Sunday, Apr 11, 2021 • 49min

Ivan Zaytsev - Lo zar dal cuore buono

Play Episode
Ivan Zaytsev, lo zar della pallavolo, si racconta a Marco Pastonesi, Carlo Pastore e Giorgio Terruzzi. Un Trequartista per definizione. Regia: Alessio Albano In collaborazione con Xiaomi Italia.
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Talking about
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Speakers
(4)
Carlo Pastore
Marco Pastonesi
Ivan Zaytsev
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Transcript
Verified
Ivan Zaytsev
00:06
Spesso mi attiro delle antipatie perché inizio un percorso, apro un discorso, apro una polemica, apro un argomento e te lo sbatto in faccia e magari le persone non sono pronte, non vogliono affrontare con l'argomento, però quando va fatto va fatto e a me piace farlo. Mi piacerebbe auto definirmi una persona dal cuore buono.
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Carlo Pastore
00:40
Il Trequartista è un atleta speciale dotato di visione e fantasia, difficile da imbrigliare. Attacca muovendosi fra le linee, sta in una posizione fluida, liquida un po' come la società moderna. Il Trequartista non è un'esclusiva del calcio, ma una forma dell'anima. Trequartista per noi e i lo zar,
Ivan Zaytsev
. Io sono
Carlo Pastore
, lui e
Giorgio Terruzzi
e con noi oggi
Marco Pastone
, autore di Mia, La biografia di
Ivan Zaytsev.
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Marco Pastonesi
01:09
Schiacciata, voce del verbo schiacciare. Voce anche dei verbi saltare, caricare, scaricare, colpire, sfogare, urlare e addirittura tuonare. La schiacciata sta nella
Pallavolo
e anche nel basket, come il colpo del KO nel pugilato e come il colpo di reni in una volata nel ciclismo. Potenza, prepotenza, violenza. La schiacciata e uno scoppio e un'esplosione. Infatti è fuoco. E' la distanza minore fra cielo e terra. Infatti è un missile che non decolla ma precipita. E' la perpendicolare e il filo a piombo. Infatti è geometrica e geotermica. È un participio passato, passato in centesimi di secondo ed è la parola fine. Ivan
Zaytsev
sa fare tutto in quei 9x9 della sua metà campo totale 81 metri quadrati, praticamente un bilocale con servizi,
Zaytsev
danza e balla, salta e riceve, si sbraccia e si tuffa. Ma se si dovesse scegliere una sola immagine, una sola azione, un solo movimento allora la schiacciata. La schiacciata per conquistare e dominare, per sopraffare e sottomettere, per liberare. Il contrario della scattata, il muro, il muro e la difesa l'estrema difesa la legittima difesa. E un muro è una difesa che si trasforma in attacco. Una parete che faccia da parata, una seconda rete composta da braccia, mani e dita. Se la schiacciata accende, il muro spegne. Se la schiacciata fulmina, il muro incenerisce. Se la schiacciata è un elettroshock il muro e un black-out. Due facce della stessa medaglia, della stessa meraviglia, dello stesso Ivan
Zaytsev
.
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Break
Carlo Pastore
03:59
Eccoci qui, Giorgio chiuderà questa puntata con la sua firma. Intanto abbiamo sentito la tua firma dedicata a
Ivan Zaytsev
. Quello che secondo me va ricordato è che Ivan
Zaytsev
è un giocatore di
Pallavolo
che attualmente ancora gioca, in questo momento in
Russia
e che ha vinto una serie di titoli importanti. Ha vinto tre supercoppe italiane, due campionati, una medaglia alle Olimpiadi nel 2016. Ecco un giocatore che ha vinto tanto ma non tantissimo. Un giocatore però estremamente popolare, che forse fa parlare più di sé che della
Pallavolo
.
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Marco Pastonesi
04:36
È un giocatore, un atleta, un campione ed è anche un personaggio. È uno di quelli che trascinano, è un trascinatore di folle. È un
Tomba
dei parquet è uno che ci mette la faccia oltre che le braccia, le mani, le dita è uno che non si tira indietro, fa un passo avanti, fa sempre un primo passo, primo rispetto a tutti gli altri. È uno che si espone e che si impone. È uno che si ama o si odia e quindi è uno che ci piace molto perché è il perfetto esempio di trequartista.
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Carlo Pastore
05:21
Esatto, è polarizzante, cioè chi lo ama tantissimo, chi lo odia. Certo, un fatto è una montagna d'uomo. Lo zar delle battute, delle schiacciate. Il figlio di atleti tra l'altro, atleti che hanno portato a casa anche le medaglie d'oro alle Olimpiadi.
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Marco Pastonesi
05:37
E' figlio della del Coppi sovietico.
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Carlo Pastore
05:42
Attenzione, questa importante spiegacela bene
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Marco Pastonesi
05:44
Il padre, è stato la atleta del Novecento in
Russia
, l'atleta modello, l'atleta esempio, l'atleta simbolo, l'atleta icona più rappresentativo nella storia dello sport del Novecento in
Russia
. E devo dire che è un peso pazzesco, un peso enorme, soprattutto considerando il fatto che era il capitano, era la bandiera, era l'emblema nella
Pallavolo
, cioè lo stesso sport, quindi un'eredità che avrebbe sfiancato chiunque.
Fausto Coppi
ha avuto un figlio, Faustino, che già nel diminutivo porta i segni di una sudditanza, di una dipendenza, di una inferiorità. Ivan ha dovuto uccidere, si fa per dire, il padre per poter rinascere è, un'operazione e tutt'altro che facile tutt'altro che semplice tutt'altro che è possibile. Lo ha fatto ed è rinato come atleta, come personaggio e anche con una sua carriera luminosa, splendente, forse non ricca come quella del padre. Ma la
Pallavolo
è un gioco di squadra e non individuale
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Carlo Pastore
07:07
Tra l'altro credo che per insegnargli a nuotare da piccolo fosse stato buttato nel lago fuori dalla dacia, allevato in modo durissimo. Quindi non sarà l'educazione siberiana, ma insomma la
Russia
porta i suoi tratti valoriali distintivi. Però ne è uscito un uomo, un uomo che appunto è estremamente gioviale, socievole, che riesce a comunicare in maniera pazzesca quello che è uno sport non celebrato come altri sport, come il calcio, per esempio,
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Marco Pastonesi
07:40
Bensì la
Pallavolo Pallavolo
è uno sport scolastico per eccellenza e forse lo sport più praticato dopo il calcio, ma insomma e certamente lo sport più praticato dal genere femminile. Ed è uno sport forse sottovalutato, sottovalutato perché non conosciuto, profondamente, non conosciuto intimamente. Nella
Pallavolo
c'è tutto c'è il brivido, c'è l'adrenalina, c'è l'acido lattico, c'è le emozioni e le sensazioni, lo stress, c'è una tensione elettrica che si palpa sia in campo, sia in tribuna. È uno sport intelligente, forse come gli scacchi, è uno sport violento come la boxe. È uno sport danzato come il basket ed è uno sport di squadra come il rugby. Insomma è uno sport bellissimo. Noi italiani il calcio dipendenti calcio, calcio-assuefatti ce ne ricordiamo raramente e soprattutto durante le Olimpiadi e allora li riscopriamo la forza bella e la bellezza forte di questo sport.
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Ivan Zaytsev
09:00
Lo
Pallavolo
è emozione, è gioia, è empatia e su questo
Marco Pastonesi
ve lo può confermare perché a quando ci siamo conosciuti e lui era un po' scettico sulla
Pallavolo
e anzi mi aveva addirittura detto tramite una battuta il tuo non è uno sport, è un gioco. E poi dopo che ci è entrato un po' più dentro nel meccanismo dopo che ha respirato la
Pallavolo
, si è messo a vivere le partite in un modo diverso.
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Carlo Pastore
09:37
Ma scusa, ma quando tu hai detto a
Zaytsev
... guarda questo secondo me è un gioco, non uno sport, così come ti ha convinto del contrario? Che cosa t'ha detto?
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Marco Pastonesi
09:47
E io ho avuto questa fortuna di essere chiamato da una casa editrice, la
Rizzoli
, per scrivere la biografia di un pallavolista risposi a quella telefonata No, grazie, non me ne intendo. Io so di altri sport. Credo che la competenza sia una deontologia professionale. Mi hanno detto ma non vuole neanche sapere di chi parliamo. Dico, mi può dire qualsiasi nome? Tanto io non li conosco e mi fece il nome di
Zaytsev
. Mi presi per per loro più che per me 48 ore di tempo per decidere. Ne parlai con mio suocero, il mio suocero mi disse
"Zaytsev
, lo zaaar?? " Ecco, allora capii che era una personalità, ecco, e che forse era una grande occasione quella per me, per parlare, per scoprire, per esplorare lui, ma soprattutto per rivalutare, riconsiderare uno sport come la
Pallavolo
.
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10:58
Il primo incontro fu quello in cui lui mi disse "So che pensi che la
Pallavolo
non sia uno sport" e io confermai... sì, secondo me è un'attività ricreativa... c'era forse una provocazione in tutto questo. Devo dire che mi sono ricreduto quando ho visto e ho vissuto la
Pallavolo
dal di dentro, dentro una dentro un campo, dentro un palazzetto.
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Carlo Pastore
11:27
Esatto, una cosa che Ivan tiene molto a sottolineare che la
Pallavolo
viene al contrario di altri sport danneggiata dalla televisione.
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Ivan Zaytsev
11:38
Respiri proprio l'emozione l'emotività la tensione perché non essendo uno sport di contatto si amplifica tutto questo, tutta questa sensazione di una sorta di gioco psicologico che inizia nel mezzo di una partita di
Pallavolo
, nel mezzo dei fondamentali tecnici. Diciamo così. Quindi questo è la parte bella della
Pallavolo
, la parte brutta è che questa emotività, questa questa cosa è molto difficile trasmetterla attraverso uno schermo. Quindi guardare le partite in tv non è la stessa cosa, come viverle seduto in poltrona al palazzetto o sul seggiolino al palazzetto in tribuna.
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Marco Pastonesi
12:19
Io su questo non sono molto d'accordo. Secondo me la
Pallavolo
è anche uno sport televisivo. Certo non è lo stesso, la stessa bellezza, la stessa emozione di quella che si vive in campo o in tribuna. Ma come per il tennis, ma come per la boxe, ecco tutto quello che dal vivo è un'altra cosa. E' la stessa differenza che c'è tra il teatro, il cinema, cioè l'esperienza teatrale profonda, significativa, eterna, il cinema o la televisione poi passa in fretta, però è un modo più facile per consumare. Ecco, in questo sì sul campo sulla tribuna e certi brividi sono indelebili.
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Ivan Zaytsev
13:11
Mi viene in mente
The Last Dance
di
Michael Jordan
, dove e ragazzi giravano con una troupe televisiva al seguito che registrava tutto quello che succedeva intorno a loro, fino all'estremo. Però questo avveniva trent'anni fa. La colpa è di chi non ha saputo trasmettere l'idea di sfruttare questo potenziale, raccontarci di portare fuori all'esterno il messaggio e le emozioni di noi ragazzi che viviamo quotidianamente attraverso la
Pallavolo
.
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Carlo Pastore
13:50
Lui ce l'ha questa cosa di raccontare. Probabilmente, essendo un comunicatore nato, non accetta che la
Pallavolo
non venga raccontata quanto la
Pallavolo
stessa meriti. È questo il punto, secondo me molto chiave anche della figura di
Zaytsev
come è trequartista, nel senso che gran parte delle cose che lo hanno fatto discutere nascono da questa sua volontà di metterci la faccia, di andare là fuori e di prendersi le responsabilità di raccontare a tutti che cosa fa lui, ma che cos'è anche la
Pallavolo.
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Marco Pastonesi
14:21
Zaytsev
ha una passione istintiva, ma anche costruita giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, palestra, campo per cui la
Pallavolo
è diventata e professione, certo, ma anche missione e non riesce a capacitarsi di come questa bellezza dello sport non venga trasmessa e non contagi la gente per ignoranza e perché poi siamo tutti distratti, confusi, annichiliti, travolti da altri pensieri e problemi. In questo è un missionario, è un ambasciatore è un portavoce. È un leader, una posizione a volte pesante e invece a volte, come nel suo ruolo di schiacciatore, anche molto potente, allo stesso tempo leggera.
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Ivan Zaytsev
15:30
Spesso mi definiscono leader: ci sono pregi e difetti di un leader e un leader ha la capacità di influenzare positivamente spesso la squadra però spesso, quando magari l'emotività del leader prende il sopravvento, condiziona negativamente anche gli altri attraverso che ne so, uno strillo fatto in un momento sbagliato, una faccia brutta fatta perché ti è venuto così, non ci hai pensato e hai condizionato che ne so, l'andamento di un'azione, il gioco di un tuo compagno di squadra quindi da quel punto di vista bisogna stare anche molto attenti. Coraggio è una bella parola spesso abusata perché spesso la si confonde con direi, con arroganza, con incoscienza. Coraggio è una cosa analizzata, è una cosa pensata, è la fiducia che hai in te stesso nel fare una cosa lì, al sentirsi coraggiosi e il pensare "ce la faccio" è il pensare lo voglio fare perché mi sento convinto di farlo. Il coraggio non è andare in battuta sul match point per gli avversari e dire la tiro fortissimo perché faccio vedere che sono coraggioso, no, lì è incoscienza, perché dipende anche da come ti senti in quel momento. Il coraggio sta nel saper scegliere la cosa più utile è giusta nel momento giusto.
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Marco Pastonesi
17:04
C'è un aspetto della
Pallavolo
che è poco conosciuto. Nel rugby si parla tanto di terzo tempo, è il momento in cui, esauriti i due tempi sul campo, le squadre si ritrovano con l'arbitro per mangiare e bere, chiacchierare, discutere, ritrovarsi insieme dopo la partita. Nella
Pallavolo
esiste il terzo tempo, ma lo si fa in campo. Finita la partita, le squadre, in particolare Ivan
Zaytsev
rimane sul campo 30-40 minuti, un'ora per accogliere, esaudire tutte le richieste e i desideri degli spettatori che invadono pacificamente il campo e chiedono autografi, chiedono selfie, chiedono parole e sguardi, innamorati dai giocatori. E
Zaytsev
non si sottrae mai a questo rituale, a questa cerimonia, a questo terzo tempo pallavolistico. E' emozionante. È un modo per i guerrieri della
Pallavolo
di sciogliere, di sciogliersi di tornare, ecco, umani dopo quel momento bellico e per la gente e il modo di avvicinarli. Giocatori e giocatrici sono modelli, esempi sono almeno per quella parte, per quella partita sono eroi.
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Carlo Pastore
18:54
Allora parliamo di eroi sul campo nel momento in cui gli eroi diventano tali la competizione delle competizioni, le Olimpiadi 2016 accade qualcosa. La semifinale è in un momento nel suo momento topico. Si sta per capire da che parte andrà la storia viene dichiarata una challenge.
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Ivan Zaytsev
19:21
Immediatamente dopo che ho colpito la palla, mi sono reso conto che non l'avevo colpita perfettamente e vedendola andare verso il fondo del campo, ho subito pensato che fosse un errore. Io non avrei neanche chiamato l'occhio di falco in quel momento lì. Perché? Non lo so. Forse avevo già cancellato quel momento, non ci stavo neanche pensando. Non è una questione di disperatamente aggrapparsi ad una speranza. Forse in quel momento ero talmente in fiducia mi sentivo talmente bene che stavo già quasi pensando alla palla successiva, nel senso che per me era finita lì e anche se fosse stato un errore pazienza, andiamo avanti. E comunque ce la stiamo giocando. Però poi vedo che viene chiamato l'occhio di falco e anche dalle immagini televisive si vede che io faccio una faccia della serie no, è fuori tipo dai, lasciamo stare, pensiamo pensiamo avanti, poi entra dentro e lì è un'esplosione di gioia è un qualcosa di inaspettato che ti invade, che ti fa volare è stato bellissimo per quello. Però il punto secondo me è fondamentale è stato il primo ace che è quello che ha dato un po' lo scatto psicologico dominante in quel finale di set. Però quella gioia lì, siccome è stata inaspettata, è stata molto bella.
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Marco Pastonesi
21:03
Le partite sono fatte di cinque set, tre su cinque. In verità poi ci sono dei momenti, quelli che decisivi e quando i momenti si raggruppano ecco diventano delle strisce e sono quelli che entrano nella storia. Allora c'è un momento in cui la
nazionale italiana
ribalta la l'andamento di un match. E questo capita quando
Zaytsev
è in battuta. E' un momento in cui la lo sport diventa storia è come un Borg-McEnroe a
Wimbledon
. E' come un
italia-germania
4-3, è come Coppi e Bartali nella Cuneo-Pinerolo del giro
d'italia
della 1949, è come i 25 passi di
Jonah Lomu
nella semifinale contro l'Inghilterra nella coppa del mondo del 1995. Ecco, è un momento in cui si fa la storia ribaltando una situazione.
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22:30
Ivan
Zaytsev
è in battuta, no secondo gli arbitri non è un ace. E' il punto della parità. Secondo gli arbitri e 23-23.
Zaytsev
non ci sta, gli azzurri chiedono il challenge, la moviola in campo. Zaystev parla da solo per scaricarsi. Secondo gli arbitri è 23 pari, tutti a guardare il tabellone, video challeng, moviola in campo richiesta dalla panchina azzurra. Ed è dentro, di un nulla! Di un nulla è dentro la palla di
Zaytsev
. Ace ancora di Ivan
Zaytsev
. 24-22. Un ace ancora di Ivan
Zaytsev
, un monumento. Il nostro opposto ci porta al tie-break.
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Marco Pastonesi
23:20
È uno stato di grazia quello che gli inglesi e gli americani chiamano flow che vuol dire fluire, è un momento magico in cui tutte le cose funzionano a meraviglia, come per una formula segreta, è inspiegabile, ma che è sintonia, che è sincronia, che è simpatia anche cioè soffrire sentire tutti insieme.
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Ivan Zaytsev
23:56
Il flow è assolutamente casuale. Se fossi capace di ricrearlo a mio piacimento sarebbe tutto molto più semplice. Sarebbe tutto molto più bello. Però anche dall'altra parte quando arriva, è un'esplosione di energia. È un momento magico in cui ti senti con i sensi particolarmente acuiti. Molto più sensibile, molto più veloce degli altri, hai tutto sotto controllo e però è una cosa che non riesco a spiegare come arriva, quando arriva, il perché arriva, però sei comunque alla costante ricerca di questo flow e io continuo a cercarlo nella speranza di rivivere quel momento, di sentirmi dentro quella bolla.
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Carlo Pastore
24:56
In quel torneo a proposito di bolla, di flow no, quello che poi è l'onda per i surfisti, l'onda perfetta,
Zaytsev
ha battuto a 127 chilometri allora, la più veloce battuta mai registrata in un torneo olimpico. Quindi parliamo di quello che poi, in maniera pop è stato definito lo scaldabagno. Cioè queste minelle che lo hanno definito come, io li chiamo minelle in maniera molto prosaica, che hanno definito la sua carriera sportiva la sua carriera di eroe però a metà perché quelle olimpiadi, in quelle olimpiadi così definenti per lui e che lui aveva ribaltato dal punto di vista sportivo portando
l'italia
in finale, sono delle olimpiadi perse.
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Marco Pastonesi
25:45
Io penso che soffra molto ecco la mancanza di una medaglia d'oro e ha vinto. Ha vinto tanto ma non ha vinto, ma non ha vinto un'Olimpiade e quella è una cosa che ti segna profondamente per sempre.
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Carlo Pastore
26:05
E soprattutto, mi permetto di dire, ti segna soprattutto se invece tuo papà l'ha fatto, se tuo fa quella medaglia ce l'ha.
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Marco Pastonesi
26:12
Ah, certo, ovviamente quello è un paragone che forse lui rifiuta di avere, ma che incombe. E quella differenza c'è. Sì l'Olimpiade è per i pallavolisti il punto di arrivo di una carriera, ma di più di una vita e per
Zaytsev
è stata un'occasione sfiorata ma mai raggiunta.
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Carlo Pastore
26:43
Ecco il rapporto con la
nazionale
da parte di
Zaytsev
dopo quelle Olimpiadi ha iniziato a diventare un po' complesso. Ci sono, secondo me degli elementi biografici che vanno un po' spiegati. Per esempio, se uno digita su
Google
Ivan
Zaytsev
a un certo punto troverà questa definizione che è una definizione che sembra quasi LOL, quasi ironica, quasi grottesca: la guerra delle scarpe. Ora che cos'è questa guerra delle scarpe ci racconti cosa è successo fra
Zaytsev
e la federazione, perché in questo senso è molto del personaggio
Zaytsev
.
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Marco Pastonesi
27:22
La
nazionale italiana
doveva usare per una sponsorizzazione tecnica scarpe di una certa azienda. Una vicenda superata dai tempi perché in nessun altro sport esiste una simile dipendenza. Nello sci, gli sciatori della nazionale italiana usano gli sci personali, del proprio sponsor. I calciatori della
nazionale italiana
usano scarpe con i quali sono legati a quelle aziende. I corridori della nazionale di ciclismo usano le proprie biciclette, non quelle fornite eventualmente dalla nazionale italiana. La pallavolo era rimasta ancorata a una situazione antica.
Zaytsev
non si trova con le scarpe della fornite dalla federazione italiana gli provocano vesciche. Ma mettiamo anche che non sia vero. Mettiamo anche che sia una questione di principio. Si rifiuta di giocare. Si potrebbe giocare con delle scarpe personali mascherate da scarpe della federazione. La cosa non funziona. La cosa non va avanti.
Zaytsev
viene estromesso dalla nazionale italiana.
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Ivan Zaytsev
28:52
Un momento molto buio è stato sicuramente quando sono stato escluso dalla nazionale perché non sono stato capito e sono stato abbandonato. Un po' da tutti c'è stato un momento buio perché non ho trovato appoggi intorno a me. Mi sono mancati tutti gli appoggi in quel momento, ad esclusione logicamente di quelli familiari, di mia moglie. Però li all'interno dell'ambiente che vivo H24, perché faccio questo di mestiere faccio il giocatore di
Pallavolo
quando ti mancano gli appoggi pallavolistici ed è difficile uscirne. Poi però il tempo ha permesso di portare le prove nella direzione giusta, nel farmi capire che comunque non è un momento che rimpiango, non è un rimpianto. Se tornassi indietro lo rifarei sicuramente però ecco, bisogna passare anche da dai momenti del genere per per capirsi, a farsi capire.
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Marco Pastonesi
29:58
Zaytsev
si trova nella stessa situazione in cui si era trovato
Bosman
il giocatore che aveva aperto una nuova era nel mondo del calcio quando reclamò la proprietà del cartellino. Significa essere artefici e della del proprio destino e legandosi.
Bosman
fu costretto a smettere di giocare a calcio e Zaytsev no. E questa è stata una vittoria personale.
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Carlo Pastore
30:38
Certo, per il rapporto con la stampa diventa inevitabilmente un rapporto complesso, perché in queste discussioni c'è sempre quell'alone moraleggiante che incombe e il giudizio degli altri si fa spesso anche un po' distante dalla verità. No, perché poi il racconto diventa una sorta di telefono senza fili che porta lontano. E quindi Zaytsev viene raccontato come un mercenario, talvolta come uno molto forse troppo attento ai soldi. E la questione è ritornata anche, per esempio nella nel suo rapporto con il club di
Modena
, dove lui si era stabilito e l'impossibilità a causa della pandemia e delle difficoltà del club di percepire quello che era il suo stipendio. Quindi il suo ritorno in
Russia
, dove lui adesso gioca. Anche lì pioggia di critiche pubbliche, cosa a cui lui è abituato perché egli è successo quando ha vaccinato appunto i figli e critiche da parte dei
no vax
. Gli è successo quando è andato in piazza con le sardine e ha manifestato il suo apprezzamento nei confronti di
Stefano Bonaccini
. Critiche da parte, diciamo così dello schieramento opposto. Insomma sui giornali si dibatte, si dibatte spesso di quello che fa Ivan Zaytsev.
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Ivan Zaytsev
32:06
Se fai delle battaglie a fin di bene, se è convinto di poter mettere un mattoncino minuscolo in una nella costruzione di un muro gigante che possa migliorare il mondo che vivo e respiro, perché no? Perché no, no. Però ci vuole coraggio però l'ho fatto scientemente con un obiettivo quello di voler rendere migliore il qualcosa che stai vivendo sulla tua pelle per le generazioni future e lasciare un mondo migliore rispetto a come l'ha trovato.
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Marco Pastonesi
32:49
Ivan Zaytsev è uno che davanti a un problema dice anche "sticazzi", nel senso che se ne frega nel senso che va avanti per la sua strada. Noi spesso giudichiamo le persone senza conoscerle. E la cosa ancora più grave quando succede ai giornalisti. Oggi l'accesso della stampa alle fonti, cioè ai giocatori e gli allenatori, ai presidenti è sempre regolato, filtrato, distanziato, purtroppo reso impossibile o impraticabile. E dalle stesse società, dagli stessi club per cui non si conosce, non si hanno verità ed è difficile ricercare la verità.
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33:36
Io ho avuto la fortuna di poterla cercare, grazie appunto al libro biografico di Ivan Zaytsev "Mia" dov'e' mia è la palla, no, la battuta la responsabilità è mia e la
Pallavolo
alla carriera, mia, la vita. E lo Zaytsev conosciuto, lo Zaytsev respirato, abitato in questo libro, in questa convivenza è stato una rivelazione, perché è una persona sensibile, delicata, premurosa, leggera, simpatica, complice. cco tutto quello che certe volte invece viene negato per lui, come se lui fosse solamente un orso sovietico, uno scaricatore di lavatrici, appunto, cioè di schiacciate e non un compagno di viaggio allegro e profondo.
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Carlo Pastore
34:50
Volevo chiedere a te che l'hai conosciuto così bene, non credi che queste polemiche che si sono succedute nel tempo, sempre frequentemente, un po' lo abbiano poi costretto ad un certo punto a doversi giustificare di qualsiasi cosa. Nel senso che io ho sentito spesso nelle sue parole, questa necessità di doversi giustificare nel rapporto col denaro, nel rapporto con la federazione, nel rapporto con i figli, nel rapporto con i club. Insomma, Zaytsev deve sempre spiegare qualcosa. Forse lo zar più giovane prima di tutte queste polemiche non sarebbe stato così.
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Marco Pastonesi
35:29
L'apparenza di
Zaytsev
inganna e o comunque una parte di lui. Penso ai capelli, penso alla pelle, penso al modo di parlare e penso al modo in cui appare, sulla strada, no, con le macchine però è solo una facciata, poi c'è tutto il resto e quindi lui stesso si trova e costretto e a volte ambiguo fra un'immagine e una essenza, fra una un aspetto e una natura, fra una pettinatura e una coscienza. E' una bella persona Zaytsev.
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Carlo Pastore
36:24
Questo l'ho percepito anch'io parlandoci. Volevo un attimo torna al titolo del tuo libro Mia, del vostro libro, anzi, Mia, che anche un urlo, un urlo di un samurai, quello che lui ha tatuato poi su una gamba.
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Ivan Zaytsev
36:41
I tatuaggi hanno un significato estremamente profondo. Sono percorsi emotivi e non sono soltanto immagini, sono diapositive che raccontano l'emozione vissuta in quel momento lì. Per esempio ho un samurai a cavallo sulla sua coscia sinistra che rappresenta un po', la mia maturazione tecnica. Ho il braccio tatuato a sinistra che rappresenta la famiglia, rappresenta l'amore per mia moglie, rappresenta i miei figli attraverso le immagini. Ne ho un altro sul petto che è stato il primo che mi sono fatto, che anche lei mi ricorda gli errori fatti in gioventù.
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Marco Pastonesi
37:24
La
Pallavolo
è uno sport in cui ci si prende la responsabilità. Si è sei in campo, ciascuno con una propria specializzazione e con molte caratteristiche. Però il pallone è uno solo e c'è un momento in cui lo chiami lo richiami e lo vuoi. Mia è il richiamo a se stesso di tutte queste responsabilità che sono anche voglie, che sono anche aspirazioni e che sono anche aspettative
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Carlo Pastore
38:03
Lo Zaytsev che conosciamo è uno Zaytsev a 360 gradi che è uomo, diciamo, monodimensionale sui social, nel senso che siamo tutti monodimensionali sui social, anche se possiamo essere poi tridimensionali nella realtà. E' un uomo tridimensionale della realtà interessante, engagé, che vuole restituire quello che ha avuto, attentissimo al sociale, impegnato in mille cause ed è un uomo presentissimo appunto sulle sulle tv anche partecipazioni televisive Le Iene, per esempio quante volte l'ho visto a
Propaganda
e via dicendo. E' un uomo veramente contemporaneo, quindi molto è molto pop, che forse è un uomo così forse mancava alla
Pallavolo
da molto tempo. Mi ricordo Lucchetta che per caso che aveva casualmente anche dei capelli simili, anche se adesso le treccine pero'. Ecco, di lui si parlava molto ed era uno molto famoso anche tra i giovani. Zaytsev lo è molto famoso tra i giovani.
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Ivan Zaytsev
39:08
Se mi va di farmi un taglio lo faccio. La questione delle treccine soltanto abbiamo avvenuta anche per comunità tra virgolette, perché ho cominciato ad allungare i capelli un anno fa con la chiusura dei parrucchieri vista la pandemia e ho pensato di arrivare a questo punto per farvi queste treccine benedette, maledette. Adesso vedremo se mi porteranno fortuna, ma non ci penso a queste cose. Però ecco, sono tutte cose naturali che mi vengono così e mi fanno pop? Boh, sì, forse sì, forse no, ma ripeto, nome non è la ricerca dell'essere pop.
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Carlo Pastore
39:54
Però come mai questi campioni spot non riescono mai a diventare sistemici per uno sport? Quindi c'è sempre la punta dell'iceberg, poi l'iceberg poi invece rimane sotto.
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Marco Pastonesi
40:07
Perché hanno una personalità molto forte e quindi sono uomini o donne che fanno ombra e c'è anche all'interno di una federazione il cui scopo principale dovrebbe essere non quello di vincere medaglie, ma quello di divulgare, di diffondere e di popolarizzare il proprio sport ci sono sempre dei giochi di gelosie, invidie che diventano giochi di potere.
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Ivan Zaytsev
40:38
Si, purtroppo la
Pallavolo
, ma non ha mai voluto fare un passo avanti, da questo punto di vista. E' sempre stata gestita in modo dilettantistico, da dilettanti, ma non è un insulto, non è non è una cosa negativa, nel senso che la nostra categoria non ha, non è tutelata. Si tratta di essere tutelati perché facciamo questo di lavoro noi. A noi piace definire la
Pallavolo
la nostra passione, perché ci piace farlo e di conseguenza il piacere nel fare un lavoro non è proprio definibile lavoro. Però a tutti gli effetti abbiamo delle responsabilità dietro di noi, nel senso che abbiamo delle responsabilità economiche verso la nostra famiglia e il nostro lavoro giocare a
Pallavolo
ci permette di vivere. Non avere la possibilità di avere delle tutele dal punto di vista giuridico e legislativo essendo dilettanti non è giusto per me. Prendiamo per esempio il caso di
Lara Lugli
che è andato a finire su tutti i giornali perché la ragazza è rimasta incinta e la società l'ha citata per danni. Siamo veramente alla follia, oltre che mandi un messaggio totalmente sbagliato, perché privare e condizionare la gioia del diventare mamma per una ragazza attraverso questi mezzucci? Perché sono mezzucci, è pura follia. Però questi mezzucci sono purtroppo possibili perché non siamo professionisti. Se fosse tutto molto più strutturato e da questo punto di vista l'associazione italiana ci sta aiutando molto e finalmente ci siamo uniti, ci siamo stretti tutti quanti insieme in questa associazione proprio per cercare di di avere queste tutele, di cambiare il nostro sistema. Abbiamo sicuramente degli obblighi, però noi i nostri obblighi abbiamo sempre rispettati e li abbiamo sempre messi in atto. Però in cambio non abbiamo mai ricevuto nulla e questo momento storico, secondo me, è molto importante perché ci sono persone che hanno a cuore questa situazione. Come nel caso di
Giorgio De Togni
, comunque tutto l'organigramma della Associazione italiano italiana Pallavolisti a è fatto proprio con questo obiettivo qui a mettere le persone che hanno a cuore la
Pallavolo
è una cosa per il futuro, il desiderio di fare del bene.
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Carlo Pastore
43:24
Questo mi fa andare verso la conclusione parlando di trequartismi spesso parliamo di linee, le linee che dividono il campo dal fuori campo e quindi che permettono di fare punto oppure no, le linee che difendono un privato da un pubblico e i trequartisti si muovono fra queste linee. Ecco quindi il rapporto tra il dentro e il fuori da te che l'hai conosciuto da dentro Ivan Zaytsev com'è?
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Marco Pastonesi
43:59
A me piace la natura di Zaytsev. C'è un episodio che mi ha convinto. Abbiamo fatto due presentazioni del libro in libreria, più una in un teatro. Potevano starci 420 persone. Quel giorno ce ne furono più di 500, mascherando quell'ottantina in più come addetti ai lavori o come oh, stando sul palco e non nella platea.
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44:35
Alla fine della reading c'era un musicista c'era un attore e c'eravamo noi due, Zaytsev è stato assediato da tutti i 500 spettatori perché ognuno di loro voleva una foto, una firma, una stretta di mano e non ha detto di no a nessuno, non si è negato e dal primo all'ultimo li ha accontentati. Questo significa essere rimasto lì un'ora e mezzo dopo la fine della reading. Gli stessi organizzatori sì premuravano di sottrarre Zaytsev alla gente e lui ha detto no, sono venuti per me e io sono qui per loro, a loro disposizione. Una facilità, una semplicità, una onestà così, io non l'ho mai vista da nessuna.
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Carlo Pastore
45:41
Ecco, se il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo, decidere non può essere soltanto mera strategia deve essere visione del mondo. Allora grazie Marco posto autore Mia. La firma di questo episodio de Il Trequartista è come sempre di
Giorgio Terruzzi
.
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Giorgio Terruzzi
46:08
Una questione di millimetri dentro o fuori. Una questione di potenza. Tanta, mai troppa, mai troppo poca. Il caso non esiste. Segna il destino di una palla, di una partita, di un campione. Dentro o fuori. Il confine corre lungo la vita di Ivan Zaytsev in campo e fuori. Rientra nelle regole, sconfina e determina, segna i momenti e poi capitoli dell'atleta, dell'uomo. Tenta e spinge, distingue un trequartista, da ogni altra figura. Un campione che sfida libera una natura prorompente. Il carattere del capo del padrone dello zar. Osa e vince, batte e abbatte. Un uomo stabile nella vita privata, un irrequieto da volley come la propria metà campo, la propria casa svanisca altrove, in un nomadismo da inquietudine farcito di maglie da cambiare. C'è un altrove nella sua storia sin dai primi capitoli, cioè una consapevolezza, la solitudine e responsabilità da assumere quando viene il momento della sfida, da trattare con altre intermittenze nel momento della riflessione. Dentro la storia, fuori dalla nazionale, dentro la memoria, fuori dal luogo in cui piantare una radice. Sta qui l'unicità di Ivan. Qui sta un'ansia fonda ciò che permette gioia enormi che gli procura sentimenti più intimi e segreti da sfruttare nel prossimo match da maneggiare nell'ombra silenziosa di uno spogliatoio negli anfratti dell'anima. Per questo, anche per questo un caso unico, doppiamente caro, perciò che regala giocando perciò che nega a se stesso in una partita interminabile.
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Carlo Pastore
48:05
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Carlo Pastore
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Giorgio Terruzzi
48:24
Giorgio Terruzzi
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Carlo Pastore
48:26
Il trequartista è un progetto 731 LAB, da un'idea di Alessio Albano.
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Break
Speaker 6
49:02
Mi undici è pronto a portare la muovi medica nella tua vita per immortalare i tuoi mezzi Modalità cinematografica Le storie dei trequartisti te le raccontiamo noi, ma con i miei undici il regista sei tu.
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Ivan Zaytsev
Carlo Pastore
Marco Pastonesi
Giorgio Terruzzi
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