Tuesday, Apr 6, 2021 • 35min

Episodio 3: Salva per miracolo

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Rita ci racconta una storia lontana nel tempo, in cui due anni di relazione con una persona violenta l’hanno portata vicina alla fine, e a perdere l’attività che aveva costruito in anni di duro lavoro. Il suo faticoso percorso di guarigione l’ha portata a riallacciare i fili di rapporti, che sembravano ormai irrimediabilmente compromessi, con le persone più importanti della sua vita. Il racconto della sua caduta e della sua rinascita è accompagnato dalla voce della figlia Eleonora.
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Talking about
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Speakers
(3)
Rita
Selvaggia Lucarelli
Eleonora
Transcript
Verified
Speaker 1
00:09
Un piccolo avvertimento prima di cominciare. Questo podcast tratta argomenti sensibili ed è riservato l'ascolto da parte di un pubblico adulto.
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Selvaggia Lucarelli
00:22
Tutte le storie di dipendenza affettiva sono traumatiche e pericolose, ma alcune sono più pericolose di altre. Quello di Rita è il racconto di una relazione rovinosa, che sarebbe potuta diventare una pagina nera di cronaca e da cui lei si è salvata miracolosamente.
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00:38
La storia di questa brillante signora sessantenne insegna poi un'altra cosa fondamentale delle relazioni tossiche. Non bastano decenni di vita tranquilla, un bagaglio rassicurante di esperienze e una personalità risoluta per potersi dire certamente immuni dalle dipendenze affettive. Si può inciampare in una relazione fatale anche da adulti, quando si pensa di saper gestire la vita, un ristorante, perfino una grande passione scoppiata all'improvviso, come è accaduto a Rita, che si fa aiutare in questo sofferto racconto dalla figlia Eleonora.
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01:16
Ci sono amori felici, ci sono amori infelici e poi ci sono storie come certi quadri appesi.
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01:25
Tutti li vedono storti, tranne i due abitanti della casa.
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01:31
Storie che non hanno nulla a che fare con la felicità e, soprattutto, con l'amore.
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01:44
Sono Selvaggia Lucarelli e questo è "Proprio a me. Storie di dipendenze affettive". Un podcast di Chora Media.
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02:08
Episodio tre. Salva per miracolo.
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Rita
02:14
Io sono Rita e questi sono i due anni più brutti, ma veramente più brutti della mia vita.
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Selvaggia Lucarelli
02:21
Rita, quando comincia questa tua storia di amore tossico?
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Rita
02:25
Comincia che io avevo quarantatré anni. È iniziato proprio il giorno del mio compleanno. Ero separata, mi sentivo libera di vivere, magari qualche situazione nuova, ecco, qualche esperienza nuova. Avevo un ristorante dove lavoravo molto bene, ero molto contenta. Tra i clienti del ristorante c'era un personaggio. Lo chiamo personaggio perché era veramente una persona molto particolare.
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02:53
Devo dire che non mi piaceva per niente, perché era sboccato. Parlava sempre a voce alta, con arroganza, e non provavo così simpatia per lui. Poi, non ti so dire perché, quel giorno io compio gli anni, era appena arrivata la macchina nuova, avevo comprato la macchina nuova e lui mi disse: "Usciamo questa sera, andiamo a festeggiare il tuo compleanno e la macchina nuova".
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03:20
Non so dirti perché, ma mi ha convinta ad uscire con lui. Ho scoperto un tipo piacevole Mi portò in un bel posto. Ha ordinato lo champagne, cosa che non era così usuale per me. Quella sera era particolarmente gentile, era diverso da come lo avevo conosciuto come cliente. Mi aveva colpito.
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Selvaggia Lucarelli
03:42
Ma tu non ti chiedevi: "Chissà come mai mi era parso così così diverso": A te davvero non piaceva lui?
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Rita
03:49
No, No, assolutamente. Non mi piaceva. Non mi piaceva il suo atteggiamento nei confronti delle donne. Lo sentivo sempre parlare come un padrone, no? Come se lui le avesse tutte ai suoi piedi.
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Selvaggia Lucarelli
04:01
Era bello, almeno?
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Rita
04:02
No, non era bello.
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Selvaggia Lucarelli
04:04
Quindi neanche fisicamente ti aveva mai colpito?
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Rita
04:06
Ma neanche fisicamente. Mi aveva colpito, però, il suo modo di vestire, lui era sempre elegante, profumato, vestito bene, vestito firmato. Quindi era molto curato nell'aspetto, nonostante non fosse un bell'uomo, ecco.
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Selvaggia Lucarelli
04:23
Quella sera uscite. Lui ti offre champagne, eccetera. E cosa succede?
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Rita
04:30
Succede che se ti devo dire perché o come è successo, però siamo finiti a letto insieme, la prima sera che siamo usciti.
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Selvaggia Lucarelli
04:40
E come è stato?
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Rita
04:42
Pensando a quello che è successo dopo, ho come una nebbia. Non c'è stato niente da ricordare. Poi lui parte. Doveva partire per lavoro e rimanere via quindici, venti giorni, non mi ricordo.
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04:57
Ha iniziato a telefonarmi a qualsiasi ora del giorno o della notte. Le telefonate alle tre, alle quattro di notte. A quei tempi non avevamo il cellulare, il telefonino, quindi squillava il telefono di casa. Mia mamma viveva con me e quindi sentiva che suonava il telefono. Io ho iniziato a farmi delle domande. Mi sembrava che volesse entrare nella mia vita al cento per cento. Cioè prendere tutto quello che era possibile, no?
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Selvaggia Lucarelli
05:26
Cosa ti diceva, Rita, al telefono?
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Rita
05:29
Che cosa facevo, chi avevo visto, dov'ero andata. Indagava. Indagava continuamente su quello che io facevo, e già questo non mi piaceva. Mi dava fastidio. Poi è ritornato. Ha ricominciato a frequentare il ristorante. E una domenica, mi dice: "Andiamo al mare".
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05:47
Come arriviamo, prendiamo l'ombrellone, gli sdrai. Ci sediamo. Mi guardava indagando dove giravano i miei occhi. Io non dovevo girare gli occhi da nessuna parte. Dovevo non vedere. Dovevo essere cieca. E mi disse una cosa che mi ha fatto tremare. Mi disse: "Sei una baldracca. Stai guardando degli uomini?".
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06:13
Io volevo morire. Volevo morire. Gli ho detto: "Riportami a casa e non ti voglio vedere più". E da lì è iniziata questa che io non riesco a definire storia, perché dall'inizio è sempre stato così.
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Selvaggia Lucarelli
06:31
Sostanzialmente si è rivelato subito per quello che era, no? Non hai mai pensato: "Ma che cosa sto facendo? Ma perché non mi libero di lui e non lo caccio definitivamente dalla mia vita?".
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Rita
06:42
Ci ho pensato, credo tutti i giorni. Ho pensato: "Ma perché io sto con lui? Ma perché? Che cosa mi impedisce di dire basta?". E glielo dicevo anche: "Basta, non mi cercare più", ma immancabilmente lui il giorno dopo era dentro al mio ristorante, veniva a mangiare, quindi era tutte le sere a cena, tutti i giorni a pranzo.
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07:06
Lui già da subito aveva reso pubblica, no, questa cosa, e quindi davanti agli altri mi faceva sentire succube. Davanti ai clienti io dovevo sempre essere la stessa, quindi dovevo essere carina, sorridente, gentile e quindi era difficilissimo perché io portavo dentro questa angoscia, questa ansia che comunque c'era qualcosa di lui che non andava.
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Selvaggia Lucarelli
07:32
Rita capisce immediatamente di essere in balia di qualcosa che non può governare. È adulta, ha chiuso un matrimonio, ha sempre avuto il controllo della sua vita, è capace di gestire i clienti e i dipendenti, un ristorante.
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07:45
Quello che le sta accadendo con quest'uomo è il contrario di ciò che è sempre stata. Vede che sta sbagliando, ha la possibilità di fermare le iniziative invadenti di lui, ma non si oppone. È già caduta nella dipendenza ed è inevitabilmente incapace di tornare indietro.
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Rita
08:05
Ma sai i primi tempi era tutto rose e fiori, perché quello che io vivevo me lo tenevo per me, non riuscivo a ad esprimerlo, quindi dovevo far finta che andava tutto bene. Poi tra l'altro un giorno lo spazzolino, un giorno la camicia, un giorno i pantaloni, aveva finito per venire a vivere con me. In casa io avevo mia mamma e una figlia di tredici anni.
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Eleonora
08:31
Questa persona io l'ho conosciuta quando avevo tredici anni.
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08:35
Mi ricordo che cercava di fare un pochino di tutto per farsi piacere, no? Era venuto a vivere con noi. Non mi faceva molto piacere averlo in mezzo. Mi portava un pochino via mia madre, mi ricordo, mia madre chiamava amore me, generalmente, e invece quando lui era venuto a vivere con noi a volte si rivolgeva chiaramente a lui chiamandolo amore, e io ero un pochino gelosa, ho questi ricordi.
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08:59
E ho anche un sacco di ricordi di figuracce che mi faceva fare, è un personaggio, un po' particolare.
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Selvaggia Lucarelli
09:06
Ma tipo, che figuracce?
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Eleonora
09:07
Mi ricordo un viaggio in macchina con una mia compagna di pallacanestro.
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09:12
Eravamo piccole. Ci mostrava quanto la sua macchina andasse veloce, quindi abbiamo raggiunto, non so, duecentotrenta-duecentoquaranta chilometri orari, in macchina in autostrada. Io questo ricordo ce l'ho vivissimo, proprio come dire ho rischiato la vita io, l'ha rischiata la mia compagna di basket.
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Rita
09:31
Mia mamma lo odiava. Si lamentava che lui si era introdotto in casa, questo suo modo di fare arrogante anche con lei. Un giorno mi ricordo che io gli dissi, per l'ennesima volta credo: "Basta, lasciami stare, vattene via, non ce la faccio più, lasciami perdere". Mi disse: "Sai quanti anziani cadono dalle scale? Ci vuole un attimo a far cadere tua mamma dalle scale".
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Eleonora
10:01
"Guarda, te puoi anche lasciare, però ricordati che ce ne sono di vecchie di ottant'anni che cadono dalle scale e di ragazzine di quattordici che non tornano a casa".
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Rita
10:11
E questa è stata una delle cose, delle tante cose, che mi hanno fatta disperare e piangere dentro, perché io dicevo: "Non riesco ad uscire da questa situazione perché, come faccio, lui può fare del male a mia mamma, può fare del male a mia figlia".
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Eleonora
10:30
È stata completamente manipolata da un uomo molto capace di farlo, che è entrato in punta di piedi nella nostra vita e poi, fondamentalmente, ha occupato la nostra vita. Ha occupato casa, ha occupato un posto nella vita di mia madre, un posto nel conto in banca di mia madre. E io credo che fosse anche terrorizzata.
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Rita
10:55
Poi il giorno dopo arrivava e mi diceva: "Perdonami, perché io non so quello che dico. Tu sei la donna giusta per me. Tu, io sento che sei la donna della mia vita. Tu, non posso pensare di perderti. Tu sei unica per me".
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11:13
Non riesco a dire "mi riconquistava", perché non non è vero. Non è così. Non lo sento. Non lo sentivo, ma ci ricascavo.
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Selvaggia Lucarelli
11:22
Ma cosa provavi per lui?
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Rita
11:25
È una domanda talmente difficile che non riesco a rispondere, perché non riesco a dire che provavo un sentimento per lui. Probabilmente, per quello che è successo dopo, ho cercato di cancellare anche quei sentimenti che forse provavo. Ma ti giuro, veramente, io credo di non avere mai provato amore per lui.
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11:45
Forse, inconsapevolmente, volevo cambiarlo. Volevo fare di lui l'uomo giusto per me, perché mi diceva che mi amava, che ero la donna della sua vita, che non poteva vivere senza di me. Non so, veramente, non riesco a rispondere a questa domanda.
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Selvaggia Lucarelli
12:06
I rapporti sessuali con lui erano consensuali?
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Rita
12:10
No, mi sentivo usata e non, per niente considerata.
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Selvaggia Lucarelli
12:18
Non è facile comprendere perché Rita non riesca ad individuare neanche uno sprazzo di contentezza con lui. Forse ha rimosso i rari momenti felici perché rifiuta segretamente l'idea di averne avuti. Quello che è accaduto dopo è troppo grave per conservare un ricordo accettabile di quell'uomo. O magari davvero è mancata anche la magia iniziale che accompagna quasi sempre l'inizio delle relazioni tossiche.
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12:42
Forse quest'uomo si è insinuato subito nella ferita antica di Rita, una ferita che ha a che fare con la sua infanzia e che per lei sarà la chiave, molto tempo dopo, per spiegare come sia stato possibile dipendere da ciò che la faceva stare male.
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Rita
12:56
Dopo un anno e mezzo lui ha cominciato ad alzare le mani, e quindi io ero morta dentro. Non ce la facevo più a reagire. È arrivato il momento che io, quando uscivo di casa, salivo in macchina perché avevo qualcosa da fare, delle commissioni, e io guardavo i camion e dicevo: "Mi butto sotto un camion, non ce la faccio più". Quante volte ho pensato a questa cosa...
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13:30
Poi mi facevo forza e ritornavo a casa e tutto ricominciava.
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Eleonora
13:36
Ho dei ricordi di mia madre che dice: "Basta, non ce la faccio più"...
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13:47
Madonna Santa
, io non ero pronta...
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13:57
Ho fatto questo percorso su di me, anche per lavorare su questa immagine di mia madre che rimaneva vittima di una situazione che non le piaceva, non sapeva come uscirne, e mi ricordo che faceva dei pensieri, anche brutti, riferiti alla vita. E mia madre è sempre stata una donna fortissima. Quindi sentirla dire magari, che ne so, "Non ce la faccio più. Mi voglio togliere la vita" é qualcosa sulla quale ho dovuto lavorare, ecco.
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Rita
14:26
Ero annientata. Cioè, io vivevo una vita che non era la mia. Io vivevo nel mio lavoro, vivevo la mia quotidianità, come sempre, ma la mia testa era persa, completamente.
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Selvaggia Lucarelli
14:40
E tu hai finto sempre davanti a tutti, non ti sei mai sfogata con qualcuno? Non hai mai raccontato la verità a qualcuno?
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Rita
14:51
No, no.
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14:53
Finché un giorno ebbi il coraggio di raccontarlo al maresciallo dei Carabinieri, gli raccontai che io avevo paura, che ero terrorizzata. Dopo alcuni giorni mi disse: "Ci ho parlato, è è innamorato, è geloso, ma è un bonaccione. Non ti farà del male. Stai tranquilla".
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15:12
Già me ne aveva fatto. E a lui non gli avevo detto fino a quanto.
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15:17
Mi ricordo che avevo un'amica infermiera. Mi rivolsi a lei perché mi vergognavo ad andare in farmacia o dal mio medico e gli dissi: "Consigliami un antidolorifico o qualcosa che non mi faccia sentire il dolore, almeno fisico, perché io avevo un dolore dentro alle ossa che non riuscivo a liberarmene".
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15:37
Stavo male, proprio, stavo male fisicamente, quindi lei mi consigliò un farmaco che ho preso per un bel po' di tempo e mi sentivo meglio, fisicamente, perché mi dava la possibilità di reggere e di stare in piedi per lavorare. Però ricordo che una volta uscii in macchina e per fare venti chilometri mi sono fermata a vomitare quattro volte.
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16:02
Credo che vomitavo tutta la rabbia che avevo dentro e lo schifo che sentivo. Oltre agli effetti, forse, del farmaco.
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Selvaggia Lucarelli
16:12
É come se tu avessi cercato di curare una dipendenza attraverso un'altra dipendenza?
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Rita
16:18
Sì. E me ne rendevo conto.
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Selvaggia Lucarelli
16:22
Rita sta precipitando in un abisso sempre più profondo, incapace di fermare la caduta, come paralizzata di fronte ai comportamenti di lui che diventano sempre più violenti. Fino a quel Natale. Quello che dovrebbe essere un momento di festa e di pace diventa una notte che Rita non potrà mai dimenticare.
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Rita
16:42
Eravamo in casa da soli, e lui mi dice: "Andiamo alla messa di Natale". Io gli dico: "No, io mi vergogno. Non voglio andare a messa con te. Io non esco di casa".
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16:55
Lui mi ha fatta sedere davanti a lui. Lui è venuto a sedere davanti a me a gambe aperte e ogni volta che io aprivo la bocca, con delle mani che erano come due badili, mi mollava una sberla. Tutta la notte. Più io dicevo: "Non voglio fare delle cose, ti voglio lasciare, non voglio più vivere con te", più io parlavo e più lui mi picchiava.
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17:22
E io gli dicevo: "Vado dai Carabinieri". E lui mi diceva: "Andiamo, ti accompagno. Dai, vieni, andiamo insieme. Ti accompagno". Era una continua sfida tra me e lui.
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Selvaggia Lucarelli
17:37
E poi il giorno dopo come come riuscivi ad essere, a fingere, diciamo, anche davanti agli altri e a tua figlia, a tua mamma?
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Rita
17:45
Per fortuna che non erano a casa, nessuna delle due. Ero sotto la doccia e piangevo urlando così tanto che il vicino di casa mi venne a suonare il campanello e mi disse: "Rita, dimmi che cosa sta succedendo. Ti prego". Gli dissi: "Niente, non ti preoccupare. Non succede niente. Tutto bene. Va tutto bene".
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18:13
Ho una carissima amica che fa riflessologia. Andai da lei a fare il mio massaggio. Quando mi sono svestita, lei mi ha detto: "Chi ti ha fatto questi lividi, Rita?".
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18:27
Gli raccontai tutto quello che mi stava succedendo e lei mi disse: "Lo devi denunciare, lo devi denunciare. Sappi che io sarò con te in qualsiasi tribunale davanti a qualsiasi giudice. Io potrò testimoniare questi lividi".
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Selvaggia Lucarelli
18:44
Rita si sente intrappolata in una situazione da cui non sa come uscire. E proprio in questo momento succede qualcosa di imprevedibile. Mentre pulisce la cucina del suo ristorante, Rita cade e si rompe malamente una gamba. La trappola della relazione diventa anche una trappola fisica.
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19:03
Non può muoversi, è bloccata in un letto di ospedale, in balia delle urla e dell'arroganza di lui, costretta a piangere le sue lacrime da sola di notte. E per assurdo è proprio in questo momento di disperazione assoluta che qualcosa cambia in lei. Forse quella caduta non è stata casuale. Forse il suo corpo le sta dicendo di fermarsi e di riprendersi la sua vita.
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Rita
19:28
E lì è iniziata veramente la mia consapevolezza che dovevo prendere una decisione. Dovevo farlo. Io lì ho deciso che lui non doveva più entrare in casa. Ho deciso che lui non entrava più in casa mia. Un giorno io ho detto: "Cambio le serrature e chiudo la porta a chiave, ma lui in casa non entra più". In quel momento non ero consapevole, però ha iniziato veramente la mia guarigione.
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Selvaggia Lucarelli
19:58
Lui a un certo punto quindi non è più autorizzato a entrare in casa, quindi capisce che tu, per la prima volta, sei risoluta e non lo vuoi più.
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Rita
20:08
Ma inizio a ricevere dei le telefonate che mi chiedevano dei soldi, sennò mi avrebbero fatto del male. E io buttavo giù il telefono. Non ci credevo, avevo capito benissimo che arrivavano da lui queste cose. Non gli davo più nessun credito, lui non aveva più potere su di me. Però ho iniziato veramente ad avere paura, perché comunque era una minaccia continua e che poi si è concretizzata la notte di San Valentino.
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20:47
Io ero in casa con il mio tutore. Mia figlia non c'era. C'era solo mia mamma, che dormiva nella camera accanto.
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20:56
Mi sveglio di soprassalto, qualcuno aveva spaccato il vetro e buttato dentro qualcosa di incendiario. Quindi il mio ristorante è andato a fuoco, completamente.
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Eleonora
21:17
Sono tornata e ho trovato il ristorante bruciato, con mia nonna che mi veniva incontro e mi diceva: "Hanno bruciato tutto, hanno bruciato tutto".
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Rita
21:25
Non ho neanche ricordo di quello che diceva mia madre. Non mi ricordo. Non ho ricordi. Ho soltanto un ricordo molto vivo. Il maresciallo dei Carabinieri, al quale mi ero rivolta qualche tempo prima, piangeva con me, mi disse: "Ti dovevo ascoltare".
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21:47
Dopo l'incendio, lui ha cominciato a tormentarmi di telefonate, dicendo che minacciavano anche lui e che mi doveva difendere. Lui doveva tornare in casa da me, perché avevo bisogno di essere difesa, perché ero in pericolo.
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Eleonora
22:02
Avevamo il telefono sotto controllo a un certo punto e avevamo bisogno di protezione, insomma.
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Selvaggia Lucarelli
22:08
Coè lui ti voleva convincere del fatto che il pericolo non fosse lui, ma fosse fuori dalla vostra relazione.
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Rita
22:17
Certo che fosse fuori, ma io ero ben sicura che era stato lui a farmi questo.
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22:24
Quindi io mi sono ritrovata con il ristorante chiuso, i telefoni sotto controllo, e questo è andato avanti due mesi. Io lì veramente ho vissuto il peggiore periodo della mia vita, perché io non ho avuto per due mesi il coraggio di mettere la testa fuori dalla finestra. Non ce l'avevo.
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Selvaggia Lucarelli
22:46
Nel giro di un anno e mezzo quest'uomo aveva completamente distrutto la tua vita.
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Rita
22:52
Però credo di avere un coraggio che non sapevo di avere. Ho rriaperto il ristorante e le prime volte che io uscivo in macchina, io penso che se non mi è venuto un infarto in quel periodo ho un cuore di ferro, tutte le macchine che io incontravo e guardavo il colore e guardavo la targa Guardavo chi c'era dentro perché ero terrorizzata che lui mi potesse seguire, che potessi incrociarlo, incontrarlo.
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23:21
Poi è completamente sparito e non l'ho più visto, non l'ho più sentito. Intanto le indagini andavano avanti. È stato incriminato perché le telefonate che io ricevevo di minacce venivano da casa sua.
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23:37
Lui non si è mai presentato a nessuna udienza. All'ultima udienza io ho voluto esserci, ho voluto essere presente. L'avvocato suo mi disse, sorridendo: "Mi ha detto di dirle che lei è l'unica donna che lui ha amato nella sua vita". E io gli risposi: "Avvocato, gli deve dire che vada affanculo".
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Selvaggia Lucarelli
24:03
Rita ha cercato giustizia e l'ha in parte ottenuta. Ma se la legge può restituire un po' di dignità, non può curare il trauma. Per quello servono tempo e la capacità di elaborare il lutto emozionale, magari allontanandosi da tutto ciò che è dolorosamente evocativo.
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Rita
24:20
Il mio ristorante ha ripreso a lavorare bene, però io non ce la facevo. Dopo un anno l'ho venduto, c'erano troppe cose lì dentro che mi avevano ha fatto stare male.
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Selvaggia Lucarelli
24:35
Come hanno reagito all'ultima fase di questa vicenda, le tue figlie, tua mamma? Hanno avuto paura con te? Che cosa ti dicevano?
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Rita
24:47
Mia mamma era terrorizzata.
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24:50
Le mie figlie, la grande era molto arrabbiata con me perché forse lei capiva che io avrei dovuto venire fuori da questa situazione prima, e in quel periodo non riuscivo ad ascoltare nessuno. Io non non riesco a spiegarmelo perché.
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Selvaggia Lucarelli
25:09
Tu hai visto tua madre, che era stata la tua certezza fino in quel momento., in questi due anni invece precipita in questo abisso, perché, come dici tu, non si salva niente in questi due anni.
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Eleonora
25:21
No, non si salva proprio niente. Anche io, secondo me, non l'ho salvata. Perché io l'ho odiata per per tanto tempo. Avevo una rabbia nei suoi confronti molto grande che mi ha salvata, vi dico la verità, perché mi sono dovuta distaccare ecco da quella situazione.
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Selvaggia Lucarelli
25:40
Quindi tu, quando è finita questa storia, comunque con tua mamma sei rimasta arrabbiata per lungo tempo?
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Eleonora
25:47
Io penso un paio d'anni, sì.
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Selvaggia Lucarelli
25:49
Non le hai parlato?
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Eleonora
25:50
No.
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Selvaggia Lucarelli
25:51
In che modo vi siete poi ritrovate, tu e tua mamma?
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Eleonora
25:54
Sia da parte mia che da parte di mio padre, abbiamo tutti elaborato la nostra rabbia, le cose che sono successe. Ha avuto la possibilità di riscattarsi totalmente e poi siamo ripartiti.
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Selvaggia Lucarelli
26:07
Tu quindi ti liberi finalmente di quest'uomo. Vendi il ristorante. Trascorri qualche anno da sola.
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Rita
26:14
Cinque anni veramente serena, in pace. Non avevo bisogno di legami. Veramente sentivo che stavo veramente bene da sola. Mi sono liberata proprio del bisogno di sentirmi amata, di sentirmi importante per un altro. Ero importante per me. Stavo veramente bene da sola.
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Selvaggia Lucarelli
26:37
Era la prima volta che vivevi un, diciamo così, un periodo di solitudine sentimentale così lungo, no?
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Rita
26:43
Era la prima volta. E sono stata bene.
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26:49
In quel periodo avevo fatto degli acquisti e avevo insieme, non mi ricordo a che cosa, avevo avuto un buono per una vacanza di una settimana per quattro persone. Presi il buono e lo diedi a mia figlia, la piccola, e gli dissi: "Vai in vacanza con le tue amiche, fai quello che vuoi".
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Selvaggia Lucarelli
27:10
Ma Eleonora, invece di invitare le sue amiche, chiede a suo padre, ovvero il ragazzo che Rita aveva sposato a diciassette anni e da cui era ormai separata da tempo.
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Eleonora
27:19
Quell'anno gli ho detto: "Ascolta papà, facciamo una cosa. Ma se io quest'anno prendo tutti trenta, mi fai il regalo che mi pare?". Quell'anno lì io ho fatto quattordici esami, ho preso tutti trenta e trenta e lode.
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27:31
Il regalo che volevo era andare tutti in vacanza. Io, mia madre, lui e mia sorella.
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Rita
27:37
Praticamente il mese di luglio siamo andati tutti e quattro una settimana in
Sicilia
. Le figlie facevano di tutto per inventarsi qualcosa da fare senza di noi. Volevano lasciarci soli e qualche volta ci sono riuscite.
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Speaker 5
27:52
E quindi abbiamo fatto l'Etna, abbiamo visto diverse cose insieme, insomma, no? E sempre abbastanza a disagio. Parlavamo del più e del meno. Però poi quando siamo tornati a casa, finita questa vacanza, abbiamo continuato a sentirci. Ogni tanto ci sentivamo e ci siamo detti: "Mi manchi."
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Eleonora
28:13
Nel rientrare, un weekend, mia mamma mi ha detto: "Guarda, oggi ti faccio conoscere, ti voglio far vedere una persona, sto rivedendo una persona, insomma volevo fartela conoscere". lo anche molto preoccupata...
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Rita
28:28
E noi ci siamo fatti trovare in aeroporto insieme, abbracciati. Lei si è messa a piangere, ci è corsa incontro e aveva capito, insomma, che aveva raggiunto il suo scopo.
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Selvaggia Lucarelli
28:40
Come hai fatto a credere ancora in loro due, dopo tanti anni di separazione, a credere che potessero tornare insieme?
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Eleonora
28:47
Allora mio padre l'ha sempre amata moltissimo. Mia madre era una donna delusa, e mio padre non l'aveva mai delusa così tanto, fondamentalmente.
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Selvaggia Lucarelli
28:58
Come li vedi oggi?
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Eleonora
28:59
Stanno invecchiando insieme. Stanno bene. Non li vedo litigare, se non per delle sciocchezze, veramente. Si vogliono bene, si accudiscono, si prendono cura l'uno dell'altro. Quindi si rispettano e si fidano. Li vedo, li vedo bene. Ci siamo tutti riallacciati, ecco, nel bene o nel male. Siamo molto connessi. Tutti quanti siamo vicini.
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Selvaggia Lucarelli
29:22
E tu l'hai perdonata.
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Eleonora
29:24
Io l'ho perdonata, sì.
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Selvaggia Lucarelli
29:25
E lei si è perdonata?
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Eleonora
29:27
E chi lo sa? Io penso che, spero di averla aiutata, e di aiutarla a perdonarsi. Ma forse sì, forse ultimamente sia perdonata un po', forse sì, ma ci ha messo tanto. Chi lo sa? Può succedere a chiunque di incontrare la persona sbagliata.
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29:44
Questo personaggio era molto affascinante, quindi farsi avvicinare da personaggi del genere può capitare a chiunque. Bisogna saper riconoscere quanto questa persona a un certo punto non ti fa più bene, ma sta cercando di farti del male. C'è un punto in cui puoi scegliere di tornare indietro. Lei quel punto non l'ha saputo vedere.
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Selvaggia Lucarelli
30:07
Senti, tu poi in cosa ti sei laureata?
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Eleonora
30:09
Io mi sono laureata in psicologia, e faccio la psicologa.
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Selvaggia Lucarelli
30:14
Tu pensi di aver studiato psicologia e di fare la psicologa perché dovevi in qualche modo spiegare e risolvere anche tutto quello che ti era successo?
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Eleonora
30:25
Me l'hanno chiesto in tanti, questo. Non lo so. In realtà, secondo me, più che spiegare, trasformare, cioè cercare di fare, con quello che ti è successo, qualcosa che possa essere utile.
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Selvaggia Lucarelli
30:39
Se oggi una ragazza dovesse venire da te e raccontarti che sta vivendo una storia simile di dipendenza affettiva, che consiglio daresti?
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Eleonora
30:50
Quello che gli direi è che l'amore non deve essere tossico. L'amore non deve essere aggressività. E bisogna considerare sempre le tre caratteristiche importanti che sono fiducia, rispetto, e un progetto in comune, che non può essere quello di annientare uno per far emergere l'altro. Non è questo l'amore.
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Selvaggia Lucarelli
31:18
Rita si è poi risposata con suo marito, con quel ragazzo conosciuto quando erano entrambi troppo giovani e ritrovato dopo aver toccato il fondo, essere risalita e aver curato le ferite di una vita.
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Rita
31:30
Per un anno siamo stati fidanzati. Dopo, quando siamo ritornati insieme, era la normalità, come lo è sempre stato prima e come lo è adesso, insomma.
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Selvaggia Lucarelli
31:39
Tuo marito è un grande amore?
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Rita
31:41
Dopo tutto questo, dopo tutto quello che abbiamo passato, mi viene veramente da dire che forse il grande amore è questo: è accettarsi con tutti gli errori che abbiamo fatto, rispettarsi e volersi bene.
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Selvaggia Lucarelli
32:01
Posso chiederti perché ti eri separata?
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Rita
32:03
Io e mio marito ci siamo sposati che avevamo diciassette anni entrambi. Quindi veramente due bambini. Sai, quando ti sposi così giovane, credi sempre di avere fatto un errore. Ti sembra di non aver vissuto la giovinezza, di aver perso qualcosa.
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Selvaggia Lucarelli
32:21
Tu gli hai raccontato quello che hai vissuto in quei in quegli anni, quanto aveva saputo lui di quella storia?
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Rita
32:26
E aveva saputo tutto, perché poi le mie figlie lo hanno chiamato, gli hanno raccontato e io gli raccontai anche dei particolari di quello che avevo subito, insomma.
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32:39
Non se lo è spiegato neanche lui. Non mi ha conosciuta mai così. Non ero io. In quel periodo non ero io, non mi riconosco neanch'io, se penso a quello che mi è successo, non mi riconosco neanch'io.
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Speaker 5
32:59
Con la psicoterapia ho capito che c'era qualcosa che mi aveva inculcato mia mamma fin da quando ero piccola. La poca stima nei confronti di me stessa come donna, no? Mi sono sposata a diciassette anni e mia mamma mi aveva detto che ero una puttana che aveva rovinato un ragazzo giovane. Quindi il fatto che lei mi abbia sempre detto questa cosa, probabilmente mi ha convinta, non so.
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Selvaggia Lucarelli
33:33
Quello che hai vissuto con quell'uomo, che cosa cosa è stato? Come lo leggi oggi?
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Rita
33:39
Lo leggo come un brutta malattia che non è amore.
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33:48
Lo vivo come una storia, non storia, perché non è stata una storia, è stata una tragedia.
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33:57
Sai che a volte, quando io sento le notizie di tante donne che purtroppo vengono uccise o vengono veramente maltrattate per anni e poi uccise, adesso ogni volta mi dico: "Io sono stata brava".
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Selvaggia Lucarelli
34:17
Perché brava?
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Rita
34:19
Sono stata brava a venirne fuori. Mi merito di dirmi che sono stata brava, perché non me l'ha mai detto nessuno, forse.
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34:25
Allora me lo dico da sola.
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Selvaggia Lucarelli
34:38
Proprio a me è una serie di Selvaggia Lucarelli prodotta da Chora Media, realizzata con la collaborazione di Debora Campanella. Il sound design e la sigla sono di
Luca Micheli
. La finalizzazione è di Guido Bertolotti. La supervisione editoriale è di
Pablo Trincia
. La producer è
Valentina Meli
. Il fonico di presa diretta e Andrea Morselli. Il fonico di studio è Pietro Bozzini.
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