Friday, Jul 16, 2021 • 1h, 4min

Roberto Mancini - Io lo sapevo

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Diffidente con i giornalisti, incline allo scontro verbale, orgoglioso, isterico, divisivo. Sono solo alcuni degli aggettivi che hanno accompagnato Roberto Mancini nella sua lunga carriera prima da calciatore e poi da allenatore di club. Poi la costruzione di un progetto con la Nazionale, che poche soddisfazioni gli aveva regalato in gioventù. Un progetto che è piaciuto subito molto a tanti. E che si è dimostrato perfetto alla fine. Parliamo di Roberto Mancini, Trequartista per definizione, uomo complesso e sfaccettato. Con Carlo Pastore, Giorgio Terruzzi e Marco Gaetani, autore del libro "Roberto Mancini, senza mezze misure" edito da 66thand2nd. Executive Producer: Alessio Albano Da un'idea di Alessio Albano Una produzione 731 LAB
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Talking about
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Speakers
(5)
Marco Gaetani
Carlo Pastore
Giorgio Terruzzi
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Transcript
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Carlo Pastore
00:05
Il Trequartista è un'atleta speciale, dotato di visione e fantasia, difficile da imbrigliare. Attacca muovendosi fra le linee, sta in una posizione fluida, un po' come la società moderna. Il Trequartista non è un'esclusiva del calcio, ma una forma dell'anima. Trequartista per noi e
Roberto Mancini
. Io sono
Carlo Pastore
, lui è
Giorgio Terruzzi
e con noi oggi Marco Gaetani, autore del libro
"Roberto Mancini
, senza mezze misure".
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Marco Gaetani
00:37
Io lo sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. L'ho detto tante di quelle volte, leggendo negli occhi di chi mi stava intorno espressioni di incredulità, da avvertire pieno il diritto a rivendicare un premio fedeltà. Già fedeltà ad una maglia, ad un ambiente, ad un gruppo, ad un modo di essere. Il calcio, piaccia o no, è fatto anche di queste cose e non solo di difese a uomo o a zona di o di processi di miliardi e di scandali. C'è chi lo dice e chi cerca di dimostrarlo con i fatti.
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Carlo Pastore
01:14
Questo episodio de Il Trequartista è prodotto in collaborazione con
Xiaomi
. Quest'anno al fianco del trequartista
Xiaomi
mette in campo un nuovo top player: Mi11, il nuovo flagship smartphone per l'era 5G. Con processore Qualcomm Snapdragon 888, audio firmato Harman Kardon e tripla fotocamera da 108 megapixel, Mi11 è pronto a portare la Movie Magic nella tua vita per immortalare i tuoi magic moments in modalità cinematografica. Le storie dei trequartisti te le raccontiamo noi, ma con Mi11 il regista sei tu.
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01:51
Questa lettera non è stata scritta oggi, non è stata scritta ieri e non è stata scritta neanche il giorno dopo la vittoria dell'europeo. Questa lettera è stata scritta quando?
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Marco Gaetani
01:59
Questa lettera è stata scritta nel millenovecento novantuno che
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Carlo Pastore
02:02
Da
Roberto Mancini...
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Marco Gaetani
02:03
Da
Roberto Mancini
. Pubblicata il giorno dopo la vittoria dello scudetto. E' incredibile quanto sia attuale perché la leggiamo oggi, non avendo il contesto, possiamo metterla per la vittoria dell'Europeo perché ci ritroviamo tutto quello che i giocatori di Mancini hanno detto in questo percorso... ci sono stati giocatori che si sono esposti pensò a Bernardeschi che ha detto l'unico che ci credeva era quel signore lì e l'ho ha detto prima che l'Italia vincesse l'Europeo perché lo dice dopo la semifinale.
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02:31
Pensate, quindi, quanto Mancini ha radicato nel gruppo la convinzione di poter vincere, a quello che ha fatto in tutta la sua carriera. Non ha un palmares da giocatore di grande squadra perché ha vinto fuori dai centri tradizionali del calcio italiano, ma è un incredibile vincente.
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Carlo Pastore
02:49
Siamo partiti subito a bomba sulla attualità, perché Mancini ha appena compiuto un capolavoro, un capolavoro nazionale, possiamo dirlo portandoci in cima
all'Europa
è come non succedeva da cinquantadue, cinquantatré anni.
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Marco Gaetani
03:04
Sessantotto.
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Carlo Pastore
03:05
Giusto dal Sessantotto. Quindi ha compiuto quello che forse è il suo più grande miracolo nazionale, perché ha vinto con la
Sampdoria
e certamente anche quello è una sorta di miracolo, come calciatore, ha vinto con la
Lazio
e la
Lazio
è sempre nelle posizioni alte della classifica, però difficilmente finisce top of the table, come dicono gli inglesi. Raccontaci un attimo chi era
Roberto Mancini
come calciatore? E poi che cosa è diventato invece come allenatore perché la sua figura è estremamente affascinante. Ma forse un po' poco conosciuta.
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Marco Gaetani
03:42
È passato dall'essere, divisivo, nazionalpopolare che non è semplicissimo da fare. Il Mancini calciatore era un trequartista, era un fantasista per aspirazione personale. Ci sono stati molti allenatori che hanno cercato di trasformarlo in qualcosa che lui non voleva essere e era un fantasista nel corpo di un centravanti. Però perché i primi anni di carriera giocati da punto in nove dei per esempio che dice sarebbe stato il centravanti della nazionale per quindici anni e poi ha deciso di fare il trequartista, il fantasista e fare il dieci. Questa cosa l'ha detta spesso anche via all'idea che lui non voleva, non voleva segnare, gli faceva schifo segnare. Lui era al servizio della squadra in un altro modo. Voleva essere al centro della squadra, ma non come lo è un centravanti.
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Carlo Pastore
04:29
Eh già, uno che dice gli fa schifo. Segnale, cioè giace qualcosa di questo personaggio che andiamo adesso a raccontare. Allora partiamo dagli inizi. Tredici anni, giovanissimo, arriva a
Bologna
. Se insomma, la prima grande squadra che lo accoglie è il
Bologna
, ha sedici. Però ecco l'esordio in serie A come avviene chi lo scopre, chi vede in lui cosa?
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Marco Gaetani
04:54
Nella vita ci sono sempre degli incroci. La prima grande squadra che prova a prendere Mancini, in realtà il
Milan
. Il
Milan
manda una lettera per convocare Mancini, ha un provino fa per un errore, manda la lettera alla società sbagliata di Jesi. Quindi la lettera non arriva mai a destinazione
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Carlo Pastore
05:10
Perché Jesi aveva due società.
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Marco Gaetani
05:11
C'erano due società, la mandano in quella sbagliata e l'osservatore di Liedholm questa cosa non se la perdona poi negli anni a venire. Arriva il provino a
Bologna
, lo vedono gli allenatori delle giovanili e dopo 35 minuti di provino lo prendono da parte e lo nascondono. Lì per lì in tribuna c'è gente, compreso il papà di Mancini, che dice Non è andata bene, invece lo stavano cercando di nascondere per fargli firmare quel contratto.
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Carlo Pastore
05:43
Ecco la prima sliding doors, grande squadra che ti manda una lettera di convocazione, un provino, ma la manda all'indirizzo sbagliato e quindi la vita di Mancini prende una direzione diversa rispetto a quella che avrebbe potuto prendere, se invece quella lettera fosse arrivata. Ecco che poi l'esordio in Serie A arriva da vero prodigio, perché comunque
Roberto Mancini
appunto, è visto come un prodigio quando lo chiudono in quello stanzino per evitare che altri lo prendono e perché hanno visto lui delle potenzialità enormi.
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Marco Gaetani
06:10
Avviene a 16 anni l'esordio in serie A sarebbe avvenuto prima, ma i regolamenti dell'epoca c'è stata una fascia temporale in cui in Serie A non si poteva debuttare prima dei sedici anni. Non è durata molto e questo è il grande rammarico di era il grande rammarico di Gigi Radice, che era l'allenatore del
Bologna
quando Mancini non aveva ancora 16 anni tant'è che lo prova in un torneo di Capodanno.. una cosa sulla quale non mi soffermo perché è delirante. Poi a lanciarlo in realtà è Tarcisio Burgnich, che dopo qualche partita in cui lo mette a gara in corso, si rende conto di avere per le mani qualcosa di irripetibile e cerca di costruire attorno alla figura di Mancini e un paio di altre, un
Bologna
in grado di salvarsi perché era un
Bologna
che lottava per non retrocedere.
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06:54
La stagione di Mancini, usato in Serie A, finisce con lui che fa 9 gol a 16 anni il
Bologna
, che per alcune vie traverse retrocede quindi qui abbiamo la seconda sliding door della carriera di Mancini, perché magari con un
Bologna
seria sarebbe rimasto lì, invece il
Bologna
si trova in B con qualcosa di enorme tra le mani e non può fare altro che venderlo.
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Carlo Pastore
07:15
Vende il calciatore a chi lo vende? Ecco che entra la seconda fase di Mancini.
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Marco Gaetani
07:19
Lo vende alla Samp che è una
Samp
ancora molto lontana dai vertici un progetto visionario di
Paolo Mantovani
che è presidente da qualche anno l'ha presa addirittura in Serie B, che però ha in testa un'idea: mettere insieme passo dopo passo i giovani migliori che può trovare in provincia. Prima di prendere Mancini prende Pietro Vierchowod, che è troppo grande per la
Samp
in quel momento e lo presto in due stagioni consecutive alla
Fiorentina
che andrà a un passo dallo scudetto. E alla
Roma
che lo scudetto lo vince.
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07:50
Mancini entra in questo gruppo Ho pagato quattro miliardi di lire che all'epoca era una cifra da Alberto L'estate, in cui Mancini al centro del mercato la passa in campeggio al mare con i genitori fantasma. Andiamo a pensare oggi un giocatore di anni al centro del mercato. Io faccio fatica a immaginarmelo, al campeggio con la tenda, con i genitori a questo bellissimo tipo.
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Carlo Pastore
08:13
Raccontami un attimo meglio la famiglia di
Roberto Mancini
quando il ragazzo che tipo di famiglia è? Una famiglia borghese, working-class normale, come si dice in
Italia
,
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Marco Gaetani
08:24
È una famiglia, forse work in classe, un po' troppo. Però il Papa è un falegname ed è lui che mette il pallone davanti davanti a Roberto, per la prima volta. E' lui che mente all'oratorio dicendo Roberto ha sei anni, può giocare con voi, ma cinque ma quando poi li mettono un pallone tra i piedi vai a dire che ha cinque anni a uno che li dribbla tutti quelli di sei e Luca.
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08:48
E lui che mente alla madre, per organizzare il provino con il Bologna perché per far passare la visita a
Bologna
come non legata al calcio, organizza una visita dentistica alla moglie a
Bologna
, la porta lì
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Carlo Pastore
08:60
Falegname e d'altronde, il falegname che ha partorito Pinocchio. Quindi a livello di bugie ci siamo, eh? Quante affinità però con Roberto Baggio mi viene da dire no. A parte il nome Roberto, figlio di artigiani in qualche maniera. Entrambi con un esordio a sedici anni, entrambi che si incastrano nello stesso periodo storico veramente è proprio vero che certe volte i calciatori nascono perché c'è uno zeitgeist una anche in un certo in un certo contesto, anche italiano. In qualche maniera entrambi Mancini più che più che Baggio, che ha giocato per tanti anni la
Juventus
e poi invece è passato anche da Inter Milan, simboli di un calcio di provincia, perlomeno in
Italia
a parte. A parte la parentesi laziale, Mancini rimane a
Genova
per tantissimo tempo.
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Marco Gaetani
09:51
Possiamo dire che Mancini è stato tutto quello che non è stato Baggio e Baggio è stato tutto quello che non è stato Mancini, Baggio calciatore. Io me lo immagino con la maglia della
Nazionale
perché si è giocato tanti anni nella Juventus. Ma lo sovrapponi al
Bologna
, al Brescia, alla
Fiorentina
che forse la tifoseria che ha amato di più Mancino si con la maglia della
Samp
ha già difficile immaginarlo con quella della
Lazio
e non ha avuto il successo nazionale che ha avuto Baggio ma ha avuto quello del club. È stato amatissimo soprattutto a
Genova
per una questione temporale. Ci arriva che un bambino se ne va che è un uomo.
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Carlo Pastore
10:28
Prima raccontamela è questo Mancini calciatore, che cosa faceva in grado di fare? Prova ad iscriverci. Che che tipo di di calciatore era e che cosa combinava in campo Mancini? Perché non credo che tutti si ricordino quanto fosse bravo e di cosa fosse capace.
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Marco Gaetani
10:44
Dobbiamo partire da un chiamiamo aneddoto. Durante un allenamento nei primissimi allenamenti di Boskov, allenatore della
Samp
Moscovici a Mancini tu stai davanti perché Mancini veniva la stagione in cui faceva la punta Mancini, ma da Boskov che dice No, io non voglio stare davanti, voglio essere libero.
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11:03
Invece di trovare dall'altra parte un allenatore che gli dice Tu sei pazzo, dice bene se una punta libero quindi Bosco deve inventarsi il centravanti che all'epoca non lo era. Era un esterno, è un esterno per assecondare Mancini. Mancini cosa faceva in campo? Mancini era la variabile impazzita. Mancini poteva essere centrocampista.
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11:23
Poteva essere numero dieci, appunto all'interno della stessa partita. Era lui che si cercava la posizione in campo. Era un vero trequartista perché andava ad esplorare le zone di campo che la difesa gli offriva. Parliamo di un calcio in cui c'era la marcatura a uomo con i difensori che ti seguivano ovunque e in base a quello che gli offriva la partita. E via chiude.
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11:41
Ne sapeva qualcosa? Perché ne sapeva qualcosa? Perché era uno straordinario mastino, lui si andava a cercare la posizione se serviva a dare una mano a
Vialli
, se serviva a dare una mano a centrocampo andava dietro questa cosa. Negli anni è stato ancora più eclatante perché più diventava forte, più il suo potere in campo aumentava.
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Carlo Pastore
11:59
Era un Diez. Allora leggiamo cosa pensa del numero dieci. Proprio
Roberto Mancini
perché sul suo sito, scrive il numero dieci. Quel giocatore che stupisce ed emoziona, spiazza tutti con un gesto atletico di cui forse nemmeno neppure lui ha piena consapevolezza. E da subito questo numero è nel mio destino. Me lo quando non aveva ancora sei anni e lo porto con me da quando ha indossato la prima maglia nella squadra di calcio Dell'oratorio San Sebastiano di mesi. Il regalo che chiedeva a Natale ogni anno era sempre lo stesso le scarpe da calcio allora di pezza è un pallone da cuoio.
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12:33
Questo è quel
Roberto Mancini
di sei anni o forse cinque, ma spacciato per sei che è che ha già nel cuore quella maglia, la dieci perché la maglia che incarna il calcio. Allora che tipo di trequartista era ed è
Roberto Mancini
come come calciatore, secondo te?
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Marco Gaetani
12:50
Dobbiamo fare una distinzione tra le due fasi della carriera di Mancini? Perché finché ha avuto via lì vicino era un giocatore di estrema fantasia ma anche estremamente mobile. Mancini nei primi anni soprattutto era un giocatore velocissimo, con una grande elevazione. Era quasi un prodigio, anche fisico, oltre che tecnico
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Carlo Pastore
13:06
Quant'e' alto Mancini,
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Marco Gaetani
13:07
Un metro e ottanta mal contato. Poi gli album di figurine cambiano altezza praticamente ogni anno diamo il metro e ottanta, glielo diamo buono e quindi era un giocatore in grado anche di sostenere sullo scatto la presenza di un marcatore nella seconda parte di carriera, quando questa qualità viene un po' meno perché passano gli anni e devi dosare gli scatti all'interno di una partita, Mancini diventa sempre più regista e questa cosa si accentua molto nella fase di carriera in cui viene allenato sia la stampa che la lazio perché gli dà veramente libertà totale anche di essere il regista dietro il centrocampo. Addirittura gli dice se devi prender palla vai dietro, non c'è problema
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Carlo Pastore
13:47
È una caratteristica di Mancini che ci interessa particolarmente qui al trequartista. Il fatto appunto del muoversi fra le linee del muoversi fra le linee da un punto di vista fisico concreto, tattico e tecnico nel campo da calcio. E poi invece muoversi tra le linee è, diciamo così, anche un po' più metaforico più umano.
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14:08
Io partirei da quello che è stato, diciamo forse il uno dei fatti cardine della sua esperienza alla samp a e del mito di Mancini di Mancini, il suo doppio, il suo alter ego non saprei come definirlo il suo la sua compensazione umana e sportiva, ovvero
Gianluca Vialli
cos'è successo in quella a parte Boskov che a questa intuizione di mettere Vialli centravanti, di rendere libero e Mancini di fare un po' quello che vuole e cosa è successo a fare quei due? Come è possibile che siano trovati? E si è diventati così amici così perfettamente in sintonia anche nel campo?
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Giorgio Terruzzi
14:46
La riconciliazione dei contrari, due persone diverse dentro la stessa squadra. Lì può succedere di tutto. Può nascere una rivalità a caccia di un protagonismo assoluto. Può nascere un'alleanza sinergica, perché le caratteristiche dell'uno sono funzionali all'altro. Mi viene in mente Berger con
Senna
o
Stewart
con
Rindt
, cioè nella visione dell'altro non invidia, ma un'ammirazione. Quindi nella forza dell'altro un contributo alla propria è raro che succeda. Ma è un è il frutto di una intuizione intelligente dentro un viaggio che può produrre vantaggi a entrambi.
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Marco Gaetani
15:34
Mancini viene da una famiglia o penso di falegnami?
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Carlo Pastore
15:37
Esatto.
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Marco Gaetani
15:38
Viale l'esatto opposto Vialli, eh? Di buona famiglia. Borghesia cremonese Vialli cresce in un castello, è una persona che è colta, ha studiato a, ha una grandissima cultura del lavoro in campo e Mancini si nutre della routine di viale in allenamento lo vede, vede quanto è professionista sin dai primi giorni in cui si incontrano diventano compagni di stanza.
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16:02
Ci sono aneddoti sulla loro amicizia da ritiro che se ci pensiamo oggi sembrano assurdi. Viali si svegliava di notte perché sentiva Mancini che preparava i toast al formaggio o al prosciutto.
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16:12
Alle due di notte sentiva quello di cosa sta succedendo e cera Mancini che si stava preparando un toast. Non è l'alimentazione tipica del calciatore, mentre viale era un soldato. Vialli. Non a caso poi nel diventa l'emblema di una per vincente, perché comunque è perfetto per per quella cosa lì, mentre Mancini ci si trova un po' meno a proprio agio.
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16:35
Poi col passare degli anni, nutrendosi di questo aspetto di viale, diventa uno straordinario professionista. E poi c'è un'amicizia che va oltre tutto e la stiamo vedendo anche chiaramente in questo periodo. Ma anche prima che Mancini raccogliesse viali nel team azzurro non si erano mai persi.
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Carlo Pastore
16:56
Succede, spieghiamo un attimo che cosa succede. A un certo punto la
Samp
va in finale di Coppa dei Campioni l'ultima coppa dei campioni della storia prima che diventasse Champions League e'. La finale purtroppo viene persa per una punizione di che umana poi diventato una gloria, diciamo la guerra contro Barcellona.
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17:20
Perché nel frattempo quel che l'ha costruita per vincere tutto viene piano piano smantellata e quasi tutti vanno via. I grossi giocatori vanno via parte Mancini che decide di rimanere lì, in una sorta di anch'egli, di forse di rispetto per chi l'aveva reso quello che era lui sentiva amato no alla Samp e mai e poi mai se ne sarebbe andato.
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Marco Gaetani
17:43
Probabilmente non se ne sarebbe andato se non fossero successe poi determinate cose negli anni a venire. E
Wembley
è l'ultimo atto di una squadra irripetibile perché irripetibile è stato il percorso.
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Carlo Pastore
17:55
Vediamo la finale, appunto, lo sono tutti nel famoso vecchio Wembley, perché è poi cambiato lo stadio, ma il teatro anche dalla nel.
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Marco Gaetani
18:03
E il problema è che quella squadra la lealtà viene smantellata prima di novembre. Vialli gioca quella finale, sapendo che quella sarà la sua ultima partita con la maglia della
Sampdoria
di un certo peso. Lo sa Bosco C'è, un altro che andrà via dopo quella partita. Lo sanno anche altri giocatori e lo sa soprattutto Mancini che nella vigilia cerca di dire Non parliamo di queste cose.
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18:24
Questo è la nostra ultima partita insieme è l'ultimo treno che possiamo prendere tutti insieme perche'. Poi si parla sempre di Vialli e Mancini. Era una squadra straordinaria, abbiamo parlato di Vierchowod. Attilio Lombardo era un giocatore fisicamente fuori scala per quelli che erano i parametri dell'epoca ceramiche, dice ancora una figura, un po', un po' a metà strada e la e mezzo che era un centrocampista straordinario.
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18:50
Un po' avanti negli anni, ma un centrocampista straordinario in quell'anno. Purtroppo la stampa sbaglia lo straniero perché prende Silas che si rivela un corpo estraneo. Forse con un acquisto, un po' più ponderato. Avremmo avuto la
Samp
a campione
d'europa
il cerchio si sarebbe chiuso a
Wembley
nel novantadue esatto.
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Carlo Pastore
19:09
Invece in queste, in questa storia di un cerchio si perché, non venendo chiuso quel cerchio se ne aprono altri, altri mille.
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Marco Gaetani
19:18
A
Torino
viveva a
Torino
perché è stata una sorta di patto d'onore con Mantovani in la
Juventus
ha ed era la destinazione, un po' Ah prediletta da Vialli, che negli anni precedenti aveva rifiutato spesso il
Milan
.
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Carlo Pastore
19:34
Ecco, non si trova bene a
Torino
Vialli e sente Mancini nei primi periodi. Insomma, difficile ambientarsi dopo una esperienza così forte. E quello che chiama è l'amico Roberto.
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Marco Gaetani
19:44
Si si sentono lungo, ma viali telefonava spesso non solo Mancini ma anche in società è andato vicinissimo a tornare alla
Samp
sia dopo il primo che dopo il secondo anno
Torino
puoi cambiare la storia di viale in bianconero ci penserà
Marcello Lippi
deciderà di farne uno dei punti centrali della sua
Juventus
. Sono andati vicino, molto vicini a ritrovarsi dopo qualche anno.
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Carlo Pastore
20:06
Ecco, non si ritrovano e si ritroveranno dopo sempre nella corsa verso
Wembley
. Questo è troppo è un Mancini che un Mancini estremamente identitario. Mancini che incarna i colori, i colori della Samp che diventa proprio un l'uomo riferimento l'uomo simbolo del del popolo. Il popolo blucerchiato è però.
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20:29
Ed è un Mancini che non può essere raccontata solo così, perché è un Mancini che da calciatore, diciamocelo. Insomma, in tono amichevole. E un po', una testa di cazzo, a volte no, come come come veniva percepito, cioè faceva delle cose che obiettivamente è infastidivano anche i compagni.
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20:46
Mi ricorda quella scena famosa, insomma, con il super litigio con con Nikki durante la partita contro L'inter Dall'altra parte la passata per un rigore, non rigore, una scena madre, non verrebbe da dire. Raccontaci un attimo. Facile vivere un attimo quel quel, quella scena pazzesca con questa questa teatralità anche istintiva, animalesca di Mancini.
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Marco Gaetani
21:10
Mancini molto nervoso quello che arriva a quella partita un mancino anche in odore di cessione. Siamo il novantacinque novantasei novantacinque, se non sbaglio, e cioè una palla molto profonda nella quale Mancini crede. Quindi arriva prima di gliela porta via, come fanno spesso gli attaccanti.
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21:26
Luca entra molto scomposto, perché entra con i piedi, non entra con le mani, ma l'ho vista non so quante volte secondo me non lo prende. Secondo me effettivamente ha ragione l'arbitro, se non altro stesso io secondo me mangio. Si è buttato per secondo me non lo prende.
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21:41
Nicchi ha un difetto, è molto lontano, dall'azione a una cinquantina di metri buoni. E quando Mancini capisce che non gli sta dando quel rigore, Mancini perde la testa. Questa stessa cosa di togliersi la fascia di capitano e dire io non gioco più.
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21:55
Era successo a sette giorni prima della partita contro il Padova. È Lì Però Erickson è riuscito un attimo a riportarlo verso la ragione. Lo show di Mancini tra un paio di minuti in cui si toglie la fascia, indica Enrico Mantovani che il figlio di
Paolo Mantovani
, che è stata una figura chiave nella vita di Mancini, dice basta, qui non gioco più me ne vado di qua di là lo prendono, lo calmano.
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22:18
Dopo due minuti riescono a rimetterlo in campo e lui si va a buttare fuori nel giro di altri due minuti per un fallo a centrocampo in cui poi aggredisce l'arbitro di nuovo.
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22:28
Fondamentalmente vuole viene preso da pagliuca che mi dice Guarda, forse è il caso che ti allontani per per il tuo bene dirà Avevo paura che Mancini si mangiasse l'arbitro e Mancini mentre esce l'uscita di Marassi a centrocampo uscite al Ferraris, quindi deve attraversare tutta la parte centrale del campo per per uscire.
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22:47
Lo fa segno con le mani basta, io qui non gioco più e io penso che in quel momento nessun tifoso della stampa avrebbe messo anche una sola moneta sulla permanenza di Mancini in quel momento.
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22:59
E invece alla fine rimane ancora per una un senso di lealtà nei confronti di una città che lo aveva conquistato non a primo impatto. Perché la prima cosa che dice Mancini andando in trasferta a
Genova
da giocatore del
Bologna
come fa la gente a vivere qui?
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Carlo Pastore
23:14
E invece? Vedi, a volte è proprio così che nascono i rapporti da una sorta di diffidenza iniziale e poi si passa a vivere assieme per tutta la vita è diffidente coi giornalisti, incline allo scontro verbale orgoglioso, spigoloso, isterico. Sono alcuni degli aggettivi che che rivista undici ha utilizzato per intervistarti in occasione della della presentazione che hanno deciso di dedicarti riguardo il tuo libro.
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23:44
E sono aggettivi che hanno a che fare con questa questo lato di Mancini. Questo neanche darkside, perché non è un dark side e che in Mancini esiste probabilmente una componente della collera della rabbia che va indagata. Ecco da dove arriva questa questa questa arroganza è peraltro anche giustificata talvolta talvolta da Mancini e talvolta no.
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Marco Gaetani
24:12
Però secondo me molto semplicemente un sentimento umano è uno di quei giocatori che in campo in determinati momenti perde la testa. Il libro gioco un po' su questa cosa perché secondo me è il motivo per cui amo il titolo senza mezzi isolate.
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Carlo Pastore
24:27
Vogliamo quindi a che fare con questa questa incapacità di trattenersi nel bene e nel male, nel talento e nella rabbia.
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Marco Gaetani
24:34
E quante volte ti è capitato da tifoso dì prendere male una situazione in campo vedendo la partita dice ma questo cos'ha fatto perché non mi hanno dato quel rigore? Il tifoso che ha amato Mancini nella
Samp
e nella
Lazio
rivedeva in Mancini un aspetto di chi ha seduto sugli spalti e davanti alla televisione dice lui in questo momento sta reagendo come avrei reagito io, che non è una questione di appartenenza alla maglia.
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25:00
È una questione secondo me meramente umana e Mancini che perde la testa per una decisione che non gli sta bene o per un passaggio sbagliato. Mancini mangiava i suoi compagni quando la giocata non era quello che diceva lui. Perché ce l'ha questa tendenza continua la perfezione,
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Giorgio Terruzzi
25:17
Ma dentro questa diciamo allergie manciniane c'è qualcosa di molto comprensibile perché ha a che fare. Hanno a che fare con la sua radice, la sua fame, la sua fatica e anche la consapevolezza che molti osservatori non sappia non capiscano non abbiano misura, di che cosa significhi fare un percorso così. Cioè a me non è simpatico quando fa fa ha fatto certi certe esternazioni. Però è comprensibile perché capisco si capisce che non ha ha avuto aiuti se non da se stesso. E questa cosa pesa nel momento del giudizio altrui o del bilancio, perché è un po'. Come dire con un'arroganza però giustificabile ma che ne sapete voi? Quindi si autorizza a essere se stesso paradossalmente a costo di risultare antipatico. Questa cosa è una sorta di palla di rimbalzo perché non è non è simpatico ma è sincero.
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Speaker 4
26:29
Quindi meglio così
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Roberto Mancini
26:31
Questa è una stroncata, dai su, siamo seri dai. Se mi fa una domanda privata ho parlato ieri ho detto che una battuta se vuoi far polemica faccia una polemica è una stupidaggine medio fatto il dito medio a otto nove tifosi lo chiediamo noi lo chiedo a lei che ho fatto l'ho fatto io quando faccio una cosa la dico. Quindi ha fatto di domani mentre uscivo perché ho preso degli insulti e quelli non potevano essere lì perché deve esserci disturbata, tenergli dietro, quindi non deve essere insultare a dire tutte le parole. Quindi in un momento così l'ho fatto, contenta?.
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Carlo Pastore
26:59
Ci sono i giocatori che odiavano Mancini quando era loro compagni di squadra?
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Marco Gaetani
27:05
Sono quasi tutti quelli che se ne sono andati. Non scherzo e ci sono degli episodi abbastanza conosciuti. Eugenio corini è passato alla stampa ed è dovuto scappare perché dopo una giocata di Mancini mi disse una cosa del tipo certo, se la smettessi di fare tutti questi colpi di tacco.
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27:23
Glielo dice che a ventidue anni Mancini a
Genova
era non dico Dio, ma il sindaco della stampa e quindi chiaramente ha anni, viene mostrata la porta, ci sono alcuni dai questo è perchè gioca perché gioca a calcio.
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Carlo Pastore
27:38
In effetti questa imprudenza presa imprudenza, andare a dire che hanno aperto il file, di smettere vari colpi di tacco che era la sua cifra stilistica, il colpo di tacco di Mancini e nel colpo di piatto di un altro giorno Eugenio ti voglio, ti vogliamo bene e male tra sei cercata capitano, io avevo un carattere abbastanza forte, particolare capita a volte di avere qualche discussione, sia un pochino un pochino.
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Marco Gaetani
28:00
Ci sono poi altri giocatori che è che gli dicano apertamente con Mancini uno e riccardo, ma spero che i tifosi del Torino ricordano bene e anche i tifosi della
Juventus
per la famosa buca. Certo che scavo in un derby ti chiedo scusa no, va benissimo, non ti preoccupare.
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28:15
E un altro che gli dico apertamente con Mancini ed è un altro, peraltro mancino lo aveva voluto alla stampa è così come lo ha voluto lei ha detto guarda forse è il caso che è polarizzante.
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Carlo Pastore
28:26
Mancini è un trequartista polarizzante e lui lo dice di se stesso nella mia vita. Ma mi hanno amato, mi hanno odiato. Intervista con codice da giocatore. La mia era una figura divisiva, invece i riscontri sono quasi tutti positivi, unisco.
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Giorgio Terruzzi
28:43
Fare l'allenatore della nazionale non è come fare l'allenatore di un club, quindi è chi chi fa quel mestiere. Vita in una posizione potenzialmente perfetta per accogliere, raccogliere il tifo di tutti. Trasversale finché vinci perché abbiamo visto cosa è successo con Ventura, no, con un allenatore che prima la nazionale era addirittura forse più simpatico di Mancini, più più accolto di Mancini trasformato in un capro espiatorio assoluto. Addirittura credo che la sua carriera sia finita. Lì ci ha provato, ma insomma non ci sia addirittura un preconcetto enorme. Cioè se tu sei nato da nazionale e non sbagli, sei Dio di tutti, si sbagliava e l'inferno e all'inferno ti mandano tutti.
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Carlo Pastore
29:34
Dopo aver vinto un glorioso scudetto con la
Lazio
, Mancini capisce che probabilmente la sua carriera è finita. È lì che c'è non è una, è un vero e proprio cambio di scena. Com'è il Mancini allenatore? Entriamo invece in questa sua seconda dimensione in questa sua nuova vita che inizia già lì anche lì, fra le linee al confine tra il Possibile e L'impossibile, ma soprattutto tra il legale e l'illegale.
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Marco Gaetani
30:09
Intanto diciamo che Mancini è un prodigio a livello anagrafico, anche da allenatore.
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Carlo Pastore
30:14
Inizia quando ha trentasei anni,
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Marco Gaetani
30:15
Ma soprattutto inizia dopo essersi letteralmente tolto maglietta e pantaloncini. Per che cosa succede? Mancini entra nello staff di Eriksson alla
Lazio
, quindi passa direttamente dal campo alla panchina. Ericsson si dimette dalla Lazio all'inizio di gennaio.
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30:32
I Mancini, pur di non restare fermo, accetta la chiamata delle in Inghilterra per giocare, non per allenare. Si rimetta in forma, ma sei partite con Lester da un rapporto allo spogliatoio che chi era con lui definisce incredibile e Aleister arrembante di quegli anni lì non era il certo o le star che non saprei definire anche lì in qualche maniera andare a giocare a lei.
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Carlo Pastore
30:57
All'epoca la Premier League non era quello che è oggi era una era una appena appena diventata Premier League, era un campionato in crescita, non il campionato Established il è uno dei marchi della Global Britain, come oggi è un'altra cosa e quindi anche andare usare il Regno Unito.
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Marco Gaetani
31:16
Interessante anche questa lungimiranza di Mancini e soprattutto non era adesso era veramente una squadra di secondo profilo di terzo profilo, quasi quindi una scelta veramente controcorrente anche per una controcorrente come Mancini.
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31:29
Come è arrivata la proposta della che chissà come è arrivata tramite un allenatore che poi anziché in quel momento stava avendo già rapporti con perché non sarebbe diventato il commissario tecnico della Nazionale inglese.
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Carlo Pastore
31:42
Quindi magari hai detto a vai lì, magari guardi qualche giocatore del Mancio, è uno che è questo il gioco a calcio nasce questo mio compagno di squadra che dice sempre così come sei in campo. Ecco, così sei nella vita.
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31:57
Il Mancio leggeva perfettamente la partita, sapeva sempre cosa fare, sapeva come si muovevano i suoi compagni e godeva di quei compagni che si muovevano bene perché avrebbero potuto dire finalizzare o sublimare uno su un suo passaggio su cross.
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32:14
E anche lì il Mancio ha una caratteristica di lettura di quello che gli attorno, che è del tutto rilevante, capisce quello che sta succedendo. Evidentemente bravo anche nonostante quel carattere li ha tessere la tela.
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Marco Gaetani
32:28
È una cosa che diceva di lui che lui diceva ai compagni. Mancini diceva ai compagni Se mi vedete che io la palla e ho la testa rivolta verso la porta partite perché questa palla vi arriva in qualche modo, quindi dovete avere fiducia in quello che facciamo.
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Break
Carlo Pastore
33:01
Sulla lungimiranza Volevo fare una riflessione su
Roberto Mancini
, perché spesso in forme interpretiamo male le persone che hanno queste doti profetiche. Pensiamo che abbiano delle visioni, quindi di notte sogno quello che accadrà. E poi c'è un altro tipo di visione, di modo di essere visionari, che quello di immaginarsi le cose, di volerle e di avere degli strumenti, la comprensione, diciamo così, complessiva degli strumenti che servono per ottenerle. Ecco, mi sembra che
Roberto Mancini
sia più questo tipo di visionario qua quando dice io lo sapevo a Belotti dopo la vittoria dell'europeo gli sta dicendo che lui quella cosa non aveva solo sognata l'aveva progettata l'aveva vista l'aveva già posseduta. Doveva soltanto accadere per le cose dovevano andare
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Marco Gaetani
33:52
Un visionario figlio della conoscenza, diciamo. Lui legge quello che gli istanti
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Carlo Pastore
33:56
Anche però perché non manca mai, bisogna essere sempre un po' belli pieni di Diego per arrivare lì no, come come ho sentito prima della partita di Berrettini, il giorno stesso della finale. E i sogni sono per i coraggiosi, per tutti gli altri cassetto ecco
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34:13
Mancini e insetti mai avuti, mai avvincente. E quanta ambizione ci voleva per pensare di poter vincere con questa squadra, considerando da dove è partito. Prende un'italia che non voleva nessuno, forse sbagliando perché comunque anche semplice ripartire da un disastro totale come quello dell'italia di Ventura però Mancini questa cosa di vedere oltre ce l'ho sempre avuto.
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Marco Gaetani
34:35
Abbiamo letto un passaggio all'inizio di una lettera che era un po' più ampia. In quella lettera che viene scritta dopo lo scudetto lui ci dà un passaggio di un posto a Napoli sampdoria. I tifosi della stampa sanno benissimo di cosa stiamo parlando.
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34:51
Per tutti gli altri la partita in cui la stampa sbanca il San Paolo contro il Napoli campione
d'italia
vincendo quattro uno il gol che fissa il quattro uno è probabilmente il gol più bello della carriera di Mancini.
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35:03
È una conclusione al volo su un cross di Lombardo in cui sembra quasi un tennista che va alla ricerca del pallone e poi lo prende al volo e lo manda a baciare prima un palo e poi l'altro. E su quel pullman Mancini e i suoi compagni non dice Oggi abbiamo vinto lo scudetto gli dice noi tra un anno e mezzo siamo a Tokyo, era la sede della Coppa Intercontinentale dell'epoca.
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35:28
Quindi avremmo poi vinto non solo lo scudo, ma la Coppa dei Campioni. E che invece va tanto a tanto così. Perché poi la stampa si ferma, si ferma web lei su una punizione. Maledettà però è indice di un visionario.
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35:42
È stato spesso chiamato visionario in questi ultimi giorni ce ne voleva parecchia di divisione per immaginare un'italia vincente da subito. Il materiale umano a disposizione non è poi tanto distante da quella di Ventura. Lo ha saputo leggere in una maniera un po' diversa, si è ammorbidito e ha creato intorno a questo materiale.
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Carlo Pastore
36:01
Ecco la non l'ha vinta, ma chissà. Ma alla fine è ancora giovane.
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Marco Gaetani
36:05
Secondo me lo sfizio, dopo la nazionale, di guardare ad andare in una squadra che gli permetta di giocare per se lo toglierà l'ultima cosa che fara'.
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Carlo Pastore
36:14
Ecco, io credo santo su questo. Un amico che era un po' vicino al mondo Inter, mi disse una volta che in fondo la nazionale e la vita perfetta di Mancini nel suo essere allenatore.
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36:29
Perché Mancini uno che si annoia anche delle cose, ha bisogno di uno stimolo, di una luce forte, di un fuoco forte la
Nazionale
, permettendogli di accendersi ad intermittenza, non costringendola a essere sul campo tutti i giorni. Forse è proprio il modo di lavorare perfetto di
Roberto Mancini
come allenatore.
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Marco Gaetani
36:50
Sicuramente stato un meno sotto i riflettori, costantemente non ci pensiamo, ma gli allenatori fanno tre, quattro conferenze stampa a settimana e i giornalisti che non ho sempre le stesse quattro cinque cose, uno come Mancini. Secondo me più che annoiarsi diciamo perché mi fate fare questa cosa e non la voglio fare.
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37:08
Quindi in parte ha sentito meno la pressione addosso. Aveva una motivazione personale enorme. Perché fare tutto quello che non ha saputo fare da calciatore, da allenatore era la chance per cancellare, per cancellare un passato.
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37:25
Molti dicevano che sarebbe stato un selezionatore perfetto. Perché era abituato ad allenare i grandi giocatori, si diceva spesso all'inter City. Mancini vince non per quello che fa lui, ma quello che imparai, il compro tutti quelli che vuole. Ci ha dimostrato che invece è un allenatore Perché Questa squadra gioca con delle idee che non siamo abituati a collegare.
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37:46
In primis sono nazionale, ma anche al calcio di Mancini. Io ci vedo più la primissima esperienza di allenatore di Mancini alla
Lazio
che quelle successive, perché in questo caso non ha un gruppo di campioni. Quanti sono i campioni veri in questa squadra? Il giocatore più in vista dell'europeo Stato Donnarumma, portiere fortissimo, ventidue anni, campione affermato non ancora bene.
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Carlo Pastore
38:10
Gli unici I campioni sono Jorginho, Verratti, Bonucci, Chiellini.
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Marco Gaetani
38:13
Questi sono i campioni della Nazionale, se vogliamo parlare di establishment, se pensiamo alle altre nazionali avevano con un carico e siamo alla Francia che ha salutato abbastanza in fretta. Certo, torniamo al Mancini allenatore?
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Carlo Pastore
38:25
E sì perché immagino allenatore parte comunque con gli insulti degli altri
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Marco Gaetani
38:29
A parte in mezzo agli insulti, perché alla Fiorentina c'era Fatih Terim che doveva rinnovare il contratto durante la stagione perché stava facendo molto bene. C'erano le sirene del
Milan
.
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38:40
A Firenze succede qualcosa che si capisce, non si capisce perché convivono due anime in quella fiorentina, quella di Giancarlo Antonioni che sarebbe andato in guerra con, e quella di
Mario Sconcerti
, che in quel momento era un uomo di riferimento di Cecchi Gori che questa cosa con ma non gli andava proprio genio arrivano la rottura si dimette, servono allenatore della
Fiorentina
e secondo
Mario Sconcerti
quell'allenatore deve essere
Roberto Mancini
, cioè quindi diciamo le di Mancini.
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Carlo Pastore
39:07
Allenatore è un'invenzione di Sconcerti, Il giornalista
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Marco Gaetani
39:10
Tecnicamente sì
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Carlo Pastore
39:12
È una cosa pazzesca, questo un corto circuito incredibile. Cioè? Allora Mancini inizia la sua carriera da allenatore, confermando il pessimo rapporto con gli allenatori che avevano da giocatore perché qualsiasi. Lo poi andremo ad affrontare meglio questa cosa. Solo perché non l'abbiamo spiegata bene perché Mancini non si trovasse
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Marco Gaetani
39:31
Con i commissari tecnici come commissari tecnici che è ancora più strano, considerando quello che è adesso.
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Carlo Pastore
39:34
Esatto, considerato quello quello che è poi diventato. E poi soprattutto ricordiamoci che questo era uno che litigavo coi giornalisti e spesso ed è in qualche maniera è stato creato il Pippo Baudo di Mancini. Diremo, diremo noi, è stato
Mario Sconcerti
.
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Marco Gaetani
39:50
Credi che sfida due regolamenti? Non uno, perché Mancini non aveva patentino per allenare. Però questa in
Italia
una cosa che si è sempre risolta sono stati molti. Ad esempio gli allenatori stranieri che non avevano il patentino di perché venivano da altri campionati, la giravano mettendo vicino una persona con patentino che figurava nominalmente come allenatore.
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40:10
Quindi questo è un problema tutto sommato risolvibile. Meno risolvibile il discorso di Mancini, già tesserato con una figura comunque di staff tecnico dalla
Lazio
, perché la stagione? La stessa in cui inizia da secondo e cioè una vera e propria guerra.
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40:24
Perché il settore tecnico di Coverciano guidato da Azeglio Vicini, con cui non aveva avuto una storia comoda da commissario tecnico, ma ci arriviamo, è totalmente contrario. Sono contrari colleghi, quelli esonerati perché non potevano rientrare in corsa, mentre Mancini sta entrando in corsa pur avendo avuto un altro contratto, quelli che hanno fatto la gavetta perché questo prende arriva alle siamo pur sempre in
Italia
.
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40:49
Quindi alla fine si trova un modo per far sedere
Roberto Mancini
sulla panchina della
Fiorentina
e sfruttando il lavoro di Terry. Ma dopo neanche tre mesi vince la Coppa Italia alla guida della
Fiorentina
, però comunque all'interno di un clima non propriamente amichevole nei suoi confronti.
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Carlo Pastore
41:05
Ma certo deve deve, deve, deve farsi la corazza in qualche maniera perché gli lanciano le bombe. Entriamo in questo percorso che dopo le sliding doors diventa, diciamo così, più simile a un certo meccanismo proprio della storiografia. I corsi e ricorsi vicini. Okay vicini perché tu e lei citato all'epoca vicini. Insomma, nel momento in cui Mancini diventa allenatore, allena la
Fiorentina
vicini. Chi è?
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Marco Gaetani
41:32
Che ruolo ha è a capo del settore tecnico di fatto nel corso di Coverciano? Tutto quel discorso della formazione degli allenatori che in
Italia
una cosa molto importante, cosa che è molto italiana, mentale e vicini.
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Carlo Pastore
41:45
Però era stato allenatore, anzi commissario tecnico della nazionale italiana.
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Marco Gaetani
41:50
Vicini era stato allo stesso tempo lo sponsor principale di Mancini.
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Carlo Pastore
41:55
Lo estromette dai dalla nazionale. Perché Mancini i vicini dice questo Italia novanta convocato insomma italiano, vanta un mondiale fondamentale per il nostro Paese perché giocato proprio casa nostra, convocato, ma non gioca mai e mai mondiale. Questa è una cosa abbastanza incredibile come calciatore non abbia mai giocato mondiale dice. Come mai non pensi che tu non abbia mai giocato?
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42:21
La risposta è perché giocava nella
Sampdoria
e non in una società politicamente più forte e vicini. Si sa, non è mai stato un cuor di leone. Ora qui c'è un po', un Mancini che va un attimo capito perché è diciamo Mancini la butta un po' in corner. Questa palla qua dà la colpa al peso politico della
Sampdoria
. Ma io credo che un gioco Vialli che eppure giocava no.
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Marco Gaetani
42:45
Sì, ci arriviamo.
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Carlo Pastore
42:47
Ecco i vicini. Quello, quello che lui teneramente non definisce, non certo un cuor di leone, è pur sempre quello che l'ha sponsorizzato e portato in nazionale. Cosa è successo lì?
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42:59
Cosa qual è il diciamo? Il punto di rottura di questa di questo rapporto
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Marco Gaetani
43:04
È molto complicato da dire perché non ce l'ha mai detto nessuno dei due protagonisti e quindi si fa fatica a Mancini per contestualizzare. Era il punto di riferimento dell'Under 21 di
Vicini
nel momento in cui i vicini arriva in nazionale maggiore al posto di ben trapiantata, quasi tutta la sua ventuno. E Mancini gioca non da protagonista l'europeo ottantotto che per quella squadra era veramente preparatorio al Mondiale perché erano molto giovani.
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43:32
Ci si aspetta con Mancini, due anni più maturo star della
Samp
, che nell'estate prima del arrivando dentro l'estate del novanta, vince la Coppa delle Coppe in finale assist di Mancini per viali. Per il gol del due a zero ci si aspetta di trovare un Mancini, se non centrale, quantomeno all'interno delle rotazioni.
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43:50
Mancini viene convocato, non solo non gioca un minuto, non va mai neanche in panchina perché all'epoca andavano cinque giocatori in panchina. Mancini si fa un mondiale in tribuna, Vialli gioca vero parte titolare in quel mondiale, ma la sua stella, un po' si offusca perché chiaramente emerge quella di Schillaci ed emerge quella di Baggio.
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44:09
Ma Mancini, Vialli e altri protagonisti di quella stampa ritengono il fallimento personale italiano. Vanta la benzina che gli ha permesso di vincere lo scudetto l'anno successivo, cioè anche via Arco. Dentro questo discorso Mancini, in alcune interviste molto successiva al Mondiale, dirà che è soltanto un cieco. Non avrebbe messo Vierchowod in marcatura su Maradona in semifinale. Eppure vergato quella partita non la gioca.
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Carlo Pastore
44:36
Ecco, diciamo che non non se le tiene per sé no, senza mezze misure. E torniamo al titolo del tuo libro è incredibile no, questa cosa che con uno ha perso ai rigori contro la
Spagna
finale gli europei se è che erano e sono sempre loro. Se Mancini e Vialli è incredibile come diciamo.
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45:03
Si arrivi poi al Wembley nel duemila ventuno e si vinca il rigore contro la
Spagna
in semifinale e si vinca ai rigori contro l'inghilterra finale è una è una storia pazzesca. Questa su una serie di cerchi chiusi, incredibili che però ci portano a pensare, almeno per lo meno mi portano pensare. Su questo me ne vorrei parlare con te che, come detto prima no.
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45:27
Il fatto di non aver giocato italiano vanta è stato una benzina per l'anno successivo. Ecco, anche in questo caso la motivazione di Mancini nasca sempre comunque da una questione personale. Per lui il calcio, pur essendo uno sport collettivo che è finalizzato a dare gioia, questa gente lo dice spesso ai tifosi della
Samp
.
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45:48
Poi l'allenatore tifoso dell'inter poi a Manchester, ai tifosi e man city che non avevano mai visto la loro squadra vincere una premier e via dicendo. Eppure una questione personale, cioè una motivazione proprio che nasce dal privato. È come se lui ti guardasse di sfidarsi a duello.
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Marco Gaetani
46:06
Se sembro un nemico per Mancini, forse che sia reale e immaginario mi ha fatto venire in mente alcuni passaggi della stanza in cui Michael Jordan, parlando di allora, a quel punto è diventata una cosa personale. Certo, certo. E questa è una forte contraddizione Mancini, perché avrebbe senso pari vedere il mancino in campo, una persona egoista che cerca il proprio tornaconto.
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46:27
E invece era uno straordinario uomo squadra, era sempre al servizio del compagno. La motivazione personale probabilmente alimenta Mancini sin dai primissimi passi. Perché Mancini è un bambino che si è fatto uomo a forza perché ti prendono e ti portano a tredici anni in un posto che non è il tuo.
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46:45
Mancini racconta il disagio del primo giorno di scuola, lui arriva davanti alla scuola e dice noi non ce la faccio, non parlo neanche bene l'italiano perché parlava solamente in dialetto marchigiano e viene messo in un posto insieme a ragazzi più grandi e immaginiamo ci possa essere stata qualcosa non a livello di nonnismo o comunque quando sei lì dentro magari qualcosa subisci.
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47:09
Però non è oggi era nel settantasette. Se devi parlare con mamma non prendi lo smartphone e ti fai una videochiamata, dovrai metterti in fila col gettone che fai, mamma torni, mi viene a prendere, quindi secondo me questa questa voglia di diventare uomo in fretta lo ha portato poi a mettersi sfide sempre più alte nel corso del suo cammino.
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47:31
In questo la motivazione personale ha contato molto per avere il resto in campo vedevamo un giocatore al servizio degli altri compagni perché aveva un obiettivo alto. Lui voleva vincere ruolo alla perfezione, voleva che tutti fossero al suo livello. E quanti vaffa si sono presi i suoi compagni di squadra?
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47:47
Perché non li vedeva al suo livello? Ogni tanto era un leader molto ingombrante, fastidioso, difficile da secondo me. Anche da sopportare però allo stesso tempo quanti legami umani ha creato? Lo guardiamo quella panchina della
Nazionale
E li tutta la vita di Mancini Di sopra
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Carlo Pastore
48:12
Andiamo nel momento magico, il Magic moment. Ecco, se tu fossi il regista di un film è che racconta
Roberto Mancini
Che immagine sceglieresti come immagine d'apertura del tuo film, il magic moment del trequartista?
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Marco Gaetani
48:27
Come facciamo a non scegliere l'abbraccio con con
Gianluca Vialli
Dopo la finale abbiamo visto due uomini crollare. Li abbiamo visti nudi, senza più mezza corazza, mezza maschera. Erano uomini che piangevano. Uno sulla spalla, dell'altro il viso di viale era stravolto. Mancini sembrava più un bambino.
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48:48
Era un pianto diverso da quello da quello di Vialli. È un'amicizia incredibile. Non può non esserci dentro chiaramente quello che sta vivendo e che ha vissuto
Gianluca Vialli
e che ne troviamo uno che sta lottando contro un tumore in e che però hanno cercato di preservare durante la loro amicizia.
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49:07
Vialli ha raccontato in un paio di occasioni che nei momenti in cui non erano ancora rientrati nazionale, quindi erano due amici che si sentivano al telefono, cercavano di non parlarne perché li voleva preservare a Mancini, come una parte non toccata da questa battaglia.
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49:27
Cercava in Mancini un un rifugio da quella che era la sua brutta routine quotidiana alla quale era costretto. Era un'isola, nella quale non pensare a tutto quello che stava vivendo. Chiaramente immagino che in questo periodo, inevitabilmente il confronto ci sia stato, perché un conto è sentirsi al telefono una volta ogni tanto.
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49:49
Un conto è fare un mese fianco a fianco, un mese e mezzo, due mesi. Come fa a non parlarne? Come fai a non pensarci? Li abbiamo visti lì e sono crollati tutti e due davanti a non un paese davanti a un continente davanti al mondo e non hanno avuto vergogna nel farlo.
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Carlo Pastore
50:05
È stata una immagine molto bella che fa in fondo il paio con quello che ha detto Mancini e quando prima della dell'europeo dicono Ma come sarà diciamo vivere questo mese e mezzo lontano da casa nel caso in cui venisse ipotizzando che tu faccia tutto questo mese e mezzo lontano da casa, nella bolla, senza incontrare nessuno, è viva e con grande semplicità.
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50:29
Per me questo non sarà un tempo rubato alla mia famiglia, perché sarà tempo speso con i miei amici e quindi il tempo speso con i miei amici e tempo guadagnato. Bellissimo. Questo è lo spirito che ha permeato questa nazionale, no?
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50:44
E che ci ha restituito un Mancini che forse ha saputo far pace anche con i suoi demoni, con la sua rabbia, perché lo dice sempre un'intervista che ho letto che era molto bella e dice che lui non ha rimpianti perché il rimpianto è insomma quando non hai non hai vinto niente quando hai hai sempre perso quando non puoi cambiare il corso della storia e lui dice che ha sempre avuto molta rabbia e in questo caso il caso dell'europeo la fortuna era poter avere una seconda chance e quindi questa seconda chance.
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51:22
Avevo poi onorata al meglio questa dimensione della rabbia da un lato quindi della rivincita da prendersi, la possibilità di farlo.
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Marco Gaetani
51:30
E poi il sale della vita, diciamo Vialli l'aveva avuta questa possibilità vincendo la Champions League con la si era tolto un po il peso di quella finale persa. Mancini non è neanche andato più vicino, perché L'hai gioca soltanto un anno che all'ultimo anno della sua carriera con la
Lazio
. E una figura quasi marginale al livello a livello tecnico.
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51:49
E quindi questa rabbia, questa voglia di chiudere un cerchio che poi per Mancini sono due cerchi che si chiudono perché il primo novembre e ci rivediamo non mi fai più paura e'. Il secondo ancora nazionale secondo me quando dice che non ha rimpianti, mente perche'. Il più grande rimpianto da calciatore era stato il rapporto con la
Nazionale
.
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52:09
Il fatto di dire a Sacchi a sei mesi dal Mondiale. Se questa è la situazione Sacchi lo vedeva come riserva di Baggio. Sa chi glielo dice chiaramente che il commissario tecnico con cui forse è andato più d'accordo nel corso della sua avventura, perché Sacchi dal primo giorno mette le cose in chiaro. Tu sei la riserva di Roberto Baggio.
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Carlo Pastore
52:25
E lui che cosa risponde?
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Marco Gaetani
52:27
Ci sto, faccio la riserva di Roberto Baggio. I due hanno un rapporto molto franco, fino a un'amichevole contro la Germania, a Stoccarda. In quel viaggio non c'è e quindi Mancini parte con la maglia numero dieci della nazionale, gioca quarantacinque minuti brutti, gli capitava spesso nazionale e sa chi lo sostituisce inserendo Gianfranco Zola non proprio l'ultimo e che era libera.
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Carlo Pastore
52:52
E al terzo incomodo, diciamo.
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Marco Gaetani
52:54
E Mancini dice Mi hai detto per un anno di essere la riserva di Roberto Baggio. Se Roberto Baggio non cioè io devo giocare novanta minuti. Se questa è la situazione, non mi interessa partecipare al mondiale del novantaquattro. Ripensiamo le situazioni in cui ci siamo trovati nel mondiale del novantaquattro con una temperatura folle, con la necessità di cambiare qualcosa. Pensiamo quel mondiale con un mancino in più.
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Carlo Pastore
53:22
E qui forse dobbiamo anche un po' parlare degli di questi gesti di Mancini che obiettivamente sono sono dei gesti discutibili di cui se ne è discusso a lungo. Sono dei gesti anche fastidiosi, cioè rifiutarsi di di di andare in nazionale perché non si è sicuri di essere titolari o perlomeno riserve.
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53:39
Si sa come si dice il calcio il posto vai e merita lo meritate. Lo ecco lui forse fuori dalla sua faceva fatica e questa fatica esprimeva con con con degli atteggiamenti francamente fastidiosi per quanto gli è servito.
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Marco Gaetani
53:56
Adesso chi meglio di Mancini poteva dire a un suo giocatore Non fare quello che ho fatto io. Sì, io ti chiamo perché penso che potrei giocare dieci minuti in tutto l'europeo vieni con me perché io la sciocchezza che tu potresti fare l'ho fatta e me ne sto pentendo io ti tratterò che avrei voluto essere trattato io è una vera e forte. Avrei voluto avere un peso diverso.
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54:23
Mi sarebbe piaciuto giocare un minuto al Mondiale. Non l'ho fatto. Tu vieni con me perché io sono stato te prima di te sono stato il giocatore che nel club era una star. E che nazionale fa fatica. Sono stato il giovane prodigio, sono stato il personaggio un po' difficile da tenere. Io sono stato tutti voi. Voi venite con me e io vi porterò dove penso che andremo. E alla fine ha avuto ragione lui.
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Carlo Pastore
54:49
La verità è che gli errori, le scelte processate diventano sempre una ricchezza nel momento in cui sai sai farne conoscenza. Però non ci è mai stato pentimento da parte di Mancini. No, non è uno che dice questo, non lo faccio.
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55:04
E sempre da questo punto di vista una camminata fiera non guarda mai indietro, eh, diciamo facendo, facendo quella sorta di autocritica, magari anche un po' compiaciuta o piacciono. Lui dice lui dice potevo fare diversamente. Non lo so. Ho fatto così, va bene così.
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Giorgio Terruzzi
55:23
Beh, dietro al pentimento, al mancato pentimento, c'è una strategia molto efficace. Stiamo parlando di un uomo che guardando la sua carriera ha sempre tenuto in mano il proprio timone, nel bene o nel male. E questo viene dalla sua radice, secondo me anche sociale. E viene anche da una forza interiore molto marcata, perché come se si fidasse delle proprie forze. Sempre che come una che il film dei conti, riflettendo su sé dice Io ce la faccio comunque posso anche permettermi di essere come dire un ribelle, o di non accettare ciò che sta attorno a me. Perché ce la faccio comunque, è di fatto è stato così, no? Cioè mi sembra una persona estremamente solida, interiormente scaltra, capace di guardare, di guardare avanti e di collocarsi dentro un contesto, nonostante gli spigoli del proprio carattere. Anche Baggio ha avuto contrasti, ma è completamente diverso, cioè ma ha già avuto dei contrasti, ma è sempre stato il figlio, il fratello, il compagno di tutti, infatti, e ricordato così anche perché la sua fortuna in maglia azzurra, appunto, è stata straordinaria. Anzi. Ma va giovedì sempre in maglia azzurra. Mancini lo vedi con la maglia della
Samp
a con la maglia della
Lazio
più la
Sampdoria
, la
Lazio
no, sono me, non gli importava granché e ha messo nel mirino, non a caso, di coronare il suo sogno e l'ha fatto in maglia azzurra. Adesso cioè stiamo parlando di uno che non ha, nonostante le caratteristiche del proprio carattere, nonostante gli impegni pagati nella sua carriera. Beh, ma poi ce l'ha ce l'ha fatta comunque no, ce l'ha fatta persino diventare un simbolo dell'italia ce l'ha fatta da allenatore. Ma ce l'ha fatta mica male.
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Marco Gaetani
57:42
L'ha confermato l'altra sera subito dopo la partita. È stata una domanda di
Paolo Condò
. Occhi gli hanno rinfacciato però gli ha detto tu da ragazzo, qualche sparata, un po' grossa, l'hai fatta. E la risposta non è stata Ho sbagliato, è stata da ragazzo si fanno le sparate perché a anni uno deve comportarsi da a cinquanta. Ci arrivi con un'altra testa di guardi indietro.
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58:06
Puoi anche pensare di aver sbagliato, ma è un qualcosa che in quel momento magari dovevi fare perché faceva parte del tuo percorso di crescita. Quindi da questo punto di vista pentimento, né ne vedo poco, non è sarebbe stato anche facile dire si'. Ero ero stupida, un disgraziato no.
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58:22
Ma ci dice io avevo vent'anni se mi sono comportato da ventenne e ne ha fatte di sparare enormi. Ci fu un momento in una partita, quella sparata più più grossa che fece secondo me, secondo me quando disse dopo una partita con l'atalanta in cui non proprio come avrebbe voluto Mancini disse che i tifosi sbagliano a picchiarsi tra di loro perché dovrebbero entrare in campo e picchiare gli arbitri.
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Carlo Pastore
58:47
Ragazzi, questo è questo è emancipato, questo era questo, era mancino, giusto? Era Vancini. Oggi invece è pacificato da questo punto di vista no, oggi oggi in fondo non litiga. Più con i giornalisti, è tutta Italia.
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59:01
Gli voleva bene anche prima di vincere, in realtà, perché forse questa forza questa in effetti questa cosa che abbiamo detto di investire nel capitale giovane e lo ha trasformato in un elemento di reattività rispetto alla situazione che a livello socio politico ed economico era veramente stagnante.
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59:16
Quindi abbiamo abbiamo bisogno di un Mancini che crede nei giovani perché abbiamo bisogno dei giovani. È questo quello che mi viene da dire e chiediamo su queste tre parole Divertimento, responsabilità, libertà. Le chiavi del successo di Mancini, soprattutto divertimento.
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Marco Gaetani
59:33
Mi è sempre sembrata questa squadra. Collegandosi all'attualità, una squadra che si è divertita insieme, non solo in campo. Ce li abbiamo visti cantare sul pullman delle canzoni, cantare, cantare, cantare, parlare di Sarah già da vedere.
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59:58
Non so che è una che qualcosa in carriera ha vinto, vederlo uscire dall'hotel a
Roma
per prendersi gli applausi e poi rientrare con una scusa soltanto, secondo me, per riuscire a beccarsi il secondo. Certo, li ha fatti sentire dei ragazzi che dovevano divertirsi stando insieme e giocando a calcio perché sia un lavoro. Ma questo lavoro ci si arriva perché si ha del talento.
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01:00:23
Ma perché ci si diverte a farlo E'. Quanto ci ha fatto divertire Mancini quando giocava? Secondo me gli ha trasmesso soprattutto questo. Divertitevi. State bene insieme, perché se state bene insieme e vi divertite o magari andiamo al web. Se vinciamo europeo magari sarebbe bello.
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Carlo Pastore
01:00:39
Sarebbe fantastico. Grazie, Marco.
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Marco Gaetani
01:00:41
Grazie a te. Grazie a voi, non è vero.
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Francesco Repice
01:00:47
Siamo Campioni d'Europa.
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Giorgio Terruzzi
01:00:50
Io e noi le lacrime come collante assoluto nell'abbraccio con
Gianluca Vialli
subito dopo la vittoria agli Europei, offrono un controcampo significante. Viale L'amico e il porto sicuro ed il suggello più intimo e sincero racchiude il valore degli affetti, la malattia del compagno di viaggio. Una tenerezza che altrimenti resta celato.
Roberto Mancini
ha creato una squadra di persone care, fidate, fedeli per creare una squadra vincente. I rischi erano elevati, sono stati sciolti da un intero apparato rassicurante e disposto a seguire il vero capitano. Lui lo staff scelto prima della scelta dei giocatori. Un indice di debolezza trasformato in una fortezza senza spifferi, vie di fuga. Per il resto una determinazione da cacciatore di rivincite, scarso impatto empatico. Un uomo allergico alla stampa. Chi non capisce, non capirà mai. Dunque, paradossalmente solo e contro, abituato a badare al proprio destino con accurata attenzione a capitalizzare ogni occasione. Mancini testimonial senza l'italia grazie all'italia che guida Mancini al centro del gruppo. Sorridente, deciso certo ormai di dominare. Accompagnare un percorso ambizioso alla fine trionfale fa per se stesso, è nel compiere il proprio destino. Accontenta ed esalta, premia, riceve tributo, tattica, strategia. Una rivincita perfetta di risultare simpatico. Non gli importa non importa più a nessuno, ha vinto il campionato e la propria scommessa. Basta e avanza perché lo si lasci fare contando sulla prima persona singolare grazie alla padronanza della prima persona plurale.
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Carlo Pastore
01:03:16
Continuate a seguirci, iscrivetevi al podcast sul sito iltrequartista. com. Come ascoltateci su colpo trasporti Fai
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01:03:37
Il Trequartista è un progetto 7: 31 LAB da un'idea di Adesso Albano.
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01:03:49
Questo episodio del trequartista è stato prodotto in collaborazione con Quest'anno al fianco del trequartista
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Carlo Pastore
Marco Gaetani
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