Tuesday, Jun 30, 2020 • 49min

Mike Tyson - The Baddest Man on the Planet

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Mike Tyson, l'uomo imbattibile, ma messo al tappeto più e più volte. Più volte ancora è tornato, forse più forte, sicuramente più consapevole. Segnato più dalla vita che dai pugni presi, ammaccato, tormentato ma sollevato, ora, da un'esistenza di cui ancora ha paura ma che affronta con la forza che gli è data dagli affetti che, forse, ha capito come valorizzare. Con Giorgio Terruzzi e Carlo Pastore, a cura di Alessio Albano. Produzione 7:31 LAB.
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Talking about
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Speakers
(4)
Giorgio Terruzzi
Carlo Pastore
Mike Tyson
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Transcript
Verified
Carlo Pastore
00:00
Questo episodio de Il Trequartista è prodotto in collaborazione con
Xiaomi
quest'anno al fianco del trequartista,
Xiaomi
mette in campo un nuovo top player:
Mi11
, il nuovo flagship smartphone di per l'era 5G, un processore
Qualcomm Snapdragon 888
, audio firmato
Harman Kardon
e tripla fotocamera da 108 megapixel,
Mi 11
è pronto a portare la Movie Magic nella tua vita, per immortalare i tuoi magic moments in modalità cinematografica. Le storie dei trequartisti te le raccontiamo noi, ma con
Mi 11
il regista sei tu.
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00:41
Il Trequartista un'atleta speciale, dotato di visione e fantasia, difficile da imbrigliare, attacca muovendosi fra le linee, sta in una posizione fluida, liquida un po' come la società moderna. Il trequartista non è un'esclusiva del calcio, ma una forma dell'anima. Trequartista per noi è
Mike Tyson.
Io sono
Carlo Pastore
e lui e
Giorgio Terruzzi
.
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Giorgio Terruzzi
01:12
Denti nella carne, un attimo un cobra, un cannibale.
Mike Tyson
mentre strappa ad
Evander Holyfield
un brandello di orecchio e lo sputa al centro del ring, compie un gesto supremo, per molti versi. Un affronto non tollerabile per lo sport, le leggi dure, mai pure del ring, un abisso di insofferenza verso se stesso, il proprio mondo, il proprio modo. Un manifesto di colpevolezza perfetto per chi lo guarda da sempre come un animale, una bestia rara, violenta, è nera. E' il 28 giugno 1997, sette mesi prima aveva perso titolo e smalto proprio contro
Holyfield
più lucido, più scaltro, più bravo di lui, più vecchio, dato per perdente certo. Due anni prima era uscito di galera per buona condotta, dopo una condanna decennale per stupro ai danni di Desiree Washington mai digerite, pure prevedibile, come una svolta obbligata del destino. Il destino di uno così, Iron
Mike
, King Kong, invincibile eppure abbonato ai tonfi, perfetto per pagarla cara alla prima occasione, secondo le regole dell'America bianca. Un trofeo nero, dunque, ottenuto da Patricia Gifford, giudice del tribunale di
Indianapolis
, il 10 febbraio 1992. Un giudizio universale. La condanna contiene note false ancora oggi. In carcere
Tyson
, incontra Allah,
Holyfield
prega Dio, ma non è lui la sua fede, Il suo orecchio l'obiettivo di
Mike
. E' sé stesso ciò che lo circonda, lo affligge, lo sfianca da quando era un piccolo bambino, cattivo. Un cattivo soggetto dal quale c è da aspettarsi solo qualcosa di orribile. Lui,
Tyson
, accontenta tutti. Battuto squalificato, licenza ritirata. Un declino come un precipizio. In fin dei conti tutto va come previsto.
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Carlo Pastore
03:10
Ciao Giorgio.
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Giorgio Terruzzi
03:10
Buongiorno.
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Carlo Pastore
03:11
Il 28 giugno 1997 si compie la più grande infamia sportiva di quello che era considerato, nonostante il periodo trascorso in carcere fino a quel momento, uno dei più grandi pugili di sempre: il morso ad
Holyfield
di
Mike Tyson
.
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Giorgio Terruzzi
03:28
È una scena madre, sia nella storia dello sport. Perché una aggressione così efferata e fuori da ogni consuetudine e così manifesta teletrasmessa, sia perché è un manifesto della vita di
Tyson
. Secondo me dentro quel gesto dice proprio il riconoscimento di se stesso, cioè quell'insofferenza che
Tyson
ha sempre avuto, che adesso dichiara, con lucidità, persino verso se stesso, di fronte a la consapevolezza di non farcela, forse di essere già stato battuto da
Holyfield
che era più anziano di lui di non piacersi, come fanno i bambini, come fanno questi queste figure così rabbiose... Morde. Io quando penso a
Tyson
penso a
Maradona
, perché secondo me, quando
Maradona
vede
Tyson
trova qualcosa di se stesso, del suo peggio e quando
Tyson
guarda
Maradona
al peggio, vede qualcosa di se stesso. Non a caso hanno tutti e due questo tatuaggio di
Che Guevara
addosso, che è un'aspirazione ma non c'entra niente con loro, se non nel tasso di ribellione intima ma poi le declinazioni sono diverse. E' un gesto, questo di
Tyson
sul ring contro
Holyfield
che chiude un tempo cupo, è la caduta finale di un precipizio, di una scivolata che era iniziata molto prima.
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Carlo Pastore
05:09
Ecco, prima di andare a capire un attimo quali fossero le avvisaglie di questa caduta vertiginosa che ha trasformato il pugile più feroce di sempre nel peggior esempio sportivo di sempre. Io starei su questa scena madre, starei su
Holyfield
. Perché nella logica della scena madre, cioè un doppio che esattamente opposto di
Mike Tyson
.
Holyfield
aveva questa faccia, in fondo, da bravo ragazzo, cantava il gospel nella chiesa era bravo con i soldi - lo chiamavano Real Deal - quindi grandi affari, però
Holyfield
, il contrario di
Mike Tyson
, che invece era uno che con i soldi non ci sapeva fare, che era stato all'epoca già mille volte dalle sue ex mogli, dai suoi manager e dalle persone che stavano attorno a lui. Ecco, in quel morso forse c'è è anche la, non solo la vendetta per quelle testate che si diceva che
Holyfield
gli stesse dando appunto non giudicate dall'arbitro, ma anche la rabbia per una vita che non si riesce ad afferrare al cento per cento.
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Giorgio Terruzzi
06:15
C'è la solitudine, cioè la non appartenenza è quella cifra che ha accompagnato
Tyson
, si dà dai primi mesi di vita... E' anche la consapevolezza del fatto che nel momento in cui nessuno lo aiuta, lui da solo fa un disastro, è incapace di relazionarsi perché il problema è che è incapace di stare con se stesso, cioè la parte di se stesso più vivace e più attiva è una parte distruttiva. Quindi nel momento in cui ha a che fare con un altro pugile, un altro nero che invece ha trovato una strada, una pace, una collocazione è, come guardare qualcosa che non solo non gli è riuscita mai è fuori dalla sua portata, perché è vero, cioè non c'è una settimana senza un incidente, non c'è un anno senza un disastro ferroviario, cioè non non riesce a infilare tre cose in fila. La sua vita è stata tutta una sequenza di incidenti, di pasticci, di botte date a se stesso, agli altri, ma la stessa cosa, e quindi la consapevolezza del proprio destino, sta nella rabbia del morso, è un'impotenza...
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Carlo Pastore
07:41
Il morso arriva però che parte da lontano, raccontiamo un po' la vita di questo pugile che -hai citato
Maradona
- condivide con
Maradona
innanzitutto una provenienza, diciamo così, periferica, difficile. Per
Maradona
era Villa Fiorito, invece per
Mike Tyson
era Brownsville a
New York City
, un quartiere dove dominano i piccioni in tutti i sensi. E quel piccione, diciamo così, è fondamentale per la storia di
Mike Tyson
perché è da lì che partono i primi pugni, no. Quando questo suo compagno di giochi uccide un piccione e a lui sale la rabbia perché si era affezionato a questi volatili che dominavano la sua infanzia. Chi è
Mike Tyson
? Da che famiglia viene? Qual è la sua condizione originaria?
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Giorgio Terruzzi
08:32
Ma io parlo sempre con un po' di tenerezza, perché ho conosciuto nella mia vita un
Tyson
, nel senso che ha avuto a che fare con un bambino simile a lui. Cioè riconosco la reazione, la rabbia, la fragilità, la pena che può determinare un bambino violentato, solo. E il piccione è un unico possibile amico, silente, piccolo, protettivo, qualcosa che lo fa sentire utile, in qualche modo. E' l'unico forse può farti sentire utile per questo se lo tocchi, se tocchi il piccione va in bestia perché è l'unico ambito, anfratto di pace. Ma stiamo parlando di un bambino, di un ragazzino che ha fatto 39, mi pare, visite in riformatorio nel giro di sedici quindici anni. Stiamo parlando di un ragazzino che è cresciuto in una dimensione in cui la violenza determinava una possibilità, non altro. La percezione della del successo era connessa alla capacità di fare a botte, di utilizzare la violenza per vivere, per sopravvivere.
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Carlo Pastore
09:49
Con una famiglia anche complessa, con la mamma prostituta, alcolizzata, separata.
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Giorgio Terruzzi
09:56
Sì, proprio il massimo del corredo possibile per fare un disastro ferroviario ce l'ha avuto poveraccio. In compenso aveva un fisico potentissimo. Aveva una una forza che anche questo tipo di vita alimentava. Quindi non mi pare strano che sia diventato il più giovane campione del mondo a vent'anni e quattro mesi. E non mi pare strano che un vecchio scopritore del Rio Grande, come
Cus D'Amato
, abbia intravisto in un ragazzo così un campione...
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Carlo Pastore
10:26
Un Dio della guerra.
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Giorgio Terruzzi
10:27
Perché nella storia del pugilato molti ragazzi che sono diventati campioni avevano quelle stimate lì, cioè quella quella caratteristica da infanzia disturbata, che ha in gran modo
Tyson
.
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Carlo Pastore
10:54
Ecco c'è una parte del libro, "True" la biografia di
Tyson
, in cui viene descritto
Cus
, e sono le parole di
Mike
ad accenderlo. "Dava forza i deboli e diceva che i pugili migliori erano quelli che avevano sofferto di più e quindi cercava di trasmettere ai pugili la necessità di riversare sul ring e le loro attitudini asociali".
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Cus D'Amato
11:21
It is the mark of a great fighter when he has character plus skill, because a fighter with character and skill will often rise and be a better fighter because of this.
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Carlo Pastore
11:30
Una visione, quella di cinica, ma al contempo umana. Sapeva che non bisognava compatirli. Bisognava dare loro le armi per rendere al meglio sul ring, quindi per trasformarli in campioni.
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Giorgio Terruzzi
11:43
Ma giocava col fuoco perché non ha tenuto in conto il fatto di avere tra le mani una bomba innescata che andava guidata, andava gestita. Il problema che è morto prestissimo per
Tyson
...
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Carlo Pastore
11:58
Non lo ha neanche visto diventare campione del mondo dei pesi massimi...
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Giorgio Terruzzi
12:01
E' morto appena prima, quindi l'ha aiutato per certi versi, ma con l'idea, forse di alimentare la sua aggressività e trasformarla in potenzialità pugilistica, senza considerare che poi questa forza bruta, era in circolazione, cioè forse un allenatore così consapevole di avere a che fare, e così esperto perché aveva visti tanti, di avere a che fare con una bomba a mano innescata, con più tempo avrebbe potuto aiutarlo davvero a contenere, a direzionare la forza l'aggressività, ma è morto presto. Quindi a
Tyson
rimasta una parte di insegnamento che è quella che l'ha portato a un minimo di disciplina che l'ha portato al campionato del mondo. Ma poi era in circolo il resto, il resto era fuori controllo, non c'era più
D'Amato
a dargli una mano, non c'era più nessuno. E quella parte lì fuori dal ring e poi dentro ring, diventava soltanto una cosa distruttiva, una cosa... violenza e basta. Non violenza finalizzata a un match
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Carlo Pastore
13:25
Ecco perché, poi
Cus D'Amato
era diventato suo papà perché poi era stato adottato
Tyson
quindi è per lui era morto un papà, un secondo papà perché il primo non lo aveva conosciuto, quindi aveva perso poi il secondo. Tra l'altro
Tyson
lo racconta "Quando è morto
Cus
, quindi suo padre, il suo allenatore, il suo mentore, è finito, è finito il senso di famiglia. Ci sono queste immagini di
Mike
in mezzo a questa tavola di bianchi. Un uomo completamente diverso fisicamente dalla famiglia di
D'Amato
- che tra l'altro era italo- americano - e che impara tantissimo da loro, ma a un certo punto rimane solo nel mondo. E lì iniziano i problemi, perché non c'è più la famiglia, è campione del mondo e deve iniziare a gestire la popolarità, i soldi, le persone che cercano di fregarti. Ricordiamo che fino a quel momento
Mike Tyson
era uno che ma andava al tappeto la gente in otto secondi e novantuno secondi, cioè i match non duravano, era l'attesa dei match che creava, che creava il mito. Poi sul ring c'era la ferocia, c'era la vittoria.
Mike
non poteva perdere.
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Giorgio Terruzzi
14:35
A me viene in mente la tachipirina o gli anti spastici... come se avesse preso una medicina attraverso l'assistenza di
D'Amato
, il cui effetto pian piano si stinge, dura un poì quel po' lo porta a vincere, a stravincere, ma anche a un delirio di onnipotenza perché poi uno così trattato da fenomeno della forza, fenomeno atletico, fenomeno pugilistico, che però poi non aveva nessuno che gli dava un'altra dose di tachipirina per fargli calare la febbre finito un match, diventava incontrollabile in qualche modo. Tanto è vero che questo periodo, diciamo, quarantadue match con una sola sconfitta nel 90 ecco, è un filotto... solo ascesa... cioè irresistibile, inarrestabile.
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15:30
È il frutto di quel lavoro lì, è il frutto della tachipirina, cioè del fatto di aver avuto per un tempo breve ma fondamentale un tutore, un babbo, qualcuno che ufficialmente in modo riconoscibile gli ha voluto bene, l'ha aiutato per questo effetto ai fini, gli ha dato tantissimo, è finito ed ecco che comincia una parabola discendente... il match che segna secondo molti, è quello del 90 a Tokyo, quando perde per la prima volta contro
James Douglas
che era uno dato per disperso perdente in tre secondi, come come molti altri, e da lì, persino la propria consapevolezza di invulnerabilità viene incrinata. Quindi la vita che faceva, lui ha detto io andavo a letto con tutte le cameriere possibili nel giorno prima del match anche a
Tokyo
, ecco quella quella modalità di resta, ma incrinata, la parte invece imbattibile, vincente, quella che funzionava. Quindi se c'è un piccolo inciampo diventa un tonfo, cioè un uno così come è devastante nel colpire è devastante nel colpirsi.
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Carlo Pastore
17:11
Ecco, hai detto una cosa perfetta che mi fa venire in mente una sorta di autoanalisi. bellissima intesa che
Mike
fa in maniera molto colloquiale in un podcast... perché ormai è diventato un collega, diciamo è dei podcast, il buon con
Eminem
quando dice di sé... innanzitutto si si definisce megalomaniaco, dice, "I megalomaniaci come noi, - riferendosi evidentemente a lui ed
Eminem
, che è un grande rapper - non smettono di coltivare il dubbio di non essere abbastanza bravi. Quando ottengono il successo, si dicono ho sprecato la mia vita per questo... ", cioè tutto in questa frase non c'è il considerarsi megalomaniaco, ma soprattutto considerarsi debole, cioè il fatto di non sentirsi mai bravi significa che a quel punto lì che continua a dirti dei divi di portarti nel letto un'altra, devi picchiarlo più forte e sempre negli altri che uno trova la chiave per sentirsi forte i
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Giorgio Terruzzi
18:10
Infatti tanti altri hanno qualcuno così puoi approfittarne in un secondo. Parliamo di manager parliamo di donne, perché non si capisce perché lo sposi un uomo così, no? Perché si sposa perché sono tentativi a fondo perduto che fa anche lui. E quindi quando qualcuno lo imbroglia, lo frega lui lo tratta come un elemento, come dire, armonico di quel suo destino li devastato,. Cioè un uomo che ha perso, ha buttato via miliardi, arricchito migliaia di persone. Due milioni di dollari, la parcella di Trump che gli ha fatto da consulente per due stupidate.
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18:50
Cioè stiamo parlando di una persona che accettava i disastri del proprio vivere come degli elementi inevitabili del proprio vivere e faceva una quantità di stupidaggini perché menava il parcheggiatore, prendeva le tigri in giardino, cioè stiamo parlando di una persona non solo fuori controllo, ma quasi consapevole e pronta a buttarsi via. Tanto è vero che lui spessissimo dice... ma io io voglio morire in fretta e io non posso arrivare più oltre i quarant'anni, cioè si dava spacciato per primo perché ha sempre avuto una lucidità, soprattutto adesso, nel riguardarsi dietro, lui è lucidissimo nel constatare la propria inadeguatezza no, per cui... E poi ci è stato questo prevedibile, quasi canonico ed inevitabile stupro, reale e non reale non importa, che l'ha definitivamente bollato, incarcerato, messo al muro. Non stiamo qui a discutere...
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Carlo Pastore
19:57
Se aveva ragione o torto...
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Giorgio Terruzzi
19:58
Neanche sul fatto che accompagnarsi a un uomo così in una notte è complessa, complessa la questione, no, anche per chi lo vede lo conosce, però di fatto è stato condannato. Un verdetto, come dire all'unanimità ha dato per inevitabile perché sta nel percorso...
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Carlo Pastore
20:21
Perché quella condanna del 10 febbraio 1992 arrivava apparecchiata dopo una serie di episodi biografici che lo riguardavano. Ricordiamo un attimo la vita di questo ragazzo, perché non tutti sanno che, per esempio, ma i sono a sette anni è stato violentato. Il rapporto con la mamma prostituta difficile. Quindi rapporto con il sesso, con l'amore altrettanto difficile di conseguenza. Sposato con un'attrice famosissima da cui si separa subito, attrice che gli spilla un sacco di soldi, e
Robin Givens
. Ci sono tutta una serie di episodi che affiora un po', come come era successo per
Michael Jackson
con neve, rende quel tipo di di processo che viene fatto soprattutto sui media e per cui lui viene alla fine colpito nel caso di questa ragazza, Desiree Washington, che però, e questo è incredibile, cioè lui, aveva dichiarato a mezzo stampa, andato andato, nel posto in cui... era fondamentalmente il falco nel pollaio, come definisce poi un un alto prelato diciamo così della Nation of Islam la situazione metaforicamente dice: "Io qui mi faccio male". Aveva capito che era arrivato il momento in cui i nodi sarebbero arrivati al pettine, che quella sua divertissment con quella ragazza sarebbe poi finito male.
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Giorgio Terruzzi
21:43
Insomma sì, credo che una una persona mediamente interessata ad uno scopo altro, incontrando
Tyson
, trovando il modo per parlargli, avrebbe ottenuto un vantaggio quasi quasi certo. Cioè non era difficile, secondo me, approfittare di una persona così. Così come non era difficile prendere un cartone da una persona così. Stiamo parlando di un bambino sbandato, instabile, che faceva figli con donne di passaggio con le quali non aveva altro che una veloce relazione, ma che riconosceva in qualche modo. Otto figli ha avuto
Tyson
, una morta, ma otto figli sono tanti da donne diverse. Cioè c'è tutto un quadro e c'è anche un'identità potenziale in tutto questo, cioè... il campione del mondo che va in carcere, si converte all'islam, esce e rivince il Mondiale in questo c'è un'evocazione a
Muhammed Ali,
che aveva conosciuto da ragazzino che è per tutti i noi, ma soprattutto è stato per l'America musulmana nera era un riferimento, ma c'è una differenza anche qui.
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22:60
Intanto
Mohammed Ali
va va in galera per una scelta propria e non perché viene stupra una ragazza, accusato di uno stupro. Due:
Mohammed Ali
la conversione all'islam è precedente a tutto questo, anzi è una delle ragioni che ha portato tutto questo ed è una pratica - poi possiamo discutere quanto coerente o meno - ma è una pratica che è durata tutta la vita, è una relazione, un'appartenenza ed è un nome che
Mohammed Ali
, tanto è vero che noi chiamiamo Cassius Clay
Mohammed Ali
da allora, mentre non chiamiamo
Mike Tyson, Malik Abdul Aziz
, che è il nome che prese in carcere né lui lo usa.
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Carlo Pastore
23:39
Lui si presenta come
Mike Tyson
...
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Giorgio Terruzzi
23:42
Quindi non c'è neanche nel disastro, nella prigionia, nella conversione non c'è una buona notizia. Non c'è un'appartenenza nemmeno lì. C'è un disagio che poi si manifesterà appena uscito poco dopo. Insomma, quando viene sconfitto da oli fine viene poi sconfitto, è squalificato per il morso all'orecchio.
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Carlo Pastore
24:10
Il parallelo con
Mohammed Ali
viene appunto naturale. C'è da dire che nel momento in cui è in carcere dimostra di essere non solo un pugile, non solo un'icona, ma una un personaggio popolare fortissimo. Lo vanno a trovare importanti artisti pop:
LL Cool J
,
Tupac Shakur
, con cui discute della mamma di
Tupac
era un'attivista delle
Pantere nere
, evocando quindi anche una vicinanza da cui si è mantenuto distante verso il mondo della comunità afro-americana. Lui non è mai diventato un esponente, attivista della comunità afroamericana, è sempre stato più impegnato a combattere, no, con i propri demoni. Però, rimane il fatto che
Mike Tyson
non è solo un pugile,
Mike Tyson
è il personaggio pop per eccellenza.
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Giorgio Terruzzi
25:05
Stiamo parlando di una figura dominante. Poi bisogna vedere perché attorno a queste figure si è sempre una qualche possibile strumentalizzazione, ma di certo, guardando mike
Tyson
, tu guardi un vincente e un perdente allo stesso tempo. Quindi bisogna capire chi va a trovarlo, che andò a trovarlo.
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Carlo Pastore
25:29
Per quale motivo andò...
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Giorgio Terruzzi
25:30
Se si andava a trovare il vincente per me, per fare il selfie che non c'era, ma insomma l'immagine è questa, oppure un perdente da aiutare. Certamente è molto diverso il rapporto con altre figure note, che nel tempo si sono avvicinate a lui da John Kennedy junior a
Whitney Houston
come dicevi, allora, a chi sta vicino a lui, ora, perché ora è più chiara la situazione. Anche adesso lui è circondato da gente che collabora con lui, che fa con lui spettacoli o video, chiacchierate, rap o cantanti, persino cartoni animati da doppiare.
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26:14
Sto dicendo che le persone che sono vicine a
Tyson
adesso sanno a chi sono vicine, sono vicine a un uomo di cinquanta che ha completato un percorso, è più trasparente e forse meno meno imprevedibile di allora. Allora, come succede sempre con le icone cadute, c'è sempre una difficoltà nel capire chi va dove e perché.
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Carlo Pastore
26:42
È vero, tra l'altro, questo suo rapporto, diciamo così, con le visite in carcere, soprattutto chi lo ha visitato in carcere, mi porta a pensare che
Mike Tyson
sia obiettivamente oggi centrale per la nostra cultura, il nostro intrattenimento, perché? Perché in fondo è una figura urban, un po'
Lewis Hamilton
, cioè rappresenta alcuni valori che lui ben descrive sempre nel podcast che ha fatto. Lui dice "io da piccolo ascoltavo sempre il rap". Per esempio, dice a con
Eminem
. "Ascoltavo il rap perché chi ascoltava il rap? I delinquenti, i truffatori, i picchiatori, la gente di strada, perché parlava di noi". Oggi questa cosa che è diventata me che fa numeri che arriva prima in classifica, è perfetta per descrivere lo status di un personaggio che ha, non solo ha inserito la sua parabola all'interno di questo contesto culturale, ma che lo ha scritto in prima persona che ha portato quel contesto culturale nel mainstream. E' incredibile pensare che una figura come
Mike Tyson
, poco istruita, a cui non avevano neanche insegnato che ci si dovesse, come dice lui, "lavare il culo dopo aver cagato", dice questa cosa testuale in un'intervista, sia arrivata lì ad essere oggi uno strumento per noi di riflessione sull'uomo e sulla società.
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Giorgio Terruzzi
28:33
La parola è consapevolezza. Oggi
Mike Tyson
sembra consapevole di essere
Mike Tyson
. Prima per moltissimi anni, molto meno. Cioè lui non è che ascoltasse il rap perché era di moda. Ascoltava il rap, avrebbe perché era vicino a lui, lo sentiva non è che... persino il pugilato, secondo me non è che l'ha fatto pensando a chissà che l'ha fatto perché era vicino a lui inconsapevolmente, cioè... la differenza ieri e oggi il passaggio delicato e decisivo è questo qui, cioè la consapevolezza del sé. C'è un'anedottica a proposito di
Tyson
così sterminata, così efferata da risultare infinita, no. Che poi esclude tutta una serie di atti privati... uno che perde trecento miliardi in un lasso di tempo qualunque, perché... per perdere un miliardo uno deve impegnarsi molto... tutta la vita...
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Carlo Pastore
29:34
Molto, sicuramente...
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Giorgio Terruzzi
29:35
Quindi stiamo parlando di una persona che aveva una gestione quotidiana del fare e circondato da gente in qualche modo, quella sì, consapevole di essere vicini a lui no, pazzesco. Io e mi ricordo quando venne a
Mediaset
, molti anni fa, che poi venne trasportato alla Lamborghini dove doveva ritirava una macchina. Avevano schierato tutte le macchine, tutti i modelli nel piazzale e lui non solo firmò la propria con un pennarello indelebile, ma mentre tutti zitti nessuno osava fermarlo, né firmo tutte, firmandole sul cofano tutte quante. Era una persona che aveva un modo di stare al mondo così fuori dalle regole e così inarrestabile da risultare veramente una mina vagante... e di fatto così era.
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Speaker 4
30:26
Poi c'è il rapporto con gli animali che, secondo me, è interessante, che sempre biograficamente curioso, un po' come
Michael Jackson
con la scimmia... invece
Mike Tyson
ha un rapporto con con tre tipi di animali. Il primo sono i piccioni, la prima fase della sua vita no, i piccioni di
Brownsville
, il quartiere di New York dove era cresciuto. Il secondo sono le tigri, perché lui aveva delle tigri con cui dormiva. Poi racconta delle cose, delle cose tutte matte, dice che un giorno una tira e stacco il braccio di una donna e quindi la dovette cedere...
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Giorgio Terruzzi
30:58
E' abbastanza interessante questa cosa, cioè il bambino
Tyson
individua nel piccione un fratellino minore da accudire, un ambito dove lui può essere buono. Può ancora forse salvarsi attraverso la cura a quel piccione. La tigre è l'animale che lo ammazza, che lo sbrana. E' finito, non c'è più nessuna speranza, del resto lo diceva, di venir fuori da quel gorgo. Quindi sono due animali, ma la valenza dell'animale vicino è enorme. La differenza perché un piccione ha bisogno di te la tigre ti mangia.
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Carlo Pastore
31:45
E poi c'e' la terza fase. Oggi dice che gli piacciono i cani. Questo dice molto...
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Giorgio Terruzzi
31:49
Che è normale, vuol dire io sono uno come tanti, cioè in pochi avevano i piccioni, ma ci sta. Nessuno tiene in casa la tigre. Molti, persone normali come noi, vediamo come siamo noi, porta fuori il cane. Questo è un segno, in qualche modo, è un traguardo.
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Speaker 4
32:07
Di maturazione... esatto, un'evoluzione.
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Carlo Pastore
32:11
Ecco, anche con
Holyfield
si sono fatti foto assieme. Lui tendenzialmente cerca sempre un momento in cui, dopo la grande caduta,
Tyson
cerca di ricucire.
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Mike Tyson
32:28
I'm sorry Evander... it's your ear...
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Carlo Pastore
32:30
Poi ogni tanto sbrodola di nuovo, invece, sempre a mezzo stampa, urla contro i suoi vecchi nemici con cui si era scusato. C'è sempre questo rollercoaster di emozioni che dà l'idea proprio di una persona che non sta seguendo una strada dritta, che è pronto a sbandare veramente alla prima folata di vento. Dopo il primo periodo in carcere per stupro anni è stato arrestato diverse volte per cocaina, per guida in stato di ebbrezza. Il suo rapporto con la legge è continuato in maniera complessa. C'è questo aneddoto divertente che racconta nel suo diciamo spettacolo teatrale poi raccontato sotto forma di documentario di
Spike Lee
quando venne arrestato nel 2006, quando ci sono i poliziotti che lo guardano andare contro di lui e dicono: "Speriamo che non ci venga addosso perché lo dovremmo arrestare... ma girerà... adesso gira" e niente
Mike Tyson
va dritto verso i poliziotti che sono costretti ad arrestarlo, cioè anche quando non c'è la voglia di arrestarlo perché non ce n'è bisogno lui comunque va dritto contro il suo destino in quella maniera.
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Giorgio Terruzzi
33:40
Ma è la stessa immagine del morso. E' la gestione della rabbia che è un problema enorme per una persona così. E la rabbia è un guizzo, è un nervo che salta e quando salta per uno così succede un disastro perché la sua forza di reazione, la conversione della rabbia in un gesto è potentissima, per cui c'è il morso così come il pugno, così come, cioè un giramento di balle così violento per cui la gestione di quel momento lì è un problema molto serio perché è difficile. Io sono meravigliato dal
Tyson
di oggi perché in qualche modo segnala un miracolo perché effettivamente è vivo come vivo
Maradona
, effettivamente mostra dei segni, dei modi, da uomo che qualche cambiamento è riuscito a produrlo, un miracolo perché parliamo qui di un ex pugile, tornando indietro a dopo il 2005, dopo il ritiro, un ex pugile, cocainomane, obeso con tutti i problemi di rabbia che conosciamo, con una figlia che muore a quattro anni nel 2009, che forse questo dolore e così fondo e così tocca un'altra parte nascosta di se stesso, cioè muore lei al posto suo, muore quella bambina lì, mentre lui è vivo, è rimasto vivo e forse avrebbe voluto e dovuto morire quando aveva lui quattro anni. Questa immagine in qualche modo è un'altra tachipirina, cioè qualcosa che lo lo sposta, lo conforta, lo porta su un piano di realtà più amaro ma più profondo.
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35:37
Qui stiamo parlando di una persona che domani mattina possiamo leggere sul giornale che ha ammazzato uno con un cartone. Cioè non stiamo parlando di una persona in salvo, però in qualche modo un percorso l'ha compiuta, straordinario da adulto. E forse ci vogliono anni per un bambino così a diventare adulto, ce ne vogliono sessanta, invece ad altri ne bastano quindici.
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35:57
Stiamo parlando di comunque di una persona molto viva, persino tenera, perché tutta la sua ombra, la sua rabbia la manifestate, ha pagato. Non è che stiamo parlando di uno che l'ha fatta franca. Stiamo parlando di uno che ha perso un patrimonio, era in povertà, che ha avuto dolori sempre. Beh in qualche modo, in qualche forma, uno sforzo molto rilevante per raddrizzare, per uscire da quello destino obbligato nel quale l'ha schiaffato la propria nascita l'ha fatto, in questo è encomiabile, anche se ricade domani. Ma, insomma, bravo.
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Carlo Pastore
36:39
Ecco, hai citato
Maradona
. Il parallelo viene facile innanzitutto per quel tattoo che condividono, di
Che Guevara
. È poi anche perché sono entrambi personaggi dello sport incredibili, atleti, fuoriclasse, trequartisti unici che sono caduti, caduti male entrambi.
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37:01
Oggi
Maradona
lo vediamo mentre balla, molto obeso e in contesti veramente come dire surreali, quasi vien da dire, mentre
Mike Tyson
lo vediamo in forma, pronto a tornare sul ring. E se i compleanni come oggi è per un solo momento in cui fare i bilanci per il bilancio è di nuovo Game On, la partita è aperta.
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Giorgio Terruzzi
37:26
Meglio di Diego, che in qualche modo lui è in un trend, come dicono quelli che sanno l'inglese, positivo, mentre
Maradona
non tanto. Non proprio.
Maradona
può permettersi di fare... è un altro che domani può stupirti facendo, dicendo una cosa straordinaria
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Carlo Pastore
37:42
Ah, sì, sì, sì, assolutamente.
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Giorgio Terruzzi
37:43
Così come
Mike Tyson
da un momento all'altro può fare una cosa orribile, no... Certamente in qualcuno lo sta aiutando. Lo ha aiutato
Spike Lee
, per esempio, dandogli un'occasione di esporsi, di stare su un ring intendendo un palcoscenico, questa volta con se stesso come sparring partner, ma per trattarlo finalmente male e bene ma come un avversario col quale si può combattere, non col quale vuoi andare a morire. Quindi gli ha dato un'occasione molto rilevante.
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38:17
E poi forse il fatto di essere non solo vivente, ma certamente padre di ragazzi che ha bisogno di lui, certamente marito di una donna che forse ha bisogno di lui e sa dirgli qualche parola che lo tocca... in qualche modo gli dà, gli dà una strada, gli ha dato forse una strada percorribile, finalmente, una terza un'altra tachipirina no, per per continuare a tenere bassa la sua febbre.
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Carlo Pastore
38:46
Eccomi. Mi viene in mente, parlando con te che sei giornalista e scrittore, che questo
Tyson
così bravo a raccontare, addirittura quasi standup comedian, ogni tanto fa pure ridere nello spettacolo, cioè simpatico, dove recita salta come un bambino alla punta alla recita di Natale, felicissimo di raccontarsi che si racconta così bene anche in formato podcast. Insomma, non è che
Tyson
ha capito che raccontare le storie a raccontare la propria storia può essere una terapia?
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Giorgio Terruzzi
39:19
Questa frase interessante lui dice: "Mi sono reinventato, come dicono. Ora, invece di riempire le arene da settantamila persone, mi presento in ambienti più raccolti. Forse Dio mi sta concedendo un successo che io sia in grado di gestire".
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39:39
Interessantissima questa frase. Cioè forse non ho bisogno di fare l'animale da circo, forse non ho bisogno di stare in mezzo a una città come un predatore, forse ho bisogno di una casa e dentro la casa forse mi comporto meglio. Forse io ho bisogno di avere attorno poche persone che mi vogliono bene, piuttosto che tutte le persone che mi guardano come un animale, come un lottatore, come un fenomeno da baraccone.
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40:12
Questa frase contiene un percorso, una consapevolezza del fatto che qualcosa che gli è accaduto per caso o per destino, in questa seconda, terza, quarta parte della sua vita gli è utile. Finalmente, forse una parte di se stesso sedata, moribonda che la parte che gli vuole bene, che lo cura, lo tutela, è stata accolta, coccolata ed è sveglia. Questa cosa è, come dire, il vero colpo di scena. Perché se ripensiamo a
Mike Tyson
per come è comparso, per come è rimasto al centro della scena, per come è caduto, beh, non t'aspettavi. Io non mi aspettavo una risurrezione o un percorso verso la resurrezione come questo. Quindi il fatto di vederlo oggi, non mi importa se combatta o non combatta, ma vispo e vivo e così lucido nel guardarsi addosso, persino nel vedersi addosso nel parlare di sé. Beh, è un miracolo.
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Carlo Pastore
41:22
È vero, è un altro che dire che noi forse abbiamo sempre pensato a
Tyson
come un animale feroce lo stupratore, il pugile incredibile, il bullo che utilizza la sua forza bruta per dominare gli altri. Ma ci siamo dimenticati che quest'uomo evidentemente ha una sensibilità diversa. Perché un uomo che scrive che dicesse cose del genere o che chiude il suo libro dicendo:
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41:48
"A volte dubito di essere adatto alla vita, sono una fottuta aberrazione della natura. Devo costantemente affrontare gente che mi prende di mira, mi ferisce. Nessuno sente le mie grida di dolore. Odio la mia vita e me stesso. Se avessi le palle mi ammazzerei".
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42:04
Cioè è uno che evidentemente ha una capacità di come dire trasferire sul ring e in questo momento anche sul palco, una carica vitale che ha un suo opposto che questa depressione fortissima che lo ancora terra che gli impedisce di spiccare il volo.
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Giorgio Terruzzi
42:22
Ma c'è una cosa straordinaria, cioè questo è detto in prima persona singolare, non in terza.
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Carlo Pastore
42:27
Di sé, certo.
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Giorgio Terruzzi
42:28
Sono le cose che abbiamo tutti detto su di lui. Ma è molto diverso il fatto che lui dica di sé, vuol dire che da quella cosa lì ha preso una distanza e le guarda, è diverso. Prima non diceva niente del genere ed era circondato da persone in tutto il mondo che dicevano di lui quello che lui oggi dice di se stesso. Ma il cambio di persone, i verbi, è fondamentale perché segnala una capacità di guardarsi che prima non aveva, non solo. Dentro il percorso di
Tyson
, cioè l'ultima, secondo me, tremenda immagine del re del ring che ha tutto attorno una scenografia, un modo di riprendere, di trattare, di guardare e di relazionarsi, da parte del pugile, con la telecamera, con l'avversario, con il pubblico, con il mondo, bestiale, cioè il pugilato ti porta ad essere così e devi avere un controllo straordinario. Lo abbiamo imparato da Muhammad Alì, per poi splittare e vivere perché quella cosa lì è bestiale.
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43:40
Il modo persino di scenografare, di costruire l'evento match è stato bestiale.
Don King
, una bestia, un fenomeno dell'evento, ma una bestia. Quindi, in qualche modo lui, da quella dimensione lì dove noi guardavamo l'animale è uscito perché lui guarda l'animale. Ma se nel momento in cui lo guarda e salvo e forse salvo.
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Carlo Pastore
44:07
Ecco poi citato,
Don King
è proprio uno dei personaggi chiave della biografia di
Tyson
, perché è stato il suo manager, dopo gli ha rubato un sacco di soldi, dice appunto
Mike Tyson
. Ricordo questo dettaglio degli 8 mila dollari a settimana solo per gli asciugamani... mi piaceva il fatto che Don King fatturasse 8 mila euro a settimana solo di asciugamani, chissà tutto il resto quanto costava? È una storia complessa quella fra loro due. Però parliamo del direttore del circo,
Don King
, e di animale da circo che hai detto
Tyson
. Perché alla fine non si può sfuggire al proprio destino nel momento in cui
Tyson
si accorge che ha iniziato a usare la prima persona per cose che prima avevamo detto in terza persona,
Tyson
però torna sul ring, cioè torna ad essere, per beneficenza, l'animale che probabilmente il suo destino gli ha detto che doveva essere
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Giorgio Terruzzi
45:01
Ma è molto diverso e molto diverso, cioè lui. Lui torna sul ring a 53 anni per ricordarsi di ricordare chi era, ma anche per dire chi è oggi. Questa è una cosa molto diversa, debba ed è persino interessante. Forse è l'unica volta, o per lo meno mi piace pensare che possa essere così, c'è un combattimento, possa riappacificare, no, possa riappacificare lui rispetto a quello che è stato rispetto alla boxe, al pugilato rispetto a chi l'ha visto, allora dov'è adesso è un uomo che può ancora buttare giù un avversario ma i presupposti, il significato di tutto questo sono molto cambiati per noi che lo guardiamo e per lui che lo fa.
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Carlo Pastore
45:49
Grazie, Giorgio.
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Giorgio Terruzzi
45:49
Grazie a te.
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46:03
La notizia emana un suono malinconico, torna sul ring. E' benefico lo scopo. Sono 54 gli anni. E' tardi per ritrovare un tempo agitatissimo e perduto. Si,
Tyson
ha molte vite dentro la sua anima. Ha perso decine di chili, ha trovato una tardiva armonia, ha ripreso ad allenarsi e a vederlo fa ancora paura. Velocità e potenza, quel ghigno animale quando porta i pugni che lo ha reso il più giovane campione del mondo dei massimi, il pugile più violento, implacabile, il travolgente della storia. Vuole tornare a combattere perché forse ha imparato a combattere per il gusto di farlo, dopo aver smaltito una gamma di frustrazione, sofferenze e patimenti solo sua, dopo aver infierito contro chiunque, a cominciare da se stesso, dopo aver pagato prezzi troppo elevati anche per una persona verso la quale la pietà del prossimo ha il valore di un miracolo. La maturità e tardiva perché ha imparato presto a fare a botte. Sono serviti dolori acuti, separazioni, tre mogli, otto figli compresa Exodus, morta nel 2009 a 4 anni, mentre giocava con un attrezzo ginnico. E' servito il tempo che richiede un bambino strapazzato, disperato per diventare adulto, guardare dentro se stesso, imparando persino a ridere dei propri tic.
Mike Tyson
ci sorprende da sempre, inciampa da sempre. Le ha date, ha ricevuto colpi micidiali, forse a prenderci il valore di una carezza. Per questo fare a pugni da vecchio campione specificarlo, persino farci comprendere, finalmente e definitivamente, non soltanto quanto ha sbagliato, ma quanto abbiamo sbagliato noi a darlo per imbattibile. E poi per battuto.
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Carlo Pastore
48:07
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Carlo Pastore
.
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Giorgio Terruzzi
48:26
Giorgio Terruzzi
,
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Mike Tyson
48:27
And I'm
Mike Tyson
.
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Carlo Pastore
48:28
Il trequartista è un progetto 731 Lab, da un'idea di Alessio Albano.
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48:39
Questo episodio de Il Trequartista è prodotto in collaborazione con
Xiaomi
quest'anno al fianco del trequartista,
Xiaomi
mette in campo un nuovo top player:
Mi11
, il nuovo flagship smartphone di per l'era 5G, un processore
Qualcomm Snapdragon 888
, audio firmato
Harman Kardon
e tripla fotocamera da 108 megapixel,
Mi11
è pronto a portare la Movie Magic nella tua vita, per immortalare i tuoi magic moments in modalità cinematografica. Le storie dei trequartisti te le raccontiamo noi, ma con
Mi11
il regista sei tu.
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