Monday, Apr 4, 2022 • 27min

Puntata 6: Vivara

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Telmo Pievani si fa trovare sull’isolotto di Vivara, vicinissimo a Procida eppure già, agli occhi di Arturo, fuori da Procida. Pievani racconta un ragazzo padrone del suo mondo, libero, semi-barbaro, selvatico. E lo racconta attraverso la natura, l’acqua, il vento, e gli animali.
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Talking about
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Speakers
(1)
Telmo Pievani
Transcript
Verified
00:03
Il nostro viaggio fantastico, irreale, fa tappa a
Vivara
, un isolotto legato a
Procida
da un filo di ponte che si percorre a piedi.
Telmo Pievani
ci aspetta lì sull'altra isola immerso in una natura selvaggia, rara e dirompente.
Vivara
per Arturo è esplorazione. È il primo luogo oltre il suo, è la fuga facile da una
Procida
che diventa sempre più piccola via via che lui cresce, ma un'isola insieme all'infanzia può finire?
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00:39
Il salone presenta
Elsa Morante
è un podcast del salone internazionale del libro di
Torino
prodotto da Cora Media.
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Telmo Pievani
00:52
Dove comincia e dove finisce un'isola? Non c'è continente che in fondo non sia un'isola. Per capirlo basta allargare lo sguardo a sufficienza su una carta geografica, proprio come quelle che Arturo ama sfogliare alla sera sugli Atlanti nella sua casa dei guaglioni e sulle quali si perde a fantasticare di viaggi, avventure, ribalderie da guappo, come dice
Elsa Morante
, e di gloriose imprese per sfidare la morte e andare oltre le colonne d'Ercole.
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01:26
Tutto questo non appena sarà adulto, non appena avrà raggiunto l'amato padre in statura e finalmente potrà seguire il suo capitano ai suoi mitici e misteriosi viaggi fuori dall'isola. Un'isola è una contraddizione geografica. Il mare la cinge e la costringe, la unisce e la separa per sempre.
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01:54
Diventa una distesa amichevole su cui Arturo veleggia con la sua barchetta, gloriosamente battezzata Torpediniera delle Antille, e insieme diventa confine. Confine aspro, antipatico, che lo stacca ogni volta da suo padre, che parte ritorna, non si sa perché, non si sa a fare cosa, forse attratto da luoghi esotici o forse più prosaicamente limitato nei suoi spostamenti alla Circumvesuviana.
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02:24
Il fanciullo con il nome di una stella, Arturo, lasciato orfano dalla madre alla nascita, allevato con latte di capra, vive un'ininterrotta estate smagliante, bellissima sulla sua isola, Nella prima parte del libro sembra padrone del suo mondo, libero, semi barbaro selvatico o forastico, che è un aggettivo molto amato da
Elsa Morante
. Io me lo ero dimenticato, anzi non sapevo proprio cosa voleva dire, sono andato a controllare, vuol dire non addomesticato, indomito.
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02:58
E poi ancora vagabondo, autodidatta, in attesa del ritorno del suo mito, suo padre, con il quale poi va a nuotare, a girovagare per i viottoli dell'isola. Però si sente ben presto come il gufo tenuto prigioniero all'inizio del libro dall'oste della bottega, legato a una catenella sul suo asse incassato nel muro, che si strazia continuamente un'ala fino a farla sanguinare.
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03:28
E ogni sera, distinto, l'animale, inutilmente, comincia a dibattersi, prova a staccarsi, a prendere il volo per andare a caccia nella notte, come dovrebbe fare, invece, ricade ogni volta fino a crollare stremato dalla stanchezza, starnazzano appeso a testa in giù.
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03:47
Un'immagine tristissima e angosciante che prelude, peraltro, ad altre vicende nel romanzo. Poi, alla fine vedremo che il bottegaio metterà una radio al posto del gufo.
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04:01
I procidani, scrive
Elsa Morante
, sono di natura scontrosi, sono isolani taciturni. Le porte sono chiuse, pochi si affacciano alle finestre o si siedono in strada a chiacchierare, come succede invece nel resto del napoletano. Ogni famiglia vive nelle sue quattro mura. L'amicizia non piace.
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04:22
Le donne vivono praticamente in clausura, non vanno mai a fare il bagno, nemmeno, perché è peccato. Camminano veloci a piedi nudi, scrive
Elsa Morante
, come gatte selvatiche o faine. E qui vediamo un primo elemento importante, quanto la
Morante
ami le analogie con gli animali, che percorrono tutto il romanzo.
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04:45
I forestieri, nell'isola di Arturo, sono visti con diffidenza a quel tempo, cioè insomma un'area di clausura, di gelosia, di segretezza, l'isola come segregazione. Attenzione però, perché è una segregazione in doppia, una segregazione imposta nel caso del carcere che campeggia in mezzo al borgo antico.
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05:07
La terra murata, lassù in cima, con la sua mole oscura come un castello attorniato da un gregge di casette, una cittadella fortezza; e poi c'è una segregazione invece sedimentatasi nei millenni e interiorizzata come un destino inevitabile nel caso degli abitanti autoctoni.
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05:28
Non si sa quindi dove comincia un'isola e dove finisce. Certo il confine è dato dal periplo, dalle sue spiagge e scogliere, soprattutto quando si alzano le brume d'inverno e il piroscafo se n'è andato. Ma poi è in quel mare che salpano ogni giorno le lampare, è quel mare che attrae la curiosità dei naviganti e alimenta le fantasie da esploratore di Arturo.
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05:54
Il paradosso delle isole, che sono luoghi di connessione, sono tappe di viaggio, sono fermate di scambio da millenni e al contempo luoghi di separazione, di clausura, vale sia per gli umani sia per gli animali.
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06:09
Elsa Morante
scrive che i procidani sono di razza piccola, bruni, con gli occhi neri allungati come gli orientali. E in effetti l'isola ebbe lunghe frequentazioni commerciali con l'oriente del
Mediterraneo
e con chissà quali altri viaggiatori e si direbbe, fa dire ad Arturo la
Morante
, che siano tutti parenti fra di loro, tanto si rassomigliano.
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06:37
Questo è il principale pericolo delle isole che vale per ogni essere vivente. Le isole racchiudono piccole popolazioni, di solito, perché non ci sono risorse per mantenerne di più ampie. E allora gli individui tendono ad accoppiarsi tutti tra di loro, tra cugini e parenti.
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06:56
È il fenomeno che nella scienza si chiama imbreeding cioè endogamia, per farla semplice, che tende a ridurre la variabilità genetica e quindi a indebolire le popolazioni biologiche, poiché le frequenze delle varianti si sbilanciano e succede che le mutazioni negative sopravvivono e si diffondono; portando a malattie, deformazioni, a difetti.
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07:20
Sono infatti mutazioni cosiddette recessive, che se portate da un solo genitore magari non danno problemi, perché i figli ereditano solo una variante positiva insieme con quella negativa. Ma se entrambi i genitori se la portano, allora i figli saranno con più probabilità anche loro portatori di varianti negative e si ammaleranno.
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07:42
Ecco perché è importante nell'evoluzione che ci sia sempre l'afflusso di individui esterni, di stranieri, di migranti perché portano nuova variabilità, che è la linfa vitale in biologia. Ed ecco perché nell'evoluzione nessuna isola è davvero un'isola.
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08:02
Ma le isole, proprio per le loro caratteristiche di unicità, sono anche laboratori dell'evoluzione.
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08:09
Fateci caso, i grandi padri della teoria dell'evoluzione tutti, da
Charles Darwin
a
Thomas Henry
Hax,
Joseph Hooker
,
Alfred Wallace
e molti altri, hanno tutti capito i meccanismi evolutivi studiandoli sulle isole. Darwin a
Capo Verde
, poi alle
Galapagos
,
Wallace
, in Malesia nelle Molucche e così via.
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08:32
Sulle isole l'evoluzione accelera e porta risultati esagerati, sorprendenti, come per esempio il nanismo e il gigantismo insulari. Gli animali sulle isole diventano più piccoli o più grandi, in base alle risorse che trovano e alla presenza o meno di predatori.
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08:51
Sulle isole mediterranee, per esempio, come la Sicilia, la Sardegna,
Malta
, abbiamo scoperto l'esistenza in passato di elefanti nani o di mammut nani. Su altre isole, invece, i roditori e gli uccelli diventano giganti. Insomma, le isole generano mostri e stranezze.
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09:12
Quando poi un'isola viene abitata da un gruppo fondatore di colonizzatori, sia umani sia non umani, questo si porta dietro un campione di caratteristiche tutte sue, genetiche, che poi verranno ereditate e renderanno quella popolazione unica nel suo genere. Questo si chiama effetto del fondatore e spiega anche molte peculiarità delle specie che vivono sulle isole.
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09:38
Quindi, proprio come scrive
Elsa Morante
, le isole separano e connettono al tempo stesso i viventi. Per le isole passano gli uccelli migratori, come quelli che fanno sosta sui davanzali della casa dei guaglioni. Sulle scogliere fanno il nido i gabbiani, le tortore selvatiche di cui, specialmente al mattino presto scrive la
Morante
, si odono le voci ora lamentose, ora allegre.
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10:03
Per tutte queste ragioni sulle isole troviamo spesso specie che abitano solo su quell'isola e da nessun'altra parte, magari solo su uno scoglio, cioè specie cosiddette endemiche.
Elsa Morante
, per esempio, fa dire ad Arturo: e sui muri delle stradine di
Procida
si può scorgere una lucertola turchina che non si può incontrare altrove, in nessun altro luogo del mondo.
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10:29
Ed è proprio vero è la famosa lucertola turchina, che si osserva anche sui faraglioni di
Capri
, poco distante, e che ha assunto quella colorazione blu probabilmente per caso, come un effetto collaterale di altri adattamenti, perché la rende più riconoscibile ai predatori, quindi in realtà non è una buona idea
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10:48
È un'altra bizzarria che succede sulle isole. Poco più a ovest, sulle Isole Eolie, esiste una lucertola che in addirittura sopravvive in poche centinaia di esemplari, soltanto su quattro piccole porzioni o scogli dell'arcipelago. E' una specie preziosissima, unica, a rischio estinzione e quindi da proteggere.
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11:11
Proprio per questo, quando in un ecosistema così fragile come un'isola arriva da fuori una specie invasiva, cioè una specie che non trova predatori né ostacoli, succedono disastri.
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11:22
Nel caso di
Procida
è successo con la zanzara tigre, come un po' da tutte le parti in
Italia
, e con la mosca mediterranea della frutta, anche se sono stati messi in atto ottimi progetti di eradicazione. Le isole, insomma, sono laboratori di diversità, vulnerabili, preziose, come la giovinezza spensierata di Arturo, che ben presto se ne va.
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11:48
In alcuni suoi versi,
Morante
riporta cruda e impietosa quello che gli altri pensano di lei, pazza, mangiata dalle streghe, soldato di imprese disperate, marinaio senza veli ne remi, e una domanda alla fine che sembra la stessa che l'isola fa ad Arturo: dove t'avventuri?
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Telmo Pievani
12:08
Ma qual è lo scenario reale in cui si svolge la trama dell'isola di Arturo. Procida è un'isola piuttosto piccolina. Sono tre centosettanta ettari di terre emerse, il suo perimetro, quello che Arturo spesso fa, è di sedici chilometri e non supera mai l'altezza di cento metri.
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12:27
Dista solo tre chilometri o poco più dalla terraferma, quindi la barriera che la separa dal resto del mondo non è invalicabile, né lo è mai stata in passato, a dir la verità. Oggi conta undicimila abitanti, che non sono pochi. Quindi la densità abitativa è alta e lo fu anche in passato.
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12:47
Ma quando
Elsa Morante
ci andava in vacanza e poi immagina che Arturo sia vissuto a
Procida
, l'isola non era ancora turistica e sulle spiagge non c'era il chiasso dei bagnanti, come nel resto del golfo di Napoli. Non era ancora di moda
Procida
, forse a causa della mole, un po' soffocante di quel carcere che la sovrastava, un funebre olimpo, come lo definisce la scrittrice in modo molto efficace.
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13:17
Oggi
Procida
ha tre porticcioli e uno di attracco per i traghetti e gli aliscafi, ed è abbracciata dall'area Marina protetta nazionale del regno di Nettuno, che tutela il magnifico mare attorno alle isole del golfo. Attaccata con un ponte pedonale come un'appendice, cioè poi l'isolotto di
Vivara
, che a me piace moltissimo, a forma di mezzaluna, piccolissimo.
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13:52
In pratica è un mezzo arco di un cratere abitato sin da tempi antichissimi, che uno proprio non lo direbbe, che per un briciolo di terra, così una collina in mezzo al mare potesse essere abitata già da popoli pre romani e poi dai dai greci e dai romani. E oggi è un'oasi naturalistica.
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14:12
E pensare che un tempo
Vivara
era più alta di nove metri, che non è poco a causa del fenomeno del bradisismo, quindi, che si sta, la sta facendo abbassare, inabissare.
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14:24
I
Borbone
ne fecero una riserva di caccia, la riempirono di fagiani, di caprioli e di conigli. Arturo, ogni tanto, nelle sue esplorazioni immaginifiche, vi approda con la barchetta e la cagnetta insegue, appunto, i conigli selvatici. Crateri, bradisismi, è evidente che
Procida
ha origini vulcaniche, fa parte delle
Isole Flegree
insieme con
Nisida
e con
Ischia
, altre due isole meravigliose.
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14:53
Sta dentro la grande caldera dei
Campi Flegrei
, che è un super vulcano, come
Yellowstone
tanto per intenderci, che adesso è in quiescenza, come si dice sta dormendo, ma in futuro chissà.
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15:08
Questa situazione le attribuisce un senso di precarietà che per certi aspetti si percepisce anche nel libro di
Elsa Morante
dall'inizio. L'isola vulcanica di
Procida
, in particolare, è nata da quattro crateri attivi tra sessantamila e diciamo ventimila anni fa, che ora sono spenti e si stanno consumando. Da qui le rocce tufiche e basantiche per le quali si aggira Arturo fin da bambino.
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15:38
Il ragazzo, nelle sue memorie, ricorda bene le migliaia di fiori spontanei, bellissimi fiori vulcanici, le colline ricoperte di ginestre, la ginestra di
Leopardi
, espandono il loro profumo vulcanico, selvatico e carezzevole, scrive la Morante, fino al mare, ai porti e alle navi di passaggio.
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16:01
Su queste isole vulcaniche, dietro i muri delle stradine, si nascondono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali, dice la Morante. E il tutto grazie alla fecondità della terra dei vulcani.
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16:20
Arturo ci si avvicinerà solo alla fine, per via del carcere e inseguendo suo padre, in quel carcere dove la
Morante
ci dice ci sono persone che hanno colpe terribili, ma soprattutto persone che soffrono.
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16:36
E finalmente, verso la fine del libro, Arturo entra dentro Terra Murata, che è un borgo antichissimo di case, chiese e conventi, dice la
Morante
, lo è ancora oggi, in cima a quella collina, anche lui abitato da tempi antichissimi, già nel 1500 a. C. e poi occupato dai greci e dai romani, che poi diventa una residenza rinascimentale molto bella, come un palazzo di Avalos, un palazzo reale con tanto di corte dei
Borbone
.
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17:05
E poi, appunto, diventa un carcere dal 1831 al 1988, e persino carcere di massima sicurezza negli ultimi tre anni, dall'85 all'88. E' una magnifica fortezza a strapiombo sul mare, novanta metri sopra il mare, un tempo circondata da una tenuta agricola per i lavori forzati.
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17:31
Per questo definì
Procida
l'isola, prigione. Oggi si possono visitare i resti delle celle, il bel vedere, il cortile rinascimentale, la caserma delle guardie, l'infermeria, eccetera eccetera e l'eco di tante storie di dolore.
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17:49
Davvero nessuna isola è un'isola, se pensiamo che da
Procida
sono passati, nell'ordine, gli Osci, i Greci, i Romani, i Normanni, gli Aragonesi e poi i marinai, pirati, pescatori, artisti, comandanti, scienziati, anche, delinquenti, assassini e molte altri derelitti della storia.
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18:11
Tante sfumature umane, insomma, un po' come le case con quei bei colori di conchiglia rosa e cinereo, scrive la
Morante
, ornate di garofani coltivati in barattoli di latta.
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18:26
Ma l'isola di Arturo Gerace è ben più che il risultato di antiche eruzioni e di colate laviche. È, secondo me, una dimensione dell'anima, un'isola del tesoro.
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18:39
Il che si evince proprio da come
Elsa Morante
evoca gli animali in quanto metafore di paure, di desideri, di sogni e di tutte le aspettative che ha Arturo. La casa dei guaglioni, con i suoi misteri, le sue maledizioni contro le donne è, come dice la
Morante
, un ragno d'oro che ha tessuto la sua tela iridescente, sopra tutta l'isola. Dal tetto della casa si vede la figura distesa dell'isola che somiglia a un delfino.
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19:11
La casa stessa è uno zoo, tra il realistico e il fantastico, vi abitano di nuovo ragni che lasciano tele iridescenti e poi lucertole, uccelli, rondini, vespe, gabbiani, gufi, tanti gufi, civette, pipistrelli.
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19:29
E una notte Arturo vede salire su dalla marina un quadrupede bianchissimo, grosso come un tonno mezzano, dice e ornato di corna ricurve come spicchi di luna, il che è molto improbabile. Il ragazzo pensò che fosse un bove marino, una rara specie di ruminante anfibio, avvistato anche da alcuni marinai vicino alla Grotta Azzurra di
Capri
.
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19:55
Tra virgolette, la
Morante
dice: vive nel mare come i pesci, ma è ghiotto di ortaggi e durante la notte emerge dall'acqua per andare a rubare nei poderi.
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20:09
Qui si vede benissimo come la
Morante
sa giocare molto efficacemente con il registro restrittivo tipico suo delle piccole umili cose domestiche di ogni giorno, dentro il quale però ogni tanto inserisce queste incursioni di fantasticherie e di sogni ad occhi aperti, di menzogne e sortilegi, come diceva lei.
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20:33
La giovane matrigna sembra, ad Arturo, sulle prime scure, contratta come un gufo, però le sue labbra sono come certi frutti rossi rosicchiati dagli scoiattoli, dai conigli selvatici di
Vivara
, e qua si inserisce la sua crescente, poi desiderio, verso questa donna e poi se ne innamora appunto, come di un animale mezzo selvatico e mezzo domestico, come una gatta o una capra.
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21:01
Tutte metafore di animali, sempre. L'isola di Arturo è l'emblema della libertà, della primitiva felicità, del fulgore, dell'illusione, delle inquietudini della crescita, di una imperfetta notte, come dice la Morante, che prima o poi si farà giorno. La zoologia dell'isola di Arturo è chiaramente un teatro sentimentale.
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21:28
Quando le chiedevano perché amasse tanto i gatti,
Morante
rispondeva perché i gatti amano me. Perché esiste tra loro e me una specie di reciproca simpatia. Poi sull'origine della sua passione aggiungeva la magia, da bambina pensavo che gli animali fossero angeli.
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Telmo Pievani
21:48
L'eroe fanciullo Arturo vive anche, ovviamente, lunghi momenti di noia, di nostalgia e anche di ansia per i sentimenti che sempre più robusti prorompono dentro di lui e poi anche per le sempre più imprevedibili assenze del padre, per quelle attese snervanti al porticciolo che arrivi il prossimo piroscafo.
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22:12
E poi le delusioni di una realtà adulta che è ben più difficile di quella che aveva immaginato. È in questi turbamenti che si insinua un'altra dimensione della natura animale, quella secondo me più profonda in
Elsa Morante
, una natura leopardiana che è incisa nel dilemma indecifrabile della vita umana che Arturo sta esplorando.
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22:38
Quando è annoiato Arturo sogna una zuffa tra animali, tra creature selvatiche, come lupetti o leone. Il selvatico torna dall'inizio alla fine nel libro Sogna una chimera multiforme che lo incanta, simbolo di una ambiguità che m'imprigionava, dice Arturo, come una ragnatela iridescente. Ecco che torna la metafora di questa ragnatela iridescente. Il mare smette a un certo punto nel libro di essere una partenza possibile per avventure, si trasforma in desiderio di evasione dal dolore.
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23:13
È una cosa diversa, molto diversa. Durante la sua metamorfosi, Arturo avverte, allora, e questo è un passaggio bellissimo, la signoria sconfinata nell'esistenza di un riccio attaccato allo scoglio e persino di una tignola, che è una tarma praticamente, la signoria sconfinata della natura, indifferente alle nostre sorti.
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23:40
La morte individuale, scrive la
Elsa Morante
non ha senso. Non ha senso per Arturo, che come suo padre si definisce non credente. Perché? Perché la vita prosegue, resiste comunque, no?
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23:52
Arturo allora dice di voler essere uno scorfano, più che un gabbiano, un delfino, cioè brutto scorfano, il più brutto pesce del mare, che però è pur sempre libero di nuotare e di scherzare in quell'acqua gli animali hanno occhi chiari e incantati, occhi che segnano un tempo non umano come quello di un vecchio gatto simile a un sinistro guardiano dell', isola che Arturo infastidisce più volte.
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24:20
Gli animali seguono istinti senza pensare a chi li comanda, come quando le rondini intuiscono che è il momento di partire e trovano la strada senza nessun insegnamento, scrive la
Morante
. Proprio come farà Arturo. O come quando le gatte, le uccelle e le belve, scrive
Morante
, sentono di dover partorire e si affaccendato a preparare il nido.
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24:46
Gli animali vivono in un'ignoranza fiduciosa, senza interrogazione nè ansietà, eppure hanno una sensibilità vicina alla veggenza. Sanno stare da soli, grida un giorno Arturo, arrabbiato contro la matrigna, dice, sono magnifici e superbi come degli eroi. Il gufo va e si posa quasi sempre solo, e il bue marino va girando solo le notti e l'elefante si incammina da solo per andarsene lontano quando deve morire.
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25:17
La natura, insomma, per concludere, ci sovrasta, è più grande di noi che ne facciamo parte e continuerà dopo di noi. Non è fatta per noi e noi non siamo per nulla indispensabili, scrive la
Morante
.
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25:35
Ideati umori e le irridescenze della realtà, ecco ancora le irridescenze, sono un teatro incantato che innamora ogni cuore vivente fino all'ultimo. Ma poi quel teatro lo dobbiamo lasciare mentre tutto continuerà, perché i sospriri dell'universo sono eternamente infantili. Tornerà l'estate dopo che ce ne saremo andati, dice la scrittrice, come un drago invulnerabile che sempre rinasce.
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26:07
Che l'estate tornerà senza di noi e di questa ingiustizia non si lagnerà nessun animale, non se ne lagnerà il passero, dice Arturo alla fine, non la formica e nemmeno l'infimo pesciolino del mare. Quando Arturo lascia l'isola al soffiare dei venti di guerra, viene in mente il più bel verso, secondo me del libro, il più vertiginoso che fa così: ed ecco che così in eterno ogni perla del mare ricopia la prima perla e ogni rosa ricopia la prima rosa.
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Speaker 3
26:50
E invece,
Elsa Morante
è nata da se stessa, lo scrive Cesare Garboli, quasi smentendo la convinzione morantiana della perla che ricopia la prima perla e della rosa che ricpia la prima rosa. Perché quella scrittrice,
Elsa
, non è uguale a nessuno e nessuno mai sarà uguale a lei.
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