Tuesday, Jul 5, 2022 • 44min

Ep 05. Le morti di Stefano Tamburini e Andrea Pazienza

Play Episode
È il capitolo più triste della storia di Frigidaire, ma tocca raccontarlo. Si tratta delle morti di Stefano Tamburini e Andrea Pazienza, a pochi anni di distanza l’una dall’altra, entrambe per overdose da eroina, raccontate da chi c’era e gli ha voluto bene. Erano giovanissimi e ancora enormemente ricchi di talento. Tamburini se n’è andato a 31 anni, Pazienza a 32. Ci lasciano un patrimonio di sogni e di segni incalcolabile. La loro scomparsa, a tanti anni di distanza, suscita ancora forte emozione, rammarico e un profondo senso di perdita.
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Talking about
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Speakers
(13)
Nicolò Porcelluzzi
Emi Fontana
Marina Comandini
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Transcript
Verified
Nicolò Porcelluzzi
00:02
Gennaio millenovecento ottantasei, sul numero sessantadue di Frigidaire viene pubblicata un'inchiesta dal titolo "La morte dei poeti raccontata da loro stessi".
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00:13
L'idea è di Augusto Ciuffini, di professione pubblicitario e suocero del direttore Vincenzo Sparagna.
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00:19
"Sopravvissuti all'anima, alla patria, alla tv, al sesso" scrive Ciuffini, "Sopravvissuti al desiderio, alla psicanalisi, alla relatività generale, alla bionica, a Dio e alla pubblicità.
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00:31
Sopravvissuti alle banche dati, alla famiglia "e l'elenco prosegue.
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00:36
Poi Ciuffini chiede a poeti e scrittori, tra cui Edoardo Sanguineti e William Burroughs, di raccontargli come loro immaginano la morte.
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00:51
---
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Nicolò Porcelluzzi
00:52
Burroughs paragona la morte a una macchina che a cento all'ora si infrange contro un muro di granito.
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00:58
In quel gennaio millenovecento ottantasei, quando il testo di Burroughs esce in edicola, nessuno tra i fondatori di
Frigidaire
immagina la violenza dello schianto in arrivo.
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01:08
Sono Nicolò Porcelluzzi e questo è FRIGO!!!
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01:11
FRIGO!!! è una serie di Chora Media promosso da CP Company, un podcast scritto con Ivan Carozzi.
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01:20
Stefano Tamburini
, creatore di Ranxerox, grafico e art director, l'inventore del nome Frigidaire, del logotipo e del progetto grafico della rivista, muore ad appena trent'anni in un giorno imprecisato dall'aprile millenovecento ottantasei.
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01:35
Tamburini all'improvviso era sparito dalla circolazione.
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01:40
Lo racconta l'ex moglie Emi Fontana, curatrice di arte contemporanea, scrittrice e insegnante di yoga che oggi vive negli Stati Uniti.
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Emi Fontana
01:48
Stefano ed io non stavamo più insieme, però eravamo amici e ci sentivamo diciamo una volta a settimana, una volta ogni due settimane, eccetera.
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01:57
Magari ci vedevamo, ci prendevamo un caffè, andavamo a mangiare insieme insomma c'era un rapporto di ancora affetto profondo, in realtà.
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02:06
E io a un certo punto, ad aprile mi sono resa conto che erano un paio di settimane che non lo sentivo e mi sono un po' preoccupata sinceramente.
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02:15
Non mi ricordo chi chiamai, se chiamai Andrea o anche Sparagna, però mi dissero ma no, non ti preoccupare, probabilmente è a Parigi, anche perché non rispondeva al telefono.
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Nicolò Porcelluzzi
02:28
Il padre di Tamburini è un ferroviere vicino alla pensione.
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02:32
Grazie a lui il figlio Stefano ha diritto ogni anno a seimila chilometri gratis sulle ferrovie italiane in prima classe.
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02:38
Anche il padre di Tamburini in quei giorni è preoccupato.
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02:41
Comincia a telefonare.
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02:42
La redazione di
Frigidaire
non è più nella stanza con soppalco di Via Della Penitenza.
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02:47
Ora il giornale si è trasferito nel quartiere di Monteverde Vecchio, in Via Lorenzo Valla.
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02:52
Sono i giorni dello scoppio di un reattore nella centrale nucleare sovietica di
Chernobyl
.
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03:05
---
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Nicolò Porcelluzzi
03:13
Nelle ore che precedono il diffondersi della nube radioattiva, il padre di Tamburini solleva la cornetta e telefona in redazione.
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03:20
Risponde il direttore Vincenzo Sparagna.
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03:23
Tamburini padre chiede se per caso c'è qualche notizia di Stefano.
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03:27
Sparagna dice di non avere notizie, ma rassicura il signor Tamburini, Stefano è in vacanza e tutto Frigidaire lo aspetta.
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03:34
Il padre di Stefano risponde che in realtà il figlio è tornato dalle vacanze, ma è sparito.
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03:38
Allora Sparagna si preoccupa, comincia a telefonare in giro, ma nessuno sa dov'è finito Stefano.
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03:43
È lo stesso Sparagna martedì ventinove aprile, ospite di Teleroma Cinquantasei insieme a Filippo Scozzari e
Andrea Pazienza
a ricostruire la cronaca di quella giornata.
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03:57
Buonasera, ve l'avevo promesso ieri un dossier straordinario dedicato a
Stefano Tamburini
.
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04:03
Parlare di una persona che non c'è più è sempre molto difficile, si rischia di fare della necrofilia e sapete che non è né costume nostro, né costume dei nostri ospiti, né costume di
Stefano Tamburini
.
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04:14
Vincenzo Sparagna:
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Vincenzo Sparagna
04:16
Il problema è stato che circa una settimana fa, cioè in realtà la sera penso di.. ho perso quasi il senso del discorso
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Andrea Pazienza
04:25
Martedì scorso
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Vincenzo Sparagna
04:25
Di martedì o di mercoledì scorso, sì.
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04:28
Il padre di Stefano ha telefonato al giornale chiedendo se avevamo visto Stefano negli ultimi giorni.
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04:35
E insomma noi non l'avevamo visto negli ultimi giorni perché aveva telefonato, era passato in redazione i primi giorni di aprile e nessuno in realtà era preoccupato insomma di questa cosa.
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04:47
Comunque noi eravamo convintissimi che almeno il padre lo avesse visto oppure che avesse telefonato a qualcuno, per cui ho tranquillizzato il padre dicendo adesso faccio delle telefonate in giro e insomma penso che lo troverò e le faccio avere qualche notizia.
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Nicolò Porcelluzzi
05:04
Poi nel tardo pomeriggio arriva di nuovo una chiamata del padre.
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05:07
Dice che i vicini sentono un tanfo provenire dall'appartamento del figlio.
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05:11
Scozzari ha un presentimento.
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05:13
Il mattino dopo Sparagna, Pazienza e un vecchio amico e collega il disegnatore Vincino, recuperano una copia delle chiavi e si dirigono verso l'appartamento, in zona Montemario, che un amico aveva messo a disposizione di Stefano.
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05:26
Sparagna e Vincino circa un anno prima avevano salvato Pazienza da un'overdose.
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05:31
Lo avevano preso per i capelli nella camera di un hotel a Piazza Del Popolo e poi l'avevano trasportato verso l'ospedale a bordo della Ford Fiesta di Sparagna con tanto di pneumatico a brandelli.
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05:40
Ora i tre sono di nuovo insieme e con loro c'è il padre di Tamburini.
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05:44
Quando la porta si apre ed entrano nell'appartamento trovano ciò che temevano, Stefano morto da un paio di settimane, ucciso da una probabile overdose.
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Vincenzo Sparagna
05:54
La mattina dopo siamo andati a casa insomma, e lì si è semplicemente scoperto che era morto da parecchi giorni, diciamo così.
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Nicolò Porcelluzzi
06:07
Il giorno dopo Scozzari e Pazienza sono in redazione e disegnano, preparano un nuovo numero.
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06:11
Pazienza piange e urla, Scozzari non ci riesce.
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06:15
Pazienza disegna il Tamburini dalle guance tumide e lucenti che andrà in copertina su Frigidaire.
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06:20
Più tardi, uscendo dalla redazione, è raggiunto dalla voce di Scozzari che gli chiede schietto se si buca ancora o no.
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06:27
Pazienza risponde che sono mesi che non si fa e quindi se ne va lasciando la sua cartellina con i pennarelli.
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06:33
Poco dopo Scozzari in quella cartellina ritrova avvolto in una copia di Repubblica un oggetto misterioso, è una scatola trasparente che custodisce una lunga siringa di vetro blu con un ago dorato.
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06:46
Passa una settimana, a
Chernobyl
pompano azoto liquido per spegnere la lava del reattore fuso.
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06:51
Scozzari, Pazienza e Sparagna tornano nell'appartamento.
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06:54
Il padre di Stefano gli ha chiesto una mano per portare via gli ultimi effetti e dare una ripulita.
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06:59
Scozzari nel suo libro di memorie ripercorre quel pomeriggio in due pagine molto forti, racconta che sul parquet si muovono i passi inquieti e smarriti degli amici e del padre.
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07:08
L'appartamento è pervaso dall'odore di disinfettante dell'ufficio d'igiene.
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07:12
Il materasso dove si è impressa la silhouette di Stefano è ancora al suo posto.
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07:16
Scozzari è preso dallo sconforto, torna in macchina.
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07:19
Da lì vede delle operazioni di trasporto del materasso all'esterno della casa.
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07:22
Poi Pazienza entra nell'abitacolo ed estrai dal giubbotto un souvenir.
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07:26
È una mitraglietta Uzi di plastica appartenuta a Tamburini, simili a quelle usate oggi nei video trap e scarica una finta raffica su Scozzari.
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07:34
Scozzari stramazza per gioco, poi si volta e dal lunotto incrocia gli occhi del padre di Tamburini che li osserva dalla finestra.
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07:46
Del matrimonio tra Emi Fontana e
Stefano Tamburini
esiste una foto che ho visto, non ricordo più dove, in una pagina della rivista o forse su una parete a Frigolandia.
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07:55
La foto li ritrae sorridenti nel momento del lancio del riso.
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07:59
Da molto tempo Emi lavora come curatrice negli Stati Uniti ed è stata la compagna dell'artista Mike Kelly, di cui ha curato una grande mostra a
Milano
nel duemila e tredici e oggi vive in
California
, a South Pasadena.
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08:11
Quando ci siamo sentiti su Zoom, in
California
era mattino e a
Milano
erano le otto di sera con il cielo pieno di rondini.
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08:18
C'è una cosa che non sapevo e cioè che Emi ancora prima di incontrare Stefano è stata amica di
Andrea Pazienza
, che ha conosciuto sulla spiaggia di
San Menaio
.
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Emi Fontana
08:26
Ci siamo incominciati a frequentare con Andrea sulla spiaggia di San Menaio sul Gargano, quando io avevo tredici quattordici anni e lui diciotto diciannove.
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08:37
Andrea era molto carismatico già da allora, noi osservavamo l'evoluzione della sua carriera, disegnava molto bene, eccetera.
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08:44
Poi un po' di anni dopo mi disse che aveva iniziato a lavorare al Male.
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08:48
Ero ancora al liceo, credo, decisi in maniera lucida di fare questa telefonata ad Andrea nella redazione del Male.
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08:57
C'avevo questo foglietto appallottato dall'estate, ce l'avevo nella giacca.
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09:03
Mi ricordo che andai a chiedere un gettone al bar di Largo Argentina e poi mi feci coraggio e telefonai.
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09:10
Era strano, c'era la consapevolezza che quella telefonata avrebbe cambiato la mia vita.
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09:15
Mi ricordo che timidamente chiesi "Posso parlare con Andrea?"
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09:19
Mi ricordo molto bene la redazione, la prima l'impressione che mi fece, tutte le persone, soprattutto maschi, era pieno di maschi, c'erano pochissime donne.
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09:29
E questo mi saltò subito all'occhio, c'erano tutti così che alzavano gli occhi dalle tavole da disegno per guardarmi un po' sbavosi anche così e però fui felicissima di vedere Andrea.
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09:39
E da lì iniziai a frequentare più o meno regolarmente, a frequentare la reazione del Male.
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09:45
E lì un giorno vidi Stefano per la prima volta.
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09:49
Fu un po', un un colpo di fulmine, una cosa un po' a prima vista, in un certo senso.
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09:55
Nel senso che fui molto subito attratta da lui anche fisicamente, perché c'aveva questi occhi incredibilmente intelligenti.
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10:03
C'era veramente come un "sparkle" come si dice in inglese, una scintilla negli occhi.
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10:09
Anche questa figura, un po' pasoliniana che aveva lui come aspetto fisico, con questi capelli ricci neri..
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10:16
Andammo di nuovo insieme, mano nella mano, questa volta nella redazione del Male, Andrea stava al piano di sopra, in questo stanzino piccolo col tavolo tutto pieno incasinato di pennarelli eccetera e quando entrammo e dicemmo "Andrea ti dobbiamo dire una cosa" e lui disse "Cosa?"
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10:32
"Siamo insieme, ci siamo fidanzati" e Andrea fece un balzo gigantesco, perché balzava no, come un felino, balzò e tutti i pennarelli all'aria e incominciò a urlare "Questa è una questione molecolare. É una questione cellulare"
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10:47
Mi ricordo così era veramente fuori di sé dalla gioia.
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Nicolò Porcelluzzi
10:57
Il racconto di Emi Fontana offre più di uno squarcio sull'amicizia che a partire dal settantasette ha legato
Stefano Tamburini
e Andrea Pazienza
.
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11:05
A questo proposito mi è tornato in mente un episodio che mi aveva raccontato Nicola De Mattia, uno dei più vecchi amici di Pazienza, che con Pazienza aveva condiviso un appartamento a
Bologna
e poi si era trasferito a vivere a
Milano
.
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Nicola De Mattia
11:16
Abitavo in via Plinio che era una strada abbastanza vicino alla stazione, sto in una soffitta col bagno fuori e un giorno sono arrivati Andrea e Stefano.
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11:35
Siamo stati da Ferrata insieme, abbiamo mangiato, dopo loro sono rimasti a dormire a casa da me e in quella occasione abbiamo dormito in tre in un letto matrimoniale.
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11:53
Quindi, come ti dicevo, posso dire che ho dormito con due geni e in quell'occasione hanno disegnato a due mani la macchinetta per gli spini, non so se ce l'hai presente.
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12:12
E praticamente la storia è così, prepara uno spino perfetto, però alla fine si scorda di leccare e si apre tutto e dice fumare fa male ai nervi, una cosa del genere.
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12:29
Disegnato sia da Andrea che da Stefano.
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Nicolò Porcelluzzi
12:35
Torniamo a Emi e alla nostra chiacchierata tra
Milano
e Los Angeles.
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12:39
Sono tante le domande che vorrei farle.
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12:41
Magari ci sarà occasione un giorno di vederci di persona, ma intanto le chiedo di raccontarmi di lei, di Stefano, di Roma e della redazione di
Frigidaire
.
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Emi Fontana
12:48
Stefano era un vero romano da generazioni, com'è impossibile trovarne e io abitavo al centro storico, lui abitava a Talenti, prendeva credo un paio d'autobus, tra cui il sessanta.
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12:59
Quindi c'era mi pare questa cosa, questo incubo che doveva riprendere poi il sessanta notturno per tornare.
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13:03
Camminavamo tantissimo in giro per Roma.
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13:06
C'erano dei punti fissi tipo l'edicola di Piazza Colonna, che era proprio un luogo di culto per Stefano, dove ci fermavamo sempre a vedere tutte le riviste perché aveva le riviste straniere, Photo francese poi c'era Actuelle.
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13:23
Stefano veramente aveva il pallino un po' dell'editoria, proprio dell'idea della rivista eccetera.
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13:28
Si trovava anche il Metal Hurlant credo già anche allora.
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13:32
E poi camminavamo a volte fino a Trastevere, fino alla redazione di Frigidaire, a Vicolo Della Penitenza.
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13:39
Secondo me Stefano era veramente un artista anche proprio per, diciamo, la completezza e la complessità dei suoi interessi che andavano dalla musica, dal disegno alla grafica.
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13:51
Io dopo sono stata sette anni con Mike Kelly no, devo dire che Stefano, Andrea, Mike li metto tutti su un po' sullo stesso piano che è secondo me un piano di genio, cioè che supera quello dell'artista di talento.
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14:08
Ecco secondo me personaggi così cioè sulle loro idee di una persona sola ci possono campare poi venti, trenta, quaranta artisti.
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14:17
Stefano non era un intellettuale, cioè nel senso che non voleva essere un intellettuale.
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Nicolò Porcelluzzi
14:22
Nei giorni di aprile in cui Tamburini all'insaputa di tutti, è morto nel suo appartamento, Emi ventiquattro anni, cammina nel centro di Roma, si lascia alle spalle la Fontana della Barcaccia e risale alla scalinata di Piazza di Spagna.
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Emi Fontana
14:34
A un certo punto ho visto una cosa sbrilluccicante sulle scale di Piazza di Spagna no, io salivo e c'era questa cosa davanti a me sugli scalini un po', un po' più alta che sbrilluccicava e ho detto ma chissà cos'è quella cosa.
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14:47
Nel frattempo c'era un tipo, il tipico coatto romano, un po' muscoloso un po' così che scendeva e l'ha vista anche lui, l'ha presa, ha preso in mano questa cosa e fa "Ah tanto è falsa" e ha buttato questa cosa di nuovo per terra.
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15:02
Io ho raggiunto l'oggetto, l'ho raccolto, l'ho preso nelle mie mani ed era questa tigre era una spilla di una tigre su un ramo, tempestata di pietre con una fattura incredibile che si muoveva la coda si muoveva una zampina e io ho detto ma questa è una cosa importante.
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15:20
Giro, Van Cleef & Arpels, una famosa gioielliere internazionale.
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15:28
Comunque era numerata e firmata.
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15:30
E io leggo molto questo ritrovamento è come un po' se me l'avesse fatta trovare Stefano e un po' il messaggio della tigre è un po' un messaggio di forza per quello che mi aspettava in realtà no?
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Nicolò Porcelluzzi
15:45
Nelle ore successive al ritrovamento Emi si trova a casa dei genitori insieme al fratello quando all'improvviso suona il citofono.
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15:51
È
Andrea Pazienza.
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Emi Fontana
15:52
E io contentissima, super sorpresa, contenta, Andrea sale su e poi iniziò a notare che c'è qualcosa di strano in lui no, che non era.. noi eravamo così entusiasti, anche mio fratello di vedere Andrea così erano tutti festosi e poi lui dice "Ma c'avete", versavamo il vino dice, "C'avete qualcosa di più forte?"
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16:11
"Ma si, vuoi un whisky?" che lui si riempie il bicchiere così fino all'orlo e lo manda giù di un colpo.
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16:18
Poi fa "Stefano".. e io dico.. E poi a quel punto mio fratello più giovane fa "È morto".
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16:25
Mio fratello lo dice e così.
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16:27
È lì a quel punto poi ci siamo messi tutti a urlare, tutti e tre a urlare.
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16:31
È stata una scena veramente, veramente forte che è rimasta nella memoria perché Andrea mi disse "No, no, non volevo che tu lo sapessi dai giornali mi sono sentito, mi sono sentito che dovevo essere io a dirtelo."
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Nicolò Porcelluzzi
16:43
Ecco come Pazienza qualche giorno dopo ricorderà
Stefano Tamburini.
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Andrea Pazienza
16:47
Cioè era un ragazzo che si è sempre rifiutato di prostituirsi in qualunque modo.
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16:54
Un ragazzo che ha sopportato dalla vita tante cose, anche anche brutte e spiacevoli, sulle quali però noi non eravamo in grado di intervenire.
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17:03
Un ragazzo che è riuscito a rimanere una ventina di giorni senza che nessuno lo trovasse, non lo cercasse, naturalmente, in in una casa, un ragazzo che non aveva patente, che viveva in una casa senza telefono, che è stato trovato su un materasso per terra sul parquet e che in pratica praticamente non è morto, così come così dice "È morto come è vissuto".
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17:27
È morto come come come come secondo copione e viceversa.
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17:34
Una persona che in un futuro bisognerà cercare di ordinare per quella che è stata la sua opera, la sua produzione, in modo che non si faccia riferimento solo a Ranxerox per definire il suo livello di genialità, ma andare a riscoprire anche tutte quelle cose anche minimali che era lui capace di dare.
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Nicolò Porcelluzzi
17:60
Qualche anno fa il Comune di Roma ha dedicato una strada a Tamburini, si trova a Sud-ovest della città, oltre il raccordo anulare, nel comprensorio di
Torrino
Mezzo Cammino.
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18:10
Nei pressi ci sono pure una strada dedicata al fumettista Guido Buzzelli, un largo Benito Jacovitti, una scuola materna intitolata alla Pimpa e un parco dei fumetti al quale si può accedere passando per Porta Lupo Alberto o Porta Corto Maltese.
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18:23
Lo dico con il massimo affetto per gli artisti citati, però lascia uno strano sapore vedere Tamburini ridotto nella toponomastica al solo talento di fumettista, quando invece sappiamo che nella sua breve vita volle e riuscì a essere molte cose diverse insieme.
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18:38
Un estimatore di Tamburini, lo scrittore, editore, musicista Valerio Mattioli, che abbiamo incontrato nella puntata precedente, un giorno è passato dalle parti di Mezzo Cammino.
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Valerio Mattioli
18:48
Io sono capitato a via Tamburini, in realtà per caso perché mi trovavo nei dintorni per motivi diciamo familiari, e mi sono ricordato che da quelle parti, più o meno in zona
Torrino
per chi conosce Roma subito dopo il raccordo anulare, c'era questa via dedicata a
Stefano Tamburini
.
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19:05
Quindi già che c'ero, ero in macchina ho detto andiamolo a vedere ed è una vietta che di tamburiniano non ha non ha nulla, nel senso che non è uno scorcio di periferia distopica o proprio cyberpunk come uno può immaginarsela da Ranxerox, volendo ha degli dei caratteri un po' ballardiani no, perché è una una di queste viette con delle case boh piccolo-borghesi lontane da tutto, in cui senti anche molto forte, che ne so, un certo odore di psicofarmaci nell'aria no.
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19:45
Quindi così, se volessimo proprio stiracchiare il collegamento, possiamo dire che attraverso Ballard si può arrivare a Tamburini, visto che Tamburini a sua volta era un appassionato di Ballard.
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19:58
É anche, come dire, una di quelle che a Roma trovi ovunque, questi piccoli ritagli di città che tutti assieme compongono lo sprawl infinito che è la periferia di Roma e sì anche in questo, volendo c'è un che di tamburiniano.
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20:17
Diciamo che la prima cosa che ti chiedi è ma sarà un Tamburini omonimo, perché non si vede la necessità di intitolare una strada a Stefano Tamburini di questo tipo, è il segno della che nella toponomastica romana, rimane di Tamburini è giustamente un segno di periferia.
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Nicolò Porcelluzzi
20:39
Nel millenovecento ottantotto, due anni dopo la morte di Tamburini, morirà anche
Andrea Pazienza
.
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20:44
Con la scomparsa di Pazienza scompare anche la sua misofonia.
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20:52
Paz infatti, detestava il rumore delle bocche degli altri mentre masticano il cibo.
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21:06
Nel millenovecento ottantaquattro Pazienza lascia
Bologna
, vuole dimenticare la rottura con la fidanzata Betta e allontanarsi dall'eroina.
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21:13
Se ne va per un periodo nei suoi atavici a
San Menaio
sul
Gargano
, dove i pini e gli ulivi giganteschi, guardano la distesa azzurra dell'Adriatico.
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21:21
Pazienza amava il mare e grazie al mare doveva ritrovare quella pace e quella sospensione che il lettore sperimenta nelle prime tavole di una storia breve intitolata "Sogno", dove un tale, tutto solo in mezzo al mare d'estate, alle nove del mattino, rema a bordo di un moscone, prima un remo, poi l'altro.
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21:44
Nel mentre si guarda i piedi pallidi e l'acqua che gli scorre tra le dita.
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21:49
Oggi il lungomare di
San Menaio
è intitolato ad
Andrea Pazienza
.
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21:53
Sempre in quel lido, in un clima poetico quasi la pubblicità del cornetto, Pazienza è stato fotografato mentre si tuffa a riva con una capriola e poi da lontano, in sella a una moto, in una giornata fumosa e fuori stagione, mentre lascia sulla spiaggia deserta un solco che corre accanto al mare.
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22:11
Sembra voler tracciare un bellissimo segno bislungo usando la ruota della moto al posto del pennarello.
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22:17
Gira e rigira, quello di
Andrea Pazienza
è un universo eliocentrico, dove i pianeti, i sentimenti, la memoria ruotano sempre intorno al sole e alle estati infinite sul
Gargano
.
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22:35
Dopo la pausa sul
Gargano
, Pazienza si sposta in un altro scenario, la
Toscana
.
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22:40
Un amico ed editore, Mauro Paganelli delle Edizioni del
Grifo
, gli trova una nuova sistemazione in modo da tenerlo lontano dai guai e da
Bologna
.
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22:48
Così Andrea si trasferisce nei pressi di
Montepulciano
, luogo natale dell'umanista Angelo Poliziano, città di quattordicimila centocinquantuno abitanti, situata al confine tra la Val d'Orcia e la
Val di Chiana
.
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23:00
È la zona delle crete e dei campi ondulati venerata dai pittori del Rinascimento.
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23:05
Pazienza cambia diverse case, ne trova una con la cassetta della posta simile a quella di Paperino.
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23:11
In occasione di una competizione storica, Il bravio delle botti, l'ultima domenica di agosto del millenovecento ottantasette, Pazienza indossa uno sfarzoso abito trecentesco, così vestito sembra un'autorità rinascimentale.
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23:23
Insieme alla contrada sfila per le strade del paese, tra il
Palazzo del Comune
e la Colonna del Marzocco con il leone fiorentino.
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23:29
Io, confaloniere di Montepulciano stabilisco che ad ammirazione riverenza e onore della santissima festa di Giovanni Battista..
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Nicolò Porcelluzzi
23:43
A
Montepulciano
Pazienza non è solo.
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23:45
Nel millenovecento ottantacinque lo raggiunge una ragazza romana, Marina Comandini, l'unica persona che avrà modo di colorare i disegni di Paz.
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23:53
Anche Marina è un'artista.
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23:55
Ad Andrea e Marina si aggiungeranno un pastore tedesco, Paco, e un bassotto, Salomè.
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24:00
Pazienza si aggira per la campagna insieme ai due cani, armato quando di un arco, quando ad una balestra.
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24:07
L'arco, la balestra, il fucile subacqueo a
San Menaio
, l'ascia che ha chiesto al posto del compenso che un giornale tarda a pagargli e poi anche la siringa blu con l'ago dorato, infine una spada, la katana, nel periodo in cui Andrea praticò il kendo.
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24:30
Pazienza insomma sembra titillato da una fantasia e animato da una ricerca di gloria e potenza che si manifesta nel desiderio di possedere un'arma, una protesi magica.
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24:42
Marina e Andrea sono nati lo stesso giorno, il ventitré di maggio.
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24:45
A
Montepulciano
Pazienza, mentre rimugina sulla vita a
Bologna,
lavora al fumetto "Gli ultimi giorni di Pompeo", storia senza catarsi di un'artista eroinomane narrata in una lingua fiammeggiante, schizoide perché attraversata da uno humour fanciullesco, nonostante l'oscillazione del protagonista tra solitudine, astinenze e col supremo turbine d'afa con cui Pazienza descrive al lettore il flash da eroina.
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25:09
Mentre è al tavolo da disegno Paz ascolta un trentatré giri con la voce di Carmelo Bene che recita Mayakovsky Esenin e Pasternak.
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Carmelo Bene
25:18
Quattro volte invecchierò, quattro volte saremo ancora giovani, prima di scendere nella tomba.
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Nicolò Porcelluzzi
25:29
Nella penultima tavola compare il volto di Marina, reso come eterno, simile a una sfinge tra le sabbie e accanto c'è uno sfogo, su internet oggi lo chiamerebbero un rent, un dissing, in cui Pazienza si rivolge ai lettori, agli amici e ai colleghi.
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25:44
C'è un dubbio che lo assale, ha paura di essere invecchiato.
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25:48
E poi, in un moto di vanagloria scrive "Che sono fesso, me lo posso dire io da solo, perché sono sempre in grado di stracciare il novanta per cento dei vostri".
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25:58
In quello stracciare c'è tutto Pazienza e le esplosioni di furia che a volte, come improvvisi temporali, squarciano le sue tavole.
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26:10
Da Pompeo è stato tratto uno spettacolo teatrale che ha debuttato per la prima volta nel duemila e ventuno.
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26:16
La regia è di Massimo Bonechi, Riccardo Goretti e Giorgio Rossi.
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26:20
Giorgio Rossi interpreta diciassette personaggi, tra cui quello di un topolino, che chi ha letto Pompeo senz'altro ricorderà.
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Giorgio Rossi
26:28
Cosa c'è? Sono gli interessi passivi vero? Ma dai! tocca il fondo, telefonale come no, è un futuro anche dipende da te. Mah!
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26:43
Questo dice topolino a Pompeo e su questo brevissimo testo ho costruito una danza e sono una specie di topolino allucinato, sardonico, sarcastico che saltella di qua e di là.
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Nicolò Porcelluzzi
27:00
Lucia Poli è un'attrice di lunghissimo corso, cresciuta nel leggendario teatro d'avanguardia romano dei primi anni settanta.
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27:06
In questa circostanza interpreta la mamma di Pompeo che risponde a una telefonata del figlio chiuso in una cabina telefonica.
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27:13
Lei lo chiama col nomignolo affettuoso Pillo, è l'ultima telefonata del figlio alla madre.
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Giorgio Rossi
27:18
Dove sei ma'?
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Lucia Poli
27:19
A casa. Ma che c'è eh? ti sento un po'.. dilo alla mamma.
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27:26
Pronto?
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Giorgio Rossi
27:27
Sono qui, mamma.
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Lucia Poli
27:29
Quando vieni giù?
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Giorgio Rossi
27:31
Non lo so.
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Lucia Poli
27:32
Il diciotto si sposa Barbara, mi raccomando!
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Giorgio Rossi
27:35
Sì.
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Lucia Poli
27:36
Ti sto facendo un maglione bellissimo, vedrai!
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Giorgio Rossi
27:41
Mmh mmh
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Lucia Poli
27:41
Ma hai di nuovo litigato con?
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Giorgio Rossi
27:44
Ma no, mamma, non ci vediamo quasi più ormai!
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Lucia Poli
27:46
Pillo che hai? La mamma ti sente così distante!
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Giorgio Rossi
27:50
No ma'..
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Lucia Poli
27:51
Vieni giù, ti riposi. Vai a
San Menaio
,
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Giorgio Rossi
27:54
Non posso! Non posso ma', devo finire una cosa.
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Lucia Poli
27:57
Beh, non ci stiamo troppo, eh? Vedrai il maglione quant'è bello! Benedizioni, figlio!
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Giorgio Rossi
28:03
Ma'..
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Lucia Poli
28:05
Pronto, Sono qui!
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Giorgio Rossi
28:06
Mamma! Mamma mia!
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Lucia Poli
28:09
Pillo puoi dirlo a mamma cosa c'è? cos'è successo?
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Giorgio Rossi
28:12
Mamma! Mamma mia dai, dai un bacione a papà! a Pizza puzza!
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Lucia Poli
28:17
Sì sì sì, ma ma perché piangi?
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Giorgio Rossi
28:19
Mamma, io ti voglio bene tanto ricordatelo sempre, capito ma'? mamma!
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Lucia Poli
28:24
Pillo!!
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Giorgio Rossi
28:24
Hai capito ma'? ti voglio bene! Ciao, ma'. Ciao mamma!
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Nicolò Porcelluzzi
28:36
Sette giugno millenovecento ottantasei, poco dopo la morte di
Stefano Tamburini
Andrea e Marina si sposano.
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28:43
La cerimonia si tiene nel tempio di San Biagio, una splendida chiesa del Cinquecento, poco fuori dal centro di
Montepulciano
.
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28:49
Cerco su internet un'immagine.
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28:51
Non è la pieve graziosa che avevo immaginato, tutt'altro.
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28:55
È un edificio spettacolare, imponente, progettato agli inizi del millecinquecento dell'architetto Antonio Da Sangallo.
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29:01
È quasi una sorta di San Pietro che si erge solitaria di fronte al paesaggio della Val di Chiana.
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29:07
Da quelle parti è cresciuto lo scrittore, il cantautore
Francesco Bianconi
, il fondatore dei Baustelle.
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29:13
Gli ho chiesto allora se per caso avesse familiarità con questo luogo.
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Francesco Bianconi
29:18
La Chiesa di San Biagio è un posto sacro per chi, per chi vive a
Montepulciano
, ma non sacro soltanto nel senso letterale, è più forse più scontato del termine, è un posto sacro perché per i ragazzi della mia generazione, ma anche per quelli precedenti, le generazioni precedenti, è il posto in cui a primavera si andava a marinare la scuola.
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29:44
San Biagio è questo tempio, fuori dalla dalla dalla dalla città.
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29:53
In questo prato, è una è una chiesa a croce greca, quindi ha le navate tutte uguali, è monumentale, bianca, si staglia, contrasta con questo bell'appezzamento di prato che sta tutto intorno, è il posto ideale il prato per, era il posto ideale, non so se lo è ancora per andarcisi a sdraiare e anche stare senza far niente, a leggere, a fumare o guardare il cielo, a fare interminabili e pazzesche partite di pallone e anche gare a chi lanciava il pallone in alto anche in maniera un po' sacrilega e a centrare certi anfratti.. la Chiesa del San Gallo, buttarlo dentro qualche rosone o in cima al campanile.
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30:48
Mi ricordo gare allucinanti.
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30:51
Era una sorta di grande ritrovo dei ragazzi delle scuole, il ritrovo dei così, dei somari, di tutte le scuole di
Montepulciano
.
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Nicolò Porcelluzzi
31:16
La dipendenza di Paz vive fasi alterne, ma ciò che accadde due anni dopo il matrimonio nel casale in
Toscana
, il sedici giugno millenovecento ottantotto, può essere considerato un incidente.
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31:26
Mi riferisco a una dose di eroina che si rivela fatale, forse perché entra in un corpo sano, reduce da un viaggio in Brasile e da un lungo periodo di disintossicazione.
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31:37
Pazienza muore.
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31:40
Un mese più tardi esce su Comic Art, una storia indimenticabile che resterà purtroppo incompiuta.
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31:45
Il protagonista è Astarte, un mastino da combattimento appartenuto al condottiero Annibale.
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31:51
Anche nella pagina finale di Pompeo compare un cane, si è come tentati di pensare che nell'ultima parte della vita la fantasia e l'universo interiore di Pazienza siano stati contagiati, influenzati dall'anima canina del bassotto Salomè e del pastore tedesco Paco, che vivevano insieme ad Andrea e alla moglie Marina.
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Marina Comandini
32:08
Bisogna immaginare che all'indomani della sua scomparsa la mia casa si è riempita di tutti gli amici che sono arrivati da lontano, avvertiti sul TG Uno da
Vincenzo Mollica
, che aveva dato la notizia ufficialmente.
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32:27
E quindi la casa si è riempita di persone che venivano da ogni parte e si è creata comunque una situazione molto particolare e quindi i cani erano completamente stravolti.
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32:42
Sono stati tutto il giorno così fermi a osservare quello che succedeva senza parteciparvi in qualche maniera.
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32:50
Credo che non abbiano mangiato per almeno tre giorni da quel giorno e poi pian piano hanno ricominciato a fare le loro cose.
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32:59
Questo è l'impatto che c'è stato anche per loro.
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33:07
Le nostre giornate erano l'insegna della diciamo spensieratezza o della voglia di stare bene e fare le cose che più ci piaceva fare.
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33:18
In particolare Andrea, più o meno dedicava la mattina a una visita in paese per magari fare la spesa piuttosto che incontrare gli amici, prendere un aperitivo, passare dal barbiere e cose così.
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33:33
Io spesso non andavo perché preferivo fare altre cose in casa e quindi questo era un rito che Andrea spesso seguiva.
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33:43
E poi dopo nel pomeriggio magari ci stava bene una bella passeggiata con i cani, magari anche con arco frecce e balestre a cercare i cinghiali, che ovviamente alle tre del pomeriggio hanno ben altro da fare che aspettare qualcuno che cerchi di inseguirli o di colpirli.
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34:05
Quindi in realtà tutto questo anche era faceva parte di un gioco che non era vero.
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34:10
Insomma, nessuno poi alla fine voleva veramente uccidere questi animali.
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34:14
E poi solo verso la fine della giornata, Andrea si decideva a sedersi al tavolo e a disegnare velocissimamente o a scrivere velocissimamente la storia del momento.
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34:26
Ed era incredibile come in pochissimo tempo, poche ore, riuscisse a tirar fuori delle cose meravigliose.
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34:34
Era veramente molto veloce e spesso lavorava la notte.
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Nicolò Porcelluzzi
34:41
Tornando al presente, mi sono trovato a fare a Marina una domanda difficile e forse a entrare nella sua intimità, dove si trova la forza per raccontare ancora il trauma?
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Marina Comandini
34:50
Il mio è stato un percorso che è partito da lontano e che mi ha alla fine coinvolto e stravolto tutta la vita che ho vissuto fino ad oggi.
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35:03
Fin da subito ho cercato di occuparmi dell'opera di Andrea, che ero cosciente forse più di tanti altri, della enorme grandezza del suo lavoro.
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35:15
Trovo che sia stato molto difficile, diciamo la responsabilità che mi sono trovata ad avere da un giorno all'altro.
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35:22
Ero pure molto giovane e all'indomani della perdita di Andrea ho sentito necessario e preponderante il bisogno di curare il suo lavoro, per me è stato qualcosa che ho fatto veramente per amore nei suoi confronti che mi è costato moltissimo, perché poi alla fine ha condizionato tutto il resto della mia vita però di cui non mi pento diciamo, perché comunque credo che quello che ho fatto in linea di massima sia stato abbastanza positivo.
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35:53
Anche se ripeto, non credo assolutamente diciamo, nel fatto che qualcuno possa avere un'importanza particolare rispetto al lavoro di Andrea perché è il lavoro di Andrea che parla e parlerà per sempre, quindi tutto il lavoro che io faccio e ho fatto nei suoi confronti, è qualcosa che fondamentalmente non mi dà nessuna gratificazione, assolutamente nessuna.
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36:18
Però credo che fosse necessario in qualche maniera controllare che queste cose venissero traghettate nella maniera giusta per il futuro.
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Nicolò Porcelluzzi
36:29
Nel millenovecento settantasei, all'epoca in cui Pazienza è uno studente del Dams a
Bologna
, nasce in Vicolo Ricci a
Montepulciano
una piccola emittente televisiva, si chiama Tele Amiata.
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36:40
Film, telefilm, cartoni animati, spettacoli di varietà.
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36:44
A Tele Amiata lavora nei suoi vent'anni un certo
Vincenzo Mollica
, che in seguito diventerà uno dei volti più noti del TG Uno.
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36:51
Fin dall'ottanta Mollica collabora con le Edizioni del
Grifo
di Mauro Paganelli ed è in virtù del suo lavoro con il
Grifo
che incontra
Andrea Pazienza
, di cui diventa amico.
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Vincenzo Mollica
37:02
La prima volta incontrai Andrea Pazienza alla redazione di Frigidaire, insomma subito ho avuto la conferma che il suo carattere, il suo modo di disegnare, di raccontare era perfettamente simile a quello che
Andrea Pazienza
era, cioè veramente era un carattere straordinario, capace di un talento artistico immenso e un vero narratore.
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37:28
Un narratore unico, originale.
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Nicolò Porcelluzzi
37:30
Mauro Paganelli del
Grifo
fu l'editore che nel millenovecento ottantasette pubblicò "Gli ultimi giorni di Pompeo".
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37:36
Vincenzo Mollica
non solo ne firmò la prefazione, ma fu la prima persona a vedere con i propri occhi in un albergo nei pressi del Lago Maggiore, le prime tavole di Pompeo.
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Vincenzo Mollica
37:45
Eravamo in Svizzera dove c'era una mostra dedicata, io ho curato una mostra della casa editrice Betty Boop nell'ambito del Festival del Cinema di Locarno e Andrea arrivò e dopo aver fatto una cena, diciamo sempre molto simpatica e piene di racconti, di cose con Andrea, a mezzogiorno del giorno dopo avevamo una conferenza stampa.
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38:08
Dissi Andrea guarda, andiamo a dormire presto stasera perché così domani per mezzogiorno, per la conferenza stampa siamo pronti.
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38:14
E dopodiché a un certo punto di domani mattina lo chiamo a mezzogiorno perché gli dovevo dire una cosa dice guarda, ho disegnato quasi tutta la notte.
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38:20
Guarda che ho buttato nel cestino una serie di fogli che avevo disegnato, guarda un po' che roba è.
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38:25
Ho guardato ed erano le prime cinque sei pagine di Pompeo.
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38:28
Dissi Andrea guarda qui.. che mi hanno subito emozionato, subito colpito, subito dato un'emozione forte e dissi ad Andrea guarda che è una cosa importante quelle tavole lì, devi continuarlo assolutamente, perché non è mai stato fatto un racconto così diretto su questo che è un tema dominante nella vita di tante persone, insomma ecco.
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38:50
E così quelle pagine ho detto Andrea devi tirarle fuori dal cestino e gliele misi in una cartellina che poi Andrea si portò dietro.
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Nicolò Porcelluzzi
38:58
Il tema a cui allude Mollica è l'eroina, sostanza di cui tocca parlare quando si racconta Pazienza, la sua arte e la sua vita sono state trasformate dall'eroina fino all'estremo.
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39:09
"Fino all'estremo" era anche il titolo della prima stesura di Pompeo.
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39:14
Il sedici giugno dell'ottantotto
Vincenzo Mollica
era a parecchi chilometri di distanza da
Montepulciano
.
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Vincenzo Mollica
39:20
Io ero in Calabria e rimasi sorpreso dalla notizia da Gabriele Mauro Paganelli e fu una notizia che mi ha veramente lancinato il cuore e ancora adesso mi dà sempre un momento di grande commozione pensare che Andrea, uno degli artisti più vitali che ho conosciuto nella mia vita, a trentadue anni ci abbia lasciato.
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39:43
Ecco una cosa a cui non posso pensare, ci ha lasciato a trentadue anni dopo aver disegnato una vita intera, per tre vite ha disegnato Andrea Pazienza.
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Nicolò Porcelluzzi
39:51
Uno degli scrittori italiani che più hanno riflettuto sul crinale tra gli anni settanta e ottanta è Pier Vittorio Tondelli che fu come Pazienza studente del Dams.
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40:00
Tondelli scrisse che Pazienza aveva assorbito le mitologie negative degli anni settanta.
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Pier Vittorio Tondelli
40:06
Guadagnare tanto per buttare via tutto, non pensare mai al futuro, non fare mai progetti, vivere alla giornata, avere orrore di costruirsi una carriera e in questo Andrea è stato un vero anti maestro.
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40:23
Provare ribrezzo dei ruoli professionali, identificarsi completamente con la boheme del proprio lavoro artistico, in sostanza giocare col proprio talento alla roulette russa.
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40:35
È questo che la morte di Andrea ci mette davanti, il lato negativo di una cultura e di una generazione che non ha mai realmente creduto a niente se non nella propria dannazione.
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Nicolò Porcelluzzi
40:49
Quelli di Tondelli sono giudizi duri e onesti, onesti proprio perché duri, ma colpiscono anche per la differenza che emerge nel confronto con artisti di oggi nella musica nello spettacolo, nella cultura che al contrario delle avanguardie del Novecento, privilegiano il calcolo meticoloso, il progetto, l'obiettivo, il numero, spesso tormentati dalla paura di sbagliare e dall'ossessione di comunicare in modi opportuni.
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41:16
Il funerale di Andrea si tiene nella chiesa dove appena due anni prima si era sposato con Marina, il tempio di San Biagio.
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41:23
Al funerale partecipa anche Emi Fontana, che arriva in auto da
Torino
.
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Emi Fontana
41:26
In quel tempo abitavo a
Torino
, lavoravo nella pubblicità a
Torino
e mi ricordo una mia amica Caterina mi accompagnò a
Montepulciano
per il funerale di Andrea e facemmo tutto il viaggio in macchina dietro una testata nucleare, cioè davanti a noi c'era una testata nucleare con scorte, cose che andava e feci tutto il viaggio praticamente in macchina dietro questa testata nucleare.
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Nicolò Porcelluzzi
41:51
Di quel pomeriggio di giugno resta la testimonianza di un altro partecipante, il cantautore, attore e scrittore David Riondino.
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41:59
È l'ultimo pezzetto del mosaico col quale abbiamo cercato di ricostruire le morti gemelle di Tamburini e Pazienza.
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42:06
David Riondino scrisse dei funerali su Smemoranda, ma qualche anno di distanza, nel millenovecento novantacinque.
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42:14
Riondino ricordò che a
Montepulciano
faceva caldo, molto caldo, che c'era un sacco di gente dentro e fuori dalla cattedrale circondata dai campi e che c'era la bara, la vera cosa presente, così la definì Riondino e poi disse che la madre di Andrea fragile e tesa, si era avvicinata al microfono per dire che Andrea in quel momento era lì, vicino a lei e che ci teneva a far sapere che a tutti voleva bene uno per uno.
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42:39
A quel punto disse Rondino ci furono il pianto, la commozione.
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42:44
La bara venne portata fuori dalla chiesa e lì, solo lì, sopra le loro teste scoppiò un temporale violento, violentissimo, mentre sulle colline sole splendeva limpido.
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42:54
La macchina partì e in quell'allontanarsi tutti riconobbero, concluse Riondino, il segno di una irresistibile e invincibile resa, di una potenza che sale, di un diventare altro, di un addio, un saluto, di una potenza che abbraccia come un temporale fino al cuore.
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43:13
L'ultimo segno è stato violento e bello, d'amore.
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Andrea Pazienza
43:51
Il vero genio non va monumentalizzato, va solo studiato.
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Nicolò Porcelluzzi
43:56
Nel prossimo episodio parleremo di Frigolandia e del suo destino molto incerto.
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44:05
FRIGO!!! é una serie podcast di Chora Media, promosso da CP Company.
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44:10
È stata scritta da Nicolò Porcelluzzi e Ivan Carozzi.
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44:13
Ha collaborato Alessia Rafanelli.
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44:16
La cura editoriale è di Michele Rossi e Marco Villa.
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44:19
La post produzione è di Massimo Carozzi.
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44:22
I producer sono Matteo Perkins e Matteo Scelsa.
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44:26
Coordinamento tecnico di Guido Bertolotti.
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44:30
Il fonico di studio è Federico Slaviero per PM nove.
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44:33
Musiche addizionali su licenza Machiavelli Music.
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44:37
Grazie a Emi Fontana, Nicola De Mattia, Valerio Mattioli, Marina Comandini,
Giorgio Rossi
,
Francesco Bianconi
,
Vincenzo Mollica
.
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44:47
Un ringraziamento per i materiali concessi a Roberto B. Gozzi,
Giorgio Rossi
e Radio Radicale.
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