Una questione di millimetri dentro o fuori. Una questione di potenza. Tanta, mai troppa, mai troppo poca. Il caso non esiste. Segna il destino di una palla, di una partita, di un campione. Dentro o fuori. Il confine corre lungo la vita di Ivan Zaytsev in campo e fuori. Rientra nelle regole, sconfina e determina, segna i momenti e poi capitoli dell'atleta, dell'uomo. Tenta e spinge, distingue un trequartista, da ogni altra figura. Un campione che sfida libera una natura prorompente. Il carattere del capo del padrone dello zar. Osa e vince, batte e abbatte. Un uomo stabile nella vita privata, un irrequieto da volley come la propria metà campo, la propria casa svanisca altrove, in un nomadismo da inquietudine farcito di maglie da cambiare. C'è un altrove nella sua storia sin dai primi capitoli, cioè una consapevolezza, la solitudine e responsabilità da assumere quando viene il momento della sfida, da trattare con altre intermittenze nel momento della riflessione. Dentro la storia, fuori dalla nazionale, dentro la memoria, fuori dal luogo in cui piantare una radice. Sta qui l'unicità di Ivan. Qui sta un'ansia fonda ciò che permette gioia enormi che gli procura sentimenti più intimi e segreti da sfruttare nel prossimo match da maneggiare nell'ombra silenziosa di uno spogliatoio negli anfratti dell'anima. Per questo, anche per questo un caso unico, doppiamente caro, perciò che regala giocando perciò che nega a se stesso in una partita interminabile.