Thursday, Jun 23, 2022 • 28min

Episodio 20: La gloria dura una vita - Dino Zoff

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Dino Zoff era il mio idolo di bambino. Tutti i miei coetanei volevano essere Paolo Rossi, io invece volevo essere lui, mi piaceva profondamente quel suo parlare poco, quel suo essere da solo tra i pali, quel senso di sicurezza che emanava. L’11 luglio del 1982, quando l’Italia vinse i mondiali in Spagna, io avevo dodici anni e Zoff quaranta. Quarant’anni dopo mi sono seduto davanti a lui per farmi raccontare quell’estate ma anche e soprattutto la sua idea della vita.
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Talking about
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Speakers
(3)
Dino Zoff
Mario Calabresi
Nando Martellini
Transcript
Verified
00:07
Chora
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Mario Calabresi
00:15
Quarant'anni dopo sono seduto davanti al mio idolo di bambino, io allora avevo dodici anni e lui quaranta, tutti i miei coetanei volevano essere
Paolo Rossi
, io invece volevo essere
Dino Zoff
.
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00:28
Mi piaceva profondamente quel suo parlare poco, quel suo essere da solo tra i pali, quel senso di sicurezza che emanava.
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00:36
Così alla fine dell'estate del millenovecento ottantadue, feci una lunga coda alla posta per comprare il francobollo commemorativo della vittoria italiana ai mondiali di
Spagna
.
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00:46
Lo aveva disegnato il pittore
Renato Guttuso
e si vedevano le braccia di Zoff, con la maglia grigia e i polsini azzurri, sollevare la Coppa del Mondo.
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00:57
In quell'immagine mi sembrava di sentire il telecronista, si chiamava
Nando Martellini,
che da
Madrid
con la sua voce, aveva riempito le case e dato il via alla festa nelle strade e nelle piazze italiane.
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Nando Martellini
01:10
Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finito! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!
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Mario Calabresi
01:28
Poi quell'anno a Natale chiesi come regalo un paio di guanti da portiere, e cominciai a giocare in porta.
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01:34
Poco tempo dopo, data la mia inesperienza, nel tentativo di parare una pallonata particolarmente violenta, mi sono rotto il polso destro e il fastidio lo sento ancora oggi, ogni volta che cambia il tempo.
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01:47
Ora siamo qui, seduti in una piccola stanza dove i soci del circolo romano dove Zoff viene a nuotare ogni mattina, solitamente giocano a carte.
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01:56
Ci siamo rifugiati qui per non essere disturbati, perché ogni persona che lo incontra si ferma a salutarlo, una vita nel cuore della gente.
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02:05
Avevo provato a cominciare la registrazione, ma era impossibile.
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02:08
Ci siamo interrotti dieci volte.
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02:09
Alla fine lui mi ha detto "Aspetta che ti porto da una parte dove la mattina non c'è nessuno, la mattina non giocano a carte."
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02:16
Ho colto l'occasione dell'anniversario della vittoria azzurra al Mundial di
Spagna
per farmi raccontare quell'estate, ma anche e soprattutto la sua idea della vita.
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02:26
Non ha perso un capello, e li porta sempre allo stesso modo con la riga da un lato, è gentilissimo, attento alle parole, e con un'idea del rispetto delle persone che ho incontrato raramente.
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02:39
Certo, in questo suo essere all'antica c'è un po' di malinconia, la sensazione di non sentirsi in sintonia con lo spirito del tempo.
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02:48
Tanto che l'amico che gli manca di più è
Gaetano Scirea
, campione con lui
nell'Italia
e nella
Juventus
, morto per un incidente d'auto in
Polonia
poco prima che cadesse il comunismo, nel millenovecento ottantanove, quando aveva solo quarantasei anni.
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Dino Zoff
03:03
E l'ho sempre invidiato Scirea, perchè era così così un uomo di stile in campo e fuori capito, che è una persona proprio serena, una cosa proprio veramente invidiabile, ma anche in campo, sempre con la classe che portava via il pallone, e così nella vita e quindi questo è stato veramente una perdita, una perdita importante per il calcio, per per l'esempio che aveva dato a parte che noi gli esempi, insomma, non servono sempre.
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03:48
Nel mondo cammina come vuole lui.
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Mario Calabresi
03:54
Sono
Mario Calabresi
, questo è un podcast di Chora Media, si chiama Altre Storie.
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04:07
Queste sono le prime immagini, le forze dell'ordine vigilano e controllano, gli azzurri hanno regalato un sogno, è una notte da non dimenticare.
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Mario Calabresi
04:17
Il giorno che ricordo meglio è il ventinove giugno di quel millenovecento ottantadue.
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04:22
L'Italia
vinse contro
L'Argentina
con i goal di Tardelli e Cabrini.
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04:27
Sembrava impossibile, e dopo ben quattordici anni in cui piazza era sinonimo di protesta, di scontri, di lacrimogeni, di spranghe, di chiavi inglesi, di p trentotto, quel giorno la paura lasciò spazio alla festa.
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04:43
Era un martedì e improvvisamente si fermò tutto, ricordo gente che ballava sugli autobus, un uomo che picchiava una padella sul semaforo, ragazzi che si buttavano in una fontana, quel giorno finirono negli anni di piombo.
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04:57
Fu un giorno bellissimo.
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04:59
Nessuno poteva immaginare che poi, grazie alla rinascita di un ragazzo prodigio,
Paolo Rossi
, avremmo sconfitto anche il mitico
Brasile,
e avremmo vinto i Mondiali contro la
Germania
.
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05:11
Così cominciarono gli anni Ottanta, e anche per Zoff quello resta il momento più intenso di una vita.
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Dino Zoff
05:18
E beh, sì, quel Mondiale lì per me è stato straordinario, è stato è stato l'apice in assoluto proprio.
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05:29
Difatti ho fatto un libro, il titolo non è adatto che dice "Dura un attimo la gloria".
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05:39
Il titolo doveva essere "Essere in gloria dura un attimo", perché poi dopo la gloria dura perché insomma ricevo più posta adesso dall'estero di prima, quindi..
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05:54
Però sai lo sport è micidiale perché è prorompente, immediato, quindi ti fa vivere magari momenti del paradiso, durano poco quelli eh, poi dopo logicamente, essendo il paradiso basta, basta un po' di meno, ti sembra l'inferno.
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Mario Calabresi
06:18
Eppure tutto era cominciato nel peggiore dei modi, tra mille polemiche giornalistiche e con immenso scetticismo, tanto che la squadra era in silenzio stampa.
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06:28
Zoff comincia da qui, mentre gira eternamente il cucchiaino nella tazzina di caffè, come per aiutare i ricordi.
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06:37
Mi racconta quel clima pesantissimo e la capacità di un uomo, l'allenatore
Enzo Bearzot,
di tirare dritto e fare di testa sua.
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Dino Zoff
06:47
Bearzot era una persona straordinaria, ha incrociato delle convocazioni che toccavano tutta
l'Italia
, a
Milano
non ha convocato Beccalossi, quindi l'uomo di punta della stampa nordista, quella quella di metà, non ha convocato Pruzzo, e quindi poi Rossi che veniva da una squalifica, Zoff che aveva quarant'anni, erano tutte componenti di previsione terribile ecco, così diciamo superficialmente, però noi insomma la fiducia in Bearzot era totale perché è stato un grande uomo che non ha avuto naturalmente, come succede a molti, quello che gli era dovuto, perché solo lui poteva vincere.
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07:39
Siccome io ho esperienza di altri mondiali, in situazioni di silenzio stampa, di polemiche, quindi poteva poter farci vincere solamente lui eh, perché era addirittura morale di onestà feroce, però era questo perché ha tirato fuori gli elementi adeguati dell'esperienza.
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08:04
Sembra dire sai quando si parla di esperienza, quasi partiti dicono eh si, l'esperienza di cento anni fa perché ci ha fatto un discorso semplice.
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08:14
Guarda gli italiani, emergono in tutti i campi delle professioni, dei mestieri, della vita, hanno sempre avuto dei picchi straordinari, ma tu vedi nell'amore, in tutto, siamo questi.
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08:27
E quindi se siamo questi, perché dobbiamo giocare come i tedeschi o gli olandesi che siamo italiani, che abbiamo queste caratteristiche di inventiva, di imprevedibilità, di estro, dobbiamo sfruttare queste nostre caratteristiche.
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08:43
Sono cose elementari dette così adesso, però in un ambiente dove da noi la scuola brasiliana, la scuola olandese eccetera e quindi siamo sempre alla ricerca di qualcosa e lui ha tirato fuori il meglio di noi, che è quello che ci ha fatto vincere, e non ci sono santi poi perché poi ti dirò di più, un mondiale così non lo vedrai più, di più, più bello senz'altro no.
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09:12
Fatti tanti goal su azione, tu ricordati del duemila e sei, il mondiale che abbiamo vinto con tutti i meriti del mondo eh io non cambio, però combattuto, si è vinto su un corner, su su, sui rigori.
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09:28
Ci è andata bene anche, siamo stati bravi perché era eravamo una squadra particolarmente forte, di una rapidità di contrapposizione straordinaria.
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Mario Calabresi
09:40
Ma prima della vittoria con
l'Argentina
, il clima è talmente pesante e il rapporto con l'informazione compromesso, che la squadra decide il silenzio stampa.
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09:50
L'unico autorizzato a parlare con i giornalisti è proprio
Dino Zoff
.
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Dino Zoff
09:55
Mi sono preso io la responsabilità qua di parlare, perché non è che si può dire parola stupida insomma, bisogna essere adeguati all'avvenimento ecco quindi, io siccome parlo poco però cerco di dire delle cose abbastanza giuste ecco, quindi mi sono preso questa responsabilità, ho detto voi pensate a giocare, a parlare ci penso io.
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10:19
Perché? Perché è stata anche dura.
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10:22
Perché le prime volte alla conferenza stampa dopo la partita i due capitani, la prima parlava lui, stampa nazionale e internazionale, poi quando toccava a me la stampa italiana si prendeva, andavano tutti fuori, tutti via, per dire come gesto di non ci interessa quello che dice.
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10:42
Io non ho mai azzardato un rimprovero, un vittimismo, no, come se niente fosse successo.
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Mario Calabresi
10:52
Quella squadra aveva due comandanti, uno era Bearzot e l'altro eri tu
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Dino Zoff
10:55
No, no, no, no, no, no io non ero comandante, io ho sempre creduto che il capitano deve essere un'espressione in campo di persona hai capito?
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11:07
Non è che invece si adopera secondo le presenze, secondo il nome delle volte, insomma, il capitano secondo me dovrebbe essere una persona importante nell'ambito del comportamento.
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11:21
Adesso sono tutti che protestano, tutti così, insomma, io posso dire che il rugby è il primo o l'ultimo sport, non so, il primo sport di comportamento è l'ultimo che adopera queste regole di comportamento.
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Mario Calabresi
11:38
In che senso? Il rugby oggi è più serio del calcio?
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Dino Zoff
11:42
No beh, più serio, la parola serio è brutta, però i comportamenti che devono tenere i giocatori, che rispetto all'arbitro eccetera, sono veramente da sport ecco.
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Mario Calabresi
11:55
Cioè tu dici che il rugby è l'ultimo sport in cui è rimasto un senso di correttezza vera?
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Dino Zoff
12:01
Di comportamento ecco, il comportamento equivale correttezza, un po' tutto ecco, l'arbitro non permette a tutti di andare a insultarlo, eccetera, quindi ci va il capitano dice le cose e tutti si assoggettano all'interpretazione, da noi invece è un po' esagerato.
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Mario Calabresi
12:26
Quando è il momento in cui il calcio appunto, invece è diventato così polemico anche in campo?
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Dino Zoff
12:33
Pian piano ecco, quando la protesta equivale ad avere delle ragioni.
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12:41
E però forse anch'io parlo da vecchio ecco, quindi è normale lo sono, e quindi non è che mi illudo eccetera.
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12:53
Però insomma, io credo che le regole nell'ambito dello sport siano significative per i giovani, perché lo sport insomma deve essere un completamento di persona, perché tu giochi con l'avversario, devi giocare con le regole, hai l'arbitro che giudica, quindi devi sottostare a queste queste cose, non è questione di di di democrazia eccetera.
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13:21
Non è democrazia, se parlano tutti.
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13:23
Io ho sempre combattuto anche con le squadre che dirigevo eh, io dicevo a uno ma lo insultavo a morte, cioè che dà un calcio da dietro a uno lo posso dare io che ho cinquant'anni, fammi in entrata come Dio comanda, bella decisa ma con i canoni dell'uomo di sport.
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13:45
Insomma io sono innamorato del calcio, eh.
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13:50
I giovani adesso si buttano giù, basta che tu lo tocchi in area, rigore, eccetera.
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13:56
Ma io quasi li giustifico, perché dico un giovane si butta giù per procurarsi un rigore che non è.
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14:04
Gli danno rigore, fa goal, fanno gol la squadra sono tutti i contenti che perché fa goal, i dirigenti sono contenti perché vince, i tifosi sono contenti.
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14:16
Voi giornalisti dite che è stato furbo.
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14:21
Allora un giovane di vent'anni come fa a non cadere in questo modo di comportarsi se le componenti che vive sono i giornali, il pubblico, eccetera.
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14:33
E tutti trovano bravo e furbo, come fa ad avere due palle così del concetto di sport per tenerci in piedi per fregare l'altro, questo è per dire, come la penso.
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14:47
Invece di dire che quello è stato furbo, io dico che ha rubato.
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Mario Calabresi
14:52
Io sono fissato col tema delle mattine dopo, cioè il giorno dopo che ti cambia la vita.
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14:59
Tu ti ricordi la mattina dopo avere vinto quella coppa, avere sollevato quella coppa, come ti sentivi?
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Dino Zoff
15:04
Mi sentivo orgoglioso però è già passato, diciamo è così immediato e violento subito dopo, la sera, quello che vuoi, che dopo che dopo è in bacheca.
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Mario Calabresi
15:22
Un anno dopo però lasciavi il calcio.
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Dino Zoff
15:25
Ecco quella è particolarmente dura perché tu lasci intanto un pezzo di vita, che è il il meglio come dicono a
Roma,
e quindi sai che le soddisfazioni che ti sei preso difficilmente puoi riprenderle insomma così forti, perché giocando al calcio sei direttamente interessato, anche se sei in una squadra comunque il merito è tuo, mentre fai l'allenatore hai le stesse grandi soddisfazioni, magari hai dei meriti, magari anche più grandi.
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16:06
Però nel calcio non puoi dire sì no, ma perché, perché l'altro, perché quello non ha fatto goal o ha fatto goal, sei tu.
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Mario Calabresi
16:18
Quindi diciamo che da questo punto di vista il momento, la mattina dopo più complicata è stata quella in cui, l'ultima partita resta quella con l'Amburgo, la finale di Coppa dei Campioni.
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Dino Zoff
16:27
Si si.
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Mario Calabresi
16:28
Dopo quel giorno lì, è stato il momento più duro, quello di reimparare a vivere senza il campo, senza la partita.
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Dino Zoff
16:36
Beh beh beh beh indubbiamente, poi io sono rimasto nell'ambito, quindi diciamo è stato meno violento, però sai uno come me che ha fatto undici anni senza saltare una partita..
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Mario Calabresi
16:51
Trecentotrenta presenze in undici campionati.
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16:55
Ma neanche mai un'influenza, un mal di gola niente?
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Dino Zoff
16:57
Va be, ma non esisteva dai, malinni così, io vengo da dalla campagna..
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Mario Calabresi
17:04
Cioè non ci si ammala.
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Dino Zoff
17:07
No ci si ammala ma non ci si ferma no sai, era un po' sciocco a dir la verità, perché volevo volevo dimostrare coraggio di non aver paura quindi vedi una deficienza, anche se poi è un merito tradotto però è questa voglia di esserci proprio, di non aver paura di affrontare sempre tutto, sempre con la correttezza però eh.
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17:40
Perché dicono eh voleva giocare sempre, come per dire che quello allora è importante e vuol giocare perché io con Trapattoni, ciao mister, non sto mica tanto bene, c'ho un male così colà, ho detto a lui cosa facciamo? Cioè te la senti? E ho detto sì sì sì me la sento perché ero anche abbastanza consapevole che quando non stavo bene ero così così attento così che me la cavavo e quindi lui mi mandava in campo, ma rimanevamo noi responsabili.
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Mario Calabresi
18:18
Facciamo un passo indietro, all'immagine più bella e sorprendente di quella stagione.
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18:23
Siamo sul dc nove presidenziale che riporta la squadra campione in
Italia
.
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18:29
È uno di quegli aerei che hanno anche il tavolo, e quattro poltrone intorno.
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18:33
Sul tavolo è appoggiata la coppa, e mentre si vola verso
Roma,
si gioca una storica partita di scopone.
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18:40
Da un lato ci sono il presidente della
Repubblica
Sandro Pertini
e
Dino Zoff
, dall'altro l'allenatore
Enzo Bearzot
e
Franco Causio
.
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18:50
A perdere saranno il portiere e il Presidente.
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18:53
Hai giocato male Bearzot. No Bearzot lo faceva lui il sette! eh!
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Dino Zoff
19:10
Perdiamo, perdiamo una giocata un po' strana di Causio, che quasi ingannò il Presidente e quindi abbiamo perso quel giro importante, abbiamo perso la partita ecco che, che naturalmente il Presidente non ci stava, e allora ha cominciato a dire no, ma perché, no..
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Mario Calabresi
19:36
Però era colpa sua diciamoci la verità.
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Dino Zoff
19:38
Sì sì, sì, no, ma se l'è presa dopo la colpa, dicendo speriamo di rifarlo perché lo so che ho sbagliato io perché..
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Mario Calabresi
19:48
Lo fece come?
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Dino Zoff
19:48
Eh con un telegramma proprio.
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Mario Calabresi
19:50
Ti mandò un telegramma il Presidente della Repubblica.
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Dino Zoff
19:53
Sì sì
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Mario Calabresi
19:53
Cosa aveva scritto nel telegramma?
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Dino Zoff
19:55
Eh no che si prendeva la responsabilità della sconfitta della partita a carte, e che sarebbe contento di poterlo rifare, questa questa partita ecco, quando avevo smesso.
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Mario Calabresi
20:09
E poi vi invitò al quirinale.
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Dino Zoff
20:11
Era l'ora di mangiare, ha detto mangiamo qua, allora abbiamo posto è questo, voglio Bearzot da una parte e Zoff dall'altra, tutti i giocatori.
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20:22
E poi ha detto se c'è posto per i Ministri e gli Onorevoli bene, se no vadano pure al ristorante così proprio!
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Mario Calabresi
20:32
Fantastico.
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20:34
Tu allora eri considerato un giocatore longevo, vecchio, quarant'anni.
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Dino Zoff
20:40
Eh be sì, quarant'anni.
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Mario Calabresi
20:41
E come come ti sentivi ad allora essere considerato il più vecchio?
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Dino Zoff
20:47
Ma il più vecchio sai che si accorcia, che è l'ultima possibilità di di un grande avvenimento in cui partecipi, il fine vita calcistico se vogliamo, però allora cerchi proprio di tirar fuori il meglio da quello che ti propone ancora la la la vita.
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Mario Calabresi
21:12
Adesso hai ottant'anni, e come la vivi la vecchiaia?
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Dino Zoff
21:16
Ma la vivo la vivo da vecchio no, perché è difficile quando sento dire dai io sono sono come uno di venti, io dico io no ho sempre vissuto nella nella realtà, quindi vengo da da da da casa contadina, dove c'è la realtà, la terra, la il tempo, la la la la pioggia, la grandine e tutte tutte cose autentiche, hai capito, non è che puoi far vedere cose che non ci sono, e quindi ho sempre vissuto ma insomma, adesso, come sempre, seguo tante cose, leggo abbastanza giornali, qualche libro, insomma così mi muovo, vengo qua dove siamo adesso a fare qualcosa, giocavo un po' a golf, adesso qualche qualche ruggine un po' meno, nuoto, insomma, questa è la vita è questa.
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22:28
Certo non è, non è semplice per uno per uno vecchio eh, perché quello che ha visto tutti tutti i cambiamenti, non è così semplice, perché situazioni che una volta erano in un modo, adesso sono rovesciate.
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22:49
E allora dici caspita ma sto invecchiando proprio che vedo tutto diverso, o veramente cambiano le cose, cambia il mondo, non so quanto va avanti o indietro eh, in situazioni va avanti molto, però io sempre sono sempre legato a ma anche a cose che possono essere anche nella nella nella nella nella vita moderna insomma, un certo comportamento, il rispetto, l'educazione e la dignità.
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23:31
Questo perché proprio il successo deve arrivare da sostanza, non da da momenti di gloria.
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23:45
Pensa che frase oh!
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Mario Calabresi
23:50
Hai rimpianti?
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Dino Zoff
23:54
Ti dirò che sono rimpianti, sono così arrogante stato nel mio ambito, nel mio lavoro, che difficilmente vedo le partite, anche quelle belle mie eccetera, perché c'era sempre qualcosa che non andava no, sai la il perfezionismo, quindi significa poca umiltà, arroganza.
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24:19
Però nello stesso tempo mi son sempre salvato, dicendo è inutile che se avessi fatto così, si vede che in quel momento non potevo fare così, sono realista.
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24:33
La frase di mio padre, presi un goal in serie A e lui mi disse "Ma come mai quel goal lì, come l'hai preso?"
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24:42
Ho detto "Non mi aspettavo tirasse" e lui mi fa "Perché fai il farmacista? Fai il portiere, se non te l'aspetti te chi si deve aspettare il tiro?".
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24:50
Hai capito, a casa mia non c'erano scuse, mai di niente.
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24:56
Questa è la mia sostanza che quindi ho sempre preso, mi sento delle responsabilità, perché il lavoro, qualsiasi lavoro va fatto bene, non importa di che livello però va fatto bene, e quindi c'è sempre qualcosa che si poteva far meglio, però poi dico se non l'ho fatto in quel momento, non ero in grado di farlo.
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25:19
Allora ti permette di andare avanti, se no stai lì a menarla tutta la vita.
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Mario Calabresi
25:25
Hai un sogno nel cassetto, qualcosa che vuoi fare?
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Dino Zoff
25:30
No, io sono realista, non mi illudo, però è logico il mondo il mondo moderno e poi il mondo contadino era molto importante, perché il vecchio si metteva lì seduto sul coro, mentre partecipava o lo facevano partecipare almeno nella, il mondo moderno insomma, invece è molto più difficile per, non per me naturalmente, però questo è un concetto generale ecco adesso ti mettono nelle case di cura e, perché non si può fare altrimenti e non è dico che eravamo meglio una volta, però venendo da certi mondi, insomma c'è diversità, ce n'è.
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26:21
Io cerco di essere onesto con me stesso.
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Mario Calabresi
26:25
L'ultima cosa, qual'è il più bel ricordo che hai?
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Dino Zoff
26:29
Qua incominci a a dire cose per apparire meglio come persona, cominci a dire il figlio, non il figlio, la famiglia, i genitori, quindi certamente nell'ambito dello sport il mondiale, lo sport così così immediato, così violento, così di soddisfazione che tutte le altre, almeno io le ho vissute proprio per gradi hai capito, poi magari qualcuno dirà "ma come è nato tuo figlio e tu lo vedi per gradi?".
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27:08
Sai perché non mi avete mai preso in castagna voi giornalisti?
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27:12
No scusa se ti do del giornalista, ma lo eri anche.
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27:16
È che io quando parlo, parlavo piano, quindi difficilmente cado con una parola in più che si può estrapolare, e impiantare tutto un ragionamento.
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27:29
Ecco, quello sempre.
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Mario Calabresi
27:34
Dino Zoff
non ha detto una parola fuori posto nemmeno questa volta.
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27:40
Restiamo a parlare della solitudine dei portieri, di quanta nostalgia abbia dell'asciuttezza del mondo contadino, quello dei suoi genitori, dei suoi nonni, di quanto abbia a cuore i comportamenti corretti, tanto che vuole accompagnarmi alla macchina, e prima di salutarmi, si scusa per essere arrivato l'intervista con cinque minuti di ritardo.
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28:03
Lo fa per tre volte.
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28:06
L'ultima cosa che faccio è guardargli le mani, quelle che a un minuto dalla fine della partita con il
Brasile
bloccarono sulla linea di porta il colpo di testa di Oscar, e regalarono
all'Italia
un decennio indimenticabile.
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28:24
Altre Storie è una serie di
Mario Calabresi
prodotta da Chora Media.
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28:28
La cura editoriale è di Sabrina Tinelli, Il sound design è di Luca Micheli, la producer è Valentina Meli, in redazione Francesca Abruzzese, le registrazioni e la finalizzazione sono di Guido Bertolotti.
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Build n. 1.38.1
Mario Calabresi
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