Che anno sarà il 2021? Ormai il nostro orizzonte è limitato ad una settimana, al massimo due. Manca il coraggio di parlare con chiarezza. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi per vedere gli ostacoli e immaginare una via d’uscita. Partendo dalla verità: il virus muta e si fa più contagioso ma finalmente abbiamo il vaccino. Alessandro Vespignani, il più credibile studioso di epidemie, ci racconta come il 2021 sarà l’anno della corsa contro il tempo.
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(2)
Alessandro Vespariani
Mario Calabresi
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00:06
Chora
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Alessandro Vespariani
00:10
La variante inglese è come dire, quello che in un romanzo definiresti il colpo di scena no? Quando pensi che siamo in qualche modo all'uscita del tunnel c'è una complicazione in più.
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Mario Calabresi
00:28
Pensavamo che con la fine del duemila venti potessimo voltare pagina. Ma di questo romanzo chiamato Pandemia dobbiamo scrivere ancora molti capitoli.
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00:40
Da troppo tempo il nostro orizzonte è limitato a una settimana, al massimo due. Viviamo aspettando indicazioni che ci dicano cosa possiamo fare.
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00:49
Ma le risposte non sono credibili, sono contraddittorie. In una notte si vorrebbe passare dalla zona rossa al ritorno a scuola dei ragazzi. Manca il coraggio di parlare con chiarezza e di fare i conti con la realtà.
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01:02
Il duemila ventuno sarà una lunga sfida tra contagi e vaccini e questa sfida contro il tempo ce la racconta
Alessandro Vespignani
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01:12
Il più credibile studioso di epidemie, un fisico italiano che da anni studia la diffusione dei virus nel mondo. Un uomo capace di vedere lontano, a cui ho chiesto di indicarci una strada, mentre sul pianeta i contagiati sono ormai più di ottantatré milioni.
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Alessandro Vespariani
01:30
Mario
sai, quando si parla di ottantatré milioni di persone, si parla delle delle persone che siamo riusciti in qualche modo a testare. In realtà i numeri sono molto, molto più alti. Il virus sta molto bene. Questa è una pandemia di dimensioni estremamente importanti e di cui purtroppo siamo ancora lontani dalla fine.
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Mario Calabresi
01:55
Sono
Mario Calabresi
, questo è un podcast di Chora Media e si chiama Altre/Storie.
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02:09
Ho conosciuto
Alessandro Vespignani
alla fine di marzo dello scorso anno. Erano i giorni peggiori del primo lockdown, quando in
Italia
avevamo smesso di farci compagnia dai balconi ed era sceso il silenzio.
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02:21
Lui era chiuso in casa a
Boston
e fuori nevicava. Alessandro dirige i laboratori di ricerca della
Northeastern University
, dove si studia l'andamento delle epidemie e la possibilità di prevederle. Da allora ci siamo scritti e sentiti molte volte e di lui mi piace la capacità di non essere mai retorico, ma sempre asciutto e razionale.
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02:42
L'ho chiamato anche in questo inizio anno e l'ho sentito preoccupato per questa nuova variante inglese.
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Alessandro Vespariani
02:49
Quest'ultima mutazione, purtroppo desta alcune preoccupazioni perché si osserva nel
Regno Unito
un aumento della trasmissibilità del virus, ovvero che cos'è l'aumento della trasmissibilità.
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03:04
Il virus sembra trasmettersi da individuo a individuo in maniera più efficace e quindi in qualche modo avere una forza di di di riproduzione nella popolazione umana più grande.
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03:18
Questo non vuol dire che il virus sia più letale o abbia delle malattie o abbia una malattia più severa per quello non ci sono evidenze. Però sicuramente l'aumento della trasmissibilità dal punto di vista epidemiologico è un problema grande, perché vuol dire avere ancora più difficoltà a controllare e a mitigare l'epidemia.
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Mario Calabresi
03:42
La variante inglese è una nuova versione del virus SARS Cov due. Si chiama B uno uno sette come fosse b cento diciassette e a ventitré mutazioni nel suo codice genetico, di cui otto riguardano la proteina spike, che è quella che aggancia le nostre cellule e permette al virus di infettarsi.
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04:02
Adesso bisogna capire quanto sia più veloce e contagiosa.
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Alessandro Vespariani
04:07
Quello che si dice dalle misurazioni che più o meno si possono fare, che sono ancora molto preliminari, perché parliamo di dati preliminari, di un cinquanta percento. É un cinquanta percento e un numero, però importante.
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04:22
Basta pensare che se noi facciamo degli interventi di mitigazione attraverso il distanziamento no, i soliti distanziamenti sociali, cioè quello che abbiamo visto anche anche in
Italia
in questo in questo periodo, meno mobilità, meno meno attività nei posti di lavoro e così via.
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04:41
E riusciamo magari a portare il virus al di sotto di quella soglia critica che si definisce no. La trasmissibilità effettiva deve andare al di sotto di uno per questo virus. Il fatto che abbia un cinquanta percento di trasmissibilità in più vuol dire che le misure che porterebbero il vecchio virus al di sotto di questa soglia non sono più sufficienti.
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05:01
Bisogna farne di aggiuntive affinché il virus sia sotto la soglia. Quindi, come dire, questo corrisponde a uno sforzo maggiore.
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05:09
E quando diciamo un aumento di trasmissibilità di questo tipo è uno sforzo che diventa importante, perché vuol dire chiudere altre cose. Vuol dire limitare ancora di più, ehm spostamenti, mobilità, contatti.
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05:23
Purtroppo
l'Italia
e qui però, devo dirlo non solo
l'Italia
, ma quasi tutti i paesi hanno deciso durante durante il periodo estivo, durante le pause, in qualche modo di non lavorare verso realmente uno sforzo di preparazione quasi bellico rispetto a questo, a questo autunno e a questo inverno.
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05:44
E quindi in qualche modo, le uniche armi che sono rimaste al paese sono armi che si basano appunto sulle chiusure, sul distanziamento sociale. E non c'è stato quel rafforzamento generale di un'infrastruttura di controllo del virus.
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05:59
E l'arrivo di una variante inglese, appunto, ci mette di nuovo. Siamo senza armi, se non queste, e dobbiamo in qualche modo rafforzare quindi ancora di più distanziamento sociale, lockdown. E questo è un problema enorme per dei sistemi e paese che sono già sfiniti da un anno, da un anno di questo virus.
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06:20
Quindi quello che si intravede nei prossimi mesi purtroppo è una specie di corsa, no? Contro il tempo tra la arrivo di questa variante e la campagna di vaccinazione che deve essere fatta il più efficacemente possibile e il più velocemente possibile.
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Mario Calabresi
06:38
Per mesi Alessandro, ma non solo lui, aveva parlato ovunque della necessità di un piano chiaro che contenesse le tre t, test, tracciamento e trattamento come precondizione per poter tornare a vivere più liberi.
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06:53
Non venne ascoltato e forse per non sembrare un disco rotto ricordo che la scorsa estate smise di parlare. Quando lo cercavo mi rispondeva solo con dei messaggini, non aveva più voglia di fare interviste, ma il problema è rimasto lì esattamente dove l'avevamo lasciato.
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Alessandro Vespariani
07:10
Mario forse tu ti ricordi all'inizio di settembre ottobre ho detto io, i lockdown si devono evitare e in qualche modo se si finisce di nuovo nei lockdown è il segno di una sconfitta.
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07:21
Segno di una sconfitta proprio per quello, perché noi dovevamo creare dei sistemi in grado di gestire in una maniera più agile, ma soprattutto in anticipo quello che è che la traiettoria epidemiologica di questo virus e invece purtroppo non è successo.
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07:36
Ci siamo messi da soli in qualche modo in un angolo in cui l'unico modo di rispondere, appunto, è quello del delle chiusure.
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Mario Calabresi
07:45
Noi ci troviamo in una situazione in cui in assenza appunto di un investimento, ma anche il coraggio di fare test di massa, di cambiare radicalmente il sistema dei trasporti, di fare tracciamento non ci restano che i lockdown.
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08:01
Non ci resta che tenere tutto fermo, tutto chiuso. I dati che tu vedi e che osservi
sull'Italia
quindi il numero di contagi, il numero dei morti. Che cosa ci dicono oggi? In che situazione è l'Italia?
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Alessandro Vespariani
08:16
In questo momento
l'Italia
è in una situazione in cui è riuscita in qualche modo ad arrestare la crescita dell'onda autunnale invernale.
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08:25
Ma all'attività epidemica è molto alta, il numero di casi è molto alto. Noi stiamo parlando a inizio gennaio.
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08:34
Usciamo quindi dalle dalle vacanze di Natale, dalle vacanze del nuovo anno ed è quello è un periodo in cui si naviga un pochino a vista, perché appunto ci sono ritardi dovuti alle feste, nella notificazione dei dati e allo stesso tempo, cioè proprio anche un comportamento diverso della popolazione.
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08:51
Se uno ha sintomi lievi, magari aspetta un paio di giorni prima di andarsi a fare il test, perché ci sono le feste di Natale e quindi non c'è una come dire non abbiamo un'idea chiara di che cosa sta succedendo.
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09:05
E i mesi prossimi sono mesi comunque ancora duri, perché le dosi di vaccino che arrivano sono sono poche, sono in distribuzione e non sono in grado, nel prossimo mese o nei prossimi due mesi, di cambiare radicalmente la traiettoria epidemica.
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09:22
Quindi questo vuol dire che noi abbiamo ancora due mesi invernali di fronte, almeno piuttosto duri. E purtroppo, appunto, le armi che abbiamo sono armi che corrispondono ad aprire e chiudere.
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Mario Calabresi
09:37
In questo scenario, in questo contesto è sensato riaprire le scuole, le piste da sci, le palestre.
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Alessandro Vespariani
09:45
Noi in questo momento in
Italia
abbiamo dei numeri di casi ancora giornalieri, di attività epidemica sul territorio che sono molto alti e quindi tutte le riaperture sono più a rischio.
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09:58
Le riaperture della scuola possono essere assolutamente accettabili e andrebbero fatte, tutti sappiamo l'importanza della scuola. Ma bisogna avere numeri, numeri molto bassi di incidenza nella popolazione. Numeri, numeri più bassi di adesso e lo stesso per le altre attività.
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10:15
Spesso invece la percezione delle persone che una volta che noi abbiamo invertito la curva, poi questa curva continuerà a scendere. Non è così come abbiamo visto in queste ultime settimane. Infatti la curva poi si assesta su certi valori e noi adesso con le riaperture sicuramente introduciamo più contatti che possono portare a una risalita della curva.
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Mario Calabresi
10:36
I compiti d'estate non li abbiamo fatti e nemmeno i compiti di Natale e a farne le spese sarà ancora una volta la scuola, come ricordava
Paolo Giordano
che sempre per Chora ci racconta la pandemia nella bellissima serie Ossigeno.
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10:51
Paolo ha scritto sul
Corriere Della Sera
che sembrava impossibile superare certi culmine di confusione dei mesi scorsi e invece ci siamo riusciti.
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Alessandro Vespariani
10:59
La scuola è uno dei grandi nodi, la scuola è importante. La scuola è importante sia nel suo ruolo sociale, sia in quello che è l'impatto, sulle sui giovani, sulle generazioni. Questo è un anno che sarà devastante per tutto il mondo rispetto a quella che è la formazione scolastica di intere generazioni.
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11:20
Però anche qui bisogna prepararsi nel senso bisogna prepararsi con bisognava prepararsi per i sistemi di reazione, per gli screening di massa nelle scuole, per appunto tutto quello che è la gestione degli orari e dei trasporti in una maniera capillare. E tutto questo non non può non avvenire.
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11:38
Ricordiamoci sempre poi che spesso si dice ma poi nella scuola non c'è questa trasmissione. La classe è un luogo sicuro. La classe bisogna farla diventare un luogo sicuro e può essere un luogo sicuro ma la scuola non è solamente la classe.
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11:52
La scuola e tutto quello che gli ruota intorno, appunto il fatto che i ragazzi e i bambini vengono accompagnati o devono andare a scuola stanno sulla metropolitana, negli autobus, gli assembramenti al di fuori delle scuole, le attività extra scolastiche.
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12:04
Tutto questo è un indotto di contatti che aiuta l'epidemia diffondersi se non viene strutturato, se non viene perimetrato in una maniera che è un'organizzazione estremamente attenta a tutto quello che è che ruota intorno alla scuola.
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Mario Calabresi
12:21
Se la scorsa estate si fossero messi davvero in atto quei programmi di test, di tracciamento e di trattamento che erano stati auspicati, ci saremmo risparmiati i morti di questi ultimi mesi?
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Alessandro Vespariani
12:37
Ce ne saremo risparmiati molti. La mia amarezza in questo rispetto all'estate è proprio la mancanza di una visione di costruzione in quei mesi dove c'era il respiro e il modo per farlo di un sistema che avrebbe aiutato tantissimo a gestire questa questa seconda ondata.
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12:59
Non è avvenuto e io l'ho detto tante volte la prima ondata in qualche modo tutti i paesi si sono trovati, come dire, in una situazione da gestire, di difficoltà enorme, presi in qualche modo senza essere in qualche modo preparati. No, era normale.
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13:19
Tutti hanno deciso di chiudere, era il loro modo più sicuro per cercare di avere un impatto sull'epidemia, c'erano tutte le giustificazioni.
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13:27
Aver come dire, invece combattuto la seconda ondata esattamente nei modi della prima, è secondo me il segno della sconfitta e della mancanza di quella preparazione che si era sempre detto. Bisognava cominciare.
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13:40
Negli
Stati Uniti
l'analogia che si faceva sempre, Mario, era bisogna ripartire da una Pearl Harbour contro questo virus, no? Siamo stati presi alla sprovvista durante la prima ondata. Bene, adesso si crea un sistema per combattere questo virus nella maniera migliore.
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Mario Calabresi
13:59
Purtroppo questo non è successo e così adesso rischiamo la terza ondata.
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Alessandro Vespariani
14:05
Io non parlerei di una terza ondata. Molti di questi paesi non hanno non sono riusciti a rimettere l'epidemia in un livello di trasmissibilità molto basso, con pochissimi numeri di casi. Quindi parliamo in realtà di una seconda ondata autunnale invernale che sta in qualche modo continuando.
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Mario Calabresi
14:23
Ma è una certezza o ancora una possibilità che può essere evitata l'arrivo della variante inglese anche in
Italia
?
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Alessandro Vespariani
14:31
Sai, non tutto quello che facciamo non non c'è mai una certezza. Parliamo sempre di probabilità, parliamo sempre di come come se tu mi chiedessi la certezza che domani è bel tempo o la certezza che piova no? Questo non esiste. Si può parlare di probabilità.
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14:51
Purtroppo la variante inglese è già in
Italia
. Ci sono già a catene di trasmissione e non solo in
Italia
, ma in tutta
Europa
, negli
Stati Uniti
e in molti altri paesi. Quindi è in qualche modo un rischio molto presente quello che succederà dipenderà da molti fattori, tra cui anche quanto noi riusciamo a controllare l'attività epidemica nel paese.
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15:13
Più è alto il numero dei casi e più appunto, la variante inglese riesce a generare casi secondari e quindi puoi avere più occasioni per prendere il sopravvento sulle altre varianti del virus.
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15:27
E quindi in questo senso, in questo momento è molto importante cercare di portare il livello di trasmissione in tutti i paesi europei e in tutti i paesi in cui il livello di trasmissione molto alto a valori il più basso possibile, proprio per rallentare la trasmissione e i rischi dovuti alla variante inglese.
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Mario Calabresi
15:49
Quindi, se possiamo sintetizzare questo in
Italia
è il momento in cui bisogna mettersi in sicurezza della variante inglese più che riaprire.
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Alessandro Vespariani
15:58
Questo è un momento in cui noi dovremmo essere molto, molto cauti. Questo è un momento in cui proprio perché siamo con una campagna di vaccinazione che sta cominciando e che probabilmente accelererà e siccome ci sono i rischi di una variante più trasmissibile, anzi poi in realtà qui diciamo la verità di due varianti potenzialmente più trasmissibile, cioè una variante anche sudafricana che purtroppo è più trasmissibile.
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16:27
Eh, ci troviamo ancora di più pressati a cercare di rallentare il più possibile l'epidemia, abbassare i numeri, il più possibile in modo di evitare i rischi e dare il tempo alla campagna di vaccinazione di sortire i suoi effetti benefici proteggendo soprattutto la popolazione a rischio. E poi in realtà tutta la popolazione.
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Mario Calabresi
16:52
Ancora ad aprile dell'anno scorso avevi previsto la seconda ondata in autunno perché non si fosse preparato d'estate e l'avevi fatto, mentre la vulgata di moda era quella che diceva che il virus era clinicamente morto o perlomeno indebolito.
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17:08
Dicevi che se uno non si organizza bene poi non c'è dubbio che l'epidemia riparte. Come ci si sente ad essere visto come una Cassandra?
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Alessandro Vespariani
17:21
Io non credo che questo vuol dire essere Cassandre. Sai, Mario c'è chi ha cercato una contrapposizione nella scienza, soprattutto durante l'estate tra gli ottimisti e i pessimisti.
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17:33
La scienza non può né essere ottimista né essere pessimista. La scienza deve essere razionale, deve dire quelle che sono e proclamare quelle che sono le evidenze scientifiche. Quello si deve fare.
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17:46
E la comunità epidemiologica questo ha fatto durante l'estate, purtroppo non è stata ascoltata appieno. C'è stata la voglia di cercare di guardare i dati e io dico purtroppo in qualche modo di torturarli in maniera di trarne fuori degli auspici ottimisti e quindi in qualche modo dimenticarsi di quali erano i rischi. E purtroppo lo stiamo pagando.
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Mario Calabresi
18:12
Quando ti sento parlare
dell'Italia
per esempio in televisione vedo spesso una fatica tua di italiano, che oggi però guarda
l'Italia
da
Boston
, dagli
Stati Uniti
e la guarda sui grandi numeri. Una fatica di un paese che non riesce a mettere in pratica quello che dovrebbe fare. È così?
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Alessandro Vespariani
18:33
E la stanchezza è quella di ritrovarsi adesso a dire quello che si diceva a marzo. Questo per me è un segno di sconfitta, nostro come come società, come uomini e in parte come comunità scientifica, nel senso che secondo me qualche cosa abbiamo sbagliato nella comunicazione evidentemente.
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18:55
E spesso, purtroppo, anche nella politica, che non ha aiutato, non ha aiutato la gestione di questa epidemia. La politica vive di consenso e gestire l'epidemie con il consenso non è non è facile.
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Mario Calabresi
19:10
Per spiegare il suo lavoro,
Vespignani
fa sempre lo stesso esempio di fronte all'avanzare di un uragano si chiudono immediatamente scuole e negozi, si mettono le assi alle finestre e ci si rifugia in casa.
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19:21
A nessuno verrebbe in mente di chiedere di riaprire i ristoranti o di mandare i bambini fuori a giocare.
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19:27
Un'epidemia ha dei modelli di diffusione che possono essere indicati in anticipo, esattamente come la forza e il percorso di un uragano. Ma alle previsioni del tempo ci crediamo.
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19:38
Mentre siamo sempre scettici o sordi di fronte alle previsioni di diffusione del virus, succede perché gli esseri umani credono a ciò che vedono. E il virus non ha immagini satellitari che possano testimoniare l'arrivo di una nuova ondata e i morti nella loro solitudine sono invisibili.
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19:57
Così prevalgono scetticismo e stanchezza e rischiamo di nuovo di sbagliare strada e di prolungare la nostra sofferenza. Ma la situazione in cui ci troviamo è più figlia della stanchezza dei cittadini o delle mancanze della politica?
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Alessandro Vespariani
20:13
La politica in questo credo non sia stata coraggiosa. Non credo che non sia stata coraggiosa nel dire la verità nel cercare di prepararsi, di investire per questo momento.
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20:24
Invece in una ricerca del consenso, in un momento in cui dire, guardate che non è finita, era scomodo avere la capacità di dirlo.
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20:33
È difficile trovare dei politici che dicano no, non è finita anzi, dobbiamo continuare a prepararci e dobbiamo continuare a lavorare anche durante l'estate per questo.
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20:43
È stato più facile far un po' finta di nulla e poi ricominciare a gestire questa epidemia nella seconda ondata, come se fosse qualcosa di inaspettato. Il che invece, purtroppo non era.
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Mario Calabresi
20:57
Ad aprile dello scorso anno dicevi che avremmo dovuto convivere con il virus, probabilmente per sei mesi, o forse peggio, un anno. A questo punto, quanto pensi che dovremmo ancora vivere con questo virus?
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Alessandro Vespariani
21:11
Vedi, la scelta di vivere con questo virus, dove poi dico vivere vuol dire combatterlo, non vuol dire io non vorrei che si pensasse che dobbiamo poi convivere, essere contenti con questo virus.
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21:24
Io quando parlavo di noi dobbiamo prepararci a convivere. Era un mio una chiamata al combattere questo virus. Purtroppo per molti mesi ancora.
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21:33
Abbiamo ancora mesi davanti. Abbiamo mesi davanti perché come stiamo vedendo, per vaccinare la popolazione ci vuole tempo. Ci possono essere, come vediamo con la variante inglese dei problemi con le mutazioni del virus e quindi bisogna essere molto attenti e quindi noi abbiamo davanti, se non altro fino alla primavera estate ancora un periodo di lavoro.
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22:01
E di nuovo io vorrei che si assorbisse il fatto che anche se il virus comincerà a scendere a marzo e aprile, bisogna continuare a tenere la guardia alta, a essere attenti, a lavorare, a non indebolire quello che lo sforzo vaccinale e tutto questo bisogna continuare a combattere.
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22:21
Poi bisogna pensare che una pandemia dal suo nome non è un fenomeno locale. E l'evoluzione di una pandemia non si valuta solamente guardando al cortile di casa.
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22:30
No, non si valuta guardando a cosa succede in una corsia di ospedale, in una città o in un paese si guarda a livello globale e prima che le campagne di vaccinazioni avranno un effetto molto forte in tutti i posti del mondo.
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22:48
Ci vorrà tempo e ci vorranno almeno un anno e mezzo ancora od oltre. E bisogna stare attenti. Bisogna continuare ad avere la guardia alta proprio per quello che stiamo osservando adesso, con situazioni come quella della variante inglese.
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23:01
E qui bisogna stare attenti, ma nessuno vuole essere Cassandra, nessuno vuole dire o succederà il peggio o siamo per forza in una situazione senza uscita.
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23:14
Anzi no, quello che stiamo dicendo è che bisogna lavorare bene per uscirne bene. E più ci prepariamo, più lavoriamo bene e meno sono i rischi. Si tratta di evitare i rischi.
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Mario Calabresi
23:25
Sono stato vaccinato?
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Alessandro Vespariani
23:26
No, noi qui abbiamo una politica di vaccinazione molto stretta. Bisogna prima fare chiunque abbia contatti di persone con i pazienti di Covid, poi dopodiché, si parlerà del settore public health diciamo di supporto. Credo che questa sia una cosa molto giusta.
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23:44
È importante prima che i front-line workers, come vengono chiamati qua, vengano vaccinati. E qui parliamo anche non solamente di infermieri e medici, ma parliamo anche dei poliziotti, dei pompieri, cioè tutte quelle persone che hanno un lavoro che li porta a contatto con potenziali persone infette quotidianamente.
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24:04
Ma fammi dire, non vedo l'ora di essere vaccinato eh, che non venga presa come un modo di dire, no, beh, ma stiamo procrastinando, posticipando. Non io, figuriamoci mi vaccinerei il primo momento possibile, ancora non è il mio turno.
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Mario Calabresi
24:24
Ognuno di noi si chiede cosa farà quando tutto sarà finito. O forse non ce lo permettiamo nemmeno piu'. Abbiamo quasi paura di sognare il dopo.
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24:34
Io però ci provo spesso sogno di stare seduta a tavola a parlare con gli amici, sogno di ricominciare a stringere le mani, di salire su una metropolitana affollata e sogno perfino di fare una coda in aeroporto.
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Alessandro Vespariani
24:52
Il mio sogno è vedere l'attività epidemica, cominciare a decadere velocemente il numero di soprattutto di decessi e di persone che hanno bisogno di cure mediche scendere drasticamente.
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25:07
Questo quando la vaccinazione comincerà realmente a prendere piede nelle fasce di età a rischio dovrebbe essere molto evidente.
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25:15
A quel punto noi entriamo in un'altra fase della gestione dell'epidemia, che è più una gestione di uscita e di attenzione rispetto a possibili inconvenienti.
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25:26
Ho problemi dell'ultimo minuto e ci portano però fuori da una fase emergenziale. Per me è realmente l'idea di vedere da qui all'estate cominciare il mondo a tornare su dei binari di normalità e di serenità.
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25:44
Questa è la mia più grande speranza. E soprattutto, come dire poi c'è una speranza che è più invece quella proprio umana per me l'idea di tornare abbracciarsi.
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25:56
La grande speranza poi, è quella di non di non svegliarmi la mattina alle cinque con il telefono che suona per l'ultima richiesta di analisi in emergenza e il poter uscire in qualche modo e tornare a dei ritmi di lavoro che siano, che siano umani e che invece da un anno, purtroppo, non abbiamo il lusso di poterci permettere.
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26:20
Giustamente è quello a cui siamo chiamati in questo momento a fare e lo faremo fino alla fine. Però l'idea di poter tornare alla ricerca come facevamo prima, sarebbe molto bello.
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26:34
Un altro modo di dirlo, è per noi di uscire, noi distinguiamo sempre due tempi no, il tempo di pace in cui facciamo ricerca, in cui affidiamo i nostri metodi, i nostri algoritmi e poi il il tempo di guerra in cui purtroppo si risponde a un'emergenza in maniera tattica, appunto l'idea di uscire da questo tempo di guerra. E in questo momento è un sogno.
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Mario Calabresi
26:56
Cosa farai il giorno in cui verrà dichiarata alla fine della guerra?
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Alessandro Vespariani
27:00
Purtroppo, come sai, la fine della guerra non viene dichiarata in un giorno. Verrà dichiarata in un periodo lungo, magari di qualche mese, ma in cui vedremo finalmente questo ritorno alla normalità, una discesa del lavoro e quel giorno è il giorno in cui voglio, io vorrei appunto intanto riunirmi con il mio team. I ragazzi che mi hanno accompagnato in questo in questo viaggio e ringraziarli di ringraziarli sul serio.
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27:31
Purtroppo c'è c'è sempre una grande personalizzazione. Come tu sai, C'è stata una grande personalizzazione, no degli scienziati, ma in realtà la scienza si muove, si muove sempre di più per squadre, per per squadre interdisciplinari.
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27:44
Nel mio gruppo di lavoro ci sono persone che sono computer scientist, informatici, epidemiologi, matematici e sono gruppi grandi. Son gruppi fatti poi molto spesso di dei ragazzi, di persone giovani che si sono trovate ad affrontare delle cose difficilissime, a portarsi dei macigni a casa.
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28:08
Magari sono ragazzi che stanno facendo il dottorato. Ecco, la prima cosa che vorrei fare, potergli dire: "É finita"! E ringraziarli.
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Mario Calabresi
28:23
Altre/Storie è una serie di
Mario Calabresi
prodotta da Chora Media.
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28:26
La cura editoriale di Sabrina Tinelli, il sound design di
Luca Micheli,
le registrazioni e la finalizzazione sono di Guido Bertolotti.