Thursday, Apr 21, 2022 • 32min

Episodio 19: Il giorno più bello della mia vita - Piero Corte

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Il ricordo della Resistenza e della Liberazione nelle parole di Piero Corte, piccola staffetta partigiana. Che per salvare suo padre ha ingannato i fascisti ed era pronto, con tutta la famiglia, a farsi fucilare. E che di quegli anni, non ha mai dimenticato la lezione più importante: bisogna vivere con coraggio.
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Talking about
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Speakers
(3)
Piero Corte
Mario Calabresi
Marianna Corte
Transcript
Verified
00:06
Chora.
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Piero Corte
00:10
Sono nato il dieci novembre del trentatré.
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Mario Calabresi
00:14
Quindi quest'anno ne compi?
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Piero Corte
00:16
Ottantanove, ne compirò ottantanove, se ce la faccio!
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Mario Calabresi
00:20
A vederti, come sei in forma.. ci dici come si fa ad arrivare ad ottantanove così?
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Piero Corte
00:25
Eh, lavorando, lavorando e avendo sempre progetti e non contarli.
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00:31
Adesso comincio a contarli, ma io non ho mai contato. Io sempre a settant'anni mi sono fermato, la diciannovesima volta quest'anno che compio settant'anni.
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Mario Calabresi
00:43
L'uomo che ho davanti si chiama Piero Corte, è nato in
Piemonte
, nel
Comune di Borgosesia
, ma è cresciuto a
Varallo
, dove la strada comincia a salire verso il
Monte Rosa
. Da ragazzino ha fatto la staffetta partigiana ed è per questo che sono venuto a trovarlo, per avere memoria diretta dei giorni della liberazione, del venticinque aprile di settantasette anni fa.
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01:05
Ma per parlargli non sono dovuto andare in montagna, ma sono venuto su un pendio scosceso, in mezzo ad una vigna a picco sul mare.
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01:13
Siamo a
Monterosso
, nelle cinque terre, dove Piero produce vino e vive per una buona metà dell'anno.
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01:22
Sono
Mario Calabresi
.
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01:23
Questo è un podcast di Chora Media.
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01:25
Si chiama Altre Storie.
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01:34
Ci sono momenti e persone che ci definiscono, che danno una direzione alla nostra vita.
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01:39
Per Piero sono stati fondamentali suo nonno, ma soprattutto suo padre.
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01:44
E un giorno in particolare, un giorno in cui ha pensato di non essere all'altezza del compito. Un giorno che non ha mai dimenticato. Ma partiamo dall'inizio.
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Piero Corte
01:54
Eravamo in sei fratelli e mio papà faceva il pescatore, il pescatore di fiume.
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02:03
Non ha mai voluto insegnarmi a pescare perché non voleva che io facessi la stessa cosa.
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02:08
Mio nonno era socialista ed era il primo che aveva contrastato le squadracce fasciste
a Varallo
, poi è morto e a mio papà gli è rimasto il segno ed è rimasto antifascista, quindi non si è mai iscritto al fascio.
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02:24
Mi ricordo che mia mamma aveva il calendario col ritratto di Mussolini in casa, mio papà non voleva perché mia mamma ha il fascino del del del del del Duce.
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02:37
Ogni tanto litigavano per quello, quindi non non non si è mai iscritto al fascio e non ha mai lavorato. Non ha mai avuto un impiego.
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02:49
Quando arrivava la la piena era benedetta da Dio perché lui andava a fare le dighe, coi piedi in acqua fino fino alla sera e faceva il pescatore, faceva il bracconiere e avevamo il conto dove lui portava le trote e mia mamma faceva la spesa lì e veniva pagata con le trote.
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03:11
Poi dopo è successo la il periodo della resistenza e lui..
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Mario Calabresi
03:17
Ecco. raccontami questo, tuo padre, come dire, fedele alla sua dedizione, al suo pensiero, va in montagna, entra nella resistenza.
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Piero Corte
03:29
Ma mio padre era anche alpinista, hanno organizzato il ricovero dei l'aiuto dei clandestini, tutti i prigionieri che scappavano o i clandestini si dovevan nascondere in montagna perché eran stufi di fare la guerra.
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03:49
E allora mio papà e altre due o tre guide li hanno organizzati e hanno iniziato così.
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Mario Calabresi
03:58
Quindi tuo padre ha cominciato semplicemente aiutando la gente a scappare.
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Piero Corte
04:04
Aiutando la gente a scappare
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Mario Calabresi
04:04
E da lì dove passavano?
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Piero Corte
04:04
Da lì la
Valsesia
comunicava con
Zermatt,
era considerata quella via lì, era considerata inagibile dai tedeschi e dai fascisti, perché bisognava arrivare, prenotare a tremila seicento metri che era al rifugio Difetti e poi da lì valicavano il ghiacciaio del
Grendel
, scendevano
a Zermatt
.
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04:29
I fascisti e i tedeschi, avevano disattivato la il rifugio e ha tolto le porte e le finestre, eccetera, in modo che non fosse agibile, per cui era praticamente considerata impossibile quella via lì e invece era la via che loro facevano sicuri.
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Mario Calabresi
04:48
Poi, nella vita del padre di Piero entra in scena
Vincenzo Moscatelli
, nome di battaglia Cino e sarà il comandante delle
Brigate Garibaldi
della
Valsesia
.
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04:58
Moscatelli è stato uno dei capi partigiani più noti, dopo la guerra è stato deputato comunista all'assemblea costituente e poi senatore, per Piero, una figura fondamentale della sua infanzia.
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Piero Corte
05:11
Moscatelli era il comandante partigiano che era stato liberato l'otto settembre e gli hanno affidato il compito di di organizzare la resistenza in
Valsesia
.
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05:23
E Moscatelli era molto intelligente e aveva organizzato la resistenza bene, aveva per diritto il cappellano, aveva organizzato molto, molto bene, lui comunista eh!
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05:37
Morale, Moscatelli ha detto a sto gruppo guardate che adesso voi ormai dovete organizzarvi, se non vi armate, non trovate il modo di difendervi, voi sapete che fine fate per cui e io ci penso io, vi fornisco le armi, vi organizzo eccetera.
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05:53
Così si sono organizzati è nata la resistenza, però mio papà era antimilitarista, quindi è riuscito a fare il partigiano in quel modo lì, aveva la sua pistola per un'arma da guerra.
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06:11
Una pistola bellissima con con le pallottole, la scatoletta di pallottole che io ho avuto fino a poco tempo fa perché non sapevo cosa farmene.
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06:24
Mio papà è riuscito a fare il partigiano senza mai usarla questa perché aveva scelto la strada meno violenta di fare la resistenza, che era quella di fare la staffetta ed era la strada più pericolosa.
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06:40
Moscatelli a un certo punto aveva una taglia di centomila lire che era una cifra enorme.
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06:46
Era pericolosissima la faccenda, se l'avessero saputo in tanti ci poteva essere qualcuno che, allettato da questa grossa cifra, poteva fare la spia e farlo catturare.
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06:57
Per cui l'unico che conosceva il nascondiglio di Moscatelli era mio papà.
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07:02
Adesso ti dico dove era nascondiglio. No, lo so, te lo dico dopo.
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Mario Calabresi
07:07
Il padre di Piero ascoltava ogni sera radio
Londra
, ascoltava quando trasmetteva i messaggi in codice per le forze partigiane.
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07:15
Anche Piero lo faceva di nascosto in casa, in paese, sapendo che se lo avessero scoperto i fascisti sarebbero stati guai.
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07:22
Piero aveva imparato che quando arrivava un certo messaggio, suo padre la mattina dopo sarebbe sceso dalla montagna per prendere pacchi di documenti.
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07:32
Ricorda che uno dei messaggi per suo padre recitava: "la vacca sul binario".
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07:38
Il giorno più drammatico della vita di Piero cominciò proprio quando il padre arrivò in paese per una missione.
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07:44
Ancora oggi si commuove nel raccontarlo.
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Piero Corte
07:47
Io avevo undici anni e nel quarantaquattro e mio papà andava in questa osteria i gestori antifascisti dove arrivavano dei documenti, quelli che doveva poi essere smistati e finire o a
Zermatt
o a
Valduggia
da dove c'era il comando di Moscatelli e qualcuno dice che mio papà é sceso a
Varallo
, io ero in piazza che giocavo, mi caricano sulla macchina
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Mario Calabresi
08:14
Chi ti carica sulla macchina?
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Piero Corte
08:15
I tedeschi.
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Mario Calabresi
08:16
Perché quindi i tedeschi avevano saputo.
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Piero Corte
08:17
Saputo da una soffiata che mio papà era sceso in paese, hanno preso me in piazza, mi han caricato, mi han detto portaci dove c'è tuo papà e io era lì mio papà, a pochi passi.
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Mario Calabresi
08:29
Tu sapevi dov'era?
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Piero Corte
08:30
Sapevo si si era lì era lì.
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08:34
Io li ho portati in un'altra osteria, dico intanto così mio papà lo avvisano e scappa.
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08:40
E lì non c'era naturalmente.
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Mario Calabresi
08:42
Tu volevi dare tempo a tuo padre di scappare e quindi hai portato i tedeschi in un posto sbagliato.
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Piero Corte
08:47
Il posto sbagliato. Poi un altro posto sbagliato, il terzo posto si sono incazzati, mi hanno detto basta, hanno capito che li prendevo in giro e io ho avuto paura e allora li ho portati lì, in quell'osteria lì dove io credevo che mio papà non ci sarebbe stato più e invece.
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Mario Calabresi
09:03
Aveva avuto il tempo per scappare.
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Piero Corte
09:05
Il tempo l'ha avuto sì, ma lui non è scappato perché ma ma
Borgosesia
molto qualche giorno prima il tempo prima avevano ammazzato un ragazzo di di quattordici anni perché aveva portato il pane ai partigiani, quindi il mio papà probabilmente non se l'è sentita per quello, io non lo so.
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Mario Calabresi
09:25
Cioè tuo padre ha avuto paura che se non l'avessero trovato avrebbero fatto qualcosa a te.
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Piero Corte
09:31
Sì e allora lui è rimasto ad aspettarci sulla porta e allora scaraventano giù dalla macchina me e portano via mio padre.
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Mario Calabresi
09:37
E quando tu hai visto tuo padre lì, come ti sei sentito?
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Piero Corte
09:41
Immagina un po', mi sono sentito in colpa.
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Mario Calabresi
09:47
Il padre di Piero, di cui non abbiamo ancora mai detto il nome, si chiamava
Giovanni Battista
, ma il nome di battaglia Latita, venne interrogato duramente per quindici giorni.
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09:57
Piero aveva scoperto dove lo tenevano e ogni giorno aveva cercato, ma senza fortuna, di parlargli, voleva spiegarsi con suo padre.
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Piero Corte
10:06
Mi interrogavano nel nel seminterrato delle scuole elementari, un giorno arrivo su e sento che un fascista.. "Dove sono i dieci da fucilare?" "Eh sono lì, li sta confessando Padre Pinco Pallino, cappellano della
Tagliamento
"
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10:26
Guardo giù c'era mio papà che stava mettendo la mano su una spalla a uno che si disperava e io "Papà! Papà! Papà! Io non ti ho tradito".
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10:37
Mio papà mi manda via malamente e papà "vai a casa" esco, corro a casa "Mamma mamma, guarda che fucilano il papà! Fucilano il papà!".
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10:48
Nel frattempo a Varallo si era sparsa la voce, allora mia mamma ha detto "vabbè, allora se fucilano papà devono fucilare tutti noi anche".
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10:58
Siamo andati lì, sul piazzale dove dovevano uscire questi qui da fucilare, ammanettati, e noi lì dietro, facevano sfilare da
Varallo
tutta la fila fino al cimitero legati in fila indiana e noi dietro.
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Mario Calabresi
11:15
Cioè tua madre con tutti i figli?
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Piero Corte
11:16
Con tutti i figli.
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11:20
La prima sorella che aveva vent'anni, che poi ha fatto parte del comando partigiano in Valsesia, è svenuta a metà strada, quindi siamo arrivati in cinque davanti lì ai fascisti, e poi lì è intervenuto il preposto, era un fatto probabilmente importante che un padre se venisse fucilato. Morale questi qui hanno accettato di liberare mio padre, ma in cambio han prelevato in ostaggio mio fratello.
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Mario Calabresi
11:52
Tuo fratello?
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Piero Corte
11:53
Mio fratello, che aveva sei anni più di me, quindi aveva diciassette anni, dicendo ti liberiamo ma ti prendiamo il figlio e lo teniamo noi tu regolati e se lo sono portati via.
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12:05
Mio papà non voleva, e ancora sempre legato lì, gli dà uno spintone e questo fascista capitano Venturini, "bastardo! ti stiamo salvando la vita e ti opponi" a mio padre.
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Mario Calabresi
12:18
A tuo padre?
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Piero Corte
12:18
Si, sanguinava.
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Mario Calabresi
12:20
Perché tuo fratello l'hanno portato via.
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Piero Corte
12:22
Subito vestito da fascista, l'han portato via.
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Mario Calabresi
12:25
Dove l'hanno portato?
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Piero Corte
12:26
Doveva partire poi per il fronte e gli facevano attraversare i campi minati, è saltato su una mina e è rimasto ferito, ha perso a un piede.
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12:36
È andato poi a recuperarlo mia mamma con mia sorella nel Veneto a
Recoaro Terme
, che erano lì in istanza provvisoriamente in attesa di partire per il fronte, lo han portato a casa, attraversando tutte le vicissitudini per portarlo dalla stazione centrale alla stazione nord, che era quella che poi a
Milano
, l'han caricato su una carriola.
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Mario Calabresi
13:03
E tuo papà, dopo che era stato liberato, era stato portato via tuo fratello, è tornato in montagna?
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Piero Corte
13:10
Vivo, eh sì, il problema è quello. È lì che io sono entrato in funzione. Ecco io praticamente sono entrato nella resistenza allora, mio padre ad un certo punto, per non correre rischi nel caso fosse catturato, usava me.
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Mario Calabresi
13:24
Usava te per fare che cosa?
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Piero Corte
13:25
Mio papà con la canna da pesca, eccetera con lo zaino faceva finta di fare.
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13:32
Allora si andava in montagna a comprare la toma, andava a portare il sale in cambio riceveva il formaggio e così via, facendo così con un bambino e il bambino ero io che avevo i documenti nascosti dentro.
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13:48
Mi imbottivano di documenti, in questo modo arrivavamo al nascondiglio di Moscatelli, arrivavamo a Valduggia, mi depositavano in questa osteria, mio padre andava, dopo un po' tornava, mi svuotava i documenti, poi tornava, mi riempiva di altri documenti e poi ripartivamo e nei primi tempi avevo paura poi sovente mi capitava magari di stare in mezzo ai partigiani su in montagna, ho cominciato a dire "ma no, che paura", cantavano questi ragazzi giovani, tutti barbuti, tutti mi piaceva anche alla fine, mi sentivo anche importante, perché in fondo sapevo che avevo un ruolo, con una fifa tremenda ma avevo un ruolo, avevo la mia funzione.
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14:32
Quindi è così che io ho iniziato a far fare la l'aiuto staffetta.
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Mario Calabresi
14:41
Oggi non riusciamo a immaginare cosa possa essere stato il venticinque aprile.
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14:45
Che sensazione di libertà, di gioia e insieme di cause di incertezza possano aver vissuto gli italiani, specie quelli che vivevano al nord, sotto l'occupazione nazifascista.
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14:57
Per questo chiedo a Piero che cosa ricordi esattamente di quel giorno.
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Piero Corte
15:01
Mi ricordo il venticinque aprile che c'è la scena di mio padre che scende con tutti gli altri comandanti in prima fila e io mi sono sentito il giorno più bello della mia vita, il giorno prima c'erano i morti in terra, ma non ti eri dimenticato di tutto.
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15:20
I clandestini che passavano andava da casa mia arrivavano conciati malissimo, specialmente i prigionieri inglesi quelli che scappavano dai campi di concentramento, ci lasciavano giù la scabbia, i pidocchi e tanta fame e basta.
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15:36
Eppure ormai il venticinque aprile sembrava un sogno, una giornata bellissima.
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Mario Calabresi
15:43
Mi parli di com'erano i partigiani, che ragazzi erano?
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Piero Corte
15:48
Erano ragazzi sembra strano dirlo, ma allegri, erano contenti.
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15:55
Il mio ricordo è che erano contenti che mi ricordo che in particolare una sera siamo finiti con mio papà in questo posto dove c'era sto gruppo a
Campertogno
, poco prima di
Lagna
andando in su, siamo stati di sera in questo posto d'inverno freddo e c'erano tutti sti partigiani barboni lunghi che si raccontavano, si danno manate sulla spalla e cantavano e suonava la chitarra, ragazzoni e basta.
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16:25
Solo che quando poi vedevo i morti per strada, quelli fucilati perché poi ero un bambino, andavo correvo a vedere tutto, mia mamma era stata fermata, io volevo andare a vedere mia mamma e e ho visto dei ragazzi che che mi han fatto così per farsi vedere le mani perché praticamente gli avevano strappato le unghie, gli occhi che erano come dei fanali.
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17:01
Quindi son stato contento dal venticinque aprile in poi.
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Mario Calabresi
17:20
Com'è stato il dopoguerra, il rapporto con quelli che erano stati i fascisti del tuo paese?
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Piero Corte
17:25
Beh, io io ho due periodi, quel periodo che avevo gli incubi e che sognavo di essere su una pianta, adesso la potrei riconoscere a Varallo, e io ero su un albero con una mitragliatrice e passavano i tedeschi, io li li li mitragliavo e quando mi svegliavo incazzato perché ce n'erano ancora..
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Mario Calabresi
17:46
Cioè proprio era un sogno ricorrente?
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Piero Corte
17:48
Sì sì, il sogno ricorrente.
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17:50
L'altro era che ero stato arruolato dai fascisti, ma naturalmente non volevo e adesso ti faccio ridere perché appena sposato che mi sono sposato nel sessantasei, ero già adulto trentatré anni avevo, e un bel momento ho sognato che mi avevano arruolato i fascisti e mi ero su una mulattiera vestito da fascista e sotto c'era l'ufficiale e io gli ho pisciato addosso perché lo odiavo, no?
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18:24
Ero a letto e ho pisciato a letto, mia moglie che se si è svegliata, tutta bagnata.
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Mario Calabresi
18:32
Povera donna.
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Piero Corte
18:34
Infatti ho pisciato addosso a un fascista, cosa vuoi che ti dica, per dirti succedeva anche questo.
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Mario Calabresi
18:44
Hai mai più incontrato nessuno dei fascisti?
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Piero Corte
18:47
Oh si, ho incontrato quel fascista lì che aveva picchiato mio papà.
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Mario Calabresi
18:51
Ah quello che ha picchiato tuo padre?
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Piero Corte
18:53
Capitano Venturini sì, lo lo lo racconto.
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Mario Calabresi
19:00
Siamo nel millenovecento cinquantasei, sono passati undici anni dalla fine della guerra e per Piero le cose sono andate benissimo.
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19:08
Con il boom economico ha trovato lavoro nell'ufficio commerciale di un'azienda della sua valle, ha fatto carriera, tanto che ora dirige quell'ufficio.
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19:15
Si è comprato la macchina e si è fatto perfino un abito su misura da un famoso sarto milanese.
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19:22
Tutto va a gonfie vele, ma muore suo padre e proprio pochi giorni dopo la storia lo mette di fronte al giorno più nero del suo passato.
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Piero Corte
19:33
Ero andato per questa mia ditta che rappresentavo a
Milano
, vicino a dove c'è il Corriere della Sera, avevo la macchina dell'azienda con scritto di altre industrie, eccetera
a Varallo
entro lì, scendo dalla macchina e sulla ribalta dei magazzini, c'è questo qui che mi guarda e mi dice "è di Varallo lei?" e dico "Sì, perché?" "io la conosco Varallo".
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20:00
Anch'io l'ho conosciuto, non ho capito più niente, sono salito sulla ribalta e l'ho picchiato, gli ho strappato il grembiule che aveva addosso, l'ho graffiato, mi sono venuti addosso in tanti a liberarlo e lo picchiavo, questo qui non sapeva il perché.
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20:20
Mi prendono in due, mi portano nell'ufficio di sta azienda, non riuscivo neanche a spiegarmi.
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20:28
Allora richiamano quello lì come li chiama quello lì, mi rialzo gli gli do la seconda razione.
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20:34
Mi fermano di nuovo, in qualche parola son riuscito poi a spiegarmi, morale sono andato in ufficio, subito in ufficio, ho battuto la lettera di dimissioni, la mia carriera è finita, ero appena stato assunto.
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Mario Calabresi
20:48
Hai dovuto lasciare l'azienda?
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Piero Corte
20:49
E io sì l'avrei lasciata solo che è venuto giù, è stato molto bravo questo industriale, tra l'altro era lui era del partito liberale contrario all'idea di mio padre, per dire.
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21:01
Mi ha detto "cosa ha fatto Piero?" dico "ho fatto una cosa che rifarei perciò guardi lì ci sono le mie cose.." "No, no, ci penso io."
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21:07
Morale è stato bravissimo, è andato lui dalla ditta a chiarire tutta la situazione e poi mi ha tolto il cliente se l'ha tenuto lui.
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Mario Calabresi
21:24
Piero resta in silenzio, guarda il mare, ha gli occhi lucidi. Io non gli faccio nessuna domanda e poi ricomincia lui a raccontare.
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Piero Corte
21:36
Oggi lo rifarei e dico a tutti non fatelo.
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21:41
Era era probabilmente per me un momento particolare perché era da poco morto il mio papà e mio papà se ci fosse stato mi avrebbe sicuramente non sarebbe stato contento.
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21:56
Ho anche capito che oggi non farei più, ma d'altra parte allora avevo anche bisogno di sfogarmi un po' è l'unico modo era quello.
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Mario Calabresi
22:08
Senti e cosa.. vuoi bere un bicchiere di vino?
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22:12
Salute! Che vino è il tuo?
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Piero Corte
22:14
È Cinque Terre.
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Mario Calabresi
22:15
Cinque Terre.
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Piero Corte
22:16
Vero.
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Mario Calabresi
22:17
Il vitigno è Cinque Terre si chiama?
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Piero Corte
22:19
Son tre. c'è l'Albarola, Bosco e Vermentino, in proporzioni uguali.
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Mario Calabresi
22:28
Quanta parte dell'anno passi qui a
Monterosso
?
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Piero Corte
22:30
Tanto, metà e metà. A Varallo andavo volentieri d'estate per per andare in montagna.
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22:36
Andavo nel rifugio, la via dei Partigiani facevo, quella lì per andare a
Zermatt
, la montagna già da qualche anno che non non mi divertivo più.
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22:48
Le seggiovie non mi piacciono, andavo su con le pelli di foca eccetera.
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22:52
E poi è faticoso e a un certo punto non ce la facevo più.
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22:56
Ho risolto un po' il problema facendo un po' di parapendio.
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Mario Calabresi
22:60
Parapendio?
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Piero Corte
23:00
Parapendio l'ho iniziato a ottant'anni.
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Mario Calabresi
23:04
Cioè a ottant'anni hai iniziato parapendio?
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Piero Corte
23:06
Si si.
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Mario Calabresi
23:07
È bello?
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Piero Corte
23:08
È stupendo, è incantevole, non scenderei più, sto bene là io.
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Mario Calabresi
23:12
Nell'aria.
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Piero Corte
23:12
Ah una meraviglia, è indescrivibile.
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23:18
Poi forse sarà che io ho sempre avuto tanta paura da piccolo, ho ancora bisogno di qualche emozione forte e allora certe volte quando rischi che molte andavamo contro quella montagna là e almeno finalmente ancora poi passa e stai bene.
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Mario Calabresi
23:41
E come sei arrivato a
Monterosso
?
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Piero Corte
23:43
A
Monterosso
sono arrivato per disgrazia perché ho sposato mia moglie che era stata qui e le era piaciuto e allora sono venuto.
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23:52
Siccome a me il mare non piaceva e avevo programmato il viaggio in
Alto Adige
, sono finito a
Pantelleria
in viaggio di nozze e quindi siamo andati al mare qualche volta ad
Alassio
, in quei posti lì ma c'era l'acqua bassa.
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24:09
Allora siamo venuti di queste parti che lei era stata in qualche con sua mamma e dico ecco, questo qui è un posto al mare dove io potrei venire e da lì è nata la cosa perché almeno qui c'erano delle montagne dietro, io dico cammino, vado e gli altri vogliono fare la lucertola in spiaggia non è che mi piaccia, e qui mia moglie era in spiaggia, io in montagna, stavamo benissimo.
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24:36
E quindi così, da lì è nato il fatto che io volevo anche avere qualcosa di mio e fare il contadino, avere la terra dove tu sai che non hai bisogno di nient'altro.
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24:49
Abbiamo guardato guardato c'è il posto più bello di
Monterosso
, è questo.
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Mario Calabresi
24:53
E che la tua vigna è a picco sul mare.
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Piero Corte
24:55
Eh si, è per quello che l'ho presa.
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Mario Calabresi
24:59
È una vigna meravigliosa, fatta di terrazze a picco sul mare da qui si vedono
Monterosso
e Punta Mesco e da qui nascono solo milleduecento bottiglie l'anno.
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25:09
È una viticultura eroica, fatta tutta a mano, ma quando arrivo, oltre alla pendenza, al vento e alla vista mozzafiato, a colpirmi è una musica.
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25:21
Qui c'è la tua musica.
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Piero Corte
25:22
Questa è la mia.
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Mario Calabresi
25:23
C'è sempre la musica classica in vigna?
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Piero Corte
25:26
Mozart. Oggi è festa allora no, se no io metto Mozart sempre giorno e notte.
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Mario Calabresi
25:33
Giorno e notte c'è Mozart nelle tue vigne?
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Piero Corte
25:35
Sì. Basso.
Share
Mario Calabresi
25:36
Perché?
Share
Piero Corte
25:37
Perché è uno studio del professor Mancuso.
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Mario Calabresi
25:41
Si?
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Piero Corte
25:41
Famoso in tutto il mondo.
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Mario Calabresi
25:45
Lo conosco sì sì.
Share
Piero Corte
25:45
Ecco ha scoperto che la musica faceva bene alle piante, facendo esperimenti, mettevano capannone con barbatelle, con la musica un'altra scienza e ha visto con quelle con la musica.
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25:59
E poi da lì han continuato anche con altri ricercatori e han scoperto che la musica di Mozart emette le stesse onde sonore che emettono i come richiamo sessuale gli insetti, mettendo Mozart, gli insetti non prolificano più.
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Mario Calabresi
26:19
Fantastico, due piccioni con una fava.
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Piero Corte
26:23
Ecco.
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Mario Calabresi
26:23
E quindi in questo pezzo di paradiso sopra il golfo, sopra
Monterosso
, da trent'anni giorno e notte c'è la musica di Mozart?
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Piero Corte
26:34
Si si.
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Mario Calabresi
26:34
Meraviglioso.
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26:45
Torniamo a sederci, si mette a tagliare un salame, tira fuori della focaccia.
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26:50
Io gli chiedo quale consideri il giorno più bello della sua lunga vita.
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26:54
Prima mi dice il matrimonio, poi il giorno in cui è nata sua figlia, poi il giorno in cui ha piantato un melograno perché è nata la nipote Olimpia, ma poi si ferma e dice "no" e torna ancora a suo padre.
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27:08
E mentre mi risponde si commuove di nuovo.
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Piero Corte
27:11
Il giorno più bello della mia vita è quando ho saputo che mio papà ha soccorso un fascista.
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27:21
Il libro del di Pansa "Il sangue dei vinti", passo davanti al libraio a Varallo e c'è questo libro con una fotografia di copertina e io di colpo mi vedo la scena, io l'avevo rimossa questa scena, era la scena di quando i ragazzi partigiani sono scesi a liberare
Milano
, Varallo era sprovvista allora non c'era carabinieri, non c'era niente.
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27:56
Hanno lasciato mio papà che era vecchio, trentanove anni, poverino, ma era vecchio, tutti gli altri ragazzi di quindici, diciotto, venti, ventidue anni, venticinque anni sono andati a liberare
Milano
.
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28:09
Moscatelli ha detto a mio papà, tu stai a
Varallo
a controllare in modo che non ci sia esagerazione di rese dei conti, cos'è successo che al cinque maggio c'era una fila di fascisti catturati che avevano buttato via l'abito militare e raffazzonato abiti borghesi da in qualche modo, erano tutti lì, alla gogna in Piazza Vittoria, dietro questi qui questa fila c'era un camion con su delle ragazze che erano quelle che hanno avuto qualche flirt con qualche fascista che le ragazze antifasciste le tosavano sul camion, gli tagliavano i capelli e le graffiavano anche apposta col con le forbici.
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28:51
E io che ero il solito bambino che ormai era era diventato adulto e voleva vedere tutto, ero lì che guardavo, un vecchio ad un certo punto dà una bastonata in testa al primo de dei fascisti in fila lì, il primo Pam! si becca sta bastonata in testa e poi gli cola il sangue così, ho la fotografia ce l'ho ancora dentro, e cade.
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29:21
Io scappo, scappo insomma io, era finita ormai era ero allegro cinque giorni prima per la liberazione e adesso non è cambiato niente, è ancora come prima. Anzi, e noi siamo come loro si erano dimenticati.
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29:36
Vedo sto vedo sta scena, scendo, vado giù, c'era il bar commercio a
Varallo
era di Barbano che è lo storico di
Varallo
così, dico "Ma senti insomma ma che fine ha fatto quel fascista che aveva preso sta bastonata in testa che mi era rimasto impresso?"
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29:55
"Ma niente è venuto giù tuo papà, con una balilla, l'ha caricato e l'ha portato all'ospedale"
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30:03
Mio papà era morto.
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30:10
E' stato il giorno più bello?
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Piero Corte
30:11
Più bello.
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30:17
Io dico con tutto quello che ha visto è stato interrogato, sappiamo per quindici giorni e alle scuole dove lo tenevano, gli ha portato via un figlio, è tornato senza piede, la moglie fermata eccetera. E lui il il cinque maggio del quarantacinque è andato a soccorrere sto fascista che era stato bastonato, il più bel regalo che che potevo avere quello.
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Mario Calabresi
30:46
Grazie. Che bella questa storia.
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30:60
Ci salutiamo. Mi accompagna fino in cima alla sua vigna ma poi non vuole che io torni alla strada da solo, per cui si rifà un'altra volta la salita, tutti gli scalini.
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31:13
Io parto, ma quando arrivo a fare benzina sull'autostrada all'autogrill trovo un messaggio su whatsapp, me l'ha mandato sua figlia Marianna e così scopro che mancava un pezzo della storia.
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Marianna Corte
31:27
Scusa Mario il vocale, perdonami. Mi ha chiamato apposta mio papà per dirmi questo che si è dimenticato di dirti una cosa che ti ha detto, poi te la dirò dopo, dov'è il nascondiglio di Moscatelli, dopo la guerra lui ha chiesto a un partigiano "Ma qual era il nascondiglio di Moscatelli?"
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31:45
E lui ha detto "ti porto a vederlo" ed era nella chiesa di Valduggia.
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31:49
Quindi l'inciso di mio papà che Moscatelli comunista aveva il proprio nascondiglio nell'altare della chiesa di Valduggia.
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31:57
Te lo dico per onore di cronaca, mi ha chiamato apposta per dirmelo. Ciao ciao. Buon viaggio! A presto. Ciao.
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Mario Calabresi
32:05
Altre Storie è una serie di Mario Calabresi prodotta da Chora Media.
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32:09
La cura editoriale è di Sabrina Tinelli, il sound design è di Luca Micheli, la producer è Valentina Meli le registrazioni e la finalizzazione sono di Guido Bertolotti.
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