Wednesday, Mar 9, 2022 • 16min

Ep.5: “La transizione è un’occasione solo per i giovani”

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La transizione ecologica porterà cambiamenti molto significativi, anche nel mondo del lavoro: genererà nuovi mestieri green e determinerà un’evoluzione delle mansioni, con la trasformazione di interi settori. Per questo, va fatta in modo equo e graduale: si tratta, infatti, di un processo che deve essere governato, valorizzando anche le competenze più tradizionali e rendendo appetibile per tutte le aziende il percorso verso la sostenibilità. E poi, chi l’ha detto che solo alcuni lavori hanno a che fare con l’ambiente? La cura del Pianeta riguarda tutti: parola di Sara Segantin: scrittrice e curatrice per Geo (Rai 3) di una rubrica su giovani e ambiente.
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Talking about
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Speakers
(2)
Giampiero Kesten
Sara Segantin
Transcript
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Giampiero Kesten
00:20
E se da un giorno all'altro il mondo fosse stravolto da una rivoluzione green che cosa accadrebbe? Cose buone ovviamente in generale, ma quando si parla di transizione ecologica si parla di un cambiamento globale che tocca per forza moltissimi aspetti sia della nostra vita che dell'economia, quindi ovviamente ecco, va fatta bene, per esempio se le industrie cambiano cambia anche il loro modo di lavorare, quindi anche i lavoratori o meglio, cambiano le loro competenze, ma siccome non si tratta di fare un reset del mondo per come lo conosciamo e ciao, non è che buttiamo via tutti i vecchi mestieri, non rottamiamo i professionisti meno giovani perché ormai non servono più a niente di tutto questo, anzi.
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01:01
In realtà quello del passaggio alla sostenibilità è un'occasione enorme per un sacco di buoni motivi, intanto partendo già da ora a formare quelle che saranno le figure professionali di domani, ma mica come si è sempre fatto che si copia quello che c'è e che ci sembra funzionare, ma magari appunto buttando lo sguardo un po' più in là provando a immaginare quello che sta succedendo in una marea di aree professionali e non. Che poi detta così sembra che bisogna mettersi lì a prevedere il futuro ma mica è vero, bisogna piuttosto allenarsi al cambiamento, anche al costo di passare per visionari, nel senso, ormai non è difficile da capire la direzione che dobbiamo per forza prendere se non vogliamo, che ne so, dar fuoco al pianeta e questa è una cosa, quindi nuove formazioni per nuovi lavori e nuovi lavori per nuove mansioni, facile!
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01:58
Economia circolare, decarbonizzazione, mobilità sostenibile. Sono parole che sentiamo ogni giorno ormai, ma ti sei mai fermato un secondo a chiederti, "ma io so davvero cosa significano e cosa c'entrano con la mia vita di tutti i giorni?" Io sono Giampiero Kesten e questo è dicono che, un podcast di Chora Media promosso dal gruppo Hera in cui rispondiamo ad alcune domande sul futuro del pianeta. Sfatiamo i falsi miti e ti diamo gli argomenti giusti per fare bella figura durante le conversazioni in ufficio, alle feste comandate o anche al bar sotto casa. No aspetta, non è solo questione di fare bella figura, ma di capirci davvero qualcosa per fare ciascuno la propria parte.
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02:43
Recentemente ho letto due dati che mi hanno colpito: secondo il
World Economic Forum
il sessantacinque percento dei bambini che oggi fanno le elementari farà un lavoro che ancora non esiste. Eh sì che mi ha toccato, perché è un po' quello che sta succedendo anche a me, mica quando mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande rispondevo: "il podcaster" ma ecco l'altro numero, sempre il
World Economic Forum
dice che il novantaquattro percento delle organizzazioni ritiene necessario che i propri dipendenti acquisiscano nuove competenze. Okay importanti numeri e percentuali, ma quelli che sono già formati e che fanno un lavoro che servirà sempre meno?
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03:20
Beh, anche lì si tratta di usare la testa e farlo bene, anche perché non è che un professionista rimane uguale tutta la vita nel senso, ci si può aggiornare, imparare nuovi aspetti del proprio mestiere, usare la propria esperienza in campi diversi e anzi a portare e compensare quello che per forza manca a chi è fresco di università o di diploma e poi diciamocelo, le cose cambiano ma per molti aspetti mica poi così tanto, un'industria sostenibile non è che ha meno bisogno di persone che ci facciano delle cose no?
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03:50
Comunque è giusto toglierci i dubbi e mi viene in mente la persona giusta, è Sara Segantin ed è una scrittrice che cura anche una rubrica su "giovani e ambiente" per la trasmissione GEO su Rai tré, poi vabbè è anche alpinista perché a Sara evidentemente la natura piace davvero tanto, mica così per modo di dire.
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04:07
"Ciao Sara!" Senti toglimi subito il dubbio, si creeranno davvero nuovi posti di lavoro per la transizione? E se sì, quanti? Alcuni sostengono che ce ne saranno diversi milioni in più entro il duemilatrenta, è vero?
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Sara Segantin
04:23
È vero! Certo che sì anzi, anzi è molto difficile quantificare il numero perché si parla non solo di creazione di nuovi posti di lavoro ma anche di ricollocazione, di formazione di forze vecchie e nuove verso un'unica direzione.
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04:40
Se vogliamo proprio cercare di quantificare, si parla solo investendo quei cinquecento miliardi che ogni anno vengono dati ai sussidi ambientalmente dannosi dai governi di trentanove milioni di posti di lavoro, di, da un report del Dalberg Advisors che poi ha ripreso WWF International e se vogliamo andare al report del
World Economic Forum
del duemilaventi, parliamo di quattrocento milioni di posti di lavoro al duemilatrenta, se si farà appunto questa economia nature positive, un'economia veramente sostenibile.
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Giampiero Kesten
05:21
Oh! Quindi se guardiamo il dato anche a livello internazionale, le notizie sono migliori del previsto e quali saranno in ambito lavorativo le figure più ricercate?
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Sara Segantin
05:29
L'energia, l'energia andrà per la maggiore senza dubbio, perché con le nuove tecnologie rinnovabili quindi il fotovoltaico, l'idroelettrico, l'eolico e saranno quelle che avranno bisogno di manodopera altamente specializzata, che avranno bisogno di ricerca e innovazione e avranno bisogno anche di una nuova classe dirigente d'impresa, a tutti i livelli.
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05:55
Ma non è l'unico settore, perché andiamo all'agroalimentare che deve necessariamente ridefinirsi con tutta una serie di passaggi che vanno dalla sostenibilità sociale alla sostenibilità ambientare, quindi costruire delle nuove tecniche agricole produttive che possono essere sostenibili e dar da mangiare a tutti veramente, riducendo drasticamente gli sprechi, la ricerca in questo caso ma anche la manodopera pratica de, di lavoro concreto e dopo la gestione, perché si parla sempre più di tecnici della sostenibilità che servono per indirizzare i governi, per indirizzare le aziende e anche per controllare, quindi dal conteggio delle emissioni, alle policy di sostenibilità di tutte le varie attività economiche, e questo è un campo che deve spaziare da quella che è sicuramente la tecnologia energetica, ma deve dare anche sul lato umano, gestionale e degli impatti nel breve e nel lungo termine.
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Giampiero Kesten
06:59
Ok magari di lavorare in questi ambiti non ve ne importa molto tipo: "il green è bello ma non ci vivrei", capisco eh! Ma c'è una buona notizia.
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07:08
Le nuove competenze interessano un sacco di aree, da quelle umanistiche alla finanza fino alle materie scientifiche sempre più alla ribalta e poi, trasversale a tutti questi ambiti, rimane la digitalizzazione. Potete scegliere di studiare ingegneria o giurisprudenza, medicina, economia e farlo in chiave green.
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07:26
Le università si stanno impegnando per aggiornare i propri corsi di studio più classici mettendo un focus sulla sostenibilità, perché questa riguarda tutti gli ambiti della nostra vita e dell'economia e questa sembra un'ottima cosa, ma torniamo alla chiacchierata con Sara. Senti, ci sono degli aspetti che renderanno appetibile per le aziende essere o diventare sostenibili?
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Sara Segantin
07:46
Ce ne sono veramente moltissimi anzi, uno fra tutti i finanziamenti. Parliamo
dell'Europa
che con la tassonomia europea appunto definisce quelle che sono, quelli che sono i criteri per stabilire quali attività economiche private sono sostenibili e quindi direzionare gli investimenti, sia pubblici che i privati, e anche dare un messaggio di trasparenza al consumatore, perché è risaputo dai report dell'Ipsos banalmente: il settantadue percento degli italiani è fortemente interessato alla sostenibilità, quindi un'azienda che si propone in un certo modo ha la possibilità di vendersi sul mercato con un marchio, un indice di qualità molto più alto e a un consumatore che è quello sempre in crescita, è sempre più attento a queste tematiche che, in un certo senso di maggior qualità, perché si fidelizza.
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08:39
Ne viene poi la credibilità e la credibilità di impresa sappiamo quanto sia importante, sia con con i pari che con eventuali investitori, che torniamo ancora una volta con i consumatori e poi con, con i finanziamenti pubblici e non da ultimo, che forse spesso viene sottovalutato, quando si parla di imprese sostenibili si parla spesso e volentieri di imprese che sono attente anche sul sociale e quindi hanno un maggior, un maggior peso fra chi vi lavora in quanto impegno, in quanto volontà di far funzionare le cose perché ci si crede davvero e questo non è solo valori, è anche aumento della produttività e della qualità.
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Giampiero Kesten
09:28
Allora Sara ci sono un po' di domande che sono arrivate dalla nostra community e una è particolarmente interessante secondo me: in alcune imprese troviamo professionisti che si occupano di sostenibilità. Secondo te, tutte le aziende dovrebbero avere figure con queste competenze?
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Sara Segantin
09:43
Secondo me è sì, fatto nel modo giusto appunto, qualcuno che si occupi veramente della gestione della sostenibilità d'impresa a questo, a questo, in questo momento storico è davvero essenziale perché consente di andare sempre di più verso un'economia circolare e il meno impattante possibile, perché permette di offrire un quadro completo di quali sono le aziende, di che passi stanno facendo, di quali sono le problematiche e come le stanno affrontando e per garantire all'impresa stessa la possibilità di lavorare sui suoi punti deboli, e quindi di ottimizzare i suoi processi produttivi e di lavorare anche, a mio avviso, a stretto contatto con quelli che sono i territori.
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Giampiero Kesten
10:31
E come mai nonostante tutte le evidenze ci sono tante persone che sono ancora molto preoccupate davanti all'idea di transizione?
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Sara Segantin
10:38
Perché le persone si sentono non ascoltate, non considerate, non capite e si sentono escluse da quei processi decisionali che le riguardano direttamente e hanno il timore forte e, forse da molti già sentito sulla pelle, di doversi sobbarcare loro stessi, spesso i più fragili, il peso di una transizione che invece dovrebbe e vorrebbe essere equa e giusta, ma non è sempre stato così, perché l'abbiamo visto tante volte no? I prezzi dell'inquinamento l'hanno spesso e volentieri pagato i più fragili, ma anche il prezzo della chiusura di impianti altamente dannosi a livello ambientale spesso sono state operazioni che non hanno tenuto conto del dopo, di ricollocare in certi casi i lavoratori e le famiglie, di costruire un percorso educativo e culturale diverso.
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11:35
E oltre a ciò i territori che sono coloro che, volenti o nolenti, hanno la maggiore consapevolezza delle problematiche contestuali e quindi delle soluzioni anche necessarie per affrontarli, vengono spesso allontanati da quella che è la classe politica dirigente, che tende spesso e volentieri a prendere decisioni univoche, unilaterali, che poi i canali di informazione comunicano come verità assolute e quindi questo comporta, volente o nolente, una mancanza di fiducia no? Un crollo di quella attenzione alle difficoltà e alla complessità che verrebbe invece da un calare, a un calare, i problemi e le soluzioni proprio nella terra su cui camminano le persone, nel radicare questi concetti teorici astratti di cui si parla nel quotidiano e nel rendere le persone protagonisti attivi di questo cambiamento, fornendo con semplicità, chiarezza e trasparenza gli strumenti necessari affinché ognuno compia le proprie scelte.
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Giampiero Kesten
12:48
Visto che si tratta comunque di un grande cambiamento tutta l'idea di transizione, può valer la pena già che ci siamo di combattere anche le disuguaglianze in ambito sociale?
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Sara Segantin
12:57
No non è che può valere la pena, è necessario, è essenziale veramente, crisi climatica e giustizia climatica sono un unico, un unico concetto cioè, non ne veniamo fuori se non consideriamo la componente sociale. Da un lato se lasci indietro qualcuno resti indietro anche tu, perché siamo in un momento storico in cui o ne usciamo tutti quanti o non ne usciamo, in cui se paesi in via di sviluppo adesso non fanno la transizione e la faranno solo se ci sarà l'aiuto da parte dei paesi più ricchi, le conseguenze le pagheremo tutti quanti e questo non può e non deve accadere.
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13:34
Tutto quanto, a mio avviso, si dovrebbe basare su un concetto di rispetto che va dal rispetto delle persone al rispetto del pianeta in quanto tutt'uno, in quanto sistema di equilibrio e quindi in un cambiamento di paradigma che appunto è ormai essenziale, non è questione di giusto o sbagliato, è questione di stare letteralmente a passo, al passo con i tempi, quindi di un cambio di paradigma che consideri la circolarità, che consideri la crescita come benessere interno lordo e non soltanto come prodotto interno lordo, che si è rivelato purtroppo fin troppo limitante e che consideri ancora una volta questo, questo protagonismo di cittadinanza attiva e le esigenze, le esigenze concrete e immediate.
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14:20
Dobbiamo ragionare sul lungo termine ma agire sul breve termine e tenere in conto le complessità e le conseguenze sia di oggi che di domani, che dipenderanno dalle scelte contingenti dell'immediato. Parlavamo prima dei lavori sostenibili, quello della comunicazione, dell'arte, della cultura diventerà un settore essenziale, perché se non impariamo a parlare e a raccontare questo che è un nuovo mondo, un nuovo presente, anzi un nuovo futuro che si fa già presente, se non lo raccontiamo con le parole giuste, con quella testa e il cuore necessari a vivere i dati e a sentire le emozioni, difficilmente riusciremo a portare avanti un processo sostanziale, efficace ed effettivo, di cui tutti si facciano davvero portatori nel breve e nel lungo termine.
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Giampiero Kesten
15:18
Insomma, stai a vedere che questa cosa della transizione alla fine è anche una grande opportunità, perché che sia necessaria è innegabile lo sappiamo, ma il fatto che se gestita bene sia in realtà portatrice di un sacco di nuove possibilità per tutti è una bella sorpresa, anche per chi non ha mai pensato che l'ambiente e il futuro del pianeta avessero qualcosa a che vedere con la propria vita, a partire da ambiti come studio e lavoro, perché questo aspetto spesso non è chiaro e va a finire che ci si immagina cambiamenti bruschi e slegati dalle esigenze delle persone, come dice Sara.
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15:48
Ma non è così! E anzi, non è solo di lavori e mestieri che si parla quando si pensa alle opportunità, perché ce la possibilità concreta finalmente di dare una svolta necessaria ai diritti di molti, dentro e fuori il mondo del lavoro. Niente male!
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