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10:45
Ero sola.
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10:48
Gareggiavo da sola e feci tutto, il salto in alto, il salto in lungo, cento metri, duecento.
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10:54
Solo la staffetta non feci al Giglio Rosso.
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10:58
E il pubblico c'era ma non c'era nessun altra iscritta a gareggiare.
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11:02
Non c'erano più organizzazione, tutte le organizzazioni erano fasciste no.
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11:07
Finita la guerra scatta il fascismo, bisognava ristrutturare tutto, non c'erano più società, non c'era più nessuna organizzazione.
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11:17
Non c'erano concorrenti.
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Federico Taddia
11:20
Che immagine questa di
Margherita Hack
, che gareggia in uno stadio vuoto subito dopo la fine della guerra.
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11:26
Mi ha sempre fatto pensare che questo momento della sua vita rappresentasse in pieno la sua personalità, anche se nessuno la precedeva o la seguiva.
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11:34
Se Margherita si metteva in testa di portare avanti una cosa, lo faceva e basta. Non avrà partecipato o vinto alle Olimpiadi, come ricordava amareggiata.
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11:44
Ma in quegli anni Margherita ha fondato il proprio spirito competitivo.
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11:48
Lì ha capito che nella ricerca, nella scienza si poteva alzare l'asticella.
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11:53
Nel frattempo Margherita inizia l'università ma noi, non mi sono dimenticato, avevamo una storia in sospeso.
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11:60
Una storia che può ricominciare perché Aldo sì, proprio quel Aldo è tornato in città.
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Margherita Hack
12:06
Ogni tanto ci si incontrava per strada, si parlava poi mi ricordo a volte veniva su in tram e non sapevi che dire con lui, non c'era affiatamento.
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12:20
E sicché lo vedevo, facevo finta di non vederlo fino all'ultima fermata perché poi lui scendeva a
Porta Romana
.
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12:27
E allora dall'ultima fermata a
Porta Romana
fra dire beh come va? Come stai?
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12:32
Poi finalmente l'ultimo anno di università il penultimo ci si incontrò a
Porta Romana
che lui leggeva, camminava leggendo ci aveva l'Eneide di Virgilio, preparava un esame perché faceva lettere.
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12:51
Io lo vidi, era incerta un po' mi seccava, di salutarlo perché non sapevo che dire, un po' mi vergognavo ma se poi mi vede e allora lo chiamai ciao Aldo.
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13:04
E così si cominciò a chiacchierare, mi accompagnò per un prezzo verso casa, si fissò di vedersi il giorno dopo.
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13:15
Era un periodo che né io né lui ci sia aveva nessuno e quindi forse si cominciò ad andare insieme, forse per quello, perché non ci si aveva di meglio e così l'è cominciato.
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Federico Taddia
13:29
Si era ragazzi, si pominciava.
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13:31
È questo che mi ha detto ridendo Margherita la prima volta che gli ho chiesto di Aldo e del loro primo bacio, il primo bacio che è avvenuto sotto i bombardamenti, una sera, con un gruppo di amici stavano guardando le stelle.
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13:42
Arriva la sirena, inizia la corsa verso il rifugio, ma si accorgono che il rifugio è troppo lontano.
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13:47
Così Aldo, si accorge che c'è un portone, un portone aperto prende per mano Margherita la tira a sé e si nascondono.
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13:54
E lì, in quel nascondiglio improvvisato si danno il loro primo bacio.
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13:59
Questo amore coinvolge talmente tanto Margherita che la spinge a fare una cosa che mai avrebbe pensato, mai avrebbe voluto fare, sposarsi.
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14:07
E per di più in
Chiesa
.
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14:09
Il diciannove febbraio del millenovecento quarantaquattro, nella chiesetta di
San Leonardo
in
Arcetri
, Aldo De Rosa e
Margherita Hack
, davanti a una manciata di emozionati parenti diventano ufficialmente marito e moglie.
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14:22
I festeggiamenti sono sobri, i due da soli vanno a mangiare un piatto di spaghetti al pomodoro in una pessima trattoria a
Piazzale Michelangelo
.
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14:30
Spaghetti che non hanno mai più dimenticato.
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14:32
Non per l'emozione, ma per il disgusto, degli spaghetti così cattivi non li abbiamo mai più mangiati.
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14:38
Lo dicevano sempre sorridendo quando raccontavano a qualcuno il giorno delle loro nozze.
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Margherita Hack
14:45
Io no, io ero contro il matrimonio.
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14:48
Pensavo un'inutile formalità, ancora lo penso, ma insomma, forse non ci abbiamo visto contenti loro vabbè, facciamo, va beh.
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14:58
Poi lui allora era credente.
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15:01
Anche in
Chiesa
, mi sentivo come un cane in
Chiesa
, letteralmente son tutte cose che non me ne fregava nulla.
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15:12
Un'inutile formalità.
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15:14
C'avevo un cappotto rivoltato, che era della figliola di un'amica della mia mamma, era molto più vecchia di me e che tutta la roba che smetteva la sua figliola la passava alla mia mamma.
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Federico Taddia
15:30
A proposito di abbigliamento, Margherita era sportiva da sempre.
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15:33
Fin da adolescente si vestiva diversamente dalle altre ragazze che magari la guardavano anche con occhio strano.
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15:40
Di solito portava i pantaloni della tuta o una maglietta, magliette che spesso venivano regalate, venivano donate magliette usate di amici oppure magliette di qualche associazione con le scritte più improbabili.
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15:52
A lei piaceva sentirsi così comoda, a proprio agio.
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15:56
Quando gli ho chiesto se andasse dalla parrucchiera e quanto fossero importanti per lei gli abiti.
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16:01
Questo è quello che mi ha detto.
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Margherita Hack
16:03
C'era un periodo in cui c'era di moda farsi la permanente la mia mamma se la faceva, ma così.
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16:13
Qualche volta sono andata, l'ho trovato totalmente inutile e poi una perdita di tempo, non serve, non serve più.
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16:23
Ora poi uno i suoi capelli li tiene come vuole.
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16:25
C'è molto meno, una volta c'era molto più attenzione a capelli, a cose e un risente del costume e a vent'anni si risente del costume molto più che da vecchi.
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16:43
Da vecchi uno se ne frega, da giovani, specialmente per andare al liceo mi piaceva vestirmi sportivo, semplice, quindi una certa importanza gliela do per un vestito in cui non mi sento bene, non me lo metto, mi ci devo sentire bene dentro, cioè deve essere, come mi sento io sportivo, soprattutto.
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Federico Taddia
17:08
Dal matrimonio in poi due diventano inseparabili.
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17:11
Aldo, uomo di lettere, anche molto amico dello scrittore fiorentino
Giovanni Papini
, nonostante la sua salute cagionevole, perché in passato ha pesantemente sofferto di tubercolosi, segue Margherita nei suoi spostamenti, nei suoi molteplici incontri di lavoro.
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17:26
L'aiuta nella scrittura, tiene in ordine la casa, monitora le finanze, incoraggia spesso Margherita a farsi avanti nelle relazioni con gli altri astronomi, cosa che a causa del suo carattere schivo lei eviterebbe di fare.
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17:39
È Aldo a curare quelle che oggi chiameremo le pr della coppia e lo fa con grande successo.
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17:44
I due, insomma, insieme si divertono un mondo, accomunati senza dubbio dalla curiosità e dall'amore per la vita.
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17:58
Aldo è anche quello delle idee, un po' folli, un po' strane.
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18:05
Un giorno, per esempio, compra per entrambi due moto, due Ducati sessanta sport ecco come Margherita.
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18:11
Nella sua autobiografia intitolata Qualcosa di inaspettato, racconta il primo giorno che hanno guidato le moto, dopo una breve lezione di guida alle cascine, impartitaci dai venditori decidemmo di affrontare il traffico che per fortuna non era quello di oggi.
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18:26
Per tornare a casa, al poggio imperiale.
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18:29
Si doveva passare il ponte sull'Arno e attraversare un grande piazzale su cui affluivano cinque o sei strade da cui sbucavano autobus, macchine, vespe e lambrette.
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18:38
Aldo, che fra l'altro calzava sandali sdrucciolevoli che non facevano presa sui pedali, si era completamente dimenticato quale fosse il freno.
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18:47
Il piazzale era in leggera discesa e lo vidi sgattaiolare fra un veicolo e l'altro come in un film di gridolini, mentre io mi ero fermata impietrita a guardare.
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18:57
Finalmente arrivò sull'altra riva, dove riuscì a fermarsi.
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19:01
Giunti a casa incontrai un ragazzo del vicinato che mi chiese di fare un giro lo feci salire sul sellino posteriore, ma non appena mi misi in moto cominciai ad oscillare paurosamente.
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19:13
Dopo queste due esperienze avevamo quasi voglia di riportare indietro i motorini, ma qualche giorno più tardi scorrazzavano per i dintorni di
Firenze
gareggiando fra noi ed erano gare vere, gare spericolate.
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19:24
Me lo ha raccontato Margherita come con Aldo che la superava da destra da sinistra e lei che rispondeva con una sola parola. imbecille.
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19:32
Ecco questi erano Aldo e Margherita in moto.
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19:36
C'è una foto bellissima di Margherita a cavallo di questa Ducati sessanta sport, è sorridente, è fiera, è orgogliosa.
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19:44
Allora ci siamo fatti raccontare da Livio Lodi, curatore del museo Ducati, che caratteristiche avesse questa moto.
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Livio Lodi
19:51
La
Ducati
sessanta è stata la prima motocicletta completa, realizzata dalla casa di
Borgo Panigale
a partire dal luglio del millenovecento quarantanove.
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19:59
Questo perché perché la
Ducati
veniva già da tre anni ufficiali di ingresso nel mondo delle due ruote, con il micro motore ausiliario cucciolo, però il grande successo che ebbe proprio il cucciolo fece sì che la
Ducati
cominciasse anche a pensare non solo a realizzarne a realizzare un motore, ma a realizzare addirittura una motocicletta completa.
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20:22
Il ducati di sessanta, da un punto di vista prettamente tecnico, era come motore un'evoluzione del cucciolo.
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20:31
Con la sola differenza che i bilancieri erano coperti.
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20:35
Il cambio era a tre marce, comunque, rimaneva sempre un motore dalle grandi prestazioni in termini di affidabilità, perché comunque con un pieno di benzina, stiamo parlando con un litro di benzina, si potevano fare tranquillamente più di novanta cento chilometri.
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20:52
Nel fattispecie il modello che compare nella foto di Margherita Hack è un Ducati sessanta sport.
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20:58
Perché? Perché esistevano anche le cosiddette versioni sportive, che rispetto alle versioni diciamo base, avevano la peculiarità di avere un manubrio un pochino più basso e un'impostazione prettamente sportiva.
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21:11
Perché
Margherita Hack
cita con tanto piacere e ricordi quella moto in particolare?
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21:19
Il motivo è molto semplice perché all'epoca i costi di una motocicletta nuova sarebbero stati proibitivi.
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21:27
Tant'è vero che il Ducati sessanta sport, stiamo parlando di una moto che è stata fatta più di settant'anni fa, già all'epoca costava centotrentaquattro milalire che era una bella somma per una motocicletta.
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21:40
E considerando che non tutti avevano la possibilità di potersi acquistare la macchina, erano più propensi a comprarsi, diciamo una motocicletta di piccola cilindrata come questa.
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Margherita Hack
22:01
Era molto più problematico di me.
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22:05
In un certo senso io sono molto più praticona.
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22:10
Forse lui era molto tormentato di me, forse anche perché stava male, lui credeva di morire a vent'anni perché stava molto male al sanatorio, l'avevano dato per spacciato.
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22:23
E invece è arrivato a novantuno anni, e ora sta meglio di me.
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22:28
In un certo senso sì, da lui ho imparato tante cose a guardarsi dentro e ho parlato della mia vita in tutti i suoi aspetti.
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22:41
Ci sono degli aspetti di uno, ritiene più personali, più intimi non ne parla volentieri.
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22:49
Ma quelli riguardanti l'amore, il sesso sono corse private, c'è a chi piace esibirli e chi no.
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22:57
Ecco io preferisco tenerle per me che non vuol dire che non sia una persona come tutte le altre.
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23:04
E io penso che amore e sesso sono cose anche disgiunte, che più a una persona si vuol bene.
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23:12
Il sesso si fa meglio non volendo bene, credo, perché siamo più animali e invece con uno che non ami può essere buttar fuori tutta l'animalità che c'hai.
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Federico Taddia
23:24
Margherita non diceva mai nulla di ovvio, di scontato, riusciva sempre a sparigliare, a stupire l'interlocutore con le sue riflessioni.
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23:32
Soprattutto
Margherita Hack
è una delle poche persone che ho incontrato nella mia vita che non aveva paura delle conseguenze delle parole che pronunciava, era schietta, sempre a costo di fare affermazioni sconvenienti o controcorrente.
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23:46
Ecco cosa mi ha risposto, per esempio quando gli ho chiesto se rimpiangesse di non aver avuto figli.
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Margherita Hack
23:53
No, non li volevo, proprio non c'ho la vocazione genitoriale, né io né Aldo certo, me la dico più con gli animali che con i bambini io sì, gli animali mi attirano subito, i bambini no.
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Federico Taddia
24:10
Margherita è stata una donna moderna in tutto, è stata antesignana di una battaglia di autodeterminazione che molte donne hanno cominciato a portare avanti solo in tempi recenti.
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24:20
Si tratta del diritto non solo di non essere madri, senza per questo sentirsi giudicate negativamente dalla società ma anche del diritto di non volere figli e non pensare per questo di avere meno valore rispetto alle altre donne.
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24:34
Abbiamo chiesto a
Michela Marzano
, filosofa e accademica, di raccontarci del pregiudizio che per millenni è ricaduto sulle donne senza figli.
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Michela Marzano
24:43
Negli anni cinquanta, negli anni sessanta e ancora per molto tempo, l'idea che una donna dovesse realizzarsi attraverso la maternità era un luogo comune.
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24:54
Era qualcosa di fortemente radicato nonostante quest'idea fosse stata combattuta da molte donne nel corso della storia.
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25:05
Per secoli la donna è stata identificata con la madre e qualunque donna non fosse stata capace, non fosse stata in grado non avesse voluto diventare madre.
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25:16
Era considerata una reietta o comunque una donna che non si era realizzata fino in fondo.
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25:23
Il fatto di aver scelto di provare a realizzarsi e di riuscire a realizzarsi in altro modo da parte di
Margherita Hack
mi ha fatto sicuramente un antesignana, una antesignana di tutti quei dibattiti che oggi attraversano la nostra società.
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25:42
Oggi è possibile per una donna diventare madre oppure non diventarlo, avere parecchi figli, averne uno solo.
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25:50
Oppure anche scegliere di portare avanti una propria vita accanto un uomo accanto a una donna, senza necessariamente mettere al mondo un bambino o una bambina o senza necessariamente adottare un bambino o una bambina.
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26:05
Certo ci sono anche tante donne che vorrebbero diventare madri e che non riescono.
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26:11
Ma se si esce dall'ottica che consiste a immaginare che la maternità è sempre e solo legata alla filiazione, se si comincia ad immaginare che la maternità e basta e che si può essere madre di un'idea, di un valore, che si può avere un atteggiamento materno nei confronti dei propri studenti, delle proprie studentesse, delle persone che ci circondano.
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26:34
Forse si riuscirà un giorno anche a uscire da questa idea del biologicamente determinato.
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26:43
Viviamo in un mondo in cui non è facile riuscire a trovare la propria strada, ma viviamo anche in un mondo in cui per fortuna non è più detto che sia sempre e solo la maternità la strada per ogni donna di essere considerata, realmente donna e la strada per ogni donna di potersi davvero realizzare.
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Margherita Hack
27:11
Rimpianti non ce ne ho.
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27:12
Da aver fatto forse, di avere avuto un allenatore migliore, m'avesse, avrei potuto fare molto di più di quello che ho fatto in atletica se avessi avuto un allenamento scientifico come oggi ero la medaglia d'oro alle Olimpiadi, anche di bronzo.
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27:31
Ma insomma non è un rimpianto, avrei potuto fare di più.
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Federico Taddia
27:37
Non aveva rimpianti Margherita o se li aveva riguardavano solo la sfera dell'atletica perché nella sua vita, come ricercatrice, come insegnante non si è risparmiata nulla.
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27:47
Viaggi, responsabilità, ricerche di anni, screzi tra colleghi, sodalizi intellettuali, la carriera di Margherita che è stata ricca, interessante, colorata, una carriera, però è iniziata con una quasi bocciatura.
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28:02
Questo però lo scopriremo nella prossima puntata.
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28:11
Marga è un podcast prodotto da Chora Media e realizzato in collaborazione con
Ducati
, è scritto da Silvia Righini e
Federico Taddia
.
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28:20
La cura editoriale è di
Francesca Milano
,
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28:22
La post-produzione è di Daniele Cocchi, la supervisione del suono e della musica è di
Luca Micheli
, i producers sono
Monica De Benedictis
, Matteo Miavaldi,
Anna Nenna
e Alex Reverendo, la fonica di studio è Aurora Ricci.
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Margherita Hack
Federico Taddia
Livio Lodi
Michela Marzano
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