Monday, Jun 27, 2022 • 20min

Episodio 5: Matteo Berrettini

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Il quinto atleta a sottoporsi all’Esperimento 36 è Matteo Berrettini, tennista italiano che occupa l’11^ posizione nel ranking ATP e che nel 2021 ha fatto sognare un Paese intero con la sua cavalcata sino alla finale del leggendario torneo di Wimbledon. Il classe 1996 ci parla del suo primo approccio con il tennis, dell’importante ruolo ricoperto dalla sua famiglia e dai suoi mentori, del modo in cui affronta i momenti difficili e del suo talento... nei buffet! Perri riuscirà a spingere Berrettini verso una maggiore conoscenza di sé?
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Talking about
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Speakers
(2)
Matteo Berrettini
Luca Perri
Transcript
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Matteo Berrettini
00:04
La prima volta che ho praticato lo sport che oggi è il mio lavoro non me la ricordo, però mi ricordo la prima volta che sono uscito dal campo da tennis e ho detto a mia madre: "Non voglio più giocare a tennis". Avevo penso tre o quattro anni, mi ricordo una giornata ventosissima e c'erano tutti gli altri bambini con cui sono ancora amico ora, al mio circolo storico di
Roma
dove sono nato e cresciuto, e mi ricordo di essere uscito dal campo e il maestro che mi urlava: "Dove vai?" e mi ricordo che ho detto a mia madre: "Non voglio più giocare, voglio fare qualcos'altro" e sono andato a fare judo.
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Luca Perri
00:35
Nonostante uno dei precursori fu il filosofo rinascimentale
Giordano Bruno
, è dal mille novecento cinquantasette, quando
Hugh Everett
Terzo formulò "l'interpretazione a molti mondi" della meccanica quantistica, che la comunità dei fisici discute della possibile esistenza del multiverso. Oggi la
Marvel
ha deciso che esiste, ma gli scienziati ancora ci si scannano non poco. Ad ogni modo, qualora esistesse davvero, sappiate che da qualche parte in un universo parallelo c'è un
Matteo Berrettini
cintura rossa decimo dan.
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Matteo Berrettini
01:13
Poi a otto anni sette anni, quindi tre anni quattro anni di pausa, mio fratello già giocava, nonostante lui sia più giovane di me, e mi ha detto: "Secondo me dovresti tornare, è divertente", e sono tornato al famoso tennis e da quel momento non ho più smesso. Quindi la prima volta non me la ricordo però mi ricordo quando sono andato via.
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Luca Perri
01:38
Sono Luca Perri, sono un astrofisico che in questa serie non vi parla di spazio, stelle e pianeti, ma di persone. Dopo una vita passata con il naso all'insù ad osservare e a farmi affascinare dall'universo, provo ora ad addentrarmi nelle profondità della mente, della storia e dei sogni di dodici atleti e atlete che hanno accettato di raccontarsi rispondendo alle mie domande. Questo è il mio Esperimento trentasei, un podcast di Red Bull con Chora Media.
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02:20
Siamo giunti alla puntata più attesa da mia moglie Francesca. Perdonatemi per questo uso privato di mezzo pubblico, ma sono mesi che mi fa una testa tanta all'idea di questa specifica puntata dell'esperimento. Ad ogni modo, nato nel mille novecento novantasei,
Matteo Berrettini
è considerato il capostipite di quello che viene chiamato il rinascimento del tennis italiano. Un termine che mi fa sempre immaginare partite giocate al suono di un clavicembalo, mentre sugli spalti il pubblico dipinge le epiche gesta degli atleti.
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02:58
In realtà è il nome che viene dato a questa nuova era d'oro del nostro tennis. Comunque, prima di diventare il campione che oggi tutti conosciamo e adoriamo, Matteo era semplicemente un bambino, poi un ragazzino come tanti altri, anche se per lui lo sport è sempre stato di casa, letteralmente.
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Matteo Berrettini
03:21
Sono nato a
Roma
e cresciuto a
Roma
in una famiglia di sportivi più che tennisti. Nessuno mai è stato professionista, però lo sport ha sempre fatto parte della nostra vita e lo fa tutt'ora. Ci sono alcuni dei miei nonni che ancora giocano a tennis e mio padre e mia madre e mio fratello giocavano a tennis, mio fratello è tennista professionista e siamo cresciuti proprio con lo sport dentro casa, tant'è che le nostre vacanze non erano vacanze ma erano praticamente delle Olimpiadi, quando eravamo più piccoli.
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03:47
Tutto il giorno non facevamo altro che giocare a tennis o fare altri sport, stare in acqua e ci svegliavamo la mattina, molto spesso andavamo in campo e poi tutta la giornata era cercare di fare più sport possibili e ovviamente poi rimpinzarci di cibo ai buffet.
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Luca Perri
04:04
Dedico quest'ultima frase a mia moglie che sostiene io non abbia nulla in comune con Berrettini. Come ben sai Francesca quella dei buffet è una disciplina in cui io vado alla grande, anzi mi sentirei di dire che potrei far mangiare la terra rossa a chiunque.
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Matteo Berrettini
04:18
E quella erano giornate che andavano via veloci, ci divertivamo. Si, mi piacerebbe rivivere un po' quella sensazione di essere piccoli, dodici, tredici e non avere altri pensieri, pensare solo a quello.
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Luca Perri
04:30
Come abbiamo già capito, dall'introduzione di questa puntata, il fratello Jacopo ha avuto un ruolo fondamentale per l'inizio della carriera di Matteo, due fratelli che si stimolano a vicenda per migliorarsi e fare grandi cose. Un po' come Caroline e
William Herschel
che nel Settecento fecero a gara fra chi scopriva comete e chi nuovi pianeti del sistema solare.
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Matteo Berrettini
04:55
Durante la mia crescita ho avuto vari punti di riferimento, ovviamente i miei genitori, mio padre e mia madre, molto diversi tra di loro ma condividono tutt'ora l'educazione che ho, che mi hanno insegnato. C'è stato un maestro delle scuole elementari che è stato fondamentale per me, per il mio approccio allo studio, per il mio approccio alla curiosità che si chiama Francesco Orvieto, se ci sta ascoltando: "Ciao Francesco,
maestro Francesco"
.
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Luca Perri
05:22
Avere dei buoni maestri è fondamentale. Come avrebbero mai potuto fare Leila e Luke Skywalker a guidare la resistenza fino a sconfiggere l'impero galattico senza i consigli di Yoda, Obi-Wan e Bail Organa. Se non sapete di cosa io stia parlando sentitevi persone orribili.
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Matteo Berrettini
05:41
E poi ovviamente tutti i miei allenatori, perché ero stato tantissimo tempo in campo, tantissimo tempo colpendo palline e quindi alla fine gli allenatori diventavano una seconda famiglia e ovviamente nonna
Lucia
, che è sempre stato un punto di riferimento per moltissime cose e ovviamente lo è tuttora.
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06:00
Se scoprissi che il mondo finirà stasera, probabilmente rimpiangerei di non aver detto abbastanza a mia madre o alle persone che mi stanno vicino che gli voglio bene, o di non aver avuto abbastanza contatti con loro e vedere, ci facciamo vedere poco per la vita che faccio, però probabilmente potrei essere un pochino più comunicativo, chiamarli un po' di più, è una cosa che mi continuo a dire ma che faccio fatica a fare, non so per quale motivo, è un meccanismo che sta nella mia testa e quindi si questa cosa qui, cercare di far capire alle persone a cui voglio bene quanto veramente io gli voglia bene.
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Luca Perri
06:41
Essere consapevoli di chi e cosa è importante per noi è fondamentale se vogliamo concentrare le nostre energie su ciò che conta davvero.
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Matteo Berrettini
06:50
Ho sempre giocato perché mi piaceva cioè, mi sarebbe piaciuto svegliarmi una mattina e trovarmi non lo so nell'elitè del tennis mondiale, però non l'ho veramente vissuta in quel senso fino a che non avevo appunto diciassette, diciotto, diciannove anni e invece no! Lo facevo perché mi divertivo, quando c'erano i momenti un pochino di difficoltà alla fine mi guardavo allo specchio e dicevo: "Ti piace o non ti piace farlo?" e alla fine trovo sempre più motivazioni per farlo e quindi alla fine è questo il motivo per cui ho continuato.
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Luca Perri
07:22
Anche a me con tutte le dovute proporzioni sul successo finale è accaduto qualcosa di simile. Lo spazio è sempre stato un gioco, uno sconfinato livello videoludico da esplorare, e ogni volta che trovavo una difficoltà mi chiedevo: "Cosa vuoi fare davvero? Vuoi uscire?" fino a che, insistendo esplorazione dopo esplorazione, fallimento dopo fallimento, è diventato il mio lavoro, sempre che si possa considerare davvero un lavoro la propria passione.
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Matteo Berrettini
07:50
A un certo punto ho deciso che la strada da prendere era da quella del tennis e i miei genitori mi hanno sempre supportato e aiutato dicendomi che non importava cosa facessi, ma la cosa più importante era impegnarsi al cento per cento.
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08:03
Allora non c'è stato un momento della mia vita in cui ho capito che sarei diventato un campione perché, a parte che non sono ancora sicuro di essere un campione, però a parte quello, però c'è stato un momento nella mia vita in cui ho capito che il tennis sarebbe potuto essere il mio mestiere, e questo è stato nel duemila sedici quando ho raggiunto la mia prima finale Challenger, però non ho mai sentito un momento in cui ho detto "Adesso sono veramente, non lo so diventerò", poi la definizione di campione è difficile, però diventerò forse i primi dieci?
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08:34
Non c'è stato un momento in cui mi sono convinto, è stato tutto un piano piano, piano piano e ogni risultato confermava il fatto che forse alla fine lo sono e quindi sì, è stato più un percorso piuttosto che un momento, una partita, sicuramente è cambiato un po' tutto dalla prima semifinale che ho fatto in un Grande Slam agli Us Open nel duemila diciannove.
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08:53
Da lì in poi le cose sono cambiate parecchio, però non mi sono sentito un campione, mi sono sentito che stavo sulla strada giusta per fare delle cose belle. Una volta buttatomi in questa avventura le cose stanno andando abbastanza bene, ovviamente con alti e bassi, con infortuni, con belle cose, però fa parte del percorso.
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Luca Perri
09:12
Matteo ha proprio ragione, fa parte del percorso. Nella nostra vita personale lo sappiamo tutti, ma sugli altri forse ce ne accorgiamo meno. Una cosa che però questo esperimento mi sta dimostrando è che ogni percorso ha i suoi tratti dissestati.
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Matteo Berrettini
09:29
Dal punto di vista dei sacrifici la cosa che adesso mi pesa un po' di più è stare lontano dalla mia famiglia per dieci, undici mesi l'anno, che è quello che un tennista deve fare se vuole fare il tennista. Però non l'ho mai visto come un sacrificio, diciamo che l'ho visto come una cosa necessaria per arrivare dove volevo arrivare, dove voglio arrivare.
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Luca Perri
09:49
Ma parlare di un campione senza parlare dei suoi risultati è un po' come approvvigionarsi a un buffet senza averlo attentamente scansionato prima.
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Matteo Berrettini
09:59
Il più grande risultato della mia vita sportiva è stata sicuramente la finale a Wimbledon. Il grande risultato invece della mia vita in generale è stato quello di poter essere indipendente dal punto di vista, per esempio, anche economico rispetto ai miei genitori, di poter aiutare appunto la mia famiglia, mio fratello a inseguire i propri sogni e ad avere diciamo una vita migliore facendo quello che faccio, e soprattutto credo regalare emozioni grandi alle persone che mi vogliono bene. Credo che questa sia la cosa che, sono tre però la domanda è complessa quindi rispondo con tre quattro.
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Luca Perri
10:41
Chi ha già ascoltato altre puntate di questo podcast saprà che a un certo punto arriva la mia immancabile domanda sulla qualità del sonno, la notte prima di una partita importante. Ecco è giunto quel momento.
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Matteo Berrettini
10:54
Allora prima delle partite da sempre faccio sempre un po' di fatica a dormire, più ovviamente il match è importante e meno si dorme, e normalmente i match più importanti sono quelli che si giocano a fine torneo, in cui la stanchezza si fa sentire ancora di più e quindi, dormendo meno e facendo più fatica a dormire, si è ancora più stanchi dal torneo, insomma non è proprio il massimo, quindi è un pochino più difficile da gestire tutto quello che succede però si impara anche quello.
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11:22
Come ho detto si dorme poco e per aiutarmi un pochino a dormire cerco di leggere, cerco di staccare il telefono in maniera tale che non mi distragga più di tanto.
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Luca Perri
11:33
Un'ottima idea sotto diversi punti di vista. Sono molti gli studi in corso sui possibili differenti danni dovuti all'esposizione serale alla luce degli smartphone. Di sicuro questa sopprime la produzione di melatonina, un ormone preziosissimo per la regolazione dei cicli del sonno. Ma tornando a Matteo e alle sue travagliate notti prima di una partita.
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Matteo Berrettini
11:59
E proprio l'ultima cosa che faccio prima di crollare è immaginarmi quello che potrebbe succedere il giorno seguente, quindi dal punto di vista tattico, tecnico, mentale, emotivo, tutto quello che c'è da fare il giorno dopo che potrebbe succedere provo a immaginarmelo in maniera tale che se dovesse succedere, come me lo sono immaginato, sarei a quel punto più pronto. Questo è quello che faccio.
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Luca Perri
12:19
Io nel mio pessimismo cosmico mi immagino che tutto vada male, così posso solo avere belle sorprese e non mi intristisco o meglio, mi intristisco meno se tutto va davvero a rotoli.
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Matteo Berrettini
12:32
L'ultima volta che ho pianto davanti a qualcuno e da solo è stato lo stesso episodio, perché ho iniziato da solo e poi mi hanno raggiunto gli altri e stavo piangendo, era purtroppo a
Torino
, alle Finals di
Torino
mi sono infortunato agli addominali e mi è sfuggita dalle mani l'occasione di poter giocare quel torneo pazzesco in casa.
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Luca Perri
12:49
Quello di cui parla Matteo è il match d'esordio delle ATP Finals in cui, a seguito di un fortissimo dolore all'addome, si è visto costretto ad abbandonare il campo e purtroppo non è stata nemmeno la prima volta.
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13:03
A Gennaio si era ritirato dagli Australian Open per lo stesso dolore, anche se ovviamente in modo diverso e non paragonabile, quell'infortunio è stato un momento doloroso anche per le tantissime persone che, non solo lo volevano seguire alle
Finals
, ma pure come me erano sugli spalti poco tempo dopo per le gare di Coppa Davis.
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Matteo Berrettini
13:24
Sì, quella è stata l'occasione in cui ho veramente pianto in maniera, singhiozzando ecco. Poi alcune lacrime magari guardando un film o qualcosa che ti ha emozionato però, pianto vero quello lì.
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13:38
Se dovessi rinascere non credo che cambierei carriera, alla fine con tutti gli alti e bassi, e con tutte le cose che succedono, credo di essere felice con quello che ho e quello che ho provato a fare dall'inizio, non parlando solo dei risultati, ma l'impegno che ci ho messo, le persone che ho conosciuto, i rapporti che ho e tutto quello che è stato il percorso, quindi quello che probabilmente farei, sapendo quello che è successo, mi preparerei meglio ad eventuali intoppi che la vita sia lavorativa che in generale ti può mettere davanti.
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14:06
Quindi magari farei attenzione a determinate cose, prenderei delle scelte diverse però mi piace quello che faccio con tutti i pro e i contro
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Luca Perri
14:15
Pro e contro. Perché ottenere grandi risultati significa, come si diceva poco fa, anche doversi preparare a fare delle grandi rinunce, rinunce quali il dover scegliere di non partecipare agli Internazionali di
Roma
in seguito ad un infortunio alla mano destra.
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Matteo Berrettini
14:33
Eh, parolacce non le posso dire?
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Luca Perri
14:35
No ma tranquillo, le sento echeggiare nell'oscurità che peraltro fa un po' Gandalf del Signore degli Anelli.
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Matteo Berrettini
14:43
Però ho tanta tristezza, soprattutto perché negli ultimi tre anni, soprattutto per causa Covid non sono riuscito a godermi il torneo di
Roma
come dovrebbe essere, quindi pieno di gente, tifo quello che solo
Roma
sa dare quindi è stata una botta importante oltre ovviamente a quella dell'infortunio, però fa parte dello sport, del tennis e anche della mia storia quindi per fortuna, insomma, gli Internazionali si giocano tutti gli anni quindi sarò ancora più carico al prossimo anno.
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15:12
È stata una grossa motivazione crescendo insomma, il pensiero di poter giocare questo torneo quindi rinunciarci è una cosa molto difficile, anche perché arrivavo insomma con grandi aspettative, mi sono sempre sentito di poter giocare molto bene lì. Ci sono tutti i dubbi del fatto che sono stato fuori tanto tempo, quando rientro rientrerò e come sarà? Come mi sentirò fisicamente? Reggerò?
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15:38
Ci sono anche pensieri, comunque cose mentali, che intervengono un pochino no? E paure e dubbi, però alla fine credo che un atleta debba anche essere pronto ad affrontare queste cose qui, quindi le emozioni sicuramente sono diverse però allo stesso tempo bisogna essere bravi a gestirle, perché è il bello alla fine di tutto.
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Luca Perri
16:00
Puntata dopo puntata di questo esperimento mi rendo conto che probabilmente non siamo campioni solo se siamo quelli che vincono, ma se siamo persone che sanno accettare le sconfitte e le rinunce, se reagiamo al meglio facendole diventare parte di noi, della nostra storia, senza fingere che non siano mai esistite ma sfruttandole per essere più coscienti di cosa possiamo davvero raggiungere.
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Matteo Berrettini
16:26
Non credo che ci sia un episodio della mia vita che vorrei dimenticare, perché credo che tutte le cose che succedono comunque portino a essere quello che sei, mi piace la versione di Matteo di questo momento, quindi credo che ovviamente sia una cosa naturale, anche perché poi dimenticarlo vorrebbe dire che non si è cresciuti da quella situazione, quindi no, sono fatto così.
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Luca Perri
16:46
Fai bene a non voler dimenticare nulla anche perché, secondo uno studio del Salk Institute for Biological Studies in
California
, il nostro cervello è in grado di immagazzinare almeno un petabyte di dati, un milione di giga, insomma sembriamo proprio programmati per ricordare le cose e, come dicevi, la memoria ci permette di plasmare la nostra persona e andare avanti con maggiore consapevolezza, e questa inevitabilmente arriva anche dai momenti difficili, ma a proposito di consapevolezza è arrivato il momento della fatidica domanda finale.
Matteo Berrettini
sente di conoscere meglio se stesso dopo aver risposto alle mie domande?
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Matteo Berrettini
17:32
Allora ho imparato, ho imparato abbastanza da questo esperimento, più che altro credo che faccia bene ricordarsi da dove si è partiti no? E quindi queste domande mi hanno fatto rivivere un pochino tutto il percorso, veramente dalla prima volta che ho preso una racchetta in mano, alle situazioni difficili in campo e fuori, ai miei sogni, al fatto di non aver neanche potuto immaginare una carriera come quella che sto facendo e quindi ho apprezzato tanto, mi ha insegnato tanto questo.
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17:58
Il fatto di ogni tanto fermarmi a guardarmi indietro, perché secondo me nel mondo in cui viviamo, in particolare quello che faccio io, è sempre una corsa a raggiungere qualcosa di più senza soffermarsi più di tanto su quello che si è conquistato, su quello che in passato si è fatto, con quella mentalità di raggiungere qualcosa e quindi quella sicuramente è una lezione che ho imparato.
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18:18
L'altra cosa che mi viene da pensare è che ascoltandomi un pochino mi sono accorto di come potrei fare, forse, di più per le persone che mi stanno vicine e forse dedicargli un po' più di tempo e cercare di essere ancora più presente, perché tempo effettivo da passare con loro non ne ho tantissimo, però probabilmente con i telefoni, con la tecnologia potrei fare di più, potrei farmi sentire un po' più vicino a loro e questa cosa qua credo che queste domande me l'abbiano tirata un po' fuori e, non che non la sentissi prima, ma forse dirla ad alta voce aiuta.
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18:51
Poi è vero concentrarsi sulla propria carriera è importante, è importante essere soddisfatti di se, di quello che si fa e dei risultati sportivi così, però la vita è una e è giusto condividerla con le persone che, con cui vale la pena, insomma, stare.
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Speaker 3
19:09
Beh! Ai fini dell'esperimento, ma non solo, direi che non c'è risposta migliore che potessi darmi.
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🇮🇹 Made with love & passion in Italy. 🌎 Enjoyed everywhere
Build n. 1.36.0
Matteo Berrettini
Luca Perri
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