Tuesday, Apr 26, 2022 • 13min

Ep.1: Vera Gheno e la parola #altro

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A quanti aspetti del linguaggio non facciamo caso? Eppure il modo in cui comunichiamo ha delle conseguenze concrete. Comunicando si conosce e si riconosce l’#altro. Ne parliamo con Vera Gheno, sociolinguista che ha contribuito a diffondere in Italia l’uso dello schwa, il suono che indica la neutralità di genere. Schwa, abbiamo scoperto andandola a trovare, è anche il nome di uno dei suoi quattro gatti.
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Talking about
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Speakers
(2)
Vera Gheno
Natasha Lusenti
Transcript
Verified
Vera Gheno
00:06
Schwa, ma devi dà spettacolo, eh? Fai la tua passeggiata, chissà se si sente.
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00:27
Adesso basta vai però, su.
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Natasha Lusenti
00:29
Schwa è un gatto, uno dei quattro gatti di Vera Gheno, la socio linguista che ha contribuito a diffondere in
Italia
la conoscenza di un altro Schwa, ovvero quel simbolo dell'alfabeto fonetico che si rappresenta con una e capovolta e che si pronuncia come la a di about.
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00:51
Si usa il termine di alcune parole per indicare la neutralità di genere. Ciao a tutt non ho detto tutti e neppure tutte ma tutt, una parola che include persone di genere maschile, femminile e anche coloro che non si identificano in nessuno dei due generi.
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Vera Gheno
01:14
La questione dello Schwa a sto punto non è importante se entra nell'uso perché io non penso che possa arrivare a entrare nell'uso, cioè non penso che fra dieci anni ci possano essere le grammatiche con una declinazione maschile, declinazione femminile e declinazione non generalizzata neutra come la chiamano insomma con lo Schwa.
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01:35
Però penso che in questo momento lo Schwa abbia un grande valore performativo, cioè ti posiziona rispetto a un'istanza e secondo me attiva un pensiero al quale magari molte persone non hanno mai mai fatto caso.
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Natasha Lusenti
01:49
A quanti aspetti del linguaggio non facciamo caso? eppure il modo in cui parliamo ha delle conseguenze concrete, per nulla casuali, comunicando si agisce, si provoca e si previene.
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02:05
Ma da dove possiamo partire per comunicare in modo efficace, chiaro ed inclusivo?
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02:19
Io sono Natasha Lusenti e questo è il lessico salutare, un podcast di Chora Media promosso da
Sanofi
.
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02:28
Nel corso di quattro puntate parleremo di comunicazione scientifica attraverso i significati di vocaboli scelti e raccontati da esperti del mondo della comunicazione. Insieme costruiremo un glossario, ovvero uno strumento che nasce con l'obiettivo di fare chiarezza. Le riflessioni che ascolteremo ci aiuteranno a diventare più consapevoli. Per noi anche questo significa prevenzione.
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02:60
Partiamo quindi dall'inizio, da quella che è considerata la base geografica della nostra lingua.
Firenze
, dove siamo andati a trovare Vera Gheno, abita all'ultimo piano di un grande condominio nel
Quartiere Isolotto
, in un appartamento che divide con una figlia decine di piante, centinaia di libri e una collezione di centocinquantadue calici finlandesi, tutti di colori diversi. Ogni gatto, ogni pianta, ogni oggetto in questa casa ha una storia.
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Vera Gheno
03:36
Per esempio c'è una gigantesca conchiglia che ho trovato in
Australia
, in particolare in Master Australia, una volta che ero lì, ed è una conchiglia che gli aborigeni usano come mestolo per l'acqua.
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Natasha Lusenti
03:51
In mezzo a questo intreccio di vite e di storie, la parola scelta da Vera non poteva essere che questa: ALTRO. Per darci la definizione si affida a uno dei suoi oggetti preferiti il, vocabolario.
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Vera Gheno
04:06
Allora questo è il mio... quello che mi diverto a fare sempre. Altro deriva dal latino alterum che a sua volta da alius, diverso, e poi c'è questo suffisso tere che è tipico dei comparativi, e da vocabolario i primi significati sono differente, diverso, ma anche nuovo, ulteriore, aggiunto, restante, perfino scorso anteriore, quindi a un campo semantico molto vasto. Ma il motivo per cui ho scelto altro è perchè, secondo me, è una delle dimensioni della conoscenza dell'essere umano, l'alterità! Sia nel senso di altri essere umani, sia nel senso di xenos cioè di tutto ciò che è alieno e che non si conosce.
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Natasha Lusenti
04:54
Che non si conosce e non si riconosce. Alla base del linguaggio inclusivo che contempla la diversità, cioè innanzitutto la presa di coscienza dei meccanismi attraverso i quali, più o meno consapevolmente ci relazioniamo agli altri.
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Vera Gheno
05:11
Quando si parla di inclusione o del non so, ci si immagina una società in cui gli esseri umani possano vivere meglio, indipendentemente dalle loro caratteristiche intrinseche. Bisogna sempre ricordarsi che l'essere umano di per sé non è xenofilo, cioè non è amico dell'alterità.
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05:30
Dice
Telmo Pievani
, che è un filosofo, un evoluzionista, uno scienziato che l'essere umano, istintivamente è xenofobo, cioè ha timore, dell'altro, dell'alterità, ha timore di ciò che non conosce, perché è qualcosa che è profondamente insito in noi ed è collegato alle nostre caratteristiche biologiche.
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05:49
Noi sotto sotto siamo animali e gli animali davanti all'alterità hanno una reazione di difesa. Per fortuna questa reazione xenofoba, che non vuol dire razzista, vuol dire impaurita dalla alterità è molto breve, dura all'incirca un terzo di secondo, dicono proprio gli studi, è una specie di botta di xenofobia. Dopodiché però questa botta xenofobia si può gestire perché è un istinto.
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06:12
E come si fa a gestire? qui ci corre in aiuto
Daniel Kahneman
, no?, pensieri lenti e veloci che dice che noi abbiamo appunto dei pensieri veloci, per esempio quello che ci permette di ritrarre il dito dalla fiamma della candela quando sentiamo che ci brucia il dito no?
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06:27
E poi abbiamo pensieri lenti, oltre a ritirare il dito dalla candela, magari in un secondo tempo ci chiediamo anche che cosa si può costruire attorno alla fiamma in modo che non solo io non mi bruci più, ma che questo device, questo aggeggio possa aiutare anche altri a non bruciarsi.
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06:43
Ecco, con la con la xenofobia è un po' la stessa cosa cioè, una volta che capiamo che abbiamo un istinto che ci porta ad allontanarci dalla alterità, dall'altro, col pensiero avanzato, con la conoscenza, col pensiero seduto, direi io, possiamo gestire questo istinto e capire che l'alterità è una grandissima opportunità di conoscenza.
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Natasha Lusenti
07:07
Ma come si costruisce la conoscenza? Quando si può dire di conoscere qualcosa?
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Vera Gheno
07:13
Chiaramente quello che è cambiato con internet è la possibilità di accesso alle informazioni, che è una roba che io apprezzo tantissimo. Una volta, per esempio, se dovevi fare la classica ricerca inversa cioè, conoscendo la definizione ma non ricordandoti la parola come facevi? Non è una roba che nel vocabolario puoi fare.
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07:34
Dovresti leggere tutto. Ad esempio come si chiama il grosso camion che trasporta le automobili? Quello che è il terrore di tutti in autostrada, ecco se tu non te lo ricordi, il vocabolario non ti serve perché la ricerca inversa non la fai bene, una volta saresti andato da qualcuno di esperto, no?
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07:50
Magari hai lo zio camionista e gli chiedi come si chiama quel camion? Oggi vai su
Google
? E
Google
in meno di un secondo ti dà la risposta cioè bisarca in questo caso, se proprio vogliamo saperlo. E questa è una grandissima risorsa, però genera anche un fraintendimento, che l'accesso alle informazioni equivalga alla conoscenza.
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08:11
Invece la conoscenza è una roba molto più stratificata, molto più carsica della semplice raccolta d'informazioni, perché le informazioni poi vanno masticate, digerite, rimesse in ordine, gerarchizzate, comparate, confutate, messe in contraddizione, ricucite insieme, la conoscenza è un lavoro lungo e complesso e non è mai veloce.
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Natasha Lusenti
08:36
La conoscenza è un lavoro così complesso da generare equivoci da cui poi è difficile districarsi, soprattutto quando ci muoviamo in un ambito come quello scientifico, dal quale ci si aspettano certezze.
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Vera Gheno
08:49
È proprio una distorsione del concetto di democrazia quella di pensare che balliamo tutti uguale anche dal punto di vista della conoscenza, cioè una cosa è quello che valiamo come esseri umani, dopodiché ognuno di noi può avere una specializzazione in un certo settore. La cosa interessante è che in questo momento ci sono due aspetti particolarmente critici.
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09:10
Uno di chi pensa che la tua laurea su
Google
valga come la mia laurea presa all'università no? C'è questo assurdo in cui ho letto una cosa su wikipedia e vengo da te a spiegarti, nel mio caso, le cose di linguistica no: «ma guarda che io ho letto sul sito», «sì! ma io sono trent'anni che studio questa roba quindi forse ne so un po' di più» e questa è la crisi dell'autorevolezza che però dipende anche dall'incapacità di comunicarla, l'autorevolezza no? E quindi di rincorrere l'autoritarismo «guardi che io ho quattro lauree, lei come si permette? »
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09:39
No? E lì uno l'autorevolezza la perde per strada, però l'altra questione in crisi e che sono spesso proprio i competenti che fanno l'errore di pensare che siccome sono competenti in un certo campo del sapere, lo sono anche negli altri e quindi si allargano e diventano tuttologi.
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Natasha Lusenti
09:55
E qui possiamo scomodare anche Socrate: bisogna sapere di non sapere
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Vera Gheno
10:04
è proprio impossibile essere competente in qualsiasi settore, «mentre il gatto passeggia qui», mentre sono molto comprensiva nei confronti della persona che non ha potuto studiare cioè dell'ignorante ma nel senso etimologico, non come offesa, che ignora, no? E quindi magari si fa fuorviare.
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10:25
Ha paura perché la xenofobia comprende anche una parte di paura. Ho molta meno pietas, molta meno carità nei confronti degli esperti che fanno i tuttologi e diventano arroganti.
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10:39
«Che sagoma questo gatto, vuoi che lo cacci? »
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Natasha Lusenti
10:51
Schwa il gatto resta con noi e torna anche quel suono di cui parlavamo all'inizio, per ricordarci che i meccanismi di riconoscimento dell'altro, di creazione della conoscenza, i meccanismi che definiscono la comunicazione, sono profondamente influenzati dal tempo storico in cui viviamo. A volte questo tempo lo subiscono, altre volte lo sfidano.
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Vera Gheno
11:15
Noi siamo figli di una visione binaria del sesso, quindi tendiamo a pensare che a questo mondo ci sono maschi e femmine e il resto è residuale, ma questo è frutto della medicalizzazione del concetto di sesso che è del diciottesimo secolo.
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11:30
Prima, ad esempio, esisteva il maschio e altre soggettività a una distanza minore o maggiore dalla perfezione maschile. Quindi la donna era un maschio corrotto, però questa visione androcentrica permetteva anche concettualmente l'ermafroditismo, il transgenderismo, no? Noi invece pensiamo maschi, femmine e malati.
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11:53
No? Questa cosa forse sta cambiando, forse molto lentamente ci sono parti della società più veloce di altre che hanno capito che invece il genere è uno spettro, no? E che quindi questo si porta dietro anche delle inevitabili conseguenze a livello linguistico, perché la nostra lingua è figlia di quell'idea di dimorfismo sessuale, quindi probabilmente cambierà ma non con lo Schwa, lo Schwa è un segnale, un simbolo.
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12:19
Saranno le nuove generazioni che sono molto più fluide di noi, anche come idea di sesso di genere, a trovare una soluzione alla quale noi non abbiamo pensato.
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Natasha Lusenti
12:29
Con il nostro glossario vogliamo contribuire anche a questo percorso. Condividere idee e riflessioni per un'altra comunicazione scientifica. Lessico salutare è un podcast di Cora Media per
Sanofi
è stato scritto da Francesca Berardi. La producer è
Anna Nenna
, l'editing e il sound design sono di Cristiano Lo Mele. La registrazione in studio è di
Francesco Ferrari
per Frigo Studio. La cura editoriale è di Graziano Nani.
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Vera Gheno
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